“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

La Società italiana di Pediatria ha svolto un’indagine su oltre duemila studenti della terza classe nella scuola secondaria. In crescita il gambling in rete, anche se vietato ai minori. Usano molto anche Facebook, Ask e Instagram. “Hanno però un tremendo bisogno di comunicare con qualche adulto – spiega Maurizio Tucci, curatore del report – ma non hanno referenti”

“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

Più informazioni su: .

Giocano sempre più d’azzardo online, passano la notte a chattare e sono perennemente in gara per un “like”. Ecco l’identikit dei tredicenni italiani. A tracciare la fotografia della nuova generazione digitale è la Società italiana di Pediatria che ha presentato i dati di un’indagine svolta su un campione rappresentativo di 2.107 studenti della terza classe della scuola secondaria. Numeri che confrontati con il passato rivelano un vero boom dei nuovi social network e dell’utilizzo della rete: nel2008 solo il 42% del campione utilizzava Internet tutti i giorni contro l’attuale 81%. Ma che fanno i nostri ragazzi davanti allo schermo?

Uno dei fenomeni più pericolosi è il cosiddetto “Gambling” ovvero il gioco d’azzardo online, fenomeno in crescita tra i giovani. Il 13% degli intervistati l’ha praticato, anche se vietato aiminori. La sempre maggior offerta di siti, ormai legali, in cui si gioca utilizzando soldi “veri” è una tentazione molto forte che inizia a sedurre anche i giovanissimi. Un mondo, quello dei teenager, che a rigor di legge non potrebbe accedere a questi siti fino al compimento della maggiore età. Almeno sulla carta, perché nella realtà il 45% del campione che ha giocato sostiene di aver vinto, mentre il 36% non ricorda l’esito economico dell’esperienza. E sempre tra i “giocatori” il 32% è orientato a rimettersi davanti al pc, il 45% dichiara di non voler rifare l’esperienza e il 18% è incerto.

Pubblicità

“Siamo di fronte ad un nuovo fenomeno – spiega Maurizio Tucci, curatore dell’indagine –. E’ il primo anno che monitoriamo questo dato perché ci siamo accorti che molti ragazzi passavano il loro tempo a giocare d’azzardo in Rete. In quest’ultimo biennio vi è stato un vero e proprio aumento dei giocatori tredicenni. I meccanismi di accesso al gioco online, vanno dall’offrire gratuitamente fiches di ‘benvenuto’ a sistemi di pagamento tali per cui non è difficile anche per un minorenne accedere, magari grazie ad un amico maggiorenne che ha la possibilità di mettere a disposizione i propri documenti per registrarsi”. Dati che vanno di pari passo con il resto dell’Europa: “Non abbiamo a disposizione numeri per fare dei confronti – spiega Tucci, precisando che su questa fascia d’età sono pochi a puntare gli occhi – ma posso dire con certezza che l’Italia non ha la maglia nera”.

Internet per un tredicenne significa social network. E su questo tema vi è un’importante novità: non è ancora tempo di dire addio a Facebook ma sempre più ragazzi usano WhatsApp(81,1), Ask (33,2%) e Instagram (42%). Pochi ancora quelli che cinguettano su Twitter (23%). A usare il social inventato da Mark Zuckerberg resta comunque il 75% dei giovanissimi del campione. “Facebook resta una vetrina rassicurante per i genitori. Su Ask i ragazzi si esprimono con un linguaggio scurrile dietro l’anonimato che garantisce questo social mentre su Facebookpostano le foto del loro compleanno e del loro cagnolino. Ciò che mi stupisce è che questi adolescenti hanno un tremendo bisogno di comunicare con qualche adulto ma non hanno referenti: con l’associazione, ci siamo iscritti ufficialmente ad Ask e riceviamo centinaia di richieste di informazioni sulla sessualità, sul ciclo mestruale”.

Ragazzi che possiamo definire, secondo la ricerca presentata, baby nottambuli. Rispetto alla precedente indagine cresce l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne. Il 56,6% chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi in una fascia oraria che interferisce con il sonno, con conseguenze non trascurabili sulla salute. Se nel 2012 era il 2,6% a pensare ad Internet appena sveglio ora è il 12,5%. La connessione sul telefonino è complice di questo incremento. E la Società Italiana di Pediatria mette in guardia genitori e insegnanti: chi frequenta più di tre social ha una vita più a rischio. “I più assidui frequentatori diFacebook o WhatsApp o Ask, risultano più fragili e insicuri”.

Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia

Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia SONDAGGIO

matteo renzi in tribuna al franchi

01 ottobre alle 19:00

Chi deve pagare gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi? I club, secondo il Premier Matteo Renzi, che su Twitter, facendo riferimento ai contenuti del decreto stadi in votazione alla Camera, scrive: “Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini“.

LA SERIE A E’ CONTRARIA – Di diverso parere il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, che aRadio 24 spiega: “Il provvedimento così come è ci preoccupa molto, per la sua realtà e per il precedente che rischia di costituire. Le società di calcio sono contribuenti significativi come tutti gli altri e penso che non sia facile stabilire cosa è ordinario e cosa straordinario, perché dipende dai modelli organizzativi. Poi questa cosa è dedicata al calcio o agli eventi sportivi come è scritto nel testo dell’emendamento. Penso che ci siano tante cose su cui è necessario fare chiarezza. Spiace trovarsi questa sorpresa senza un minimo confronto e credo che questo sia un rammarico legittimo”.

Il costo degli straordinari, ogni anno, è di 25 milioni di euro, come ricorda l’agenzia Agi: “Sono il fatturato di molte società di calcio e bisognerebbe avere chiaro il quadro e molte di queste società hanno bilanci in tensione – commenta ancora Beretta -. Con questa operazione rischiamo di scaricare oneri su realtà anche importanti che poi sono chiamate a competere all’estero, a fare una serie di attività. Ricordo che tutta la sicurezza all’interno degli stadi, che sono pubblici, è pagata dalle società direttamente con gli steward. Credo che si stia cercando di addossare un peso su alcune realtà che già ne sopportano una parte significativa. Se andiamo a guardare numeri e cose sarà più facile capire di che grandezza stiamo parlando, poi abbiamo massimo rispetto del legislatore”.

PARLA TAVECCHIO – Sul sito della Figc, un comunicato riassume il pensiero del presidente Carlo Tavecchio sulla vicenda. IL COMUNICATO – La FIGC condivide le parole e le preoccupazioni del presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta  riguardo l’emendamento al decreto stadi approvato dalle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, con il quale si intende introdurre un contributo dei club (in percentuale sugli incassi da botteghino) per il pagamento dei costi della sicurezza in occasione degli eventi sportivi. Come già affermato dal presidente Carlo Tavecchio in occasione dell’audizione in commissione lo scorso 16 settembre, il mondo del calcio è consapevole delle ragioni e delle esigenze delle Forze dell’Ordine, con le quali da tempo si sta lavorando in maniera congiunta e proficua, ma chiede un confronto urgente affinché si sgombri il campo da inutili demagogie. “Occorre fare chiarezza su competenze e risorse disponibili – afferma Tavecchio – quindi analizzare con attenzione il contributo già fornito all’Erario direttamente dalle Società ed indirettamente anche attraverso i giochi e le scommesse sportive, al fine di verificare l’intera filiera dei ricavi collegati al gioco del calcio, rispetto alle risorse di cui beneficia. Sono convinto che attraverso una discussione preventiva e approfondita, di concerto con il CONI, si potranno trovare soluzioni condivise”. La Federcalcio rappresenta l’interlocutore imprescindibile per l’approfondimento di tematiche così importanti e si è già attivata nelle sedi competenti perché si avvii sull’argomento un dialogo proficuo.

INTERVIENE ANCHE MALAGO’ – Giovanni Malagò, presidente del Coni, commenta, come si legge su Gazzetta.it: “Il presidente della Lega Serie A Beretta è preoccupato? Lo capisco, ha ragione. Come tutte le questioni giuste o sbagliate che siano, se sono fatte in corso d’opera, se tu hai un tuo bilancio e dalla mattina alla sera ti dicono che hai una spesa supplementare che, per altro ancora non ho capito come si quantifica, è chiaro che non va bene. Servirebbe un’analisi generale per “ridisegnare un vero rapporto con tutto il sistema calcio” valutando “quelli che sono i benefici e gli introiti che ha il pubblico rispetto ai costi che ha”.

