“Virginia sul tetto” ha deciso, un suo fedelissimo ex Pd al bilancio

“Virginia sul tetto” ha deciso, un suo fedelissimo ex Pd al bilancio e un imprenditore alle partecipate, un “inviato” di Casaleggio jr

30 Settembre 2016. Politica

Che Virginia abbia scelto il tetto del Campidoglio per prendere decisioni delicate al riparo da sguardi ed orecchie indiscreti? Sul web circola una singolare foto della sindaca sul tetto, con alcuni documenti tra le mani mentre parla con un suo collaboratore, pubblicata su Twitter da un turista portoghese. Il caso ha voluto che la foto coincidesse con la decisione della Raggi, non ancora ufficiale, sulla sua squadra. Blinda il Bilancio con un suo fedelissimo, Andrea Mazzillo. esperto di finanza locale e commercialista, attuale coordinatore del suo staff. Il nuovo assessore alle partecipate e’ invece Massimo Colomban (che ha ricevuto gli auguri del governatore  del Veneto, il leghista Zaia “E’ un mio amico).  Colomban e’ industriale che lavora nel settore dei metalli, ma soprattutto e’ un “inviato” di Casaleggio jr, si dice con compiti più larghi del suo stesso incarico, un “inviato” quasi con compiti di commissario. Sicuramente uno che riferita ai vertici dei quali appare una diretta emanazione

Caffè: secondo uno studio da 3 a 5 tazzine al giorno è la quantità massima da non superare

Caffè: secondo uno studio da 3 a 5 tazzine al giorno è la quantità massima da non superare. Oltre c’è la dipendenza

10 Ottobre 2016. Cronaca

Caffè la mattina, il caffè espresso dopo un buon pasto e magari anche – ma attenti! – un’altra tazzina dopo cena… Siamo quasi tutti (più o meno) dipendenti dalla caffeina. Ma se per molti la caffeina è uno stimolante o un elemento essenziale per iniziare la giornata, secondo i ricercatori dell’Università John Hopkins, un sovradosaggio può causare “ansia, problemi di stomaco o sbalzi d’umore”. Per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il consiglio è di non consumare più di 400 mg di caffeina al giorno (la dipendenza sarebbe posizionata sopra i 600 mg al giorno). Nel frattempo, il sito britannico della Metro.co consiglia di non consumare  dosi eccessive che devono restare al di sotto dei 400 mg di caffeina al giorno. Stiamo parlando di 5 espressi (80 mg di caffeina per tazza). Una tazza di caffè filtro all’americana, mediamente macinato, contiene 180 mg di caffeina (secondo il sito Web di Passport salute), che circoscrivono il consumo da non superare a due tazze al giorno. La caffettiera: la dose di caffeina per tazza (di 237 ml) contiene 118 mg (che consente tre tazze). Il famoso marchio pubblicizzato da George Clooney conterrebbe tra 50 e 90 mg di caffeina per dose di caffè (che si limita a più o meno cinque capsule al giorno). Anche per il tè, si consiglia di evitare di superare cinque tazze al giorno. Pur non entrando troppo nel merito dell’esito della ricerca, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, rileva come la stessa confermi comunque ciò che empiricamente un po’ tutti sapevamo: ossia che il consumo di caffeina in eccesso deve essere in ogni caso evitato anche se numerosi studi hanno dimostrato che il caffè, oltre ad aiutare la memoria, previene l’evoluzione dell’epatite cronica in cirrosi e riduce il rischio che questa evolva in un tumore.

