Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: “Iniettano diserbanti negli ulivi secolari”. E c’è l’ombra della “mafia dei pascoli”

Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: “Iniettano diserbanti negli ulivi secolari”. E c’è l’ombra della “mafia dei pascoli”

Da più di un anno ignoti entrano in terreni privati per versare sostanze diserbanti sulle piante e iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici. Un attacco sistematico che si estende per 400 ettari intorno a Modica e Pozzallo. La denuncia: “Sono raid organizzati”. Il bilologo: “Nessun parassita, tracce di avvelenamento”. Il commissariato di Modica indaga per tentata estorsione

Si materializzano nella notte, quando entrano nei boschi e nei campi per versare sostanze diserbantisulle radici degli alberi, bruciandoli ed uccidendoli. Oppure utilizzano un trapano per iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici, che si espandono lentamente fino alle foglie. Il risultato è micidiale: alberi ancora giovani che si spaccano dal di dentro, disseccandosi, carrubi e ulivi secolariche si svuotano, si anneriscono e perdono le foglie. È una vera e propria strage di alberi quella che sta andando in onda in provincia di Ragusa: un attacco sistematico che si estende per 400 ettari nelle campagne intorno a Modica e Pozzallo.

 

Le ronde degli avvelenatori – E questa volta non c’entrano i virus o i parassiti: a massacrare gli ulivi e i carrubi del Ragusano infatti sono dei veri e propri blitz, ronde notturne di “squadrette di avvelenatori” che s’inseriscono nottetempo negli appezzamenti di terreno privati per devastare gli alberi con diserbanti e sostanze tossiche. “È una storia che va avanti da più di un anno ormai”, racconta l’agronomo Corrado Rizzone, proprietario di alcuni degli appezzamenti di terreno finiti sotto attacco. “Le ronde vanno in onda di notte, quando nei terreni non c’è nessuno: per mesi ho poi trovato pezzi di alberi spaccati direttamente alla base lasciati sul terreno, mentre tutti gli altri venivano sistematicamente avvelenati“, continua Rizzone che ha sporto una serie di denunce contro ignoti al commissariato di Polizia di Modica. “Nei mesi gli attacchi si sono intensificati creando un danno enorme, non solo per la mancata produzione di carrube e olive, ma anche perché parte della zona ricade sotto il vincolo paesaggistico. Qual è l’obiettivo? Radere al suolo tutti gli alberi della zona?”, dice l’agronomo che a sostegno dei suoi esposti ha anche depositato agli atti degli investigatori una perizia di parte, firmata dal biologo Daniele Tedeschi.

La perizia: “C’è traccia di diserbanti e arbusticidi” – Una relazione che fotografa nel dettaglio la strage di alberi nel ragusano. “Molte delle piante osservate – scrive il biologo – presentavano sofferenza parziale al tessuto fogliare ed alla corteccia. Alcune in particolare si presentavano in condizioni generali pessime: carrubi e ulivi. Altre piante presentavano sofferenza parziale: presenza di improvvisi quanto evidenti segni di degenerazione fogliaria a macchia di leopardo, delle gemmature, dei germogli e degli stessi frutti, oltre che dei vegetali non fruttificanti ed in particolar modo si notavano tronchi svuotati o disseccati e tra questi, cosa assolutamente anomala, anche giovani tronchi. Era evidente la presenza di tracce sospette di segni di tossicosi“. Tedeschi sottolinea che gli alberi di Rizzone sono sempre stati curati : “Ribadendo che è stata notata una corretta gestione delle piante e della loro crescita – scrive – appare alquanto anomala la presenza di elementi riconducibili all’uso di prodotti quali diserbantie arbusticidi o altro ad oggi non ancora identificati, a macchia di leopardo, senza una verifica della stretta e legale necessità”.

“No parassiti, traccia di mano umana” – Per il biologo, poi, è chiaro che il massacro di ulivi e carrubi non sia da addebitare ad un parassita.  “È stata esclusa – mette sempre nero su bianco nella sua perizia – una ipotesi parassitaria dato che la tossicosi e la degenerazione fogliaria si trovano di fatto a macchia di leopardo, per quanto estesa e in continua progressione e contemporanea anche a fatti criminosi, all’interno dell’appezzamento di terreno nonché a macchia di leopardo (random) sulla pianta eventualmente colpita. In ciascuna pianta colpita sono evidenti i segni dell’avvelenamento, sono presenti fori sulle cortecce che non appaiono di natura biologica (parassiti) ma artefatti da attrezzatura presumibilmente edile, trapano et similia“.

