Referendum, Matteo Renzi si dimette da presidente del Consiglio

Referendum, Matteo Renzi si dimette da presidente del Consiglio

Il premier annuncia per oggi l’ultimo Consiglio dei ministri.  “Poi andrò da Mattarella a rimettere il mio mandato”

Ultimo aggiornamento: 5 dicembre 2016
Matteo Renzi dà le dimissioni: le tappe politiche

Roma, 5 dicembre 2016 – Matteo Renzi ammette la sconfitta al referendum costituzionale e annuncia le sue dimissioni da presidente del Consiglio. “Nella politica italiana non perde mai nessuno. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta, anche se con il nodo in gola. Non sono riuscito a portarvi alla vittoria”, ha detto infatti da Palazzo Chigi, rivolgendosi ai sostenitori del Sì. “Il No ha vinto in modo straordinariamente netto, ai leader del No congratulazioni e augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese dell’Italia e degli italiani”, ha proseguito, spiegando che la sua esperienza di governo è giunta al capolinea. “Ho perso e a saltare è la mia poltrona. L’esperienza del governo è finita, domani riunisco il Consiglio dei ministri e nel pomeriggio salgo al Colle per dimettermi – ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa durata appena 11 minuti -. Volevo tagliare le poltrone della politica e alla fine è saltata la mia”.

Renzi poi ha quasi sfidato il fronte del No a cui spettano “onori e oneri”. “Ci aspettiamo proposte serie e credibili” sulla legge elettorale, ha detto Renzi chiaramente rivolto ai suoi avversari, da Salvini a Grillo. Unica consolazione l’alta affluenza ai seggi che, alla fine, ha superato il 68%. “Sono fiero e orgoglioso dell’opportunità su iniziativa del governo che abbiamo dato ai cittadini di esprimersi sul merito della riforma”, ha affermato sottolineando come “tanti cittadini si sono riavvicinati alla Carta costituzionale”.

Mano in tasca, tolta e poi rimessa, il premier ha cercato di sdrammatizzare con qualche battuta, ma ha anche rivendicato i risultati del suo governo. Gli è stato tuttavia impossibile trattenere la commozione quando ha ringraziato la sua famiglia. “Grazie ad Agnese per la fatica di questi mille giorni e per come ha rappresentato splendidamente il Paese. Grazie ai miei figli”, ha detto con gli occhi rossi.

“Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella”, ha concluso, sottolineando come l’esecutivo, sebbene dimissionario, nei prossimi giorni sarà al lavoro per assicurare l’approvazione della legge di bilancio e il massimo impegno sui territori colpiti dal sisma e uscendo senza concedersi alle domande dei giornalisti.

IL PD – Le parole di Renzi erano comunque attese, visto quanto dichiarato negli appuntamenti televisivi e di piazza in cui si era speso a favore del Sì. “Se non posso cambiare le cose, non resterò a galleggiare“, aveva detto più volte. E ancora: “Io resto a palazzo Chigi solo per cambiare le cose, non sono aggrappato alla poltrona”. Intanto il vicesegretario Lorenzo Guerini ha già annunciato che martedì si terrà la direzione del Pd per una valutazione dei dati del referendum, mentre i fedelissimi Pd sui social si dicono “orgogliosi di Matteo”.

SPECIALE / Referendum, i dati in tempo reale città per città

FOCUS / L’affluenza in Emilia RomagnaMarcheToscana Lombardia

EURO AI MINIMI – Intanto il primo effetto delle dimissioni si è avuto sull’euro, scivolato ai minimi da 20 mesi, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg. La moneta unica torna così ai livelli del marzo 2015, cedendo più terreno rispetto a quanto accadde dopo la Brexit.

LA NOTIZIA FA IL GIRO DEL MONDO – E le dimissioni sono diventate immediatamente breaking news nel mondo. “Renzi si dimette dopo la dura sconfitta”, scrive la Bbc. “Il premier lascia”, titola anche il Guardian, mentre il Washington Post dà la notizia delle dimissioni dopo la “sonora sconfitta al referendum”. Riportano in apertura le dimissioni di Renzi anche El Pais, The Telegraph e la Cnbc.

Kostner regina a Zagabria, vince al rientro. Il video

Kostner regina a Zagabria, vince al rientro. Il video

Davanti alla russa Tuktamysheva, campionessa europea e mondiale nel 2015, trionfa dopo essere arrivata terza nel programma libero

di FRANCESCO FORNI

Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2016
Carolina Kostner a Zagabria

Carolina Kostner a Zagabria

Zagabria, 9 dicembre 2016 – E sempre dolcissimo il ghiaccio del Golden Spin per Carolina Kostner, che chiude il gloria il suo rientro alle competizioni.

