CINQUE CIBI DA NON CONSERVARE MAI IN FRIGO

CINQUE CIBI DA NON CONSERVARE MAI IN FRIGO

Ecco gli alimenti che si conservano meglio a temperatura ambiente

Cinque cibi da non conservare mai in frigo

Sulla corretta conservazione degli alimenti* ci sono dei miti che sono duri a morire: consigli della nonna, leggende metropolitane in molti casi sbagliate. Non tutti i cibi, infatti, traggono benefici dalla conservazione a basse temperature, anzi, ce ne sono alcuni che non andrebbero mai tenuti in frigo, perché potrebbero perdere alcuni dei loro principi nutritivi.

Eccone 5 che si conservano meglio a temperatura ambiente.

Patate

Il modo migliore per conservare le patate è tenerle in un luogo molto asciutto e buio, se possibile avvolte in carta che possa assorbire ulteriormente l’umidità. Le basse temperature del frigorifero fanno velocizzare la trasformazione degli amidi in zuccheri, rendendole troppo dolci e farinose e anche facendole marcire più velocemente.

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Avocado

In genere l’avocado arriva ancora acerbo sul mercato italiano e metterlo in frigorifero ne bloccherebbe la maturazione, facendolo diventare solo scuro e molle. Tienilo fuori dal frigo e vicino a una mela per farlo maturare più rapidamente. Puoi conservarlo al freddo solo se sei sicuro che il frutto sia già giunto al punto giusto di maturazione, magari lasciando il seme, così si mantiene ancora più a lungo.

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Aglio e cipolle

Il freddo accelera la germogliazione dell’aglio, facendolo diventare eccessivamente molle. Anche le cipolle sono tra i cibi da non tenere in frigo, dove rischiano di marcire rapidamente.

Aglio e cipolle si conservano come le patate: però mai tutti insieme, perché i gas che sprigionano li farebbero maturare troppo in fretta.

Pane

Tenere il pane in frigorifero è un grandissimo errore, perché il freddo lo fa seccare più rapidamente. L’ideale è conservarlo a temperatura ambiente, in una sacca di cotone, se possibile chiusa da un cordino: aggiungici anche una costa di sedano, che aiuterà ad integrare l’umidità dispersa, e vedrai che il tuo pane manterrà la sua fragranza più a lungo.

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Olio d’oliva e di semi

Via tutti gli oli dal frigo! Il freddo altera le proprietà organolettiche dell’olio e lo fa diventare opaco. Il modo migliore per mantenere gusto e proprietà del tuo olio è tenerlo in una bottiglia scura che lo protegga dalla luce e in un luogo fresco, così sarà protetto dall’ossidazione.

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Omicidio Scazzi, la Cassazione conferma l’ergastolo a Sabrina e Cosima Misseri

Omicidio Scazzi, la Cassazione conferma l’ergastolo a Sabrina e Cosima Misseri

I giudici hanno confermato anche la condanna a otto anni per Michele Misseri, responsabile del reato di soppressione del cadavere

Omicidio Scazzi, la Cassazione conferma l'ergastolo a Sabrina e Cosima Misseri

Ergastolo per Sabrina Misseri e sua madre Cosima Serrano. E’ quanto deciso dai giudici della prima sezione penale della Cassazione, che conferma la sentenza di primo e secondo grado per la morte di Sarah Scazzi, avvenuta ad Avetrana il 26 agosto del 2010. Nel confermare gli ergastoli il collegio della Cassazione ha leggermente ridotto, escludendo l’aggravante del numero di persone in concorso per la soppressione del cadavere di Sarah , l’isolamento diurno per Cosima e Sabrina. La I sezione penale della Cassazione ha confermato anche la condanna a otto anni per Michele Misseri, responsabile del reato di soppressione del cadavere di Sarah. Confermate poi le condanne per Vito Russo e Giuseppe Nigro, per favoreggiamento. I giudici hanno ritoccato al ribasso di un anno la pena per il fratello di Michele, Carmine Misseri, riducendo la pena a 4 anni e 11 mesi.

Il fratello Claudio: “Sarah ha ricevuto giustizia”

La reazione del fratello della giovane vittima, Claudio Scazzi, alla sentenza di ergastolo per la zia e la cugina si è limitato a dire “Sarah ha avuto giustizia”. La sentenza, a suo dire, è stata “equilibrata, giunta dopo un lavoro durato tanti anni, di persone fortemente motivate. Il paese deve ringraziare chi ha lavorato a questo caso. In Italia la giustizia c’è”. “Mamma è giù, è stata informata, condivide questo pensiero, anche lei si è sempre affidata alla Procura”.

