PSORIASI: 10 RIMEDI NATURALI

PSORIASI: 10 RIMEDI NATURALI

 

di Marta Albè

 

La psoriasi è una malattia autoimmune il cui sintomo principale è costituito dalla comparsa sulla pelle, soprattutto delle braccia, delle mani, delle gambe e del viso, di scaglie secche di colore biancastro, al di sotto delle quali l’epidermide appare arrossata ed infiammata. Ginocchia, gomiti, cuoio capelluto e pianta dei piedi si trovano tra le zone più colpite dal fastidio, che può essere accompagnato da bruciore e prurito.

La psoriasi non è contagiosa e può comparire nel caso in cui sia presente un’alterazione genetica, che si trasmette per via ereditaria, con l’intervento di fattori ambientali e psico-emotivi scatenanti. Esistono dei rimedi naturali per affrontare i sintomi della psoriasi? È possibile guarire da tale malattia?

1) Metodo Kousmine

Il Metodo Kousmine si occupa di prevenire e combattere malattie autoimmuni attraverso l’alimentazione e si è rivelato efficace nel migliorare le risposte del sistema immunitario. Massimo Bianchissi, precedentemente affetto da psoriasi, ha raccontato la propria esperienza di guarigione dalla malattia attraverso un libro che porta il titolo di “Come sono guarita dalla psoriasi”, attraverso il Metodo Kousmine de il Metodo Pagano, anch’esso basato sull’alimentazione.

2) Esposizione al sole

Dall’esposizione al sole, generalmente, gli individui affetti da psoriasi riescono a trarre giovamento. Può accadere che i medici stessi la consiglino al fine di ottenere un miglioramento dei sintomi della psoriasi, a meno di non rientrare in quel 5% di casi in cui l’esposizione ai raggi solari ne provochi il peggioramento. Dai medici essa può essere considerata come un coadiuvante delle terapie convenzionali.

3) Sport

Lo sport che preveda lo svolgimento di un’attività fisica intensa può rappresentare un alleato da non sottovalutare nella prevenzione della psoriasi. A parere degli esperti esso sarebbe in grado di agire positivamente sia sullo stato di infiammazione dell’organismo sia sullo stress, che potrebbe essere evidenziato in alcuni casi tra le concause della comparsa della psoriasi. Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica del Policlinico Tor Vergata di Roma, ha avanzato l’ipotesi che lo sport possa agire sia sullo stato infiammatorio generale che sullo stress; rilassarsi ed allentare le tensioni può essere di giovamento ai pazienti.

4) Ayurveda

L’Ayurveda, l’antica medicina indiana, prevede dei trattamenti di purificazione dell’organismo al fine di migliorare i sintomi della psoriasi, accompagnati dall’impiego di oli e di balsami curativi pensati appositamente per attenuare i disturbi. Le terapie ayurvediche contro la psoriasi possono prevedere esercizi di yoga e di meditazione, volti ad attenuare lo stress. Vi possono essere inoltre delle indicazioni riguardanti l’alimentazione, relativi ai cibi da preferire e da evitare.

5) Acque termali

Tra le terapie che possono apportare benefici in caso di psoriasi vi è la balneoterapia o cura idrotermale. Essa prevede l’impiego di acque termali, con una preferenza per le acque sulfuree o per le acque bicarbonato-calcio magnesiche. Si tratta di una terapia considerata adatta soprattutto per pazienti con psoriasi lieve, oltre che per coloro che preferiscono provare a diminuire o ad evitare l’assunzione di farmaci particolarmente forti.

6) Grotte di sale

La terapia basata sulle grotte di sale, o haloterapia, inizialmente proposta presso i centri estetici, dati i propri risultati positivi sulla psoriasi inizia ad essere presente anche all’interno di strutture ospedaliere. La haloterapia sarebbe particolarmente indicata sia per pazienti affetti da psoriasi che in caso di eczemi, dermatiti e malattie respiratorie.

7) Trattamenti erboristici

Tra i trattamenti erboristici considerati utili ad attenuare i sintomi della psoriasi vi sono delle preparazioni che prevedono di essere formulate sulla base dell’impiego di ingredienti completamente naturali. Tra di essi troviamo l’aloe vera, già nota per il suo potere lenitivo nei confronti della nostra pelle, oltre a liquirizia, camomilla e pepe di Cayenna, dal quale viene estratta una sostanza denominata capsacina.

8) Oli vegetali

L’olio di jojoba e l’olio di macadamia vengono indicati tra i rimedi naturali per la psoriasi in quanto ricchi di proprietà emollienti, antiossidanti e protettive. In particolare, essi contribuirebbero a prevenire l’infiammazione, grazie alla presenza di una frazione insaponificabile. Un altro olio vegetale considerato utile è costituito dall’olio di mandorle dolci. Da non dimenticare, infine, l’olio di Neem.

Leggi anche: Olio di Jojoba, protettivo, idratante e anti-age

9) Tisana di sambuco

Le tisane permettono di estrarre dalle piante i componenti utili presenti all’interno di esse e la loro assunzione attraverso l’alimentazione. Un rimedio naturale che può essere consigliato in caso di psoriasi è costituito da una tisana a base di sambuco, al fine di curare la pelle dall’interno, in quanto essa è ritenuta in grado di generare una potente depurazione dell’organismo sia a livello interno che dell’epidermide.

10) Fanghi

Per contrastare i sintomi della psoriasi, oltre alle terapie con acque termali, potrebbe rivelarsi utile il ricorso a fanghi di laguna, simili ai fanghi del Mar Morto. Dal trattamento con fanghi ricchi di calcio, iodio, magnesio e bromo possono trarre vantaggio i pazienti affetti da psoriasi, oltre che individui affetti da gotta, artrosi o reumatismi.