E’ stata ottima  anche nella seconda serata a Zagabria, vincendo alla fine la competizione.

Nel programma libero è arrivata terza, ma il margine ottenuto nel corto le ha permesso di primeggiare.davanti alla russa Tuktamysheva, campionessa europea e mondiale nel 2015.

La Kostner nel libero ha ottenuto 126.28 punti, con 55.40 di punteggio tecnico e 70.88 nei components, la migliore in questa voce, che sommati a quelli del corto l’hanno proiettata a un totale di 196.23: il primo posto.

La prova. Al triplo flip e triplo loop è seguita la combinazione doppio Lutz-doppio loop, quindi la sequenza di passi, la trottola saltata (molto bella), la combinazione doppio Axel-doppio toeloop-loop semplice (doveva essere doppio), il triplo loop in combinazione col doppio toeloop, quindi il preciso doppio Axel, il triplo Salchow per poi finire il programma con una nuova trottola saltata, la sequenza coreografica e la trottola combinata.

Si tratta del ventisettesimo podio consecutivo dal marzo 2010 quando al Mondiale di Torino fini’ sesta

Un ottimo “warming” in vista dell’Europeo di Ostrava (25-29 gennaio), passaggio chiave per il definitivo rientro nell’elite della categoria. Prima però, la prossima settimana, i campionati italiani a Egna, in provincia di Bolzano.

Ecco la classifica finale.

1. Carolina Kostner – 196.23
2. Elizaveta Tuktamysheva RUS – 192.03
3. Alena Leonova RUS – 191.39
4. Amber Glenn USA – 183.68
5. Alexandra Avstriyskaya RUS – 161.77
6. Gracie Gold USA – 159.03
7. Karen Chen USA – 155.63
8. Kailani Craine AUS – 153.04
9. Laurine Lecavelier FRA – 151.58
10. Dasa Grm SLO – 144.97
11. Brooklee Han AUS – 139.35
12. Matilda Algotsson SWE – 138.58
13. Aimee Buchanan ISR – 128.55
14. Antonina Dubinina SRB – 124.25
15. Katarina Kulgeyko ISR – 122.01
16. Sonia Lafuente ESP – 116.42
17. Elizaveta Yushchenko ISR – 115.79
18. Janina Makeenka BLR – 111.57
19. Julie Froetscher FRA – 106.79

Cristiano Ronaldo, ufficiale il quarto pallone d’oro.

Cristiano Ronaldo, ufficiale il quarto pallone d’oro. Buffon nono

Poker per CR7 dopo i trionfi del 2008, 2013 e 2014: trofeo strameritato grazie alla vittoria in Champions League col Real Madrid e a Euro 2016 col Portogallo. La classifica completa

Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2016
Cristiano Ronaldo (AFP)

Cristiano Ronaldo (AFP)

Parigi, 12 dicembre 2016 – Poker per CR7.

Finalmente è ufficiale: Cristiano Ronaldo è il vincitore del Pallone d’Oro 2016 di France Football.

E’ stato lo stesso magazine francese ad annunciarlo sul proprio sito internet. Per Ronaldo è il quarto Pallone d’Oro in carriera, dopo quelli del 2008, 2013 e 2014.

Per CR7 vittoria strameritata, grazie ai trionfi in Champions League col Real Madrid e a Euro 2016 in Francia col suo Portogallo.

Vittorie da leader, che lo decretano numero uno incontrastato dell’anno.

La classifica completa

1. Cristiano Ronaldo (Real Madrid) 745 points
2. Lionel Messi (FC Barcelon) 316
3. Antoine Griezmann (Atlético Madrid) 198
4. Luis Suarez (FC Barcelona) 91
5. Neymar (FC Barcelona) 68
6. Gareth Bale (Real Madrid) 60
7. Riyad Mahrez (Leicester) 20
8. Jamie Vardy (Leicester) 11
9. Gianluigi Buffon (Juventus) et Pepe (Real Madrid) 8
11. Pierre-Emerick Aubameyang (Borussia Dortmund) 7
12. Rui Patricio (Sporting CP) 6
13. Zlatan Ibrahimovic (Manchester United) 5
14. Paul Pogba (Manchester United) et Arturo Vidal (Bayern Munich)
16. Robert Lewandowski (Bayern Munich) 3
17. Toni Kroos (Real Madrid), Luka Modric (Real Madrid) et Dimitri Payet (West Ham) 1
Non classificati : Agüero, De Bruyne, Dybala, Godin, Higuain, Iniesta, Koke, Lloris, Müller, Neuer, Sergio Ramos.

