Ambiente: il decalogo verde per salvare il pianeta

Ambiente: il decalogo verde per salvare il pianeta

Dal consumo d’acqua allo spreco di cibo, dal riscaldamento domestico ai trasporti: ecco i consigli che ognuno di noi dovrebbe seguire

Friday for future, la Manifestazione per il clima a Roma (Lapresse)
Friday for future, la Manifestazione per il clima a Roma (Lapresse)

Roma, 28 settembre 2019 – Oceani pieni di plastica, tonnellate e tonnellate di rifiuti, inquinamento a livelli massimi. Che fare per salvare il pianeta? La sfida parte da noi. Nella vita di tutti i giorni, infatti, già possiamo fare tante piccole grandi cose per salvare il pianeta, evitando comportamenti sbagliati. Basta poco, come ad esempio chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, utilizzare il meno possibile l’auto, fare la spesa a Km0, sostituire la caldaia con una a condensazione.

Bonus di 1.500 euro a chi rottama l’auto

1 – ACQUA

200 LITRI – L’acqua sprecata da ogni italiano al giorno: 32 litri per lavarsi i denti
a – Non fate scorrere inutilmente l’acqua del rubinetto
b – Preferite la doccia al bagno (il consumo d’acqua è un terzo)
c – Utilizzate lavatrice e lavastoviglie sempre a pieno carico

2 – SPESA

200 CHILI – Lo spreco di cibo procapite nel Nord Europa e nel Nord America
a – Fate la spesa km0: si riducono del 60% gli sprechi alimentari
b – Acquistate cibi con scadenza corta per consumarli più in fretta
c – Evitate il consumo di carni rosse da allevamenti intensivi

3 – RIFIUTI

30 MILIONI – Le tonnellate di rifiuti urbani prodotti ogni anno in Italia
a – Fate sempre la raccolta differenziata
b – Evitate il più possibile gli imballaggi di plastica
c – Utilizzate gli scarti organici per fertilizzare prati e orti

4 – CASA

1.200 EURO – La spesa media annuale in bolletteper una famiglia italiana
a – Mettete i doppi vetri alle finestre
b – Propendete per pompe di calore geotermiche
c – Rivestite con un ‘cappotto’ isolante la vostra abitazione

5 – RISCALDAMENTO

1.500 DECESSI – Le vittime dell’inquinamento per milione di abitanti in Italia
a – Non aumentate la temperatura a casa o in ufficio oltre i 18-20 gradi
b – Utilizzate un timer per accendere il riscaldamento solo quando serve
c – Scegliete caldaie a condensazione di ultima generazione

6 – TRASPORTI

30 PER CENTO – Le emissioni totali di CO2 in Europa che riguardano il settore dei trasporti
a – Usate meno l’auto e prediligete car sharing o mezzi pubblici
b – Acquistate auto ibride o elettriche
c – Scegliete di usare il treno piuttosto che l’aereo

7 – RICICLO

2 TONNELLATE – I rifiuti prodotti da una famiglia di 4 persone ogni anno in Italia
a – Prima di fare nuovi acquisti, cercate di riparare gli oggetti rotti
b – I vestiti di seconda mano sono ecologici e aiutano a risparmiare
c – Evitate sempre l’usa e getta

8 – PLASTICA

310 MILIONI – Le tonnellate di plastica prodotte nel mondo secondo il Wwf
a – Non usate sacchetti di plastica, preferite borse di tela
b – Acquistate prodotti sfusi ed evitate quelli con imballaggi
c – Non usate piatti, posate, bottiglie di plastica

9 – ENERGIA ELETTRICA

2700 KILOVATTORA – Il consumo annuo medio di energia elettrica per una famiglia di 4 persone
a – Non lasciate gli elettrodomestici in stand-by
b – Acquistate elettrodomestici di classe A
c – Spegnete sempre la luce nelle stanze vuote

10 – ENERGIA ALTERNATIVA

80 PER CENTO – L’energia che deriva da carbone, petrolio e altri combustibili fossili
a – Installate pannelli solari
b – Preferite l’illuminazione a led e a risparmio energetico
c – Installate mini generatori eolici

Finale 100 metri ai Mondiali di atletica. Vince Coleman, Tortu è settimo

Finale 100 metri ai Mondiali di atletica. Vince Coleman, Tortu è settimo

Sorpresa ai Mondiali di atletica: un azzurro supera le semifinali dopo 32 anni

Finale 100, vince Coleman. Tortu è settimo (Ansa)
Finale 100, vince Coleman. Tortu è settimo (Ansa)