Ciao Dario! Se ne è andato a 90 anni il “giullare da Nobel”

Ciao Dario! Se ne è andato a 90 anni il “giullare da Nobel”. Quando Fo disse ai grillini “Per favore, ribaltate tutto”

13 Ottobre 2016. Cultura

©in20righe – RIPRODUZIONE RISERVATA

Addio Dario. Se ne è andato a novant’anni, all’ospedale Sacco di Milano per una grave insufficienza polmonare, il “giullare da Nobel” Dario Fo, drammaturgo, attore, regista, scenografo, scrittore e pittore, autore, figura da protagonista nella letteratura e nello spettacolo italiano: una vita dedicata al teatro e all’impegno civile e politico, da ultimo, e sempre da sinistra, a sostegno del Movimento fondato da Grillo e Casaleggio che lo ha anche proposto, in tempi recenti, per la nomina a senatore a vita. Fo ha cessato di vivere, tre anni dopo la scomparsa di Franca Rame, compagna di teatro e di vita,  la sua ‘Eva’, nel giorno in cui il Nobel per la Letteratura è stato assegnato a Bob Dylan, un altro uomo di spettacolo (dopo il “giullare medioevale”, il “menestrello” americano) , un’altra sorpresa come quella che suscitò nel 1997 il conferimento del premio dell’accademia svedese all’autore de ‘Il mistero buffo’ (1969) e di un altro centinaio di pieces teatrali, conferimento che solo in Italia fece storcere la bocca a quegli intellettuali che avrebbero preferito altri candidati. Ma il prescelto fu lui con una motivazione che ha reso meglio di ogni altro giudizio il senso della sua arte: “Seguendo la tradizione dei giullari medioevali dileggia il potere restituendo dignità agli oppressi”. Quel dileggio del potere – come quello democristiano in Rai negli anni ’60 – che dopo la ‘scandalosa’ Canzonissima del ’62 lo tenne lontano dalla tv pubblica per quattordici anni. E’ un coro quasi unanime di cordoglio quello che ha accompagnato oggi la notizia della sua morte (con l’eccezione di Brunetta perchè Fo lo prese in giro per la sua statura). Domani al Piccolo di Milano la camera ardente. Sabato i funerali in piazza Duomo. Particolarmente commosso e riverente l’omaggio a Fo di tutto il Movimento 5 Stelle che ricorda sul blog le parole pronunciate dal Nobel alla manifestazione del 19 febbrio 2013, quando invitò il popolo grillino a “ribaltare tutto” (“Mi sembra di essere tornato indietro di molti anni, alla fine della guerra, l’ultima guerra mondiale. Ci fu una festa come questa e c’era tanta gente come siete voi: felici, pieni di gioia e, non dico speranza, la speranza lasciamola a parte, ma di certezza che si sarebbe rovesciato tutto e non ci siamo riusciti. Fatelo voi per favore, fatelo voi! Ribaltate tutto per favore”). Questo il ricordo di Beppe Grillo: “Dario non era semplicemente un uomo libero, era la libertà incarnata. Un uomo fortunato di virtù che lo divertivano, coronate da un’insaziabile curiosità. Descrivere una perdita così è straziante quanto impossibile; l’ultima cosa che abbiamo perso è il Dario premio Nobel, la prima è l’esempio di un modo grandioso di interpretare la propria umanità, che ci ha sempre regalato a piene mani”.

I “riservisti” della Prima Repubblica in campo per impedire la nascita della Terza Repubblica

I “riservisti” della Prima Repubblica in campo per impedire la nascita della Terza Repubblica

