Cannabis, il problema della dipendenza

Cannabis, il problema della dipendenza

di Brigida Stagno

Con lo slogan “Cannabis patrimonio dell’umanità” è partita lo scorso maggio la “Million marijuana march”, la marcia globale da anni a favore della liberalizzazione dell’erba. Comune l’obiettivo nelle 400 città del mondo coinvolte: bloccare la persecuzione dei consumatori, dare accesso libero alle cure di alcune malattie, come la sclerosi multipla o il dolore cronico, libertà di autocoltivare liberamente la canapa, pianta considerata un bene comune. Sulla cannabis (hashish e marijuana) la ricerca scientifica continua però a sfornare lavori (peraltro contrastanti) sui pro e contro e il dibattito è sempre acceso.
Una revisione di più lavori scientifici pubblicata sulla rivista British Medical Journal da ricercatori del National Institute on Drug Abuse (NIDA), che fa parte dei National Institutes of Health, fa ora il punto sugli affetti negativi dello spinello, soprattutto tra i più giovani, in cui l’uso e abuso sono in crescita.
Il problema cruciale, secondo i ricercatori, è quello della dipendenza, decisamente maggiore con la “canna” di oggi, considerata erroneamente una droga leggera, ma molto più potente di una volta, perché geneticamente modificata e con un contenuto superiore di THC, o tetra-idro-cannabinolo, la sostanza psicoattiva responsabile degli effetti della cannabis. Il problema della dipendenza andrebbe quindi oggi rivisto, in quanto gli studi scientifici condotti negli anni passati si basavano sull’uso di un tipo di erba molto meno potente (cioè a minor contenuto di THC) rispetto a quella attuale. Il 9 per cento di chi la sperimenta è destinato a diventare dipendente e la dipendenza aumenta di pari passo con il numero di anni di abuso e con l’inizio in età più precoce. I sintomi dell’astinenza, che includono irritabilità, difficoltà a dormire, ansia e alterazioni dell’umore, rendono difficile smettere e contribuiscono alle ricadute.
Oltre alla dipendenza, i dati emersi dal lavoro  dimostrano chiaramente che l’abuso di cannabis può compromettere la capacità di guidare (a causa della distorsione della percezione di spazio e tempo, dell’attenzione e del coordinamento motorio), aumentando il rischio di incidenti stradali, più alto se si bevono contemporaneamente alcolici. Non solo, ma il suo uso ( così come quello di nicotina e alcol) potrebbe essere associato a una maggiore vulnerabilità ad altre sostanze psicoattive.
I ricercatori mettono in guardia anche dalle possibili conseguenze per la salute del fumo di marijuana passivo, suggeriscono l’impatto a lungo termine dell’esposizione prenatale alla marijuana, gli effetti delle politiche di legalizzazione sulla salute pubblica, ma ammettono anche il potenziale terapeutico delle singole sostanze chimiche presenti nella pianta (il Thc è un ottimo analgesico).
L’attenzione è puntata soprattutto sugli adolescenti, il cui sistema nervoso è ancora in veloce evoluzione, spiegando così i maggiori rischi in questa fascia di età: dalla compromissione della capacità critica e della memoria, che dura per giorni, alla riduzione del QI in età adulta in caso di abuso cronico. I giovanissimi sono molto sensibili agli effetti della cannabis sul sistema nervoso centrale, con danni che in certi casi rimangono anche in età adulta. Il cervello dell’adolescente non ha infatti ancora raggiunto una maturazione completa e l’uso di cannabis può modificarne la struttura e le funzioni.
Quanto alla correlazione tra l’uso di marijuana e lo sviluppo di patologie psicotiche o schizofrenie anche in età adulta, come lo psichiatra Lester Grinspoon ( uno dei più autorevoli studiosi di cannabis) ha più volte sostenuto in passato, non sarebbe causato da questa sostanza, ma il legame potrebbe esistere semmai solo nelle persone con una certa predisposizione a questi disturbi.
 

