Archivi categoria: scienza
Una scintilla “accese” la vita sulla Terra
Una scintilla “accese” la vita sulla Terra: la scoperta a 60 anni dall’esperimento di Miller
Sonda Cassini rivela: su Titano si addensano nuvole di metano
Sonda Cassini rivela: su Titano si addensano nuvole di metano
Trapianto di testa, scienziato torinese lancia la sfida. Viale: “Un folle”
Trapianto di testa, scienziato torinese lancia la sfida. Viale: “Un folle”
Virus Ebola: l’origine, i sintomi e le cose da sapere
Virus Ebola: l’origine, i sintomi e le cose da sapere
L’infezione continua a diffondersi in Africa e fa temere che possa arrivare anche in Europa. Ma come si diffonde? E ci sono davvero rischi anche per l’Italia?
Scritto da Andrea Signorelli | Yahoo Notizie – ven 1 ago 2014
Il virus Ebola (LaPresse)L’epidemia di Ebola che ha colpito nuovamente l’Africa e che sta causando numerose vittime preoccupa sempre di più anche in Europa e negli Stati Uniti. A maggior ragione dopo la morte di due cittadini americani, che si trovavano in Liberia per lavorare con una ong. Proprio situazioni di questo tipo non fanno che aumentare l’allarmismo, visto che si teme che persone infette possano raggiungere altri continenti via aereo e portare anche da noi il temibile virus. E il fatto che la Liberia abbia deciso di chiudere le frontiere fa pensare che il pericolo non sia del tutto inventato. È da segnalare però come il ministero della Salute abbia escluso rischi per l’Italia, anche se, ovviamente, non è impossibile che un caso giunga in Europa.
Ma che cos’è e come si diffonde il virus Ebola? Precedentemente nota come febbre emoraggica, si tratta di una infenzione che nella maggior parte dei casi, circa il 90%, diventa fatale. L’Ebola colpisce principalmente i villaggi più remoti dell’Africa occidentale e centrale, soprattutto quelli che si trovano vicini alle foreste tropicali; mentre è molto più difficile che colpisca i grandi centri abitati, ragione per cui la sua diffusione, fino a questo momento, è sempre stata abbastanza limitata.
Il virus dell’Ebola si trasmette agli umani attraverso il contagio da animali selvaggi, per poi diffondersi attraverso una trasmissione da uomo a uomo, causata da un contatto ravvicinato con il sangue o altri fluidi corporei di persone infette. L’ospite naturale dell’Ebola è considerato essere la volpe volante, anche nota come pipistrello della frutta, ma la diffusione del virus è stata documentata anche attraverso scimpanzè, gorilla e primati in generale.
Nella diffusione da uomo a uomo hanno invece giocato un ruolo importante le cerimonie funebri, in cui i partecipanti al funerale si sono trovati a contatto troppo ravvicinato con il defunto. Anche le persone che lavorano nel campo della sanità sono ad alto rischio, per il fatto di trovarsi necessariamente a stretto contatto con persone infette, spesso – nelle prime fasi della cura – senza adeguate protezioni. È importante anche sapere che le persone che sono guarite dal virus possono continuare a trasmetterlo attraverso i fluidi corporei per un tempo anche di sette settimane successive alla guarigione.
La prima comparsa del virus Ebola è del 1976, quando colpì a Nzara (Sudan) e a Yambuku (Repubblica democratica del Congo). Quest’ultimo villaggio si trovava vicino al fiume Ebola, da cui la malattia ha preso il suo nome. I sintomi del virus Ebola sono numerosi e possono facilmente essere inizialmente confusi per qualche banale altro virus che causi febbre o diarrea. I primi segnali sono infatti febbre alta e improvvisa, debolezza molto forte, dolori muscolari, mal di testa e mal di gola. Quando la situazione si aggrava, compaiono anche vomito, diarrea forte, insufficienza renale ed epatica, fino ad arrivare a emorragie interne ed esterne.
