Lavoro e salute all’Ilva di Taranto


LAVORO E SALUTE SONO INSCINDIBILI ANCHE ALL’ILVA DI TARANTO

Agipress – Di fronte alla gravissima situazione di inquinamento ambientale, nota da tempo, denunciata a più riprese e da più parti tanto in sede locale che nazionale, provocata dalla modalità di gestione degli impianti dell’ILVA di Taranto Medicina Democratica ritiene di dover appoggiare la coraggiosa decisione del GIP Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno, come estremo e, ahimè, tardivo rimedio alla situazione di danno grave per la salute della cittadinanza e degli operai stessi impiegati negli impianti.

Tale azione non può onestamente essere presentata come prevaricazione della magistratura ma piuttosto come sbocco obbligato di anni e anni di denunce purtroppo inutili vista la volontà di profitto pervicacemente affermata da parte delle direzioni aziendali anche contro i più elementari diritti, sanciti nella nostra Costituzione, alla salute e alla difesa della vita dei lavoratori e dei cittadini. 

I dati epidemiologici largamente e da tempo noti sono impressionanti, ma senza un’imposizione pubblica, sia delle amministrazioni statali e che di quelle regionali, è ormai accertato che l’azienda non si muoverebbe mai, preferendo esercitare l’usuale ricatto occupazionale, particolarmente efficace in questo periodo storico.

Medicina Democratica, dalla sua fondazione, non ha mai smesso di affermare che LA SALUTE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI INQUINATI È UN BENE COMUNE che va difeso anche contro le esigenze produttive e di profitto che, ancora a norma della nostra Costituzione, non possono affermarsi danneggiando la comunità. Nessun lavoratore deve essere costretto a lavorare in luoghi di lavoro altamente inquinanti, tanto meno sotto ricatto occupazionale. Allo stesso modo nessun cittadino deve essere esposto al rischio noto di malattia a causa dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica.

I reparti inquinati e inquinanti dell’ILVA DEVONO ESSERE BONIFICATI a spese della azienda; di quella stessa azienda che in anni di ignavia ha accumulato profitti sulla pelle e sulla salute dei lavoratori. È arrivata l’ora, in relazione a quanto stabiliscono le direttive comunitarie (chi inquina paga) che la azienda si assuma fino in fondo la sua responsabilità. I nostri soldi, dello stato e della regione, potranno eventualmente servire solo in via del tutto emergenziale, per interventi sui territori circostanti la fabbrica e riservando alle amministrazioni locali il diritto di rivalsa nei confronti di chi ha provocato il disastro ambientale doloso.

Medicina Democratica ritiene che possa e debba essere al contempo salvaguardata l’occupazione e che i lavoratori stessi possano essere utilmente impiegati, IN CONDIZIONI DI SICUREZZA, nelle operazioni di bonifica una volta avvenuto il dissequestro. Non è infatti pensabile che la soluzione stia in aggiustamenti di facciata, come sembra di evincere da alcune affermazioni fatte a caldo dal Ministro Clini.

Non è proponibile cioè che si risolva il problema alzando il livello normativo dei valori limite delle sostanze come in altre occasioni di infausta memoria è stato fatto: si aggiungerebbe al danno la beffa e questo non ce lo aspettiamo nemmeno da un governo “tecnico”.

Medicina Democratica ritiene che le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state fatte, e che hanno motivato largamente l’intervento della Magistratura, sono sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica necessario che deve coinvolgere per primi i lavoratori dello stabilimento e, in seconda istanza, le associazioni locali e nazionali che da anni denunciano l’inquinamento di Taranto.

