Governo Letta: le reazioni, applausi e fischi

Governo Letta: le reazioni, applausi e fischi

 

 

Il governo Letta ha raccolto applausi – un pò tiepidi quelli di Bersani… – da quell’ex-strana maggioranza che appoggiò l’esecutivo dei tecnici guidato da Monti, e cioè Pd-Pdl-Scelta Civica (la stessa strana maggioranza che oggi è diventata ‘normale’ trasformandosi in ‘politica’). Ma ha anche raccolto smorfie di delusione e qualche sonoro fischio da chi si è proclamato apertamente all’opposizione, come la Lega da un lato e Sel e soprattutto il Movimento 5 Stelle dall’altro. Questo governo giovane (età media 53 anni, 11 in meno di quello precedente), senza i big dei due schieramenti, con tanti ex-popolari e quindi ex-dc e con il solo Zanonato a impersonare la vecchia guardia Pci-Pds-Ds, questo governo con sette donne e con la prima volta assoluta di un ministro donna di colore piace al leader del centrodestra che ha commentato con favore la sua costituzione. “Non abbiamo messo paletti” ha detto un Berlusconi molto soddisfatto (anche perchè in tanti lo danno come il vero vincitore di questa difficile partita) “e quindi abbiamo contribuito a far presto”. Pier Luigi Bersani si è augurato che il governo Letta venga accolto, sostenuto e votato “da tutto il Pd”, e vista l’esperienza di Marini e Prodi impallinati sulla soglia del Quirinale dai franchi tiratori (101 quelli del Pd che hanno bocciato il Professore e terremotato il partito) la prudenza dell’ex-segretario Pd in vista del voto di fiducia è legittima e doverosa. Scelta Civica ha apprezzato la riuscita del tentativo di Enrico Letta e non poteva essere alrimenti avendo piazzato nell’esecutivo tre ministri. La Lega formalmente all’opposizione ha storto un pò la bocca: “un governo così così, vedremo…” si è limitato a dire Maroni lasciando a Salvini il compito di sparare a zero sulla neo-ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge, un Salvini che prevede iniziative sui migranti e sugli extra-comunitari certamente di segno opposto a quelle che desiderebbe il Carroccio. Vendola, come previsto, ha bocciato il governo Letta: altro che cambiamento, qui si tratta di “intelligente restaurazione” ha affermato il leader di Sel. E Beppe Grillo ci ha messo il carico,un carico dei suoi, con un tweet al veleno che fa il paio con quello sul 25 aprile che sarebbe “morto” per l’intesa, anzi l’inciucio, Pd-Pdl. Gli aveva risposto lo stesso Letta dicendogli che parafrasando Guccini e la sua ‘Dio è morto’ l’ex- comico si era dimenticato di ricordare che “dopo tre giorni Dio era risorto”. Ed è proprio a Letta e al suo neonato governo oltre che al prepotente ritorno sulla scena di Berlusconi  che il leader di M5S si è rivolto in modo lapidario con due righe al vetriolo: “Dopo tre giorni non è Dio che è risorto ma Barabba”. Fuori dai confini strettamente politici va registrato il giudizio positivo di Confindustria che ora si attende con celerità provvedimenti per il rilancio dell’economia e quello di Cisl e Uil. Più cauta, molto più cauta la Cgil:”aspettiamo di sentire il programma”. Domani alle 11,30 il giuramento al Quirinale. Lunedì il banco di prova della fiducia alla Camera, con tutti gli occhi puntati sul Pd…

Dichiarazione dei redditi, guida a detrazioni e deduzioni

Dichiarazione dei redditi, guida a detrazioni e deduzioni

Cosa si può “scaricare” dalle tasse e i documenti da presentare

La dichiarazione dei redditi rappresenta quasi sempre un appuntamento tutt’altro che sereno per i contribuenti. Ma per evitare di viverlo con angoscia e di rivolgersi esclusivamente a dei tecnici per capirne di più, basta essere un po’ più informati. A partire dalla terminologia con cui si indicano alcune spese. Si definiscono oneri deducibili tutte quelle spese che possono essere sottratte dal reddito imponibile per arrivare a calcolare le imposte da pagare.

Gli oneri detraibili consentono invece di detrarre dall’imposta una percentuale della spesa sostenuta, facendo così diminuire l’importo dell’imposta stessa da pagare. Per “scaricare” le cosiddette spese, è necessario, visto che stiamo presentando la dichiarazione dei redditi 2013, che tali spese siano state effettuate durante il 2012, entro il 31 dicembre dello scorso anno, altrimenti potranno sì essere detratte o dedotte, ma solo nell’anno successivo, ossia il 2014. Ma andiamo a vedere nel dettaglio cosa si può mettere alla voce oneri deducibili e cosa sotto oneri detraibili. 



Oneri deducibili
Come detto, si tratta di tutte quelle spese che possono essere sottratte dal reddito complessivo. Tra queste, i contributi previdenziali e assistenziali rappresentano la voce più sostanziosa per quanto riguarda le deduzioni e valgono anche per i familiari che sono fiscalmente a carico, non solo per il soggetto che presenta la dichiarazione. 