Il periodo di incubazione dopo la comparsa del virus è molto bassa, può andare dai due ai 20 giorni. Durante il periodo dell’incubazione il paziente non è contagioso, lo diventa solo quando comincia a manifestare i sintomi. Paradossalmente, il virus Ebola non è particolarmente resistente, viene ucciso anche solo con il sapone o la candeggina. In generale sopravvive solo per brevissimo tempo se esposto al sole o su superifici secche.
Uno dei problemi più gravi nel trattamento del virus Ebola è che non esistono trattamenti specifici per curare la malattia, così come non esiste nessun vaccino autorizzato (anche se ce ne sono parecchi in fase di spermentazione). Le persone che vengono colpite dall’Ebola vengono solitamente messe in terapia intensiva e trattati con liquidi immessi nel corpo per via endovenosa per colpire la grave disidratazione che li colpisce. La reidratazione avviene anche per via orale attraverso soluzioni contenenti elettroliti.
Per prevenire l’infezione da virus Ebola, se ci si trova in zone a rischio, è necessario evitare il contatto con animali morti che potrebbero esserne portatori (primati, scimmie, volpi volanti) e cuocere adeguatamente tutti i cibi prima di mangiarli. Se si deve fare visita a persone infette, indossare sempre guanti e mascherina e lavarsi immediatamente le mani dopo la visita. Sono da ritenersi infondate le voci secondo cui ci sono cibi in grado di prevenire l’infezione, l’unico modo di evitarla – se ci si trova in zone a rischio – è quello di prendere tutte le precauzioni del caso.
Fino a oggi, il virus Ebola ha sempre e solo colpito in Africa, causando negli ultimi quarant’anni centinaia di morti (oltre 200 solo nel ’76 e e di nuovo nel ’95 e nel 2000). Le nazioni che sono state colpite con maggiore frequenza sono il Congo, il Sudan, il Gabon, l’Uganda.
Costruiti gli spermatozoi robot utili per la fecondazione assistita
Costruiti gli spermatozoi robot utili per la fecondazione assistita
La Terra è più antica del previsto: ha 60 milioni di anni in più
La Terra è più antica del previsto: ha 60 milioni di anni in più
BISFENOLO A: DOVE SI TROVA, COS’È E PERCHÉ È PERICOLOSO
BISFENOLO A: DOVE SI TROVA, COS’È E PERCHÉ È PERICOLOSO
di Gianluca Rini
Il bisfenolo A è un materiale che viene utilizzato soprattutto per la produzione di materie plastiche. Si tratta di una sostanza pericolosa, perché si configura a tutti gli effetti come un interferente endocrino, in grado di alterare il funzionamento consueto del sistema ormonale. Secondo alcuni studi, potrebbe indurre anche alla comparsa di cellule cancerogene. La maggiore esposizione a questo materiale avviene attraverso le bottiglie di plastica, le quali contengono proprio il bisfenolo.
Cos’è
Il bisfenolo A è un composto organico, il cui nome tecnico è 2,2-bis(4-idrossifenil)propano. Questo composto viene usato soprattutto nella sintesi di materie plastiche e di additivi plastici. Si rivela fondamentale nella produzione di resine epossidiche e nel policarbonato. Per la salute umana è dannoso, se assunto in dosi notevoli rispetto al peso corporeo, perché interviene sul sistema endocrino e sul sistema nervoso, comportandosi come un estrogeno. Da notare che il BPA può essere rilasciato anche dal policarbonato o da resine epossidiche in presenza di calore o di liquidi acidi.
Dove si trova
Il bisfenolo A si può trovare in tutte le materie plastiche. Comunemente lo ritroviamo nelle bottiglie di plastica e nei biberon, ma anche nel rivestimento di diversi prodotti alimentari, che vengono contenuti all’interno di strutture di alluminio, al pari delle lattine per le bibite. I risultati di numerose ricerche in questo senso mettono in evidenza che specialmente i bambini che mangiano più porzioni al giorno di cibi in scatola dovrebbero essere oggetto di attenzione, perché finiscono con l’assorbire una dose massiccia di questa sostanza. Anche l’Unione dei Consumatori si è occupata della questione, rintracciando disfunzioni ormonali, danni all’apparato cardiovascolare e diabete. In certi casi viene usato come antiossidante nei plastificanti, anche se nei vari Paesi ci sono delle disposizioni molto differenti, soprattutto sui livelli che la legge stabilisce che non si dovrebbero superare.