ALPI, QUALE FUTURO?

ALPI, QUALE FUTURO?

 

di Martino Danielli

 

La catena alpina è da secoli dimora di popoli dalle tradizioni più diverse. Si tratta di montagne che da sempre hanno affascinato i viaggiatori per la bellezza e l’imponenza dei paesaggi. Un tempo erano considerate ostacolo insormontabile o quasi per gli eserciti e per i viaggiatori, e tuttavia fin dalla preistoria sono state colonizzate valle dopo valle da popolazioni di varia provenienza come i Camuni risalenti al primo millennio avanti cristo, e più tardi i Celti o i Walser.

Nel corso del XIX secolo furono la meta prediletta di escursionisti e scalatori che dettero vita ad una vera e propria competizione nel “conquistare”, a prezzo anche di enormi sacrifici ed innumerevoli perdite, le più imponenti cime della catena. Oggi le Alpi sono una pallida cartolina della loro passata bellezza incontaminata.

Secondo il rapporto del WWF e secondo vari studi, ogni anno le nostre montagne sono percorse da 6 milioni di mezzi pesanti per il trasporto merci. Particolarmente colpita è l’area austriaca che, da dati risalenti al 2002, risulterebbe attraversata da circa il 60% del trasporto merci su gomma. Vanno aggiunti poi i milioni di autovetture di vacanzieri e lavoratori che transitano lungo i corridoi autostradali come la Torino-Aosta-Monte Bianco.

Questa continua crescita parossistica del traffico ha prodotto gravi problemi di inquinamento atmosferico ed acustico, che nelle vallate viene notevolmente amplificato per il tipo di orografia del territorio, tanto che a Courmayeur si sono registrati tassi di Pm10 (polveri sottili) molto maggiori rispetto a quelli registrati a Milano.

Ma, se la rete stradale è in continua espansione, lo sono anche i dati sul turismo di massa con i problemi che questo comporta. Se infatti gli operatori del turismo invernale sembrano preoccupati dalle sempre più scarse nevicate dovute all’effetto serra, non sembrano però considerare che l’effetto serra stesso lo provocano anche loro. Nella catena alpina si contano infatti 10.000 impianti di risalita sciistici, i quali scarrozzano decine di migliaia di sciatori su dislivelli chilometrici.

Ogni anno più di 200 chilometri quadrati di piste sono innevate artificialmente, con 52 milioni di metri cubi d’acqua e 600 GWh di elettricità, equivalenti all’energia per illuminare una città di un milione di abitanti per 8 anni.

Ma le piste da sci non sono solo un enorme spreco di energia e di acqua, sono anche un problema per la biodiversità (è stato osservato in studi scientifici che solo l’11% delle piante normalmente presenti nell’ambiente montano riesce a sopravvivere sulle piste) e producono un notevole incremento dell’erosione, in un ambiente già particolarmente a rischio.

Il turismo sull’arco alpino, che sempre più risulta concentrato nel periodo estivo e invernale, assume ormai l’aspetto di un esodo biblico, con annesso inquinamento, pressione demografica su territori ristretti e incentivo all’edilizia selvaggia.

Nella catena alpina, secondo i dati del WWF, si concentra il 4% del turismo a livello mondiale con 475 milioni di pernottamenti annui. Si tratta di cifre impressionanti, evidentemente insostenibili per un ambiente fragile ed unico, già estremamente provato dai cambiamenti climatici.

E proprio il clima preoccupa molto gli stessi abitanti delle nostre montagne. Il riscaldamento planetario, al quale i milioni di turisti sicuramente contribuiscono con i loro SUV e berline, con gli impianti di risalita e la neve artificiale, con gli alberghi di lusso dotati di piscine riscaldate, sta riducendo drasticamente le precipitazioni nevose (-18% in media) e la durata della copertura del manto di neve; inoltre i ghiacciai si ritirano a velocità sorprendenti e nell’ultimo secolo si sono letteralmente dimezzati.

La progressiva scomparsa delle nevi perenni con molta probabilità provocherà un collasso ecologico, economico e umano, ma come al solito, pur essendo vicini al baratro, non osiamo indietreggiare.

Le soluzioni per invertire la distruzione delle Alpi ci sono e tutti noi possiamo contribuirvi:

1) privilegiare il trasporto pubblico rigorosamente lento;

2) porre un limite preciso ai permessi edilizi;

3) bloccare tempestivamente la costruzione di nuove piste di sci e privilegiare l’utilizzo di ciaspole e lo sci di fondo;

4) incrementare nell’economia locale l’attività agricola e pastorale a conduzione familiare;

5) visitare le Alpi possibilmente fuori stagione, in modo da non creare sovraffollamento ed inquinamento;

6) sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza naturale e umana delle nostre montagne.

Il futuro della catena montuosa più importante d’Europa dipenderà in gran parte dalle nostre scelte e dal nostro coraggio e determinazione. Chiunque abbia a cuore l’ambiente e il futuro delle prossime generazioni non dovrà fare altro che prodigarsi nella salvaguardia di questi ambienti così delicati e diffondere il rispetto e la conoscenza del valore che questi rappresentano, con la speranza di poter vedere ancora a lungo nevi, foreste e cime naturali e selvagge.