Il legale della famiglia Scazzi: “Concetta troverà pace”

“Oggi si chiude questa dolorosissima pagina giudiziaria. La famiglia ha bisogno di trovare pace”. Lo ha detto l’avvocato Walter Biscotti, legale di parte civile nel processo per la morte di Sarah Scazzi. “Voglio ricordare – ha detto l’avvocato – i 40 giorni in cui una madre disperata ha girato le televisioni per ripetere gli appelli per la figlia scomparsa. Concetta ha avuto un ruolo determinante in questa vicenda”. Biscotti ha quindi ringraziato la procura di Taranto, che ha avuto coraggio nel proseguire sulla sua strada, nonostante le confessioni di Michele Misseri: “Noi siamo convinti, come la procura, che Michele Misseri non ha commesso l’omicidio”.

I legali di Cosima: “Enorme errore giudiziario”

Cosima e Sabrina, evidenzia l’avvocato Roberto Borgogno, difensore di Cosima, “sono due sventurate, combatteremo fino alla fine perché è una battaglia per la giustizia: è un enorme errore giudiziario. Rimaniamo convinti che c’è un colpevole, Michele Misseri, e due innocenti che stanno scontando la pena al suo posto”.

“Riempite un secchio, se l’acqua si muove è un sisma”: così i Vigili del Fuoco devono anticipare i terremoti

“Riempite un secchio, se l’acqua si muove è un sisma”: così i Vigili del Fuoco devono anticipare i terremoti – Il documento

La disposizione è contenuta in una nota del COA di Norcia ed ha suscitato molte polemiche. L’esponente dei pompieri: “E’ denigrante dover leggere queste cose”

La disposizione contenuta nel documento del COA di Norcia
La disposizione contenuta nel documento del COA di Norcia

La sentinella potrà essere dotata di contenitore trasparente riempito d’acqua; ogni oscillazione non dovuta da eventi legati all’attività operativa in corso, sarà segnale di evento sismico”. Di conseguenza la stessa sentinella dovrà lanciare l’allarme e se necessario chiedere l’invio di ulteriori risorse. La disposizione non fa parte delle trovate di un esilarante film della commedia all’italiana ma è contenuta in una nota del Comando operativo avanzato di Norcia tesa a facilitare il lavoro di interpretazione e riconoscimento immediato di eventuali scosse di terremoto. E non c’è possibilità di equivoco o fraintendimento su tale disposizione, anche perché Tiscali.it è riuscito a procurarsi il documento del 3 febbraio 2017 – intestato “Ministero dell’Interno, corpo nazionale dei vigili del fuoco”, Comando di Cratere Umbria, Comando Operativo Avanzato Norcia, firmato dal comandante del COA – di cui si sta parlando (Guarda il documento in Pdf).

Risate e rabbia

Dicono che molti pompieri si sono fatti una bella risata nel considerare quelle righe, aggiungono che successivamente però sono stati colti da grande amarezza e rabbia. “E’ denigrante dover leggere queste cose – dichiara sul Fatto Quotidiano Costantino Saporito, esponente del sindacato Usb – Queste assurdità lasciano l’amaro in bocca, se pensi che i più amati dagli italiani sono di fatto umiliati da certe disposizioni”.

(Vigili del fuoco in azione durante un terremoto)

“Denigrano la nostra professionalità”

I Vigili del Fuoco insomma non hanno completamente gradito. Hanno sempre dimostrato la loro grande professionalità in tutte le occasioni e certe indicazioni della dirigenza, fa notare il sindacalista, “denigrano la professionalità di noi soccorritori”. Tali indicazioni attestano inoltre il livello della “strumentazione e delle attrezzature che abbiamo a disposizione: mezzi vecchi e sedi di servizio che cadono a pezzi”, conclude Saporito. Insomma, a sentire alcuni degli interessati sui giornali, una simile disposizione è quanto mai superflua in un documento  indirizzato ai Vigili del Fuoco, sempre i primi a intervenire quando necessario e per questo i più amati dagli italiani. Sarà davvero così oppure l’invito a ricorrere a un metodo empirico sempre valido ha una sua ragione d’essere?

