La crisi nelle mani di Napolitano: «accerterò personalmente e senza indugio soluzioni possibili».

La crisi nelle mani di Napolitano: «accerterò personalmente e senza indugio soluzioni possibili». Domani consultazioni lampo

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Le consultazioni del leader della coalizione di centrosinistra, Pier Luigi Bersani «non hanno avuto esito risolutivo». La crisi è nelle mani di Napolitano. Bersani si è recato nel pomeriggio al Quirinale per riferire sul pre-incarico ricevuto dal capo dello Stato per la formazione di un nuovo governo. La strada si è fatta via via più stretta. Bersani ha parlato di condizioni inaccettabili (leggi Pdl) e preclusioni (leggi M5S). Poco dopo le dichiarazioni al Quirinale il Pd ha precisato che Bersani non ha rinunciato all’incarico. E ambienti del Quirinale hanno fatto sapere che Napolitano domani nel corso di consultazioni lampo dovrà verificare se lo stallo può essere superato o se si deve passare ad altre scelte. Domani il capo dello Stato avvierà le consultazioni alle 11: tutti i partiti saranno sentiti in un giorno. Ecco la cronaca della giornata.

Ore 20,42. Berlusconi andrà al Quirinale con la Lega 
Domani sarà Silvio Berlusconi a guidare la delegazione del Pdl al Quirinale per il nuovo giro di consultazioni del presidente Giorgio Napolitano con i gruppi parlamentari. E insieme al Pdl salirà al Colle – come è sempre stato in questa fase – anche la Lega.

 
 

Ore 20,20. La notizia fa il giro dei siti di tutto il mondo
La notizia dell’ esito «non risolutivo» delle consultazioni del premier incaricato Bersani irrompe sulla stampa mondiale comparendo come ‘breaking news’ su alcuni dei principali siti d’informazione. Dallo statunitense Wall Street Journal ai tedeschi Handesblatt e Die Welt fino ai francesi Le Figaro e Le Monde e allo spagnolo El Pais tutti i siti online mettono la notizia in prima pagina.

Ore 20,10. A Napolitano verificare se lo stallo è superabile 
Pier Luigi Bersani ha presentato un quadro di consultazioni non risolutive, di stallo e il presidente della Repubblica – si spiega in ambienti del Quirinale – si è preso l’onere di verificare domani, con le forze politiche che hanno partecipato alle prime consultazioni – se questo stallo può essere superato o se si deve passare ad altre scelte.

Ore 19,42. Domani alle 11 Napolitano avvia le consultazioni: tutte in un giorno 
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, farà domani un altro giro di consultazioni per verificare lo sviluppo del quadro politico istituzionale che ha
portato Pier Luigi Bersani a non concludere «con un esito risolutivo» per la formazione del governo. Si comincia domani mattina alle 11 con il Pdl poi nel pomeriggio il capo dello Stato riceverà i rappresentanti di M5S, Scelta civica e Pd. Tutti in un giorno. Lo ha riferito il portavoce del presidente , Pasquale Cascella.

INGROIA STRETTO TRA DROGA, CIA E BROGLI ELETTORALI PREVENTIVI

INGROIA STRETTO TRA DROGA, CIA E BROGLI ELETTORALI PREVENTIVI

 

di comidad

 

Il mistero della candidatura di Antonio Ingroia, a distanza di qualche settimana dalle elezioni, si è in parte risolto, ora che è stata definitivamente formalizzata la sua rinuncia all’incarico ONU in Guatemala. Che questo incarico costituisse un bidone particolarmente insidioso, tale da spiegare la scelta di sottrarvisi accettando un’assurda candidatura, è stato ulteriormente confermato dalla recente dichiarazione di un funzionario governativo dello Stato messicano del Chihuahua, un tale Guillermo Terrazas Villanueva. Questi ha accusato la CIA di non combattere affatto il traffico di droga in Centro-America, bensì di esserne addirittura il manager.

Certo, si tratta di una scoperta dell’acqua calda, e inoltre Villanueva ha edulcorato le sue dichiarazioni attribuendo alla CIA semplicemente l’obiettivo di voler evitare di stroncare il traffico per non perdere potere e finanziamenti; ma il tutto risulta comunque utile a far capire in che guai si sarebbe andato a cacciare Ingroia, una volta assunto il “prestigioso incarico internazionale”. Tanto più che le organizzazioni internazionali, così celeri e solenni nell’affidare missioni salvifiche, si dimostrano poi prontissime ad abbandonare al loro destino i malcapitati che si siano lasciati irretire.

Viene spontaneo il paragone con quanto avvenuto ai due marò italiani, in missione “anti-pirateria” nell’Oceano Indiano per conto della NATO. Il quotidiano Il Foglio, noto per essere condotto da giornalisti col doppio passaporto – americano ed israeliano – ha sgridato il governo per non aver immediatamente coinvolto la NATO nella vicenda dei marò.

In realtà la NATO è sempre stata coinvolta, sin dall’inizio, se si considera che il ministro della Difesa ancora in carica, Di Paola, è un funzionario della stessa NATO. Anche dal punto di vista del diritto internazionale, la NATO avrebbe dovuto essere il primo interlocutore ufficiale dell’India nella questione dei pescatori uccisi. Inoltre, a tutt’oggi i marò italiani costituiscono la truppa da sbarco che si assume il maggiore onere nella missione NATO nell’Oceano Indiano. Ce lo fa sapere il sito della stessa NATO, nell’ambito di una comunicazione su manovre congiunte nell’Oceano Indiano con la Marina militare russa (per la serie: continuiamo a farci illusioni sull’anti-imperialismo di Putin).

In astratto ciò avrebbe potuto significare che il nostro governo deteneva un potere contrattuale nei confronti della NATO, da far valere per riscuotere sostegno nella vicenda dei due marò. In concreto significa l’esatto opposto, e cioè che i nostri obbediscono e basta.