L’indagine per tentata estorsione – Ma chi è quindi che sta avvelenando centinaia di ulivi e carrubi secolari? A chi interessa massacrare ettari di boschi e campi con blitz notturni e periodici? Una domanda che si pongono gli investigatori del commissariato di Modica, diretti dal vice questore Maria Antonietta Malandrino: sulla vicenda infatti è in corso un’indagine contro ignoti per danneggiamento e tentata estorsione. L’ipotesi, infatti, è che le ronde degli avvelenatori di alberi abbiano un obiettivo: convincerei proprietari a sloggiare, a lasciare i terreni, a venderli per pochi euro. Una pista investigativa ancora in fase di elaborazione dato che ai proprietari dei terreni colpiti non è mai arrivata una proposta di acquistodopo l’attacco a colpi di diserbanti degli alberi. È un fatto, però, che sulla Sicilia orientale si sia proiettata ultimamente l’ombra sinistra della cosiddetta “mafia dei pascoli“.

L’ombra della “mafia dei Pascoli” – Da tempo, infatti, clan importanti come i Santapaola, iBontempo Scavo e perfino i Riina erano riusciti a farsi assegnare dalla Regione Siciliana centinaia di ettari di boschi senza che nessuno avesse mai osato opporsi. Un affare milionario dato che quei terreni hanno fruttato nel frattempo circa due milioni e mezzo di euro di fondi europei all’anno. Un meccanismo criminale perfetto, frutto della comunione tra la natura agricola dell’arcaica Cosa nostra e i modernissimi progetti made in Bruxelles che hanno arricchito gli imprenditori vicini alle cosche. Un affare milionario e sicuro, che ad un certo punto Giuseppe Antoci ha deciso d’interrompere.

Il presidente del parco dei Nebrodi, infatti, è l’ideatore di un protocollo di legalità firmato dal prefetto di Messina, Stefano Trotta, che obbliga i concessionari dei terreni demaniali a presentare ilcertificato antimafia: richiesta che fino al febbraio scorso nessuno aveva mai fatto, soprattutto per i terreni che valgono meno di 150mila euro. Risultato? Un agguato a colpi di fucile – per fortuna senza vittime – all’auto che la notte tra il 17 e 18 maggio scorso, trasportava Antoci da San Fratello e Cesarò, due comuni in provincia di Messina. È questo quello che sta avvenendo nel Ragusano? I clan locali hanno davvero messo gli occhi sui terreni tra Modica e Pozzallo, ed è avvelenando gli alberi che sperano di costringere i legittimi proprietari ad allontanarsi? O i continui blitz sono da ricondurre ad altro? Interrogativi ai quali proveranno a rispondere gli investigatori iblei. Nel frattempo, da più di un anno, nella Sicilia sud orientale la strage di ulivi secolari non si ferma.

Mi chiamo Bolt e sono leggenda: terzo oro nei 100 metri olimpici. Nessuno come lui

Mi chiamo Bolt e sono leggenda: terzo oro nei 100 metri olimpici. Nessuno come lui

Il velocista giamaicano parte male, po 50 metri di recupero miracoloso. Annientato Gatlin. E pensare che tutto è cominciato per gioco

Mi chiamo Bolt e sono leggenda: terzo oro nei 100 metri olimpici. Nessuno come lui
Il velocista giamaicano Usain Bolt (Ansa)
Redazione Tiscali

Più di una leggenda, una divinità scesa dall’Olimpo dello sport in terra carioca: Usain Bolt vince la gara più attesa di ogni Olimpiade, la finale dei 100 metri, per la terza volta consecutiva, impresa finora mai riuscita ad altri e che lo proietta nella galleria degli immortali dello sport. E’ un 9″80 poi corretto in 9″81, in 42 passi, che cancella le velleità di Justin Gatlin, costretto ad accontentarsi dell’argento.