MEDICINA DEMOCRATICA denuncia con forza come inaccettabile il tentativo di mettere i lavoratori contro i cittadini, sia perché si tratta spesso di lavoratori che vivono nelle stesse zone inquinate sia perché questo atteggiamento intende distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quelle che sono le gravi responsabilità delle direzioni aziendali.
In prospettiva Medicina Democratica ritiene anche che si debba andare a una riconversione ecologica dell’economia, attraverso un progressivo processo di fuoriuscita da tutti i CICLI LAVORATIVI GRAVEMENTE INQUINANTI che costituiscono una fonte di ricchezza per pochi con danno di tutti. 
L’alternativa sta nello sviluppo di altri settori: agricoltura biologica, con valorizzazione delle risorse locali (KM0), impulso a opere pubbliche per la difesa del il territorio (rischio alluvioni, idrogeologico, sismico etc.), difesa dell’industria manifatturiera di qualità, sviluppo di energie alternative a partire dal fotovoltaico.
Medicina Democratica ritiene che tale programma deve essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione, pretendendo l’impegno del Governo in questa direzione, se davvero si intende contrastare gli interessi della speculazione finanziaria che mette a dura prova l’economia reale o invece salvaguardare rendite e patrimoni.

Il sogno italiano a prezzi di saldo

Il sogno italiano a prezzi da saldo: è il momento migliore per comprare una villa in Toscana, dice il Sunday Times

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Argomenti: Regioni | Toscana | Dennis Sullivan | Gilly LoveGemma Bruce | Roger Coombes | Casa Country | Cluttons Italy

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Il sogno italiano a prezzi da saldo: non c’è mai stato momento migliore per comprare una villa in Toscana. Molti proprietari inglesi se ne vanno e mettono la casa in vendita. E il classico casale che piace tanto ai britannici raffinati e a facoltosi costa considerevolmente meno di cinque o sei anni fa. “E’ un buon momento per ritirarsi in Italia“, suggerisce il Sunday Times, prospettando un turnover nel Chiantishire. 

Tranquilli, gli inglesi non si sono disamorati della Toscana. “La regione rimane più desiderabile che mai, e attira sempre più anche americani e russi”, assicura il Sunday Times. Ma allora perché stanno scendendo i prezzi di cascine elegantemente restaurate, con vista e con piscina? 
“E’ la conseguenza inevitabile di un processo che è iniziato negli anni ’70 e ha preso slancio negli anni ’80 e ’90, quando distinti prepensionati inglesi compravamo proprietà immobiliari in rovina da ristrutturare. Adesso – spiega il quotidiano – sentono il peso degli anni e pensano che non possono o non vogliono più occuparsi di una grande casa lontana. Risultato: molte proprietà stanno arrivando sul mercato contemporaneamente”. 

 
 

Il calo di prezzo è talvolta drastico. Mentre i prezzi immobiliari in Italia sono scesi in media del 25%, per le ville in Toscana il mercato è crollato. Il Sunday Times cita il caso del Castello di Montegualandro, un “castello da favola” con vista sul Lago Trasimeno, messo sul mercato nel 2008 a 20 milioni di euro, ribassato a 12 milioni nel 2009, a 10 milioni nel 2010, a 7 milioni l’anno scorso e adesso a 5,3 milioni.
Roger Coombes, della Cluttons Italy, l’agenzia che si occupa della vendita del castello, osserva che ci sono due mercati separati in Toscana: il mercato delle proprietà acquistate dagli italiani, che tendono a essere appartamenti moderni o ville più piccole e più pratiche, e il mercato degli stranieri, spesso britannici. 

Dopo il boom degli anni ’90, ora molti prepensionati inglesi che hanno acquistato 20 anni fa vogliono tornare in patria per svariati motivi: le loro pensioni basate sulla sterlina sono state colpite dal rialzo dell’euro, i loro nipoti vivono in Gran Bretagna, una grande casa richiede più sforzo. 
Quindi, ci sono molte case ristrutturate sul mercato. E nel frattempo la domanda per queste case “idilliache” si è quasi fermata. Prima ci voleva in media un anno per vendere una villa, adesso ci vogliono diversi anni. 

Un buon momento per comprare? Per ora, ci sono più persone che si fanno avanti, ma pochi arrivano all’acquisto. “Preferiscono aspettare e vedere cosa succede con l’euro, sperando di ottenere di meglio tra sei mesi”, dice Coombes. 