Appalti G8, la Gdf confisca beni per 13 milioni a Balducci

Appalti G8, la Gdf confisca beni per 13 milioni a Balducci

Beni per un valore di 13 milioni,dell’ex Provveditore alle Opere Pubbliche di Roma e presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Angelo Balducci, e di componenti della sua famiglia, sono stati confiscati dalla GdF di Roma. Balducci,con altri funzionari pubblici e imprenditori, è stato al centro di indagini delle Procure di Roma, Firenze e Perugia sulla cosiddetta “cricca degli appalti”. La confisca riguarda beni immobili,tra cui un casale a Montepulciano,quote societarie e conti bancari.
Cricca degli appalti era esteso fenomeno di malaffare – Secondo gli investigatori la cosiddetta ‘cricca degli appalti’ era ”un esteso e organizzato fenomeno di malaffare – si legge in una nota della GdF- definito da alcuni dei soggetti intercettati come “sistema gelatinoso” che, dal 1999, a fronte dell’uso sistematico della corruzione e di articolati illeciti tributari diretti a camuffare l’erogazione di tangenti, ha consentito la metodica assegnazione ad un numero chiuso di imprese favorite, in primis quelle di Diego Anemone, di rilevantissimi appalti pubblici, tra cui anche quelli relativi ai cosiddetti “Grandi Eventi” (Mondiali di Nuoto 2009, Vertice G8 all’Isola de La Maddalena, Celebrazioni del 150mo Anniversario dell’Unità d’Italia)”. Da questo ramificato ‘sistema corruttivo’ Balducci secondo gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle di Roma, avrebbe tratto notevoli benefici accumulando un ingente patrimonio personale che, già sottoposto alla misura di prevenzione patrimoniale del sequestro nel giugno dello scorso anno, viene oggi definitivamente confiscato.
Quattro mesi fa il sequesto del Salaria Village – La confisca dei beni di Angelo Balducci avviene a quattro mesi di distanza dal maxi-sequestro del centro sportivo “Salaria sport Village” a Roma, centro sportivo del valore di circa 200 milioni di euro, operato dalla Guardia di Finanza di Roma nei confronti dell’imprenditore Diego Anemone. ”Tale struttura rappresenta – come rivelato dalle articolate investigazioni economico-finanziarie delle Fiamme Gialle – il frutto del reinvestimento di ingenti proventi giunti nelle casse delle imprese di Anemone a seguito dell’aggiudicazione pilotata degli appalti pubblici gestiti da Angelo Balducci ed attualmente è diretta da un’Amministrazione Giudiziaria che ne garantisce la continuità aziendale”. Il tribunale di Roma ha inoltre applicato a Balducci la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per tre anni, con obbligo di soggiorno nel Comune di Roma per lo stesso periodo, ”così riconoscendone la pericolosità sociale -sottolinea la GdF in una nota – quale soggetto dedito a traffici delittuosi e che vive abitualmente con i proventi di attività illecite”.

I Comuni sono pronti, scatta la Tasi. Da ottobre s’inizia a pagare

I Comuni sono pronti, scatta la Tasi. Da ottobre s’inizia a pagare

Deliberata la gran parte delle aliquote. Ecco come e quanto si versa

di MATTEO PALO

Roma, 19 settembre 2014 – Il mosaico della Tasi è, ormai, a un passo dal completamento. A mezzanotte di ieri, infatti, il ministero del Tesoro ha decretato lo stop alla pubblicazione, da parte dei sindaci, delle delibere che contengono le aliquote della nuova tassa sui servizi indivisibili, come l’illuminazione pubblica e la manutenzione delle strade. Gli enti locali hanno dovuto rispettare due termini: l’invio entro lo scorso 10 settembre e la pubblicazione ieri. Hanno risposto alla chiamata 5.220 amministrazioni, secondo i dati provvisori, che si sommano a quelle arrivate al traguardo già a maggio: in totale siamo a oltre 7mila. Tra queste, adesso, compaiono tutte le più importanti città italiane. A questo punto, ne mancano all’appello circa 650.