In questa voce dunque rientrano: i contribuiti sanitari obbligatori del servizio sanitario nazionale versati nel 2012 compreso il premio di assicurazione di responsabilità civile per i veicoli, ma solo per la parte che eccede i 40 euro (quindi potete recuperare il servizio sanitario nazionale sull’assicurazione della vostra auto come contributo previdenziale).

A questi si aggiungono: i contributi facoltativi che vengono versati alla gestione pensionistica obbligatoria di appartenenza (come noto, non tutti sono iscritti all’Inps) che vale anche per i familiari che sono a carico, quelli versati per il riscatto degli anni di laurea (sia a fini pensionistici che ai fini della buonuscita), quelli versati per la ricongiunzione di periodi assicurativi e quelli versati al fondo dalle casalinghe (fondo di previdenza, istituito nel 1997, per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari), icontributi versati all’Inail per l’assicurazione contro gli infortuni domestici (la cosiddetta “assicurazione casalinghe”, cosa molto diversa dal fondo casalinghe di cui sopra).


Si possono dedurre anche i contributi versati ai fondi pensione e per le assicurazioni sulla vita fino a un massimo di 5.164,57 euro e fino a 1549,37 euro per quelli versati a favore dicolf, badanti o baby sitter. Tra le deduzioni ci sono ancora gli assegni corrisposti al coniuge: per il fisco, qualora il giudice non distingua la quota da destinare al mantenimento del figlio da quella che va al coniuge, in automatico si considera che all’ex marito o moglie vada la metà dell’assegno.  

Se amate fare beneficenza, sappiate che anche i vostri versamenti a favore di organizzazioni no profit, onlus e istituzioni religiose possono essere dedotti. Nel caso di enti religiosi, ciascuna di queste erogazioni è deducibile fino a un importo di 1.032,91 euro e deve essere documentata conservando le ricevute di versamento in conto corrente postale, le quietanze liberatorie, le ricevute dei bonifici bancari e, per i pagamenti effettuati con carta di credito, l’estratto conto della società che gestisce la carta. Quanto ai versamenti a favore di organizzazioni no profit e onlus,  ci sono però alcuni limiti: il tetto massimo del 10% del reddito fino a 70mila euro per le donazioni a favore di onlus e fondazioni e del 2% nel caso delle ong (oppure si può scegliere una detrazione d’imposta del 19%). 

Altri oneri deducibili riguardano le spese mediche e di assistenza sostenute (scaricabili al 50%) per persone disabili e, nello specifico, quelle relative a: assistenza infermieristica e riabilitativa; personale in possesso della qualifica professionale di addetto all’assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all’assistenza diretta della persona; personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo; personale con la qualifica di educatore professionale; personale qualificato addetto ad attività di animazione e/o di terapia occupazionale. Se si è adottato un bambino straniero si possono scaricare il 50% delle spese sostenute.



Oneri detraibili
Siamo al capitolo detrazioni e iniziamo dalle spese sanitarie (prestazioni chirurgiche, analisi, protesi, ricoveri, acquisti di medicine ecc… le trovate tutte alla voce Rigo Rp1 delle spese sanitarie). Lo sapete già se avete presentato altre volte la dichiarazioni dei redditi: bisogna conservare una documentazione per ogni spesa fatta quindi scontrini, fatture, parcelle e ricevute. Ciò è importante per ottenere sul calcolo dell’imposta una detrazione del 19%, possibile solo se la spesa sanitaria è superiore a 129,11 euro (la detrazione spetta solo sulla parte che supera tale somma).  

Tra queste non vanno indicate le spese sanitarie sostenute nel 2012 che sono già state rimborsate al contribuente come le spese in caso di danni da parte di terzi che sono state risarcite dal danneggiante o da altri per conto suo. Non vanno neanche detratte le spese sanitarie già rimborsate come contributi di assistenza sanitaria versati dal sostituto d’imposta o dal sostituito ad enti o casse che hanno esclusivamente fine assistenziale in conformità a disposizioni di contratti o di accordi o regolamenti aziendali che, fino a un importo non superiore complessivamente a euro 3.615,20, non hanno concorso a formare il reddito imponibile di lavoro dipendente
Potete invece detrarre le spese sanitarie rimborsate per effetto di premi di assicurazione(di fatto non scaricate e che non subiscono la detrazione d’imposta del 19%) e anche le spese sanitarie rimborsate dalle assicurazioni sanitarie stipulate dal sostituto d’imposta o pagate da questo senza trattenuta a carico del dipendente o pensionato. Anche in questo caso tali spese vengono considerate per intero e sono segnalate sul Cud. 

Possono essere detratte, sempre per il 19% anche le spese di assistenza specifica sostenute per assistenza infermieristica e riabilitativa (come fisioterapia, laserterapia, kinesiterapia), prestazioni rese da personale con qualifica professionale o da operatore tecnico che si occupa essenzialmente dell’assistenza diretta alle persone, prestazione resa da personale con qualifica di educatore professionale, e ancora di addetto ad attività di animazione o terapia occupazionale.