Una progressione disumana

Quello del Lampo è uno sprint irresistibile: Bolt parte male, ai primi 50 metri è quinto ma poi rimonta e si lascia tutti dietro. Cosi’ la folla dell’Engenhao per una volta pieno impazzisce e grida a pieni polmoni il nome del suo campione: “Bolt! Bolt! Bolt!” è l’unica cosa che si sente, mentre lui festeggia gridando e mandando baci a un gruppo di connazionali con i quali si fa anche i selfie, poi passeggiando tenendo in mani un peluche della mascotte Vinicius, infine togliendosi le scarpe. Ma non le tira al pubblico, le tiene per conservarle “perchè queste sono le mie ultime gare alle Olimpiadi”. Bolt è talmente totalizzante che il suo terzo oro olimpico nei 100 cancella imprese in altre circostanze memorabili come quella del sudafricano Van Niekerk, che vince i 400 stabilendo il nuovo record mondiale e cancellando quello vecchio di 17 anni di Michael Johnson.

Arrivare primo per la merenda

Ma tutto questo, pur fantastico, si scioglie di fronte a quell’immenso fuoriclasse che da bambino cominciò a correre quasi per scherzo, per arrivare per primo quando la madre lo chiamava per la merenda. Ora è per sempre l’icona della Giamaica, (“Quest’oro è per te, popolo mio: stand up, alzati” urla alla maniera di Bob Marley subito dopo aver vinto. E prima di prendersi una volta per tutte il pantheon dell’atletica.

Se ti perdi o ti ferisci in montagna paghi tu, e tanto.

Se ti perdi o ti ferisci in montagna paghi tu, e tanto. Ecco quanto costa il Soccorso alpino

Ogni anno numerosi incidenti e chiamate d’emergenza, anche immotivate. Troppo spesso c’entra l’imprudenza. Così, fine della parola gratis

Soccorso alpino in azione
Soccorso alpino in azione
Redazione Tiscali

Se serve aiuto in montagna, per via di un incidente o perché si è feriti, o ancora nel caso in cui ci si sia persi, bisogna sperare di trovarse nelle regioni giuste dal punto di vista del portafoglio. Se no il costo rischia di essere davvero salato. Piccolo preambolo: il servizio di Soccorso Alpino, struttura del Club Alpino Italiano, ha il compito di intervenire nel caso di incidenti durante attività turistiche e speleologiche compiute appunto in montagna. Si contatta attraverso il 118 ed è parte del Servizio nazionale della Protezione Civile. Ma il suo tariffario corre a due velocità, ed è bene saperlo prima di tentare la propria impresa personale fra rocce, arrampicate ed escursioni.

 

Quelle quattro regioni “deluxe”

Il servizio di Soccorso Alpino è a carico della collettività delle varie regioni italiane, con piccola eccezione. In sintesi, nella maggior parte dei casi, se recuperano Mario Rossi da una vallata montana con una gamba infortunata, paghiamo tutti. A meno che non ci si trovi in Veneto, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta a cui si è aggiunta recentemente la Lombardia e potrebbe aggiungersi, prossimamente, il Piemonte. Qui la parola gratis, anche nel caso di chiamata immotivata, non esiste. Paga il diretto interessato ed è continuamente aggiornato il tariffario che informa sui costi dei vari interventi. Non proprio popolari, dato l’impiego di squadre di soccorso, appoggio radio e perfino elicotteri. Mentre c’è chi, come il grande scalatore Reinhold Messner, ipotizza la creazione di zone in cui il Soccorso Alpino non sia tenuto ad intervenire, nella fattispecie se quelle zone sono di conclamato pericolo, e dunque l’avventuriero dell’escursione è andato a cercarsela, ignorando avvertimenti e divieti. Lasciarlo al suo destino, al gelo, ai lupi e alle infezioni, dunque? Così impara la prossima volta, sempre che ce ne sia una? Nel mentre, occhio ai portafogli, questi sono i tariffari delle regioni più coinvolte nel Soccorso alpino, e perciò più costose. Molto costose.