Anche Gemma Bruce, di Casa & Country, un’agenzia che copre quasi tutta la Toscana, pensa che il mercato stia per riprendersi. 
Un affare è quello fatto da una coppia di inglesi che per 980mila sterline ha ottenuto a Borghetto Calcinaia una proprietà con il suo business d’affitto per vacanza. Il prezzo spuntato è meno di un terzo di quello chiesto inizialmente dal proprietario inglese. I due, Gilly Love e Dennis Sullivan, avevano già comprato nel 2002 la loro prima casa in Italia, in Umbria, una casa che per il Sunday Times è “l’incarnazione del sogno italiano”. 

Ora vogliono rinnovare Borghetto Calcinaia con servizi da hotel d’alta gamma, con tv satellitare, wi-fi, e magari anche uno chef. Non si fanno eccessive illusioni sul mercato degli affitti, ma intanto nella nuova casa hanno piantato ulivi, mandorli e ciliegi e “vivono il sogno della vacanza toscana tutto l’anno”.

 

Yemen: carabiniere rapito

Yemen: carabiniere rapito in mano a una tribù locale che chiede risarcimenti in cambio del rilascio

Alessandro Spadotto, il carabiniere rapito in Yemen, è in mano ai membri di una tribù locale. Dopo giorni di incertezze, in cui non si sapeva nelle mani di chi fosse finito l’addetto alla sicurezza dell’ambasciata italiana, il ministero degli Interni yemenita ha comunicato che il carabiniere è stato rapito dalla tribù degli Al-Jalal e in particolare da Ali Nasser Hariqdane, ricercato per il suo coinvolgimento in atti di banditismo. Per la sua liberazione il gruppo di ribelli chiede il rilascio di un detenuto e la restituzione di alcune terre nella capitale Sanaa, circostanza rivelata nella serata di lunedì dal ministro dell’Interno yemenita. In particolare, Ali Nasser Hariqdane vorrebbe cosi fare pressioni sulle autorità perché abbandonino le azioni legali nei suoi confronti e chiederebbe il risarcimento da parte dello Stato. In nottata, il ministero degli Interni yemenita aveva già comunicato che il carabiniere rapito si troverebbe nella provincia petrolifera di Maarib, dove sarebbe stato trasportato dopo il rapimento avvenuto a Sanaa.
Diplomazia al lavoro – Le notizie sul sequestro dell’addetto alla sicurezza dell’ambasciata italiana sono arrivate al termine di una giornata di intenso lavoro da parte della Farnesina che ha attivato tutti i canali per seguire da vicino la vicenda. E dopo la lunga conversazione telefonica tra il titolare della Farnesina Giulio Terzi e il ministro degli Esteri yemenita Abu Bakr al Qirbi, che ha confermato la totale disponibilità del governo di Sanaa al massimo impegno e collaborazione, assicurando che polizia e intelligence sono al lavoro.
Apprensione nel paese del carabiniere – La cronaca yemenita si incrocia con quella di Pordenone e precisamente quella di un comune di 15 mila abitanti, San Vito al Tagliamento, dove il carabiniere, in forza al 13/o battaglione di Gorizia, è nato 29 anni fa. Appena si sono diffusi il nome e le generalità del militare, il paese si è stretto intorno alla famiglia Spadotto. “Un ragazzo serio, compito, che ha svolto e svolgeva incarichi di responsabilità”, lo definisce il sindaco di San Vito, Antonio Di Bisceglie, che afferma la vicinanza del Comune “alla famiglia” e ribadisce l’ipotesi di un rapimento compiuto da parte di criminali comuni. “Meglio così”, rispetto a un atto di terrorismo, spiega.
Il padre – La famiglia Spadotto è nota a San Vito, non solo per quel ragazzo spesso all’estero o per sua sorella, che studia all’ Università di Padova, ma anche per il padre, Augusto, ex carabiniere, ora in pensione, responsabile del nucleo di Protezione civile di San Vito. Lui chiede silenzio intorno alla vicenda: “Preferiamo non parlare, vorremmo essere lasciati in pace”, dice. Poi aggiunge: “Se sarà liberato, stapperemo una bottiglia tutti insieme”.
La dedica olimpica – A Roma la procura ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di sequestro con finalità di terrorismo. E anche con Londra, dove è rimbalzata la notizia e dove un altro carabiniere, Luca Tesconi, prima medaglia italiana alle Olimpiadi, ha dedicato la vittoria al collega dell’Arma, “con l’augurio che possa presto riabbracciare i suoi cari”. A fine giornata, mentre l’europarlamentare Debora Serracchiani chiede all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Ue Catherine Ashton, “di affiancare e di sostenere nei modi più efficaci l’azione del Governo italiano”, sottolineando “l’urgenza e la grave preoccupazione” del momento, il ministro Terzi da Belgrado torna sul caso e sulla telefonata di ieri sera. Al Qirbi “mi ha sottolineato quanto si condividano le nostre esigenze di assicurare sopratutto l’incolumità e la tutela della vita della persona sequestrata”. Concludendo: “Mi ha confortato avere tali assicurazioni”.
31 luglio 2012