Doha, 28 settembre 2019 – Filippo Tortu da impazzire nei 100 metri piani. Ai Mondiali di atletica 2019 a Doha, in Qatar, l’azzurro nella finalissima vinta da Christian Coleman è settimo, con il tempo di 10″07 (suo stagionale). Per il 21enne di Milano, di origini sarde, già essere giunto a giocarsela con i primi 8 al mondo è stato un vero successo: erano 32 anni, da Pierfrancesco Pavoni nel 1987, che un azzurro non raggiungeva la finale dei 100 metri piani.

L’americano Coleman con 9″76 conquista un oro annunciato. Argento all’altro americano Justin Gatlin (9″89), e bronzo al canadese Andre De Grasse (9″90). Seguono il sudafricano Simbine (9.93), il giamaicano Blake (9.97), il britannico Hughes (10.03). Ottavo il canadese Brown (10.08).

Per Tortu un risultato importante dopo una prestazione sottotono in batteria (un deludente 10″20), riscattata con il terzo tempo nella sua frazione, con un 10″11, che gli valeva il prezioso accesso alla finale. Obiettivo centrato per un soffio, tanto è vero che sono serviti diversi minuti per stabilire chi, al fotofinish, fosse arrivato davanti tra Filippo, il giamaicano Tracey e l’americano Rodgers. Italiano in finale per un millesimo di secondo.

Mondiali atletica 2019, i risultati di oggi

Filippo Tortu

“Ero indeciso se correre il più forte che potevo o se andare piano per godermela…”. Scherza, Filippo Tortu commentando il suo settimo posto in finale dei 100. “E’ stata un’emozione unica, spero possa ricapitarmi più volte. Ho corso sciolto e ho fatto una buona parte finale. Ero partito 17esimo nelle liste di quest’anno, ieri non è stata la mia migliore gara e oggi ho fatto la finale, ottenendo pure lo stagionale. Sono arrivato in forma nel momento clou della stagione, forse senza l’infortunio sarei potuto andare più forte però sono contento di aver rappresentato l’Italia in mezzo a tutti questi americani. Ho cercato di dare il massimo, non è stata una stagione facile ma si è conclusa nel migliore dei modi: oggi ho capito che era questo il momento, il giorno e il minuto che contavano”.

JACOBS FUORI – Non si è ripetuto, invece, l’altro azzurro qualificato alle semifinali, ovvero Lamont Marcell Jacobs. L’italiano – autore di un impressionante 10.07 in batteria – ha chiuso in 10″20, settimo nella sua frazione. Ci sarà occasione per rifarsi in staffetta, dove i nostri possono ambire a un risultato importante.

Giorgio Squinzi morto, addio all’ex presidente di Confindustria

Giorgio Squinzi morto, addio all’ex presidente di Confindustria

Proprietario del Sassuolo Calcio e leader del colosso Mapei, aveva 76 anni. Da venerdì 4 ottobre la camera ardente a Milano, lunedì 7 i funerali

Giorgio Squinzi
Giorgio Squinzi

Modena, 2 ottobre 2019 – E’ morto oggi a Milano Giorgio Squinzi (FOTO), ex presidente Confindustria, proprietario del Sassuolo Calcio dal 2002 e leader della Mapei, azienda chimica fondata dal padre Rodolfo nel 1937 e diventata leader mondiale nella produzione di adesivi, sigillanti e prodotti chimici per l’edilizia. Aveva 76 anni ed era malato da tempo. Era ricoverato all’ospedale San Raffaele. I funerali si svolgeranno lunedì 7 ottobre alle 14.45 presso il Duomo di Milano. La camera ardente, invece, sarà allestita presso la Casa Funeraria San Siro (in via Corelli 120 a Milano) a partire dalle 8 di venerdì 4 ottobre.

E’ diventato presidente di Confidustria nel 2012. Un incarico che ha mantenuto fino al 2016 col lo stile che lo contraddistingueva. “Io sono nato imprenditore, in una famiglia di imprenditori – ha detto nel suo ultimo messaggio come capo degli industriali -, ed ho cercato anche in questi anni di comportarmi come imprenditore per il bene di tutto il nostro sistema associativo”.

