Letto a lievitazione magnetica

Articoli correlatiIl letto a levitazione magneticaCommentaAlcuni materassi sono talmente confortevoli che sembra di dormire sospesi per aria. Un letto a levitazione magnetica promette di trasformare questo concetto in realtà.

Un utente di Reddit dal buffo nickname, mememetatata, si è costruito un letto sorprendentemente semplice, ma che funge allo scopo. Mememetatata ha realizzato un robusto sandwich di compensato, con l’inserimento di alcuni magneti di neodimio che si respingono l’uno contro l’altro tra i due strati del letto.

La sfida principale a cui è dovuto sottostare sembra sia stata più che altro quella di capire come separare due dei magneti che sono arrivati attaccati. La forza di attrazione che li teneva “legati” era pari a qualche centinaio di Kg.

Per completare il letto ha dovuto aggiungere dei cavi di acciaio a ciascun angolo per tenere fermo il letto in posizione. Se non l’avesse fatto, il letto avrebbe avuto l’insana tendenza a spostarsi.

L’idea sembra interessante, ma pensate se uno avesse qualche piercing…rimarrebbe attaccato al letto? E se uno avesse un pacemaker…..?

volftp.blog.tiscali.it

28 maggio 2012

Agibilità edifici

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Evasione fiscale e lavoro nero, i mali dell’Italia secondo UE

Ft: «Evasione fiscale e lavoro sommerso»
I mali dell’Italia secondo l’Unione Europea

La Commissione Europea: «Il governo non ha fatto abbastanza per recuperare le tasse non pagate»

L’ATTO DI ACCUSA SULLA PRIMA PAGINA DEL PRESTIGIOSO QUOTIDIANO FINANZIARIO

Ft: «Evasione fiscale e lavoro sommerso»
I mali dell’Italia secondo l’Unione Europea

La Commissione Europea: «Il governo non ha fatto abbastanza per recuperare le tasse non pagate»

 

MILANO – La premessa: il governo Monti ha ottenuto significativi progressi in ambito economico. L’accusa: non «ha ancora fatto abbastanza sul fronte dell’evasione fiscale e del lavoro nero». In prima pagina sul Financial Times, il Sancta Sanctorum del giornalismo finanziario mondiale, l’atto di accusa all’Italia sommersa, secondo un report della Commissione Europea anticipato dal corrispondente da Bruxelles Peter Spiegel.

 

IL REPORT – Ventinove pagine – scrive dalle colonne del prestigioso quotidiano anglosassone – di analisi dettagliate sullo stato dell’economia italiana accusata di bassa crescita e produttività stagnante. Alle quali sarebbero allegate sei pagine di raccomandazioni, soprattutto in tema di evasione fiscale. “Still insufficient progress has been made in improving the recovery of unpaid taxes”. Non serve un traduttore esperto per comprendere laddove l’azione politica di Monti si sia impantanata, al netto del decreto “Salva Italia” e dei tentativi di rimettere in carreggiata il Paese con la tanto auspicata fase 2. Il sommerso e la significativa evasione fiscale inciderebbero sulle finanze pubbliche, impoverendo le misure del governo e di fatto non innescando la crescita capace di rilanciare l’occupazione. I tentativi – seppur meritori – di aggredire la spesa pubblica improduttiva, su cui sta lavorando alacremente il super-commissario Bondi e il piano da 100 miliardi di euro per le infrastrutture di stampo keynesiano evocato dal ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera, non sortirebbero gli effetti sperati se sul fronte dell’evasione fiscale non si raggiungono i target delle grandi economie avanzate

Controlli sui 730 del 2010

Controlli sui 730 del 2010: la documentazione va consegnata al fisco entro il 30 giugno

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Argomenti: Fisco | Agenzia Entrate

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2012 alle ore 21:28.

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Il fisco fissa la scadenza. I contribuenti dovranno rispondere entro il 30 giugno alle lettere inviate ad aprile dall’agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria ha chiesto la documentazione a supporto dei bonus fiscali sfruttati nel modello 730/2010 e relativo al periodo d’imposta 2009. Richieste “mirate” che chiedono, di fatto, di provare la fondatezza delle deduzioni e delle detrazioni. Tanto per intenderci, si va dalle ricevute e dagli scontrini per le spese mediche sostenute agli interventi domestici di ristrutturazione (spese che accedono al 36%) o di riqualificazione energetica (per il 55%). Controlli di routine che vengono effettuati ogni anno ma che comunque hanno messo molta apprensione (a maggior ragione in un periodo di rapporti non proprio semplici tra fisco e contribuenti), anche perché molto spesso la documentazione richiesta non è così facilmente reperibile.