Partiamo dal funzionamento concreto dalla tassa. Il nuovo tributo ha un’aliquota che varia da un minimo dell’un per mille fino a un massimo del 3,3 per mille. Il limite, però, può essere raggiunto soltanto a condizione che una quota pari allo 0,8 per mille venga collegata alle detrazioni a favore delle categorie meno abbienti. Il modo in cui si sono comportate le amministrazioni viene sintetizzato da Guido Castelli, sindaco di Ascoli e responsabile finanza locale per l’Anci: «Secondo le nostre prime verifiche, i Comuni italiani si stanno orientando sul 2,5-2,6 per mille, che poi sono le aliquote che consentono di ripristinare le entrate venute meno con la cancellazione dell’Imu». Per le seconde case e per gli immobili di lusso, la Tasi si sommerà alla vecchia imposta municipale sugli immobili. E proprio questo fa temere che, alla fine, gli italiani verseranno molto più che con la vecchia Imu: secondo il servizio politiche territoriali della Uil, una famiglia su due pagherà più di due anni fa.

Il quadro delle delibere è piuttosto complesso. Il primo termine per fissare la propria aliquota era stabilito al 23 maggio scorso: allora si erano mossi 2.178 Comuni, fissando la data per l’acconto al 16 giugno. In questo secondo round se ne sono aggiunti all’elenco altri 5.220. Tra questi ci sono quasi tutti i capoluoghi di provincia, con la sola eccezione di Crotone: tra i più importanti vanno citati Roma, Bari, Catania, Verona, Padova, Palermo, Siena, Perugia, Trieste, Pescara, L’Aquila, Campobasso, Reggio Calabria, Firenze e Milano. In queste città il prossimo 16 ottobre i cittadini dovranno versare un acconto pari al 50% della Tasi complessiva per il 2014. Saranno chiamati al prelievo non solo i proprietari, ma anche gli inquilini, che pagheranno una quota variabile tra il 10 e il 30%, a seconda dei casi. Restano fuori, a questo punto, circa 650 amministrazioni. In queste città la tassa andrà pagata d’ufficio con l’aliquota base dell’uno per mille entro il prossimo 16 dicembre.

Rischio Alzheimer, con uso prolungato di ansiolitici aumenta del 51%

Rischio Alzheimer, con uso prolungato di ansiolitici aumenta del 51%

I farmaci usati contro l’ansia e in molti casi di insonnia (le benzodiazepine) se prese per tre mesi o più potrebbero aumentare il rischio di ammalarsi di Alzheimer. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulBritish Medical Journal e diretto da Sophie Billioti de Gage dell’Unità di Farmacoepidemiologia dell’Inserm presso l’Università di Bordeaux. “Abbiamo trovato che il rischio aumenta del 43-51% in persone (over-65enni) che hanno iniziato un trattamento con benzodiazepine in passato (più di 5 anni prima della diagnosi). Il rischio – ha spiegato – compare per individui che hanno usato i farmaci per almeno tre mesi e aumenta con l’aumento della durata del trattamento”.
Serve un sistema di sorveglianza appropriato – I medici prescrittori e i pazienti necessitano di un sistema di sorveglianza appropriato per gli effetti avversi cognitivi, afferma in un’editoriale sempre sul BMJ Kristine Yaffe della University of California a San Francisco che ricorda: “nel 2012 la Società Americana di Geriatria ha aggiornato la sua lista di farmaci inappropriati per gli anziani includendo proprio le benzodiazepine, precisamente per i loro effetti avversi nella sfera delle funzioni cognitive”.
Benzodiazepine, rischi elevati già dopo pochi mesi di uso – Gli esperti hanno usato dati del databaseQuebec health insurance program (RAMQ), ed hanno confrontato quasi 1800 casi di Alzheimer con un gruppo di controllo di oltre 7100 individui senza demenza, ma simili per altre caratteristiche (età, sesso etc). Gli esperti hanno considerato le prescrizioni di benzodiazepine – i farmaci ansiolitici più usati anche per l’insonnia – e la durata del trattamento ed hanno trovato una forte associazione tra rischio di ammalarsi di Alzheimer e l’aver usato in passato questo tipo di terapia. Il rischio sale del 51% per trattamenti di tre mesi o più lunghi. Un aumento del rischio di demenza tra coloro che usano benzodiazepine era stato già identificato in precedenti studi, ma restava da chiarire se la natura di questa associazione fosse diretta, cioè se vi fosse un meccanismo di causa-effetto tra uso dei farmaci e aumento del rischio di Alzheimer.
La relazione trovata è di tipo “dose-effetto” – “Nel nostro studio – spiega la ricercatrice – consideriamo solo coloro che avevano usato benzodiazepine oltre 5 anni prima della diagnosi di Alzheimer, scartando quindi coloro che avevano preso questi farmaci a ridosso della diagnosi; inoltre la relazione trovata è di tipo ‘dose-effetto”, quindi esprime una relazione diretta tra dosaggio dei farmaci e aumento del rischio; questi sono entrambi argomenti estremamente a favore dell’ipotesi di causa-effetto tra uso di benzodiazepine e rischio demenza.
Linee guida internazionali raccomandano terapie brevi – “Ad ogni modo, conclude, servono ulteriori studi per arrivare a provare in via definitiva che le benzodiazepine causino l’aumento di rischio. Inoltre si noti che le linee guida internazionali raccomandano terapie brevi (per più di 4 settimane per l’insonnia e non più di 12 per l’ansia), quindi il rischio da noi evidenziato si riferisce a un uso dei farmaci al di fuori delle raccomandazioni”.