Ha portato il Sassuolo calcio dalla serie C2 fino alla serie A e alle competizioni europee. Imprenditore di seconda generazione era nato nel 1943 a Cisano Bergamasco, in provincia di Bergamo. Lascia la moglie Adriana Spazzoli e i figli Marco e Veronica, da tempo già impegnati nella Mapei.

Leggi anche I ricordi: “Era un fuoriclasse illuminato” – Una vita per l’impresa – Con lui il Sassuolo è arrivato in Europa – Mapei, una casa per 10mila persone

La carriera

Laureatosi nel 1969 in chimica industriale all’Università Statale di Milano, nel 2002 Squinzi, aveva ricevuto la laurea ad honorem in ingegneria chimica dal Politecnico di Milano. Prima di diventare Presidente di Confindustria, era stato anche vicepresidente degli industriali con delega alla ricerca e all’innovazione, presidente di Federchimica e vicepresidente di Assolombarda.

La scalata sportiva

Appassionato di ciclismo (il il padre era stato un professionista di questo sport), la sua azienda ha sponsorizzato per dieci anni la squadra professionistica Mapei-Quick Step. Giorgio Squinzi era diventato noto anche agli appassionati di calcio per la cavalcata del suo Sassuolo, acquistato nei bassifondi della serie C2 e portato a far stabilmente parte della serie A, dove sta disputando il settimo campionato di fila. Competente appassionato sia di calcio dopo essersi progressivamente disimpegnato dal mondo delle due ruote, Squinzi, tifosissimo del Milan, ha acquistato la squadra che giocava nella città dove ha sede il cuore produttivo della sua azienda, Sassuolo appunto, e in pochi anni ha cominciato una cavalcata che lo ha portato a sedersi nel salotto buono del calcio
italiano.

Lo stadio Mapei

La proprietà di Squinzi non si è distinta soltanto per una dimensione di investimenti importante per una squadra provinciale, ma anche per una gestione sportiva e imprenditoriale molto oculata. Dalle maglie neroverdi sono passati, in questi anni, tecnici e giocatori che si sono poi affermati in contesti maggiori, ma il Sassuolo è anche una delle poche squadre del campionato ad avere uno stadio di proprietà, quello di Reggio Emilia, sul modello delle squadre inglesi, già attuato dalla Juventus.

Lutto cittadino

Il Comune di Sassuolo proclamerà una giornata di lutto cittadino in concomitanza con il funerale di Giorgio Squinzi. Lo ha annunciato lo stesso Comune. “Sassuolo perde un amico, un sostenitore, un grande uomo prima ancora che un grande imprenditore”.

Il cordoglio

“L’ho saputo da pochi minuti, sono scosso e devo riordinare le idee. Non riesco a parlare”. Carlo Rossi, presidente del Sassuolo piange la scomparsa del patron Giorgio Squinzi.

“Ci lascia un uomo straordinario che le strade del calcio mi hanno fatto incontrare e che, come un papà, mi ha accolto nella sua magnifica famiglia neroverde. Le ho voluto un gran bene, dottor Squinzi, e le sarò per sempre riconoscente. Ad Adriana e ai figli le mie condoglianze”. Lo ha scritto su
twitter Eusebio Di Francesco, attuale allenatore della Sampdoria con un passato alla guida del Sassuolo.

“Mi sei stato vicino in uno dei momenti più bui della mia vita, per questo ti sarò per sempre grato. Per me sei stato come un padre e ti sarò per sempre riconoscente, resterai sempre nel mio cuore. Grazie Presidente Squinzi”. Queste la parole che il difensore della Lazio e della Nazionale Francesco Acerbi, ed ex giocatore del Sassuolo, ha pubblicato su Twitter. Acerbi aveva affrontato e sconfitto il cancro mentre era nel Sassuolo e il club lo aveva sostenuto.

“Rest in heaven president! Grazie per tutto”. Così sul proprio profilo twitter, l’attaccante gigliato ed ex giocatore del Sassuolo, Kevin Prince Boateng, ha espresso il proprio cordoglio per la scomparsa del patron del club neroverde Giorgio Squinzi.

“Ricordo Giorgio Squinzi, la sua serietà – ha detto l’ex premier Paolo Gentiloni -. Un imprenditore che ha guardato al mondo forte delle radici nella propria terra”.

