Xi Jinping in Italia, al via la visita che preoccupa Usa e Ue

Xi Jinping in Italia, al via la visita che preoccupa Usa e Ue

Il presidente cinese, Xi Jinping, e la first lady ieri a Fiumicino (REUTERS)
Il presidente cinese, Xi Jinping, e la first lady ieri a Fiumicino (REUTERS)

È iniziata la due giorni del leader cinese Xi Jinping a Roma, una visita ufficiale caratterizzata da imponenti misure di sicurezza. Oggi il leader cinese incontrerà il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e in serata al Quirinale sarà Andrea Bocelli a chiudere la cena di Stato. Domani, invece, è previsto l’incontro con il premier Giuseppe Conte e la firma del MoU sulla via della seta. Poi Xi volerà a Palermo e dalla Sicilia in Francia, dove martedì 26 marzo sarà ricevuto all’Eliseo dal presidente francese Emmanuel Macron insieme con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker. Sul tavolo, i temi del commercio e del clima.

Imu, Tasi, imposte sui redditi: stangata da 40 miliardi sulla casa

Imu, Tasi, imposte sui redditi: stangata da 40 miliardi sulla casa

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria (ANSA)
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria (ANSA)

La febbre sugli immobili segna 39,5. Intesi come i miliardi di imposte che lo Stato e i Comuni hanno reperito l’anno scorso da fabbricati e terreni, in aumento del 2% sul 2017. E quest’anno il termometro pare destinato a marcare un altro rialzo, dopo il via libera ai rincari dei tributi locali deciso con l’ultima legge di Bilancio. Tutto senza nemmeno dover prendere in considerazione la «moderna patrimoniale sulla prima casa», suggerita a inizio aprile dal Fondo mononetario internazionale (Fmi), o la riforma del catasto, riproposta tra le raccomandazioni di politica fiscale del Pnr 2018 e citata il mese scorso dal direttore delle Entrate, Antonino Maggiore, in audizione alla bicamerale sull’anagrafe tributaria.

LA GRANDE FRENATA

LA GRANDE FRENATA

Pil: Bankitalia dimezza a +0,3% la stima della crescita 2019

Giuseppe Conte e Giovanni Tria (REUTERS)
Giuseppe Conte e Giovanni Tria (REUTERS)

Crescita sempre più debole per l’economia italiana. La Banca d’Italia, nelle nuove proiezioni economiche, stima una ripresa a ritmi moderati nella seconda parte dell’anno con un pil, corretto per le giornate lavorative, che crescerebbe quest’anno solo dello 0,3%. La stima per il 2019 rispetto a quella fatta a gennaio viene così dimezzata (+0,6%). Rivista al rialzo la stima per la disoccupazione, che si attesta al 10,5% per il 2019 e al 10,6% nel 2020.

Polonia e Sud Italia: gemelli negli aiuti Ue, diversi nella crescita economia

Polonia e Sud Italia: gemelli negli aiuti Ue, diversi nella crescita economia

Il Paese dell’Est e il nostro Mezzogiorno beneficiano di analoghe dotazioni di fondi. Eppure i risultati sono diversi. Conti in ordine, buona base industriale, gestione centrale della politica di coesione regionale e un sistema scolastico di buon livello spiegano buona parte del gap nella capacità di spesa delle risorse europee disponibili per gli investimenti e soprattutto neirisultati in termini di crescita tra le due aree che ricevono quasi la stessa quantità di aiuti pro-capite da parte della Ue ma registrano tassi di crescita completamente opposti.

David Sassoli alla guida del Parlamento Ue

David Sassoli alla guida del Parlamento Ue: «Riformare Dublino»

David Sassoli  (AP)
David Sassoli (AP)

David Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. L’eurodeputato italiano del Pd, candidato dal gruppo Socialisti&Democratici, ha vinto con 345 voti, soglia che supera la maggioranza assoluta rispetto ai voti validi espressi. Niente da fare per gli sfidanti, la tedesca Ska Keller (Verdi, 119 voti), la spagnola Sira Rego (Gue-Sinistra, 43 voti) e il ceco Jan Zahradil (Conservatori e riformisti, 160 voti). Tra i primi appelli all’Eurocamera, Sassoli ha parlato dell’urgenza di riformare la legislazione in materia di immigrazione. «Ora è arrivato il tempo di ridiscutere ilregolamento di Dublino». Fra gli altri temi in agenda il cambiamento climatico, la “democratizzazione” dell’Europa e il contrasto ai nazionalismi. «L’Europa non è un incidente della storia» ha precisato. Lungo tutto il suo discorso, gli scranni dei deputati del Brexit Partysono rimasti deserti.