Perché è pericoloso
Diversi studi effettuati sul bisfenolo A, come, per esempio, una ricerca della Duke University, hanno messo in evidenza che il composto avrebbe un ruolo non secondario nello sviluppo del tumore al seno e nella sua resistenza alla chemioterapia. I ricercatori hanno sottolineato che non soltanto il BPA potrebbe rappresentare uno dei fattori di rischio per la comparsa del cancro, ma interverrebbe anche sull’azione svolta dai farmaci, rendendoli inutili a mettere in atto una terapia efficace, permettendo alle cellule malate di svilupparsi. La sostanza in questione interviene sul sistema nervoso, potrebbe provocare lo sviluppo del diabete ed interferisce con il funzionamento normale del sistema ormonale. In particolare questo composto potrebbe danneggiare il processo di segnalazione cellulare, perché, quando viene assorbito dal nostro organismo, tende a disattivare alcuni enzimi, che hanno un ruolo chiave nel controllare e raccogliere tutti i segnali cellulari. Il risultato è quello di un’accelerazione del processo di produzione delle cellule, che potrebbe evolvere proprio nello sviluppo di un tumore.
Fotografata per la prima volta l’onda azzurra della morte
Fotografata per la prima volta l’onda azzurra della morte
GRAVIDANZA: LE DIECI REGOLE DA SEGUIRE PER ANDARE IN SPIAGGIA
GRAVIDANZA: LE DIECI REGOLE DA SEGUIRE PER ANDARE IN SPIAGGIA
di Claudio Schirru
Il mare anche in gravidanza. Le future mamme possono godersi il mare e la spiaggia al pari delle altre donne secondo Nicola Surico, presidente della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia). L’importante è attenersi in maniera scrupolosa ad alcune indicazioni e avvertenze.
Secondo il decalogo SIGO particolare attenzione deve essere prestata per l’alimentazione, l’igiene e gli eventuali sbalzi di pressione. Opportuno per le donne in gravidanza non sedersi mai sulla battigia, sulla spiaggia o sul lettino senza avervi posto in precedenza un telo da mare, che deve essere personale.
Ecco le 10 regole SIGO per le future mamme, indicate per trascorrere una giornata al mare senza rischi:
1. Evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde della giornata, comprese tra le 11 e le 16;
2. Spalmare sul viso una crema del giusto livello di protezione, per evitare la formazione di macchie sulla pelle, destinate poi a rimanere;
3. Idratare il proprio organismo bevendo circa 2 litri d’acqua ogni giorno;
4. Evitare le bevande alcoliche, anche il semplice aperitivo;
5. A tavola non consumare pesce o frutti di mare crudi per non correre il rischio di epatiti;
6. Il nuoto può essere un buon modo per mantenere attiva la circolazione sanguigna degli arti inferiori;
7. Non sovraccarica lo stomaco con pasti molto pesanti o difficili da digerire. Preferire un’alimentazione leggera divisa in molteplici momenti della giornata. Opportuno consumare soprattutto frutta e verdura, evitando però quei frutti troppo zuccherini come ananas e fichi;
8. Considerate il mal di testa come un campanello d’allarme e allontanarsi quanto prima dalla spiaggia, potrebbe trattarsi di un effetto dell’eccessiva esposizione solare;
9. Attenzione anche a possibili cali di pressione, provocabili anche come conseguenza dell’esposizione solare;
10. Stendere sempre un asciugamano personale sulla sabbia o sulla lettino/sdraio prima di poggiarsi, onde evitare infezioni.