L’Italia dei furbetti

L’Italia dei furbetti: quasi il 40% degli scontrini è irregolare. Controlli a tappeto da Nord a Sud

Il 38% dei controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali è risultato irregolare: in sostanza più di un soggetto su tre degli oltre 20mila controllati ha evaso il fisco. Sono i dati della Guardia di Finanza relativi ai controlli effettuati nei primi sette mesi del 2012 in diverse città e località di vacanza.
Controlli di massa dall’inizio dell’anno – I risultati sono il frutto di un’azione mirata della Guardia di Finanza, che dall’inizio dell’anno ha avviato una serie di controlli “di massa” in tutta Italia: da Cortina a Capri, da Courmayeur a Milano e Roma, da Napoli a Palermo e alla riviera romagnola. In particolare, i controlli sull’emissione di scontrini e ricevute fiscali hanno interessato 20.634 soggetti: di questi 7.849 – il 38% appunto – sono risultati irregolari. Nel corso delle verifiche, inoltre, sono stati scoperti 1.166 lavoratori in nero, con 24 datori di lavoro completamente inesistenti per il fisco e dunque evasori totali. Per quanto riguarda invece la lotta alla contraffazione e alla pirateria, gli uomini delle Fiamme Gialle dall’inizio dell’anno hanno sequestrato oltre 4 milioni di prodotti falsi, denunciando 264 persone.
Verifiche anche nei distributori dei carburanti – Verificare la qualità del carburante, l’effettivo quantitativo di benzina erogata e la corrispondenza tra il prezzo indicato e quello applicato: è l’obiettivo delle centinaia di finanzieri che dallo scorso week end sono impegnati nei controlli ai distributori di carburante, per evitare sorprese ai cittadini durante l’esodo. Nel fine settimana appena trascorso, la Gdf ha controllato 1.300 distributori, scoprendo 201 irregolarità. I controlli del fine settimana hanno consentito di denunciare 14 gestori delle pompe di benzina e sequestrare 75 tra colonnine e pistole erogatrici e oltre 10mila litri di carburante. Altri 85 gestori sono invece stati multati per violazione della disciplina sui prezzi o per la rimozione dei sigilli che assicurano la corretta taratura degli impianti, mentre in altri 104 casi è stata avviata la procedura per la revisione degli erogatori.
31 luglio 2012