Spose due ragazze della Marina Militare

Spose due ragazze della Marina Militare, il ministro Trenta benedice l’unione

Rosa Maria e Lorella si sono sposate a La Spezia dove sono di base

Il giorno stesso della fine del Congresso delle Famiglie di Verona, due ragazze della Marina Militare italiana si sono sposate a La Spezia. In alta uniforme hanno coronato il loro sogno. Rosa Maria e Lorella sono di base nella città ligure. Hanno attraversato la “Navata” composta dalle spade dei loro colleghi.

A benedire la loro unione Elisabetta Trenta. Il ministro della Difesa scrive su Facebook: “Volevo rivolgere i miei più sinceri auguri a Lorella e Rosy – ho saputo che i vostri amici vi chiamano così – i nostri due marinai che il 31 marzo hanno celebrato la vostra unione. Sono stata davvero felice di vedere le immagini del vostro giorno più bello, con le famiglie riunite e tanta gioia nei vostri sguardi. Lorella e Rosy sono l’esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese. Auguri ragazze!”. Le parole del ministro rappresentano una svolta di non poco conto in un ambiente, quello della Difesa, storicamente tradizionalista.

Julian Assange arrestato, è nelle mani di Scotland Yard

Julian Assange arrestato, è nelle mani di Scotland Yard

Il fondatore di Wikileaks è stato prelevato dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Gli Usa chiedono l’estradizione: rischia cinque anni per pirateria informatica

Julian Assange è stato riconosciuto colpevole, da parte della corte di giustizia di Westminster, di violazione delle condizioni della sua libertà provvisoria nel 2012. In attesa della sentenza, i giudici hanno disposto una misura di custodia in carcere. Per questa accusa il fondatore di Wikileaks rischia fino a 12 mesi di carcere. Assange dovrà affrontare un’altra udienza il 2 maggio sulla richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per l’accusa di pirateria informatica e cospirazione. Se condannato, rischia fino a 5 anni di reclusione.

Gli Usa, come stabilito dal giudice britannico, hanno tempo sino al 12 giugno per presentare gli elementi di accusa per l’estradizione. I dirigenti del Dipartimento di Giustizia americano hanno comunicato che prevedono di contestare nuovi capi d’imputazione nei confronti del giornalista australiano, oltre i due già noti.

Assange è apparso in un’aula della corte di giustizia di Westminster, nel centro di Londra, verso le ore 15. Il fondatore di Wikileaks era accusato di non essersi presentato in tribunale nel 2012 da parte dellle autorità inglesi e di cospirazione dagli Stati Uniti, “per aver pubblicato dei documenti rubati forniti dall’ex soldato americano Chelsea Manning”, secondo quanto dichiarato dal Dipartimento di Giustizia Usa. Dopo la formalizzazione delle accuse, Assange si è dichiarato “non colpevole”.

Il giornalista australiano è stato arrestato nella mattina dell’11 aprile dall’ambasciata dell’Ecuador dalla polizia britannica. Poi è stato portato a Scotland Yard. L’arresto è avvenuto dopo la revoca della concessione dell’asilo politico da parte del governo di Quito. Mentre era portato via dall’ambasciata, Assange ha pronunciato due frasi: “Questo è ingiusto, non sto lasciando l’ambasciata. Il Regno Unito non ha civiltà”, ha detto prima di lanciare un appello ai cittadini britannici, “dovete resistere”.

La notizia è stata subito confermata dalle autorità inglesi: “Assange è stato preso in custodia dalla polizia e sarà portato al più presto davanti ai magistrati”, ha affermato il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid. Il premier Theresa May ha “dato il benvenuto alla notizia” dell’arresto nel corso di una seduta della Camera dei Comuni. “Non è un eroe, è sfuggito alla verità per anni ed è giusto che il suo futuro venga deciso dal sistema giudiziario britannico”, ha dichiarato invece il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt. “Ciò che vediamo oggi è che nessuno è al di sopra della legge”.