Le lettere

 

Le comunicazioni inviate dall’agenzia delle Entrate portano la data del 19 aprile scorso. Le lettere invitavano a presentare la documentazione richiesta entro 30 giorni dalla data di ricezione. L’agenzia delle Entrate era già intervenuta con un chiarimento lo scorso 15 maggio in cui aveva precisato che «si tratta dei consueti controlli sugli oneri dedotti e sulle detrazioni di imposta che riguardano circa il 4% delle dichiarazioni delle persone fisiche». Applicando brutalmente la percentuale solo ai contribuenti che hanno presentato il 730 nel 2010 (in tutto 10,6 milioni), si tratta di poco più di 420mila controlli. Inoltre sempre l’Agenzia aveva sottolineato che «questa attività

di riscontro, assolutamente di routine, è eseguita per norma entro il secondo anno successivo alla presentazione della dichiarazione». E, proprio in riferimento al termine “originario” dei 30 giorni dalla ricezione, «a quest’ultimo riguardo non sono richieste particolari formalità di prova». Ora però viene fissato il termine del 30 giugno come deadline per inviare la documentazione.

Le conseguenze

Che cosa potrebbe succedere se i contribuenti interessati non inviassero la documentazione o se non fosse adeguata? Il rischio è che possa essere ripresa a tassazione, in tutto o in parte, la somma portata in deduzione o in detrazione a cui tra l’altro si aggiungerebbero anche le sanzioni.

 

 

Il sismologo: scosse ancora per giorni

Il sismologo: «Forse è la rottura di una nuova faglia, scosse ancora per giorni». La spiegazione dell’Ingv

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2012 alle ore 19:23.
L’ultima modifica è del 29 maggio 2012 alle ore 13:06.

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No, non c’è da stare allegri. Ottocento scosse che si sono susseguite, pressoché senza interruzione, dal 20 maggio fino all’ultimo, fortissimo terremoto di questa mattina. E le repliche del terremoto che sta sconvolgendo l’Emilia (ma anche parte della Lombardia e del Veneto) «dureranno parecchi giorni». Così ai microfoni di Rainews 24 il sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato, che ha spiegato: «La zona più attiva è quella più occidentale, tra Modena, Moglia e Mirandola, ma si sta estendendo verso ovest».

Dopo la scossa più forte, quella da magnitudo 5.8 Richter delle 9, la terra ha tremato ancora decine di volte: le scosse più forti sono state registrate alle 9.07 (magnitudo 4.0), alle 9.09 (4.1), alle 10.25 (4.5), alle 10.27 (4.7), alle 10.40 (4.2), alle 11.30 (4.2). Alle 12.56 e alle 13.01 altre due forti scosse non magnitudo 5.3 e 5.1.

 

La cosa che più inquieta è che all’origine del terremoto di magnitudo 5,8 avvenuto questa mattina nel modenese potrebbe esserci, secondo l’Ingv, la rottura di una nuova faglia. Il sisma è avvenuto sul margine occidentale dell’arco di circa 40 chilometri attivato nel sisma del 20 maggio scorso. Allora le scosse più forti erano avvenute nella zona orientale. «Si temeva che con una struttura così complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entità», ha detto il sismologo Alessandro Amato.

Dopo il terremoto del 20 maggio scorso, le repliche più forti (ossia di magnitudo superiore a 5) erano concentrate nella zona di Ferrara. Il terremoto di questa mattina, ha detto ancora Amato, «indica che molto probabilmente sono attive più faglie». Situazioni come queste possono verificarsi quando vengono attivate strutture molto complesse. Per esempio, in passato è avvenuto con il terremoto di Colfiorito del 1997, quando alla prima scossa sono seguite a distanza di giorni nuove scosse importanti.

«La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese – ha aggiunto il sismologo dell’Ingv – è la struttura complessa del tratto settentrionale dell’Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto».