Pippo Civati: “Da questo scacco matto si esce solo tornando a votare”

Pippo Civati: “Da questo scacco matto si esce solo tornando a votare”

di Ignazio Dessì
Una cosa è certa dopo i risultati di queste politiche 2013, non ci sono i numeri per governare e nessuna delle coalizioni in campo può pensare di affrontare la sfida della stabilità. Una situazione superabile solo in due modi: o con l’inciucio del cosiddetto “governissimo” o con il ritorno veloce alle urne. L’unica soluzione ritenuta possibile dal parlamentare neo-eletto Giuseppe (Pippo) Civati , ex consigliere della Regione Lombardia ed espressione dell’anima più rinnovatrice del Partito Democratico. “E’ l’unico modo per uscire dallo scacco matto (Manifesto docet) in cui ci siamo ficcati”, sostiene l’esponente del centrosinistra.
Onorevole Civati, nel suo blog lei parla di “tempesta perfetta” a proposito di quanto accaduto, ponendosi il problema di come ripartire. Qual è allora la via d’uscita dall’empasse in cui le recenti elezioni ci hanno precipitati? 
“Non so se parlare proprio di una via d’uscita, ma la mia posizione è quella di evitare il governissimo, anzi ilgovernissimissimo, perché governare con Berlusconi è andare contro natura. Si punti invece a un governo di minoranza per fare le cose essenziali che il Paese ci chiede. Quelle che emergono da questo voto nel suo complesso. Poi si torni a votare. Ma, per carità, non mettiamo in mezzo il Pdl”.
Sembrerebbe il minimo, sotto un certo punto di vista.
“Sì, è il minimo ma nel nostro partito c’è anche chi vorrebbe fare l’alleanza con Berlusconi, glielo assicuro”.
In campagna elettorale il Pd di Bersani è sembrato molto attento a mantenere posizioni di raccordo con Monti.
“Se posso permettermi di ribadire qualcosa che ho detto in molte occasioni, tutta questa ossessione per Monti in campagna elettorale era alquanto bizzarra, è difficile prendere i voti con una coalizione e continuare a parlare di un’altra”.
Le cose comunque non sono certo messe bene in termini di governabilità.
“Per come si son messe le cose questo è il risultato peggiore che potessimo augurarci. A questo punto il mio auspicio è che il contributo di Grillo sia costruttivo, anche se governare risulterà comunque impossibile. Io sono di quelli che con lui hanno sempre cercato una ‘misura’ anche quando era più difficile farlo, ho contestato la definizione di fascista, ho cercato di separare il grano dal loglio, dividendo le proposte politiche da quelle non politiche. Molte delle parole d’ordine di Grillo sono accettabili, anche se ne abbiamo parlato poco e alcune questioni come l’ambiente, care a M5S, sono sparite da questo confronto elettorale”.
Grillo vi ha tolto voti parlando di reddito di cittadinanza, di tasse da abbassare, di sviluppo, lavoro e altri temi che hanno sempre fatto parte del patrimonio della sinistra. E’ vero?
“Sì è vero, ma c’è un però. C’è il pericolo che quelle proposte fatte con quelle proporzioni siano irrealizzabili. Io sono per esempio un cultore dell’argomento reddito di cittadinanza ma non dico, come fa Grillo, che è possibile dare mille euro a tutti. Dare quel sostegno, abbassare le tasse e mandare in pensione a 60 anni le persone, come vorrebbe Grillo, comporta il rischio di far esplodere la spesa pubblica e di gravare pesantemente sulla contribuzione da richiedere ai cittadini”.
Il reddito di cittadinanza porterebbe anche la possibilità di ripresa dei consumi con conseguente ricaduta positiva su una economia ormai ferma .
“Ripeto, formule di quel tipo si possono attuare ma non andando a fare proposte paganti elettoralmente e tuttavia impossibili da realizzare in concreto, abbiamo condannato la restituzione dell’Imu ma anche una proposta di questo calibro sul reddito di cittadinanza è poco praticabile e risulta demagogica”.
Cosa dovrebbe fare in particolare il governo di minoranza di cui lei parla?
“Un governo di minoranza ha per sua natura una durata limitata, quindi dovrebbe definire quelle poche cose su cui accordarsi, attuarle e poi tornare ad elezioni. Mi spiego, qualcosa come sederci attorno a un tavolo il 15 di marzo per arrivare a votare il Presidente della Repubblica entro il 15 di aprile. Ci diamo un altro mese, massimo due, e poi si accelera verso il voto, con una nuova legge elettorale che mi auguro non sia, soprattutto da parte dei grillini, un ritorno al sistema proporzionale puro”.
Altrimenti?
“Altrimenti il rischio sarebbe scoprire ancora una volta che nessuno ha la maggioranza per governare e risulterebbe difficile trovare una soluzione. Comunque provarci è l’unica cosa che possiamo fare in questo momento”.
A quale fine tornare al voto?
“Bisogna tornare a votare chiedendo agli italiani di garantire un governo”.
Berlusconi è stato ancora una volta sottovalutato? La zampata del giaguaro ha impedito lo smacchiamento a Bersani, è d’accordo?
“Ho sempre sostenuto che l’avversario vero era Berlusconi ma molti ridevano, alzavano le spalle e dicevano chi vuoi che lo voti a questo punto. Cercavo anche di spiegare, conoscendo la storia di questo Paese, che il cambiamento sta insieme alla possibilità di governare e non se ne può separare. Per governare tuttavia bisogna avere i numeri ed evitare che l’avversario vinca. Confesso che lunedì sera ho avuto un momento di panico vero”.
Da queste elezioni viene fuori anche una sinistra che deve fare molte riflessioni per il suo futuro.
“Si dava per scontato che Grillo prendesse i voti agli altri, invece ha preso voti dal centrodestra ma soprattutto dal centrosinistra. Ingroia è sceso ai minimi termini e anche Vendola non ha fatto una bella figura. In definitiva, prima avevamo un Pd sopra il 30 per cento e un Sel sopra il 6 per cento e siamo arrivati a una riduzione consistente dei voti di entrambi”.
Si tenga forte per l’ultima, inevitabile, domanda: alcune agenzie hanno fatto intendere che lei chiede le dimissioni di Bersani, è così?
“In realtà hanno ripreso male il mio pensiero e mi piace cogliere l’occasione per precisarlo. Io in realtà ho detto che non bisogna avere intenti revanscisti e di ripicca da parte di chi appartiene al fronte renziano o di chi è minoranza nel Pd. Il punto è un altro. Bersani aveva detto che avrebbe lasciato la segreteria e quindi a questo punto non c’è nemmeno bisogno di chiederglielo, perché un avvicendamento è da considerare naturale, soprattutto se il segretario avrà un incarico di governo”.