Jen Robinson, uno degli avvocati del team legale di Julian Assange, ha dichiarato in un post su Twitter che il suo assistito è stato arrestato sia per la mancata comparizione davanti a un giudice del Regno Unito nel 2012, sia sulla base di una “richiesta di estradizione degli Stati Uniti”. Scotland Yard ha confermato, dopo le dichiarazioni di Robinson, di aver ricevuto “un mandato di arresto da parte degli Usa”. “Gli Stati Uniti hanno chiesto l’arresto e l’estradizione di Assange perché accusato di crimini informatici”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri del Regno Unito.

Jen Robinson@suigenerisjen

Just confirmed: has been arrested not just for breach of bail conditions but also in relation to a US extradition request. @wikileaks @khrafnsson

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Il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno ha dichiarato che il suo governo ha annullato l’asilo di Assange per le “ripetute violazoni delle convenzioni internazionali e del protocollo per la vita quotidiana”. Moreno, che ha dato l’annuncio della “decisione sovrana” in un comunicato accompagnato da un video su Twitter, ha poi aggiunto che “Assange non sarà trasferito in paesi in cui vige la pena di morte”. Il riferimento è agli Stati Uniti, dove il fondatore di WikiLeaks è accusato di divulgazione di documenti coperti da segreto di Stato. Ad Assange è stata revocata anche la cittadinanza ecuadoregna, fa sapere il governo di Quito.

Video incorporato

Lenín Moreno

@Lenin

Ecuador decidió soberanamente retirar el asilo diplomático a Julian Assange por violar reiteradamente convenciones internacionales y protocolo de convivencia.

24.300 utenti ne stanno parlando

Rafael Correa, ex presidente ecuadoregno in esilio in Belgio dal 2017, ha definito Moreno “il più grande traditore della storia dell’America latina”: “Ha permesso che la polizia britannica entrasse nella nostra ambasciata per arrestare Assange. Moreno è un corrotto: quello che ha fatto è un crimine che l’umanità non dimenticherà mai”. Correa aveva concesso l’asilo politico al fondatore di WikiLeaks nell’agosto del 2012.

Rafael Correa

@MashiRafael

El traidor más grande de la historia ecuatoriana y latinoamericana, Lenín Moreno, permitió que la policía británica entre a nuestra embajada en Londres para arrestar a Assange.
Moreno es un corrupto, pero lo que ha hecho es un crimen que la humanidad jamás olvidará. https://twitter.com/descifraguerra/status/1116278691460464641 

Descifrando la Guerra@descifraguerra
In risposta a @descifraguerra

Momento en que la policia metropolitana arresta a Julian Assange en la embajada de Ecuador.

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19.400 utenti ne stanno parlando

Subito dopo la comunicazione della detenzione, il governo russo ha diramato un comunicato: “La speranza del Cremlino è che i diritti di Julian Assange non vengano violati dopo l’arresto da parte delle autorità britanniche”. Mosca poi critica Londra: “La mano della democrazia strangola la gola della libertà”, è l’accusa della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “L’Ecuador ha esposto Assange al rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato invece la relatrice speciale dell’Onu per i dirittu umani, Agnes Callamard.

Assange non è stato arrestato fuori dall’ambasciata, ma è stato l’ambasciatore a far entrare la polizia britannica all’interno della sede diplomatica, dove il fondatore di WikiLeaks è stato arrestato. “L’Ecuador ha revocato illegalmente l’asilo politico concesso in precedenza a Julian Assange in violazione del diritto internazionale”, accusa l’organizzazione su Twitter.