VENETO

– ferito grave: € 25 al minuto fino ad un max di € 500

– ferito lieve: € 75 al minuto fino ad un max di € 7.500

– persona illesa: costo totale dell’intervento

TRENTINO ALTO ADIGE

– ferito grave: ticket di € 30

– ferito lieve: ticket di € 110

– persona illesa: ticket di € 750, elisoccorso: € 140 al minuto

VALLE D’AOSTA

– ferito grave o lieve: intervento gratis

– persona illesa: intervento immotivato costo elisoccorso € 115 al min e spese a carico fino a max € 3.500

LOMBARDIA

– soccorso di ferito non impegnativo (ambulanza con soccorritori certificati di cui un autista): € 56 l’ora

– soccorso di ferito mediamente impegnativo (ambulanza con infermiere e autista-soccorritori certificati): € 70 l’ora

– soccorso di ferito impegnativo (ambulanza con autista-soccorritore certificato, medico e infermiere): € 115 l’ora

La località abbandonata più bella del pianeta

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La località abbandonata più bella del pianeta

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Ci sono tanti luoghi incantevoli inaccessibili. Luoghi senza tempo o abbandonati dal tempo.

Uno di questi è il Vallone dei Mulini, dove la natura ha circondato le costruzioni, rendole appena visibili. Quanto basta per vederle, e godere di uno spettacolo unico.

Secondo Easyviaggi il luogo abbandonato più bello del pianeta é, appunto, il Vallone dei Mulini. A due passi da Sorrento.

Dove tutto si costruisce intorno ad un mulino dell’anno 1000, e dove la natura ha ricamato immensi arbusti e vegetazione, da renderlo inaccessibile.

Il Vallone dei Mulini è stato infatti abbandonato negli anni ’40. Ne è passato dunque di tempo.

Ed il luogo in cui si trova, è un crepaccio creatosi 35.000 anni fa, a causa di un’eruzione.

Il mulino è stato abbandonato nella metà del 1800, per problemi climatici e anche perché un mulino ormai non era più utile ai tempi.

Ci sono luoghi dove la natura e l’uomo, hanno dipinto un quadro che riporta un’immagine di secoli passati, da poter vivere con un colpo d’occhio.

Rio 2016, il ‘libro cuore’ dei giochi

Rio 2016, il ‘libro cuore’ dei giochi: i 7 momenti migliori –

di  | 22 agosto 2016
rioAi Giochi Olimpici i gesti politici sono vietatissimi dal regolamento del CIO. Vecchio retaggio per non indispettire questo o quel governo (democratico o meno), visto che in passato ne sono successe di tutti i colori, a cominciare dai leggendari pugni chiusi nel guanto nero (simbolo del black power) alzati sul podio a Città del Messico dagli americani Smith e Carlos.
Quando un atleta è sul traguardo o sul podio, però, non c’è norma che possa fermarlo, qualora decida di esprimere pubblicamente un dissenso politico. È esattamente quello che ha fatto il maratoneta etiope Feyisa Lilesa, medaglia d’argento nella corsa regina dei Giochi, che sul traguardo ha intrecciato i polsi come gesto di protesta contro il governo di Addis Abeba. Lilesa fa parte del popolo Oromo, popolosa minoranza in Etiopia, le cui proteste democratiche sono state recentemente soffocate nel sangue dal governo centrale. Il CIO ha fatto sapere che indagherà sul gesto e deciderà su eventuali provvedimenti. Lilesa, dal canto suo, ha fatto sapere che non gliene può fregare di meno e che lo rifarebbe, perché molti suoi familiari sono in carcere e lui stesso rischierebbe la morte qualora decidesse di tornare in patria. Perché va bene la medaglia, ma ci sono cose leggermente più importanti.

Mutui, chi vince tra tasso fisso e variabile?

Mutui, chi vince tra tasso fisso e variabile?

