Lavoratori trattati come schiavi?

Lavoratori trattati come schiavi? L’esperto: “Vi spiego come funziona il braccialetto elettronico di Amazon”

Un sistema che traccia ogni movimento. E solleva questioni di rispetto della dignità e dei diritti di chi lavora. C’è chi parla di nuovo schiavismo. Capiamo meglio in cosa consiste

Lavoratori trattati come schiavi? L'esperto: 'Vi spiego come funziona il braccialetto elettronico di Amazon'

Evitare l’errore di spedizione. Il must è per tutti lo stesso: sia che si tratti di un’azienda di dimensioni normali che sia un gigante dell’e-commerce come Amazon. L’effetto è doppiamente negativo. Da una parte aumentano le spese, il pacco arrivato per sbaglio da un’altra parte dovrà tornare indietro e ripartire per il suo viaggio, ma soprattutto si perde in immagine. Per evitare a tutti i costi la disattenzione, normale quando si fanno centinaia di pacchi al giorno, la multinazionale di Jeff Bezos avrebbe, quindi, portato avanti il progetto del braccialetto elettronico per monitorare i dipendenti, finendo al centro di molte polemiche. Il brevetto è stato depositato nel 2016, ma è stato riconosciuto ufficialmente soltanto questa settimana. L’introduzione di uno strumento simile in Italia ha provocato feroci polemiche e interventi delle diverse parti politiche. Da parte sua Amazon parla di “speculazioni” e si difende, sostenendo che “la sicurezza e il benessere dei dipendenti sono la nostra priorità”, facendo notare che “muovendo le attrezzature verso i polsi dei dipendenti, le mani vengono liberate dall’utilizzo degli scanner e gli occhi non devono più guardare lo schermo”.

Controllare, ma in un altro modo

Il sistema per non sbagliare, però, esiste già ed è molto meno invasivo di un braccialetto elettronico. Viene utilizzato, per esempio, da un altro colosso Yoox, che vende capi d’abbigliamento, accessori e design via internet. “Viene applicato agli oggetti e diventa una sorta di targa. Da quel momento in poi il prodotto, muovendosi attraverso alla filiera, dal produttore all’operatore logistico, dal distributore al consumatore finale, passa attraverso dei punti di lettura. In questo modo si costruisce la storia di questo oggetto” dice all’Adnkronos il prof. Antonio Rizzi, docente di Logistica del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Parma che da 15 anni studiano le applicazioni della tecnologia Rfid alle aziende. “Serve per prevenire anche gli errori. Se un pacco deve andare a Roma e non a Milano, ma si sbagliano interviene l’Rfid che lo segnala all’operatore”.

Le telecamere ovunque

Si tratta di una tecnologia passiva, “che si usa per tracciare gli oggetti”, che si differenzia da una attiva, “che guida l’operatore e lo localizza” come quella del braccialetto elettronico.”Anche ad Amazon stanno testando la Rfid – conclude il docente -, ma per il ‘Go’ ora stanno utilizzando un sistema di telecamere con diverse inquadrature degli scaffali e che gli permettono di capire chi e che cosa è stato prelevato”.

In funzione in Italia la macchina in grado di annullare i tremori del Parkinson

In funzione in Italia la macchina in grado di annullare i tremori del Parkinson

Funziona sull’80 per cento dei pazienti e non richiede un intervento invasivo

In funzione in Italia la macchina in grado di annullare i tremori del Parkinson

Entra in funzione in Italia la prima macchina in grado di eliminare i tremori dovuti al Parkinson. Il dispositivo, che si è dimostrato capace di funzionare sull’80 per cento dei pazienti, non prevede interventi invasivi e non sembrerebbe esporre i malati a effetti collaterali. A darne notizia è stata l’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, che nel corso di una conferenza stampa ha reso pubblici i dati relativi al periodo di test condotti negli ultimi mesi all’ospedale Borgo Trento. Il macchinario, chiamato Magnetic Resonance guided Focused Ultrasound (o più semplicemente MRgFUS), è stato realizzato in Israele ed è costato 7 milioni e 87mila euro, dei quali 1 milione e 360 mila euro come contributo della Fondazione Cariverona e il rimanente investito dall’Aoui veronese utilizzando, come ha tenuto a sottolineare il direttore generale, gli utili ottenuti nel corso della gestione.

La macchina è la prima operativa in Europa

“Nella sanità moderna, quella del presente e del futuro nella quale il Veneto è e sarà protagonista – ha affermato il governatore Luca Zaia – non contano tanto i numeri dei posti letto, sui quali oramai si fanno battaglie di retroguardia, quanto innovazioni come questa: macchine straordinarie che curano meglio il malato, ottengono risultati sempre più incisivi, provocano sempre meno dolore o nessun dolore come in questo caso, evitano alle persone lunghi e sgraditi ricoveri”.

