Brexit o il populismo alla resa dei conti

Brexit o il populismo alla resa dei conti

La Brexit e Theresa May viste

Il populismo non riguarda solo il Regno Unito ma i britannici, come spesso accade, sono arrivati prima e prima sperimentano gli effetti di una stagione politica violenta, irrazionale, che vorrebbe sovvertire ma non ci riesce ritrovandosi sempre nello stesso frustrante status quo. Questa settimana il Parlamento a Londra ha bocciato l’accordo tra il governo britannico e la Ue, le scelte politiche della quinta economia al mondo son state molto lette perché riguardano tutti noi: una Brexit senza accordo (no deal) sarebbe catastrofica non solo per il Regno per tutti gli altri stati europei. Ora si attende un nuovo voto per il 29 gennaio ma il memo di Whitehall secondo cui il Regno Unito non ha ancora stretto accordi commerciali con i singoli partner alternativi alle regole attuali a cui sottostanno come membro Ue, la dice lunga sul caos di un Paese additato da sempre come modello di democrazia ed efficienza.

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Non solo il Regno Unito fa i conti con le ricadute di scelte anti-globaliste, le conseguenze si sentono negli Stati Uniti mentre in Italia si discute, si prende atto delle stime di Banca d’Italia ma il governo festeggia il varo delle sue due misure simbolo.

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In Italia il 5 per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio pari a quello del 90 più povero

Oxfam: “In Italia il 5 per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio pari a quello del 90 più povero”

Oxfam: “In Italia il 5 per cento più ricco della popolazione ha un patrimonio pari a quello del 90 più povero”

Il rapporto diffuso come ogni anno prima del meeting di Davos. A livello mondiale la concentrazione è favorita dal progressivo calo della pressione fiscale: l’aliquota massima è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013. Le donne guadagnano in media il 23% in meno e il lavoro di cura non retribuito vale 10mila miliardi di dollari l’anno. E gli uomini controllano l’86 per cento delle aziende mondiali

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Il 5% più ricco degli italiani è titolare da solo della stessa quota di patrimonio posseduta dal 90 per cento più povero. Mentre a livello globale 26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più indigente della popolazione mondiale. Enorme il divario di genere: gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Sono questi i risultati raccolti da Oxfam nel rapporto “Bene pubblico o ricchezza privata” e diffuso come ogni anno alla vigilia del World economic forumdi Davos.

A livello globale la ong afferma che il 20% più ricco possiede il 72% del patrimonio totale, mentre il 60% più povero ha appena il 12,4% della ricchezza nazionale. La ricchezza dei 1.900 miliardari più ricchi tra marzo 2017 e marzo 2018 è aumentata di più di 900 miliardi di dollari, pari a oltre 2,5 miliardi al giorno. Di pari passo si registra la diminuzione della quota in mano alla metà più povera del globo (3,8 miliardi di persone), che è scesa dell’11%. Per rendere meglio l’idea del divario, l’Oxfam riferisce che 26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più indigente della popolazione mondiale. Una situazione a cui ha contribuito anche il calo della pressione fiscale sui super-ricchi per effetto del taglio delle tasse negli Usa: nei Paesi più sviluppati, l’aliquota massima dell’imposta sui redditi è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013. Facendo i conti, solo 4 centesimi per ogni dollaro raccolto dal fisco vengono dalle imposte patrimoniali.

Parallelamente alla crescita dell’opulenza di pochi emerge un forte rallentamento della riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale di riduzione si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,50 dollari al giorno. E così circa 10mila persone al giorno muoiono per mancanza di accesso ai servizi sanitari e 262 milioni di bambini non possono andare a scuola.

Le donne in media guadagnano il 23% in meno rispetto agli uomini, che possiedono il 50% in più della ricchezza e controllano oltre l’86% delle aziende. Oxfam ha calcolato anche quanto vale il lavoro di cura non retribuito che svolgono in famiglia, prevalentemente dalle donne: secondo il rapporto, se questa attività a livello globale venisse appaltata a una singola azienda, il fatturato annuo sarebbe di 10mila miliardi di dollari, vale a dire 43 volte quello della Apple. Insomma, “il lavoro di cura non retribuito è un enorme sussidio nascosto all’economia” che “paradossalmente amplifica le diseguaglianze economiche perché interessa soprattutto le fasce più povere della popolazione, che si ritrovano con minor tempo a disposizione per guadagnarsi da vivere e accumulare ricchezza nel corso del tempo”.