Bersani: no a governissimo. E a Grillo: «Dica che cosa vuol fare»

CAMERA

SEGGI
SENATO

SEGGI
SENATOCAMERA 
  • 123345Pierluigi Bersani
  • 117125Silvio Berlusconi
  • 54109Beppe Grillo
  • 1947Mario Monti
SENATOCAMERA 
  • 10Vallee d’Aoste
  • 12M.Ass.Ita.Estero
  • 01USEI
  • 00Antonio Ingroia
CAMERA Affluenza 75,19% 
SENATO Affluenza 75,21%

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Bersani: no a governissimo. E a Grillo: «Dica che cosa vuol fare»

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«Il Movimento 5 Stelle fin qui ha detto “tutti a casa”. Adesso ci sono anche loro e o ‘vanno a casa’ anche loro o dicono cosa vogliono fare per il loro Paese». Lo ha detto Pier Luigi Bersani, nella prima uscita pubblica del segretario del Partito Democratico dopo il voto delle Politiche. Nel corso di una conferenza stampa alla Casa dell’Architettura (Acquario Romano) a Roma ha poi detto che «è chiaro che chi non riesce a garantire governabilità non può dire di aver vinto. Non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi e questa è la nostra delusione». Al coordinamento Pd, che si è tenuto in serata, Bersani ha ribadito il no alle larghe intese. «Dico no a un governissimo. Sappiamo qual è la nostra responsabilità che significa saper cogliere l’esigenza di cambiamento, maggiore anche di quella espressa in campagna elettorale. Noi – ha spiegato – ci rivolgeremo alle Camere. Tocca a noi tirar fuori il Paese dall’impasse».

Presidenze delle Camere? M5S è primo partito 
In occasione della conferenza stampa Bersani ha affrontato la questione della presidenza delle Camere. «Su questioni istituzionali siamo favorevoli a corresponsabilità, tra l’altro il M5S è il primo partito alla Camera, allora secondo i grandi modelli democratici ciascuno si prende le sue responsabilità», ha sottolineato Pier Luigi Bersani.

 

No ad alleanze a tavolino 
«La logica é quella di ribaltare uno schema. No a discorsi a tavolino sulle alleanze. Vediamo ciò che c’é da fare per cambiare e ciascuno si assuma le sue responsabilità», ha detto il leader Pd. 

Berlusconi? «Nessun balletto diplomatico». 
L’Italia «ha problemi serissimi e non credo che tolleri balletti di diplomazia politica». Così Bersani replica a Silvio Berlusconi, che aveva aperto a un confronto, a fronte dell’incertezza emersa dalle urne. «In Parlamento ci confronteremo ma non penso che fare adesso questi accorgimenti politici corrisponda a quella domanda di cambiamento, quindi assolutamente no, la strada deve essere opposta, un’altra», ha detto rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se accetterebbe di formare una sorta di ‘governissimo’ con Berlusconi. «Ribaltiamo lo schema – ha spiegato il segretario del Pd – si discute cosa fare per il paese che ha problemi serissimi e non credo tolleri questi balletti di diplomazia politica, quindi si riposassero».

Dalle urne più responsabilità al Pd 
«Per noi si tratta di prendere atto con semplicità, consapevolezza e umiltà di quello che viene fuori dalle urne ribadendo la volontà di essere utili al Paese. Queste elezioni ci hanno consegnato una maggiore responsabilità: siamo una coalizione maggioritaria alla Camera e maggioritaria per i voti al Senato», ha affermato Pier Luigi Bersani.

L’Italia fuori dall’euro? Sarebbe un disastro 
«L’Italia fuori dall’euro? Sarebbe un disastro. Questa è matematica», ha sottolineato il segretario del Pd. «Certamente un’Italia che si staccasse dall’Europa sarebbe un disastro. Se invece si dice che la piattaforma europeista deve chiedere una rivistazione delle politiche economiche europee dentro una fedeltà all’unione, allora é diverso».

Non sono uno che abbandona la nave: no alle dimissioni 
Pier Luigi Bersani ha escluso le sue dimissioni da segretario del Pd. «Ho sempre detto che la ruota deve girare, e quest’anno c’é il congresso», ha spiegato all’Acquario di Roma, ma «non sono uno che abbandona la nave. Posso starci da capitano o da mozzo ma – ha ribadito – non sono uno che abbandona la nave».

Serve qualcuno che tenga la barra: io mi propongo 
«Siamo davanti ad un passaggio più difficile e serve un meccanismo di difesa morale ed economica del Paese. Credo che noi progressisti resteremo un punto di riferimento. Serve qualcuno che tenga la barra e io mi propongo», ha detto Pier Luigi Bersani avanzando una proposta al Parlamento per «un governo di cambiamento» con le forze che condividano i vari punti.

Sarà il Colle a indicare la via 
Ora sarà il presidente della Repubblica a indicare la strada da seguire, il Pd non intende però «imbastire accordi» con nessuno. Se il capo dello Stato affiderà l’incarico a Pier Luigi Bersani, il leader democratico andrà in Parlamento a cercare i voti. «Dovremo affidarci alle valutazioni che, sentendoci tutti, farà il presidente della Repubblica, si
farà un’opinione e sarà lui a dire quale può essere un’iniziativa capace di consegnarci un governo in questo passaggio difficile».