Bossi: Berlusconi è finito

Lega, Bossi: Berlusconi è finito, niente asse col Pdl

TMNews
Roma, 30 lug. (TMNews) – Il ritorno di Berlusconi? “Non ci credo. Silvio politicamente è finito”. Umberto Bossi in una intervista a La Repubblica analizza i temi dell’agenda politica. E parla anche di Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale scomparso la scorsa settimana: “lo conoscevo, era una brava persona. Bisogna stare attenti a buttare la gente nel tritacarne, perché poi qualcuno ci lascia la vita”, dice il senatùr riferendosi alla pubblicazione delle intercettazioni con l’ex ministro Nicola Mancino nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.
Quanto alla pulizia fatta all’interno della Lega dopo lo scandalo del tesoriere Belsito “nel rastrallamento sono state coinvolte anche persone a posto. Questa settimana inizio a fare il mio lavoro, farò rientrare alcuni degli espulsi”. Io, aggiunge “ho voce in capitolo anche quando dicono che non ho voce in capitolo”. E sulla pace fatta con Maroni “non potevamo continuare a dare questa immagine all’esterno. La Lega sembrava una gabbia di matti litigiosi. Non siamo dei chierichetti, è vero, però se te le suoni tra colleghi di partito la gente che cosa pensa? Se litighi non ti votano”. Io, prosegue “non farò scissioni e non dividerò la Lega. L’ho fatta nasscere, e ci morirò”.
Tornerete ad allearvi con il Pdl? “Non so – risponde Bossi – ne stiamo parlando ma è ancora tutto in alto mare. Finché sostengono Monti non se ne fa niente”. Niente ritorno nemeno per l’asse Bossi-Berlusconi. Il senatùr non crede al rientro in politica del cavaliere: “non ho capito nemmeno perché lo ha detto prima di farlo, eventualmente. Che senso ha? Non mi sembra molto strategico. Comunque se torna i voti non li prende più. Politicamente è finito. Gliene hanno tirate troppe: prima la storia delle donne, poi persino le accuse di mafia con Dell’Utri”.
Quanto alla Lombardia e a Formigoni “per ora lo stiamo graziando. Non so però fino a che punto sarà possibile. Formigoni – dice Bossi – dice che tiene fino al 2015…per me si va a votare l’anno prossimo anche in Lombardia”.
 
30 luglio 2012

Quanti giorni di vita restano alla terra

 

Alla Terra restano 16,7 miliardi di anni

 

NGC 4622, una galassia la cui spirale gira al ‘contrario’. Hubble l’ha rivelato nel 2002Da dove veniamo? Dove stiamo andando? La risposta alle domande su cui il genere umano si interroga da millenni potrebbe essere più vicina. O almeno così affermano cinque scienziati cinesi, che hanno pubblicato sulla rivista Science China-Physics, Mechanics & Astronomy un articolo dal titolo apocalittico: Energia oscura e destino dell’Universo.

50 cose da fare prima dell’apocalisse cosmica. Eccole

I ricercatori, afferenti alla China University of Science and Technology all’Institute of Theoretical Physics Chinese Academy of Sciences, alla Northeastern University e alla Peking University, hanno studiato l’energia oscura, che costituisce circa il 70 per cento di tutta quella contenuta nell’Universo. Secondo gli scienziati, infatti, l’evoluzione del Cosmo è strettamente legata alle proprietà dinamiche di questa misteriosa entità.

Sono i misteri dell’Universo che forse non risolveremo mai. Guarda la gallery

Nonostante la comunità scientifica non abbia ancora espresso un parere unanime su cosa sia esattamente questo tipo di energia, esistono delle grandezze in grado di determinare alcune delle sue proprietà. In particolare, è stata sviluppata una sua descrizione fenomenologica in termini del parametro w, il rapporto tra pressione e densità dell’energia oscura: se, in qualche momento nel futuro, questo rapporto scenderà sotto il valore di -1, avverrà quello che gli scienziati hanno poco ottimisticamente definito grande strappo, o apocalisse cosmica: la repulsione gravitazionale dovuta all’energia oscura sarà così forte da disintegrare tutta la materia presente nell’Universo.

Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Ecco la nanoarte

Se siamo in grado di stabilire che ci sarà un giorno del giudizio, dobbiamo poter determinare quando avverrà“, sostengono gli autori dello studio. Servendosi della cosiddetta parametrizzazione Ma-Zhang (un particolare modello matematico sviluppato per studiare l’evoluzione temporale del parametro w), gli scienziati hanno previsto che il grande strappo avverrà fra 16,7 miliardi di anni. In modo graduale, naturalmente: i sistemi tenuti insieme da forze gravitazionali maggiori resisterebbero più a lungo.

Così, con la massima freddezza, gli scienziati cinesi snocciolano i tempi dell’apocalisse: la Via Lattea cesserebbe di esistere 32.9 milioni di anni prima dello strappo; due mesi prima, la Terra sarebbe strappata lontano dal Sole; cinque giorni prima, la Luna dalla Terra. La buona notizia è che saremmo tra gli ultimi a essere disintegrati, appena 16 minuti prima della fine cosmica.