“La violenza domestica uccide più delle guerre”

“La violenza domestica uccide più delle guerre”

La violenza domestica, soprattutto contro donne e bambini, uccide più delle guerre: è la sorprendente conclusione del primo studio che tenta di calcolare il prezzo anche monetario di un fenomeno che, secondo i suoi autori, costa all’economia mondiale oltre 8.000 miliardi di dollari all’anno. Il dossier, commissionato dalCopenaghen Consensus, il think tank del sociologo danese Bjorn Londborg, sollecita le Nazioni Unite a prestare attenzione agli abusi domestici che di fatto rischiano di essere trascurati a livello internazionale a fronte dei conflitti armati, dalla Siria all’Iraq, all’Ucraina.
Le case come un campo di battaglia – “Per ogni morto civile su un campo di battaglia, nove persone sono uccise in dispute interpersonali”, hanno calcolato Anke Hoeffler della Università di Oxford e James Fearon di Stanford University, gli autori del rapporto. Il nuovo studio si ispira a ricerche americane che hanno stimato, includendo mancati guadagni e spese per la giustizia, in 9,1 milioni di dollari il costo medio di un omicidio. Dalle risse domestiche ai conflitti armati, secondo Hoeffler e Fearon, la violenza costa al mondo 9.500 miliardi di dollari l’anno, per lo più in output economico mancato, e l’equivalente dell’11,2 per cento del Pil.
Violenza e abusi rubano non meno del’1,9% del Pil – Questi costi tuttavia, secondo Hoeffler e Fearon, non derivano più di tanto dalle guerre civili – 170 miliardi annui – che impallidiscono davanti ai 650 miliardi degli omicidi e soprattutto alle migliaia di miliardi della violenza domestica. Basandosi su costi stimati, lo studio valuta che gli abusi non letali sull’infanzia rubano l’1,9 per cento del Pil nei paesi ricchi e fino al 19 per cento nelle nazioni povere dell’Africa sub Sahariana dove le punizioni corporali più severe sono comuni.
Violenza in casa è spesso trascurata – Secondo Lomborg la violenza in casa è spesso trascurata nello stesso modo con cui gli incidenti d’auto, che uccidono di più, attirano meno attenzione dei disastri aerei. “Non vogliamo solo dire che abbiamo un grosso problema”, ha spiegato: “Vogliamo invitare a trovare soluzioni intelligenti”. L’idea rientra nello sforzo del Copenaghen Consensus di aiutare l’Onu a individuare target per il 2030 che raccolgano il testimone dagli obiettivi del Millennio in scadenza nel 2015 e che includono attualmente la riduzione della povertà e il miglioramento delle scorte di acqua. I nuovi obiettivi, è il suggerimento, potrebbero includere la fine delle percosse gravi come forma accettata di disciplina per minori e la riduzione della violenza domestica contro le donne.

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano

Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)



Precedente1 di 9Successiva
Share this Gallery

Con il 100% di presenze alla Camera dall’inizio della legislatura, nel febbraio 2013, Cinzia Maria Fontana (nella foto), Giuseppe Guerini e Tito Iannuzzi, guidano la classifica degli stacanovisti del Parlamento, secondo il monitoraggio che quotidianamente fa Openpolis.