Io fiacco? Non inganno i lettori 
Troppo fiacca la campagna elettorale del Pd? «Ho sentito tonnellate di senno di poi», ha detto Bersani, «ma io non me la sono sentita di coltivare degli inganni. C’é costato qualcosa? Può darsi, ma io non me la sono sentita di raccontare favole».

Bondi: un discorso serio 
«L’onorevole Bersani ha svolto un discorso serio, da persona seria, consapevole della difficoltà della situazione, un discorso che interpella tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento e che hanno a cuore il futuro dell’Italia», ha scritto Sandro Bondi, senatore del Pdl, al termine della conferenza stampa del leader del centrosinistra.

Elezioni 2013, i risultati

Elezioni 2013, i risultati

26/02/2013 – Al Pd la Camera, con Movimento 5 stelle primo partito. Al Senato non c’è la maggioranza

 

di 

 
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14.42 – Segui la diretta live per scoprire il risultato delle elezioni in Lazio

07.11 –  Risultati elezioni: Il centrosinistra prevale d’un soffio al Senato, ma non ha la maggioranza assoluta. Secondo i dati del Viminale conquista 119 seggi contro i 117 del centrodestra. Al Movimento 5 stelle di Beppe Grillo vanno 54 senatori, a ‘Con Monti per l’Italia’ 18 seggi, altri 1 seggio. Non sono ancora stati attribuiti i 6 seggi della circoscrizione estero. Con il 27,43% dei voti il Pd è il primo partito a Palazzo Madama; Sel si attesta al 2,97%; il Centro democratico allo 0,53%; il Megafono-Lista Crocetta allo 0,45%; il Psi allo 0,18%; i Moderati 0,04%. La coalizione di centrosinistra è al 31,63%. Nel centrodestra il Pdl si ferma al 22,30; Lega Nord al 4,33%; Fratelli d’Italia all’1,92%; La Destra allo 0,72%; Partito Pensionati allo 0,40%; Grande Sud 0,39%; Moderati in Rivoluzione alle 0,32%. Totale centrodestra 30,72%.

– A scrutinio ultimato sono stati attribuiti 301 seggi del Senato su 315 (mancano Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, che eleggono rispettivamente 7 e un senatore, e i 6 senatori eletti all’estero): 116 seggi sono stati assegnati al centrodestra, 113 al centrosinistra, 54 al Movimento 5 Stelle e 18 alla lista Con Monti per l’Italia.  Per quanto riguarda il centrodestra, 98 seggi sono stati attribuiti al Pdl, 17 alla Lega Nord e uno al Grande Sud; per il centrosinistra, 105 al Pd, 7 a Sel e uno alla Lista Crocetta. In termini assoluti, il centrosinistra ha ottenuto il maggior numero di voti – 9 milioni 686.398, pari al 31,63% – mentre al centrodestra ne sono andati 9 milioni 405.786, il 30,72%. Lo scarto e’ pertanto di 280.612 voti e dello 0,91%.  Il movimento di Beppe Grillo ha raccolto 7 milioni 285.648 voti, pari al 23,79% e la Lista Monti 2 milioni 797.451 voti, corrispondenti al 9,13%.

03.47: Definitivi Senato e Camera, questi i risultati delle elezioni 2013.

AL SENATO E’ CAOS – L’ingovernabilità, la nuova parola che aleggia per i media italiani, è lampante al Senato, dove nessuno raggiunge la soglia per il premio di maggioranza. Ecco i dati finali (ANSA):

A scrutinio ultimato sono stati attribuiti 301 seggi del Senato su 315 (mancano Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, che eleggono rispettivamente 7 e un senatore, e i 6 senatori eletti all’estero): 116 seggi sono stati assegnati al centrodestra, 113 al centrosinistra, 54 al Movimento 5 Stelle e 18 alla lista Con Monti per l’Italia.

Le proiezioni sul Senato di SkyTg24

finale senato

ALLA CAMERA – Finiscono così, senza una vero perché, le elezioni politiche della svolta che di svolta sembrano avere ben poco, e ribadiscono semmai ancora una volta – ce ne fosse il bisogno – che l’elettorato italiano è molto sensibile, per usare un eufemismo, alle tasse restituite e ai deus ex machina improvvisati. Lapidari i dati: alla Camera vince il centrosinistra di misura con uno 0,36% risicatissimo, mentre al Senato vi è il più totale caos. Mancano i voti esteri, ma ben poco potranno cambiare in uno scenario comunque in bilico che vede il centrosinistra partire da 119 senatori (39 sotto il magic number). Da notare il flop di Monti, ex ago della bilancia, che – unica buona notizia – ci libera di Casini e Fini. E ovviamente la notizia numero uno: il Movimento 5 Stelle è la prima forza del paese. Cosa succederà adesso? Bersani tenterà un improbabile scouting fra i grillini? Si cercherà comunque di raggiungere una maggioranza che pare davvero impossibile, se non “strana” come quella che ci ha accomagnato a queste elezioni? Si tornerà a votare? Tutte domande che in questo momento non ci potevamo permettere. Errare è umano, perseverare italiano.