Expo, indagato il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Mi autosospendo”

Expo, indagato il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Mi autosospendo”

Il primo cittadino è indagato nell’inchiesta sulla ‘Piastra dei servizi’ dalla procura generale di Milano

Giuseppe Sala

Giuseppe Sala

SALA: “MI AUTOSOSPENDO” – “Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano”.

L’INCHIESTA SULLA PIASTRA – La Procura tempo fa aveva iscritto nel registro degli indagati cinque persone: gli ex manager Expo Angelo Paris e Antonio Acerbo, l’ex presidente della Mantovani spa Piergiorgio Baita e gli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque. Nella richiesta di proroga delle indagini la Procura generale, però, chiedendo al gip Lucio Marcantonio l’ok a indagare per altri sei mesi, segnala che sono necessari ancora “approfondimenti”, soprattutto alla luce del fatto che si è dovuto procedere a “nuove iscrizioni” e che sono necessarie ancora “audizioni”. Data la mole del materiale raccolto e gli approfondimenti che devono essere ancora effettuati, poi, il sostituto pg Felice Isnardi ha deciso di chiedere che gli vengano concessi altri 6 mesi per indagare. Il gip Andrea Ghinetti, a fine ottobre, non avendo accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, aveva convocato le parti per la discussione della vicenda per poi decidere se archiviare o chiedere un supplemento di indagine o ordinare l’imputazione coatta. Nel frattempo, però, la Procura generale ha avocato il fascicolo e ha ottenuto un mese di tempo per nuove indagini, termine poi scaduto. Da qui la richiesta di proroga. Il fascicolo era stato al centro dello scontro tra l’ormai ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e l’ex aggiunto Alfredo Robledo il quale, su decisione del primo, nel 2014 era stato di fatto estromesso dagli interrogatori ‘centrali’ dell’inchiesta. L’indagine sull’appalto più rilevante di Expo, vinto dalla Mantovani grazie ad un ribasso del 42% su una base d’asta di 272 milioni di euro, era partita nel 2012. Le accuse al centro dell’inchiesta sono turbativa d’asta e corruzione.

Marra arrestato e caos M5S, Grillo alla Raggi: “Ora rimedia”

Marra arrestato e caos M5S, Grillo alla Raggi: “Ora rimedia”

Critiche alla sindaca dalla Lombardi. La senatrice Taverna: “Non basta più chiedere scusa e dire che mi sono sbagliata”

Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2016
Marra arrestato, vertice M5S con Grillo a Roma

Roma, 16 dicembre 2016 – E’ scontro all’interno del Movimento 5 Stelle dopo l’arresto di Raffaele Marra insieme all’imprenditore Sergio Scarpellini. “Su Marra te lo avevo detto ora rimedia“, queste le parole che Beppe Grillo avrebbe detto alla sindaca Raggi nel corso di una telefonata. Ma non solo, Grillo avrebbe anche esortato la sindaca a verificare  “tutti gli atti fatti da Marra”. Dunque nei prossimi giorni la Raggi procederà a passare al setaccio tutte le carte firmate da Raffaele Marra in qualità di dirigente comunale.

TAVERNA E LOMBARDI ALL’ATTACCO – A scagliarsi contro la Raggi poi la deputata Roberta Lombardi, che in un post su Facebook lo definì “il virus che ha infettato il Movimento 5 stelle”, oggi prende in prestito un aforisma di Martin Luther King per chiedere una presa di posizione sul caso.

“La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta”, scrive l’esponente dei pentastellati.

Il post ha raccolto diverse condivisioni ed è stato rilanciato, tra gli altri, dai parlamentari Carla Ruocco, Paola Taverna, Nicola Morra, tutti da sempre molto critici rispetto alla permanenza di Marra al Campidoglio.

D’altro canto l’intervento della sindaca Virginia Raggi, che ha preso le distanze da Marra e ha chiesto scusa al Movimento, non è bastata a calmare gli animi. Le sue parole sono state postate senza alcun commento sul blog di Beppe Grillo. “Non basta più chiedere scusa e dire che mi sono sbagliata”, tuona davanti alle telecamere la senatrice Paola Taverna del disciolto mini direttorio romano pentastellato che avrebbe dovuto assistere la sindaca.

