Uso alcool tra i giovani

Alcol, Istat: cresce consumo tra più giovani, in 2011 beve 18,8%

TMNews

Roma, 11 apr. (TMNews) – Anche se diminuisce il numero di chi ogni giorno beve alcol, aumenta la quota di italiani che lo consumano fuori dai pasti e soprattutto preoccupa l’aumento del consumo tra i giovanissimi: la quota di 14-17enni che consuma alcol fuori pasto passa dal 15,5% del 2001 al 18,8% del 2011. E’ solo uno degli aspetti messi in evidenza al Report 2011 dell’Istat “L’uso e l’abuso di alcol in Italia”.
Nel 2011 – spiega l’Istat – il 66,9% della popolazione di 14 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno. Tale quota è stabile rispetto all’anno precedente e in diminuzione rispetto a 10 anni prima (72%), e dal 2001 al 2011 il numero di consumatori giornalieri di bevande alcoliche decresce del 18,4%, specialmente tra le donne (-25,7%). Ma aumenta la quota di quanti dichiarano di bere alcolici fuori dai pasti (dal 24,9% nel 2001 al 27,7% nel 2011) e di chi ne consuma occasionalmente (dal 37,1% nel 2001 al 40,3% nel 2011).
Inoltre, cresce fortemente il consumo di alcol fuori pasto dei giovanissimi: la quota di 14-17enni che consuma alcol fuori pasto passa dal 15,5% del 2001 al 18,8% del 2011. Cambia anche il tipo di bevande consumate. Diminuisce la quota di chi consuma solo vino e birra e rimane invariata quella di chi consuma anche aperitivi alcolici, amari e superalcolici.
(segue)
 