02.40 – Ufficiale: quando mancano 5 seggi, Bersani e la sua coalizione “vincono” il premio di coalizione alla Camera con un margine dello 0,36% (al Senato mancano 2 seggi). Ma probabilmente non finisce qui: Alfano ha infatti già comunicato il “ricorso”, quando ha parlato di too close to call:

I dati del Viminale ‘sono solo ufficiosi’ ‘soggetti inevitabilmente ad un margine di errore’ ‘certamente superiore allo scarto dei voti, davvero minimo, che si registra tra le prime due coalizioni della Camera’. Lo afferma AngelinoAlfano chiedendo al ministero di dichiarare il ‘too close to call’? “I dati diffusi dal Viminale, come ha ricordato il Ministro Cancellieri nei giorni scorsi – si legge nella nota diffusa dal segretario del Pdl -, sono solo dati ufficiosi che vengono raccolti con metodi empirici soggetti inevitabilmente ad un margine di errore. Anche se tale margine è molto contenuto, esso è però certamente superiore allo scarto dei voti, davvero minimo, che si registra allo stato tra le prime due coalizioni della Camera’.
‘In queste condizioni, come sempre avviene negli Stati Uniti, l’autorità preposta alla diffusione dei dati ufficiosi non può che dichiarare il ‘too close to call’, cioè l’impossibilità di dichiarare il vincitore considerato lo scarto irrisorio di voti a livello percentuale ed assoluto’.
‘Solo gli Uffici Centrali circoscrizionali e solo l’Ufficio Centrale presso la Corte di Cassazione – spiega Alfano – potranno calcolare con certezza, sulla base dei verbali di tutte le sezioni, la coalizione che ha effettivamente conseguito il maggior numero di voti ai fini dell’assegnazione del premio di maggioranza nazionale”.

02.05 – L’Agi “chiama” il Senato a 5 seggi dalla fine: il centrosinistra di Bersani ha conquistato nelle regioni italiane 119 senatori. Anche ottenendo il voto dei sei senatori eletti all’estero e dei quattro senatori a vita, non raggiungerebbe la maggioranza assoluta di 160 senatori. Per governare non basta Monti. Rivoluzione civile è fuori dal Parlamento e deve sperare nel voto estero.

01.40 – Siamo alle ultime sezioni: ne mancano 44 alla Camera e 7 al Senato. Vince il centrosinistra alla Camera con uno scarto dello 0,37% (29,55% contro il 29,18%). Beppe Grillo e il Mo

Elezioni Regionali Lazio 2013: i consiglieri eletti

Elezioni Regionali Lazio 2013: i consiglieri eletti

Tutti i 50 consiglieri eletti alle elezioni regionali Lazio 2013

di Redazione 26/02/2013
 
 

Sulla base delle preferenze raccolte durante le elezioni, ed in base ai calcoli delle varie liste provinciali ecco nel dettaglio tutti i consiglieri eletti

 

Listino Zingaretti

Cristiana Avenali, Daniela Bianchi, Marta Bonafoni, Cristian Carrara, Baldassare Favara, Rosa Giancola, Gian Paolo Manzella, Daniele Mitolo, Teresa Petrangolini, Riccardo Valentini

ROMA

Pd

Gianfranco Zambelli, Riccardo Agostini, Rodolfo Lena, Daniele Leodori, Eugenio Patané, Fabio Bellini, Marco Vincenzi, Simone Lupi, Massimiliano Valeriani
Mario Ciarla

 

Sel

Gino De Paolis

 

 

Partito socialista Italiano

Oscar Tortosa

 

 

Centro democratico

Piero Petrassi

 

Candidato presidente eletto

Francesco Storace

 

Pdl

Adriano Palozzi, Luca Gramazio, Fabio De Lillo, Giuseppe Cangemi, Antonello Aurigemma, Pietro Di Paolantonio

 

 

La Destra

Fabrizio Santori

 

 

Lista Storace

Olimpia Tarsia

 

 

Fratelli d’Italia

Giancarlo Righini

 

 

Movimento 5 Stelle

Davide Barillari, Devid Porrello, Valentina Corrado, Gianluca Perilli, Loredana Cicerone

 

 

Lista civica per Bongiorno

Francesco Carducci

 

FROSINONE
Pd
Mauro Buschini

 

Pdl

Mario Abbruzzese

 

 

Lista Bongiorno

Mauro Fardelli

 

LATINA

 

Pd

Enrico Forte

Pdl

Giuseppe Simeone

 

 

Movimento5Stelle

Gaia Pernarella

 

 

VITERBO

 

Pdl

Daniele Sabatini

Pd

Enrico Panunzi

Movimento 5Stelle

Silvia Blasi

 

 

 

 

 

NICOLA ZINGARETTI È IL NUOVO PRESIDENTE DEL LAZIO

Oscar 2013: beffati Spielberg e Tarantino, trionfa “Argo”

Oscar 2013: beffati Spielberg e Tarantino, trionfa “Argo”