Intanto l’hashtag #raggidimettiti è trending topic su Twitter in Italia. La protesta, cominciata questa mattina con una valanga di commenti sul profilo Facebook del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – oltre 300, in gran parte critici – è proseguita sulle pagine degli altri esponenti di punta M5S. Messaggi di fuoco anche sulla pagina di Alessandro Di Battista, tra i più attivi e amati sui social. Scorrendo i commenti emerge un dato preoccupante per il Movimento fondato Beppe Grillo: molti sono loro elettori della prima ora, attivisti delusi che chiedono a gran voce di scaricare la Raggi.

SUMMIT CON GRILLO – In tarda serata poi nell’hotel romano in cui soggiorna Grillo si sono radunati diversi esponeti della prima ora del M5S per affrontare la questione. Il primo ad arrivare è Roberto Fico. Poi Luigi Di Maio, Nicola Morra, Roberta Lombardi e Paola Taverna ed in fine anche il capogruppo in Consiglio comunale a Roma Paolo Ferrara.

Raggi ko, anche il bilancio fa acqua. “Spese tagliate a danno della città”

Raggi ko, anche il bilancio fa acqua. “Spese tagliate a danno della città”

I revisori bocciano i conti. Il sindaco su Marra: “Non mi ricattava”

di ELENA G. POLIDORI

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre 2016

Roma, 21 dicembre 2016 – Nel giorno in cui Raffaele Marra comincia a raccontare la sua verità, su Virginia Raggi piove un’altra tegola. L’Oref, l’organismo di controllo finanziario del comune, ha bocciato il documento di bilancio della Capitale (2017-2019). E dunque sarà necessario ricominciare tutto daccapo; c’è tempo fino al 28 febbraio per l’approvazione, ma la strada appare tutta in salita. Il rischio commissariamento ora è concreto.

A tenere banco, ieri, sono state comunque ancora le rivelazioni dell’ex avvocato del Campidoglio, Rodolfo Murra, sulla stessa lunghezza d’onda di quelle di Carla Raineri, l’ex capo di gabinetto della Raggi. Entrambi hanno parlato di un rapporto poco chiaro tra il sindaco e il suo braccio destro, tale da far sospettare che dietro l’arroganza e le ricorrenti parole di Marra («Se parlo io…») si celasse un ricatto.

«Non è vero – ha detto invece la Raggi – Raffaele Marra non mi ricattava; se temo di più l’interrogatorio di Marra o l’esposto dell’ex capo di gabinetto Carla Raineri? Nessuno dei due», ha tagliato corto uscendo dalla messa di Natale all’Ara Coeli. Tuttavia, la questione Marra rimarrà a lungo uno dei suoi incubi ricorrenti se anche ieri, a sorpresa, ha chiesto una verifica interna sulla legittimità degli atti adottati dallo stesso Marra, in ultimo capo del personale. Un modo per prendere le distanze anche dagli atti controfirmati da Marra sebbene la posizione della sindaca si sia «aggravata» nelle ultime ore. C’è, infatti, un «cavillo» che può metterla nei guai e che lei stessa ha svelato nella relazione inviata all’autorità Anticorruzione.

Infatti, al momento di chiedere lumi sulla regolarità della nomina a responsabile del Turismo per il Campidoglio di Renato Marra — fratello di Raffaele — il sindaco ha specificato di aver avviato una «procedura non comparativa». Ma si tratta di un iter non previsto quando esiste la possibilità di incorrere nel conflitto di interessi, come in questo caso. Insomma, quell’avviso di garanzia di cui tutti parlano e che potrebbe esserle recapitato a breve, si potrebbe arricchire di un nuovo elemento.

Ma fosse solo questo. Ieri, come si diceva, sulla testa della Raggi è caduta un’altra grana. I revisori dei conti, che hanno potere di remissione del provvedimento al consiglio comunale, hanno bocciato il bilancio previsionale; non era mai successo prima a Roma. E questo vuol dire che la manovra è da rifare. È stato il presidente, Marcello De Vito, a comunicare lo stop: «È stato depositato il parere dell’Oref e non è favorevole». Insomma, bilancio bocciato. Nel parere si legge che è stato «riscontrato il mantenimento del pareggio di bilancio nel rispetto del piano di riequilibrio di Roma Capitale», ma sono stati ritenuti «non sufficienti gli spazi di finanza pubblica necessari al rispetto dell’equilibrio finanziario in relazione alle necessità sul riconoscimento dei debiti fuori bilancio, alle passività potenziali comunque presenti e a tutte le altre criticità evidenziate, tra cui la metro C e le partecipate».