Si detraggono anche le spese dei figli e del coniuge a carico. La detrazione massima prevista per ogni altro familiare a carico è di 750 euro, proporzionalmente al reddito, fino ad 80mila euro annui di reddito imponibile, utilizzando questa formula: 750 x (80.000 – reddito complessivo)/80.000.

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Latitante della ndrangheta arrestato in Colombia.

Latitante della ndrangheta arrestato in Colombia. Almeno un anno per l’estradizione

Un latitante, Domenico Trimboli, detto ”Pasquale”, di 39 anni, nato a Buenos Aires, ritenuto un narcotrafficante, è stato arrestato a Medellin (Colombia). L’uomo, ricercato dal 2009, era inserito nell’elenco del ministero dell’Interno dei ricercati più pericolosi di ‘ndrangheta in quanto ritenuto legato a famiglie del reggino. L’arresto è giunto a conclusione di indagini delle squadre mobili di Reggio Calabria ed Alessandria e dal Ros carabinieri con il coordinamento dello Sco e degli Uffici centrali del Ros.

Uno dei più noti broker di cocaina verso l’Europa – “Domenico Trimboli è senza dubbio uno dei più noti broker dediti al traffico di cocaina verso l’Europa”. Così ha affermato il Procuratore aggiunto della Dda, Nicola Gratteri, intervenuto durante una conferenza stampa cui hanno preso parte i questori di Reggio Calabria, Guido Longo, e di Alessandria, Filippo Dispenza, il comandante provinciale dei carabinieri, col. Lorenzo Falferi, ufficiali del secondo reparto del Ros e funzionari del servizio centrale operativo della polizia di stato. Trimboli è stato arrestato nel “barrio Laureles” di Medellin, dove si era stabilito da almeno un decennio per convivere con una donna colombiana che gli ha dato due figli. “Lo abbiamo raggiunto – ha precisato Gratteri – grazie anche all’apporto determinante della polizia colombiana e della Dea, l’ente federale statunitense per la lotta gli stupefacenti, ma per la mancanza di precisi accordi bilaterali con la Repubblica mesoamericana sui criteri di estradizione dovremo attendere circa un anno prima di averlo in Italia”.

Una autentica miniera di informazioni – Per Guido Longo, “Domenico Trimboli è un’autentica miniera di informazioni. E’ legato ai Barbaro ‘castani’ di Platì per via dei sequestri di persona a scopo estorsivo, tra cui quello consumato ai danni della signora Sgarella”. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, Trimboli era in grado di organizzare e far giungere in Italia ed in Europa quantitativi di cocaina di due-tre mila chilogrammi per volta e godeva di grande prestigio criminale in Colombia per non avere mai sgarrato un pagamento ai “cartelli” locali che producono ed alimentano il traffico della sostanza stupefacente. “Si muoveva come fosse a casa sua – ha evidenziato Gratteri – senza avere apparentemente complici, conoscendo bene la lingua spagnola, essendo nato a Buenos Aires, anche se i suoi viaggi a Platì erano frequenti. 

A Miami arrestato Luigi Barbaro – Trimboli aveva molti soldi e questo ha facilitato la sua tranquilla permanenza in Colombia e la possibilità di fare grandi affari”. Nel corso delle operazioni di cattura di Domenico Trimboli, gli inquirenti hanno reso noto l’arresto, avvenuto a Miami, di Luigi Barbaro, originario di Gerace, legato a Trimboli. Stava tentando di far entrare settecento chilogrammi di cocaina negli Stati Uniti utilizzando una barca a vela. “Lo hanno bloccato appena dentro le acque territoriali statunitensi – ha detto Gratteri – e quando ho avuto modo di vederlo in carcere per interrogarlo mi ha riconosciuto per essere stati compagni di gioco durante l’infanzia, a Gerace. Il destino o le scelte di vita, ci hanno portato su strade diverse e confliggenti”. 

RIMEDI NATURALI CONTRO GLI INSETTI: I TRUCCHI PER TENERLI LONTANI

RIMEDI NATURALI CONTRO GLI INSETTI: I TRUCCHI PER TENERLI LONTANI

 

di Gianluca Rini

 

Ci sono molti rimedi naturali contro gli insetti, vari metodi per tenerli lontani dalle nostre case e dal giardino. Spesso assistiamo a delle vere e proprie invasioni delle nostre abitazioni e, pur rispettandoli, dobbiamo constatare che la loro presenza può diventare difficile da gestire. Per questo motivo esistono diverse soluzioni da adottare, evitando di fare ricorso ai prodotti chimici, che sono pericolosi anche per l’ambiente. Vediamo, quindi, come fare per tenere alla larga dalla nostra casa questi animaletti.