WikiLeaks

@wikileaks

URGENT: Ecuador has illigally terminated Assange political asylum in violation of international law. He was arrested by the British police inside the Ecuadorian embassy minutes ago.https://defend.wikileaks.org/2019/03/18/the-assange-precedent-the-threat-to-the-media-posed-by-trumps-prosecution-of-julian-assange/ 

The “Assange Precedent”: The threat to the media posed by Trump’s prosecution of Julian Assange -…

The “Assange Precedent”: The Threat to the Media Posed by the Trump Administration’s Prosecution of Julian Assange March 2019 Read the PDF version here. Leer en español aquí A precedent with profound…

defend.wikileaks.org

16.000 utenti ne stanno parlando

“Questo è un momento buio per la libertà di stampa”, ha commentato su Twitter Edward Snowden, ex analista dell’Nsa e gola profonda del Datagate esiliato a Mosca.

Edward Snowden

@Snowden

Images of Ecuador’s ambassador inviting the UK’s secret police into the embassy to drag a publisher of–like it or not–award-winning journalism out of the building are going to end up in the history books. Assange’s critics may cheer, but this is a dark moment for press freedom. https://twitter.com/Ruptly/status/1116277306161618944 

Ruptly

@Ruptly

In risposta a @Ruptly

BREAKING: #Assange removed from embassy – video

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42.200 utenti ne stanno parlando

La settimana scorsa Wikileaks aveva lanciato l’allarme sostenendo che Assange sarebbe stato cacciato dall’ambasciata e quindi arrestato dalle autorità britanniche. Il governo di Quito si era rifiutato di commentare la notizia ma il ministro degli Esteri, Jose Valencia, aveva fatto sapere che il governo stava riesaminando l’asilo che gli era stato concesso. Il 10 aprile Wikileaks ha denunciato che il suo fondatore è stato oggetto di una sofisticata operazione di spionaggio all’interno dell’ambasciata, al fine di espellerlo o estradarlo. La direttrice dell’organizzazione, Kristinn Hrafnssonnon, non ha fornito prove delle sue affermazioni ma ha segnalato che lo “sfratto” di Assange sarebbe potuto avvenire in qualunque momento.

Il fondatore di WikiLeaks viveva nell’ambasciata ecuadoregna a Londra dall’estate del 2012. Il giornalista australiano aveva fatto richiesta di asilo come “perseguitato politico”, dopo che le autorità britanniche avevano deciso di estradarlo in Svezia, dove sarebbe andato a processo per le accuse di stupro, molestie e coercizione illegale, rivoltegli da due donne. Alla luce dell’arresto, un’accusatrice ha chiesto tramite il suo avvocato di riaprire l’inchiesta. I giudici svedesi hanno dichiarato di aver saputo dell’arresto di Assange solo dopo l’esecuzione del mandato: “Non sappiamo perché sia stato arrestato, stiamo seguendo la situazione”.

Elton John contro la Brexit: “Sono un cittadino europeo, non un idiota inglese imperialista”

Elton John contro la Brexit: “Sono un cittadino europeo, non un idiota inglese imperialista”

Durante il concerto all’Arena di Verona il cantante ha criticato duramente la politica britannica: “Mi vergogno del mio paese per quello che ha fatto”

MONDADORI PORTFOLIO VIA GETTY IMAGES

Elton John, durante il concerto all’Arena di Verona del 29 maggio, ha detto di essersi vergognato del voto dei propri connazionali sulla Brexit: “Mi vergogno del mio paese per quello che ha fatto. Si sono divise le persone. Sono stufo a morte dei politici, specialmente dei politici britannici. Sono stanco della Brexit. Io sono europeo. Non sono un idiota inglese stupido, coloniale, imperialista”.

MONDADORI PORTFOLIO VIA GETTY IMAGES

Come riporta il The Guardian, quella di Verona non è la prima occasione in cui il cantante critica la politica britannica. Nel luglio 2018 Elton John aveva criticato il contesto politico del suo paese: “Non penso che alla gente in Inghilterra sia stata detta la verità. Gli è stato promesso qualcosa che era completamente ridicolo e economicamente insostenibile”. Il cantante in quell’occasione ha sostenuto che il processo sulla Brexit è stato confusionario, come “camminare attraverso il labirinto di Hampton Court bendato, essere girato circa 16 volte su se stesso e cercare di trovare la via d’uscita”.

Macron fa saltare le nozze Fca/Renault.