Infatti i due marò sono stati restituiti al governo indiano non appena la NATO ha avuto le garanzie che al loro processo non potrà uscire nulla che sveli le vere magagne che stanno dietro alla missione nell’Oceano Indiano. Tanto è vero che i due militari italiani saranno giudicati da un tribunale speciale. Anche la Marina indiana collabora con la NATO per le sedicenti missioni anti-pirateria, e questo suo potere contrattuale il governo indiano l’ha fatto valere. Gli USA hanno accondisceso all’accordo, poiché a pagarne il prezzo per intero era uno Stato-zerbino come l’Italia.

La stampa che ha criticato il governo e reclamato le dimissioni del ministro Terzi per il suo disastro diplomatico, però non ha fatto nulla per informarci sui veri termini della questione. La storia del semi-sequestro dell’ambasciatore da parte delle autorità indiane non sta in piedi, perché, se così fosse stato, il governo italiano avrebbe avuto un’occasione d’oro per fare la parte della vittima accusando l’India di una plateale violazione del diritto internazionale.

Che Ingroia non abbia voluto andare anche lui allo sbaraglio, ed abbia pensato soprattutto a salvare se stesso dalla trappola internazionale in cui era stato cacciato, può essere anche oggetto di comprensione, dato che è troppo comodo predicare l’eroismo sulla pelle degli altri. C’è anche da considerare che Ingroia si sarebbe trovato alle spalle una stampa italiana ostile, che si sarebbe affrettata a far passare qualsiasi problema che lui avesse incontrato come un mero effetto del suo protagonismo. Un Ingroia caduto sul campo non avrebbe avuto perciò nemmeno l’alone dell’eroe; anzi, si sarebbe detto che se l’era cercata.

Rimane però da chiarire l’altra parte del mistero, e cioè perché i due partiti comunisti abbiano deciso di gettarsi nell’avventura suicida della lista “arancione”, accettando per di più che a capeggiare la lista fosse un candidato così chiaramente abulico e demotivato. Nel gennaio scorso, il segretario dei Comunisti Italiani, Diliberto, ha rilasciato un’intervista in cui tuonava: “Basta con la sinistra che si vergogna di se stessa”.

Ma, se i due partiti comunisti non si vergognavano di se stessi, perché non presentarsi con una lista comunista? Perché Diliberto e Ferrero non hanno ritenuto affidarsi a quella frazione di elettorato di opinione ancora desiderosa di poter votare “falce e martello”? In una fase in cui il capitalismo ha gettato tutte le sue maschere, non avrebbe avuto più senso cercare un rapporto con quei settori sindacali che vorrebbero una copertura politica più convinta?

In questo momento l’euforia per l’elezione di de Magistris a Napoli si è del tutto spenta, e non solo a causa della sua gestione pedissequa e burocratica del Comune, ma anche per le sue continue esibizioni di servilismo nei confronti della NATO. In occasione del trasferimento in Gran Bretagna del comando NATO di Nisida, il sindaco De Magistris si è affrettato a rassicurare la popolazione circa il fatto che ciò non comporterà assolutamente un abbandono di Napoli da parte della NATO. Ma chi si era mai illuso?

Con l’offuscamento del suo uomo simbolo, il movimento “arancione” poteva considerarsi un capitolo chiuso, perciò la presentazione di una lista comunista avrebbe dovuto considerarsi scontata; e forse avrebbe creato a Bersani timori tali da indurlo persino ad allargare la coalizione di centrosinistra a Diliberto e Ferrero. Abbiamo quindi, ancora una volta, il caso clamoroso di un elettoralismo che smentisce se stesso, che getta improbabili ponti con la “società civile” (ma cos’è?), e rinuncia a galvanizzare i propri potenziali elettori. Sarebbe il caso di dire che i brogli elettorali cominciano addirittura prima delle elezioni, quando si preparano liste, candidature e simboli.

Lo scandalo dell’acqua in bottiglia: le Regioni la regalano, le imprese si arricchiscono

Lo scandalo dell’acqua in bottiglia: le Regioni la regalano, le imprese si arricchiscono

di Paolo Salvatore Orrù
Le aziende guadagnano miliardi speculando sull’acqua, un bene che appartiene a tutti gli italiani, pagando canoni di concessione ridicoli. Legambiente e Altraeconomia hanno denunciato lo scandalo in un dossier. Secondo le associazioni, nel 2011 gli italiani hanno consumato 188 litri di acqua ciascuno, finanziando un giro d’affari di 2.25 miliardi, garantendo “elevatissimi profitti” alle 168 società e alle 304 etichette che gestiscono il “business”. “Guadagni incomprensibili”, sostiene Giorgio Zampetti, il responsabile scientifico di Legambiente, “perché la qualità dell’acqua dei nostri acquedotti è, in genere, ottima”.

I profitti delle imprese – Le imprese arricchiscono, le regioni si accontentano di spiccioli, anche se avrebbero bisogno di impinguare i capitoli di bilancio resi “magri” dal patto di stabilità: la Liguria, per esempio, esige dalle imprese “solo 5 euro per ciascun ettaro dato in concessione senza prendere in considerazione i volumi emunti o imbottigliati”, spiega Zampetti. La conferenza Stato-Regioni aveva tentato di andare oltre lostatus quo, suggerendo di applicare canoni uniformi in tutto il suolo nazionale. Le società, in buona sostanza, avrebbero dovuto pagare “sia in funzione degli ettari dati in concessione che per i volumi emunti o imbottigliati” proponendo una “tariffa” di riferimento di almeno 30 euro per ettaro e un importo “tra 1 e 2.5 euro per metro cubo imbottigliato” si legge nel dossier.  Una proposta che “avrebbe permesso di ridurre le discrepanze fra il guadagno pubblico e quello privato”, dice Zampetti.