Salute pubblica deve essere priorità

“Per questi obiettivi – ha aggiunto il presidente – investiamo ogni anno 70 milioni di euro, grazie ai quali siamo l’unica Regione d’Italia ad avere la chirurgia robotica, grazie alla presenza del robot Da Vinci, in tutti gli ospedali ‘hub’ e non solo e macchinari di ultima generazione in funzione in tante strutture del territorio. Si chiama qualità diffusa ed è una caratteristica peculiare del sistema sanitario veneto. Abbiamo fatto questa scelta fin dalla redazione del Piano socio sanitario vigente, che siamo già al lavoro per rinnovare e migliorare ulteriormente, ed è anche grazie al livello delle nostre tecnologie, abbinato al valore dei medici e degli scienziati presenti in ogni ospedale, che la sanità veneta attrae pazienti da molte altre Regioni d’Italia per un valore complessivo di circa 300 milioni l’anno”.

Le applicazioni possibili sono multidisciplinari

MRgFUS è la prima in Italia, precisano dalla Regione Veneto, ma anche la prima installata in Europa a piattaforma multipla per trattamenti termoablativi “neuro” e “body” con guida Risonanza magnetica ad alto campo 3 Tesla, che consente trattamenti terapeutici non invasivi per mezzo di due tecnologie integrate: ultrasuoni focalizzati ad alta intensità, che producono termoablazione nel punto focale del tessuto da curare, e Rm 3 Tesla che abilita l’operatore a localizzare, centrare e monitorare la parte anatomica da curare. Le applicazioni possibili sono multidisciplinari: in neurochirurgia per il tremore essenziale, il tremore dominante da Parkinson, il dolore neuropatico; in oncologia per la denervazione ossea dei tumori benigni e per l’osteoma osteoide; nel campo della salute della donna per attaccare i fibromi uterini e l’adenomiosi, la forma di endometriosi che infiltra la parete muscolare dell’utero. Nel futuro, si conta di poter utilizzare MRgFUS anche per il rilascio di farmaci nel cervello attraverso la barriera emato-encefalica, e per combattere il tumore alla prostata e le metastasi ossee.

Numerosi e importanti sono i benefici per i malati

Procedure non invasive, terapie eseguite senza ospedalizzazione e anestesia, rapido ricovero; nessun uso di sala operatoria e decorsi post-operatori; nessun rischio di infezioni; assenza di dispositivi di cura da impiantare; procedura a singola sessione con risultati immediati; non uso di radiazioni e controllo termometrico della termo ablazione in tempo reale con Rm; massima precisione e accuratezza sub-millimetrica nei tre assi spaziali per il centraggio e la terapia delle parti anatomiche da curare.

Effettuato il primo trapianto di rene tra coppie incompatibili

Una nuove tecnica, che ripulisce il sangue del ricevente, evita il rigetto dell’organo

Effettuato il primo trapianto di rene tra coppie incompatibili

Due trapianti di rene crociato tra due coppie incompatibili sono stati eseguiti con successo, grazie a una tecnica che “ripulisce” il sangue del ricevente ed evita il rigetto dell’organo. La tecnica, che prevede nel trapianto crociato la contemporanea desensibilizzazione di un donatore di rene con gruppo AB0 incompatibile, è stata impiegata per la prima volta in Italia dalle equipe del Policlinico Gemelli e dell’Ospedale San Camillo. La complessa e riuscita operazione anche grazie al coordinamento con il Centro Regionale Trapianti del Lazio e Ares 118.

Meno complicanze nei trapianti di rene

Il trapianto di rene da donatore vivente è oggi la migliore cura per un paziente con insufficienza renale terminale. Tuttavia, quando una persona vuole donare l’organo, a volte non è possibile fare il trapianto perché la coppia è incompatibile: a causa della presenza di anticorpi contro le caratteristiche genetiche del donatore o a causa della presenza di anticorpi contro il gruppo sanguigno del donatore.

Due tecniche per risolvere le incompatibilità

“Per risolvere queste incompatibilità abbiamo a disposizione due tecniche: il trapianto crociato e il trapianto con desensibilizzazione ABO”, spiegano Franco Citterio, a capo dell’equipe chirurgica dell’Unità Operativa Trapianti di rene del Gemelli, e Massimo Iappelli, alla guida dell’equipe chirurgica del Dipartimento Interaziendale Trapianti del San Camillo, che hanno eseguito l’operazione salvavita. “Abbiamo per la prima volta in Italia, abbinato due diverse tecniche per risolvere una complessa rete di incompatibilità. Sinora erano state considerate alternative e non complementari”. A due mesi dall’intervento donatori e riceventi godono di ottima salute.

Offerto tangenti a 10 politici candidati alle elezioni, hanno accettato.