14 Ottobre 2016. Politica

“Avanza un plotone di uomini nuovi, che si candida ad aprire per il paese una nuova stagione. Che assomigli il più possibile alla vecchia, quando erano tutti più felici e più contenti”, e ci sarebbe da dire più giovani… La penna ironica di Aldo Cazzulllo sul Corriere (che invece ieri all’opposto aveva pubblicato un articolo di Pierluigi Battista che sostanzialmente suonava come una sorta di inno alla Prima Repubblica)  descrive così quel bel quadretto famigliare raccolto intorno a D’Alema per il lancio della sua campagna per il no al referendum del 4 dicembre. Ci sono tutti i matusalemme della politica e di molti di loro si erano perse le tracce, da talmente tanto tempo, che per i meno attenti, era anche difficile ricordare se erano ancora vivi. Vicino al lider Maximo, il giovanotto del gruppo , con i suoi 67 anni, c’erano in prima fila i democristiani del tempo che fu, anche se una volta in lotta tra loro,  come Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita. Un altro volto fresco in rappresentanza degli andreottiani, quello di Lamberto Dini. Cosa che non ti aspetti proprio di vedere accanto a De Mita sono quelli della diaspora socialista del dopo Craxi. Con Bobo Craxi, per una volta nella sua vita, d’accordo con la sorella Stefania. Numerosi i post comunisti che si vedono scippati da quello, si’ veramente giovane, Matteo Renzi. Ma come dopo avere subito l’onta della storica sconfitta del ’48 e poi quella del ’94, ora questo che con la nostra storia non c’entra nulla, vuole addirittura farci sparire? Si devono essere domandati in molti di loro. Così ecco le facce antiche di Cesare Salvi e di Guido Calvi, entrambi in auge una trentina di anni fa. Ma addirittura c’e’ quello che dalla politica e’ scomparso, nonostante avesse un partito che sfiorava il 15%, Gianfranco Fini. Se non si fosse visto qui, forse sarebbe stata necessaria una trasmissione apposita di Chi l’ha Visto. Con un parter si fatto, che già di per se’ da’ una mano a Renzi, il premier non ha che da augurarsi che D’Alema voglia ripetere questo amarcord  prima della consultazione popolare. Nonostante questo quadretto Cazzullo e’ convinto che Renzi abbia fatto un errore tattico, non solo nel personalizzare il referendum, ma nel farlo. “Ansioso di essere legittimato, ha finito per delegittimarsi. Convinto ancora di vivere nel paese del 41% ha creduto di rafforzare il Si’ offrendo la propria testa agli elettori, ma ha ottenuto l’effetto contrario, oltretutto per una battaglia che non era la sua”. Ancora: “Portare in fondo le riforme era il pedaggio pagato a Napolitano per ottenere la testa di Letta. Renzi prometteva di riportare al tavolo Berlusconi, e in una prima fase c’era pure riuscito. Poi al momento di eleggere il nuovo inquilino del Quirinale, ha preferito  ricompattare il suo partito sul nome di Mattarella, rompendo con il Cavaliere”. Sempre secondo Cazzulo, “ora per la prima volta e’ stato Bersani a fregare Renzi, e non il contrario come d’abitudine. La sinistra Pd prima ha ottenuto di peggiorare riforma in cambio del suo si’ – il premier pensava a un Senato di sindaci, e ha dovuto puntare sui consiglieri regionali, vale a dire la classe dirigente più screditata d’Italia – e, ora, fiutando il vento di vittoria votera’ no”. Ma battaglia sul referendum appare ancora apertissima e sarà solo il 4 dicembre a dire cosa avranno scelto gli italiani al bivio tra due strade tra loro opposte.

Trent’anni a Veronica Panarello, il giudice non ha creduto alla sua ultima verità

Trent’anni a Veronica Panarello, il giudice non ha creduto alla sua ultima verità

17 Ottobre 2016. Cronaca

 