24 giugno 2014

India, bimba di 8 anni stuprata e impiccata a un albero

India, bimba di 8 anni stuprata e impiccata a un albero

Una bambina di 8 anni è stata stuprata e impiccata ad un albero in un villaggio del West Bengala, lo stato indiano dove sorge Calcutta. Lo riferiscono oggi i media indiani. Tre uomini sospettati di esseri gli autori della violenza sono stati linciati dalla folla prima dell’arrivo della polizia. Uno di loro e’ morto all’ospedale.
Lo scioccante delitto è venuto alla luce giovedì a Kalibazar, nel distretto di East Midnapore, e ricorda la tragedia delle due cuginette di 14 e 15 anni trovate appese ad un albero di mango a fine maggio in Uttar Pradesh. Da quanto è emerso, la bambina era scomparsa mercoledì sera dopo essere uscita di casa per comprare del riso per la cena.
I genitori hanno subito lanciato l’allarme e sono iniziate le ricerche, in particolare vicino ad uno stagno dove si pensava fosse caduta. Invece, e’ stata trovata l’indomani a circa 200 metri da casa sua impiccata con una cintura ad ramo di un grosso albero. Il suo corpo presentava molte ferite e anche segni di una violenza sessuale.
I familiari hanno subito sospettato il ‘tantric’ del villaggio, una figura tra il mago e il guaritore, del delitto e sono andati a cercarlo nella sua abitazione. L’uomo e altri due presunti complici erano sul punto di scappare, ma sono stati fermati dalla folla infuriata e picchiati fino a quando sono intervenute le forze dell’ordine.
Il tantric è morto in ospedale per le ferite. Seconde alcune fonti, la famiglia della vittima era coinvolta in una disputa su dei terreni, e potrebbe quindi essere stata vittima di una ritorsione.
25 luglio 2014

ACQUA POTABILE, L’ITALIA È UN COLABRODO

 

ACQUA POTABILE, L’ITALIA È UN COLABRODO

 

di Andrea Ballocchi

 

L’Italia è un colabrodo. O, più precisamente, lo sono le reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile da cui si disperde quasi il 40% (37,4%) del contenuto. Lo segnala l’ISTAT attraverso il “Censimento delle acque per uso civile”, appena pubblicato. La ricerca fa riferimento ai dati 2012 e certifica un peggioramento delle cose rispetto a quattro anni prima quando le dispersioni di rete erano del 32,1%.

Ma partiamo dall’inizio, ossia dal volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile, che è pari a 9,5 miliardi di metri cubi, (+3,8% rispetto al 2008). Un terzo dell’acqua prelevata esce dai trattamenti di potabilizzazione (totale 2,9 miliardi di metri cubi annui).

L’acqua, a questo punto viene immessa nelle reti comunali di distribuzione: il volume è pari a 8,4 miliardi di metri cubi, 385 litri al giorno per abitante (+2,6% rispetto al 2008), mentre quello che è effettivamente erogato agli utenti è di 5,2 miliardi di metri cubi (241 litri per abitante), 12 litri al giorno in meno rispetto all’ultimo dato censito nel 2008. Ecco le dispersioni: 3,1 miliardi di metri cubi “svaniti”.

Non tutte le regioni “perdono” nello stesso modo: la Valle d’Aosta segnala un 20% circa di perdite, con Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e – leggermente di più – Lombardia. Dall’altro lato della lavagna, la Sardegna è quella che fa registrare il primato peggiore con il 50% circa di perdite. Ciò che si evidenzia nel rapporto è però lo scadimento generale rispetto al 2008: «le dispersioni regionali di rete mostrano situazioni di maggiore criticità nelle Isole e nel Centro-Sud, con le eccezioni di Abruzzo e Puglia, che negli ultimi anni hanno sanato alcune situazioni di forte dispersione. Seppur con livelli più bassi, anche nelle regioni del Nord si registra un generale peggioramento della dispersione di rete, ad eccezione della Valle d’Aosta».

In tema di acqua potabile, pochi giorni prima dell’uscita del report ISTAT la Commissione Europea ha pubblicato sul proprio sito web una consultazione pubblica per chiedere ai cittadini europei come si potrebbe migliorare la fornitura di acqua potabile in Europa per garantire che ognuno dei cittadini abbia accesso a un’acqua pulita, sicura e a prezzi contenuti. Alla consultazione si può partecipare fino al 15 settembre 2014.