Dopo il successo ai Golden Globe è ancora Argo il grande protagonista dell’85esima edizione degli Oscar. Il thriller politico di Ben Affleck ispirato ad una storia vera sull’azione intrapresa per liberare sei ostaggi americani durante la rivoluzione iraniana ha conquistato la statuetta più prestigiosa, quella per il miglior film, e a sorpresa la vittoria è stata annunciata direttamente dalla Casa Bianca con la first lady Michelle Obama comparsa in video a Hollywood. Argo ha inoltre conquistato l’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e quello per il miglior montaggio visivo, battendo così il favoritissimo Lincoln che si presentava con ben 12 nomination. Il film di Steven Spielberg si è dovuto accontentare dei premi al suo protagonista Daniel Day-Lewis, al terzo Oscar come miglior attore protagonista, e di quello per la scenografia.
I ringraziamenti di Affleck – “Grazie ai miei amici in Iran che vivono in condizioni non facili e a mia moglie che ha lavorato al nostro matrimonio per dieci Natali. Grazie all’Academy. Non importa quanto certe cose ti possano buttare giù. Nella vita, alla fine bisogna sempre risollevarsi” così un emozionato Ben Affleck nel suo discorso dopo la vittoria dell’Oscar nella categoria più importante, quella per il miglior film. Ma nel Paese governato da Ahmadinejad l’agenzia Fars, vicina ai Pasdaran, sostiene che Argo ha vinto l’Oscar “nonostante non lo meritasse”. L’agenzia che spesso riflette posizioni dei Guardiani della Rivoluzione islamica iraniana  quello di Affleck è un “film anti-Iran” realizzato da “una casa di produzione sionista”. Secondo il critico Nadder Talebzadeh il film è un “pezzo di propaganda” prodotto per mettere in ombra le varie sconfitte patite dagli Usa nel loro trentennale confronto con l’Iran. Perciò l’Iran risponderà con una propria produzione cinematografica alla pellicola statunitense sulla fuga di americani rifugiatasi nell’ambasciata canadese a Teheran durante i giorni della rivoluzione islamica del 1979. Si intitolerà The General Staff (Lo Stato maggiore).
Bene anche Ang Lee – Grande successo per Vita di Pi di Ang Lee, l’epopea spettacolare di un ragazzo che rimane per mesi in mezzo all’Oceano su una barca da solo con una tigre è valsa al regista taiwanese 4 Oscar, miglior regia, effetti speciali, fotografia e colonna sonora. Tre Oscar al musical I Miserabili: la principessa di Hollywood Anne Hathaway ha trionfato come miglior attrice non protagonista per il ruolo della prostituta Fantine, per cui ha perso oltre 10 kg e si è tagliata i capelli alla “maschiaccio”, inoltre premi per il miglior sonoro e il miglior trucco. L’Oscar per i costumi è andato invece ad Anna Karenina.
Lawrence, come da pronostico – Come miglior attrice protagonista, la giovane Jennifer Lawrence ha vinto per Il lato positivo, battendo veterane come Naomi Watts ed Emmanuel Riva, Jessica Chastain e la piccola Quvenzhane Wallis per il toccante Re della terra selvaggia che ha commosso anche il presidente Obama. Miglior attore non protagonista, invece, Christoph Waltz per Django Unchained di Quentin Tarantino, film che si è aggiudicato anche l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.
Amour miglior film straniero – Nonostante il mancato premio alla Riva, Amour di Michael Haneke è stato incoronato miglior film in lingua straniera, Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, il film sulla cattura di Osama Bin Laden, si è dovuto accontentare della statuetta per il miglior montaggio sonoro insieme a Skyfall, e l’ultimo James Bond ha vinto anche per la miglior canzone originale, il brano omonimo di Adele. Infine, in campo animato ancora una volta la Disney ha sbaragliato la concorrenza con il cartoon Brave. Niente da fare per l’Italia che era in lizza solo per la colonna sonora originale di Anna Karenina con Dario Marianelli.

BOOM DI GRILLO, BERLUSCONI C’È (ECCOME!), BERSANI ATTONITO, IL SEMI-FLOP DI MONTI

BOOM DI GRILLO, BERLUSCONI C’È (ECCOME!), BERSANI ATTONITO, IL SEMI-FLOP DI MONTI

 

 

Il boom di Grillo, la resurrezione di Berlusconi, la mezza sconfitta di Bersani (ma tutta intera se si guarda ai sondaggi di poche ore fa che lo davano sicuro vincitore), il semi-flop – o se volete la salita interrotta – di Monti (con l’alleato Fini ad un passo dal non trovar più posto in Parlamento), il brusco stop alle ambizioni di Ingroia e della sua rivoluzione civile. Sono queste le tante sorprese di un voto politico – a metà dello spoglio – che ha registrato un forte calo nell’affluenza ma che comunque ha portato alle urne il 75,1% degli aventi diritto. E che purtroppo sembra voler consegnare il paese all’ingovernabilità. Se i risultati definitivi saranno questi, sarà difficile formare un governo: non c’è nessuna maggioranza nè al Senato nè per ora alla Camera dove il premio per arrivare al 51% che il Porcellum assegna al primo partito Bersani dovrà sudarselo incalzato com’è da un centrodestra rinvigorito dalla cura Berlusconi e ad un punto e mezzo dagli avversari. E lì, subito dietro ma proprio ad un’incollatura…, c’è Grillo, il comico all’assalto del Palazzo, che naviga intorno al 25% – risultato davvero clamoroso per un neo-partito – e che ha subito twittato sull’onestà che d’ora in poi, scrive, “andrà di moda”. Flop anche dei sondaggi: i risultati reali hanno smentito i guru degli exit o instant-poll, e questa è un’altra delle tante sorprese. Così come sorprendente appare la conquista delle regioni più importanti da parte di Pdl e Lega (a parte il Lazio dove Zingaretti ha stravinto). Monti e i suoi alleati rischiano grosso alla Camera e al Senato (a Montecitorio sono a cavallo del fatidico 10%, a palazzo Madama sfiorano l’altrettanto delicata asticella dell’8%: si vedrà ma è sostanzialmente un semi-flop per le ambizioni del premier). Il Pdl esulta ma il Cavaliere ancora non si è espresso. Il Pd – anche Bersani per ora tace – si lecca le ferite di una vittoria a metà e, se i dati di metà scrutinio verranno alla fine confermati, sostanzialmente inutile rispetto all’obiettivo di guidare il Pase con una maggioranza consistente. E al Nazareno c’è chi parla apertamente della necessità di tornare subito al voto. “Il Pd ha perso due volte” ha commentato malignamente Ingroia, dato dalle parti di un risicato e insufficiente 2-3% “quando non ha voluto andare al voto dopo Berlusconi e quando non ha voluto fare l’accordo con noi”.  