L’esempio del Lazio – L’unica regione promossa da Legambiente e Altraeconomia è il Lazio: la regione ha previsto un triplo canone legato agli ettari dati in concessione, ai metri cubi emunti e a quelli imbottigliati. Esemplificando, se questi “prezzi” fossero applicati alle concessioni della Basilicata, “le casse della Lucania potrebbero disporre di 9,2 milioni di euro, anziché delle 323 mila attuali. La Sardegna avrebbe invece a disposizione 2,9 milioni di euro, anziché i 39 mila attuali”, rileva il ricercatore di Legambiente.
Il mercato dell’acqua in bottiglia – Nonostante la crisi, nel 2011 il mercato delle acque in bottiglia è diventato sempre di più un affare: gli italiani consumano 188 litri per abitante mentre l’anno prima il consumo pro capite era di 186 litri. “Il nostro Paese si è così attestato fra i primi al mondo per questo tipo di consumi: il Nord-Ovest copre il 30% del totale dei consumi; seguono il Centro e la Sardegna con il 26%, le regioni del Sud e la Sicilia con il 16% e le regioni del Nord-Est con il 19%”, rimarca Zampetti. 

Le complicazioni dei canoni 
– L’acqua è un bene comune, quindi indisponibile per un uso esclusivo a scopo di profitto: un principio confermato dall’esito dei referendum di giugno 2011. Legambiente e Autoconsumo si sono poste anche altri due obiettivi: sensibilizzare i cittadini sull’uso delle acque di rubinetto, ridurre l’inquinamento dovuto al trasporto per gomma, “per questo abbiamo invitato la collettività a preferire l’acqua del rubinetto”, dice Zampetti. Che poi invita a visitare il sito imbrocchiamola.org “per sapere chi aderisce alla campagna e a conoscere gli esercizi che aderiscono all’iniziativa l’acqua del Sindaco”. 

Il problema dell’inquinamento
 – Le bottiglie d’acqua nascondono sotto il tappo anche un altro scandalo: in Italia non è ancora in vigore un principio molto chiaro alla legislazione comunitaria, che ha suggerito di promuovere una legislazione capace di “non rendere vantaggiosi gli inquinamenti evitabili, e di recuperare risorse per le azioni di risanamento”, ricorda Zampetti. Per questo, sarebbe necessario prendere in considerazione “l’altissimo valore della risorsa idrica, a maggior ragione quella di sorgente, e l’impatto ambientale causato dai consumi da primato delle acque in bottiglia in Italia”, conclude il responsabile scientifico.

Aldrovandi, gli amici di Federico in piazza per protesta. I genitori: via la divisa a chi ha ucciso

Aldrovandi, gli amici di Federico in piazza per protesta. I genitori: via la divisa a chi ha ucciso

Ferrara si è ripresa la sua piazza. Piazza Savonarola, la stessa dove mercoledì una ventina di poliziotti del sindacato Coisp avevano manifestato in solidarietà ai colleghi condannati per la morte di Federico Aldrovandi. Questa sera Patrizia Moretti, madre del ragazzo ucciso durante un controllo di polizia nel 2005, ha avuto con sé la folla per rioccupare quegli spazi. E per gridare, usando le parole del padre di Federico, Lino, che quei “signori tra poco torneranno liberi, però quella divisa va tolta”. Una richiesta, quella della destituzione dei quattro agenti condannati per l’omicidio del figlio, che ha fatto scattare un applauso delle migliaia di presenti e che però potrebbe non arrivare mai: la commissione disciplinare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, secondo quanto si è appreso, ha infatti concluso a gennaio il procedimento aperto nei confronti dei 4 agenti, con un provvedimento di sospensione di 6 mesi. Sospensione che, stando a fonti qualificate, dovrebbe scattare non appena i poliziotti avranno scontato i residui 6 mesi di condanna, dunque a giugno. Se resteranno così le cose, gli agenti potrebbero tornare in servizio all’inizio del 2014.
La rabbia del papà – “La Cancellieri ha detto che con un omicidio colposo non è consentito il licenziamento, ma che sarà valutato il disonore della divisa”, ha spiegato al megafono Lino Aldrovandi. “Io quella divisa la amo… e ve lo dico, può succedere l’irreparabile, si può sbagliare – ha aggiunto – Ma dalla divisa deve uscire l’Uomo, deve chiedere scusa e dire ho sbagliato”. Invece, ha aggiunto Lino, alla famiglia Aldrovandi è toccato “uno sforzo così per arrivare alla verità”. Anni di lotta. E poi mercoledì il presidio. “E quel voltarci le spalle quando è stata mostrata la foto di Federico”. Non è servito finire la frase. Patrizia Moretti è stata ancora più dura nei confronti del Coisp. “Il loro modo di approfittare del nostro dolore è il culmine della disumanità, ma in questo modo hanno reso palesi a tutti quanto sia difficile per le famiglie lottare per avere giustizia quando dall’altra parte ci sono le forze dell’ordine”. Al suo fianco, non a caso, c’erano Ilaria Cucchi e Lucia Uva. Ma oggi il Coisp ha ribadito alla Cancellieri: “non cada nel tranello”.
La difesa del Coisp – La manifestazione a Ferrara, ha sottolineato il sindacato, non era “contro qualcuno né tantomeno contro la sentenza” e, soprattutto, tutte le “autorità cittadine, sindaco compreso, con una settimana d’anticipo” sapevano dell’iniziativa ma “nessuna obiezione o rilievo sono stati mossi, né in relazione al luogo né all’orario né alla modalità del presidio”. Ora, hanno detto i familiari di Federico Aldrovandi, una risposta se la aspettano dalle istituzioni, dall’ispezione mandata in questura dal ministro Cancellieri.
Il dolore della mamma – “Spero che si capisca come mai questo dolore ha continuato a pioverci addosso per otto anni e in tutto quest’ultimo mese”, ha detto Patrizia Moretti. Da più parti in piazza è stato chiesto come sia stato possibile autorizzare un presidio simile sotto l’ufficio dove lavora Patrizia Moretti. Nei giorni scorsi, la donna aveva spiegato di essersi sentita “perseguitata” dalle iniziative del Coisp. “Queste persone sanno fare molto male e vorrei che le istituzioni lo impediscano. Vengo dall’ufficio del Prefetto, mi ha ribadito la sua vicinanza, collaborazione e protezione”. La madre di Federico è tornata a chiedere un cambiamento di mentalità, e “alla polizia ‘pulita’ la forza di liberarsi dalle mele marce”. Al suo fianco Giuseppe Giulietti, di Articolo 21. “C’é un brutto virus che si aggira per il Paese. Un senso di intolleranza contro la Costituzione e la legalità. Mi riferisco a questa idea che si possa manifestare contro i tribunali, contro i giudici e ora addirittura contro una famiglia che ha subito l’oltraggio massimo, la morte di un figlio”. “E’ un virus che va stroncato”, ha aggiunto. “Quello dell’altro giorno è stato un oltragg
Funzionari di polizia contro il sindacato – La spirale polemica innescata a seguito dell’iniziativa del Coisp sotto gli uffici dove lavora la signora Patrizia Moretti rischia di “essere tossica per tutto il movimento sindacale di polizia che è stato determinate per il processo di democratizzazione degli apparati della sicurezza, e, può in questo periodo assai dedicato incanalare la rabbia del disagio sociale nei confronti dei poliziotti durante le manifestazioni pubbliche”. E’ quanto afferma il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Enzo Letizia. “Riteniamo non solo inopportune – aggiunge Letizia – ma anche immotivate le richieste di dimissioni del Ministro dell’Interno, la coscienza democratica ci impone, di garantire il rispetto delle istituzioni soprattutto quando si ritiene di subire ingiustizie che passano inosservate. Qualsiasi rigurgito corporativo va rigettato, – conclude Letizia – l’etica professionale dei poliziotti è un bene prezioso, il Paese ci richiede sempre senso di responsabilità poiché affida a noi la sua sicurezza”.
Anonymous attacca sito Coisp: complici di una mattanza – Anche gli hacker di Anonymous Italia contro il sindacato dei poliziotti Coisp. Il collettivo ha ‘attaccato’ il sito del Coisp (ora spento) postando un messaggio per i “servi dello Stato”. “Apprendiamo dell’ennesima dimostrazione di viltà alla quale avete dato adito. Il vostro pseudo-sindacato – scrive Anonymous – manifesta solidarietà verso mani colpevoli e sporche di sangue innocente. Insabbiate la verità, sprezzanti di una madre orfana di un figlio strappatole barbaramente da quattro assassini, rendendovi complici di una sanguinosa mattanza e di un dolore che non può essere sopito”. “Infangate i diritti umani incarnando il ruolo di capri espiatori – proseguono gli hacker – mentre vi prodigate in azioni violente, repressive e deplorevoli. L’ombra del sangue di Federico è più viva che mai. Non dimentichiamo chi è caduto per mano di vili assassini asserviti al potere. Non dimentichiamo lo strazio delle madri e dei padri che chiedono giustizia e rispetto. Le loro urla e le loro lacrime sono anche le nostre. E a loro ci stringiamo, con la promessa di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio”, conclude Anonymous.