Due terzi delle “pillole blu” consumate potrebbero essere illegali

Due terzi delle “pillole blu” consumate potrebbero essere illegali

I due terzi delle “pilloline blu” (Viagra e simili, usate per la disfunzione erettile) potrebbero essere “false” e di provenienza illegale. E’ quanto afferma sul British Medical Journal, Bastiaan Venhuis dell’istituto di Salute Pubblica e Ambientale di Bilthoven, in Olanda a seguito di rapporti di sequestro di una quantità record di medicine illegali nell’ambito della Operation Pangea VI.
Risultati ottenuti dall’analisi delle acque di scolo della città – Il gruppo di Venhuis ha eseguito una stima dell’uso illecito di farmaci come il sildenafil per la disfunzione erettile in tre città olandesi, usando il metodo ormai divenuto di routine per i controlli sui consumi di farmaci illegali, ovvero quello di allestire studi epidemiologici analizzando le acque di scolo delle città alla ricerca di biomarcatori urinari di farmaci illegali.
Consumo di Viagra è superiore a quello delle prescrizioni – Per quanto riguarda il Viagra dalle stime è emerso un consumo di gran lunga superiore a quello ufficiale che si conosce grazie ai database delle prescrizioni mediche. Insomma nelle acque di scolo vi sono quantità di sildenafil di gran lunga superiori a quelle che ci si aspetterebbe di trovare in base alle prescrizioni ufficiali del farmaco. I ricercatori concludono che almeno nelle tre città esaminate i due terzi del viagra utilizzato sono illegali.
07 luglio 2014

Obesità infantile, tanti i colpevoli

Obesità infantile, tanti i colpevoli

di Brigida Stagno

Adottare un’alimentazione corretta fin da bambini è fondamentale per prevenire obesità e sovrappeso e quindi le malattie croniche correlate, come diabete, patologie cardiovascolari, sindrome metabolica. Manca però una corretta e coerente informazione nutrizionale, dovuta in parte anche alla tendenza da parte dei media a criminalizzare ciclicamente un singolo nutriente a scapito degli altri, trascurando le vere cause dell’obesità infantile, fenomeno in crescita nel mondo occidentale.
I numeri parlano chiaro: secondo alcune statistiche, nel 2012 l’eccesso ponderale riguardava il 32,3% dei bambini della terza elementare, con percentuali più elevate nel Centro-Sud: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata l’eccesso ponderale riguarda più del 40% del campione, mentre Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige meno del 25%. Il sovrappeso frequente nei paesi europei, Italia inclusa, riguarda più il 27% dei ragazzi di 13 anni e il 33% degli undicenni.
In età pediatrica e nell’adolescenza il sovrappeso è il risultato di più fattori: genetica (presenza di genitori in sovrappeso e con un indice di massa corporea eccessivo), eccesso di calorie ingerite (rispetto al fabbisogno nutrizionale del bambino) e sopratutto mancanza di attività fisica. A questi fattori andrebbero aggiunti la carenza di sonno, dimostrata da studi scientifici, l’atteggiamento troppo restrittivo di alcuni genitori nei confronti della linea dei propri figli, o al contrario un atteggiamento troppo morbido e permissivo. I genitori non sempre sono infatti consapevoli dei problemi di peso dei propri figli: tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 38% non ritiene che il proprio figlio sia in eccesso ponderale. Più raramente la responsabilità è delle alterazioni ormonali, come ipotiroidismo o disfunzioni surrenali.
Un’indagine dell’ISTAT del 2000 ha dimostrato che circa il 25% dei bambini e adolescenti in sovrappeso ha a sua volta un genitore obeso o in sovrappeso, ma la percentuale sale a circa il 34% quando lo sono entrambi i genitori. Per questo motivo serve un’educazione alimentare rivolta a tutta la popolazione, mentre a poco servono le diete restrittive, difficili da seguire in età pediatrica.

Proprio per fermare l’aumento di incidenza del sovrappeso e dell’obesità infantile nel nostro paese e nel mondo, la Fondazione Italiana per la Lotta all’Obesità Infantile (organizzazione nata per portare avanti un percorso rieducativo, alimentare e comportamentale dei bambini e delle loro famiglie) ha messo a punto un documento utile per migliorare la comunicazione degli argomenti legati alla nutrizione e agli stili di vita.

Il documento insiste sull’adozione di un’alimentazione equilibrata e varia, evitando eccessi o difetti nutrizionali: più vegetali (5 porzioni al giorno tra frutta e verdura), più cereali integrali, pesce, carne e latticini magri, meno sale, dolci e grassi. E naturalmente più attività fisica e meno vidoeogiochi e TV.

Gli errori da evitare? L‘eccesso di zucchero (contenuto in molte bibite, succhi di frutta, dolci), di grassi saturi, di derivazione animale (di cui sono ricchi salame, mortadella, salsicce, pancetta), l’abuso di sale, spesso nascosto in molti alimenti, come formaggi, salumi, pane e alimenti pre-confezionati, la mancanza di fibre (contenute in frutta e verdura, cereali integrali e leguminose), utili per favorire il transito intestinale, ridurre l’assorbimento di grassi e dare un maggiore senso di sazietà), l’assenza della prima colazione (pessima abitudine sempre più diffusa), necessaria per migliorare la prestazione psico-fisica e controllare la fame nei pasti successivi.