Passaporto obbligatorio anche per i minori

Passaporto obbligatorio anche per i minori


Viaggiare con i minori

In viaggio con i minori: occhio ai documenti

L’incubo di tutte le famiglie in partenza per le vacanze si è concretizzato in queste settimane: arrivare al check-in armati di bagagli e figli al seguito, e scoprire che c’è qualcosa che non va. Il caso dei passaporti per i minori ha creato un vero caos in Italia, a causa della scarsa informazione: dal 26 giugno, infatti, i minori devono avere un proprio documento di identità.

Non basta più, come ai vecchi tempi, che il minore sia riportato sul documento del genitore: senza carta o passaporto non si parte, né dentro i confini europei né tantomeno, ovvio, per l’estero. La direttiva era in vigore da poche settimane, ma quasi nessuno lo sapeva, con le conseguenze immaginabili: vacanze rovinate, code e scenate bibliche negli aeroporti e stazioni, improperi irriproducibili delle famiglie.

Le proteste si sono scatenate su Internet, e le compagnie aree e di viaggio hanno provveduto subito ad aggiornare i loro siti – avrebbero dovuto farlo prima per le prenotazioni successive al 26 giugno – cercando di dare più informazioni possibili alle famiglie ed evitare brutte sorprese ai gate. Nei giorni scorsi si sono messe in piedi persino delle task force nei commissariati e nei grandi comuni per produrre il più velocemente possibile i documenti anagrafici e permettere la vacanza senza costringere le famiglie ad annullarla. Ma questo non può valere nel caso di viaggi intercontinentali: per il passaporto ci vuole come minimo una settimana.

Com’è tradizione della burocrazia italiana, non solo le regole erano rimaste insabbiate, ma non sono neppure particolarmente chiare, così è meglio affidarsi a quelle ufficialmente spiegate dalla Polizia di Stato, che ha emanato la circolare sul suo sito. I concetti sono due: tutti devono avere un documento individuale; i passaporti con i dati dei minori valgono per il solo titolare adulto fino a scadenza naturale, così come i passaporti rilasciati ai minori, anteriormente alla data di entrata in vigore della nuova normativa (25 novembre 2009), con durata decennale.

Oggi il minore può viaggiare solo con un passaporto individuale, con la carta d’identità (in Europa) e, fino a 15 anni, con un certificato contestuale di nascita e cittadinanza vidimato dal questore (cosiddetto lasciapassare). La questura serve anche per la dichiarazione di accompagno, quando un minore, sotto i 14 anni, parte per l’estero accompagnato da un altro adulto o da solo (magari per un viaggio studio).

Attenzione: per richiedere il passaporto per il figlio minore è necessario l’assenso di entrambi i genitori (coniugati, conviventi, separati, divorziati o genitori naturali.) È necessaria la firma di entrambi.

La sorpresina della nuova norma – pensata per armonizzarci con l’Europa, dove da anni, giustamente, si considerano i bambini come viaggiatori individuali, non come oggetti – non è però soltanto un intoppo, è un costo: tra fototessere, marche da bollo e la tassa al ministero (42,50 euro) una famiglia media può dover sborsare anche 400 euro. Per un passaporto al minore circa 80 euro. Il costo della carta d’identità è invece quasi nullo e ormai si può richiedere e ottenere digitalmente in poco tempo, scaricando il modulo, applicando le fototessere e andando poi in Comune, magari con i bagagli già in auto.

Fecondazione assistita, cresce la domanda

Fecondazione assistita, cresce la domanda e l’età materna


Fecondazione assistita

Fecondazione assistita

Presentata al Parlamento la relazione del Ministero della Sanità in merito alla fecondazione assistita: le coppie trattate passano da 63.840 nel 2009 a 69.797 nel 2010 – e tutto fa pensare che attualmente il trend sia ancora più deciso – con 10.988 gravidanze, registrando un 15% di successi in più rispetto ai tentativi.

La fecondazione assistita è diventata quasi una norma anche in Italia, paese che non si distingue per la liberalità legislativa sulla questione, per ragioni storiche, culturali e politiche, e che sottopone le donne che cercano questo trattamento medico alla Legge 40.