Ma c’è di più. Nelle 42 pagine del documento, cartina di tornasole della capacità di programmazione economica della giunta grillina, si dice inoltre che «sebbene sia conseguibile l’obiettivo programmato del pareggio, il Collegio ritiene che esso sia stato raggiunto anche sulla base di: previsioni di entrate non strutturali (es. concessioni edilizie, contravvenzioni, recupero evasione tributaria, ecc, tutte spese di fatto non esigibili, ndr)». Inoltre, nella «manovra» non trovano riscontro le raccomandazioni del Mef e le previsioni del piano di rientro, ma la parte più severa arriva verso la fine del dossier, quando l’Oref analizza anche le criticità legate «alle passività potenziali» che riguardano «il contenzioso relativo al CCNL per i dipendenti di Roma Tpl» (azienda di trasporti partecipata che fornisce servizi oltre il Grande Raccordo Anulare, ndr). Il colpo finale è, infine, questo: «Ulteriori risparmi derivanti dalla razionalizzazione della spesa non appaiono possibili se non a danno della qualità dei servizi erogati dall’ente ai cittadini». Insomma, Roma è già in ginocchio ma nel bilancio il Movimento 5 Stelle avrebbe voluto tagliare ancora di più quello che di fatto già non c’è, i servizi ai cittadini. Caustico il commento di Stefano Fassina, consigliere di SI: «Io chiedo a Beppe Grillo di mettersi una mano sulla coscienza e ricordarsi che c’è un città che va amministrata, di verificare se hanno le condizioni per andare avanti. A me pare che oggi le condizioni siano davvero scarse».

Tra le vittime dell’attacco di Berlino c’è l’italiana Fabrizia di Lorenzo.

La notizia del giorno

Gentiloni: “Cittadina esemplare, Italia commossa”. La sua storia

La drammatica notizia arrivata stamani dal Ministro degli Esteri Alfano. Il cordoglio di Mattarella: “Grande dolore”. L’Italia ricorda la sua concittadina. Intanto continua la ricerca del presunto terrorista, che era stato per quattro anni in carcere a Palermo. La polizia: “È armato e pericoloso”. E oggi ha riaperto il mercato di Berlino teatro della strage

Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha confermato che tra le vittime dell’attacco di Berlino c’è l’italiana Fabrizia di Lorenzo. “La magistratura tedesca, così come ha comunicato il ministero degli Affari Esteri della Germania, ha esaurito le verifiche necessarie e purtroppo, ormai, c’è la certezza che, fra le vittime, c’è l’italiana Fabrizia Di Lorenzo. Sono affettuosamente vicino alla famiglia e ai suoi cari, condividendone l’immenso dolore”, fa sapere il ministro in una nota.

 

Mattarella: “Grande dolore”
Parole di cordoglio arrivano dalle più alte cariche politiche. “La notizia della identificazione di Fabrizia Di Lorenzo tra le vittime della strage di Berlino conferma i peggiori timori dei giorni scorsi. Il dolore per la sua morte è grande. Ancora una volta una nostra giovane connazionale rimane, all’estero, vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo. Esprimo ai genitori e al fratello di Fabrizia la solidarietà e la vicinanza di tutto il nostro Paese” afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Caccia al tunisino
Intanto è caccia al 24enne tunisino ritenuto responsabile dell’attentato che ha colpito il mercato di Natale a Berlino, facendo 12 morti e 48 feriti. Secondo le indiscrezioni, alcune fonti vicine alla polizia avrebbero rivelato che l’attacco sarebbe stato “pianificato per mesi”. L’attività investigativa procede in tutta la Germania con diversi blitz della polizia e delle forze speciali, uno nel campo profughi di Emmerich, in Nord Reno-Westfalia, in alcuni appartamenti di Dortumund e, nella notte, a Berlino, dove sono stati perquisiti tre appartamenti nei quartieri di Kreuzberg, Moabit e Prenzlauer Berg. Nel corso delle perquisizioni quattro persone sono state fermate, anche se la procura ha poi smentito legami dei fermati con Anis Amri e i 4 sono stati poi rilasciati.