Paura per la tenuta degli edifici in muratura
Intanto è sempre più forte la preoccupazione per la tenuta delle case in muratura e dei capannoni. «Per quanto riguarda le costruzioni, i danni non sono tanto dovuti all’intensità dei terremoti, ma soprattutto al fatto che si sono ripetuti a pochi giorni di distanza», ha spiegato all’Agi Giulio Zuccaro, ordinario di Scienze delle Costruzioni e direttore del comitato-tecnico scientifico del Centro Plinius dell’Università Federico II di Napoli. Quella dell’Emilia è una situazione molto particolare in cui gli stabilimenti, le case e tutte le costruzioni in genere sono state duramente messe alla prova proprio dal verificarsi di eventi sismici ravvicinati. «Dopo la prima scossa – ha proseguito l’esperto – le costruzioni subiscono un deterioramento della loro capacità di risposta. Il cemento armato, per esempio, ha una risposta elastica e se non si supera la soglia limite di elasticità non viene danneggiato. Ma per le strutture in muratura, questo discorso non vale».

La riclassificazione della Pianura padana a zona sismica
«Sarebbe stato molto meglio – ironizza conversando con il Sole24Ore.com Marco Mucciarelli, docente di Sismologia Applicata presso la Facoltà di Ingegeria dell’Università della Basilicata, in viaggio verso Mirandola per entrare nei team di tecnici che procederanno ai rilievi – se in questi ultimi anni si fossero fatti meno plastici di Cogne e si fosse prestata più aattenzione alla mappa dei rischi geologici. Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000». Tuttavia solo dal 2003-2005 la Pianura Padana è stata riclassificata da zona non sismica a grado 3. Nel 2009, riferisce Mucciarelli, sarebbe quindi entrato in vigore l’obbligo di costruire in quell’area con criteri antisismici.

Urge un censimento per adeguare gli insediamenti industriali
Il problema è – ha sottolineato Bernardino Chiaia, ordinario di Scienza delle Costruzioni del Politecnico di Torino – che i capannoni industriali, che hanno fatto il maggior numero di vittime durante i sismi di questi ultimi giorni in Emilia, sono stati costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, e andrebbero tutti controllati e adeguati. «Si sta parlando – ha precisato Chiaia – di capannoni costruiti in zone che al momento della progettazione erano considerate non sismiche. Solo dal 2003 è cambiata la mappa del rischio, ma ci si è concentrati più sugli edifici civili. Ora spero venga fatto un censimento anche di quelli industriali».

 

 

 

Il codice (pat)etico

Il codice (pat)etico
14:02 del 29 maggio
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11:06 del 24 maggio
Odio il mercato

di Roberto Beccantini, su beckisback.it

Domenico Criscito no e Leonardo Bonucci sì ribadiscono quanto il confine tra etica ed etichetta sia labile e subdulo. Un avviso di garanzia con perquisizione in camera (a Coverciano) batte, dunque, un avviso di garanzia (spiccato e non arrivato): l’importante è saperlo. Avrei portato Criscito, scritto ieri; e per la proprietà transitiva della logica, anche Bonucci. Nel rispetto totale di coloro che non la pensano come me – e, quindi, avrebbero bloccato entrambi per questioni di opportunità, di morale o quant’altro – credo che Cesare Prandelli abbia adottato la scelta sbagliata.

La voce del popolo non sempre è la voce di Dio, ma è chiaro che la cesura del ct fomenterà pissi pissi da bar sport, Bonucci è della Juventus e Criscito lo era, Bonucci è un pesce e Criscito un pesciolino. Non toccare il tasto della presunzione di innocenza – che, viceversa, andrebbe pigiato, sempre – significa mettersi dalla parte del torto, a maggior ragione di fronte a una decisione così politica e così ipocrita. La «pressione disumana» con la quale Cesare aveva addobbato l’Europeo di Criscito, per giustificarne l’esclusione, ha tutta l’aria di un alibi cucinato al volo e al dente, su ricetta di Giancarlo Abete.

Cesare resta un allenatore che studia il calciatore attraverso l’uomo. Lo avrei gradito più coraggioso: o tutti dentro o tutti fuori; sia che l’uno, Criscito, abbia ricevuto l’avviso di garanzia, e l’altro, Bonucci, non ancora; sia che il reato contestato al secondo risulti meno grave di quello notificato al primo.