Pulci

Gli animali domestici sono i responsabili principali delle pulci in casa. Non c’è la necessità, comunque, di ricorrere ai pesticidi. Basta seguire alcuni semplici accorgimenti. Nel cortile mettete delle piante che riescono a respingerle oppure utilizzate delle apposite trappole non tossiche, che costano poco e possono risultare molto efficaci. Uno dei rimedi, che potere realizzare anche in casa, prevede l’utilizzo di un tegame, da riempire a metà con acqua saponata. Sopra la pentola posizionate una luce, in modo che le pulci siano portate a raggiungere l’acqua e rimangano, quindi, intrappolate nella pentola.

Anche un semplice aspirapolvere vi può aiutare a portare fuori dalla casa gran parte delle pulci. Basta pulire con molta cura anche negli angoli più nascosti delle stanze. Naturalmente ricordate che la prima operazione da effettuare è sempre quella relativa alla cura degli animali in casa, che dovranno essere costantemente lavati con un sapone neutro. In particolare, per le pulci dei cani potete utilizzare una miscela con acqua calda e limone, da lasciare raffreddare, prima dell’uso, per un’intera notte.

Zanzare

Il primo rimedio contro le zanzare è la citronella, un olio naturale che si può acquistare in diversi formati nei negozi per il giardinaggio o nei supermercati. Si può strofinare tra le mani lo scalogno alla base dello stelo, in modo da applicarlo successivamente sulle parti esposte della pelle. Ma naturalmente potete acquistare questo prodotto già confezionato e pronto per l’uso. Tra gli altri rimedi naturali, non dimenticate anche le calendule, da piantare in giardino, ma anche sul balcone di casa. Il profumo dei fiori, gradito all’uomo, riuscirà ad allontanare le zanzare. Anche l’olio di Neem è utile come repellente naturale. Si tratta di un olio vegetale estratto da un albero tipico dell’India. L’aglio è un’altra soluzione. Potete realizzare un miscuglio di succo d’aglio (una parte) e acqua abbondante (cinque parti). Il composto può essere poi spruzzato sulla pelle, nelle aree maggiormente esposte, e funzionerà per diverse ore. Oppure può essere posizionato nelle zone aperte della casa, per respingere le zanzare.

Acari della polvere

Contro gli acari della polvere potete utilizzare dei metodi semplici che riusciranno a ridurre la loro presenza dentro casa. Naturalmente questi animaletti non sono visibili ad occhio nudo, ma spesso ci si accorge di loro perché sono la causa di allergie molto fastidiose. E allora non dovete fare altro che utilizzare dei materiali sintetici e anti-allergici per i letti e dei filtri per i condotti del riscaldamento che riescano a limitare la diffusione della polvere. Cercate anche di tenere tappeti e libri fuori dalle stanze dedicate al riposo notturno. Un altro rimedio utile può essere quello di utilizzare una temperatura alta, da 55 gradi in su, quando lavate le lenzuola.

Scarafaggi

Contro gli scarafaggi potete utilizzare delle foglie di alloro, dell’aglio o dei pezzi di cetrioli, che riusciranno ad allontanarli. Un’alternativa è costituita dalla sabbia di diatomee, che può essere spruzzata nelle aree della casa più nascoste, che potrebbero attirare maggiormente questi piccoli animali. L’erba gatta è un’altra ottima soluzione, da utilizzare solo ed esclusivamente se non ci sono gatti in casa. Basterà lasciarne alcune bustine nelle zone maggiormente esposte dell’abitazione o spruzzarne un po’ negli angoli delle stanze, dopo aver preparato un infuso con acqua.

Formiche

Per allontanare le formiche possono andare bene il succo di limone, la cannella, i fondi di caffé, l’olio di agrumi. Questi prodotti devono essere posizionati sul loro percorso, creando delle linee vicino a dove fanno la loro comparsa in casa. Il trucco consiste nel fatto che non passeranno mai oltre il confine creato con queste sostanze. In alternativa, potete anche mettere delle bustine di tè alla menta o delle fette di cetrioli. Bisogna inoltre tenere in considerazione alcune azioni preventive, come chiudere sempre bene il contenitore dello zucchero o tenere sempre al riparo, magari dentro un altro contenitore, il barattolo del miele.

CAFFÉ: UN AIUTO NATURALE CONTRO CANCRO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

CAFFÉ: UN AIUTO NATURALE CONTRO CANCRO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

 

di Claudio Schirru

 

Il caffé come aiuto per mantenere una buona salute fisica. Berne tre o quattro tazzine al giorno garantirebbe un’efficace protezione da patologie degenerative o croniche come alcune forme tumorali, le malattie cardiovascolari e l’ictus. A raccogliere in un libro i benefici di questa bevanda per le persone sane gli esperti dell’IRCCS (Istituto di Ricerche Farmacologiche) Mario Negri di Milano, a cui hanno assegnato il titolo “Caffé e Salute”.