Vitalizi, poniamo fine al privilegio

Vitalizi, poniamo fine al privilegio – Firma la petizione del Fatto Quotidiano

Vitalizi, poniamo fine al privilegio – Firma la petizione del Fatto Quotidiano

COSTI DELLA POLITICA
Il libro “Orgoglio e vitalizio” (Paper First) di Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Giorgio Velardi, racconta tutti i segreti dei privilegiati del Parlamento. E lancia una proposta equa, semplice e realizzabile in tempi rapidi per promuovere un nuovo regolamento, eliminando una volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate. Ora parte la raccolta firme su Change.org per aderire

Quello dei vitalizi è uno dei più grandi scandali della Repubblica. Per gli sfacciati privilegi che i parlamentari si sono dati, per lo spreco di risorse che hanno comportato e comporteranno, per il peso che continueranno ad avere sui bilanci di Camera e Senato, dunque sulle finanze pubbliche.

C’è un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa 2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili. Cifre che i comuni cittadini neanche si sognano.

Vero che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare dall’età pensionabile.

Ecco un esempio. Gli eletti per la prima volta nel 2013, se la legislatura durerà almeno 4 anni 6 mesi e un giorno, con 5 anni di contributi versati, matureranno a 65 anni il diritto ad una pensione di circa mille euro. Chi sarà eletto anche per un secondo mandato, con 10 anni di contributi, potrà iniziare a percepire l’assegno previdenziale addirittura a 60 anni. Mentre, a partire dal 2018, l’età minima richiesta ai comuni cittadini per andare in pensione salirà a 66 anni e 7 mesi.

Per modificare il trattamento previdenziale degli ex parlamentari e rimuovere questo scandalo, non servono né leggi né complesse riforme costituzionali. Basta un semplice cambiamento ai regolamenti interni sui vitalizi varati dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato. Esattamente come uno dei tanti fatti nel corso del tempo ai primi regolamenti approvati negli anni Cinquanta. E che, progressivamente, hanno determinato le distorsioni e le posizioni di favore che conosciamo per onorevoli e senatori. Ed è proprio agli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama che questa proposta-appello si rivolge. Affinché, attraverso un nuovo regolamento, eliminino definitivamente e una volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate dagli ex parlamentari prima della riforma del 2012 e quelle che, anche dopo quest’ultimo intervento, sono rimaste praticamente inalterate.

Ecco cosa proponiamo.

1) Ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato parlamentare.

2) Elevare il limite d’età per la percezione dell’assegno previdenziale allo stesso livello previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.

3) Introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base alle regole attualmente vigenti, più assegni previdenziali.

4) Analogo tetto deve valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera professionale: se la pensione maturata attraverso l’attività lavorativa privata è pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l’ex parlamentare non avrà diritto al vitalizio erogato dall’organo elettivo nel quale ha svolto il mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.

Primo Di Nicola, Antonio Pitoni, Giorgio Velardi (autori del libro Orgoglio e Vitalizio per Paper First)

Aborto, tutti a difendere il diritto degli obiettori. E quello delle donne

Aborto, tutti a difendere il diritto degli obiettori. E quello delle donne?

di Elisabetta Ambrosi | 23 febbraio 2017
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Più informazioni su: Aborto, Beatrice Lorenzin, Cei, Legge 194, Obiezione di Coscienza, Roma, San Camillo
E che doveva fare un ospedale come il San Camillo di Roma, dove si praticano oltre 2000 aborti l’anno e gli obiettori sono l’enorme maggioranza, per continuare a garantire il servizio? Assumere ginecologi che poi magari avrebbero praticato l’obiezione di coscienza, tornando, così al punto di partenza? Bene ha fatto la Direzione a indire un concorso che, contrariamente a quanto si è scritto, non chiedeva esplicitamente ai medici assunti di non essere obiettori di coscienza ma più chiaramente, e semplicemente, spiegava il lavoro che sarebbero andati a fare: aborti, appunto, perché non c’è abbastanza personale per farli. Qual è stato il diritto leso, in questo caso? Quello di chi si è presentato in quanto ovviamente non obiettore e disposto a lavorare in quell’ambito? Quello di chi, invece, non si è presentato, esercitando tranquillamente la sua obiezione di coscienza non andando al concorso?