L’impatto del voto in Abruzzo

L’impatto del voto in Abruzzo sulla tenuta del governo Lega-M5S

Matteo Salvini e, sullo sfondo, Luigi Di Maio (ANSA)
Matteo Salvini e, sullo sfondo, Luigi Di Maio (ANSA)

Lega in trionfo con un bacino di voti concentrato tra operai e over 64, M5s in caduta verticale di consensi. Sono alcune delle principali indicazioni che emergono dall’analisi dei flussi elettorali nel voto regionale in Abruzzo, rispetto alle politiche del 2018, effettuata dalla società Swg. A colpire soprattutto la debacle dei Cinque stelle, crollati dal 39,9% al 19,7%. Solo il 32,6% di chi aveva votato il movimento guidato da Luigi Di Maio nel 2018 ha confermato il suo voto. Il 46,3% si è astenuto, mentre il 21,1% ha cambiato voto spostandosi verso la Lega (10,2%) o Pd e liste di centrosinistra (9,7%).

Talking points:

– Quota 100, reddito e Tav: l’impatto del voto in Abruzzo sulla tenuta governo Lega-M5S

– Effetto governo, M5S crolla nei consensi

– Il voto in Abruzzo suggella l’egemonia di Salvini sul governo giallo-verde

– Tav, Salvini: bisogna finire ciò che abbiamo iniziato

Voli di Stato, 120mila euro per catering e vino: il cambiamento non decolla.

Voli di Stato, 120mila euro per catering e vino: il cambiamento non decolla. I contratti senza gara di Palazzo Chigi

Casta Gialloverde – La trasparenza non migliora: sul sito sono indicate soltanto 25 “missioni” della flotta che trasporta premier e ministri. Ma ne sono state fatte almeno 105
Voli di Stato, 120mila euro per catering e vino: il cambiamento non decolla. I contratti senza gara di Palazzo Chigi

Il 24 dicembre, la vigilia di Natale, Palazzo Chigi ha firmato un contratto da 120mila euro – “affidamento in economia” – per il catering sugli aerei di Stato. Il 31 dicembre, il giorno del veglione, la stessa struttura ha ordinato 1.482 euro in vini per i passeggeri. La propaganda contro la casta ha un limite invalicabile, un muro che spesso la respinge: la realtà. Pure il governo gialloverde di Cinque Stelle e Lega – che propugna una politica francescana, essenziale, mezzi pubblici e felpe sdrucite – perpetua la solita gestione dei famigerati voli blu, fastidioso emblema del potere. Più che il cambiamento, si manifesta la perfetta continuità: ogni dicembre – e il governo di Conte non ha ribaltato la tradizione – Palazzo Chigi pianifica le spese per il ristoro a bordo e stanzia sempre all’incirca 120mila euro.

Il vino è una simbolica eccezione, tra l’altro un calice di rosso è salutare, e dunque si sopperisce semmai a una mancanza del passato. Qui la vicenda, e non la morale, va oltre qualche euro in più che di certo non infierisce sul bilancio italiano. Il tema è il rapporto “normale” – né populista né sovranista – tra i gialloverdi e i voli di Stato. Il portale del governo ha una pagina, aggiornata con estrema puntualità, che enumera i voli blu per ragioni di governo, umanitarie o di Stato. Questa pagina è soprattutto un cimelio che rammenta ai politici il controverso passaggio dei tecnici al governo: è la legge n. 98 del 2011, all’epoca di Mario Monti, che impone la trasparenza. Forse trasparenza è una parola eccessiva, un impegno esagerato, perché la legge scherma i viaggi del presidente della Repubblica, del presidente delConsiglio, dei presidenti di Camera e Senato e di quelli che restano segreti per ragioni di sicurezza nazionale. In sostanza: la trasparenza è una promessa che non si può mantenere.