11 aprile 2012

Da Padroni a casa nostra a ……Ladroni a casa nostra

Renzo Bossi si dimette da consigliere regionale della Lombardia. “Senza che nessuno me l’ha chiesto faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l’esempio”, ha detto il Trota. “Sono sereno e ho fiducia nella magistratura – ha aggiunto il figlio di Umberto Bossi – anche se non sono indagato. E’ giusto e opportuno farsi da parte, sono sereno e so benissimo cosa ho fatto”, ha concluso. Nel mentre proseguono i piani per il futuro della Lega, dove Maroni appare in pole position per il dopo Umberto Bossi. Quest’ultimo, unendosi al parere già espresso dal presidente del Consiglio lombardo, Formigoni, ha detto che suo figlio Renzo “ha fatto bene” a rassegnare le dimissioni. A completare il quadro di un partito in piena fibrillazione, ecco Roberto Calderoli che a chi gli chiede se sarebbe auspicabile il passo indietro anche di Rosy Mauro, risponde: “Le dimissioni di Rosy Mauro? Vale lo stesso ragionamento che ha fatto Renzo Bossi. E’ un gesto di responsabilità, difficile, ma che aiuta il movimento a superare una fase del genere”.
Voci sul Web – E’ quanto emerge da una ricerca intitolata Voices From the Blogs, realizzata dalla Università degli Studi di Milano negli ultimi giorni. Dopo le dimissioni di Bossi, secondo i ricercatori, “in pochissime ore il web è stato letteralmente inondato da una tempesta di tweet che commentavano la situazione in casa Lega. Per fare un po’ di chiarezza sulle opinioni della rete, VfB ha analizzato tempestivamente oltre 33 mila tweet pubblicati tra il 5 e l’8 aprile, la metà dei quali (16 mila) riflette l’opinione dei cittadini lombardi”. “La maggioranza relativa – si legge in una nota – addita tutti i dirigenti leghisti come colpevoli dello scandalo sui rimborsi elettorali (35,7%). Ma se c’é da trovare un colpevole, ben prima del tesoriere Belsito (5,7%) o financo dello stesso Bossi (17,4%), il dito degli italiani punta con decisione contro la famiglia del senatur e il cosiddetto cerchio magico (21,5%)” Dato che “tra i soli lombardi sale al 25,1%”. Cifre indicative, certo, quel che è altrettanto certo è che il Carroccio lotta contro il malumore della base (nel prato leghista a Pontida la scritta Padroni a casa nostra è stata cambiata in un eloquente Ladroni a casa nostra) e si interroga sul proprio futuro, con una grandissima voglia di repulisti al suo interno.
Maroni: tregua, ma solo a Pasqua – “Mi sono rotto di cerchi magici”. Anche oggi, giorno di festa, Roberto Maroni non rinuncia, nel suo sito su facebook, alla polemica contro gli avversari interni, come un generale che non rinuncia ad incalzare un nemico in rotta. E mentre ribadisce, come in un mantra, “pulizia, pulizia, pulizia”, rispondendo ai suoi amici di sito li invita al meeting in programma martedì sera a Bergamo, a quella serata dell’orgoglio padano che è diventato in queste ore un appuntamento carico di attese. “Venite martedì sera a Bergamo e avrete le riposte. Oggi è Pasqua – scrive Maroni – e la colomba (della pace) va bene, ma solo fino a domani.Pulizia, pulizia, pulizia, mi sono francamente rotto di cerchi magici e Culi nudi!!!”. L’ultimo riferimento è alla canzone ‘Kooly Noody’ (parole in finto inglese, ma vale l’assonanza italiana) incisa tempo fa da Pier Mascogiuri, ex guardia del corpo di Rosi Mauro. E sempre rispondendo ad un post Maroni spiega che “vanno espulsi quelli che hanno usato i soldi della Lega (e quindi dei militanti) per fini personali”.
Ma i veneti lanciano Zaia – L’idea di un Luca Zaia futuro segretario federale della Lega è “un’ipotesi verosimile”. Lo ha ribadito il segretario nazionale della Liga Nord – Lega Veneta e sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbo, sottolineando che “non c’è alcuna ragione per escludere a priori un veneto dalla leadership della Lega, ci sono uomini e donne che abbiamo fatto crescere creando una classe dirigente importante”. Gobbo si riferisce “sia ai quarantenni, da Zaia a Flavio Tosi a Franco Manzato, sia ai trentacinquenni come Federico Caner”. “E’ ovvio – ha aggiunto il segretario ‘lighista’ – che é necessario il più ampio consenso possibile e credo che, sia da ministro dell’agricoltura, sia da presidente della Regione Veneto Zaia riscuota ora un riconoscimento molto ampio”.