In sostanza, in una persona sana le evidenze scientifiche dimostrano che un regime alimentare a base di carboidrati (dal 55% al 60-70% per chi fa esercizio fisico regolare), pochi grassi (20%) e circa il 12-15% di proteine aiuta a mantenere un peso ottimale.

08 luglio 2014

Il prestito vitalizio ipotecario cambia volto per diventare conveniente ai proprietari

Il prestito vitalizio ipotecario cambia volto per diventare conveniente ai proprietari

di 9 luglio 2014Commenti (6)

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Sino a oggi i costi e le regole di legge hanno reso improponibile sul mercato italiano l'”home equity loan” anglosassone, cioè il “mutuo inverso” grazie al quale chi possiede una casa può darla in garanzia alle banche e ottenerne un prestito. Ora però la Camera sta iniziando a discutere la proposta di legge (firmatari i deputati Marco Causi e Antonio Misiani del PD, relatore in Commissione Finanze l’onorevole Paolo Petrini del PD), costituita da un unico articolo per integrare e modificare la disciplina del prestito vitalizio ipotecario (articolo 11-quaterdecies, comma 12, del decreto – legge n. 203 del 2005). Le nuove norme, se passeranno (ma l’iter è ancora lungo), risolveranno molti dei punti critici che hanno impedito lo sviluppo anche in Italia del mercato di questi contratti. La proposta di legge si basa sulle elaborazioni condotte dai firmatari sulle richieste per superare le criticità su questo fronte presentate dall’Abi e da altre associazioni dei consumatori durante l’audizione del 13 settembre 2013 alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera.

Cos’è e come funziona il prestito vitalizio ipotecario
È un contratto tra i proprietari di una casa con più di 65 anni e una banca o una finanziaria con il quale il proprietario ottiene un finanziamento che viene garantito dall’ipoteca iscritta sulla casa a favore della banca o finanziaria. Il finanziamento erogato è pari a una parte del valore di mercato della casa, stabilito con una perizia, e può essere speso per le esigenze dei proprietari (consumi o spese rilevanti, integrazione del proprio reddito) senza che i proprietari debbano lasciare l’abitazione. I proprietari possono decidere di chiudere quando vogliono il contratto, pagando alla banca il capitale ricevuto più gli interessi, oppure di lasciare decidere agli eredi: dopo il loro decesso, questi si troverebbero a poter scegliere se cedere la casa al finanziatore, che escuterebbe l’ipoteca, o rimborsare il prestito ottenuto, con gli interessi maturati nel periodo.

In cos’è diverso dalla nuda proprietà
Rispetto alla vendita della nuda proprietà (il proprietario vende a un terzo la proprietà della casa e si riserva l’usufrutto, cioè il diritto di abitarci, sino alla propria morte; dopodiché l’acquirente ne otterrà il possesso), il prestito vitalizio ipotecario offrirebbe al mutuatario (si tratta infatti di un “mutuo inverso”) il vantaggio di non perdere la proprietà dell’immobile e, quindi, di non impedire agli eredi di recuperare l’immobile dato in garanzia, lasciando a questi ultimi la scelta di rimborsare il credito della banca (capitale più interessi) estinguendo l’ipoteca iscritta sull’immobile all’atto della firma del prestito vitalizio.

Gioco d’azzardo, un libro denuncia: lo Stato non conosce i veri proprietari delle concessionarie

Gioco d’azzardo, un libro denuncia: lo Stato non conosce i veri proprietari delle concessionarie