 

 

Ebola, caso sospetto nelle Marche. Ricoverata donna

Ebola, caso sospetto nelle Marche. Ricoverata donna

Si tratta di una 40enne, straniera e regolarmente residente in Italia, tornata da una settimana dalla Nigeria

C’è un sospetto caso Ebola nelle Marche. Lo ha confermato l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani. Si tratterebbe di una 42enne di origini nigeriane, regolarmente residente in Italia, a Civitanova Marche, che era stata di recente nel suo Paese. La Regione sta acquisendo tutte le informazioni e attiverà le procedure del caso. I sintomi sono simili a quelli della febbre emorragica, ma la diagnosi non è stata ancora confermata. La donna è ricoverata nell’ospedale di Civitanova Marche (Macerata). Guarda il servizio

Attivato il protocollo di allerta
«Anche se fosse confermato che si tratta di Ebola, è altamente improbabile che il virus si diffonda in Italia, grazie alle nostre condizioni igieniche sanitarie» ha detto Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), a margine dell’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera. Il Ministero della Salute, in una nota, ha reso noto che la donna è «in apparenti buone condizioni di salute» e che «sono state attivate tutte le procedure previste dalle circolari emanate da questo Ministero, in linea con le indicazioni internazionali e recepite a livello regionale, tra le quali l’invio di campioni biologici all’INMI Spallanzani di Roma per le prescritte analisi di laboratorio». La donna era stata visitata al pronto soccorso dell’Ospedale di Civitanova Marche. Tornata 6 giorni fa dalla Nigeria manifestava febbre superiore a 38° C, dolori muscolari, nausea e vomito. La donna è stata poi trasferita nella Divisione di Malattie Infettive emergenti e degli immunodepressi dell’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, identificata come punto unico di ricovero regionale in casi di questo genere. Non ci sono rischi di contagio

Il sindaco di Civitanova: «No allarmismi»
Il primo cittadino di Civitanova, Tommaso Claudio Corvatta, ha rivolto un appello affinché non ci sia nessun allarmismo. «Stiamo parlando di una persona di nazionalità nigeriana da diversi anni residente a Civitanova, che si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale con sintomi abbastanza comuni, quali febbre e disturbi gastrointestinali. È al momento prematuro parlare di Ebola». E aggiunge: «In questo momento, non c’è motivo di allarmismo e mi preme rassicurare la cittadinanza, in particolare chi abita in zone attigue al domicilio della donna. Non vi è rischio di trasmissione per contatti casuali, quali possono essere quelli con i vicini di casa. Qualora i sospetti venissero confermati sarà immediatamente eseguita la profilassi sui familiari della donna». Liberia: reportage al centro dell’epidemia

Branchini: ‘Meno mercato, ridurre rose e stranieri, stop ai bidoni.

Branchini: ‘Meno mercato, ridurre rose e stranieri, stop ai bidoni. Falcao, Juve, Balotelli e gli altri: vi dico tutto’

Giovanni Branchini

08 settembre alle 07:10

Poi dicono che i procuratori siano l’anima nera del calcio. Spesso, a sostenerlo sono quelli che stanno asserragliati dentro il Palazzo, incollati con il bostik alle loro poltrone, figli di camarille e di inciuci, incapaci di partorire riforme rapide ed efficaci. Eppure, ogni tanto basterebbe ascoltare anche questi padroni del pallone per capire quanto c’è da fare e, soprattutto, che cosa c’è da fare.

Giovanni Branchini, ad esempio, ha le idee chiare anche se, quando gli domandi come stia il calcio italiano nell’Anno Domini 2014, replica lapidario: “Sopravvive”.

In trent’anni, è diventato uno degli agenti più autorevoli e importanti. Non ama apparire. Quando uno dei suoi assistiì firma il contratto, Branchini fa sempre un passo indietro e non c’è mai nelle foto ufficiali. Non ama i riflettori, non gli interessa apparire. Preferisce agire. E la differenza, con la massa dei colleghi, si vede.  L’elenco dei giocatori che si sono affidati a lui o che lui ha concorso in modo determinante a trasformare in protagonisti del mercato, la dice lunga. Sebbene non si possano citare tutti, sennò faremmo notte. Forse possono bastare Rui Costa, Nakata, Careca, Romario, Ronaldo, Papin, Donadoni, Zebina, Frey, Seedorf, Schillaci, Boban, Cristiano Ronaldo, Marchisio,  Cristiano Lucarelli, Toni, Montolivo, Dzemaili, Ogbonna, Poli, Biabiany, Kroos, De Sciglio. E Falcao. Già, Falcao.