Sul tema della richiesta di espulsioni, ce ne è per tutti i gusti, spiega Matteo Salvini – “Ne stanno arrivando da sezioni di ogni provincia del nord”. “Martedì sera a Bergamo ci saranno un sacco di persone e tutti aspettano segnali forti, dimissioni o espulsioni di chi ha sbagliato. Verrà un sacco di gente – spiega – da tutto il nord, militanti, amministratori locali e sindaci, tutta gente che è pronta a ripartire da mercoledì mattina con l’azione politica. Speriamo che ci sia posto per tutti, volevamo trovare qualcosa di più grande ma con la Pasqua di mezzo abbiamo rimediato la Fiera che ha cinquemila posti. Ma martedì sera ci aspettiamo segnali di forti di cambiamento”. ‘E vuol saperne una – conclude Salvini – tanto per dire quanto e’strana la Lega? C’é già chi riparte anche senza segnali: mi hanno appena detto che abbiamo 15 nuovi iscritti, tutta gente che si è presentata in sede a Milano!”. E Bossi, intanto, stamani è andato, nella massima riservatezza, ad una funzione religiosa pasquale in una piccola chiesa a Varese. Poi ha fatto rientro a casa, a Gemonio, all’ora di pranzo per passare la festività tra le mura domestiche.  
Bossi: pulizia in atto – Così Umberto Bossi aveva risposto sulla Padania alle parole di Roberto Maroni. L’ex ministro dell’Interno ieri era intervenuto sia con una intervista al giornale della Lega sia sulla propria pagina Facebook, reclamando “pulizia” all’interno del partito, dopo il terremoto giudiziario che ha scosso il Carroccio e ha portato alle dimissioni di Bossi da segretario. “Contro l’attacco che mira a dividere. Bossi: tutti uniti. La pulizia è già in atto e c’é già chi la deve fare”. E’ il titolo di apertura del quotidiano della Lega.
L’autista, il Trota e il bancomat – Non ce la faccio più, non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo. Adesso basta, sono una persona onesta, a questo gioco non ci voglio più stare”. Lo dichiara Alessandro Marmello, autista e bodyguard di Renzo Bossi. Marmello, che ha documentato le sue affermazioni anche con una serie di video, racconta la sua versione dei fatti in una lunga intervista. L’uomo ha lavorato come autista di Renzo Bossi per tre mesi nel 2009. Il contratto a progetto era emesso dal Gruppo Lega Nord Padania Camera dei deputati e intestato all’allora capogruppo Roberto Cota. Dall’aprile 2011 Marmello è stato assunto dalla Lega, racconta, con un contratto a tempo indeterminato emesso direttamente dalla Lega Nord Padania. E firmato dal tesoriere Francesco Belsito. “Da quel momento avrei avuto disponibilità di denaro contante per le spese relative al mio servizio. Ogni volta che avevo bisogno di soldi per fare benzina, oppure pagare eventuali spese per la manutenzione dell’auto, ma anche per pagare il ristorante quando ci trovavamo, spesso, fuori Milano, potevo andare direttamente all’ufficio cassa alla sede della Lega, in via Bellerio, firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari e ritirare ogni volta un massimo di 1.000 euro. Anche più volte al mese”
Renzo Bossi espulso dal partito? – Il segretario provinciale di Brescia pare abbia già inoltrato la richiesta al Consiglio federale di espellere Renzo Bossi dal partito; un’altra richiesta – spiegano le stesse fonti – partirà dal segretario provinciale di Milano per chiedere l’esclusione di Rosi Mauro. Il terremoto che ha colpito il Carroccio non si arresta, nuove scosse sono previste nei prossimi giorni, sia sul piano giudiziario che su quello politico. Roberto Maroni e’ stato chiaro nel lanciare dal suo profilo Facebook il grido di battaglia. “Non possiamo presentarci alle elezioni in questo stato”, fanno sapere dal suo staff. Il timore di Maroni, viene fatto osservare da un suo fedelissimo, è che ci sia qualcuno che possa passarla liscia, che ci possa essere il tentativo di “annacquare” le responsabilita’ o di diluire i tempi dell’accertamento della verità.
 