Macron fa saltare le nozze Fca/Renault. Parigi rivendica il patriottismo economico

Fiat Chrysler ritira la proposta di fusione perché a Parigi “non ci sono le condizioni politiche”. Ma per il Governo francese “hanno spinto troppo e troppo in fretta”

Emmanuel Macron non è convinto e saltano le nozze tra Fiat Chrysler e gruppo Renault. Il marchio presieduto da John Elkann ha deciso “di ritirare con effetto immediato la proposta di fusione avanzata a Groupe Renault”. La decisione è stata presa dopo il nuovo rinvio chiesto dal board della casa francese su pressing del Governo di Parigi, secondo cui il progetto non tutela gli interessi nazionali. Un ruolo chiave hanno svolto anche i dubbi di Nissan e la Francia non intendeva mettere in discussione un’alleanza ventennale con i giapponesi. La Francia si conferma così politicamente europeista, ma economicamente nazionalista. Immediato il contraccolpo in Borsa. Mentre a Piazza Affari il primo prezzo di Fca è in calo del 3,6%, ma poi il titolo recupera nel corso della seduta, a soffrire è soprattutto Renault a Parigi, che apre con un pesante -7% e resta pesante nel corso delle ore di contrattazione.

Il ritiro visto dalla Francia. Dal Governo francese ribaltano l’accusa: è stata Fca ha spingere troppo e troppo in fretta sulla fusione. Se il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, “prende atto” del ritiro dell’offerta di Fca assicurando di aver lavorato “costruttivamente” al progetto, a mettere in chiaro la posizione francese è il ministro del Bilancio Gerald Darmanin, il quale si dice convinto che possa essere solo uno stop temporaneo e il negoziato possa ripartire. “Ciò che attendiamo dallo Stato francese – ha detto Darmanin- è la protezione dell’occupazione industriale in Francia. Lo Stato francese ha chiesto garanzie, se sono mancate lo deploriamo”. Intervistato da France Info, Darmanin ha detto che “chiedere tempo per un matrimonio è normale. Un po’ di riflessione permette senza dubbio di capire meglio la sposa. Se non lo avessimo fatto e se, tra qualche mese, avessimo assistito a delle ristrutturazioni e a un taglio dei posti di lavoro in Francia, ci sarebbe stato detto ‘non avete protetto gli interessi dei francesi e dell’occupazione’. La Francia difende gli interessi dei francesi”. E ancora: “Se domani Fiat torna al tavolo, sono certo che attraverso la voce di Bruno Le Maire continueremo le discussioni”. Anche per il titolare del Lavoro Muriel Penicaud è “normale” che il Cda di Renault sia “esigente” e chieda “diverse settimane” per analizzare l’operazione. “Se l’altra parte non vuole prendere il tempo per questo esame, beh, si tratta di normale prassi industriale”. Dal canto suo il sindacato francese Cgt accoglie positivamente il ritiro della proposta di Fca, perché “era un’operazione puramente finanziaria” senza reali prospettive di sviluppo per Renault e il settore francese dell’auto.

Il ritiro visto dall’Italia. Luigi Di Maio commenta la notizia prendendo le distanze della politica da un affare industriale: “Questo dimostra che quando la politica cerca di intervenire nelle procedure economiche non sempre fa bene. Poi non mi esprimo ulteriormente, perché se Fca Chrysler ha ritirato la proposta non ha visto la convenienza o altro” dice il vicepremier. Resta l’unica voce del Governo italiano sulla vicenda. Mentre l’opposizione, con l’ex ministro Carlo Calenda segnala “il Governo italiano non pervenuto” e critica la strategia di Emmanuel Macron – “quanto più lontano dall’europeismo, sempre predicato e mai applicato”. Se Confindustria rimarca che “l’invasività degli Stati non fa l’interesse” e contesta “la logica di difendere singoli interessi nazionali” come freno alla creazione di giganti europei indispensabili per competere a livello mondiale, tra i sindacati si respira preoccupazione per il futuro di Fca e per l’inazione del Governo: “In Italia non ne sta discutendo nessuno” sottolinea Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, secondo cui il settore dell’auto in Italia “non ce la, ha bisogno di alleanze, di fare accordi”, per cui c’è “il problema che ci manca un Governo, perché un Governo dovrebbe intervenire, contattare il Governo francese, convocare la famiglia, ragionare di una politica industriale sul settore dell’auto e della mobilità”. Carmelo Barbagallo la definisce una “occasione perduta” che auspica di recuperare, anche “se abbiamo visto un po’ assente il nostro Governo”. Posizione analoga a quella di Annamaria Furlan che punta il dito sul “provincialismo” francese.