Sudafrica, Presidenza rassicura: Mandela fa “continui progressi”

Sudafrica, Presidenza rassicura: Mandela fa “continui progressi”

“Ha il morale alto e fa progressi costanti”. Non si arrende Nelson Mandela, al secondo giorno di ricovero in ospedale per una ricaduta dell’infezione polmonare che lo tormenta da mesi, forse conseguenza di quella tubercolosi che contrasse nei suoi 27 anni passati in carcere per aver lottato contro il regime sudafricano dell’apartheid. Anni che certamente lo hanno indebolito nel fisico, ma non nella tempra, se ancora oggi – a quasi 95 anni – affronta la malattia e il ricovero con il “morale alto”. 

Poche le notizie diffuse – Anche le poche notizie che trapelano sulla sua salute sono state diffuse dall’ufficio del presidente Jacob Zuma: Madiba – come ormai tutti lo chiamano dal nome onorifico del suo clan etnico, Xhosa – “questa mattina ha fatto una piena colazione. I medici hanno parlato di progressi costanti”. “Mandela rimane in cura e sotto osservazione in ospedale”, precisa la nota della presidenza, ribadendo – come già fatto ieri – l’appello “ai media e alla gente a rispettare la privacy di Madiba e della sua famiglia”. Tanto che non è stato ufficializzato neppure il nome dell’ospedale in cui è ricoverato: schiere di giornalisti sono state viste ieri fuori dall’ospedale militare 1 di Pretoria, ma molti reporter si trovavano lì per la visita del ministro della Difesa, Nosiviwe Mapisa-Nqakula, ai soldati sudafricani feriti in Repubblica Centrafricana.

Il mondo con il fiato sospeso – Il Sudafrica, come pure il resto del mondo, resta dunque con il fiato sospeso per la salute del Nobel per la pace, nonostante le rassicurazioni di ieri di Zuma che invitava il Paese “a non farsi prendere dal panico”. Madiba “reagisce bene ed è in buone mani”, ha detto il capo dello Stato alla Bbc, pur riconoscendo che Mandela ‘non e’ più giovane”: bisogna ormai prepararsi al suo “ritorno a casa”, che in zulu – ha spiegato Zuma – significa la morte. “Molto preoccupato” è anche Barack Obama. Il presidente americano si tiene costantemente aggiornato sullo stato di salute di Mandela che definisce “un eroe per tutti noi”.

Le preghiere per Mandela – “Pensiamo a lui e alla sua famiglia e preghiamo per loro”, ha detto il primo presidente afroamericano nella storia Usa, augurandosi che Mandela “vinca anche quest’ultima prova. Sappiamo tutti quanto ha fatto per il suo popolo, per il Sudafrica, per il suo continente. E’ stato un’ispirazione per noi tutti”. Intanto a Qunu, il paese di famiglia di Madiba, nel sudest del Sudafrica, i vecchi del villaggio lo aspettano. “Gli manca molto, soprattutto ai più anziani. Sperano che torni presto a casa”, ha detto Zimsile Gamakulu, una guida del clan di Mandela, citato dal settimanale sudafricano City Press. Parlando alla radio pubblica Safm, il portavoce dell’African National Congress, il partito di Mandela al potere dal 1994, Jackson Mthembu ha auspicato che possa ritrovare la famiglia per Pasqua.