Caffé che sarebbe un rimedio naturale, nelle giuste dosi quindi senza esagerare, in grado di contribuire alla prevenzione tumori alla gola e alla laringite, malattie cardiovascolari e persino patologie degenerative e croniche del cervello. Merito della caffeina, come spiega la Dr. Alessandra Tavani, capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche al Mario Negri: “Bisogna non fare confusione tra effetti della caffeina e del caffé. La caffeina della tazzina di caffé è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale. Inoltre la caffeina a dosi appropriate potenzia gli effetti antidolorifici dell’aspirina, aumentandone la biodisponibilità. Altri componenti del caffé (fra cui i polifenoli) potrebbero avere effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari, della cirrosi epatica e di svariate forme di tumore: cavo orale, faringe, fegato, endometrio e pare anche colon-retto”.

Dati molto recenti mostrano che il caffé sembra essere associato a una diminuzione di mortalità totale, anche se i risultati vanno confermati. In sostanza, consumando tre o quattro tazzine di caffé, l’individuo sano può godere del piacere di bere un buon caffé senza temere per la propria salute.

Attenzione però viene comunque raccomandata per via del potenziale danno causato nell’eventualità di sensibilità alla caffeina. La stessa Tavani sottolinea come la specifica capacità di metabolizzare la sostanza muti in maniera radicale il contributo che il caffé potrebbe portare all’organismo. Particolare attenzione va prestata anche in caso di assunzione di farmaci: “Il sistema responsabile del metabolismo e dell’eliminazione della caffeina nell’uomo può essere presente nelle persone in due diverse varianti: una elimina la caffeina velocemente, l’altra la elimina lentamente. Naturalmente chi elimina la caffeina lentamente risente di più e più a lungo dei suoi effetti: è il caso di chi sostiene di non dormire se prende il caffé dopo le 17 o di chi riporta altri effetti forti (come la tachicardia). È bene che chi non tollera la caffeina si astenga dal consumo di caffé oppure utilizzi il decaffeinato che ne contiene quantità trascurabili”.

Dal punto di vista teorico ci sono numerose interazioni della caffeina con diversi medicinali, soprattutto quelli attivi sul sistema nervoso centrale, ma per la maggior parte dei farmaci non ci sono evidenze di rilevanza clinica. Eccetto per consumi molto alti di caffé (oltre quattro tazzine al giorno), che sono sconsigliabili in ogni caso. L’unica sostanza per la quale il caffé è sicuramente pericoloso è l’efedra (e i suoi derivati, efedrina e pseudo-efedrina, usata in medicina per la cura dell’asma e di alcune malattie cardiovascolari, o in oculistica per provocare la dilatazione della pupilla.

Bangladesh, salgono a 362 morti nel crollo, salvata oggi un’operaia

Bangladesh, salgono a 362 morti nel crollo, salvata oggi un’operaia

LaPresse
Savar (Bangladesh), 28 apr. (LaPresse/AP) – Sono saliti a 362 i morti per il crollo dell’edificio di otto piani avvenuto mercoledì a Dacca, in Bangladesh. Lo riferisce il maggiore generale dell’esercito Chowdhury Hasan Suhrawardy, che coordina le operazioni di soccorso, aggiungendo che al momento i soccorritori stanno provando a salvare nove persone spostando manualmente blocchi di cemento con l’aiuto di vanghe. Oggi, intanto, è stata estratta viva dalle macerie una operaia, che lavorava in una delle aziende tessili che avevano sede nel palazzo crollato. Si tratta della peggiore tragedia che abbia mai colpito l’industria dell’abbigliamento in Bangladesh, il cui giro d’affari è di circa 20 miliardi di dollari all’anno.

Fo: “Brunetta ministro? Servirà un seggiolino”

Fo: “Brunetta ministro?
Servirà un seggiolino”
Ira del Pdl: “Ritirategli
il premio Nobel”

 

Dario Fo dai microfoni della ‘Zanzara’ fa una battuta su Brunetta: “Lui che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sè”. Coro di sdegno del centrodestra

 
Dario Fo (Ansa)

Dario Fo (Ansa)

Roma, 26 aprile 2013 – “Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sè”. Così il premio Nobel Dario Fo a ‘La Zanzara’ su Radio 24 sul totoministri del futuro governo Letta. “Sarebbe una gentilezza che si fa a Brunetta, e alla società, per non avere l’angoscia di vedere qualcuno che non ce la fa”. agginuge Fo. “Il cervello di Brunetta – prosegue – quello si che è ancora più piccolo.” “E Schifani al governo?”, chiedono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo: “Il cognome è onomatopeico, dentro il suo nome c’è già tutto, il rifiuto e il senso di angoscia e di repulsione per queste persone. Con questi al governo mi hanno copiato delle scene intere del Mistero Buffo”.

Le dichiarazioni alla ‘Zanzara’ di Fo hanno scatenato una serie di sdegnate reazioni da parte del centrodestra.