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Le impronte di Amri sul tir
Le impronte di Anis Amri sono state rinvenute dalla polizia sulla portiera del tir – lato guidatore – utilizzato per la strage. In seguito all’attentato rivendicato dall’Isis, contro Amri è stato emesso un mandato di cattura in tutta Europa fra l’altro perché nella cabina di guida del tir, sotto il sedile, sono stati trovati in maniera quasi incredibile suoi documenti. La polizia ha avvertito la popolazione che l’uomo, che avrebbe usato almeno “sei diversi nomi e tre diverse nazionalità”, è da considerarsi “armato e pericoloso”. Per attirare segnalazioni, la polizia federale tedesca ha promesso una taglia che arriva fino da 100 mila euro. Inoltre è emerso che Anis Amri era già stato indagato dalle autorità del Nordreno-vestfalia per il sospetto di preparare un grave reato contro lo Statto, mentre lo Spiegel online sottolinea che il presunto killer “era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg” dopo che “il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo” ma “due giorni dopo era stato però rilasciato”.

 

Quattro anni in carcere in Italia
Il presunto attentatore era noto alle autorità italiane e, come anticipato da Sky TG24, avrebbe eluso l’espulsione. Il giovane è arrivato solo su un barcone in Italia quando ancora era minorenne nel febbraio 2011, in mezzo a migliaia di tunisini che in quei mesi lasciarono il paese in seguito allo scoppio della primavera araba. In seguito a vari reati, ha trascorso quattro anni nel carcere dell’Ucciardone a Palermo. Proprio qui potrebbe essersi radicalizzato secondo quanto ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. “Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia”, ha aggiunto.

 

Sorvegliato in Germania
Dopo aver scontato la pena, nella primavera 2015 ha ricevuto un provvedimento di espulsione che non è andato a buon fine: le autorità tunisine non hanno eseguito la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Amri ha quindi lasciato l’Italia per andare Germania. Qui, tollerato come profugo cui era stata respinta la domanda di asilo, era stato fermato per due giorni l’estate scorsa e sorvegliato per mesi perché sospettato di preparare un attentato. Solo nelle ultime ore, non si sa se per caso o per tardiva solerzia, sono arrivati da Tunisi i documenti attesi per l’espulsione.

Riaperto il mercatino
Intanto ha riaperto il mercatino di Natale di Breitscheidplatz, ai piedi della Gedaechtniskirche a Berlino ovest, teatro della strage. Una voglia di normalità che però non dimentica quanto è successo lunedì, con luminare ed eventi musicali vietati in segno di rispetto per le vittime. Vuota l’area del mercato in cui il camion ha falciato i visitatori.

Arriva il decreto salva-banche. Gentiloni: “Così Mps ha un futuro”

Arriva il decreto salva-banche. Gentiloni: “Così Mps ha un futuro”

Fondo da 20 miliardi. E una tutela anche ai bondisti subordinati

di AGNESE PINI

Ultimo aggiornamento: 23 dicembre 2016

Siena, 23 dicembre 2016 – Il decreto salva-banche è realtà. Il consiglio dei ministri, riunitosi nella tarda serata di ieri per un’ora (il summit è iniziato alle 23.40), ha dato l’ok all’ombrello da 20 miliardi per le banche in crisi. Non solo Mps, ma gli anelli più deboli del sistema, come ad esempio gli istituti veneti, Carige e i quattro nati dalle ceneri di Etruria, Marche, Carife e Carichieti. Lo ha fatto nel giorno della sconfitta di Montepaschi, i cui vertici si sono arresi all’impossibilità di varare l’aumento di capitale da 5 miliardi con investitori privati. «Credo che questa rappresenti una giornata importante, di svolta per Mps – ha detto all’uscita della riunione dei ministri, il premier Paolo Gentiloni –, di rassicurazione per i suoi risparmiatori e per il suo futuro».