Pasqua di crisi, l’allarme: migliaia di alberghi a rischio chiusura

Pasqua di crisi, l’allarme: migliaia di alberghi a rischio chiusura

Nel giro di pochi mesi alcune migliaia di alberghi rischiano di chiudere. A lanciare l’allarme é il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, secondo il quale “é indispensabile che Governo, Parlamento e sindacati provino a ragionare con le imprese a un piano di emergenza per salvaguardare lavoratori e aziende del settore”. 
Calo del 17% – “I dati previsionali di Pasqua – osserva Bocca commentando i risultati di una indagine svolta dal 18 al 25 marzo su un campione rappresentativo di italiani – sono l’ennesima conferma di come l’Italia stia vivendo una crisi epocale, che rischia di far tornare l’economia turistica ai livelli post bellici”. Per il presidente di Federalberghi “la perdita di oltre il 14% di italiani che partiranno per Pasqua (rispetto a Pasqua del 2012) e il parallelo decremento del 17% del giro d’affari, costituiscono due percentuali senza precedenti per una ricorrenza tanto importante per un Paese cattolico”.
Motivi economici – “E non può essere una scusante credere che la Pasqua celebrata a fine marzo possa influire sui consumi turistici – aggiunge il Presidente degli albergatori italiani – in quanto dalla nostra indagine risulta come addirittura il 45,2% di chi dichiara che non farà vacanze (pari ad oltre 23 milioni di connazionali) indichi nei motivi economici tale scelta. A questo punto è indispensabile – conclude Bocca – che Governo, Parlamento e sindacati provino a ragionare con le imprese a un piano di emergenza per salvaguardare i lavoratori e le aziende del settore se non vogliamo che nel giro di pochi mesi alcune migliaia di alberghi e centomila dipendenti cessino la propria attività, privando l’economia nazionale di una delle poche attività in grado da sola di condizionare lo sviluppo del Paese”. 

Addio al poeta della musica, è morto Enzo Jannacci.

Addio al poeta della musica, è morto Enzo Jannacci. Aperta la camera ardente

E’ stata aperta poco fa la Camera ardente per Enzo Jannacci alla casa di cura Columbus, in via Buonarroti 48 a Milano, dove ieri sera è morto il cantautore. E nonostante il cattivo tempo e le festività pasquali, già alcuni milanesi sono arrivati per rendere l’ultimo saluto a uno degli artisti simbolo del capoluogo lombardo. La Camera Ardente sarà aperta fino alle 18. Era il poeta della musica. Stroncato da un male incurabile, Enzo Jannacci è morto a Milano. Cantautore, cabarettista, tra i protagonisti della scena musicale italiana, oltre che cardiologo, si è spento a Milano all’età di 77 anni. È ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni.
Jovanotti e Morandi – Il cordoglio del mondo dello spettacolo non si è fatto attendere. “Sentite qua. Una a caso. E’ Jannacci. Sono tutti capolavori”, ha scritto Jovanotti su Twitter rendendo omaggio all’illustre collega. “Un grande artista ci ha lasciato, Enzo Jannacci. Un poeta estroso, ironico, geniale, con quella vena malinconica, ma così sublime…. un innovatore, capace di lasciare sempre la sua inconfondibile impronta. Ciao Enzo, ci mancherai”, ha scritto invece Gianni Morandi in un post sulla sua pagina Facebook, accompagnandolo con una foto giovanile che ritrae in scena lo stesso Morandi con Jannacci e Adriano Celentano.
Club Tenco – Il club Tenco “saluta” Enzo Jannacci “con tutto il dolore di una perdita così grande ma anche con la gratitudine di aver sempre ricevuto da lui il soffio leggero di una poesia spiazzante e infallibile”. Il club Tenco ricorda i premi attribuiti al cantautore milanese nel corso degli anni: dal Premio Tenco del 1975, alle tre targhe per la più bella canzone dell’anno fino al riconoscimento per il migliore album in dialetto. “Dentro quella voce – si legge in una nota del Club Tenco – si poteva nascondere qualcosa di molto serio, spesso tragico, ma anche dolce e levigato come il suo volto. Enzo Jannacci sapeva in questo modo ‘dire’ più dei tanti parolai che ci tocca ascoltare tutti i giorni. Sapeva esprimersi più e meglio di tutto il bla-bla quotidiano di cui a suo modo si faceva beffe”.
Maroni – Anche Roberto Maroni si inchina davanti al grande Jannacci. “Addio a Enzo Jannacci, cuore e musica di Milano. Riposa in pas, cunt i tòo scarp del tenis”, ha scritto il segretario della Lega e presidente della Regione Lombardia (oltreché musicista) su twitter.
La commozione sul Web –  “Lo ricordo bene: intelligente, spiritoso, surreale, geniale. Ha raccontato la poesia di Milano”: così Enrico Ruggeri ricorda su Twitter Enzo Jannacci. In tanti, sul social network, hanno voluto ricordare la “voce degli ultimi”, come lo ha definito Claudio Cecchetto. “Ciao grande maestro” ha scritto il napoletano Gigi D’Alessio, a cui hanno fatto eco i Negramaro con una citazione da ‘Messico e nuvole’: “Che voglia di piangere ho… addio Enzo!”. A messaggi più sintetici come quello di Syria, che ha salutato Jannacci con un “ciao signor Enzo”, si accompagnano twitt più personali come quello di Paola Turci: “Rimangono tutte le tue canzoni e un pezzo di strada fatta insieme”. Commosso Fabio Fazio: “Enzo Jannacci era un genio. Le sue parole non riuscivano a star dietro ai suoi pensieri. La sua poesia ha inventato un mondo bellissimo”; ironico Frankie Hi Energy: “Ciao Enzo non ti scapicollare”; triste Luca Bizzarri: “Cristo come mi dispiace. Addio, signor pur talento”. “Enzo Jannacci, rimpiango un genio che se ne va insieme alla Milano meravigliosa delle sue canzoni”, scrive Gad Lerner. Tanti e accorati i messaggi di Dalia, figlia di Giorgio Gaber, con cui Jannacci formò una celebre coppia della canzone italiana: “Ciao Enzo, ti voglio bene” scrive l’erede di Gaber postando una foto da giovani dei due celebri artisti. “Quelli che… Adesso sanno l’effetto che fa. Buon viaggio”: questo il post su Twitter di Francesco Guccini.