ALFANO – “Le dichiarazioni di Dario Fo, dal contenuto spregevole, colpiscono per la gratuita volgarità di un personaggio che, evidentemente, è ben lontano dal senso alto della politica e offende impunemente, credendo di divertire come durante uno spettacolo di cabaret di scadente livello. In realtà, offende solo se stesso, la sua storia e la sua professionalita’”. E’ quanto afferma il segretario politico Pdl, Angelino Alfano. “O forse, in verità, la sua cifra umana e’ cosi’ bassa – prosegue – da non consentirgli altro. Le sue parole incivili non offrono di certo un contributo alla politica, ma sicuramente svelano l ignoranza di chi ne sconosce il valore e ricorre persino alle offese personali per sentirsi realizzato e per soddisfare il proprio malsano egocentrismo. Ci vergogniamo per lui. Inutile aggiungere altro”.

RAVETTO – “Dopo le odierne dichiarazioni da taverna di Dario Fo su alcuni miei colleghi, l’accademia dovrebbe ritirargli il premio Nobel”. Lo dichiara Laura Ravetto, responsabile propaganda del Pdl.

VICARI – “Ma chi gli ha dato il Nobel? A leggere le dichiarazioni di Dario Fo contro i capigruppo Schifani e Brunetta c’è da chiedersi con quale strano criterio gli sia stato assegnato il Premio Nobel”. E’ Simona Vicari, vicecapogruppo Pdl al Senato, a replicare a Fo che “conferma ancora una volta di essere un intellettuale di parte, di quella sinistra radical chic sempre rancorosa”. “In un momento in cui si sta cercando di individuare una soluzione condivisa sul futuro governo – avverte – tutti dovrebbero impegnarsi per evitare di alimentare divisioni e contrapposizioni. Anche coloro che hanno impiegato una vita per trasformarsi da repubblichini a grillini”.

CICCHITTO – “Malgrado faccia finta di parlare sul serio, con quello che dice, e’ inevitabile che una risata seppellirà Dario Fo e anche il suo razzismo antropologico”, afferma l’esponente Pdl Fabrizio Cicchitto.

CARFAGNA – “Le parole di Dario Fo dedicate a Renato Brunetta non gli fanno onore. L’insulto non è satira, ma volgarità“, scrive su twitter la deputata Pdl Mara Carfagna.

SANTANCHE’ – “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Evidentemente è ciò che è capitato a Dario Fo, premio Nobel. Si supponeva fosse un uomo colto, invece insulta, colpendoli sul piano personale e non solo, i capigruppo Pdl, Brunetta e Schifani. Battute, le sue, del tutto prive di spirito, degne di uomini ignoranti e beceri”. Lo scrive in una nota la parlamentare del Pdl Daniela Santanchè. “Fo oggi più che mai – prosegue – si accompagna benissimo con l’ex comico Grillo che in questi giorni, trovandosi ormai ai margini del palcoscenico politico, tenta di riportare la luce dei riflettori su di sé attraverso un linguaggio osceno e volgare”.

BONDI – “Il nuovo governo avrà successo se otterrà anche il risultato di rendere reperti del passato pensieri come quelli espressi da Dario Fo nei confronti di Renato Brunetta e Renato Schifani, privati della loro umanità a motivo dell’odio politico”, afferma in una nota il coordinatore Pdl Sandro Bondi.

Un negoziante la cacciò dal negozio: ora Cecile è il primo ministro di colore

Un negoziante la cacciò
dal negozio: ora Cecile
è il primo ministro di colore

 

Le parole di Kyenge (Integrazione): “Voglio dare la cittadinanza a chi è nato in Italia”. E’ stata in consiglio provinciale a Modena

di Davide Miserendino

 
Cecile Kyenge

Cecile Kyenge

Modena, 28 aprile 2013 –  «LA DECISIONE di Enrico Letta segna il passo decisivo per cambiare concretamente l’Italia, la sua società e il modo di vedere un’integrazione che è già presente nel paese». È una nomina storica quella di Cécile Kyenge a ministro dell’Integrazione. Il deputato modenese, cittadina italiana nata nella Repubblica democratica del Congo, è stata scelta — a sorpresa — dal nuovo premier, ed è il primo ministro di colore della storia della Repubblica. Ha già le idee molto chiare, e non lo nasconde: «Una delle mie priorità — dichiara — è quella dello ius soli». Ius soli, sarebbe a dire diventare cittadini del paese in cui si nasce, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Una vera rivoluzione. «Ci sono tante cose che dovranno cambiare — aggiunge —, ma questa rimane una priorità al di sopra di tutto. Probabilmente — anticipa — troverò delle resistenze in Parlamento, dovremo lavorare molto per realizzarlo».