Si apre così la strada alla «banca pubblica», prototipo archiviato da almeno un ventennio e tornato improvvisamente di moda. Non è bastata la conversione di 2 miliardi e 451 milioni di bond subordinati in azioni da parte degli investitori retail. Tantissimi, ma non sufficienti a salvare il piano di ricapitalizzazione sul mercato, che necessitava di 5 miliardi. La parola fine è arrivata dal cda riunito a Milano, dopo che il titolo aveva chiuso a -7,48% a Piazza Affari. Oggi Consob ha deciso di sospendere gli scambi su tutti i titoli dell’istituto. «Una decisione assolutamente normale», l’ha definita il ministro Pier Carlo Padoan. Che sottolinea: ci sarà un meccanismo di tutela degli obbligazionisti subordinati di Mps al 100%, a cui saranno assegnate prima azioni e poi obbligazioni ordinarie. «Così la tutela dei risparmiatori è completa», aggiunge Padoan. Si chiude così la controversa avventura senese iniziata a giugno, con la lettera intimidatoria della Bce sulla «dismissione dei 27 miliardi di crediti deteriorati». E che, in sei mesi, non ha risparmiato nulla, tra alti dirigenti defenestrati – Fabrizio Viola e Massimo Tononi –, investitori evaporati all’improvviso, potentissimi advisor da oltreoceano. L’operazione è stata tenuta a galla fino all’ultimo istante utile con l’ostinazione di un accanimento terapeutico. Morelli ha seguito tutto con estenuante pignoleria, anche per tutelare se stesso e soci da possibili controversie giudiziarie.

Nei fatti è stato il mercato – «assenza di fondi istituzionali disposti a partecipare» – a decretare l’insuccesso di un’operazione squisitamente politica. Con la strada dell’aumento di capitale tracciata fin dall’estate dall’allora governo Renzi, garante – non è chiaro a quali condizioni – dei tasselli principali del piano. Dall’intervento del Qatar, che aveva promesso un miliardo ma che ha fatto perdere le sue tracce, al ruolo di Jp Morgan. A parziale consolazione, il fatto che il maxi compenso da 500 milioni per la banca d’affari era subordinato al successo dell’operazione. E quindi sarà sospeso.

Tutta acqua passata, in ogni caso. Il futuro prevede un altro tour de force per iniettare liquidità nella banca entro la fine dell’anno. Secondo le normative europee, la ricapitalizzazione preventiva – che dovrà comunque incontrare l’ok dell’Ue – non si potrà attivare senza il burden sharing. In pratica, il peso del risanamento verrà condiviso dallo Stato con obbligazionisti e azionisti. Non è chiaro a quali condizioni. Ma potrebbero essere svantaggiose per i possessori dei bond subordinati, i più a esposti in questa partita. Il tutto sarà a tempo. L’intervento pubblico nel capitale dovrà durare al massimo 18 mesi, secondo la normativa Ue. Ma su questo limite, sembra, è già in corso un braccio di ferro. L’ennesimo, tra Roma e Bruxelles.

Terremoto in Cile, magnitudo 7.6. Rientra l’allerta tsunami sulla costa Sud

Terremoto in Cile, magnitudo 7.6. Rientra l’allerta tsunami sulla costa Sud

La scossa ha colpito la costa cilena a 20 km a sud-ovest di Puerto Quelon. Revocato l’allerta tsunami per i paesi costieri

 Ultimo aggiornamento: 25 dicembre 2016
 Cile, terremoto e allerta tsunami nel sud

Santiago del Cile, 25 dicembre 2016 – Un sisma di magnitudo provvisoria 7,7 (ricalcolato a 7.6 da Usgs) ha colpito alle 11,22 locali (le 15,22 ora italiana) la costa cilena a 20 km a sud-ovest di Puerto Quelon, punta estrema della Isla Grande a 1.284 km da Santiago del Cile innescando – secondo il Servicio Hidrografico e Oceanografico dell’esercito – un allerta tsunami, poi revocato, per pericolo di “onde anomale”. L’ipocentro (il punto esatto dove si è verificata la frattura nella crosta terrestre) è stato individuato ad una profondità di 33 km. Lo riferisce l’Istituto Geologico Usa (Usgs) che da notizia di un’altra scossa di 5,4 gradi della scala Richter verificatasi 21 minuti prima in Cile ma molto più a nord, a 147 km da Iquique, 1.480 km a nord della capitale.

L’agenzia cilena per le emergenze ha revocato l’allerta tsunami lanciato in un primo momento, che aveva portato le autorità a ordinare l’evacuazione di 5 zone della costa nella regione di Los Lagos. Le immagini dalla rete 24horas mostrano imponenti danni alle infrastrutture dell’area: si vedono strade in cui si sono aperte profonde fenditure e porzioni di asfalto scivolate di lato. Non si hanno notizie di vittime.