  • 22 agosto 2016

 

 

Il passo lento della ripresa economica, le misure ultraespansive della Banca centrale europea per cercare di fronteggiare l’incubo deflazione e negli ultimi due mesi anche il timore di contraccolpi causati dall’inattesa Brexit. I fattori che condizionano ormai da tempo l’andamento dei mercati finanziari hanno creato una situazione probabilmente irripetibile per chi deve scegliere un mutuo per acquistare o ristrutturare un’abitazione oppure per sostituire il vecchio contratto (più costoso) attraverso una surroga.
Basta dare un’occhiata alle migliori offerte rilevate dal broker Mutuionline per farsi un’idea di quanto sia cambiato il mercato dei prestiti casa in poco tempo: per un prestito ventennale da 200mila euro, per esempio, si può pagare un tasso variabile (finito) dello 0,71%, mentre per il fisso si sale (per modo di dire) fino all’1,56% con rate mensili in entrambi i casi inferiori ai 500 euro.

Ue, a Ventotene Renzi, Merkel e Hollande.

Ue, a Ventotene Renzi, Merkel e Hollande. Germania: “Abbiamo cambiato posizione, più cooperazione europea”

Ue, a Ventotene Renzi, Merkel e Hollande. Germania: “Abbiamo cambiato posizione, più cooperazione europea”

Politica
Trilaterale sulla nave Garibaldi, a poca distanza da Ventotene, dove Spinelli scrisse il suo Manifesto. La cancelliera: “Turchia fondamentale per la lotta agli scafisti”. Il presidente francese: “L’Europa si protegga, ma accolga chi è spinto all’esilio”. Il presidente del Consiglio: “La comunità europea non è finita con la Brexit”
Non è finita l’Europa del post-Brexit. Non è finita l’Europa dei populismi, della crescita a singhiozzo, della minaccia del terrore. Il vertice di Ventotene, prima tappa di un percorso che avrà il suo epilogo il 25 marzo del 2017, serve innanzitutto a ribadire che la Ue deve avere e avrà un futuro. Ad assicurarlo sono i tre leader del vecchio continente, Matteo Renzi, Angela Merkel e FrancoisHollande, riuniti sul ponte di volo della nave Garibaldi. Anche se ciascuno lo dice a modo proprio, punzecchiando gli altri ed esaltando il proprio ruolo ed interesse.A fare da sfondo per una volta non gli edifici delle istituzioni Ue ma l’isola che ospitò, all’inizio degli anni ’40, uno dei padri dell’Europa unita, Altiero Spinelli. Ed è proprio il Manifesto di Ventotene ad essere il convitato di pietra di un summit articolato in tre parti: la prima con l’omaggio dei tre leader alla tomba di Spinelli, la conferenza stampa a bordo della Garibaldi, la cena in cui i tre hanno messo sul tavolo temi e proposte del vertice. Proposte che, sulla scia del vertice di Berlino di giugno, vanno dalla sicurezza comune ai giovani, fino alla crescita.“Molti hanno pensato che dopo la Brexit l’Ue fosse finita. Non è così: abbiamo voglia di scrivere il futuro”, è il concetto che Renzi presenta ad un summit che – è il mantra ripetuto dai tre leader, a partire dalla cancelliera – non vuole essere un ‘direttorio’ ma una tappa che avrà il suo naturale seguito nell’incontro informale a 27 di settembre a Bratislava.In vista del summit, Renzi, Hollande e Merkel concordano su alcuni temi cardine, a cominciare dalla difesa comune, in merito alla quale Hollande chiede “maggior coordinamento, più mezzi e più risorse” e sottolinea come Francia, Italia e Germania stiano lavorando “per una guardia costiera comune dell’Ue”. Anche perché, ribadisce Hollande, “spetta all’Europa proteggersi ma anche accogliere chi è spinto all’esilio mettendo spesso a rischio la propria vita”. E sull’immigrazione anche Angela Merkel non si risparmia. “Dobbiamo garantire un’Europa sicura, migliorare gli scambi tra i servizi”, spiega la Bundeskanzlerin, ricordando l’importanza dei partenariati con gli Stati africani (cuore del Migration Compact proposto da Roma) e rimarcando, in un contesto diplomatico quanto mai critico, l’importanza della cooperazione con la Turchia senza la quale “non vinceremmo la lotta contro gli scafisti”.