ISRAELE S’IMPADRONISCE DEL SOTTOSUOLO DEL GOLAN SIRIANO OCCUPATO

ISRAELE S’IMPADRONISCE DEL SOTTOSUOLO DEL GOLAN SIRIANO OCCUPATO

 

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Alla vigilia della visita ufficiale di Barack Obama in Israele, il ministro israeliano dell’energia e dell’acqua, Uzi Landau, ha concesso una licenza all’impresa Genie Energy. Autorizzandola a sfruttare le riserve di petrolio e gas del Golan siriano occupato da Israele fin dal 1967. Questa nuova sfida è diretta sia contro l’amministrazione Obama che contro il governo di Bashar al-Assad.

Nel 2008, John Kerry, il nuovo segretario di Stato americano, ha cercato con il suo collega Chuck Hagel, nominato segretario alla Difesa, di organizzare negoziati indiretti tra Israele e Siria per la restituzione delle alture del Golan a Damasco.

Lo sfruttamento del sottosuolo di un’area occupata, da parte dell’occupante, è severamente vietata dal diritto internazionale. Genie Energy è specializzata nelle tecniche di frammentazione delle rocce scistose, nonostante i suoi effetti devastanti per l’ambiente. Genie Energy è una società statunitense, in parte di proprietà di Lord Jacob Rothschild e di Rupert Murdoch. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Dick Cheney, siede nel suo Consiglio consultivo strategico.

Questo progetto è oggi guidato dal generale Effi Eitam. Nel 1990, una corte marziale aveva bloccato la sua promozione dopo che aveva ordinato ai suoi soldati di rompere le ossa al palestinese di 21 anni Aqel Ayyad, che morì per le ferite riportate. Il generale Effi Eitam ha creato il partito religioso sionista AHI che promuove la decadenza della cittadinanza israeliana dei palestinesi, la loro deportazione dai territori, e la creazione di un Grande Israele.

Boom di Grillo, Camera al centrosinistra, Senato spaccato

CAMERA

SEGGI
SENATO

SEGGI
SENATOCAMERA 
  • 119340Pierluigi Bersani
  • 117124Silvio Berlusconi
  • 54108Beppe Grillo
  • 1845Mario Monti
SENATOCAMERA 
  • 00Antonio Ingroia
  • 00Oscar Giannino
  • 00Marco Ferrando
  • 00Altri
CAMERA Affluenza 75,19% 
SENATO Affluenza 75,21%

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Boom di Grillo, Camera al centrosinistra, Senato spaccato

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La scritta 'Tutti a casa...stiamo arrivando' nella sede del quartier generale del Movimento 5 Stelle (Ansa)La scritta ‘Tutti a casa…stiamo arrivando’ nella sede del quartier generale del Movimento 5 Stelle (Ansa)

A spoglio completato, l’Italia che esce dalle urne in queste elezioni politiche 2013 corre il rischio caos e ingovernabilità. L’alleanza tra Pd e Sel vince di un soffio alla Camera, il Movimento 5 Stelle diventa il primo partito a Montecitorio e il Senato appare spaccato: il centrosinistra ottiene il 31,63% (Pd al 27,43%) ed è il partito di maggioranza relativa, mentre la coalizione composta da Popolo della Libertà e Lega Nord si ferma al 30,72% (Pdl al 22,30%), il Movimento 5 Stelle al 23,79%, la lista di Mario Monti al 9,13%, Rivoluzione civile all’1,79%, Fare per fermare il declino allo 0,90%. In termini assoluti, il centrosinistra ha ottenuto il maggior numero di voti (oltre 9 milioni e 686mila), mentre al centrodestra sono andati nove milioni e 400mila voti, con una differenza tra le due parti di circa 280mila voti. Secondo i dati del Viminale, al centrosinistra vanno 119 senatori (compresi i sei del Trentino Alto Adige) , 117 alla coalizione di centrodestra (anche in questo caso è computato un seggio del Trentino Alto Adige), 18 a quella di Mario Monti; 54 al Movimento 5 Stelle. Per avere la maggioranza assoluta al Senato occorre raggiungere quota 158 seggi: nessuna coalizione ce l’ha.

 

Alla Camera, in attesa dell’attribuzione dei 12 deputati eletti dagli italiani all’estero, il Movimento 5 Stelle é il secondo gruppo parlamentare più numeroso con 108 deputati. Il centrosinistra grazie a una manciata di voti raggiunge il 29,54% e si aggiudica il premio di maggioranza del 55%, pari a 340 seggi. Il centrodestra è al 29,18 per cento, con 124 seggi. Tra le due coalizioni la differenza – a favore del Pd e di Sel – è di circa 124mila voti (lo scarto è dello 0,36%). La coalizione di Mario Monti supera lo sbarramento del 10% (Scelta Civica, Udc e Fli si attestano al 10,56%) e ottiene 45 seggi (37 per Scelta civica e otto per l’Udc). Fini resta fuori. Rimangono fuori dal Parlamento anche la lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia e Antonio Di Pietro. Ha votato il 75,1% degli italiani, in calo di circa il 6%. Gli scrutini per le elezioni regionali a partire dalle 14 di oggi

Ecco la lunga cronaca della due giorni di maratona elettorale, dalla chiusura delle urne allo scrutinio.

Ore 5,45. Lazio ultima regione a completare scrutinio 
È stato il Lazio l’ultima regione a completare lo scrutinio delle schede elettorali per Camera e Senato: il dato definitivo si é avuto in piena notte, alle 3 e 42, quando da Tivoli, in provincia di Roma, é arrivata la comunicazione che anche lì le operazioni di scrutinaggio delle schede per il Senato erano concluse. Appena qualche minuto prima aveva concluso le operazioni il Trentino-Alto Adige, nel comune di Fierozzo (Pergine Valsugana) alle 3 e 38.

 
 

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