È incredibile. Si crea un putiferio perché un ospedale chiama due medici per garantire un diritto che è scritto in una legge dello Stato. Una cosa inaudita, che non sarebbe potuta accadere in nessun altro paese al mondo, anche perché altrove, i medici obiettori sono pochissimi (in Svezia pari allo zero). È una realtà che esiste solo in Italia in proporzioni così abnormi, con Regioni dove praticamente è impossibile abortire, e altre – la maggioranza – dove si possono aspettare settimane e settimane: una forma di violenza per chi è incinta ma ha deciso di non portare avanti la gravidanza e che chiede solo una cosa: di poter abortire subito, perché psicologicamente è durissimo aspettare.

Mi chiedo: ma in tutti questi anni, e mesi, quale voce si è alzata per difendere il diritto delle donne ad abortire, ogni giorno leso, violato, disprezzato? Chi ha mai alzato una mano per quei medici obiettori che fanno questo lavoro “sporco”, vengono marginalizzati, non fanno carriera, perché magari credono nel diritto protetto da una legge dello Stato? Si dice che la 194 è stata violata: ma come? Ma quando? Invece viene violata ogni volta che una donna si presenta in un ospedale e le viene chiesto di andarsene, oppure deve aspettare un tempo inverosimile. Ed è veramente avvilente vedere la ministra della Salute, una donna, non spendere una parola a favore delle donne e preoccuparsi solo del clamore mediatico suscitato poi da chi? Dalla Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, che mai e poi mai dovrebbe interferire con questioni che riguardano lo Stato italiano e in particolare la salute delle donne.

Speriamo che nessun giudice si pronunci su questa decisione, definendola incostituzionale (perché ci sarà chi la porterà davanti al giudice, sicuramente, non avendo altro di meglio da fare nella vita). Perché incostituzionale non è. A violare la Costituzione è semmai un sistema sanitario dove la percentuale di medici obiettori (alcuni dei quali sono stati, tra l’altro, trovati a praticare aborti a pagamento nei loro studi), è talmente alta da rendere veramente arduo, ormai, abortire rapidamente, com’è giusto che sia; o senza spostarsi per centinaia di chilometri. Come invece accade ogni giorno, nel silenzio dei media. E del ministero della Salute.

Ma poi, infine, mi chiedo: se i medici assunti fossero al cento per cento obiettori? Non ci sarebbero più aborti? È evidente che la questione dell’obiezione di coscienza pone un problema. Bisognerebbe mettere tetti, ma anche in quel caso i paladini dell’obiezione griderebbero all’incostituzionalità. Invece la soluzione del San Camillo è davvero giusta: devo assicurare un servizio, e per assicurarlo mi servono tot medici che pratichino aborti. Faccio un concorso per assumere chi effettivamente può svolgere questo servizio, lasciando liberi gli obiettori di rispettare la loro libertà di coscienza non prendendone parte. Scommettiamo che improvvisamente tanti ginecologi anti-aborto si trasformerebbero in zelanti abortisti? Troppo comodo invece essere interni, e potersene lavare le mani, senza conseguenze. Anzi, pare, facendo grandi carriere.

Svelata la nuova Ferrari SF70H.

Svelata la nuova Ferrari SF70H. Ritorno al passato come piaceva all’ingegnere Enzo

Presentazione in pista come piaceva a Enzo Ferrari

Si chiama SF 70 H, dove la h sta per la motorizzazione Hybrid, la Ferrari che disputerà il Mondiale di F1 2017. Il nome e la monoposto sono stati rivelati in diretta sul web nel sito della scuderia di Maranello. Ritorno all’antico con la presentazione direttamente in pista (sul circuito di Fiorano), come piaceva ad Enzo Ferrari.

Sf70H, il nome della nuova Ferrari, è stato svelato alle 9:45 esatte al termine di un video nel quale venivano riproposti tutti i profili delle Rosse che hanno disputato il Mondiale di F1. La vettura appare più rossa rispetto a quella delle stagioni precedenti: solo gli alettoni anteriori e la parte alta del retrotreno presentano un po’ di bianco attraversato, sul retro, da un tricolore bianco, rosso e verde. Tra i marchi presenti sulla vettura anche quello dell’Alfa Romeo.

La forma della Sf70H è molto diversa da quella della Sf16-H. Il nuovo alettone anteriore, visto dall’alto, ricorda la punta di un dardo: più largo all’esterno, va restringendosi al centro del musetto. Il profilo è sinuoso, con avantreno e retrotreno stretti rispetto alle pance laterali molto pronunciate all’altezza dell’abitacolo. Il muso scende molto rapidamente verso gli alettoni in maniera lineare e senza curve.