Veronica Panarello è stata condannata a 30 anni di reclusione per l’uccisione del figlio Loris. Il Gup di Ragusa, Andrea Reale, non ha creduto all’ultima verità della donna che ha tentato di coinvolgere il suocero, secondo lei l’autore materiale dell’omicidio, di cui ha detto di essere stata l’amante. Il Gup ha accolto le richieste l’accusa che appunto aveva chiesto una condanna a trent’anni. La donna era accusata di avere strangolato il bambino con una fascetta di plastica nella loro casa di Santa Croce Camerina il 29 novembre del 2014 e di averne poi occultato il cadavere gettandolo in un canalone. Nelle sue ultime dichiarazioni spontanee Veronica, in carcere da 22 mesi e dichiarandosi non colpevole, aveva dato la sua ultima versione sull’omicidio del figlio: non sarebbe stata lei d uccidere Loris ma il nonno paterno Adrea Stival – che si è costituito parte civile – con il quale ha confessato di avere avuto una relazione (dall’uomo sempre negata) e che sarebbe alla base del terribile omicidio commesso per evitare che il bambino, che avrebbe visto la mamma e il nonno in atteggiamenti inequivocabili, raccontasse tutto al padre Davide. Nella sentenza emessa dopo 4 ore di camera di consiglio, una sentenza che non prevede alcuna attenuante, il giudice ha escluso la premeditazione del delitto e le aggravanti di sevizie e ha disposto una provvisionale di 250.000 euro per Davide Stival, l’ex marito di Veronica, e di 100.000 euro per il figlioletto piu’ piccolo. Ma per Veronica si profilano nuovi guai. Il giudice infatti, non credendo alla sua ultima versione che ha tirato in ballo il suocero Andrea Stival, ha disposto anche la trasmissione degli atti alla Procura per procedere nei confronti di Veronica per il reato di calunnia nei confronti del nonno di Loris. Veronica, che ha ascoltato il verdetto in piedi accanto al suo avvocato Francesco Villardita, e’ scoppiata in lacrime e non ha detto una parola.

Obama riceve il “good friend Matteo” alla Casa Bianca e lo incoraggia sulle riforme

Obama riceve il “good friend Matteo” alla Casa Bianca e lo incoraggia sulle riforme

18 Ottobre 2016. Esteri

 

Barack Obama riceve Matteo Renzi alla Casa Bianca, il “good friend Matteo”, ne esalta la voglia di cambiamento e lo incoraggia per le sue “coraggiose riforme che stanno sfidando lo status quo”. Non poteva essere più caloroso l’incontro tra il presidente americano e il premier italiano, prima sul prato della Casa Bianca e poi nello studio ovale, con scambi di complimenti recirpoci e un inno alla solida alleanza tra Usa e Italia fondata – come ha detto lo stesso Obama in un apprezzabile italiano – sul proverbio “Patti chiari amicizia lunga”. “Good morning, buongiorno, e’ l’ultima visita e cena di Stato che faccio da presidente. Abbiamo tenuto il meglio per la fine…” ha esordito il presidente Usa. Stasera la cena di stato, l’ultima degli otto anni dell’inquilino della Casa Bianca, offerta da Barack e Michelle al premier italiano, alla moglie Agnese e alle ‘eccellenze’ italiane rappresentate dai registi premi Oscar Benigni e Sorrentino, la campionessa paralimpica Bebe Vio, lo stilista Giorgio Armani, la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, la curatrice del Moma Paola Antonelli, la direttrice del Cern Fabiola Gianotti, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone. “Mi considero italiano onorario, grazie per l’accoglienza che avete riservato me e a mia moglie nelle nostre visite, amiamo il vino, il cibo e… Sophia Loren” ha detto un sorridente Obama rivolto al suo “buon amico Matteo Renzi”, inanellando poi una serie di elogi per l’ospite: “Sono particolarmente grato per la partnership” con lui: guardatelo: e’ giovane, e’ bello, ha lanciato una visione di progresso che non affonda le sue radici nelle paure della gente ma nelle loro speranze. Sa che come nazioni e come individui abbiamo il potere di raggiungere un grande cambiamento, in Italia sta sfidando lo status quo con coraggiose riforme…E gli piace molto twittare”. Ma negli apprezzamenti verso il presidente americano Renzi – che ha svolto il suo speach in inglese – non è stato da meno: “Historia magistra vitae, la storia e’ insegnante di vita e con te, mister Presidente, la storia si è fatta. Renzi ha fatto un elenco delle sfide comuni ai due paesi alleati e amici: dal costruire ponti e non muri, alla crescita, alla lotta al terrorismo. Infine ha citato Dante: “Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