La tragedia di Aleppo (“sarà la nostra vergogna se non interveniamo”, dice Hollande) e l’ampliamento del programma Erasmus sono tra i temi toccati dai tre leader sui quali pende una crescita economica ancora ad alto rischio. “Vogliamo misure forti e investimenti di qualità”, sottolinea il capo del governo italiano con un occhio anche alla partita italiana sulla flessibilità ed assicurando come l’obiettivo sia quello della riduzione del deficit. “Credo che il patto di stabilità ha molte possibilità di flessibilità”, replica Merkel ‘benedicendo’ le riforme renziane ma rimandando a “verifiche future” la proposta francese di raddoppiare il piano Juncker.

Il tema flessibilità, il 31 agosto, sarà probabilmente al centro del bilaterale Renzi-Merkel a Maranello. Nel frattempo il premier, reimpostando il format dei vertici ristretti che nel 2012 aveva utilizzato anche Mario Monti, cerca di ritagliare un ruolo di primo piano nel programma di rilancio europeo. “E’ facile lamentarsi e l’Europa è un capro espiatorio ideale”, scandisce Renzi con un occhio ai populismi italiani prima di salutare i cronisti citando ancora una volta Spinelli (“La via non è facile, non è sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”) e annunciando che il carcere di Santo Stefano dove Spinelli, Pertini e Terracini furono imprigionati diventerà una scuola per la formazione della nuova élite europea.

Terremoto Centro Italia: la diretta. Almeno 247 morti

Terremoto Centro Italia: la diretta. Almeno 247 morti. “Case implose, fase critica deve ancora iniziare” (Foto e video)

Cronaca
La scossa è avvenuta nella notte alle 3,36. Rase al suolo la frazione di Pescara del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, e Amatrice (Rieti). Il sindaco: “E’ un macello”. Il sismologo Boschi: “Forte rischio di una seconda forte scossa nell’area, che è di massima pericolosità”

di  | 24 agosto 2016
E’ salito a 247, nella notte, il numero di vittime accertate del terremoto di magnitudo 6.0 che ha colpito il Centro Italia alle 3:36 del 24 agosto radendo al suolo i comuni di Amatrice e Accumoli, in provincia diRieti, Arquata, in provincia di Ascoli Piceno, e la sua frazione Pescara del Tronto (foto)

Intere città sono state cancellate in pochi attimi e trasformate in cumuli di macerie. I morti accertati sono 247, centinaia di persone sono state ferite (leggi le testimonianze), oltre 2.500 gli sfollati che hanno passato la prima notte fuori dalle loro case mentre continuava lo sciame sismico, con un’ultima scossa di magnitudo 4.5 alle 5:17.

Il numero delle vittime, fermo a 160 mercoledì sera, è salito tragicamente nella notte come reso noto dalla Protezioni civile. E poi alberghi che si sbriciolano mentre tutti i 70 ospiti dormono nelle camere con vistasui monti Sibillini. E ancora bambini che chiedono aiuto perché sono rimasti intrappolati sotto le macerie, ma che vengono raggiunti quando sono ormai senza vita.

“E’ un dramma, un macello”, dice Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, uno dei borghi più belli d’Italia (foto). Oggi non esiste più. Distrutti sono anche gli altri piccoli comuni colpiti dal sisma, che proprio nel periodo estivo si rianimano con l’arrivo di visitatori e famiglie in vacanza: le persone presenti nella zona al momento del terremoto, insomma, sono superiori al numero dei residenti ufficiali. L’epicentro del sisma – avvertito in Abruzzo, Umbria, Lazio ed Emilia Romagna – è stato a 4 chilometri di profondità nei pressi ad Accumoli (foto), dove la situazione è “drammatica”, dice il primo cittadinoStefano Petrucci. Le scosse continuano: oltre 160 nelle ultime 9 ore, la più forte di magnitudo 4.7 nel pomeriggio. Oltre 500 i vigili del fuoco mobilitati per i soccorsi, oltre a squadre cinofile, polizia, militari, sommozzatori, protezione civile e volontari. Il premier Matteo Renzi ha annunciato che il Consiglio dei ministri è convocato giovedì 25 agosto 2016 alle 18 a palazzo Chigi decreterà lo stato d’emergenza per le regioni Lazio, Marche e Umbria colpite dal terremoto di questa notte. Sbloccando così in automatico l’uso dei 234 milioni di euro del fondo emergenze.