di Giovanni Maria Bellu
Un Paese sempre più povero che affida il suo futuro al caso. Con danni sociali gravissimi. Nel 2013 gli italiani hanno speso tra i vari Gratta e vinci, Lotto, Superenalotto e le slot machine 84,7 miliardi di euro. Di questa gigantesca somma, 67,6 miliardi sono rientrati nelle tasche dei giocatori sotto forma di vincite, ma ciò che resta, cioè oltre 17 miliardi, sono andati perduti.
E’ una delle stime più recenti. A realizzarla è stato Matteo Iori, presidente della Onlus Centro Sociale Papa Giovanni XXIII assieme al Conagga, Coordinamento nazionale gruppo giocatori d’azzardo, attingendo i dati dal Libro blu dell’Agenzia delle entrate e dei monopoli. Nel 2012 la spesa era stata un po’ superiore, 88 miliardi, secondo quanto riportano gli autori di “Vite in gioco, oltre la slot-economia” (Città Nuova, 2014) che è stato presentato nei giorni scorsi alla Camera dei deputati.
L’Italia, secondo l’analisi di Iori, è il secondo Paese del mondo nella diffusione del gioco d’azzardo. Perché se nella classifica assoluta (basata sul totale delle somme perdute da giocatori) è il quarto (dopo Stati Uniti, Cina e Giappone), balza quasi in testa, preceduto dalla sola Australia, se si divide la somma per il numero degli abitanti. Gli italiani perdono col gioco d’azzardo 400 euro a testa ogni anno. Prima di loro, con 795 euro, ci sono solo gli australiani.
Esiste ormai un’enorme quantità di dati che provano la pericolosità del gioco d’azzardo, diventato ormai una patologia sociale. Nel marzo scorso, una ricerca effettuata dal Gruppo Abele in quindici regioni italiane ha dimostrato che un over 65enne su tre è a rischio di dipendenza. Nel 2012 una ricerca promossa da varie associazioni (tra le quali le Acli, Libera e Cgil) ha chiarito che non è vero che lo Stato ci guadagna. Perché a fronte di un incasso di 8 miliardi di euro, si ha un costo sociale e sanitario tra i 6 e i 7 miliardi, a cui va aggiunto un danno difficilmente quantificabile, ma evidente. Quello prodotto dalle infiltrazioni nel business di associazioni mafiose.
“Vite in gioco, oltre la slot-economia” – curato da Carlo Cefaloni – attraverso il contributo di sociologi, giornalisti, economisti, matematici e operatori sociali, dà un quadro completo e aggiornato del fenomeno. Andando a toccare uno degli aspetti più gravi e fino a ora meno trattati del problema: la natura delle concessionarie, la loro trasparenza, i loro legami col mondo politico ed economico.
A spartirsi il business sono tredici società che hanno avuto la concessione dallo Stato. Stiamo parlando di un business da 80 miliardi di euro. “Ma è possibile – domanda Gabriele Mandolesi, uno dei fondatori del movimento “Slot Mob”, nato per allontanare le slot-machine dai bar – che a fronte di una cifra di questo genere lo Stato non sappia nemmeno chi detiene la proprietà di queste società?”. Può apparire incredibile, ma è proprio così. Nel libro si fa l’esempio di una delle più note e importanti tra le concessionarie, la Sisal. La concessionaria del Superpenalotto, di Win for life, slot machine e scommesse sportive attraverso la Sisal Machpoint.
“Sisal Spa – si legge in “Vite in gioco” – opera in Italia attraverso 6 società, ed è controllata dalla Sisal Holding Istituto di Pagamento Spa, controllata a sua volta dalla Gaming Invest Srl, società di diritto lussemburghese i cui soci, secondo quanto riportato sul sito istituzionale, sono 3 fondi di private equity (Apax, Permira e Clessidra), una società di consulenza finanziaria (Global Leisure Partners LLP) e la famigia del socio fondatore Molo. Sapere chi sono le persone fisiche che detengono partecipazioni rilevanti indirette non ci è dato”.
Gli autori fanno notare che il presidente del gruppo Sisal è Augusto Fantozzi, ex comissario straordinario dell’Alitalia, che era ministro dell’Economia tra il 1995 e il 1997, proprio quando la Sisal ottenne la concessione dell’Enaotto che poi, nel 1997, divenne il mitico Superenalotto. “Senza mettere in dubbio la buona fede di Fantozzi e della Sisal – scrivono – sarebbe in ogni caso ragionevole, per evitare commistioni e conflitti di interesse di qualche tipo, prevedere dei meccanismi che vietino (almeno per un periodo di tempo stabilito) a chi ha svolto incarichi politici o da dirigente pubblico direttamente o indirettamente connessi al tema delle concessioni del gioco d’azzardo di lavorare per le concessionarie una volta finito il mandato (e viceversa)”.
Il problema della trasparenza nel rapporto tra Stato e concessionari si dovrebbe porre comunque. In questo caso a renderlo urgente sono anche le vicende giudiziarie. L’amministratore delegato di Sisal Emilio Petrone, per esemio, è stato indagato per corruzione nell’inchiesta sulla Banca Popolare di Milano guidata da Massimo Ponzellini. E l’ex presidente Rodolfo Molo nel 1999, assieme all’allora direttore generale Fabrizio Motterlini, è stato ugualmente indagato, in quel caso per la creazione di fondi neri attraverso sovrafatturazioni con società estere. E’ chiaro che qua non si pone il problema della fondatezza delle accuse. Potrebbero anche essere prive di qualunque fondamento, ma il solo fatto che siano state formulate dimostra l’esigenza di meccanismi trasparenti, proprio per evitare che i delicatissimi meccanismi delle relazioni finanziarie vengano contaminati dal sospetto.
L’esame dettagliato degli assetti societari (per quel che è pubblico) delle concessionarie e delle loro relazioni politiche, individua l’esistenza di legami strettissimi, a volte di dipendenza diretta. O attività di sostegno e di finanziamento. Nel novembre scorso, un servizio de le Iene ha rivelato che nel 2004 Antonio Porsia, amministratore unico e proprietario della Hbg Gaming (venti sale Biongo e migliaia di slot sparse per l’Italia) erogò alla fondazione “Vedrò”, facente capo all’ex premier Enrico Letta un finanziamento di 20mila euro e anche un altro contributo (contestato da Letta) di 15mila euro per la campagna elettorale delle elezioni europee.
Si tratta di somme relativamente piccole. Però la vicenda ha fortemente imbarazzato l’allora premier. Anche perché in quello stesso periodo uno dei temi all’ordine del giorno era il cosiddetto “maxicondono” fiscale alle concessionarie del gioco d’azzardo. Così come suscitò parecchie polemiche l’ingresso di Porsia nel business del Bingo al tempo del governo D’Alema quando tra i ministri ce n’era uno, Tiziano Treu, che in passato aveva avuto lo stesso Porsia tra i collaboratori della sua segreteria. Ma la lista degli incroci tra politica e mondo del gioco d’azzardo è ben più lunga. Idonea a gettare un’ombra su qualunque decisione venga assunta in relazione a questo business. La trasparenza è l’unica, parziale, soluzione.
24 luglio 2014