09 aprile 2012
Redazione Tiscali

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Lega nella bufera

 
 

Lega nella bufera, Bossi: “Ora devo tenere unito il partito, faccio un passo indietro”

“L’unica cosa che posso fare adesso è cercare di tenere unito tutto, tenere unita la Lega, evitare che ci siano scontri tra i dirigenti. Li aiuto un po’, faccio quello che posso. Adesso devo stare un passo indietro, hanno tirato i miei figli dentro questa cosa tremenda”. E’ un Umberto Bossi scosso dal terremoto che ha colpito la Lega, quello che parla ai giornalisti poco prima del nuovo vertice della Lega a via Bellerio, dopo quelli di venerdì sera a cui hanno partecipato gli alti esponenti del Carroccio, tra cui Maroni e Calderoli. Un Bossi titubante, al punto da non assicurare la sua presenza al raduno di martedì a Bergamo, dove i leghisti insistono perché vada. A Milano il senatùr ha visto per quasi due ore Roberto Maroni, accusato il giorno prima di ‘tradimento’ dagli ultras bossiani assiepati in via Bellerio. Ma era stato proprio Bossi a difendere l’ex ministro dell’Interno: “Nessuno mi ha chiesto le dimissioni” ha spiegato. “Non deve passare l’idea – ha aggiunto – che c’è qualcuno che vuol farmi le scarpe”. Parlando ai cronisti che lo hanno atteso fuori dalla sua casa di Gemonio, il leader dimissionario ha messo in chiaro il concetto: Maroni “non è un Giuda”, la sua corrente “non penso sia con me però non è neppure contro”.
Nuovo “summit” – Il leader leghista è tornato nella sede della Lega a Milano in via Bellerio questa mattina intorno alle 10.30 ed è stato poi raggiunto da Roberto Castelli, Francesco Speroni e Giancarlo Giorgetti che è arrivato per ultimo poco prima delle 12. Al momento mancano all’appello gli esponenti del triumvirato che dovrà guidare la Lega fino al congresso federale, cioè Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago. Prima di fare il suo ingresso in via Bellerio Roberto Castelli si è fermato a parlare con i cronisti spiegando di essere stato chiamato da Umberto Bossi mentre stava partendo per la montagna e di essere tornato indietro, ma di non sapere se la convocazione fosse a titolo personale oppure se per un vertice.
Il nodo della successione – In ogni caso, la battaglia per la leadership non è chiusa: “Non ho ancora deciso se mi ricandido, ve lo dirò quando faremo il congresso”, ha spiegato Bossi, che si è detto pronto a ‘riprendere le redini’ del movimento al congresso. Il senatur ha dedicato un pensiero anche all’alleato di sempre, Silvio Berlusconi, il quale “sarà rimasto anche male” per le sue dimissioni, ma non ha avuto occasione di farglielo sapere: “Ci siamo sentiti una settimana fa, per caso”, ha precisato. In giornata Bossi si è concesso un gesto di stizza nei confronti dei fotografi, contro i quali ha aperto lo sportello della macchina mentre lo riprendevano, ma soprattutto ha messo i punti sulle i a proposito dell’inchiesta giudiziaria che ha investito il Carroccio: “La mia impressione è che la faccenda puzzi”, ha affermato, aggiungendo che a suo giudizio “è tutto organizzato. Si è rotta l’alleanza con il Pdl ed è successo questo. E’ un caso? Non è un caso”. Entrando nel merito delle accuse che sfiorano la sua famiglia, Bossi ha negato di aver utilizzato fondi della Lega per la ristrutturazione della villa di Gemonio. “E’ falso”, ha detto. “Hanno sbagliato a rifare il balcone che perdeva acqua, abbiamo chiamato uno della Lega bergamasca, il quale è venuto e ha detto mando mio cugino che ha una impresa: la colpa è nostra”. Questo perché, ha spiegato Bossi “lui è un tipo che da tanto non si faceva vivo e non ha mandato la fattura, può darsi che lo ha fatto da un’altra parte, però vediamo, ci sono molti lati oscuri”.
Nel mirino – Secondo il suo fondatore, “la Lega è sotto l’occhio non solo di Roma farabutta che ci ha mandato questo tipo di magistrati, ma è sotto l’attenzione anche della militanza, quindi bisogna fare le cose giuste”. Il momento è nero, ma Bossi non ha rinunciato a rincuorare i suoi con uno slogan indipendentista: l’Italia, ha sostenuto “è uno Stato che non riuscirà mai ad essere democratico. Roma è padrona e ladrona e quindi il nord deve prendere in seria considerazione di mandarli tutti a quel paese”.
Ancora dettagli sull’uso irregolare dei soldi – Nel mentre la stampa continua a riportare stralci di intercettazioni riguardanti l’uso del denaro nelle casse del partito: finanziamenti ai figli di Bossi, macchine, diplomi di laurea “in Svizzera” ma anche l’investimento di 7 milioni di euro di rimborsi elettorali in Tanzania. Gli interrogatori della segretaria amministrative Nadia Delgrada rivelerebbero poi che i rimborsi elettorali erano diventati la cassa privata di Bossi e della sua famiglia. Varie voci dal partito intanto chiedono chiarezza e per il governatore del Veneto Luca Zaia. guardando le date delle amministrative “non è stata usata la mano di velluto, le perquisizioni sono arrivate proprio nei giorni di presentazione delle liste. D’altra parte le contestazioni sono tante e così copiose che l’unica cosa che possiamo fare è metterci pancia a terra alla ricerca della verità”.
 