Siamo alle solite: gli esempi che vengono dall’alto – e in questo caso, l’alto è Prandelli – lasciano spazio alle capriole dell’incoerenza e alle acrobazie del codice (pat)etico. Tutto il mondo ride di noi. Come alla vigilia dei Mondiali 2006, ultima stampella alla quale aggrapparci.

Monti vuol fermare il calcio???? e la vergogna della Casta quando….

Monti, fermare il calcio? Prima cancelli la vergogna della Casta e degli stadi infami

17:30 del 29 maggio
Non c’è niente da fare. Che siano politici o tecnici, ogni volta che gli inquilini del Palazzo fanno invasione di campo nel calcio, sparano facezie ad alzo zero. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’autorevole professor Mario Monti, presidente del Consiglio che, di fronte a Scommessopoli e alle altre sconcezze del pallone italiota, tomo tomo cacchio cacchio propone di fermare tutto per due o tre anni.

Ora, va bene tutto. Va bene che oggi è una giornata infernale per tutti, con il terremoto che non dà tregua alle popolazioni dell’Emilia-Romagna e continua a seminare morte e distruzione; il calcioscomesse e le sue nefandezze che calpestano la passione di milioni di italiani; la preoccupazione dello stesso premier per le condizioni di salute della moglie, signora Elsa, ala quale rivolgiamo i più calorosi auguri di rapida guarigione.

Ma, dall’uomo che Obama ha chiamato ad aprire i lavori della sessione economica dell’ultimo G8, non ci aspettavamo questa sortita tanto superficiale quanto inconsistente, approssimativa, strumentale.

Monti lo sa che, anche secondo gli studi dell’autorevole Bocconi di cui è stato rettore e tuttora è presidente, sia pure congelato per via dell’incarico a Palazzo Chigi, il calcio figura fra le prime dieci aziende del nostro Paese?

Cosa facciamo, chiudiamo tutto “per 2-3 anni”? E quelli che grazie al calcio lavorano, indotto compreso, che fine fanno? Diventano esodati e si consolano con le lacrime della Fornero? E i miliardi di tasse che il calcio paga allo Stato ogni anno (1 miliardo 100 milioni di euro), chi li paga? Ancora noi, con altre tasse, con un’altra Imu, con un’altra Equitalia, come se questo governo non ci avesse già stangato abbastanza?

C’è di che rabbrividire, per usare il lessico del premier. Il quale, en passant, già che c’è, potrebbe spiegarci come mai, da oltre quattro anni, dorma in Parlamento il disegno di legge sulla costruzione di nuovi stadi a costo zero per i contribuenti.

Potrebbe spiegarci come mai, all’ignobile Casta di nullafacenti di ogni colore, spesso infestata di pregiudicati, sempre incapaci di risolvere i problemi dello sport italiano, l’attuale governo non tagli uno straccio dei privilegi che la rendono insopportabile ai cittadini contribuenti tartassati.

Potrebbe spiegarci come mai gli stadi italiani siano così infami, infrequentabili, insicuri, obsoleti, fatiscenti che, per almeno 20-25 anni, ci dovremo scordare di ospitare un Europeo o un Mondiale.

Potrebbe spiegarci se, come italiano che va in giro per il mondo possa tollerare questa vergogna.

Potrebbe spiegarci come mai, secondo il governo francese, l’Europeo 2016 consentirà ai cugini di incrementare di almeno 1 punto il loro Prodotto Interno Lordo grazie alla costruzione e al rammodernamento di otto impianti,disseminati sull’intero territorio nazionale.

Potrebbe spiegarci come mai, nonostante tornelli, tessere del tifoso, tappi delle bottigliette di plastica sequestrati ai bambini quando mettono piede in uno stadio, in questi stessi luoghi entrino impunemente bombe carta, fuogeni, spranghe, catene, criminali, teppoisti, balordi, barbari.

Potrebbe spiegarci come mai, in questo Paese, le leggi esistano per stroncare i violenti e i razzisti, ma, raramente vengano applicate perchè gli stadi sono una zona franca. E lo Stato dov’è?