Arriva la “Tac con il turbo”, una scansione dura meno di un battito del cuore

Arriva la “Tac con il turbo”, una scansione dura meno di un battito del cuore

Lo strumento cattura le immagini ad altissima definizione e cancella l’ostacolo della paura delle radiazioni

Arriva la “Tac con il turbo”, una scansione dura meno di un battito del cuore
Redazione Tiscali

Per la prima volta in Italia, a Roma, è operativa la “Tac con il turbo”: una scansione dura meno di un battito del cuore, con una riduzione di radiazioni fino al 90%. Lo strumento cattura le immagini ad altissima definizione e cancella l’ostacolo della paura delle radiazioni. “La Tac ha una modalità di acquisizione chiamata ‘Turbo Flash’ che le permette di arrivare a coprire massimo 73,7 cm/sec, ed è l’unica a poterlo fare. Questo si traduce in una scansione del torace in 0,4 secondi e un quantitativo di radiazioni come una normale Rx torace, una scansione del cuore in 0,15 secondi, meno di un battito cardiaco, con un quantitativo di radiazioni pari a quattro radiografie, e una scansione di tutto il corpo in 4 secondi”, spiega Paolo Pavone, responsabile della Radiologia alla Mater Dei di Roma.

Non si deve ricorrere alla sedazione

“Non solo, grazie alla velocità questa Tac è accessibile anche per i pazienti “difficili” come bambini e anziani, perché non si deve ricorrere alla sedazione. E nei casi di uso di mezzo di contrasto la dose è dimezzata. Tutto questo è una realtà finalmente anche in Italia: è operativa, prima e unica nel nostro Paese e tra le poche in Europa, alla Mater Dei di Roma. Questa tac – dice l’esperto – la utilizziamo a bassissimo dosaggio perché ci dà enormi risultati in termini di qualità di immagini ma potrebbe essere in grado di essere spinta molto più in là”.

Riduzione delle radiazioni fino al 90%

 “Oggi sottoporsi all’esame delle coronarie con la Tac Ct Force equivale a farsi 4 Rx al torace. Per quanto riguarda il polmone, grazie a questa macchina si può fare un esame del torace ad alta risoluzione con una dose comparabile ad una radiografia convenzionale del torace, individuando il tumore del polmone in una fase davvero precoce. Impieghiamo 0,4 secondi (contro i 5 di prima) con una dose di raggi pari a 0,2 mSv come una radiografia (contro i 4 mSv, più di 25 radiografie)”. “Quando è stata introdotta la prima Tac a 16 strati, il paziente che si sottoponeva ad un esame subiva 22 secondi continui di radiazioni pari a 40mSv – dice Pavone –, un dato che ai non addetti ai lavori dice poco, ma se lo confrontiamo con la Tac a 128 strati, quella attualmente più diffusa in Italia, ci rendiamo immediatamente conto della differenza: impiega 4-5 secondi e la quantità di raggi passa da 40 mSv a 7/8 mSv. Già così ci sembrava un progresso immenso”

Possibile avere immagini ad altissima definizione

“Oggi è arrivata la Tac a 384 strati che di secondi ne impiega 0,15 con una quantità di radiazioni pari a 0,5/0,7 mSv. Il tutto con immagini ad alta definizione che non devono essere rielaborate al computer per essere studiate. Attualmente si sente spesso parlare di Tac a basso dosaggio. Ma perché ciò avvenga è necessario che le immagini siano catturate a bassa definizione. Successivamente vengono elaborate al computer”. “Al contrario – continua – con questa nuova Tac si riescono ad avere immagini ad altissima definizione utilizzando un bassissimo dosaggio di radiazioni. A tutto vantaggio della correttezza della diagnosi”. “Adesso i medici sanno che possono prescrivere la Tac senza il timore di sottoporre il paziente a dosi eccessive di radiazioni – conclude Pavone – E non penso solo ai pazienti oncologici che eseguono questo esame con periodicità, ma anche a tutti quei casi in cui c’è bisogno di un occhio più dettagliato di quello che una radiografia potrebbe offrire. Al di là di quanto già detto per cuore e polmone, in tutte le altre applicazioni il dosaggio di radiazioni è della metà rispetto alle precedenti Tac. E un altro aspetto fondamentale è che permette una drastica riduzione del mezzo di contrasto, a tutto vantaggio di quei pazienti che hanno problemi di insufficienza renale con esigenze cliniche di fare TAC con mezzo di contrasto”.