Con telecamera nascosta abbiamo offerto tangenti a 10 politici candidati alle elezioni, hanno accettato. “Dobbiamo saziarci tutti”

Abbiamo inviato un ex boss dei rifiuti in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti. L’inchiesta ha portato me a risultare indagato, insieme al video reporter Sacha Biazzo con l’accusa di “induzione alla corruzione”. Il segretario del politico: “Facciamo 175 mila euro, 5 mila servono per il dirigente della Regione”

di Francesco Piccinini, direttore di Fanpage

Le perquisizioni scattate per delega della Procura di Napoli nei confronti di Luciano Passariello, consigliere regionale, componente della commissione anticamorra e capolista di Fratelli d’Italia e di Agostino Chiatto, dipendente di Sma Campania, società della Regione Campania impegnata nelle bonifiche ambientali, scoperchiano ancora una volta i legami oscuri tra la politica e lo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania a ridosso delle Elezioni politiche. Alla base di questa decisione c’è un lavoro della nostra testata, Fanpage.it, durato sei mesi, che verrà pubblicato nelle prossime ore: abbiamo documentato una serie di attività illecite legate al ciclo dei rifiuti, che coinvolgono alcuni esponenti politici, quasi tutti candidati alle Elezioni Politiche del prossimo 4 marzo, in vari schieramenti.

Inchiesta giornalistica lunga sei mesi

Si tratta di migliaia di ore di girato attraverso il quale dimostriamo come lo smaltimento illegale di rifiuti e il sistema delle tangenti non solo non sia mai finito ma tocchi i vertici della Regione Campania.  Per 6 mesi abbiamo svolto un’attività giornalistica investigativa estremamente delicata, andando sul terreno in prima persona e incontrando esponenti della criminalità organizzata che mostravano come sversare i rifiuti illegalmente nelle acque dei Regi lagni.

Francesco Piccinini, direttore di Fanpage

La telecamera nascosta

Con l’ausilio di una telecamera nascosta, abbiamo inviato un ex boss dei rifiuti in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti. Si tratta quindi di un’inchiesta dal peso politico e sociale significativo che si inserisce come contributo necessario all’interno della lotta alla corruzione. Tutto il materiale acquisito in questo periodo è stato infatti presentato di nostra iniziativa alla Procura di Napoli per assicurare l’immediata denuncia dei reati ambientali documentati e per mostrare ancora una volta l’impegno del giornale per un paese più trasparente e democratico.

Gli assurdi effetti giudiziari

L’inchiesta ha portato me a risultare indagato, insieme al video reporter Sacha Biazzo, dalla Procura di Napoli con l’accusa di “induzione alla corruzione”. Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati: il giornale non ha svolto attività illecite, al contrario ha deciso da subito di informare la Procura coinvolgendola attivamente all’interno di un’operazione di denuncia.

Il pessimo biglietto da visita delle nostre ferrovie

“Ritardi, guasti e proteste”, il pessimo biglietto da visita delle nostre ferrovie

Per Legambiente sono le 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia nel 2017 per i pendolari, tre milioni di italiani che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare, a scuola o all’università

Un treno della Circumvesuviana
Un treno della Circumvesuviana

Tra i peggiori incidenti ferroviari degli ultimi anni 10 in Europa 3 sono italiani. Un brutto biglietto da visita, ma non il  primato negativo. Perché se la trasformazione in spa delle ferrovie di Stato (correva l’anno 1992) e i continui tagli del governo dalla crisi del 2008 (ai trasporti locali) hanno inevitabilmente deteriorato le strutture e i servizi del trasporto pubblico in Italia, negli altri Stati d’Europa non va meglio. Restando in casa nostra, per Legambiente sono le dieci linee ferroviarie peggiori d’Italia nel 2017 per i pendolari, tre milioni di italiani che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare, a scuola o all’università. La classifica è stata fatta mettendo insieme le proteste degli utenti per i ritardi e i tagli e situazioni oggettive come la tipologia dei treni sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni.

Una delle linee più disastrate  è la Roma-Lido. Ormai la linea registra un afflusso giornaliero di 55.000 tra studenti e lavoratori contro i circa 100.000 stimati fino a pochi anni fa, con un calo del 45%. L’età media dei 23 convogli (erano 24 nel 2015) che la frequentano sfiora i 20 anni mentre le corse effettuate nell’anno 2016 sono state il 7,2% in meno rispetto a quelle programmate. Le biglietterie sono presenti solo in meno di un quarto delle stazioni. I continui guasti e problemi tecnici, si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione, e poi ritardi periodici, sovraffollamento dei treni. La soluzione migliore per la Roma-Lido sarebbe di trasformarla in una vera e propria metropolitana, ma per ora è difficile intravedere una qualche speranza di cambiamento per i pendolari.

Non sta bene nemmeno la Circumvesuviana. Collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km (distribuiti su 6 linee e 96 stazioni). Oltre alle denunce di pendolari, il disastro del servizio nel 2016 è stato confermato pubblicamente dall’Ente Autonomo Volturno (la holding, con la Regione Campania come socio unico, dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): aumento delle soppressioni (4.252 treni), aumento dei ritardi oltre i 15 minuti (26.533 nel 2016), quasi assenza di treni a composizione tripla, nonostante le maggiori risorse finanziarie disponibili rispetto al 2015. E non è andata meglio nel 2017. Basti dire che rispetto al 2012 i passeggeri sulla Circumvesuviana si sono ridotti del 22%, con 27mila passeggeri in meno sulla linea.