Il ritiro visto dai mercati. Lo stop di Fiat Chrysler a Renault ha sorpreso anche gli operatori di borsa, che tuttavia non mettono nel cassetto le opzioni di M&A per il gruppo italo-americano. Pur non ritenendo la partita chiusa, né sul fronte Renault né con altri partner potenziali, le case di investimento rivedono comunque i target di prezzo sulle azioni Fca. ”È ovviamente inevitabile una reazione negativa del titolo, dato che l’aggregazione (anche peggiorando i termini proposti) avrebbe avuto ricadute positive altrimenti impensabili – è il commento di Equita sim – nessuna fonte di stampa ipotizza soluzioni alternative; riteniamo improbabile che possa proporsi Peugeot in quanto lo scoglio politico francese si ripresenterebbe. Hyundai e Gm restano sullo sfondo. Se qualcuno è interessato riteniamo che possa manifestarsi in tempi brevi”. Equita Sim ha abbassato il target di prezzo del 14% riportandolo a 14,5 euro per azione eliminando l’impatto potenziale delle sinergie derivanti dall’alleanza. Gli analisti di Banca Akros assumono che una operazione con Renault sia ancora possibile, anche se le assegnano una probabilità del 33%: la raccomandazione del titolo scende ad “accumulate” da “buy” e il target di prezzo è rivisto a 15,8 euro dai 18 euro precedenti.

Lo stallo e la rottura. Ieri era stata una giornata lunghissima. Il consiglio di amministrazione di Renault, convocato per il secondo giorno consecutivo a Bologne-Billancourt, alle porte di Parigi, dopo sei ore di discussione, ha fatto sapere di non essere in grado di prendere una decisione a causa dell’auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto a un consiglio ulteriore”. A spingere verso questa decisione ha contribuito anche l’atteggiamento di Nissan ostile all’operazione, che avrebbe messo a rischio l’alleanza con il gruppo francese.

“Fca – spiega in una nota – continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciati al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. È tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo. Fca esprime la propria sincera gratitudine a Groupe Renault, in particolare al suo presidente, al suo amministratore delegato e agli Alliance Partners, Nissan Motor Company e Mitsubishi Motors Corporation, per il loro costruttivo impegno in merito a tutti gli aspetti della proposta di Fca. Fca continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente”.

Renault ha espresso “delusione” per non poter approfondire la proposta di fusione che ”è un’opportunità al momento giusto” e, spiega, “ha meriti industriali”.  Nella nota si legge che “siamo riconoscenti per l’approccio costruttivo adottato da Nissan e vogliamo ringraziare Fca per i loro sforzi, come anche i membri del consiglio d’amministrazione di Renault per la loro fiducia. Consideriamo questa proposta opportuna, con molti meriti industriali e di attrattività finanziaria, per la creazione di un leader mondiale dell’auto basato in Europa. Inoltre, questa offerta sottolinea l’attrattività di Renault e dell’Alleanza”.

Caos procure: sfiducia e ritorsione dentro l’Anm

Caos procure: sfiducia e ritorsione dentro l’Anm

Il sindacato dei magistrati si spacca: 3 correnti vogliono “fare fuori” Magistratura Indipendente dalla giunta

Non c’è pace per la magistratura italiana. A  consumare l’ennesimo capitolo di quella che sembra una crisi senza fine è la spaccatura della giunta dell’Associazione nazionale magistrati all’indomani del documento con cui Magistratura Indipendente ha blindato i suoi tre consiglieri del Csm autosospesi, insieme a un loro collega di Unicost, dopo che il loro nome è apparso nei documenti dei pm perugini che indagano su Palamara. Una decisione, presa nel corso di un’assemblea a porte chiuse, in contrasto il documento che l’Anm aveva approvato all’unanimità.