Importanti le prese laterali, molto ampie fin quasi a sembrare un altro corpo rispetto al resto del telaio. Le plance arrivano fino alle ruote posteriori per governare i flussi d’aria e favorire l’effetto suolo. Dietro al pilota parte una grande coda bianca sottilissima ai cui lati è stampata una lunga striscia tricolore. Tricolore che lambisce anche il classico simbolo del cavallino sul muso anteriore.

Napoli, assenteismo in ospedale: 94 indagati e 55 agli arresti.

Napoli, assenteismo in ospedale: 94 indagati e 55 agli arresti: “Assenti anche dipendenti ufficio rilevazioni presenze”

Napoli, assenteismo in ospedale: 94 indagati e 55 agli arresti: “Assenti anche dipendenti ufficio rilevazioni presenze”

CRONACA
Ore e ore di filmati, intercettazioni e oltre 500 servizi di osservazione e pedinamento dal quale sono emersi migliaia gli episodi di assenteismo. Documentate “in un caso 433 timbrature, in un altro 493” per coprire chi andava a giocare a tennis, chi lavorava come chef in un noto ristorante o chi rimaneva a casa a clonare schede per vedere le pay-tv. Alcuni entravano anche nel sistema informatico per cancellare ore di assenza e aggiungersi degli straordinari

In due strisciavano 20 badge al giorno per “coprire” l’assenza dal posto di lavoro di altrettanti colleghi, che in realtà erano altrove. A giocare a tennis, per esempio, o addirittura a fare altri lavori in altre città, come clonare le schede per vedere le pay-tv. Niente paura però: perché all’ospedale Loreto Mare di Napoli, erano assenti persino i dipendenti dell’Ufficio rilevazioni presenze e assenze, cioè quelli che avrebbero dovuto controllare il corretto rispetto dell’orario di lavoro. Uno di loro lavorava come chef in un noto ristorante. E tra gli arrestati ci sono anche alcuni sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, che – secondo fonti interne dell’ospedale – sarebbero stati coinvolti nella gestione dei badge. Sfiorano il paradosso i dettagli dell’ultima inchiesta anti assenteismo dei carabinieri del Gruppo tutela salute e del Nas di Napoli.

Dopo due anni di indagini, i militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip di Napoli su richiesta della procura nei confronti di 55 persone, mentre sono 94 gli indagati: sono tutti dipendenti dell’ospedale partenopeo. Ore e ore di filmati, intercettazioni e oltre 500 servizi di osservazione e pedinamento dal quale sono emersi migliaia di episodi di assenteismo: che oggi si sono trasformati in decine di provvedimenti restrittivi per truffa ai danni di Ente pubblico e falsa attestazione di presenza. Il blitz dei carabinieri è scattato in nottata, poco dopo le due del mattino.

“Non ‘furbetti’ ma professionisti del cartellino” – “Più che furbetti del cartellino parliamo di professionisti del cartellino“. Così il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, che coordina la sezione reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Napoli, definisce quei dipendenti dell’ospedale Loreto Mare che, nell’arco di 3 mesi d’indagine, “hanno timbrato cartellini di altri dipendenti un numero smisurato di volte. In un caso 443 timbrature, in un altro addirittura 493“. Per eseguire gli arresti sono stati impiegati 270 militari: 160 del Nas e 110 del comando provinciale. Le misure cautelari sono state eseguite a Napoli, a Salerno e Caserta. Il danno erariale stimato ammonta a circa 700mila euro.

Assenteismo anche all’ufficio presenze – Secondo quanto emerso dall’indagine del Nas, c’era “una prassi consolidata” ossia la “strisciatura plurima dei badge” da parte di “persone che facevano risultare ingresso e presenza nel nosocomio di colleghi assenti e impegnati in faccende private lontane dal posto di lavoro”. Dai controlli è risultata anche l’assenza di “dipendenti dell’Ufficio rilevazioni presenze e assenze, ovvero di coloro che avrebbero dovuto assicurare i controlli per il rispetto delle clausole contrattuali; un dipendente di quell’Ufficio che aveva il compito di controllare i colleghi – osservano i carabinieri – in orario di servizio andava a fare lo chef in una struttura alberghiera del nolano”.