Palazzo Chigi, feriti due carabinieri e una passante incinta

Palazzo Chigi, feriti due carabinieri e una passante incinta
LA SPARATORIA MENTRE IL GOVERNO GIURAVA

Uno dei due militari ha una lesione alla colonna vertebrale
L’attentatore: “Puntavo ai politici. Sono disperato”

Il drammatico fatto di sangue mentre il governo giurava al Quirinale. L’attentatore in giacca e cravatta. La polizia parla di un folle, ma il fratello dello sparatore punta il dito alla recente perdita del lavoro come causa. Gli inquirenti: “Non è pazzo, voleva uccidere”

di Luigi Manfredi

 
Sparatoria davanti a palazzo Chigi, feriti due carabinieri
Un carabiniere a terra a palazzo Chigi dopo una sparatoria (Ansa)

Roma, 28 aprile 2013 – Una sparatoria è avvenuta davanti a Palazzo Chigi proprio mentre il nuovo governo giurava al Quirinale. A terra – feriti da colpi da arma da fuoco – sono rimasti due carabinieri e una passante. Lo sparatore, un uomo in giacca e cravatta, Luigi Preiti, 49 anni, è stato fermato dalle forze dell’ordine. E lo spettro di una possibile matrice terroristica, che si era affacciato nell’immediatezza del fatto, si è dissolto con il passare delle ore. Agli inquirenti l’attentatore ha detto, confessando: “Puntavo ai politici”. Per il pm che conduce l’indagine l’attentatore “non è un pazzo, voleva uccidere”.

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Nel corso dell’interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Gianfilippo Laviani, Preiti ha raccontato: “Ho deciso di fare tutto questo 20 giorni fa’.  Per aggiungere poi di avere acquistato ”la pistola quattro anni fa al mercato nero ad Alessandria”. E ha spiegato così il folle gesto: “Ho voluto fare un gesto eclatante in un giorno importante: non odio nessuno in particolare ma sono disperato”.

Luigi Preiti, è un calabrese di Rosarno di e ha 49 anni. E’ nato nel 1964 in Calabria ed è domiciliato ad Alessandria. Non ha precedenti penali, tranne un vecchio caso di falso.

Secondo la testimonianza del fratello Arcangelo, Preiti non avrebbe problemi mentali, ma sarebbe caduto in disperazione dopo aver perso il lavoro poco tempo fa. Aveva una piccola azienda edile. Per 20 anni ha vissuto al nord.

I carabinieri feriti sono il brigadiere Giuseppe Giangrande, di 50 anni, e il carabiniere scelto Francesco Negri, di 30. Sia il brigadiere sia l’appuntato sono effettivi al Battaglione Toscana. Il brigadiere è in prognosi riservata.  Il proiettile che ha colpito Giuseppe Giangrande ha leso la colonna vertebrale cervicale. Il militare non e’ in pericolo di vita ma le sue condizioni destano preoccupazioni e occorrera’ attendere l’esito degli accertamenti sanitari prima di poter avere certezza che la lesione non abbia conseguenze permanenti per il militare che è stato sottoposto ad un intervento neurochirurgico. Lo hanno riferito i sanitari del Policlinico Umberto I di Roma diffondendo il primo bollettino medico. Meno gravi le condizioni dell’altro militare ferito ad una gamba: Francesco Negri è stato operato all’ospedale San Giovanni per ridurre la frattura alla tibia provocata dalla pallottola. Lo ha detto il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera Gerardo Corea.’ ‘Mi ha detto di dire che sta bene. Ha subito un intervento ortopedico, e’ gia’ sveglio nella sua stanza, assieme alla fidanzata e dal fratello – ha riferito -. E’ in ottime condizioni, ma continua a chiedere del collega ferito”.

Quanto ai carabinieri intervenuti per immobilizzare l’attentatore, uno di loro spiega: “Abbiamo semplicemente cercato di fare il nostro dovere. In piazza era pieno di gente e non appena sono partiti gli spari ci siamo gettati sull’aggressore per bloccarlo”

Anche l’attentatore, che per gli inquirenti voleva uccidere e che è arrivato davanti a Palazzo Chigi a piedi, è rimasto ferito alla testa nella colluttazione con le forze dell’ordine.

Tra i feriti c’è anche una donna, una passante rimasta ferita di striscio durante la sparatoria: la donna  è incinta e sarebbe stata colpita da alcune schegge, secondo quanto riferisce il 118. E’ stata ricoverata con ferite lievi all’ospedale Santo Spirito. La donna stava passando in piazza Colonna insieme al marito e al figlio, i quali in seguito alla sparatoria sono caduti a terra riportando contusioni lievi: il bambino avrebbe preso una botta al volto. Anche loro sono stati trasferiti insieme alla donna al Santo Spirito.

Sono almeno sei bossoli, di piccolo calibro,  che la polizia scientifica ha identificato a terra a Piazza Colonna. La scientifica ha circoscritto con l’apposito nastro la scena del crimine identificando con il gesso il luogo esatto in cui sono caduti i bossoli. L’arma, forse di calibro 7,65, aveva la matricola abrasa e secondo quanto affermato dagli inquirenti è di provenienza illecita.

Il clamoroso fatto di sangue è accaduto verso le 11,40  in una piazza Montecitorio blindata. E subito si sono viste scene di panico fra la gente. Poco distante, come detto, al Quirinale il governo stava giurando nelle mani di Napolitano. (VIDEO) Immediatamente è scattato lo stato di massima allerta anche in piazza del Quirinale.

Preiti si sarebbe rivolto ai carabinieri con “sparatemi, sparatemi” per essere immediatamente immobilizzato a terra. 