Sta male anche la Reggio Calabria-Taranto. La ferrovia Jonica è una linea di 472 km, che collega tre regioni e tanti centri portuali e turistici e che ha visto negli ultimi anni un peggioramento drastico del servizio. Da Reggio a Taranto sono 6 i collegamenti giornalieri; il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino e Sibari da dove però il treno finisce e si prosegue in pullman. I tagli al servizio sono stati pari al 20% rispetto al 2010, con la cancellazione di 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Per i pendolari la speranza che questa situazione cambi sono davvero pochissime. Ci sarebbe bisogno di investimenti per salvare il salvabile.

In mezzo al guado anche la Verona-Rovigo. Poche corse, mezzi obsoleti, ritardi e abbandono delle piccole stazioni spesso sprovviste delle tabelle che indicano gli orari, su una tratta ferroviaria di 96,6 km che collega due capoluoghi di provincia e uno snodo importante come quello di Legnago. Il servizio passeggeri è effettuato da Sistemi Territoriali azienda controllata dalla Regione Veneto. La linea è a binario unico se non per due piccoli tratti, in tutto 15 km. I treni circolanti sono degli anni Settanta e hanno dei tempi di percorrenza medi di 55 km/h. Per fare un confronto con il passato, 15 anni fa il treno più veloce ci mettevo 1 ora e 25 minuti, oggi impiega 16 minuti in più.

Problemi anche per i passeggeri della tratta Brescia-Casalmaggiore-Parma: 92 km, percorsi a 46 km/h di media su cui i pendolari riscontrano quotidiani disagi e condizioni non degne di un collegamento tra centri urbani importanti e tra due delle regioni ricche e a maggiore domanda di pendolarismo in Italia. Un gradino più in basso delle peggiori l’Agrigento-Palermo. Il tempo di percorrenza è di poco più di 2 ore, la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni 90. Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno. Perché i treni sono lenti brutti e in ritardo.

Sul piede di guerra anche i pendolari del tratto Settimo Torinese-Pont Canavese. È una linea di 40 km, gestita da GTT, dalla fine del 2012 rappresenta parte della linea 1 del Sistema Ferroviario Metropolitano di Torino. I pendolari sono sul piede di guerra per i disagi provocati da treni cancellati senza preavviso con frequenze inadeguate e per il sovraffollamento dei convogli successivi. L’età dei convogli sfiora i 30 anni. Da rivedere anche la Campobasso-Roma. È frequentata da molti pendolari ma dal 2010 a oggi ha visto una diminuzione del numero di treni del 42,8%, passando dalle 10 coppie giornaliere di treni diretti di allora alle 7 attuali (per un viaggio di oltre 3 ore e 10 minuti). La linea è complessivamente di 244 chilometri, ma i problemi riguardano in particolare i 75 chilometri sulla tratta tra Campobasso e Roccaravindola che sono ancora a binario unico non elettrificato. I ritardi a volte sono arrivati a un’ora.

In panne anche la Genova-Savona-Ventimiglia. Per chi frequenta i 147 km di questa linea ferroviaria il 2017 è stato un anno caratterizzato da criticità e proteste. Il materiale rotabile non risulta assolutamente in grado di soddisfare le richieste dei pendolari e dei turisti. La Liguria è l’unica Regione del Nord Italia dove i treni hanno un’età media superiore ai 19 anni. Anche sulla puntualità dei treni piovono lamentele, ma i pendolari lamentano soprattutto convogli vecchi, con sedili rattoppati, bagni sporchi e maleodoranti specialmente in estate. Ed al contrario nei periodi più freddi i pendolari vedono il passaggio di “treni-frigorifero” con carrozze al ghiaccio perché il riscaldamento spesso risulta guasto.

In cerca di rilancio la Bari-Corato-Barletta. È una linea ferroviaria di 70 km che attraversa un bacino di utenza di circa 700.000 abitanti e che era fino a due anni fa un esempio di successo nel trasporto ferroviario pendolare. La linea è diventata purtroppo famosa il 12 luglio 2016 quando uno scontro frontale tra due treni, avvenuto nel tratto a binario unico tra Andria e Corato, ha causato la morte di 23 persone e oltre 50 feriti. A seguito dell’incidente la linea è stata chiusa tra Andria e Corato e sono partiti i lavori per il raddoppio di una tratta di 10 km. Ad oggi, la riapertura della tratta ferroviaria Corato-Ruvo è stata posticipata e continuano ad operare gli autobus sostitutivi (servizio che dipende direttamente dalla Regione) con i relativi disagi per studenti e lavoratori, specialmente nelle ore di punta in cui il servizio sostitutivo è carente. Per Legambiente, manca una strategia complessiva. L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in treno e, nelle principali città, di chi si sposta in metro e in tram, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come da Accordo di Parigi.