Lo chef, il tennista e i ‘clonatori’ – Tra gli indagati, ripresi dai sistemi video investigativi, due operatori socio sanitari “che avevano la disponibilità di 20 badge da strisciare quotidianamente, a seconda dei turni di servizio dei colleghi da coprire, grazie anche a continui contatti telefonici, di regola sms”.  Le indagini sono state portate avanti attraverso pedinamenti, utilizzando telecamere, sistemate nei pressi dei sistemi di rilevazione dei badge, e con intercettazioni telefoniche, che grazie ai sistemi gps, hanno consentito di scoprire dove i dipendenti risultati in servizio, si trovassero realmente. Oltre al cuoco e a chi si fingeva malato e poi si metteva in sella a uno scooter per sbrigare faccende personale, c’è anche il caso di un medico che risultava presente mentre se ne era andato in taxi a giocare a tennis oppure a fare compere in gioielleria. Infine è emerso anche che alcuni lavoratori, nelle loro abitazioni, clonavano le schede per la visione delle tv a pagamento.

Cancellare ore di lavoro e aggiungere straordinari – Ad alcuni dei dipendenti viene anche contestato il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici dell’ospedale: è stato infatti accertato che hanno cancellato le ore di lavoro che avrebbero dovuto recuperare e aggiunto ore di straordinario non prestate. Per dare la misura dell’estensione del fenomeno all’interno dell’ospedale, D’Avino ha fatto notare che “quasi tutti gli uffici e i reparti sono interessati”.

In 50 richiamati al lavoro per evitare paralisi – E proprio per permettere all’ospedale di prestare i dovuti servizi senta intoppi o rallentamenti, il procuratore ha stabilito una variazione nei domiciliari di 50 dei 55 dipendenti arrestati: potranno lasciare le loro abitazioni ma esclusivamente per recarsi a lavoro. Una doppia punizione per gli assenteisti, che, come spiega Nunzio Fragliasso, facente funzioni di procuratore,  “saranno costretti ad andare al lavoro e resteranno a casa quando non saranno in servizio”. Per Fragliasso è “una felice intuizione per evitare la paralisi di un ospedale che ha anche delle eccellenze“.

“Tira una bruttissima aria” – Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ci sono anche un neurologo, un ginecologo, nove tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, sei impiegati amministrativi, nove tecnici manutentori e 11 operatori sociosanitari.  “Tira una bruttissima aria – dice all’Ansa un anziano infermiere – oggi nei reparti ci sono dei vuoti. Si sapeva dell’assenteismo”.  Nonostante il divieto di parlare, imposto dalla direzione sanitaria, qualche lavoratore si lascia sfuggire un commento, come riporta l’agenzia: “Questo ospedale sta morendo – dice un altro infermiere – e da quando ha aperto il nuovo ospedale del Mare, è smobilitazione”.

Sequestrati 300mila euro – Oltre agli arresti domiciliari notificati ai 55 dipendenti, i carabinieri hanno anche eseguito un sequestro preventivo di 300mila euro nei confronti di alcuni indagati: si tratta del denaro che i dipendenti hanno percepito come indennità per esclusività della prestazione lavorativa in ospedale risultata non spettante. Dall’attività investigativa è infatti emerso che alcuni medici prestavano servizio illegittimamente anche in più strutture sanitarie private, oltre che per il Loreto Mare.

Trovato un sistema solare con 7 pianeti simili alla Terra

Trovato un sistema solare con 7 pianeti simili alla Terra. La Nasa: “È il più grande sistema planetario mai scoperto”

Pubblicato: 22/02/2017 

Un sistema solare con sette pianeti simili alla Terra, sei dei quali si trovano in una zona temperata in cui la temperatura è compresa tra zero e 100 gradi: è questa l’affascinante scoperta che è stata comunicata durante l’attesa conferenza stampa della NASA. Si tratterebbe del più grande sistema planetario mai scoperto con tanti possibili “sosia” della Terra. La ricerca, pubblicata su Nature, è stata coordinata dall’università belga di Liegi. La stella, una nana rossa chiamata Trappist-1, è distante 39 anni luce dal nostro pianeta.

“Vent’anni dopo l’individuazione dei primi pianeti extrasolari – ha detto Didier Queloz, dell’Università di Ginevra, coautore dello studio – si tratta di una delle più grandi scoperte e la ricerca di forme di vita su di un altro pianeta è oggi a portata di mano”. Lo stesso entusiasmo è condiviso da Seth Shostak del SETI Institute, che ha dichiarato: “Se pensate ancora che l’universo sia ‘sterile’, vuoto, vi sbagliate”.