Signor Branchini, nella vicenda Falcao risulta che lei abbia recitato un ruolo importante. E’ vero che il colombiano poteva andare alla Juve?
Assolutamente sì. La società bianconera ha capito che, nonostante i costi proibitivi dell’ingaggio, 12 milioni di euro netti a stagione, ad un certo punto esisteva una chance e se l’è giocata. Ma le richieste del Monaco sono successivamente diventate insostenibili, a cominciare dai 12 milioni di euro per il prestito secco. Il penultimo giorno di mercato si è fatto avanti il City, costretto però a fermarsi dal fair play finanziario. A quel punto, a ribaltare tutto in extemis è stato lo United, che ha preso sia Falcao sia Di Maria sotto il peso del pessimo avvio di stagione. Penso che Van Gaal si sia dovuto adeguare ai voleri del club: né il colombiano né l’argentino sono due giocatori che solitamente stiano in cima alla lista  dei preferiti dall’olandese.

Signor Branchini, è vero che sono i procuratori il male assoluto del calcio? Che pur di incassare una percentuale in più, alcuni membri della categoria sarebbero disposti a tutto?
In questo Paese, quando le cose non vanno c’è sempre bisogno di trovare il cattivo, il colpevole, il capro espiatorio. Per quanto riguarda i procuratori, non è così. Spesso sono usati come parafulmine per coprire errori marchiani di valutazione, acquisti sballati, giocatori sbagliati. Li si accusa di ogni malefatta, poi si scopre che negli scandali da Calcipoli a Scommessopoli, non c’è stato un agente coinvolto. Al contrario di troppi tesserati.

Signor Branchini, dopo il disastro azzurro in Brasile, le ributtanti frasi razziste di Tavecchio sotto inchiesta Uefa, il mercato dei prestiti, l’esterofilia acuta che nella prima giornata di campionato ha mandato in campo il 53% di stranieri, si ha l’impressione che, toccato il fondo, il calcio italiano abbia cominciato a scavare. Se ne avesse il potere, che cosa farebbe ora per sabotare il lavoro delle talpe?
Il primo problema del calcio italiano è la mancanza di progettualità. Prenda il Bayern, per esempio: negli ultimi 21 anni, per 20 volte ha chiuso il bilancio in attivo e la sua gestione è stata così oculata da consentirgli di diventare campione di Germania, campione d’Europa, campione del mondo. E vorrei citare anche gli altri club tedeschi, a cominciare dal Borussia Dortmund. Basterebbe copiare. La verità è che il 30 per cento delle partite  sono inutili. Che il mercato è troppo lungo e bisognerebbe tagliarlo, sia d’estate sia d’inverno. Che le squadre iscritte ai campionati sono troppe e devono essere ridotte. Che la Fifa e l’Uefa sono diventate prima di tutto organizzatrici di grandi eventi, moltiplicando il numero delle gare a dismisura. Vogliamo parlare dell’Europa League e della sua formula, dispendiosissima per i club che vi partecipano? Vogliamo parlare, con tutto il rispetto sia chiaro, di Andorra, Gibilterra, San Marino, delle Far Oer che tecnicamente sono di caratura inferiore, eppure vanno sistematicamente incontro a bastonate altrimenti evitabili? Ma Andorra, Gibilterra, San Marino e le Far Oer contano quanto Germania, Argentina e Italia in sede di elezione presidenziale e che non c’è nessuno, in Italia come all’estero, che si batta per cambiare questo stato di cose. Da torta che era, il calcio è diventato un pasticcino. In pochi se ne sono accorti”.

Tavecchio è fra questi?
Trent’anni fa, l’opposizione a Tavecchio dell’opinione pubblica e di buona parte dei mezzi d’informazione avrebbe sortito un effetto. Oggi no. Il calcio è lo specchio del Paese Italia. Primum sopravvivere.

Signor Branchini, lei che se n’intende, che cosa pensa del mercato della Roma?
Ne penso un gran bene. La Roma ha fatto il salto di qualità. Dal 26 maggio 2013, quando ha perso la finale di Coppa Italia con la Lazio, ad oggi, la società è cresciuta moltissimo; Garcia ha dato un gioco e un’anima alla squadra; la dirigenza ha legittimato le proprie ambizioni con una campagna di rafforzamento oculata. La Roma è una candidata al titolo, anche se la Juve parte favorita perchè, a mio avviso, non si è affatto indebolita.