Napoli, l’inchiesta di Fanpage dimostra che la munnezza è ancora oro

Napoli, l’inchiesta di Fanpage dimostra che la munnezza è ancora oro

Napoli, l’inchiesta di Fanpage dimostra che la munnezza è ancora oro

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Presidente medici per l’ambiente, Napoli
L’inchiesta di FanPage, cui va il nostro plauso e la nostra totale solidarietà, attesta che nulla è cambiato per il turpe traffico di rifiuti industriali che, anzi, è aumentato di almeno 5 volte in base ai dati Ispra rispetto agli anni Novanta della “munnezza è oro” di Nunzio Perrella.

Non ci ha stupito affatto l’estrema facilità e addirittura l’evidente “rispetto” come “competente tecnico” con il quale l’ex boss Nunzio Perrella ha ricominciato a tessere la sua turpe “tela imprenditoriale” e le numerose “richieste” da parte del mondo industriale giunte immediatamente al suo telefono con le stesse e immutate modalità operative (truffa del “giro bolla”) che avevano caratterizzato il periodo d’oro degli smaltimenti illeciti degli anni Novanta. Periodo d’oro, ma non certo il più lucroso: il più lucroso infatti è quello che stiamo vivendo oggi come, da soli, ripetiamo ormai da alcuni anni.

Da un punto di vista tecnico risulta chiarissimo, sin dalle prime puntate della inchiesta di FanPage, che la richiesta di smaltimento illecito resta elevatissima e addirittura in incremento per alcune tipologie di rifiuti speciali pericolosi come i fanghi di depurazione anche perché mancano completamente, soprattutto (ma non solo) in Campania, idonei impianti di smaltimento a norma. E non lo decide Nunzio Perrella, lo dichiara la relazione Ispra 2017 sui rifiuti speciali.

Dagli anni Novanta ad oggi, eravamo e restiamo l’unica regione in Europa ad avere tragicamente zero in tutte le caselle Ispra diimpiantistica a norma per il corretto smaltimento di qualunque tipo di rifiuto – speciale, industriale e tossico intra-regionale, a cominciare dai pericolosi rifiuti ospedalieri compresi i radioattivi. Nulla quindi poteva e può cambiare come“richiesta di mercato” da parte degli industriali criminali che vogliono risparmiare su costi di gestione elevatissimi per i conseguenti obblighi di smaltimento extraregionale: così avviene da sempre, ad esempio, per i rifiuti ospedalieri campani.

Soltanto noi, medici e scienziati Isde, lo andiamo ripetendo in tutte le sedi istituzionali, Parlamento compreso, e siamo sempre stati non ascoltati, sottostimati e/o addirittura denigrati dalla politica che non ci considera interlocutori “scientificamente degni” dalle istituzioni locali. L’inchiesta di FanPage rende più chiaro il perché veniamo esclusi ormai da anni da qualunque tavolo tecnico istituzionale, sia pure, come sempre, a titolo gratuito.

Da un lato ne siamo orgogliosi, dall’altro riconosciamo che la nostra assenza ai tavoli tecnici priva non solo il dibattito scientifico di interlocutori terzi e indipendenti altamente qualificati ma mette a grave rischio la salute pubblica dal momento che l’eccesso irrazionale ed antiscientifico di “negazionismo” si configura come complicità e non semplice sottovalutazione o omissione scientifica.

Come ben prima dell’inchiesta di FanPage abbiamo dichiarato, l’attuale impegno delle istituzioni sulla Terra dei Fuochi è sempre efficace e determinato solo sugli “ultimi anelli della catena” (i piromani finali) e sulle “vittime” dei rifiuti tossici (pummarole e mozzarelle) ma mai sugli “assassini” veri dei nostri territori: rifiuti speciali, industriali e tossici e manufatti prodotti in nero (scarpe, borse e vestiti).

Riteniamo che come unica e concreta “dichiarazione di presunzione di innocenza” da parte della politica che si mostra invece partecipe alla “mensa” di questo crimine di azienda, come dichiara la Dda, serva per qualunque partito politico uno specifico impegno sui seguenti punti che da anni, con l’appoggio dei Comitati spontanei di cittadini e soprattutto con la Chiesa della Campania, stiamo riproponendo:
– Tracciabilità certa dei rifiuti speciali, industriali e tossici (Sistri o similari);
– Corretto smaltimento, realizzazione di impiantistica e controllo degli impianti dei rifiuti speciali, industriali e tossici a cominciare dai rifiuti speciali ospedalieri sempre a zero in Campania;
– Chip sui manufatti (scarpe, borse e vestiti) e non solo sui prodotti agroalimentari sulla base del medesimo principio che impone la tracciabilità dei prodotti agroalimentari;
– Lotta all’evasione fiscale favorendo la emersione delle aziende e dei lavoratori in nero anche utilizzando strumenti specifici di incentivazione fiscale.