La biografia – Jannacci era nato a Milano il 3 Giugno 1935. E’ stato  tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra. Caposcuola del cabaret italiano, nel corso della sua cinquantennale carriera ha collaborato con svariate personalità della musica, dello spettacolo, del giornalismo, della televisione e della comicità italiana, divenendo artista poliedrico e modello per le successive generazioni di comici e di cantautori. Autore di quasi trenta album, alcuni dei quali rappresentano importanti capitoli della discografia italiana, e di varie colonne sonore, Enzo Jannacci, dopo un periodo di ombra nella seconda metà degli anni novanta, è tornato a far parlare di sé ottenendo vari premi alla carriera e riconoscimenti per i suoi ultimi lavori discografici. È ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni.

La carriera – Dopo gli studi classici si era laureato in medicina per lavorare poi in Sudafrica e poi negli Stati Uniti. La sua formazione musicale ha radici altrettanto classiche e inizia al conservatorio ma la scoperta del rock and roll avviene presto. I suoi primi compagni di viaggio sono Tony Dallara, Celentano e poi Giorgio Gaber con il quale forma il duo de I due corsari, che debutta nel 1959. Ma prosegue parallela la sua carriera di solista e quella di autore, tanto che Luigi Tenco sceglie una della sue canzoni, Passaggio a livello, e la pubblica nel 1961. Lavora con Sergio Endrigo. Lavora anche con Dario Fo, Sandro Ciotti.
I successi – Poi la grande popolarità arriva con il surreale Vengo anch’io, no tu no tanto che diventerà sua la ribalta televisiva, fino a quella di Canzonissima. Ma sarà spesso anche in teatro e non disdegnerà apparizioni in film di grandi registi come Ferreri, Wertmuller, né di esercitarsi come compositore di colonne sonore come fece per Mario Monicelli. Dopo un periodo di oblio all’inizio degli anni ’80 torna alla ribalta tanto che incide un disco come Ci vuole orecchio, che raggiunge il livello di popolarita’ di Vengo anch’io. Del 1981 é un trionfale tour in tutta Italia. Nel 1994 si presenta per la terza volta al Festival di Sanremo in coppia con Paolo Rossi con il brano I soliti accordi, insolitamente dissacrante per la manifestazione, che è anche il titolo del rispettivo CD, arrangiato da Giorgio Cocilovo e il figlio Paolo Jannacci.
Il teatro – Tra un album e l’altro, poi nel 2000 torna a lavorare infine con Cochi e Renato, altra storica coppia con cui ha collaborato a lungo, per Nebbia in val Padana. Oramai la tv lo celebra, come fa il 19 dicembre 2011 Fabio Fazio che conduce uno speciale su di lui in cui amici di lungo corso lo omaggiano interpretando suoi brani. Tra cui Fo, Ornella Vanoni, Cochi e Renato, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Antonio Albanese, J-Ax, Ale e Franz, Irene Grandi e altri. Enzo Jannacci compare nell’ultima parte dell’evento cantando due sue canzoni.
Il cinema – Esordisce nel cinema nel 1964 con il film La vita agra di Carlo Lizzani: canta L’ombrello di mio fratello in un locale dove entra il protagonista, interpretato da Ugo Tognazzi. Al cinema è poi protagonista di un episodio (Il frigorifero) diretto da Monicelli per il film Le coppie (1970), e de L’udienza di Marco Ferreri (1971). Ha inoltre interpretato i film Il mondo nuovo di Ettore Scola (1982), Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada di Lina Wertmüller, accanto a Ugo Tognazzi (1983) e Figurine di Giovanni Robbiano (1997). Nel 2010 è tra gli interpreti de La bellezza del somaro, per la regia di Sergio Castellitto, film nel quale interpreta il ruolo dell’anziano fidanzato della figlia adolescente dei protagonisti. Ha composto anche numerose colonne sonore, come quelle di Romanzo popolare di Monicelli (1974, di cui insieme a Beppe Viola ha anche tradotto in un felicissimo slang milanese i dialoghi di Age e Scarpelli e al quale ha regalato una delle più poetiche e intense canzoni da lui scritte, Vincenzina e la fabbrica); Pasqualino Settebellezze (1975), di Lina Wertmüller; Sturmtruppen (1976); Gran bollito di Mauro Bolognini (1977); Saxofone di e con Renato Pozzetto (1979) e Piccoli equivoci di Ricky Tognazzi (1989).

Papa: prima via crucis al Colosseo.

Papa: prima via crucis al Colosseo. Francesco: “Dio ha risposto al male con amore e misericordia”