Meriam a Roma. Renzi: “Un giorno di festa”. Francesco la ringrazia durante l’incontro

Meriam a Roma. Renzi: “Un giorno di festa”. Francesco la ringrazia durante l’incontro

Finisce l’incubo per Meriam: la giovane cristiana sudanese di 26 anni condannata a morte, all’ottavo mese di gravidanza, per apostasia, è libera ed è arrivata stamattina a Roma. Dove, tra le altre cose, ha avuto l’onore di essere ricevuta da papa Francesco.
Renzi: “Oggi è un giorno di festa” –  La donna, con il marito e i due figli – tra cui Maya nata due mesi fa in cella – è giunta a Ciampino con un volo di stato italiano, dove l’ha attesa Matteo Renzi con la moglie Agnese ed il ministro degli Esteri Federica Mogherini: oggi “è un giorno di festa”, ha detto il premier sottolineando il lavoro “straordinario” del viceministro degli Esteri Lapo Pistelli nella vicenda.  E proprio Pistelli ha lasciato intendere anche la possibilità che Meriam incontri il papa.
La condanna  a morte – Dopo la condanna a morte e a 100 frustate per adulterio (per aver sposato un cristiano) inflitta a maggio scorso, la giovane era stata arrestata e messa in cella insieme al piccolo figlio di 20 mesi con una sentenza shock che aveva suscitato l’orrore e la mobilitazione del mondo intero facendo scattare molte iniziative internazionale per la sua liberazione. Un dossier, quello di Meriam, su cui dal primo momento si è mobilitato anche il governo italiano con il premier che ha citato il caso della ragazza sudanese anche nel suo discorso di apertura del semestre Ue.
“Ho partorito in catene” – Nella prima udienza, quella in cui gli era stata inflitta la condanna a morte, il giudice si era rivolto all’imputata chiamandola con il nome arabo, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah, chiedendogli di convertirsi nuovamente all’Islam. “Io sono cristiana e non ho commesso apostasia”, fu la replica della donna che gli costò la condanna a morte e la carcerazione. Solo poche settimane dopo Meriam, in cella, ha dato alla luce una bimba in condizioni durissime: “Ha partorito in catene”, aveva spiegato il marito, che è anche cittadino americano, avanzando preoccupazioni di possibili conseguenze per la salute della bimba.
Resterà qualche giorno in Italia  – Il 23 giugno il tribunale sudanese ha poi deciso la liberazione della donna. Che però è stata fermata nuovamente il giorno dopo insieme al marito e al loro legale mentre si trovava all’aeroporto – mentre con i bambini tentava di lasciare il paese con destinazione Stati Uniti – per un “controllo dei documenti”. Rilasciata per la seconda volta, con la sua famiglia, si è poi rifugiata all’ambasciata americana a Khartoum, dove ha ricevuto il passaporto che le ha permesso di lasciare il Paese diretta come prima tappa in Italia, dove resterà un paio di giorni prima di raggiungere New York.