Dal 1° luglio al 29 ottobre 2018, per esempio, il servizio voli di Stato riferisce che il 31esimo Stormo dell’Aeronautica militare ha svolto 25 missioni. E l’elenco propone i viaggi ampiamente raccontati dai media dei ministri, di Giovanni Tria o di Elisabetta Trenta o di Matteo Salvini. Con una richiesta d’accesso agli atti, però, il Fatto ha scoperto che il 31esimo Stormo ha completato 105 missioni nel periodo citato. E la discrepanza non si giustifica con le visite istituzionali delle più alte cariche dello Stato. Anche la dotazione per il catering da 120mila euro è superflua: l’esborso è più consistente, ma diluito nel tempo. Sempre dal 1° luglio al 29 ottobre 2018, come già documentato dal Fatto, le carte di credito di Chigi hanno acquistato 26.540 euro di catering in Italia, 14.851 all’estero3.720 per corredo al catering, cioè porcellane dell’azienda Manifattura di Venezia.

Allora è impossibile ricostruire il costo annuo dei voli di Stato: Palazzo Chigi li autorizza con l’ufficio del tenente colonnello Filideo De Benedictise copre le spese impreviste (catering a parte); il 31esimo Stormo li controlla e si occupa di manutenzione, carburante, equipaggio. Nei prospetti finanziari del ministero della Difesa ci sono le previsioni di un triennio di “trasporto aereo di Stato” (non è incluso il personale): 25,1 milioni di euro per il 2018; 26,1 per il 201926,1 per il 2020. I Cinque Stelle hanno celebrato più volte la rottamazione dell’Airbus A340 – il famoso Air Force Renzi da più di 150 milioni di euro per sette anni – e l’interruzione del contratto di leasing con Etihad (ex azionista di Alitalia), ma l’enorme quadrimotore è ancora parcheggiato a Fiumicino, il contenzioso legale con la compagnia emiratina è appena cominciato e il risparmio – ormai il danno è fatto – sarà di poche decine di milioni di euro. Al contrario, il 31esimoStormo ha una flotta di almeno due elicotteri per ricerche e soccorso, tre modelli di Falcon, tre Airbus A319CJ. Il più capiente ha 50 posti. Il governo di Enrico Letta voleva vendere una coppia di Airbus: uno è andato all’asta e non ha ricevuto offerte, l’altro è di nuovo operativo. Perché per governare occorre volare. Non solo con la fantasia.

Tiziano Renzi e la moglie ai domiciliari.

Tiziano Renzi e la moglie ai domiciliari. Ex premier: “Abnorme”. Il gip: “Disegno criminoso anche dopo inizio indagini”

Tiziano Renzi e la moglie ai domiciliari. Ex premier: “Abnorme”. Il gip: “Disegno criminoso anche dopo inizio indagini”

Per Matteo Renzi “chi ha letto le carte e ha un minimo di conoscenza giuridica sa che privare persone della libertà personale per una cosa come questa è abnorme”. Secondo l’ex premier, insomma, gli arresti domiciliari per i suoi genitori, accusati di bancarotta fraudolenta e false fatture dalla Procura di Firenze, sono un provvedimento esagerato. A leggere l’ordinanza del gip Angela Fantechi la realtà è ben diversa. Le date, in questo caso, sono fondamentali per comprendere la ratio della misuracautelare. La richiesta di arresti da parte dei pm titolari dell’inchiesta è datata 26 ottobre 2018il giorno prima la procura di Cuneo aveva chiesto il rinvio a giudizio per Laura Bovoli(madre dell’ex Rottamatore), accusata di concorso in bancarottafraudolenta per il crac della Direkta srl. Indagando sui conti di quest’ultima società, gli inquirenti piemontesi hanno scoperti alcuni intrecci con aziende legate ai Renzi, tra cui la Delivery Service e, soprattutto, la capofila Eventi 6, su cui i magistrati fiorentini stavano già indagando in altri filoni d’inchiesta. È l’inizio di un’indagine complessa che passa a Firenze per competenza e coinvolge la gestione di altre società, la Europe Service e, sopratutto, la Marmodiv, per cui i pm avevano già chiesto il fallimento il 4 settembre 2018. Scattano le perquisizioni e il 31 gennaio 2019 la Procura del capoluogo toscano ordina un’ultima consulenza tecnica d’ufficio proprio sulla Marmodiv. Quest’ultimo non è un particolare di poco conto: non si tratta di una situazione già chiusa, ma assolutamente in divenire. E che determina la scelta del gip di concedere gli arresti domiciliari a quattro mesi dalla richiesta del pm (istanza presentata il 26 ottobre, firmata il 13 febbraio).