Dio non è rimasto in “silenzio” di fronte al male, ha risposto, la sua risposta è la croce, che vuol dire “misericordia, amore e perdono”. “Anche i cristiani sono chiamati a rispondere al male con il bene”. Questa la riflessione ispirata a papa Francesco, nella sua prima via Crucis al Colosseo, dalle meditazioni composte da giovani libanesi. Dal Libano il Papa ha tratto l’esempio della testimonianza di convivenza tra musulmani e cristiani, un “segno di speranza”, ha detto, visibile anche nel viaggio di Benedetto XVI in Libano, lo scorso settembre, durante il quale é nata l’idea di affidare ai ragazzi libanesi, coordinati dal patriarca maronita Boutros Rai, la stesura delle meditazioni.
Il Papa ha seguito la cerimonia distanza – Francesco ha seguito la sacra rappresentazione – che ricorda la passione di Gesù, dal processo davanti a Pilato fino alla crocifissione e alla morte sul Golgota – da un gazebo posto sul Palatino, come hanno fatto negli ultimi anni i suoi predecessori. Si sono alternati a portare la croce, per la prima e ultima stazione il vicario di Roma, Agostino Vallini, per la seconda e la terza due famiglie, una italiana e una indiana, per la quarta e la quinta un disabile, un barelliere e due suore dell’Unitalsi, per la sesta e la settima due seminaristi cinesi, per l’ottava e la nona due fratelli della Custodia di Terra santa, per la decima e undicesima due suore nigeriane e due libanesi, per la dodicesima e la tredicesima un ragazzo e una ragazza dal Brasile, dove il prossimo luglio si terrà la prima Gmg con papa Francesco. Il rito ha seguito lo schema classico in 14 stazioni. I testi sono stati letti dall’attrice Lina Sastri e dalla “voce” della Radiovaticana, Orazio Coclite.
Bagno di folla – Dal pomeriggio migliaia di fedeli e turisti si erano affollati nei dintorni del Colosseo e sulle pendici del Palatino, così che all’imbrunire, quando sono state accese le fiaccole, lo scenario era come sempre di grande suggestione. Nelle meditazioni si è evocato il fatto che Gesù, anziché ottenere giustizia, sia stato condannato da innocente, per compiacere la folla. “Nel nostro mondo contemporaneo – si è osservato – molti sono i ‘Pilato’ che tengono nelle mani le leve del potere e ne fanno uso al servizio dei più forti; molti sono coloro che deboli e vili davanti a queste correnti di potere, impegnano la loro autorità al servizio dell’ingiustizia e calpestano la dignità dell’uomo e il suo diritto alla vita”.
Le stazioni – Le diverse tappe di Gesù verso la morte hanno ispirato riflessioni e preghiere sulla morte e la vita, l’eutanasia, le necessità delle famiglie, le difficoltà delle persone, i fondamentalismi, le persecuzioni dei cristiani, il terrorismo. “La vita ci è stata data in abbondanza – si è pregato – per non accontentarci più di una vita priva di bellezza e di significato”. Il vento ha spirato per tutta la sera, ma non ha scoraggiato la folla, composta di persone da vari paesi del mondo. Le parole del Papa sono state applaudite. Prima di lasciare il Palatino, papa Francesco ha salutato i lettori e alcune altre persone e ecclesiastici ammessi al baciamano.

LE 10 SOSTANZE TOSSICHE CHE SI ANNIDANO NELLE NOSTRE CASE

LE 10 SOSTANZE TOSSICHE CHE SI ANNIDANO NELLE NOSTRE CASE

 

di Marta Albè

 

Che cosa sono le sostanze tossiche? Alcune di esse potrebbero essere presenti nelle nostre case? L’Environmental Protection Agency (EPA) definisce come tossico ogni componente chimico o mix di più componenti chimici che potrebbe risultare pericoloso o dannoso per l’ambiente o la salute umana, se inalato, ingerito o assorbito attraverso la pelle.

Alcune sostanze tossiche si trovano presenti in natura; pensiamo ad esempio alle piante velenose, che le producono in propria difesa. La maggior parte delle sostanze tossiche con cui rischiamo di venire a contatto al giorno d’oggi è però costituita da prodotti sintetici di produzione industriale. Tra di esse troviamo i pesticidi ed alcuni componenti chimici utilizzati per la produzione di detergenti per la casa e per il bucato, vernici, cere lucidanti per pavimenti, deodoranti per ambienti e altro ancora. Illustriamo qui di seguito 10 delle sostanze tossiche che potrebbero annidarsi nelle nostre case.

1) Ftalati

Gli ftalati possono essere impiegati nella produzione di materie plastiche e di prodotti cosmetici come creme per il corpo, deodoranti e profumi. L’esposizione agli ftalati è stata correlata ad alcuni rischi relativi all’accelerazione della menopausa, all’insorgenza di disturbi di tipo mentale, motorio e comportamentale nel nascituro ed all’insorgere di malattie come il diabete.

Dove si nascondono? Potrebbero essere presenti ftalati in contenitori e bottiglie di plastica, coperture in PVC per i pavimenti, confezioni per pavimenti e prodotti per la cosmesi e la detergenza personale.

Leggi anche: Gli Ftalati presenti in profumi e cosmetici aumentano il rischio diabete

2) Pesticidi

Alcuni di essi sono stati banditi nel corso degli ultimi anni per via della loro pericolosità, ma sono ancora numerose le tipologie di pesticidi impiegati in agricoltura e nel giardinaggio al fine di limitare la presenza di insetti, senza tenere conto le ripercussioni del loro utilizzo sull’uomo e sull’ambiente. L’esposizione ai pesticidi è stata correlata a danni a livello neurologico ed immunologico, oltre che a disturbi della crescita.

Dove si nascondono? Residui di pesticidi possono essere presenti in orti e giardini, aree agricole, campi coltivati, collari antipulci per animali domestici ed altri prodotti antiparassitari, prodotti chimici industriali ad uso domestico contro gli insetti, oltre che in prodotti alimentari non provenienti da agricoltura biologica.

Leggi anche: 6 modi per ridurre l’esposizione ai pesticidi

3) Bisfenolo A

Il bisfenolo A è un componente chimico utilizzato nella produzione di materie plastiche impiegate anche a livello alimentare. Si tratta di un ormone sintetico, di un interferente endocrino in grado di essere assorbito dagli alimenti con cui entra in contatto.

Dove si nasconde? Esso può essere presente in bottiglie di plastica, contenitori per alimenti e lattine utilizzate per confezionare bevande e cibi di produzione industriale. Attenzione alle aziende che dichiarano di non utilizzare bisfenolo A. Potrebbero infatti averlo sostituito con l’altrettanto discusso bisfeonolo S.

4) Diossina

La diossina è una sostanza tossica che può sprigionarsi nel corso di attività industriali o a seguito di incendi. Essa può entrare a fare parte della catena alimentare, contaminando piante ed animali presenti nella zona interessata da inquinamento da diossina. L’esposizione a diossina e stata correlata con lo sviluppo di alcune forme di cancro e con la comparsa di difetti alla nascita. Relativamente alle vicende dell’Ilva di Taranto, sono stati di recente rinvenuti latte e cozze contaminati da diossina.