La ragione del boom è presto detta: stiamo vivendo un vero e proprio allarme sterilità nelle nuove coppie, che per una complessa serie di ragioni non riescono a avere un figlio. Non deve stupire dunque che nel 2010 vi hanno fatto ricorso 69.797 coppie, che ha portato a 12.506 nuovi nati.

Ma perché gli italiani ricorrono alla fecondazione artificiale? Le ragioni sono molte e diverse, ma incrociate fra loro. Basti pensare che statisticamente i fattori di sterilità sono da attribuire nel 24,8% dei casi al partner maschile, nel 24,3% alla donna, mentre nel 15,1% riguarda entrambi. Molto di rado c’entrano fattori genetici ereditari, mentre in un caso su tre la medicina non è in grado di stabilire la ragione del problema, che però le tecniche artificiali riescono a risolvere.

Tuttavia, non si può non notare un fattore che cresce insieme al grande numero di trattamenti: l’età media di queste mamme, che ha superato i 36 anni, per la precisione 36,3, sopra la media europea che si attestava nel 2007 ai 34,4 anni. Com’è noto, la fertilità femminile, contrariamente a quella maschile, è fortemente limitata dall’età: la capacità di procreare di una donna raggiunge il suo apice attorno ai 25 anni e già dopo i 30 diminuisce, sparendo attorno ai 50 anni. I cambiamenti sociali che hanno portato a procrastinare le gravidanze si stanno scontrando, inutile nasconderlo, con limitazioni biologiche che sono molto più ostinate di qualunque desiderio di emancipazione. Così si è arrivati ai grandi centri specializzati e al numero impressionante di embrioni congelati – circa 16mila – di cui molti medici e bio-etici cominciano a chiedersi cosa farne.

Non a caso su Avvenire, giornale della CEI, la relazione del Ministero è accompagnata da un’intervista a Lucio Romano, ginecologo dell’Università Federico II di Napoli e presidente nazionale di Scienza & Vita, che riflette, comprensibilmente, sulle altre politiche per le donne:

«L’incremento significativo delle donne in età fertile avanzata che ricorrono alla Pma, così come il numero dei cicli effettuati dopo i 40 anni, deve interrogarci sulle politiche sociali e familiari. Ferme restando le cause biologiche riconducibili agli stili di vita, un ritardato inserimento nel mondo del lavoro sposta sempre più in avanti il momento della maternità. D’altra parte bisogna rilevare la scarsità delle iniziative per la prevenzione primaria della sterilità, per quanto indicate dalla stessa legge 40. Il risultato che si evince – ripeto, prevedibile – è una progressiva e costante crescita dell’incidenza della sterilità.»

Sesso e caldo !!!

Sesso e caldo: 5 strategie


Coppia

Una coppia pratica sesso d’estate.

Sesso e caldo non vanno per niente d’accordo. Fare l’amore in estate non è facile, soprattutto se non si dispone dell’aria condizionata. Ma niente paura: ci sono modi fantasiosi per suscitare comunque i brividi sotto le lenzuola, attraverso una pratica dell’erotismo molto creativa e qualche escamotage che avrà un solo effetto collaterale, rendere il sesso ancora più divertente. Ecco quindi qualche consiglio che tutte le donne possono sperimentare.

Intanto, tutto ciò che ha a che fare con le parti intime può vedere l’utilizzo di prodotti per il corpo che contengano menta. Si va dal sapone intimo al lubrificante, che dà sicuramente un sollievo anche più duraturo. Il sesso, fatto in questo modo è una novità assoluta: per vincere il caldo si sfrutta l’erotismo della frizione degli organi sessuali a contatto con una sostanza freschissima e con una base naturale. Lo stesso vale per le creme tonificanti dopodoccia, che idratano e rinfrescano la pelle, ma anche per i diffusissimi lucidalabbra o burrocacao alla menta, che possono contribuire a dare al proprio partner un freschissimo bacio.