“La politica ha ucciso i parchi italiani e vi spiego perchè”

“La politica ha ucciso i parchi italiani e vi spiego perchè”. L’analisi del super esperto

Il parere di Viktor Klarsicht, considerato tra i massimi esperti di Storia della Conservazione, contattato dal Centro parchi internazionale. “Governati da nomine di natura partitica, che hanno estromesso o emarginato le personalità più indipendenti e competenti, vengono oggi sfruttati intensamente soprattutto per operazioni di interesse local-politicistico, personalistico”

'La politica ha ucciso i parchi italiani e vi spiego perchè'. L'analisi del super esperto
Redazione Tiscali

La crisi ambientale in Italia sta manifestandosi sempre più preoccupante, gli attacchi ai Parchi e alla Natura si susseguono, portando il Paese a fondo, senza alcuna via di ritorno: tutto sembra dipanarsi in una nebbia soporifera, nella generale rassegnazione e nella manifesta incapacità di reazioni valide. Perché? Il Centro Parchi Internazionale ha rivolto la domanda al professor Viktor Klarsicht, attualmente in Anno Sabbatico in America, considerato tra i massimi esperti di Storia della Conservazione.

Ed ecco la sua chiara e semplice risposta: “I Parchi e la Natura in Italia sono stati ceduti alla politica, o meglio sono stati da questa occupati con prepotenza, ignoranza e arroganza. Governati da nomine di natura partitica, che hanno estromesso o emarginato le personalità più indipendenti e competenti, vengono oggi sfruttati intensamente soprattutto per operazioni di interesse local-politicistico, personalistico e settoriale. Operazioni ovviamente di basso profilo, ma di grande egoismo, avidità e narcisismo, comunque lontane dal vero interesse della collettività. Non è certo una novità, ma il fenomeno si sta espandendo ora come mai prima, e sta dilagando incontrastato anche nelle altre organizzazioni che avrebbero dovuto mantenere efficienza e indipendenza: pensiamo ai disastri emergenti nei settori bancario e dell’informazione, dell’istruzione e della sanità, per non dire della programmazione nazionale e dell’assetto del territorio. Ma tutto viene ammantato in un velo di apparente impegno per l’ambiente e per l’interesse del Paese, tra roboanti proclami, battute a effetto, cialtronesche promesse e deprimenti banalità.

Si tratta di un goffo mascheramento, perché basterebbe sollevare un poco il velo, alzare qualche coperchio, e la triste verità verrebbe alla luce, rivelando quali siano gli interessi in gioco. Eppure nessuno, e tanto meno l’ambientalismo (che un tempo appariva forte e deciso, ma si presenta ora debole e diviso), sembra capace di intervenire. O meglio, l’unica strategia di contrasto finora espressa resta il cosiddetto «piagnucolamento» infantile. E cioè un singhiozzo per ogni nuova catastrofe annunciata: soppressione della Forestale, frammentazione del Parco dello Stelvio, scomparsa del Museo Geologico, corsa al taglio di alberi e boschi, annacquamento della legge sui Parchi, ponti d’oro all’espansione dell’attività venatoria, strangolamento dei centri di recupero della fauna… E poi tutto finisce lì.