07 aprile 2012

La Lega nella bufera

 
 

Sequestro dei documenti di Belsito: la Camera dà l’ok. Renzo Bossi: “Sono sereno, mai preso soldi dalla Lega”

Prima la Procura di Milano e poi quella di Napoli hanno chiesto a Montecitorio di poter sequestrare dei documenti nella cassaforte dell’ufficio dell’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, che non è parlamentare. Il presidente della Camera Fini ha dato il via libera con l’ok anche della Lega.
Renzo Bossi è sereno – “Sono sereno, non ho mai preso soldi dalla Lega, né in campagna elettorale e neppure adesso da consigliere regionale”, ha affermato intanto Renzo Bossi appena arrivato in Consiglio regionale a Milano commentando quanto sarebbe emerso nell’inchiesta che coinvolge il tesoriere Francesco Belsito.
I Pm avevano chiesto l’ok alla Camera – La Procura di Milano ha chiesto in pratica di poter sequestrare alcuni documenti contenuti in una cassaforte che si trova negli uffici di via Pola, dati in uso alla Lega. La stanza, nella quale si trova la cassaforte dell’ex tesoriere, è usata esclusivamente da quest’ultimo. E siccome Belsito non è un parlamentare, l’autorizzazione al sequestro non è dovuta passare per la Giunta per le Autorizzazioni della Camera e non ha dovuto seguire l’iter previsto dalla procedura ex articolo 68 della Costituzione. Non essendo Belsito un deputato, il via libera lo può dare il presidente della Camera. Fini, ha dunque chiesto al capogruppo della Lega Dozzo se corrispondesse al vero la notizia secondo la quale l’ufficio nel quale si trova la cassaforte fosse in uso esclusivo di Belsito. Dozzo ha risposto affermativamente e ha dato il via libera suo e del gruppo del Carroccio alla richiesta della Procura di Milano. Identica richiesta, però, era arrivata anche dalla Procura di Napoli. Ora Fini ha risposto a entrambe le Procure dicendo che c’é il via libera da parte di Montecitorio al sequestro di questi documenti, ma chiede anche quali dei due uffici procederanno materialmente all’apertura della cassaforte.
Interrogatori a Milano – In ogni caso a Milano sono cominciati gli interrogatori di alcuni degli indagati nelle inchieste coordinate dalla Dda di Reggio Calabria e dalle Procure di Milano e Napoli. Nel tardo pomeriggio di ieri è stato sentito l’avvocato Bruno Mafrici. A condurre l’interrogatorio è stato solo uno dei pm che coordinano le indagini e che poi passerà le informazioni ai colleghi delle altre Procure. Questo per evitare inutili sovrapposizioni o ripetizioni. Sull’esito dell’interrogatorio, al momento c’é uno stretto riserbo. Mafrici, originario di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), ma trapiantato a Milano dove ha lo studio, secondo quanto si è appreso, non era mai finito direttamente in una inchiesta della magistratura reggina, ma il suo nome era stato lambito da alcune indagini per via di presunti contatti con elementi a loro volta legati ad ambienti criminali della città.
Oggi potrebbe essere la volta di Paolo Scala – Oggi potrebbe essere sentito anche Paolo Scala, ritenuto il promotore finanziario del gruppo dell’imprenditore veneto Stefano Bonet, entrambi al centro dell’inchiesta. Scala ieri era a Cipro ma oggi potrebbe rientrare in Italia. Al momento non è stato ancora deciso se sentire subito anche Belsito. Una valutazione che sarà fatta nelle prossime ore. Intanto, sul fronte reggino, l’attività degli investigatori, seguita dal pm della Dda Giuseppe Lombardo che si trova ancora a Milano, è dedicata in queste ore all’inizio della visione del materiale sequestrato ed alle copie informatiche delle migliaia di documenti nelle memorie dei computer degli indagati.
La segretaria di Bossi davanti ai Pm napoletani – I Pm I pm di Napoli, che indagano insieme ai colleghi milanesi e a quelli di Reggio Calabria sull’ex tesoriere della Lega Belsito, stanno ascoltando come persona informata sui fatti una delle segretarie del Leader del Carroccio Bossi, Daniela Cantamessa. L’audizione è in corso in Procura a Milano, dove c’é il pm napoletano Woodcock.
I Pm napoletani a Milano – I magistrati milanesi, che ieri hanno sentito come teste la stessa Cantamessa, hanno infatti ‘prestato’ un ufficio della Procura ai colleghi napoletani per sentire la segretaria di Bossi, il cui ufficio in via Bellerio e la cui casa sono stati perquisiti ieri dai militari della Gdf e dai carabinieri del Noe. In Procura a Milano insieme a Woodcock sono presenti anche alcuni investigatori del Noe, tra i quali anche il colonnello Segio De Caprio, il “capitano Ultimo” che arrestò Riina. I magistrati milanesi che coordinano le indagini, l’aggiunto Alfredo Robledo e i pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, sono rimasti spesso a colloquio con Woodcock e con gli investigatori in una serie di incontri per fare il punto sulle indagini e sulle perquisizioni di ieri. Secondo l’accusa, Belsito avrebbe distratto soldi dalle casse del Carroccio anche per le spese personali dei familiari di Bossi e della senatrice Rosy Mauro.
 