Nell’ordinanza del giudice Fantechi la decisione è spiegata con dovizia di particolari: “Sussiste il concreto ed attuale pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie di quelli per cui si procede (tributari e fallimentari), ciò emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti nei cui confronti non e stata avanzata richiesta cautelare e pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini“. Quindi: “Unico programma criminoso in corso da molto tempo”, “pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini”. Il dato cronologico, a leggere il provvedimento del gip, diventa determinante proprio quando si parla della Marmodiv: “Attualmente, è in corso di compimento, da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura, la fase dell’abbandono della Marmodiv ed è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l’adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguiranno nell’utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative, risulta poi pendente la richiesta di fallimentodella Marmodiv avanzata dal P.M.”.

Domanda: ma non bastava l’interdizione all’attività imprenditoriale? Per il giudice Fantechi evidentemente no. E lo spiega così: “Sul punto occorre rilevare che avendo gli stessi rivestito ruoli di amministratori di fatto e avendo gli stessi agito tramite ‘uomini di fiducia’ non è possibile ritenere sufficiente una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese, atteso che essa consentirebbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandoli invece liberi di agire con condotte assai più subdole e pericolose perché di più difficile accertamento“. Provvedimento esagerato, quindi? Sarà il tribunale del Riesame a dirlo. Fatto sta che il giudice per le indagini preliminari non ha avuto dubbi, tanto è vero che non ha neanche concesso la sospensione della pena a causa della “gravità concreta dei reati per cui si procede e la loro esecuzionein un contesto temporale rilevante”. Riferendosi a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, poi, il gip Fantechi parla di “condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative”. Insomma: Tiziano e Laura andavano fermati subito. Che piaccia o no e a prescindere da quel cognome importate.

Sardegna al centrodestra, crollo M5S

Sardegna al centrodestra, crollo M5S

Matteo Salvini e il neo governatore sardo, Christian Solinas (ANSA)
Matteo Salvini e il neo governatore sardo, Christian Solinas (ANSA)

«Il risultato dà la vittoria al centrodestra. Ho chiamato Christian Solinas per augurargli buon lavoro». Così Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari in corsa per il centrosinistra, commenta la sua sconfitta alle elezioni regionali in Sardegna. «Ci davano per inesistenti, invece ci siamo, eccome – ha aggiunto Zedda – abbiamo battuto il Movimento 5 stelle, la prossima volta batteremo il centrodestra». «Oggi ha vinto la Sardegna – ha commentato Solinas – Ringrazio i sardi della fiducia, è stato premiato il progetto di governo che abbiamo presentato».

Talking points:

– M5S, Sardegna peggio dell’Abruzzo: cronaca di un tracollo annunciato

– Elezioni Sardegna, il peso del crollo M5S incombe su Salvini

– I flussi: il centrodestra «pesca» da M5S e astenuti. Fi dimezza i voti, tiene il Pd

Italia 2019, crescita zero e debito record

Italia 2019, crescita zero e debito record

 (ANSA)
(ANSA)

L’economia italiana nel 2018 è cresciuta dello 0,9% in netto rallentamento rispetto al +1,6% del 2017. Lo comunica l’Istat che, in base ai dati più approfonditi, ha rivisto al ribasso la stima preliminare di un aumento del Pil pari all’1%. Il nuovo dato è inferiore alle previsioni del governo di fine dicembre, che indicavano per il 2018 una crescita dell’economia dell’1 per cento. Brutte notizie anche sul fronte del debito pubblico italiano: dopo due anni è tornato a salire al 132,1% del Pil contro il 131,3% del 2017, nuovo record.