I primi tre esopianeti orbitanti intorno a Trappist-1 sono stati scoperti all’inizio del 2016 grazie al telescopio Trappist dell’Eso (Osservatorio europeo australe) situato in Cile: da allora il team ha intensificato le osservazioni perché tutto faceva sospettare che ce ne fossero altri. Grazie anche all’impiego del telescopio spaziale infrarosso Spitzer della NASA, gli astronomi hanno potuto identificare quattro nuovi pianeti, portando questo sistema planetario a sette membri, denominati TRAPPIST-1 b,c,d,e,f,g, h in ordine crescente di distanza dalla stella. “È un sistema planetario incredibile non soltanto perché ospita tanti pianeti ma anche perché tutti sono così sorprendentemente simili alla Terra”, ha commentato Michaël Gillon, che ha guidato il team di studiosi.

La scoperta riapre gli interrogativi inerenti all’esistenza di forme di vita aliene. In particolare, le temperature “temperate” potrebbero far pensare alla presenza di acqua allo stato liquido. Trappist-1 ha una massa inferiore a un decimo di quella solare, ed è quindi molto fredda e poco luminosa: nonostante le orbite dei pianeti siano “strette”, quest’ultimi non presenterebbero temperature infernali. Secondo quanto riportato dai ricercatori, sarebbero soprattutto i tre pianeti Trappist-1 e, f, g a trovarsi nella cosiddetta “fascia di abitabilità”: sarebbero cioè a una distanza sufficiente a permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie. Quelli più interni sarebbero invece troppo caldi, mentre quello più lontano, Trappist-1h potrebbe essere troppo distante e quindi avere una superficie ghiacciata.

Nonostante si tratti di una scoperta affascinante, è importante ricordare che la presenza di acqua allo stato liquido è soltanto un’ipotesi che si basa su modelli climatici e sulla distanza dei pianeti dalla stella: non è stata ancora rilevata in modo diretto né i ricercatori sono riusciti a scattare immagini della superficie dei pianeti, data la distanza impossibile da coprire per i telescopi attuali. È probabile che con le future tecnologie si possa approfondire lo studio di questo straordinario sistema solare, come sottolinea il coautore Emmanuël Jehin: “Con la prossima generazione di telescopi, come l’European Extremely Large Telescope dell’ESO e il James Webb Telescope di NASA/ESA/CSA potremo presto esser capaci di cercare l’acqua e persino l’evidenza di vita su questi pianeti”.

Florida, sparatoria all’aeroporto di Fort Lauderdale. Cinque morti

Florida, sparatoria all’aeroporto di Fort Lauderdale. Cinque morti

Il killer è stato catturato: sarebbe un ex militare di 29 anni. Otto i feriti, scalo chiuso. Ancora da capire i motivi del gesto

Ultimo aggiornamento: 6 gennaio 2017
Florida, sangue all’aeroporto di Fort Lauder

Washington, 6 gennaio 2017 – Paura in Florida all’aeroporto internazionale Fort Lauderdale-Hollywood, dove un uomo ha sparato uccidendo cinque persone e ferendone altre otto. Il killer è stato fermato dalla polizia. Da quanto riportano i media americani l’assalitore si chiamerebbe Esteban Santiago, avrebbe 29 anni e sarebbe nato in New Jersey. Sarebbe un ex dell’esercito americano, e avrebbe trascorso parte della sua vita in Alaska. L’uomo, che indossava una t-shirt di Guerre Stellari, sarebbe giunto con un volo di Air Canada e trasportava la pistola in una valigia, che aveva imbarcato. Una volta ritirato il bagaglio, è andato in bagno e ha caricato l’arma, quindi ha aperto il fuoco in quella zona del Terminal 2. Un testimone, intervistato da FoxNews, ha riferito che mirava alla testa delle sue vittime e a un certo punto ha ricaricato l’arma e ha ripreso a sparare.

La Cnn, citando fonti tra gli inquirenti, riferisce che Esteban Santiago aveva avuto precedenti contatti con l’Fbi e sembra avesse problemi mentali. “Sentiva le voci”, dicono altri media. Non è ancora chiaro il motivo che ha scatenato la furia omicida ma, sempre secondo i media americani, l’uomo avrebbe avuto un’accesa discussione con altri passeggeri a bordo del volo. Questo – forse – avrebbe innescato la scintilla che ha portato alla strage.