 Il ministro Graziano Delrio parla di “situazione molto grave” e le previsioni per le prossime sono ancora più allarmanti. “La strada di Amatrice è piena di macerie – ha detto Paolo Crescenzi, responsabile della protezione civile della Valle del Velino, la prima a essere intervenuta -. Prima bisogna pulire le strade e poi si può prestare i soccorsi. La fase critica deve ancora arrivare e sarà quando riusciremo a entrare nelle case implose su se stesse. Sarà allora che troveremo i cadaveri. Questa seconda fase potrà cominciare già questa sera perché i lavori procedono veloci ma sarà soprattutto domani e dopodomani”. L’area è classificata ad alta pericolosità e per il sismologo Enzo Boschi, ex Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, c’è il rischio di una seconda forte scossa.

Terremoti nelle provincie di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia, aggiornamento ore 5.00https://ingvterremoti.wordpress.com/2016/08/24/terremoti-nelle-province-di-rieti-ascoli-piceno-e-perugia-aggiornamento-ore-5-00 …

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Terremoti nelle province di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia: aggiornamento ore 5.00

Dopo il terremoto di magnitudo ML 6.0 delle 03:36 ci sono stati altri eventi sismici nell’area, con una scossa più forte di magnitudo ML 5.4 alle 04:33 a 5 km da Norcia (PG). Di seguito la ma…

ingvterremoti.wordpress.com

 Una seconda scossa di magnitudo 5.4 è stata registrata alle 4:33 con epicentro tra Norcia (Perugia) eCastelsantangelo sul Nera (Macerata) ed ipocentro a 8,7 chilometri di profondità. Nel 1979 un altro forte terremoto di magnitudo 5.9 aveva colpito Norcia. Il più violento avvenuto nella zona, di magnitudo stimata 7, colpì Norcia e Cascia nel gennaio 1703.

Italia paese sismico: le regioni più a rischio.

Italia paese sismico: le regioni più a rischio. Ecco come deve essere una casa sicura

L’Italia è un paese a elevata sismicità. Da Nord a Sud, ricorda ‘ilmeteo.it’, nel corso dei secoli, si sono avuti numerosi terremoti, anche di forte intensità, che hanno provocato ingenti danni e numerose vittime. Nella mappa, in viola, le zone a maggiore rischio sismico. Come si nota tutto l’Appennino Centro-Meridionale presenta una colorazione viola acceso, identificando aree a forte rischio sismico. Nel Nord Italia, a rischio l’estremo Nordest, in particolare il Friuli Venezia Giulia. Meno sismico il Nordovest. 

Avrebbe compiuto 92 anni. Natuzza la donna con le stimmate

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Avrebbe compiuto 92 anni. Natuzza la donna con le stimmate

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Era nata il 23 agosto del 1924 ed avrebbe compiuto 92 anni. Ma Natuzza Evolo morì per un blocco renale il primo novembre del 2009.

Una figura molto complessa la sua e che fa ancora parlare di se’.

Natuzza è una donna del Sud, nata a Paravati di Mileto, frazione di Mileto in provincia di Vibo Valentia.

Fin dalla giovane età fu protagonista di fenomeni paranormali, come la visione di defunti. E durante la sua vita fu interessata dal fenomeno delle stimmate.

C’è chi le ha dato il dono dell’illuminazione diagnostica, cioè la capacità di diagnosticare un male e suggerire la cura.

Ma tornando alla figura discussa, padre Agostino Gemelli, medico prelato e fondatore di grosse istituzioni della chiesa, su documentazione del vescovo di Mileto, esaminò il caso e parlò di personalità affetta da “sindrome isterica”. Suggerendo sacerdoti e parrocchiani a sminuire il caso, disinteressandosi.

Ma la Chiesa con il tempo ha mutato la posizione, ed ora esiste una documentazione per unprocesso di beatificazione.

Nel 1987 Natuzza Evolo ispirò la costruzione di un centro per dare assistenza ai bisognosi, poi dei cenacoli di preghiera.

Nel 2007 Rai International trasmise un programma d Paravati di Mileto, a lei dedicato.

Una fondazione religiosa calabrese, nel giorno dell’anniversario della sua nascita, ha ricordato e celebrato la sua memoria con un giorno di preghiera.