Talking points:

– La politica di bilancio tra Scilla e Cariddi

– Il debito pubblico rischia di superare il 145% del Pil nei prossimi 10 anni

– Più occupati stabili, ma anche più disoccupati. Male i giovani

Tav, la crisi del governo è solo rinviata

Tav, la crisi del governo è solo rinviata

Il cantiere della Torino-Lione a Saint Martin la Porte (ANSA)
Il cantiere della Torino-Lione a Saint Martin la Porte (ANSA)

La crisi è scongiurata, almeno per ora. Ma le tensioni fra Lega e Cinque stelle sulla Tav, il treno ad alta velocità Torino-Lione, sono destinate a riesplodere nelle prossime settimane. Una sottigliezza giuridica ha consentito al premier Giuseppe Conte di dare il via libera alla Telt, la società che si occupa dello scavo del tunnel di base, per procedere alla pubblicazione degli «avis de marche»: gli avvisi di interesse, una raccolta di candidature in vista della diffusione dei bandi veri e propri. In pratica, Telt fa una prima cernita delle imprese papabili e posticipa l’annuncio formale di gara.

L’escamotage fa sì che l’esecutivo possa temporeggiare e ridiscutere l’opera, senza rinunciare ai 300 milioni di fondi europei che sarebbero andati persi violando la scadenza dell’11 marzo per la pubblicazione dei bandi. Una boccata d’ossigeno? Sì, se non fosse che laspaccatura nella maggioranza resta più viva che mai: i Cinque stelle sono ostili all’infrastruttura e sperano di ritardare le procedure fino alle elezioni europee di maggio, per evitare un’ulteriore batosta mediatica in vista delle urne; la Lega, a partire dal vicepremier Matteo Salvini, è convinta che «l’opera si farà» e non sembra incline al dialogo. La Tav, comunque, non è l’unico elemento di attrito fra i due. Un altro fronte di scontro potrebbe scatenarsi sulla questione delle autonomie, cavallo di battaglia della Lega sgradito ai partner pentastellati.

Talking points!

– Tav, ecco perché ha vinto Salvini

– Tav: il tunnel, il percorso, i costi

Boeing, dalla tragedia al disastro commerciale

 Boeing, dalla tragedia al disastro commerciale

Una foto del modello che si è schiantato il 10 marzo (Ap)
Una foto del modello che si è schiantato il 10 marzo (Ap)

La tragedia del volo Ethiopian Airlines, costato la vita a 157 persone il 10 marzo, si sta trasformando in un disastro commerciale per il colosso statunitense Boeing. Un numero sempre più vasto di autorità di sicurezza nazionali (e aziende private) sta decidendo di lasciare a terra il Boeing 737-8 Max, il modello che si è schiantato nella tratta da Addis Abeba a Nairobi, a pochi mesi di distanza da un incidente simile in Indonesia. La lista dei paesi a mettere il bando il veivolo si è allargata ieri a Francia, Germania, Gran Bretagna, Australia, Singapore, Malaysia, Oman e, buona ultima, Italia. Il costruttore sta già accusando il colpo sui mercati, dove il titolo è arrivato a perdere fino all’11% nella seduta dello scorso lunedì.

Talking points:
1) Boeing, le cose da sapere sul disastro aereo
2) Le otto vittime italiane dello schianto

Climate change

Climate change: gli effetti sul pianeta di siccità e inondazioni

(AFP)
(AFP)

Il cambiamento del clima è un’emergenza. Lo hanno ricordato gli studenti in marcia in tutto il mondo per il “climate strike”. Anche in Italia sono state 182 le piazze riempite – da Milano a Palermo, passando per Roma, Firenze e Venezia – dalle manifestazioni degli studenti, sull’onda dell’iniziativa lanciata dall’attivista sedicenne svedeseGreta Thunberg. Gli slogan: “Salviamo il pianeta, non il profitto”, “La crisi siete voi, noi il futuro”, “Ci avete rotto i polmoni”, “Non abbiamo un pianeta B”. E, ancora: «Non esiste futuro senza pianeta». Oltre un milione di ragazzi in piazza, secondo un calcolo dei Verdi.

Talking points:

– Cosa succede se non fermiamo il riscaldamento globale

– Climate change, perché è la vera emergenza globale spiegato in 7 grafici

– Cambiamento climatico: cause, conseguenze e come fare per arginarlo