Meriam ricevuta dal Papa – Meriam è stata ricevuta in un salone di Santa Marta con il marito e i due bambini. Del gruppo che ha incontrato il Papa ha fatto parte anche il viceministro Lapo Pistelli mentre monsignor Yoannis Lahzi Gaid, segretario del Papa, ha fatto da interprete. Tra Meriam e Francesco, ha riferito padre Lombardi, c’è stata “una bella conversazione: sostanzialmente il Papa ha ringraziato per la testimonianza di fede e la costanza della sua fede”. A sua volta Meriam, ha proseguito Lombardi, “ha ringraziato per il sostegno che nella sua vicenda ha sempre avuto dalla Chiesa cattolica”.

Il futuro prossimo della famiglia – La conversazione è poi proseguita con il Papa che si è informato circa il futuro prossimo della famiglia sudanese, in cerca di una sistemazione. Lombardi ha definito la conversazione “serena, affettuosa”, “il Papa è stato molto tenero”. Il colloquio ‘stretto’ tra Bergoglio e Meriam è durato circa dieci minuti ma la sua permanenza con il Pontefice si è protratta per circa mezz’ora considerando anche i saluti a tutti i presenti e la consegna di rosari da parte del Papa.

24 luglio 2014

GRAVIDANZA: LE DIECI REGOLE DA SEGUIRE PER ANDARE IN SPIAGGIA

GRAVIDANZA: LE DIECI REGOLE DA SEGUIRE PER ANDARE IN SPIAGGIA

 

di Claudio Schirru

 

Il mare anche in gravidanza. Le future mamme possono godersi il mare e la spiaggia al pari delle altre donne secondo Nicola Surico, presidente della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia). L’importante è attenersi in maniera scrupolosa ad alcune indicazioni e avvertenze.

Secondo il decalogo SIGO particolare attenzione deve essere prestata per l’alimentazione, l’igiene e gli eventuali sbalzi di pressione. Opportuno per le donne in gravidanza non sedersi mai sulla battigia, sulla spiaggia o sul lettino senza avervi posto in precedenza un telo da mare, che deve essere personale.

Ecco le 10 regole SIGO per le future mamme, indicate per trascorrere una giornata al mare senza rischi:

1. Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata, comprese tra le 11 e le 16;

2. Spalmare sul viso una crema del giusto livello di protezione, per evitare la formazione di macchie sulla pelle, destinate poi a rimanere;

3. Idratare il proprio organismo bevendo circa 2 litri d’acqua ogni giorno;

4. Evitare le bevande alcoliche, anche il semplice aperitivo;

5. A tavola non consumare pesce o frutti di mare crudi per non correre il rischio di epatiti;

6. Il nuoto può essere un buon modo per mantenere attiva la circolazione sanguigna degli arti inferiori;

7. Non sovraccarica lo stomaco con pasti molto pesanti o difficili da digerire. Preferire un’alimentazione leggera divisa in molteplici momenti della giornata. Opportuno consumare soprattutto frutta e verdura, evitando però quei frutti troppo zuccherini come ananas e fichi;

8. Considerate il mal di testa come un campanello d’allarme e allontanarsi quanto prima dalla spiaggia, potrebbe trattarsi di un effetto dell’eccessiva esposizione solare;

9. Attenzione anche a possibili cali di pressione, provocabili anche come conseguenza dell’esposizione solare;

 

10. Stendere sempre un asciugamano personale sulla sabbia o sulla lettino/sdraio prima di poggiarsi, onde evitare infezioni.