“Onore a un grande uomo, un grande imprenditore, un grande sportivo, un grande Italiano. # Squinzi”. Così il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, in un post pubblicato sul suo profilo Twitter.

“Con la scomparsa di Giorgio Squinzi, Milano e l’Italia perdono un riferimento importante. La mia vicinanza alla famiglia di questo imprenditore capace e coraggioso. Alla Scala sentiremo la sua mancanza”. Lo ha scritto su Twitter il sindaco di Milano, Beppe Sala. Appassionato di musica, era entrato nel 2016 nel consiglio di amministrazione proprio della Scala, dove si presentava puntualmente alle riunioni, nonostante le difficoltà di deambulazione. Almeno fino a quella di due giorni fa dove non ha potuto essere presente.

“Giorgio Squinzi non c’è più. L’Italia e l’Europa perdono un grande imprenditore, un visionario che ha esportato nel mondo il nostro saper fare. Ho condiviso con lui tante battaglie per difendere l’industria. Ciao Giorgio,ci mancherai! Riposa in pace fra le braccia del Signore”. Lo ha scritto su twitter Antonio Tajani, presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento Europeo, vicepresidente di Forza Italia e del Partito Popolare Europeo

Apple e Osservatorio: patto contro le fake news

Apple e Osservatorio: patto contro le fake news

Ceccherini: avanti col pensiero critico. E Cook sprona i giovani: non ci sono solo i social

di ILARIA ULIVELLI

Tim Cook e Andrea Ceccherini a Firenze (Ansa)
Tim Cook e Andrea Ceccherini a Firenze (Ansa)

Firenze, 4 ottobre 2019 – Un patto per elevare il pensiero critico e ridurre i danni causati dalle fake news. “Noi amanti della democrazia crediamo che il pensiero critico sia il cuore della difesa della libertà”. È con queste parole che l’erede di Steve Jobs, alla guida del colosso Apple, Tim Cook, annuncia la partnership tra l’azienda di Cupertino e l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori. L’organizzazione è stata fondata nel 2000 da Andrea Ceccherini che, con il progetto ‘Il Quotidiano in Classe’ – dedicato all’alfabetizzazione mediatica – rivolto agli studenti delle scuole medie superiori, si è posto, sin dai primi passi, l’obiettivo di formare le coscienze dei giovani per farne cittadini liberi e consapevoli.
“La gente faceva fatica a distinguere la verità dalle bugie – spiega Tim Cook alla platea straripante di ragazzi al teatro Odeon di Firenze –. Noi abbiamo sempre pensato che fosse importante sviluppare il pensiero critico: ci siamo guardati intorno cercando chi si stesse impegnando nella formazione dei giovani e abbiamo visto che l’Osservatorio stava facendo un ottimo lavoro, per questo motivo ci è parso un onore creare questa partnership ed estendere il progetto a più persone”.

Un evento, quello di ieri, che apre i festeggiamenti per il ventesimo anniversario dell’Osservatorio. Con un progetto internazionale che coinvolgerà tutti i media e che si svilupperà in quattro punti fondamentali che Ceccherini illustra “in questa tappa fondamentale del nostro viaggio”. “Apple e Osservatorio si alleano nella sfida di elevare il pensiero critico e ridurre i danni derivati dalle fake news“, mette al primo punto Ceccherini. Secondo: “Apple e Osservatorio varano il grande progetto di alfabetizzazione mediatica e tecnologica: è fondamentale capire la tecnologia per comprendere come certe notizie possono scansarvi o raggiungervi – dice il presidente dell’Osservatorio rivolgendosi direttamente ai ragazzi –. E farlo con la società leader al mondo per tecnologia è garanzia di successo”. Al terzo punto il coinvolgimento dei media di tutto il mondo a garanzia del successo del progetto: “Tutti possono partecipare per costruirlo insieme a noi”. Poi il tocco finale, la messa in opera: il progetto sarà organizzato nei dettagli e testato negli States, poi in Italia “per renderlo ancora migliore e lanciarlo a livello internazionale”.

“Questo – per Ceccherini – è il sogno che diventa una storia vera”. Per questo, per coinvolgere nell’entusiasmo anche i ragazzi, cita Einstein e il suo celebre “la mente è come un paracadute, serve solo se si apre”. Si scalda la platea di giovani davanti a mister Apple e si slancia in uno scroscio di applausi quando parla dell’azienda di Cupertino che sostiene i diritti umani, che si impegna nella protezione degli immigrati, ma soprattutto per “l’accesso equo all’istruzione che ha portato l’uguaglianza”.

