Senza scienza non c’è salute

Senza scienza non c’è salute (né sviluppo)

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female lab technician doing research with a microscope in the lab. coronavirus

La seconda ondata di Covid-19 è piombata sull’Italia e sull’Europa con violenza aprendo situazioni umane e sociali, politiche e istituzionali, economiche e occupazionali molto gravi. Non rientra nella mie capacità fare un esame della situazione, mentre dei temi economici e sociali tratto spesso su queste colonne così rimanendo nelle mie competenze. Ma anche delle mie convinzioni che sono quelle di un italiano che vede nell’Europa la più civile costruzione democratica per 500 milioni di abitanti e che anche in questa pandemia sta dimostrando la sua forza. Desidero oggi trattare invece della ricerca scientifica con riferimento a tre recenti casi, diversi tra loro, ma anche complementari. Mi riferisco a un recente discorso del presidente Mattarella, alla Commissione Salute dei Lincei, all’incontro tra il presidente Conte e il ministro Manfredi con un piccolo gruppo di studiosi.

Il presidente Mattarella ai Giorni della ricerca e ad Airc

Questa recente riflessione del presidente della Repubblica dovrebbe essere per tutti gli studiosi italiani, siano essi scienziati o umanisti, un riferimento costante e non solo in questa drammatica situazione. Con una certa arbitrarietà ne richiamo solo alcuni passi. Anzitutto rivolgendosi ai rappresentanti della Fondazione Italiana Ricerca sul cancro (Airc), che da anni apre “i Giorni della Ricerca”, il presidente ha sottolineato che la conferma dell’appuntamento annuale al Quirinale, pur in questa grave situazione era ancor “più essenziale, perché la condizione di oggi ci mostra ancor meglio quanto grande sia il valore della ricerca, quanto sia importante per la nostra vita, per il futuro del nostro e degli altri Paesi, per la nostra civiltà”.

Con riferimento specifico all’oncologia egli ha ricordato come la “scienza medica e la ricerca – diagnostica, terapeutica, farmacologica, genetica – unita alla crescita della cultura della prevenzione, ha capovolto i rapporti di forza e oggi sappiamo che il cancro è sempre più curabile, e che la maggior parte dei malati può guarire”.

Muovendo da qui e trattando del Covid il presidente afferma che “sarà sconfitto dalla ricerca… [che] i ricercatori italiani stanno facendo valere le loro qualità, e questo è motivo di orgoglio per il nostro Paese… [che] La voce della ricerca, i dati che ci fornisce, le verifiche che conduce, … ci riportano a una visione razionale dei problemi, senza la quale saremmo più deboli e insicuri. Ci rammentano anche che ciascuno – quale che sia il suo ruolo – deve avvertire il dovere non soltanto di non disperdere lo sforzo collettivo ma di contribuirvi, di non sottrarsi al proprio compito”.

La “Commissione salute” della Accademia dei Lincei

Ritengo che questo metodo e intendimento sia stato adottato dai Lincei. Da marzo una Commissione Salute (meritoriamente voluta dal presidente Parisi) ha elaborato tre versioni successive di un “Rapporto Covid-19” curato dagli immunologi Cecconi, Forni e Mantovani. Nella premessa al terzo rapporto di luglio i curatori segnalano che “la Commissione Salute dell’Accademia Nazionale di Lincei ha ritenuto fosse un suo dovere mettere a disposizione della comunità un riepilogo, necessariamente provvisorio, delle attuali conoscenze sull’origine, sui meccanismi e sui trattamenti a disposizione e in preparazione per il controllo e cura di questa nuova malattia… L’arrivo di nuove pubblicazioni scientifiche e di articoli che riportano nuove conoscenze del campo è continuo. In questo contesto, la preparazione di una revisione del Rapporto Covid-19 è, pertanto, un’impresa rischiosa e gli estensori di questo documento sono ben consci dei loro limiti”.

Il quarto aggiornamento del Rapporto dovrebbe essere imminente come parere della Commissione Salute che se ne assume esplicitamente la responsabilità. È bene qui ricordare che Forni e Mantovani, con Moretta e Rezza, immunologi di rilievo internazionale, avevano già meritoriamente elaborato il Rapporto Vaccini nel 2017 che contribuì a contrastare scientificamente il negazionismo e che allora fu  possibile approvare nella “Assemblea a Classi Riunite dei Lincei”.

Il presidente Conte e il ministro Manfredi dialogano con 15 scienziati

Richiamiamo infine a sostegno della ricerca scientifica una recente proposta di 15 studiosi – coordinati da Luciano Maiani e su impulso di Ugo Amaldi – inviata al presidente Conte e poi discussa ampiamente con lui e il ministro della Università e della Ricerca, Manfredi.

Si tratta della richiesta per aumentare drasticamente, nei prossimi 6 anni, i fondi pubblici per la ricerca per raggiungere nel 2026 l’1,1% del Pil, a partire dall’attuale 0,50%. A tal fine il governo, usando circa 15 miliardi del Recovery Plan, ci avvicinerebbe ai livelli di Francia e Germania per quanto riguarda l’investimento nelle ricerca pubblica. Due paesi da cui l’Italia è ben lontana in quanto noi siamo allo 0.5% del PIL (0.33% per la ricerca di base, 0.17% per la ricerca applicata), cifre che non reggono oggi il confronto con lo 0.75% e 1% rispettivamente di Francia e Germania.

Questo è lo sguardo lungo che non va mai perso di vista dalla ricerca scientifica anche per evitare la massiccia emigrazione dei nostri giovani alla quale il presidente Mattarella ha fatto esplicito riferimento nel citato discorso.

Senza scienza non c’è saluteultima modifica: 2020-11-15T22:47:34+01:00da ugo565
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