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha immediatamente fatto il punto con il ministro Alfano. Il governo è stato avvertito durante il giuramento, a cui non sono seguiti festeggiamenti.

Preiti è accusato di tentato omicidio, porto e detenzione di armi. Il pubblico ministero di Roma Antonella Nespola ha già chiesto al gip la convalida del fermo. L’uomo sarà interrogato tra domani e dopodomani. Nel frattempo sono stati disposti accertamenti per definire il profilo dell’attentatore e non è escluso che possa essere decisa anche una perizia medico legale per valutare le sue condizioni di salute.

“Per favore, allentatemi le manette, non sento il braccio”: così, secondo quanto riferito all’ANSA da forze dell’ordine presenti sul posto, Luigi Preiti si è rivolto alle forze dell’ordine che lo hanno bloccato. “E’ apparso freddo e lucido”, riferisce un addetto alla sicurezza che ha partecipato all’arresto.

Nel pomeriggio il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha riferito in consiglio dei ministri e poi alla stampa (VIDEO). “Ho appeno riferito in Consiglio dei ministri le informazioni in nostro possesso. Il tragico gesto criminale è stato operato da un disoccupato di 49 anni, che ha manifestato l’intenzione di suicidarsi e che non l’ha fatto per l’esaurimento del caricatore”.  Alfano ha anche rassicurato: “La situazione di ordine pubblico nel Paese non desta preoccupazione”. E ha aggiunto che “sono stati rafforzati i controlli negli obiettivi che sono piu’ a rischio”.

Il ministro, che ha espresso la solidarietà all’Arma, ha raccontato la dinamica: ”Sono stati esplosi sei colpi, due hanno colpito il brigadiere Giangrande che si trova ricoverato al Politico Umberto I. Ci siamo recati li’ con il ministro Mauro  ell’immediatezza dei fatti e abbiamo parlato con il responsabile che lo ha sotto cura. La prognosi e’ riservata”.

ENRICO LETTA: CHI E’

ENRICO LETTA: CHI E’
Pisano, 46 anni
allievo di Andreatta

 

Sarà il terzo presidente del Consiglio più giovane della storia della Repubblica, ‘battuto’ da Giovanni Goria (premier a 43 anni nel 1987) e da Amintore Fanfani (a 45 anni nel 1954)

 
Enrico Letta al termine della consultazione con Napolitano (Imagoeconomica)

Enrico Letta al termine della consultazione con Napolitano (Imagoeconomica)

Roma, 24 aprile 2013 – Enrico Letta ha 46 anni ed è sposato. Se tutto filerà come da programma, sarà il terzo presidente del Consiglio più giovane della storia della Repubblica, ‘battuto’ da Giovanni Goria (premier a 43 anni nel 1987) e da Amintore Fanfani (a 45 anni nel 1954). Pisano, ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna dell’Europa. Dall’infanzia a Strasburgo – dove frequenta la scuola dell’obbligo – alla laurea in Diritto internazionale all’Università di Pisa. Sempre a Pisa consegue il dottorato di ricerca in Diritto delle comunità europee alla Scuola Superiore ‘S. Anna’. A 25 anni è presidente dei Giovani del Partito Popolare europeo.

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Nel 1990 conosce Beniamino Andreatta e diventa ricercatore dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione di cui è segretario generale dal 1993. Nello stesso anno il primo contatto con le istituzioni. Segue infatti Andreatta, come capo della sua segreteria, al Ministero degli Esteri, nel governo Ciampi.

È stato presidente dei Giovani democristiani europei (1991-1995), segretario generale del Comitato Euro del Ministero del Tesoro (1996-1997), vicesegretario nazionale del Partito Popolare Italiano (1997-1998), ministro delle Politiche comunitarie (1998-1999), ministro dell’Industria (1999-2001), responsabile nazionale per l’economia della Margherita dal 2001.

Nel giugno 2004 rassegna le dimissioni dalla Camera e, da capolista dell’Ulivo, viene eletto deputato europeo per la circoscrizione Italia Nord-Est. Nella XV Legislatura torna deputato della Repubblica italiana e tra il 17 maggio 2006 e l’8 maggio 2008 è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Prodi.

Nel 2007 si candida alla segreteria del neonato Partito democratico ottenendo, con le primarie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi. Nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, capolista PD nella Circoscrizione Lombardia 2, viene eletto alla Camera dei Deputati. Poche settimane Walter Veltroni lo chiama a far parte del governo ombra del PD in qualità di responsabile Welfare.

Nel 2009, in occasione del Congresso del Partito democratico, decide di appoggiare Pier Luigi Bersani e la mozione che lo sostiene. Il 9 novembre 2009 – dopo le primarie che eleggono Bersani segretario nazionale – viene nominato dall’Assemblea nazionale, ad amplissima maggioranza, vicesegretario unico del Partito Democratico. Alle elezioni politiche del 2013 è capolista del Partito Democratico alla Camera dei Deputati nelle Marche e in Campania.