Sofia Goggia vince l’oro nella discesa libera

“Una gara perfetta” e Sofia Goggia vince l’oro nella discesa libera

L’azzurra esulta: “Realizzo il sogno di quando ero bambina e sciavo e dicevo che avrei voluto vincere l’Olimpiade”. Battute la norvegese Mowinckel e la favorita Vonn. Carolina Kostner non brilla

'Una gara perfetta' e Sofia Goggia vince l'oro nella discesa libera

Le medaglie sono 9. Sofia Goggia regala all’Italia la terza medaglia d’oro dei Giochi Olimpici di Pyeongchang e arricchisce il medagliere (oltre ai 3 ori, 2 argenti e 4 bronzi). Nella discesa libera l’azzurra ha preceduto di nove centesimi la norvegese Ragnhild Mowinckel, argento “a sorpresa”, e di 47 centesimi la campionessa statunitense Lindsey Vonn. Proprio Vonn ha reso omaggio a Goggia: “Ho disputato una grande gara ma Sofia ha sciato un po’ meglio di me: non ho rimpianti, sono davvero molto contenta”. Nadia Fanchini, Federica Brignone e Nicol Delago, le altre tre azzurre in gara sulla pista del Jeongseon alpine centre, non hanno concluso la prova.

“Una grande gara, è incredibile”

“Non ho fatto errori. Ho pensato solo a fare il meglio e a fare una discesa perfetta. Sono davvero felice di come ho sciato, è stata una grande gara. E’ incredibile. E’ un onore gareggiare con Lindsey Vonn”, è stato il primo commento della Goggia dopo la vittoria. “Mi sento estremamente fortunata, realizzo il sogno di quando ero bambina e sciavo e dicevo che avrei voluto vincere l’Olimpiade. E’ successo, non ci credo ancora”, ha aggiunto l’atleta bergamasca. Stesso concetto espresso sui social: “Quella bambina che a sei anni sulle nevi di Foppolo sognava , un giorno, di vincere le Olimpiadi… Oggi quella bambina sarebbe fiera di me”.

Prima italiana a vincere la discesa libera alle Olimpiadi

Sofia Goggia è un fiume in piena dopo lo storico oro in discesa ai Giochi di PyeongChang, il primo al femminile per l’Italia dello sci. “Sono stata concentratissima per ottenere la sciata perfetta e ci sono riuscita – aggiunge l’azzurra – non sarò mai la sciatrice che scende con classe, quando passo io faccio rumore come se suonassero mille chitarre. Ma sono così, e questo oro non mi cambierà. Resto Sofia, con la gente che mi avrebbe continuato a voler bene, ad amarmi anche se non avessi vinto questa medaglia. Lindsey Vonn? Da lei c’è solo da imparare, una generosa così nel nostro mondo non c’è”.

La neve arriva anche a Roma

Buran investe l’Italia: gelo polare. La neve arriva anche a Roma: il fascino della Capitale sotto il manto bianco

In arrivo giovedì una nuova perturbazione dalla Spagna che porterà neve al Nord e nelle zone interne del Centro

Come previsto, Buran è arrivato e ha portato la neve anche a Roma

Risveglio con neve e freddo polare per la capitale – ma era ampiamente previsto – che in queste ore è interessata dal passaggio della perturbazione portata dal vento nordico Buran.

L’aria gelida che dopo aver portato forti nevicate e temperature sotto zero al Nord, si sta spostando lungo lo stivale investendo più direttamente il Centro-Nord del Paese, la Puglia, la Basilicata e la Campania ma il freddo raggiungerà anche l’estremo Sud e le isole maggiori, con temperature che arriveranno a toccare anche i i 10 gradi al di sotto delle medie stagional.

In arrivo giovedì una nuova perturbazione dalla Spagna che porterà neve al Nord e nelle zone interne del Centro. “Sono possibili fiocchi – spiega il meteorologo di 3bmeteo.com Francesco Nucera – anche a  Roma, dove gli accumuli potranno registrarsi solo all’inizio, dato che la sovrapposizione di una massa d’aria calda sul ‘cuscinetto gelido’ porterà pioggia”. Precipitazioni più consistenti in Toscana, mentre nelle Isole maggiori, a causa di correnti miti dal Nord Africa, le temperature saliranno a 18-20 gradi.

Per quanto riguarda la perturbazione in corso, Nucera ha precisato che il grande freddo siberiano sta per raggiungere il suo apice e durerà almeno fino a mercoledì. “Le correnti fredde tenderanno a depositarsi al suolo – spiega – avremo -15 gradi in montagna, nelle zone terremotate sono previsti fino a -14 a Ussita così come ad Amatrice, addirittura -17/-18 a Castelluccio. Saranno le regioni del Centro Sud e le Isole Maggiori coinvolte dalle precipitazioni che risulteranno nevose a quote molto basse, anche lungo le coste del medio adriatico. Più asciutto e soleggiato al Nord, ma gelido”.