Potrebbe spiegarci come mai la procura della Repubblica di Cremona, che ha scoperchiato il verminaio delle scommesse, sia in cronica crisi di uomini e mezzi che lo Stato le nega da anni.

Ecco, quando Monti ci avrà spiegato tutto questo, sappia che avrà cominciato a capire qualcosa del calcio. Poi, naturalmente, ci dirà per quanto tempo, secondo lui, bisognerebbe chiudere la Casta che ha ridotto l’Italia in queste condizioni. Aspettiamo fiduciosi.

Crisi? ecco come non pensarci

La crisi? Ecco come gli italiani cercano di non pensarci…

Scritto da Redazione Dimmidipiu Lunedì 28 Maggio 2012 12:37 Questo articolo e’ stato letto: 1 volte
CRONACA : NAZIONALE

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Due italiani su tre puntano sulle emozioni per non pensare alla crisi. Secondo il Journal of Positive Psychology gli acquisti possono renderci felici e soddisfatti purché siano «esperienziali». Nel Bel Paese i romani risultano i più materialisti, i milanesi son contenti se viaggiano, i napoletani preferiscono gli eventi culturali.

Altro che armadi pieni, ritrovati tecnologici all’ultimo grido o oggetti di design. Due italiani su tre si dichiarano più soddisfatti degli acquisti “esperienziali” e li definiscono il miglior antidoto per non pensare alla crisi. Se c’è qualche euro in più da spendere, gli italiani preferiscono vivere un’esperienza piuttosto che acquistare un oggetto. Insomma, meglio andare a teatro (35%) che possedere uno smartphone (12%), meglio un viaggio (33,5%) che un abito all’ultima moda (19%). Si preferisce questa tipologia di acquisto perché più gratificante (61%), dura nel tempo grazie ai ricordi (56%), fa vivere emozioni (48%) e spesso si è in compagnia (41%). Sono soprattutto le donne, 63% del campione, a preferirla contro il 53% degli uomini.
E’ quanto emerge da un sondaggio di Tappeto Volante (www.tappetovolante.org), società specializzata nella creazione e organizzazione di grandi eventi artistici e culturali, realizzato tra 2600 internauti di ambo i sessi, tra i 25 e 60 anni, equamente distribuiti tra nord, sud e centro Italia. L’indagine è stata condotta in occasione della recente pubblicazione sul Journal of Positive Psychology dello studio di Ryan Howell, psicologo dell’Università di San Francisco, che ha analizzato i comportamenti “da consumatori” rivelando che gli acquisti, per quanto pochi siano, possono renderci felici e soddisfatti purché siano “esperienziali”.
“E’ straordinario notare che la cultura sia sempre più accattivante. Ed è motivo di orgoglio per gli addetti ai lavori sapere che le emozioni che si vogliono trasmettere sono apprezzate e che gli italiani preferiscono vivere qualcosa più che possederla” commenta Domenico Maria Corrado, fondatore della Tappeto Volante.
Dunque, quali sono gli acquisti che danno più gioia agli italiani?
Il 69% degli intervistati non ha dubbi e si dichiara più felice quando effettua acquisti esperienziali, mentre il 28% del campione afferma invece che comprare un oggetto sia più appagante. Nel dettaglio, a farla da padrone sono i biglietti per un concerto o uno spettacolo teatrale (35%) seguiti a distanza ravvicinata dai viaggi (33,5%). Per gli italiani sono soldi ben spesi anche quelli per una cena di qualità fuori con gli amici (29%). Ai piedi del podio il primo desiderio materiale: arredare e rendere più accogliente la propria casa con accessori e oggetti di design appaga il 24,5% degli intervistati. Mentre al quinto posto gli abitanti dello stivale indicano gli acquisti dedicati alla cura della persona (21%) come i trattamenti antistress, i massaggi e le sedute estetiche. E se anche siamo noti nel mondo come il Paese dello stile e del ben vestire, l’acquisto di abiti all’ultima moda viene ritenuto fonte di gioia solo dal 19% del campione. Al settimo posto le attività sportive (abbonamenti palestra, piscina, corsi di ballo etc.) con il 18% delle preferenze e solo in ottava posizione i regali, di qualsiasi natura, per qualcun altro (16%). Chiudono la top ten degli acquisti più “felici”: aggiungere un libro alla biblioteca personale (13,5%) e gli acquisti tecnologici (12%, smartphone, tablet, pc, etc.), ormai ritenuti più una necessità per stare a passo con i tempi che un vezzo.