“Se non tutti otterranno gli stessi risultati almeno avranno avuto pari opportunità“, dice citando le sue umili origini, figlio di un’impiegata e di un portuale che solamente a 37 anni, quando è stato assunto alla Apple, ha capito che aveva sbagliato il suo approccio alla vita. Fino a quel momento, sostiene di essersi sempre sbagliato a porsi l’interrogativo: qual è il mio scopo? “La domanda da farsi è: ‘come servi l’umanità?’. Da quel momento tutta la mia vita è cambiata, certo, avrei voluto arrivarci prima”. Li ammonisce i giovani, quasi li sfida. In un botta e risposta che lo aveva appassionato sin dal primo momento in cui è arrivò qui due anni fa, ancora ospite di Ceccherini e del suo progetto che si è portato nel cuore per farlo maturare in questa partnership.

Qualche pillola di saggezza: “Non diventate troll“, dice Cook ai ragazzi. “Se guardate più uno smartphone di una persona negli occhi state sbagliando”, “se passate tutto il vostro tempo sui social media non migliorate: noi con i nostri strumenti non vi abbiamo incoraggiato a perdere tempo”. “La tecnologia non è né buona né cattiva, tutto dipende dalla buona fede del creatore della tecnologia e dal modo in cui la utilizziamo”. E sono ancora applausi. E selfie.

Trieste, sparatoria in Questura. Morti due poliziotti

 

Trieste, sparatoria in Questura. Morti due poliziotti

Sospettato di rapina sottrae la pistola a un agente e apre il fuoco. Fermato insieme al fratello. Altri tre poliziotti colpiti. Mattarella: “Barbara uccisione”. Conte: “Tragedia che ferisce lo Stato”

Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi. Nel tondo una pistola (Ansa)
Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, i due agenti uccisi. Nel tondo una pistola (Ansa)

Trieste, 4 ottobre 2019 – Sparatoria nella Questura di Trieste. E’ successo nel pomeriggio, intorno alle 17, quando un uomo, sospettato per una rapina avvenuta questa mattina, ha aperto il fuoco colpendo a morte due poliziotti, Pierluigi Rotta, 34 anni di Pozzuoli (Napoli), e Matteo Demenego, 31 anni di Velletri. Altri tre agenti sono rimasti feriti in modo non grave.

Secondo una prima ricostruzione i due fratelli, originari della Repubblica Dominicana, erano stati portati in questura per accertamenti dopo la rapina di uno scooter. A un certo punto uno dei due ha chiesto di andare in bagno: una volta uscito, ha subito aggredito un poliziotto, riuscendo a sfilargli la pistola con cui immediatamente dopo ha esploso dei proiettili. Rotta e Demenego sono stati colpiti a bruciapelo: le pallottole hanno lesionato gli organi vitali e a nulla sono servite le disperate manovre di rianimazione. Feriti altri tre agenti che nel frattempo rispondevano al fuoco.

A sparare è stato il più giovane dei due fratelli, Alejandro Augusto Stephan Meran, 29 anni, rimasto anche lui ferito. E’ stato raggiunto da un colpo mentre si dava alla fuga col fratello, Carlysle Stephan Meran, 32 anni. Entrambi sono in stato di fermo. Ancora da chiarire il movente: stando all’informazione fornita da una fonte, il 29enne soffrirebbe di un disturbo psichico. In mattinata aveva rubato il motorino a una signora, facendola cadere. Si era però pentito e aveva chiamato il fratello per chiedergli consiglio. Era stato quest’ultimo ad avvertire la polizia.

La tv locale Tele4 ha diffuso un video che riprende il killer a terra mentre urla: “Vieni a prendermi … non voglio l’ambulanza … sto morendo...”.

Chi sono i due poliziotti uccisi

“Due ragazzi speciali, avevano appena 30 anni”. Un agente della Questura si commuove parlando dei due colleghi uccisi. Pierluigi Rotta era agente scelto e aveva 34 anni, originario di Pozzuoli in provincia di Napoli. Proprio nel capoluogo campano il padre aveva lavorato come poliziotto prima di andare in pensione. Rotta aveva svolto l’incarico anche a Napoli prima di essere trasferito a Trieste. Matteo Demenego, originario di Velletri (Roma), aveva 31 anni ed era agente semplice, era diventato poliziotto con il 186/o corso allievi agenti ed era stato assegnato a Trieste il 24 settembre 2013. Aveva compiuto gli anni pochi giorni fa, venerdì 27 settembre, era appassionato di balli latinoamericani che praticava regolarmente.