E il Napoli fatto fuori dall’Athletic Bilbao nel preliminare di Champions? Sul mercato non poteva svegliarsi prima?

Il Napoli è una società oculata: conta otto utili consecutivi di bilancio e non deflette dalla linea che si è imposto. Una linea di rigore e di attenzione ai conti. Costi quello che costi.

Signor Branchini, lei conosce bene anche la realtà milanista. Due anni fa, Galliani ha raso al suolo l’intero organico perchè il monte ingaggi lordo aveva raggiunto i 180 milioni di euro all’anno. Inzaghi, Torres, Bonaventura, Van Ginkel, Diego Lopez, Alex e Menez sono le mosse giuste per ritornare in Europa?

Il mercato è una componente importante per costruire o ricostruire una squadra vincente. Ma non è la sola e nemmeno la più importante. Io leggo segnali positivi nelle mosse del Milan. Conta la qualità dei giocatori, ma anche dell’organizzazione societaria. Torres è una scelta azzardata: se il Milan vince la scommessa, quest’anno si diverte.

Thohir, invece, non ha fatto scommesse. Ha fatto la rivoluzione, rivoltando l’Inter come un calzino. La convince la strategia dell’Inter?

Thohir ha una fortuna: si chiama Piero Ausilio. Ha fatto il mercato con 1 milione di euro. Thohir ha comprato l’Inter e poi, come Inter, ha ottenuto un prestito per finanziare l’Inter e sul quale l’Inter pagherà gli interessi. Thohir ha confermato un bravo allenatore e ha una buona squadra.

Signor Branchini, nel nostro calcio ci sono troppi stranieri o il problema sono le società che preferiscono spendere all’estero piuttosto che valorizzare i giovani italiani?
In Turchia è stato raggiunto un gentlemen agreement: 5 stranieri in campo, 8 tesserabili. In Italia questo accordo è impensabile: troppi egoismi, troppi protagonismi. Invece, basterebbe una settimana di mercato invernale e un mese estivo, magari assicurando due jolly fuori tempo massimo. Uno per motivi fisici (l’infortunio dell’ultim’ora), un altro di carattere tecnico. Stop. E parlo contro il mio interesse di procuratore.

Quali sono i giocatori ai quali si sente più legato?
Ho lavorato con tali e tanti galantuomini che farei loro torto se non li citassi tutti. Però, da Donadoni ad Abertini, da De Sciglio a Poli a Rui Costa a Boban a Ogbonna un denominatore comune c’è: la serietà, l’educazione, il rispetto, la professionalità.

Ultima domanda, signor Branchini. Se lei fosse il procuratore di Balotelli, che consiglio gli darebbe?
Balotelli appartiene alla schiera di quei ragazzi che non hanno ancora capito come, un consiglio, nella vita possa aiutare. Io non ho titolo per dare consigli a Balotelli il quale, giustamente, se gliene dessi uno potrebbe dirmi: ma tu chi sei? A Balotelli auguro solo il meglio.

Marijuana di Stato

Marijuana di Stato? Via libera dei ministri di Difesa e Salute alla produzione a scopo terapeutico

Il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin. Lo stabilimento fiorentino produrrà i farmaci derivati dalla cannabis ora importati dall`estero a costi elevati

Roma, 5 settembre 2014 – Lo Stato produrrà marijuana a uso terapeutico. A produrla sarà l`Esercito e verrà coltivata dallo stabilimento chimico militare di Firenze, scrive La Stampa, spiegando che il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, dopo varie polemiche e rallentamenti, e la notizia verrà ufficializzata entro settembre.

Oggi lo stabilimento fiorentino, nato con l`obiettivo di produrre medicamenti per il mondo militare, ha esteso la sua attività anche al settore civile. E ora produrrà i farmaci derivati dalla cannabis attualmente importati dall`estero a costi elevati. Tra i ministeri della Difesa e della Salute era stato istituito un tavolo di lavoro, dove la questione è stata esaminata anche con l`istituto farmaceutico militare. Adesso sono in via di stesura i protocolli attuativi. A questo punto, non è escluso che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi saranno già disponibili nelle farmacie italiane.