Morto George Michael

Morto George Michael, stella tormentata di ‘Last Christmas’

Il cantante è scomparso all’età di 53 anni “serenamente a casa sua” ha riferito lo staff. Dalla carriera con gli Wham! ai successi da solista ha venduto oltre 100 milioni di copie

Ultimo aggiornamento: 29 dicembre 2016

Londra, 26 dicembre 2016 – Non sembra finire il 2016 orribile della musica. Nel giorno di Natale è morto George Michael, il celebre cantante e fondatore degli Wham!. Una delle star più amate d’Inghilterra è scomparso all’età di 53 anni per un infarto, nella sua casa di campagna di Goring-on-Thames, nel South Oxfordshire. La polizia ha detto che “non ci sono circostanze sospette” facendo riferimento ai problemi di droga (George Michael, luci e ombre della star) nel passato dell’artista, una stella tormentata. Michael divenne celebre nel corso degli Anni 80 quando fondò con Andrew Ridgeley gli Wham!, gruppo cult del periodo. Michael, all’anagrafe Georgios Kyriacos Panayiotoul, era nato nel nord di Londra il 25 giugno 1963. Nel corso della sua lunga carriera, durata quasi 4 decenni, ha venduto oltre 100 milioni di copie. Tra i suoi principali successi ‘Last Christmas‘ e ‘Careless Whisper‘.

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Wham! – Last Christmas

LE REAZIONI – “È con grande tristezza che confermiamo che il nostro amato figlio, fratello e amico George è passato a miglior vita in casa sua. La famiglia chiede sia rispettata la privacy in questo difficile momento”, recita il comunicato diffuso dall’entourage della star.  Tanti i messaggi di cordoglio, con i grandi della musica a rendere omaggio a George Michael sui social network. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha definito la popstar, residente nel quartiere di Highgate a nord della capitale britannica, “un talento incredibile che ha portato gioia a milioni di noi con la sua musica”. Parole simili quelle della leader scozzese Nicola Sturgeon, che ricorda come la musica degli Wham, gruppo di cui Michael era stato il frontman, sia stata “la colonna sonora” dei suoi anni da teenager.  Sui social media, a partire da Twitter, a migliaia ricordano il loro beniamino, in particolare sotto l’hashtag #RIPGeorge, ‘George riposa in pace’. Michael è solo l’ultimo di una lunga serie di cantanti morti nel 2016 (FOTO). Da David Bowie a Prince.

I FAN – Via vai continuo di fan in lacrime davanti alla sua casa, nel quartiere di Highgate, a nord di Londra. Per tutta la giornata hanno portato fiori, biglietti, candela, foto con dediche davanti alla porta dell’abitazione dove viveva la popstar quando si trovava nella capitale britannica. C’è anche chi ha lasciato lunghe lettere in cui ricorda come le celebri canzoni dell’ex Wham gli abbiano cambiato la vita. Lo stesso è accaduto nel villaggio di Goring-on-Thames. In un messaggio qualcuno ha scritto: “Caro George, il mio cuore è a pezzi, te ne sei andato troppo presto”. E ancora: “La tua musica e il tuo spirito vivranno in eterno”.

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LA CARRIERA – Georgios Kyriacos Panayiotou, in arte George Michael è stato un cantante britannico di musica pop, soul e rhythm and blues. Baciato dal successo con il duo pop Wham!, gruppo cult anni ’80. Ha proseguito con una carriera solista iniziata sempre al top con l’album, nel 1987, Faith (2 Grammy Award negli Stati Uniti). Dopo un paio di lavori (Listen Without Prejudice Vol. 1 e Older), problemi legali con la propria etichetta lo obbligarono a lunghi periodi dedicati soltanto all’esecuzione di cover, dal vivo (Five Live) e in studio (Songs from the Last Century). I problemi vennero però anche dagli scandali legati alla sua omosessualità che condussero al suo arresto negli Stati Uniti per condotta immorale. Nel 2004, Michael è tornato alla ribalta  con un nuovo album, Patience, e un altro tour mondiale. Due anni fa l’ultimo disco, Symphonica, registrato durante il Symphonica Tour.

NEL PRESEPE – E nel frattempo a Napoli c’è già chi si è organizzato: George Michael è nel presepe. Con il suo giubbotto di pelle nera, la chitarra tra mani e grandi occhiali scuri, è approdato tra le statuine dello storico quartiere dei presepi, San Gregorio Armeno. Un omaggio del maestro Genny Di Virgilio, che si è messo al lavoro nella sua omonima bottega non appena ha saputo la notizia. “E’ di 30 centrimetri – racconta Di Virgilio -, con il suo inconfondibile look. È un modo per ringraziarlo per le emozioni che ci ha regalato”.