5) Metalli pesanti

I metalli pesanti sono considerati tra le sostanze tossiche maggiormente presenti nelle nostre abitazioni. Alcune vernici ed alcuni cosmetici, soprattutto se datati o di provenienza estera, potrebbero contenere piombo. In Italia elevate tracce di piombo sono state di recente evidenziate in cartoni per la pizza. Per quanto riguarda la catena alimentare, l’accumulo di metalli pesanti interessa soprattutto il pesce, con particolare riferimento al mercurio. Alcune sostanze utilizzate nella produzione di mobili potrebbero contenere arsenico e cromo.

Leggi anche: Mercurio nel pesce: da dove proviene?

6) Fertilizzanti

I fertilizzanti utilizzati per la cura delle proprie piante, anche da appartamento, e del proprio giardino o orto possono risultare nocivi non soltanto per gli esseri umani, ma anche per gli animali. Alcuni fertilizzanti e concimi comunemente impiegati a livello domestico possono causare disturbi piuttosto gravi negli animali, a partire da problemi gastrici e disturbi gastrointestinali.

7) Ritardanti di fiamma PBDE

I PBDE (Polybrominated diphenyl ethers) sono ritardanti di fiamma che tendono ad accumularsi nel corso del tempo all’interno dell’organismo umano, secondo quanto riportato da National Geographic. Sono già stati considerati nocivi per gli animali e la loro presenza può essere difficilmente evitata, in quanto il loro impiego può interessare la produzione di tappeti, cuscini, materassi, telefoni, computer, televisori, giochi elettronici, cucce per cani e gatti ed altri strumenti ed oggetti di uso comune.

8) Farmaci

I farmaci ad uso umano rappresentano una delle sostanze potenzialmente pericolose da allontanare dalla portata dei bambini e degli animali domestici. Assunzioni accidentali di farmaci possono essere causa di avvelenamento e di gravi problemi di salute sia nei bambini che negli animali, oltre ad essere in entrambi i casi una possibile causa di soffocamento. Per la loro incolumità, è necessario nascondere i farmaci in luoghi non raggiungibili.

9) Formaldeide

La formaldeide è una sostanza tossica largamente impiegata nella produzione di oggetti e strumenti di uso comune presenti nelle nostre abitazioni, come cosmetici, mobili, rivestimenti, colle e vernici. Già nel 2004, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro aveva inserito la formaldeide tra le sostanze cancerogene per l’uomo. Per limitare l’esposizione domestica alla formaldeide, è bene ricordare attuare alcuni accorgimenti importanti, come l’aerazione della casa durante i lavori di tinteggiatura e la scelta di mobili naturali.

Leggi anche: 8 modi per ridurre l’esposizione alla formaldeide dentro casa

10) Composti organici volatili (VOC)

I composti organici volatili rappresentano un insieme di sostanze potenzialmente tossiche presenti soprattutto nei deodoranti per ambienti. Essi possono accumularsi nell’aria di casa e nel nostro organismo causando allergie, asma e disturbi respiratori. Il ricorso ai deodoranti per ambienti può essere facilmente evitato, arieggiando gli ambienti domestici più di frequente e ricorrendo ad alcune alternative naturali ai comuni deodoranti in vendita.

Bersani al Colle. Alfano: Pd in un vicolo cieco. M5S: se fallisce incarico a noi

Bersani al Colle. Alfano: Pd in un vicolo cieco. M5S: se fallisce incarico a noi

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Bersani continua a trattare, anche se il cammino sembra ancora in salita. È convinto di farcela. Si è aperta con un no alla fiducia ribadito dal Movimento Cinque Stelle la quinta giornata di consultazioni del leader del centrosinistra, che ha ricevuto un pre-incarico dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Bersani si prepara per l’incontro domani al Quirinale per riferire al Capo dello Stato, ma dà tempo ai partiti.

Ci sono ancora 24 ore per trattare. Avere numeri certi e patti politici chiari, come ha chiesto il presidente della Repubblica, è una missione davvero difficile. Bisognerà vedere eventuali accordi della notte. Il pallottoliere del segretario del Pd per ora è sostanzialmente fermo.

 

Gli incontri della mattinata hanno preso il via con il Movimento 5 Stelle, rappresentato dai capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi (assente Beppe Grillo), trasmesso in diretta streaming sul sito della Camera dei deputati. Una consultazione, dunque, in diretta per la prima volta, che ha registrato un record di contatti web. Bersani ha fatto appello al senso di responsabilità del Movimento Cinque Stelle e ha chiesto la possibilità di dar vita a un governo che lavori su un programma per il cambiamento.

Nel corso dell’incontro è giunto il no alla fiducia di Crimi e Lombardi. Poi dal blog di Grillo è partito un attacco diretto a Bersani, Berlusconi e Monti definiti «Padri puttanieri». «Auguri ai salvatori della patria», è la replica di Bersani. Poi Crimi prima dice che «se Napolitano fa un altro nome è un’altra storia», poi da Facebook precisa che se Napolitano non darà l’incarico a Bersani il M5S è pronto all’incarico.

L’Upi, Unione Province d’Italia, ha chiesto che l’abolizione delle province sia fatta in base ai costi e non ai pregiudizi. Per il gruppo Fratelli d’Italia, dopo l’incontro, ha parlato Crosetto: «Non diamo la fiducia, ma siamo disposti a collaborare su temi concreti». Nel pomeriggio gli appuntamenti con il Gruppo Autonomie Senato (Zeller: «Daremo appoggio a Bersani») e con il Gruppo Misto Camera (Pisicchio: «Bersani è fiducioso»). C’è sempre più la convinzione che qualcosa si stia muovendo nei rapporti tra Bersani, Pdl e Lega Nord, fino a rendere possibile il miracolo del giuramento del governo Bersani già in settimana. Anche se Alfano ha detto: il Pd ha chiuso ogni spiraglio, la vicenda è chiusa. Bersani è in un vicolo cieco.

Spostati a domani dalle 10,30, per l’intervento di Monti in aula sulla vicenda marò, gli incontri con l’Unione di Centro, il Gruppo Sel Camera dei Deputati e i Gruppi Pd Camera e Senato. Ecco la cronaca della giornata.