L’avvocato Fanni: “Eliminate delle odiose discriminazioni tra figli nati da matrimonio e gli altri, ecco quali”

L’avvocato Fanni: “Eliminate delle odiose discriminazioni tra figli nati da matrimonio e gli altri, ecco quali”

di Ignazio Dessì
Non più figli legittimi e figli naturali, non più figli di serie A e figli di serie B, ma solamente figli. E’ questa in sintesi la nuova disciplina stabilita dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri. Una conquista sociale e il completamento di un percorso di civiltà giuridica, come hanno tenuto a precisare molte personalità della cultura e del diritto. “In sostanza il Cdm ha approvato una normativa che, adottando i principi stabiliti dalla Legge 219 del 2012, elimina una odiosa discriminazione – afferma il presidente della ‘Associazione Italiana degli Avvocati per la Famiglia e per i minori (AIAF), Luisella Fanni – Del resto i figli arrivano perché i genitori li mettono al mondo e non devono subire danni se nascono fuori dal matrimonio”.
Avvocato, cosa stabilisce in sostanza la nuova normativa?
“In sostanza stabilisce che ‘la parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui sia avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio sia adottivo’. La nuova normativa stabilisce, poi, quali siano i diritti e i doveri dei figli e, all’articolo 2, assegna all’esecutivo una delega per la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, da predisporre entro 12 mesi”.
Il decreto legge elimina le differenze lasciate dalla riforma del diritto di famiglia del ’75, ma quali erano le principali discriminazioni rimaste?
“Ce n’era soprattutto una fondamentale che riguardava la relazione di parentela. Col vecchio diritto il figlio naturale riconosciuto acquisiva il rapporto di parentela soltanto col genitore che lo aveva riconosciuto ed eventualmente con l’ascendente. Non si stabiliva invece alcun rapporto di parentela in linea orizzontale. Con questo decreto i confini della famiglia risultano dunque allargati da un punto di vista legale”.
Quindi, in precedenza, nonostante l’esistenza di fatto di zii e cugini non c’era un riconoscimento sotto il punto di vista del diritto.
“Sì, nel vivere quotidiano eravamo abituati a indicare i genitori dei genitori come nonni, gli zii come zii e i cugini come cugini, ma da un punto di vista prettamente legale ciò non corrispondeva a realtà, con tutte le conseguenze sotto il punto di vista successorio, oltre che sul piano delle responsabilità, per quanto concerne il mantenimento, gli alimenti e altri aspetti che ne derivano”.
Semplificando, nemmeno i fratelli del padre naturale avevano un rapporto legale con il bambino, è così?
“Sì, legalmente non erano zii, per il diritto non avevano alcun rapporto di parentela”.
E i nonni invece ce l’avevano, visto che parliamo di linea verticale?
“Come accennavo era discusso, anche se c’erano tutta una serie di norme di contorno che indicavano gli ascendenti come soggetti tenuti a intervenire per esempio in funzione alimentare”.
A questo punto dunque i figli nati fuori dal matrimonio sono pienamente parificati a quelli nati in costanza di matrimonio?
“Esattamente, per semplificare si può dire che a questo punto sono tutti uguali, tant’è che la norma elimina dal codice la vecchia dicitura. L’art. 1 del decreto recita al primo comma “le parole legittimi e naturali sono soppresse”. Rimarrà in sostanza soltanto la parola figlio. Per tutti, per chi è nato da matrimonio e per chi non è nato da matrimonio”.
Quindi anche per quanto riguarda l’eredità hanno gli stessi diritti?
“Sostanzialmente sì, il legislatore ha voluto adeguare la disciplina delle successioni e delle donazioni al principio di unicità dello stato di figlio”.
Si parla anche di soppressione del diritto di commutazione, in ambito di successione, cosa significa?
“Noi abbiamo un meccanismo successorio per il quale una categoria di successibili chiamati i necessari o riservatari ha comunque diritto a ricevere una quota del patrimonio, una quota in beni, liquidi o beni immobili. I beni immobili se non sono divisibili si vendono. In presenza di figli naturali però esisteva il diritto per i figli legittimi di commutare quella quota in una somma di denaro. Quindi non erano obbligati per esempio a dare ai naturali quella parte di casa che gli sarebbe spettata ma potevano dargli una corrispondente somma di denaro. Il diritto di commutazione ora viene eliminato, ed è ovvio, perché a monte non c’è più differenza tra figli legittimi e naturali, succedono tutti negli stessi identici diritti”.
Ci sono altre novità importanti introdotte dal decreto?
“Rilevante la sostituzione della definizione di ‘potestà genitoriale’ con quella di ‘responsabilità genitoriale’. Inoltre, nel recepire la giurisprudenza delle alte Corti, Costituzionale e di Cassazione, si è previsto di limitare a cinque anni dalla nascita i termini per proporre l’azione di disconoscimento della paternità, di introdurre il diritto degli ascendenti di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni e portare a dieci anni il termine di prescrizione per l’accettazione dell’eredità per i figli nati fuori dal matrimonio”.