“Le persone cercano attività scaccia-crisi a elevato contenuto emotivo. In questo il teatro offre una valida soluzione – spiega Luca Cipriano, presidente del teatro Carlo Gesualdo di Avellino, uno dei più grandi del Sud Italia – Noi registriamo dati in continua crescita, il che stupisce in un contesto generale di recessione. Il pubblico del teatro vuole soprattutto ridere e cantare: comici e concerti trainano i cartelloni e spopolano al botteghino. Il teatro offre due ore di sospensione dalla realtà che è sempre più cupa e angosciante. Ad Avellino abbiamo lavorato su una politica di prezzi molto competitivi e i risultati sono stati eccellenti”.
Ma lungo lo stivale chi sono i più materialisti ?
Al primo posto i laziali, ben il 61% dichiara che comprare un oggetto o prendere possesso di un bene è il miglior modo per spendere i propri soldi. Dello stesso parere friulani (60%), valdostani (59,5%), toscani (58%), sardi (57%) e lucani (56,5%). Non sono d’accordo i lombardi che preferiscono le esperienze (73%), in particolar modo viaggiare (71%), così come i campani (70%) che però mettono in cima alla lista dei propri desideri la partecipazione ad eventi culturali come spettacoli teatrali o musicali (59%). A rinfoltire la schiera dei pro-esperienza anche emiliani e romagnoli (68%), molisani (65%), trentini (63%), umbri (60%) e siciliani (58%). E la pensano allo stesso modo anche liguri (55%) e piemontesi (54%). Indecisi risultano, invece, pugliesi (51%) e veneti (52%) con leggera preferenza per le esperienze, mentre propendono per i beni calabresi (49,5%), marchigiani (48%) e abruzzesi (49%).

Cannes

Multisala
Amour vince il Festival di Cannes
Scritto da AF – Yahoo! Italia | Multisala – 16 ore fa

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Tutto come previsto, più o meno. Amour di Michel Haneke ha (meritatamente) vinto la Palma d’Oro alla 65esima edizione del Festival di Cannes. Il regista austriaco ha portato sul palco i suoi due straordinari attori, Jean-Louis Tritingnant e Emamnuelle Riva, standing ovation, lacrime (molte lacrime in queste cerimonia, a partire dal red carpet dedicato al regista appena scomparso Claude Miller) e la dedica prevertiana di Tritingnant: “Se provassimo a essere felici, anche solo per dare l’esempio”.

C’è stata gloria anche per l’Italia: Reality di Matteo Garrone ha vinto il Gran Prix. Che il regista italiano avrebbe vinto un premio era nell’aria, visto il suo ritorno in Croisette per la cerimonia di chiusura. Forse qualcuno (lui per esempio?) sperava in un premio più importante, ma il Gran Prix è un riconoscimento altissimo, secondo solo alla Palma d’Oro, arrivato per un film anomalo, difficile ne non amato da tutti come Reality. Certo è che Garrone, sul palco, non sprizzava felicità. Ma forse era l’emozione.

Per l’interpretazione maschile, ha vinto lo strepitoso Mads Mikkelesen di The Hunt, del danese Thomas Vinterberg, per il suo maestro d’asilo vittima della violenza e del pregiudizio. Due attrici hanno vinto il premio per la miglior attrice, Cosmina Stratan e Cristina Flutur per Au-Dela des Colines, del romeno Cristian Mungiu (già Palma d’oro del 2007) e premiato in questa edizione anche per la sceneggiatura.

Qualche fischio è arrivato per Carlos Reygadas, e per il suo Post Tenebras Lux, premiato per la miglior regia. Lui, per risposta, ha ironicamente dedicato il premio a “tutti i giornalisti che non hanno fatto altro che parlare bene di me”. Il premio della giuria va invece a un grande maestro come Ken Loach, che qui a Cannes ha portato la commedia alcolica The Angels Share. Infine, una meritatissima Camera d’or (che premia l’opera prima) a Beasts of the Southern Wild di Behn Zeitlin. Premio per il miglior corto al turco Rexan Yesilbas per Silence.

di Ferdinando Cotugno