 
04 aprile 2012
Redazione Tiscali

 

IMU

 

Dopo l’appello dei Caf, nel 2012 l’acconto Imu di giugno sarà meno caro

L’acconto Imu nel 2012 sarà pagato con l’aliquota di base, senza le addizionali comunali che saranno considerate nella rata di dicembre. Lo prevede un emendamento dei relatori al decreto fiscale presentato nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. L’emendamento dei relatori in Senato dovrebbe risolvere la questione Imu, sollevata anche dalla consulta nazionale dei Caf (centri di assistenza fiscale), per l’incertezza sulle regole da seguire nel pagamento dell’acconto sulla nuova imposta municipale propria, che da quest’anno sostituisce l’Ici.

Il pagamento della prima rata
– Per il 2012, secondo l’emendamento, “il pagamento della prima rata dell’imposta municipale propria è effettuato, senza applicazione di sanzioni e interessi, in misura pari al 50% dell’importo ottenuto applicando le aliquote di base e la detrazione previste. La seconda rata è versata a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulla prima rata”. Per il futuro, invece, il governo modificherà le aliquote Imu entro il 31 luglio, sulla base del gettito fiscale della prima rata di giugno: lo stabilisce un emendamento dei relatori al decreto fiscale presentato nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. “Con decreto del presidente del consiglio dei ministri – prevede l’emendamento – su proposta del ministro dell’Economia, da emanare entro il 31 luglio 2012, si provvede, sulla base del gettito della prima rata dell’imposta municipale propria, alla modifica delle aliquote, delle relative variazioni e della detrazione stabilite”, con l’obiettivo di “assicurare l’ammontare del gettito complessivo previsto per il 2012”.
Verso la stangata Imu – Nuova stangata in vista con l’arrivo a giugno dell’Imu: un esborso che – calcola la Cgia – costerà oltre 1.500 euro per ogni impresa. Il problema però non è solo la spesa aggiuntiva e il rischio di drenare risorse dove già non ce ne sono più, tanto che oggi i Caf della Cna e le organizzazioni agricole rilanciano l’allarme e chiedono un rinvio della scadenza per il pagamento. Una richiesta che al momento rimane lettera morta, con il governo pronto solo a chiarire i meccanismi di pagamento – che potranno essere effettuati pagando la metà dell’importo dovuto con le aliquote base e per le prime case considerando la detrazione – ma non certo a concedere una proroga. La Uil intanto rifà i conti: 7 città capoluogo hanno alzato le aliquote per la prima casa con un esborso che ad esempio a Roma sarà pari a 639 euro. Ma qualche novità, almeno sulle modalità di pagamento, potrebbe arrivare con il decreto di semplificazioni fiscali ora all’esame del Senato o dal Cdm convocato per domani. E mentre gli amministratori locali (come, ad esempio, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno) giurano che si impegneranno per ridurre l’ennesima ‘legnata’, riprende vigore il dibattito su dove reperire risorse e quindi sui tagli alla spesa pubblica (una cifra monstre di 136 miliardi l’anno scorso). 