Ma la verità dei fatti e della storia non potrà essere dimenticata né cancellata. Riesumando la «memoria storica», si scoprirà prima o poi che questo ectoplasma verdastro piagnucolante, fantasma dell’ambientalismo che fu, non risulta neanche lui tanto innocente. Perché non v’è dubbio che nel recente passato è stato troppo spesso spettatore inerte, e talvolta addirittura complice e sicario, di molte malefatte. In conclusione, ha lasciato che una realtà adamantina e disinteressata, coerente e solida come quella della seconda metà del secolo scorso (che aveva coinvolto giovani e meno giovani, soccorso la fauna in pericolo, difeso gli alberi padri, prodotto la legge quadro sui Parchi e vinta l’impossibile «sfida del 10%», affinché almeno un decimo del BelPaese fosse tutelato all’avvento del Terzo Millennio) finisse emarginata, imbastardita e liquefatta, nel giro di appena qualche anno.
In definitiva, continuando su questa strada, è chiaro che domani i cosiddetti Parchi nazionali, in Italia, forse esisteranno ancora, ma saranno davvero qualcosa di diverso. Dietro al loro nome, si celeranno soprattutto insipide realtà virtuali, ottimi trampolini di scalata politica, centri di attività paraculturali e pseudoecologiche, contenitori di mille affari estranei travestiti di verde (mascheramenti definiti dagli anglosassoni «green-washing»).
Saranno ormai ridotti, insomma, proprio a ciò che voleva la politica: splendide, gratuite e comodissime etichette”.

Video porno e pasta gratis: nuove insidie letali in rete

Video porno e pasta gratis: nuove insidie letali in rete

La polizia postale avverte gli utenti: non aprite quei messaggi che spesso arrivano da amici

Video porno e pasta gratis: nuove insidie letali in rete
Redazione Tiscali

La rete, con i social in prima fila, è piena di insidie per gli utenti. Basta un momento di distrazione e il click può rivelarsi fatale. O per prendere un virus che infetta Pc e smartphone o per cadere nella rete dei truffatori. Gli ultimi casi sono stati segnalati dalla polizia postale. Si tratta di un video porno e di una promessa di grosse quantità di pasta gratis di una nota marca.

Il video porno su Facebook

Un nuovo virus rimbalza in queste ore su Facebook, infettando dispositivi, telefonini e pc. Si tratta di un ‘malware dei video porno’, come segnala la pagina Facebook della polizia di Stato, ‘Una vita da social’. Come prima cosa, ci si ritrova taggati in video con contenuto pornografico (ma potrebbe trattarsi anche di video non porno con un titolo curioso). Poi, una volta aperto il link, il virus viene liberato, infettando pc e telefonini. Se si ha il dubbio che il link presente nel post o tra i messaggi privati possa avere un contenuto pericoloso, prima di cliccarci sopra la polizia invita gli utenti a chiedere conferma della sua natura al mittente .

Un anno di pasta gratis

Un anno di pasta gratis? Attenzione alla truffa. A segnalarlo è sempre la Polizia. Decine di utenti stanno ricevendo una e-mail che promette di far vincere pasta per un anno” si legge sul social network. “La nota marca ‘De Cecco’ – prosegue la polizia – fa sapere di essere totalmente estranea a questo tentativo di truffa. Nel caso riceviate la mail, va cestinata”.

Evasione fiscale, il governo cancella la lista nera dei paradisi fiscali

Evasione fiscale, il governo cancella la lista nera dei paradisi fiscali: chi fa affari con le offshore non deve dichiararlo

Stabilità 2016. Si può tornare a commerciare liberamente con le società offshore

È ufficiale: per il fisco italiano i paradisi fiscali non esistono più, si puòcommerciare liberamente con qualsiasi società offshore e perfino scaricarsi le spese e i pagamenti effettuati dalla dichiarazione dei redditi senzagiustificazioni. La rivoluzione copernicana che ha drasticamente cambiato verso ai vecchi e superati metodi per mettere almeno un freno all’evasione, alle frodi e alle fughe di capitali, è contenuta in un comma della legge diStabilità 2016. Sfuggito all’occhio dei più, una circolare dell’Agenzia delle Entrate gli ha dato in questi giorni piena attuazione.