Scoperte le pitture rupestri più antiche dipinte dai Neanderthal

Scoperte le pitture rupestri più antiche dipinte dai Neanderthal

Furono realizzate 20mila anni prima della comparsa dell’homo Sapiens

Scoperte le pitture rupestri più antiche dipinte dai Neanderthal

Gruppi di animali, punti, figure geometriche e impronte delle mani, dipinti in ocra e nero: sono le pitture rupestri più antiche mai scoperte, dipinte dai Neanderthal almeno 64.000 anni fa, ossia 20.000 anni più antiche delle pitture rupestri dell’homo Sapiens. Ritrovate anche le conchiglie usate per mescolare i colori, ancora più antiche poiché risalgono a 115.000 anni fa. Le scoperte, che riscrivono la preistoria, sono pubblicate sulle riviste Science e Science Advances, in due ricerche coordinate dall’Istituto tedesco Max Planck e parlano anche italiano, grazie al contributo dell’Università di Trento.

Capacità cognitive “avanzate” nei primi Neanderthal

Il risultato “riscrive il nostro punto di vista sulla preistoria antica, perché indica che l’uomo è diventato ‘umano’ prima di quanto si credesse”, ha detto il geoarcheologo Diego Angelucci, dell’università di Trento, fra gli autori della ricerca pubblicata su Science Advances. I dati appena scoperti indicano inoltre, ha aggiunto, che “capacità cognitive ‘avanzate’ potrebbero essere comparse già nei primi Neanderthal o addirittura nell’antenato comune di Neanderthal e Sapiens”.

Complessa la datazione dei reperti

Dipinti e conchiglie indicano infatti che questi cugini dell’uomo avevano un’arte e capacità simbolica. A lungo, ha aggiunto Angelucci,, “abbiamo immaginato i Neanderthal come esseri con caratteristiche inferiori rispetto ai Sapiens”, ma “stiamo vedendo che erano più sofisticati di quanto si credesse”. Finora, infatti, l’arte rupestre è stata attribuita solo agli uomini moderni, anche per la difficoltà di datare reperti più antichi di 40.000 anni. La tecnica di datazione al radiocarbonio, tradizionalmente usata, infatti, non può andare oltre questa data. Cruciale per la scoperta è stata la nuova tecnica di datazione basata sul decadimento radioattivo dell’uranio e del torio: grazie ad essa si è scoperto l’epoca cui risalgono i piccoli depositi di sali che si sono accumulati su pitture e conchiglie.

Così si riscrive la preistoria

E’ stato così scoperto che le straordinarie pitture trovate sulle pareti di tre grotte spagnole, La Pasiega, Maltravieso e Ardales risalgono a 64.000 anni fa. Poiché all’epoca, in Europa, non era ancora arrivato l’uomo Sapiens, queste pitture non possono che essere opera dei Neanderthal. In una quarta grotta, Cueva de los Aviones, sono state scoperte le conchiglie usate per preparare i colori. Su di esse, ha spiegato Angelucci, vi sono le tracce “degli ossidi di ferro utilizzati per ottenere l’ocra”. Alcune conchiglie sono antichissime: con i loro 115.000 anni sono molto più antiche di reperti simili scoperti nell’Africa meridionale e settentrionale e associati all’homo Sapiens.

Nevica a Napoli

Nevica a Napoli, stop a bus e scuole. L’insolita Costa Smeralda imbiancata

Disagi da Nord a Sud per l’eccezionale ondata di maltempo. A Milano morto un senzatetto

Nevica a Napoli, stop a bus e scuole. L'insolita Costa Smeralda imbiancata

E’ una Napoli completamente imbiancata quella che si è svegliata stamattina. Ma se da un lato ci sono le immagini da cartolina, dall’altro ci sono gli effetti: scuole chiuse, traffico bloccato all’aeroporto di Capodichino, circolazione fortemente rallentata per il nodo ferroviario, con i servizi ridotti dell’Alta Velocità tra Napoli e Roma, e caos su diverse arterie stradali di accesso alla città. Le previsioni meteo per oggi dicevano tutt’altro, mette in chiaro il Comune di Napoli che fino a ieri sera non aveva disposto la chiusura della scuole.

“Siamo sicuri che questo adeguamento alle nuove e inaspettate condizioni sia un atto di responsabilità su cui non c’è da polemizzare – spiega l’assessore comunale alla Scuola, Annamaria Palmieri -. La decisione di chiudere le scuole non era stata presa ieri seguendo le indicazioni che venivano dalle previsioni meteo e dal tavolo prefettizio di ieri”.

Intanto i cittadini di Napoli e i pendolari che arrivano da fuori città hanno dovuto fare i conti con il traffico, con le corse dei bus saltate. L’assessorato comunale alla Protezione Civile raccomanda di “limitare gli spostamenti solo se strettamente necessari” mentre la neve in queste ore ha imbiancato anche gli scavi di Pompei, Ercolano e anche l’isola di Capri.