Per diverse ore, lo scalo è rimasto chiuso perché si temeva che ci fosse un possibile complice, anche lui armato. Lo sceriffo della contea di Broward, Scott Israel, in conferenza stampa ha dichiarato che sembra confermato che il killer “abbia agito da solo”. A innescare la ricerca di un secondo uomo sarebbe stata l’esposione di altri colpi avvertiti da testimoni dopo la cattura del sospetto. Le immagini delle televisioni americane hanno mostrato i passeggeri evacuati dallo scalo e radunati sulla pista.

 

Durante le fasi concitate della sparatoria e delle verifiche sulla presenza di un possibile secondo assalitore, il presidente eletto Donald Trump ha fatto sapere su Twitter che stava “seguendo da vicino la terribile situazione in Florida”, invitando le persone a stare “al sicuro”.

Lo scalo di Fort Lauderdale è il secondo più grande nel Sud della Florida dopo quello di Miami e 21° più trafficato degli Usa. Solo a novembre ha accolto quasi 2,5 milioni di passeggeri.

Orecchie a sventola, addio senza bisturi: basta una clip

Orecchie a sventola, addio senza bisturi: basta una clip

La dottoressa Vitali di Firenze ha importato una nuova tecnica che non richiede l’intervento chirurgico dal Regno Unito

di LETIZIA CINI

Gli elfi, creature mitologiche dalle orecchie prominenti e appuntite

Gli elfi, creature mitologiche dalle orecchie prominenti e appuntite

Dottoressa Diletta Vitali (www.studiomedicovitality.com) lei è fra le prime nel nostro Paese ad aver creduto a questa rivoluzione nel trattamento delle orecchie prominenti.
«Sì, grazie a EarFold, dispositivo medico con marchio CE distribuito da Allergan (azienda farmaceutica americana) oggi noi chirurghi estetici abbiamo un nuovo e valido alleato per la correzione dei padiglioni auricolari ad ansa».

Come funziona?
«È una clip in Nitinol rivestita di oro 24 carati, biocompatibile. Una volta inserita sotto la cute della parte anteriore dell’orecchio risulta invisibile, ma è in grado di piegare la cartilagine in modo permanente e del tutto indolore. Ma la cosa più interessante, visto che l’ironia in proposito colpisce anche bambini e adolescenti, è che può essere impiegata a partire dai 7 anni di età».
Le orecchie a sventola affliggono circa il 5,6% della popolazione mondiale, in prevalenza gli uomini con un 59 % di casi registrati rispetto al 41% delle donne.
«Questo inestetismo è considerato un reale problema da quasi la metà delle persone che ne soffrono; l’impatto psicologico sulla vita di una persona può essere pesante, dagli sfottò al bullismo, con conseguente perdita della fiducia in se stessi».

Cosa succede durante il trattamento?
«EarFold è una soluzione efficace e non invasiva: si tratta di un dispositivo medico appositamente progettato per la correzione di una o entrambe le orecchie. L’introduzione del dispositivo avviene attraverso una procedura ambulatoriale mininvasiva che si completa in 15-20 minuti a seconda del numero degli impianti necessari, che vanno da uno a tre per orecchio. Con la chance di poter vedere in anticipo se il risultato sarà soddisfacente».

In che modo?
«Sul paziente si può eseguire una simulazione del risultato definitivo, con l’applicazione del Pre-Fold, una clip identica all’EarFold ma che viene applicata esternamente, in un minuto, durante la visita medica. Ma non tutti i tipi di orecchie a sventola possono essere corretti in maniera sostanziale solo con l’impianto di EarFold. Ad esempio, nei casi in cui l’orecchio è prominente per la presenza di una ipertrofia della conca è opportuno illustrare al paziente le soluzioni chirurgiche complementari o alternative.

I vantaggi di questa metodologia?
«Rispetto alle tecniche chirurgiche tradizionali, questa dà risultati immediati e prevedibili, permette il ritorno immediato alla vita sociale, non prevedendo alcuna medicazione vistosa, non è assolutamente dolorosa e riduce vicino allo zero la possibilità che si possano formare ematomi e cicatrici patologiche retroauricolari, cioè i cheloidi, che sono purtroppo una complicanza rara ma temibile dell’otoplastica tradizionale».

Costi?
«Il tipo di soluzione è da valutare insieme al paziente, per questo per tutto il 2016 ho in programma visite gratuite con simulazione personalizzata: la spesa è di circa 2mila 500 euro (per due clip), contro i 4, 5 mila di un intervento tradizionale»