Non è bastata l’astensione del presidente del ‘parlamentino’ dei magistrati, Pasquale Grasso – membro di Mi – a placare gli animi delle altre correnti, che hanno chiesto di sfiduciare la giunta attuale e proposto un incontro urgente per il suo rinnovo. Incontro che, probabilmente, sarà convocato per il 16 giugno prossimo.

Area, Autonomia e Indipendenza e Unicost in un documento congiunto fanno sapere che il documento approvato dai magistrati moderati “esclude la possibilità di proseguire l’esperienza dell’attuale Giunta che vede la presenza e la presidenza di Magistratura Indipendente”.

Albamonte (Area): “Non è possibile che Mi quando è in Anm dice una cosa e quando si riuscire ne dice un’altra. Chiariscano”

Tra i più critici della scelta di Mi Eugenio Albamonte, ex presidente dell’Anm e rappresentante di Area nel sindacato delle toghe: “Il nostro giudizio è che il documento di ieri di Mi abbia aperto una fase ulteriore di crisi istituzionale – dice a RaiNews 24 – Noi chiediamo un chiarimento: non è possibile che Magistratura Indipendente quando è in Anm dica una cosa e quando si riunisce ne dica un’altra”. La corrente dei magistrati progressisti, che si è riunita in congresso negli ultimi tre giorni a Roma, ha sostenuto più volte la necessità che i quattro togati autosospesi dal Csm lasciassero il loro incarico. Nel documento finale della tre giorni di Area, non a caso, si legge: “I consiglieri autosospesi si devono dimettere per consentire una ripresa dell’attività del Csm a pieno regime, evitandone lo scioglimento”.

Albamonte parla di rischio di “caos istituzionale” nel caso in cui i consiglieri dovessero tornare a lavorare nell’organo di autogoverno dei magistrati. I quattro togati, spiega, se non facessero un passo indietro offrirebbero su un piatto d’argento il pretesto per attuare riforme dell’ordinamento giudiziario che potrebbero rivelarsi dannose: “Chi in questo momento mantiene alta la fibrillazione non dimettendosi, o addirittura rientrando ad esercitare le funzioni di consigliere, alimenta il rischio che queste riforme passino e questo sarà un danno per l’autogoverno per i magistrati e per i cittadini”.

 Possibile una giunta a tre, con l’esclusione di Magistratura Indipendente

Cosa succederà ora? A breve, forse già domenica prossima, potrebbe essere convocato il Comitato direttivo centrale dell’Anm. Tra gli scenari possibili, quello di una giunta a tre e, cioè, senza Magistratura Indipendente. E una nuova presidenza. Pasquale Grasso, in questo caso, sarebbe costretto a lasciare il vertice del ‘sindacato’ delle toghe dopo poco più di due mesi dalla sua elezione.

Attesa le decisione dei quattro consiglieri autosospesi. Ieri le pressioni di Ermini

I quattro togati autosospesi – Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli di Magistratura Indipendente e Gianluigi Morlini di Unicost – intanto, dovrebbero comunicare a breve la loro decisione. Il numero due del Csm, David Ermini, li ha incontrati nella mattinata dell′8 giugno e ha chiesto loro di scegliere tra il passo indietro e la ripresa a pieno titolo delle loro funzioni in tempi celeri. La loro decisione sarà determinante per un’eventuale ridefinizione della geografia delle correnti all’interno del Csm. La crisi, insomma, resta aperta. E all’orizzonte è difficile intravedere soluzioni.

L’assist di Renzi a Lotti: “Questo metodo non l’ha inventato lui, c’è sempre stato”

Nella questione interviene Matteo Renzi, che si schiera dalla parte del suo fedelissimo, Luca Lotti. Secondo i magistrati perugini l’ex ministro dello Sport  partecipava alle riunioni clandestine insieme ad alcuni magistrati per ‘trattare’ sul nome del futuro capo della procura di Roma, procura davanti alla quale è indagato per il caso Consip. L’ex presidente del Consiglio parla di “ipocrisia” e le sue parole suonano più o meno come un così fan tutti. “Se mettessero un trojan nel telefono di ogni membro del Csm troverebbe discussioni simili. Questo metodo non l’ha inventato Luca Lotti, c’è sempre stato”.