Colpire chi non paga – La famosa ‘spending review’ già avviata dal Governo e che entro aprile dovrebbe concludersi, almeno per quanto riguarda la prima fase di ricognizione. Obiettivo è razionalizzare la spesa e recuperare risorse. Si parla di una cifra tra i 5 e i 10 miliardi anche se l’esecutivo non ha mai confermato questa indiscrezione. Mentre il lavoro va avanti proseguono intanto i blitz della Gdf e degli ‘007’ del Fisco per verificare la ‘fedelta” fiscale soprattutto degli esercenti e si discute ancora di come colpire chi non paga quanto dovuto all’erario. Tra tutti interviene oggi il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: “chi evade – afferma – è un ladro, né più né meno di chi prende tangenti nella Pubblica amministrazione”. E aggiunge: “senza spending review gli sprechi della Pa li paga il cittadino. Tagliando il superfluo si può pensare a politica di rilancio e sviluppo”. E sulla stessa linea appare la leader degli industriali, Emma Marcegaglia: “bisogna fare la spending review, non ci aspettiamo solo qualche miliardo di tagli, ci aspettiamo cose più importanti”. In ogni caso il lavoro sulla revisione della spesa dovrebbe approdare entro il mese all’esame del Cdm. Almeno per quanto riguarda la prima ricognizione. Poi la scelta su quanto e dove tagliare sarà successiva, di natura ‘politica’ e verrà discussa con i diretti interessati. Ministri in primis.

I calcoli degli artigiani di Mestre – Arrivano infine i calcoli degli artigiani di Mestre sull’impatto dell’Imu: la nuova imposta rischia di mettere in ginocchio il sistema produttivo del Paese. “Con l’Imu – dice Giuseppe Bortolussi della Cgia – le imprese manifatturiere artigiane e quelle industriali pagheranno quest’anno oltre 1.500 euro in più all’anno per ogni azienda”. Per gli uffici l’aumento medio in capo agli studi professionali sarà di 949 euro, mentre per i negozi il maggior prelievo che graverà sui commercianti sarà di 569 euro. Ma anche gli inquilini sono in allarme: “se la botta dell’Imu finirà per scaricarsi sugli inquilini – dice Daniele Barbieri, segretario del Sunia – siamo pronti a chiedere anche il blocco degli affitti”. Per i comuni parla Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, che sottolinea come “finalmente il tema dell’Imu è arrivato all’attenzione dell’opinione pubblica, ma ora la confusione normativa non deve essere scaricata sui Comuni”. E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, va all’attacco perché considera l’Imu “un danno e una beffa”. E per Roberto Maroni sulla questione Imu il Governo è “imperdonabile”.
 
03 aprile 2012

Addio a Giorgio Chinaglia

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Giorgione, Long John o più semplicemente Chinaglia. Se n’è andato d’improvviso, sottratto bruscamente alla vita da un maledetto infarto a 65 anni. Un addio senza mezze misure, come nello stile del personaggio, del calciatore e dell’uomo: trionfi, prodezze seguite da rovinose cadute.
Dal 2006 era inquisito per riciclaggio a Napoli e colpito da un mandato di cattura per estorsione e aggiotaggio per le irregolarità nella scalata alla Lazio.