Dal periodo d’imposta 2016 non sarà più necessario indicare separatamente in dichiarazione i costi considerati fino all’anno scorso in “black list”. Di più: saranno deducibili dall’imponibile secondo le regole ordinarie, come tutti gli altri. Di colpo tutto diventa più vecchio e privo di valore, a cominciare proprio dalla lista dei paesi a fiscalità “privilegiata” contenuta in un decreto ministeriale del 23 gennaio 2002 e costantemente aggiornata fino all’anno scorso in Gazzetta ufficiale. Serviva ad applicare una normativa che dal primo gennaio non è più in vigore.

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Si dice che l’idea di far sparire la “black list” dall’ordinamento fiscale sia venuta proprio al premier Mattero Renzi dopo l’imbarazzo provato durante una visita in Oman, la Svizzera d’Arabia. Il Paese arabo è inserito nell’elenco degli Stati considerati dall’Italia paradisi fiscali e pare che nel sultanato, uno dei più grandi paesi investitori del mondo, l’abbiano presa come un affronto personale. Rottamarne solo uno? E gli amici degliEmirati? Allora via tutti. E così nel cervellone dell’anagrafe tributaria, in grado di incrociare milioni di dichiarazioni di redditi d’impresa, non si illuminerà più un led quando nel campo della sede di una società comparirà “Bahamas” o “Panama” . La residenza nelle Isole Vergini britanniche o nelle Tremiti farà scattare le medesime, remote, probabilità di una procedura di controllo e le operazioni finanziarie per scambiare parcelle e fatture con una società che risiede nelle Cayman finiranno anonimamente nel calderone del bilancio, come il pagamento di un qualsiasi fornitore brianzolo.

Il ministero dell’Economia osserva che l’obiettivo dei provvedimenti è favorire l’attività economica e commerciale transfrontaliera delle nostre imprese. Fino al 2014 tutte le spese erano considerate indeducibili, a meno che il contribuente non dimostrasse che le imprese offshore fornitrici svolgevano una prevalente attività commerciale e che le operazioni effettuate rispondevano a un effettivo interesse economico. Nell’intenzione del legislatore si sarebbero salvaguardate le imprese che commerciano effettivamente tra loro su grandi piazze di scambio a fiscalità agevolata come Hong Kong, Singapore o gli Emirati arabi. Mentre avrebbe reso difficile – o meno facile – le triangolazioni con società e soggetti “virtuali” domiciliati su uno scoglio oceanico. I vincoli di legge sono stati attenuati già nel 2015, fino a scomparire nella circolare 39/E/2016 dell’Agenzia delle Entrate.

La battuta d’arresto della normativa italiana sul contrasto ai paradisi fiscali arriva proprio quando esplode alle Bahamas il nuovo filone dell’inchiesta giornalistica internazionale che ha già portato allo scoperto i nomi nascosti dietro centinaia di conti correnti e società offshore, gestiti dallo studioMossack Fonseca di Panama e pubblicati in Italia dal settimanaleL’Espresso. Banchieri, industriali, nobili e finanzieri e tanti professionisti, avvocati, commercialisti: sono 417 i file riconducibili agli italiani scoperti nel database di Bahamas Leaks dall’International Consortium of Investigative Journalists, Icij). Questa seconda, gigantesca fuga di notizie dopo i “Panama papers” riguarda i dossier di 175 mila società archiviate nel Registrar General Department, di Nassau. Il lavoro dei giornalisti ha portato alla luce solo una piccola parte dei capitali e delle imposte sottratte al fisco nelle decine di paradisi fiscali che, nonostante per l’Italia siano precipitati nel limbo, sono utilizzati ancora a pieno ritmo per far sparire o riciclare con facilità patrimoni dalla provenienza inconfessabile. Basta davvero un clic.