Se non si ha a portata di mano simili prodotti, e si viene prese da un raptus di passione con il proprio partner, c’è qualcosa in ogni casa che può fare al caso proprio, il ghiaccio. Con il ghiaccio, che è presente in qualunque freezer, si possono fare dei divertenti giochini erotici, divertendosi a passarsi vicendevolmente i cubetti di ghiaccio sul corpo e sul viso, prima del sesso vero e proprio. Così insieme alla freschezza verrebbe anche il divertimento e tante risate, il che tra le lenzuola non guasta mai, soprattutto quando, si perdoni il gioco di parole, si ha la necessità di rompere il ghiaccio.

Infine, dopo le grandi manovre, si può offrire al proprio compagno di letto un buon cocktail ghiacciato. Naturalmente, deve trattarsi di qualcosa con poco alcol o addirittura senza, perché altrimenti sarebbe molto difficile trovare un po’ di refrigerio dal caldo. Consigliato un mojito quindi, ed ecco che la menta torna all’interno del menage. Anche qualcosa a base di vodka potrebbe essere l’ideale, purché, appunto, non ci sia troppo alcol da far venire le caldane. E poi un cocktail a base di frutta è magari il modo giusto per riprendere ad amarsi nonostante il caldo.

Mobbing sul lavoro: come difendersi?

Mobbing sul lavoro: come difendersi?


Mobbing sul lavoro

Mobbing sul lavoro

Il lavoro è un componente fisso nella vita di ogni persona. Arriva un punto in cui bisogna rendersi autonomi e trovarsi un impiego o un percorso professionale che permetta di avere un determinato sostento. Però può capitare che il lavoro diventi un’agonia e ciò succede spesso a causa del mobbing.

Il termine mobbing sta a indicare un comportamento antisociale spesso di massa. Ciò vuol dire che generalmente un gruppo di persone si riunisce per attaccarne solo una, ma definire tale un insieme di azioni condotte ai danni di un lavoratore (che devono comunque essere continuative e perdurare per almeno sei mesi) non è tuttavia semplice. Le ripercussioni sulla vittima sono tante e di vario tipo, mentre l’influenza maggiore si ha sulla psiche. Essere vittime di tale atto di bullismo potrebbe anche portare l’impiegato ad abbandonare il proprio impiego.

Il mobbing si divide in varie categorie: si parla di mobbing orizzontale, ad esempio, quando esso è messo in atto dai colleghi di lavoro. Il mobbing gerarchico viene invece messo in atto dai superiori. Questo tipo di bullismo consiste nell’affidare al sottoposto incarichi umilianti che non sono nelle sue competenze. In più, per svolgere tali mansioni, gli vengono affidati anche strumenti poco funzionali. La possibilità di continui richiami è alta e il tutto solo per rendere un inferno la vita dell’impiegato. Si parla anche di mobbing strategico, che ha come scopo finale le dimissioni spontanee del lavoratore, e di mobbing emozionale, che si verifica ad esempio quando il superiore vuole in tutti modi dimostrare di essere migliore del suo sottoposto.

Quali sono i fattori che potrebbero generare il mobbing? Prima di tutto un ambiente lavorativo senza regole ben precise, nel quale i dipendenti possono mettere in atto comportamenti scorretti senza conseguenze. Anche la dominanza di un genere sessuale può dare origine a frequenti episodi di mobbing, soprattutto ai danni delle donne. Un ulteriore fattore di rischio è dato da una non adeguata gestione degli spazi e separazione dei compiti.

Come evitare il mobbing? Innanzitutto è dovere dei superiori quello di controllare i propri sottoposti. Nel caso della persistenza di conflitti tra due o più lavoratori è necessario che il capo intervenga a mediare e a fare da giudice imparziale. Reagire non è tuttavia facile, tuttavia il soggetto vessato dovrebbe cercare di tenere lontani eventuali sensi di colpa del tutto inappropriati, e pensare che il lavoro ha un solo e unico scopo: il guadagno al fine del sostentamento di se stessi e della famiglia. Quindi, anche se sul posto di lavoro non si riescono a intrecciare relazioni interpersonali è meglio non disperarsi ma concentrarsi solo sul proprio impegno. Nel caso in cui l’autostima e la salute mentale siano fortemente intaccati allora è meglio ricorrere a un aiuto psicologico.