Sarebbe facile ora scindere il campione dall’affarista immerso in perenni guai, ma siamo convinti che gli faremmo torto. Perché la sua vita è sempre stata fatta di strappi, di estremi, con una concezione della giustizia da terre di conquista: o sei con me o sei contro, o è bianco o è nero. E per lui molto spesso è stato nero. Come le leggende (o mezze verità) cresciute attorno al suo nome associato persino ai perversi miti del crimine oggi tanto celebrati in tv, come la banda della Magliana.
Sono passati quasi quarant’anni dall’epico scudetto conquistato con la Lazio che diede la fama a questo ragazzone italiano di Carrara, ma gallese d’adozione. Solo la mano sapiente di un grande allenatore, Maestrelli, seppe tenere a bada un gruppo di campioni tanto bravi quanto poco affidabili che realizzarono il miracolo nel 1974. Trainer senza regole, condusse all’impresa un gruppo di genietti del calcio, ma privi di qualunque disciplina: da Pulici a Martini, da Wilson a Oddi, da Nanni a Re Cecconi sino a Guarlaschelli e D’Amico.

 

E tra costoro, leader tra leader in campo e fuori c’era Giorgione venuto dal nord e forgiato nello Swansea City. A vederlo apparire in campo non avresti scommesso un soldo bucato sulle sue capacità di calciatore: magari buono alla lotta, forse al rugby, ma quanto a trattare la palla… Gambe lunghe e nodose che non finivano mai reggevano un tronco robusto, ma già piegato come un albero nodoso in giovane età, con due rami esageratamente lunghi che erano le sue braccia, sempre a ciondoloni.

Come poteva un tipo simile dare del tu al pallone? Bastavano due mosse per capire che quella strana carrozzeria era spinta da un motore di rara potenza. Lanciato era una catapulta, d’aver paura a mettersi di traverso e il tiro secco, violento, veniva spesso da distanze impossibili.
Così Long John, con i suoi scatti imperiosi, ha contribuito alla straordinaria impresa, un’epica che mal celava furibondi scontri nel chiuso degli spogliatoi (allora meno permeabili di oggi) che chissà come diedero impeto a quell’improponibile pattuglia, anziché condurla al disastro come sarebbe stato logico. Poté più la classe che il raziocinio.
La conquista dello scudetto gli portò fama e gli aprì le porte della Nazionale che tuttavia si trascinò in un Mondiale anonimo nel ’74, senza poter emulare le leggende dell’Italia-Germania 4 a 3 di quattro anni prima.
Poi vennero gli anni del Cosmos, dopo 209 partite con la maglia biancazzurra e 98 reti segnate. E qui iniziò l’altra stagione, dell’imprenditore che tornò alla Lazio da presidente manager nel 1983,
acclamato come il salvatore della patria.

Da allora a oggi è stato un continuo saliscendi, tra proclami e sventure giudiziarie. E lui sempre uguale al ciclone in campo, anche quando faceva il commentatore in tv. Senza mezze misure, con giudizi taglienti. Se si fosse limitato a quel lavoro, sarebbe stato un asso e comunque fu un anticipatore dei commentatori dei giorni nostri.

E invece proseguì, da uomo con una sola regola e un solo comandamento: il proprio. Dicono le agenzie che hanno dato conto della sua morte che dal 2011 era ambasciatore dei Cosmos, accanto a Pelè e Cantona. Come questo possa conciliarsi con le sue pene giudiziarie e le sue oblique frequentazioni non si sa. Che riposi in pace, accompagnato dalla voce di Rino Gaetano che lo cantò incidendolo nella memoria dei tifosi laziali: “…Chinaglia non può passare al Frosinone”.