A Roma strade ghiacciate, code e disagi

Strade ghiacciate, alcune code e rallentamenti per ghiaccio con condizioni di guida difficoltosa per gli automobilisti. All’indomani della neve in città è questa la fotografia della mobilità a Roma. Il traffico veicolare, anche vista la chiusura delle scuole, è inferiore ad un giorno feriale ordinario. Chiusa e poi riaperta viale della Primavere a Centocelle per ghiaccio con l’intervento di vigili del fuoco; in via di Casal Morena si registra la presenza di alberi sulla carreggiata in direzione Via Anagnina. In via delle Acacie sempre a Centocelle invece Luce Verde segnala “possibili difficoltà di circolazione” a causa lavori di potatura altezza civico 55 per la “potatura di un pino pericolante”.

Senzatetto morto a Milano, ipotesi assideramento

Un senzatetto è morto, questa mattina, a Milano, a seguito di un attacco cardiaco, nella zona della stazione Centrale. Inutile l’intervento dei medici del 118 che hanno tentato di rianimarlo. Secondo le prime informazioni l’uomo, un 47enne, è stato soccorso. Nel capoluogo lombardo, la notte scorsa, la temperatura è scesa svariati gradi sotto lo zero. L’ipotesi prevalente è che sia morto per le conseguenze del gelo.

Tutta l’Umbria sotto zero

Umbria sotto zero, tutte le città e i paesi dell’intera regione si sono svegliati con temperature glaciali che hanno toccato addirittura i -15,3 gradi a Cascia e a Forca Canapine nella notte. Oltre a quella di Santa Rita e alla vetta dei Sibillini, le località più fredde registrate dal sistema di rilevamento del centro funzionale della Protezione civile umbra, nel corso della notte appena trascorsa, sono state: Monte Cucco (-12,1), Lisciano Niccone, Castagnacupa e Ponte Santa Maria, zona Città della Pieve, con -11, a La Bolsella, zona Assisi, -10,8. Il termometro ha toccato i -10,5 a Casa Castalda. Tanti i borghi che sono finiti sotto i -10 gradi, tra cui Nocera Umbra, Bastardo, Branca e Tresa. Nelle principali città si è registrato -6 a Perugia, -5,2 a Terni, -9,1 a Foligno, -9 a Norcia, -8,9 a Spoleto, -5,5 a Gubbio, -4 Città di Castello, -6,4 a Todi, -7 Orvieto, -6,7 ad Amelia e -5,5 a Narni. Nessuna stazione di rilevamento dislocata sul territorio umbro ha fatto registrare un valore positivo.

Nevica in Basilicata, imbiancati anche i Sassi

Dopo una tregua di alcune ore, stamani è ripreso a nevicare in maniera intensa in Basilicata, imbiancando anche i rioni Sassi di Matera. In particolare, però, le nevicate più copiose sono segnalate nella città di Potenza e nella provincia del capoluogo lucano dove le scuole, per disposizione dei sindaci, sono rimaste chiuse in quasi tutti i Comuni. In tutta la regione, inoltre, nella notte sono state registrate temperature di alcuni gradi, anche dieci, sotto lo zero. Secondo quanto si è appreso, sulle principali strade della regione, la circolazione è rallentata ma senza particolari criticità.

Temperature ancora giù, -36 gradi sul Monte Bianco

Calano ancora le temperature e la stazione meteo dell’Arpa sul Monte Bianco fa registrare uno dei valori più bassi dalla sua installazione ai 4.750 metri del Colle Major, avvenuta nel luglio 2015: dalla mezzanotte all’una e dieci si sono toccati i -36,6 gradi. Continua quindi a far sentire anche in Valle d’Aosta i suoi effetti Burian, il vento gelido siberiano. Restando sullo stesso massiccio ma scendendo ai 3.466 metri di Punta Helbronner, stazione di arrivo della funivia Skyway, poco prima delle 6 si sono sfiorati i -28 gradi e alle 5 la temperatura percepita al vento era di -37 gradi. Spostandosi sul Cervino, ai 3.488 metri del ghiacciaio del Plateau Rosà, alle 5 la stazione meteo dell’aeronautica ha registrato -29 gradi. La rete di monitoraggio regionale segnala minime di -13,3 a Courmayeur,-23,4 a La Thuile, -20,5 a Cogne, -23,1 a Pila, -7,7 ad Aosta, -6 a Saint-Vincent, -21,7 a Cervinia e -20,9 a Gressoney-La-Trinité.

L’insolita Costa Smeralda imbiancata

Neve in Gallura anche a bassa quota. La Costa Smeralda oggi si è svegliata sotto una coltre di fiocchi bianchi, che continuano a cadere in maniera copiosa. Attualmente le strade sono percorribili solo con pneumatici da neve o con le catene. In azione, nelle principali direttrici di traffico anche i mezzi spargisale e spazzeneve, i tecnici dell’Anas gli agenti della polizia stradale. Anche i noti porti turistici e le imbarcazioni sono state imbiancate. Suggestive e rare le immagini del paesaggio di La Maddalena, Cannigione e l’Isola di Tavolara sotto la neve.