Sottratte due pistole, il fratello si è nascosto

Alejandro Augusto Stephan Meran, il domenicano che ha sparato, ha sottratto le pistole ad entrambi i poliziotti che poi ha ucciso, e non solo al primo agente che lo aveva accompagnato in bagno. Lo si apprende da fonti qualificate della Polizia che stanno ricostruendo a fatica la dinamica visto che non ci sono né testimoni, né riprese delle telecamere del primo conflitto a fuoco. Certo è che Meran, che non aveva precedenti e non era segnalato come soggetto pericoloso come il fratello, chiede di poter andare in bagno e ad un certo punto riesce a sottrarre la pistola all’agente che lo accompagna. Dopo aver sparato al primo poliziotto, Meran corre verso l’uscita e spra al secondo agente. L’uomo spara ancora e quando il poliziotto cade in terra gli prende la pistola, strappandogli la fondina. All’uscita ha un terzo conflitto a fuoco, con l’agente al corpo di guardia, che lo ferisce. Meran riesce comunque ad uscire dall’edificio e qui viene bloccato dagli uomini della squadra mobile. Il fratello Carlysle Stephan Meran invece non ha partecipato all’aggressione e, anzi, per paura si sarebbe rifugiato nei sotterranei appena si è cominciato a sparare.

Trieste, lutto cittadino

Il sindaco, Roberto Di Piazza, ha dichiarato il lutto cittadino. “I poliziotti devono rendersi conto che siamo in guerra – ha detto in tv a Tele4 -. C’è questa gentaglia in giro e dobbiamo aumentare le risorse a disposizione”.

Quanto accaduto a Trieste è “drammatico e vergognoso – commenta il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga -. La rabbia è tanta”. Alle famiglie delle vittime va la vicinanza di Elisabetta Casellati: “Chi colpisce un uomo delle Forze dell’ordine, colpisce lo Stato”, ha detto la presidente del Senato palesando il suo “sdegno”. Cordoglio è stato espresso dal presidente della Camera Roberto Fico, dal ministro Luigi Di Maio e dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che manifesta “tristezza per la barbara uccisione” dei due agenti e  “riconoscenza per il quotidiano impegno degli operatori della Polizia al servizio dei cittadini”. “E’ una tragedia che ferisce lo Stato”, ha commentato il premier Giuseppe Conte.

In città sono arrivati il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il capo della polizia Franco Gabrielli. 

Clan Spada, la sentenza: “Tre ergastoli, è associazione mafiosa”

Clan Spada, la sentenza: “Tre ergastoli, è associazione mafiosa”

Ostia, in tutto 17 condanni e 7 assolti. Carcere a vita per i tre boss (tra cui quello che aggredì il giornalista Rai Piervincenzi). La sindaca Raggi  e Morra in aula

Roma, 24 settembre 2019 – Maxiprocesso al clan Spada: diciassette condannati – tra cui tre ergastoli – e sette assolti. Condanne per complessivi 147 anni di carcere e riconoscimento dell’associazione mafiosa. È in pillole quanto deciso dai giudici della Corte d’Assise di Roma. In particolare è stato comminato il carcere a vita ai boss Carmine Spada, detto Romoletto, Roberto Spada –  già condannato per la vicenda della testata al giornalista della Rai Daniele Piervincenzi – e Ottavio Spada, detto Marco.

La sentenza arriva dopo oltre nove ore di camera di consiglio, nel processo che vede imputati 24 persone tutte affiliate al clan. Diversi i reati contestati agli imputati, oltre all’associazione a delinquere di stampo mafioso, che vanno dall’omicidio, all’estorsione, all’usura, alla detenzione e porto di armi e al traffico di stupefacenti.

In aula c’erano anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, e il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, che sui social commenta: “La sentenza contro il clan # Spada conferma che le mafie a #Roma hanno operato per anni compiendo crimini gravissimi. Un grazie alle forze dell’ordine e alla Sindaca @virginiaraggi che dimostra ogni giorno un coraggio unico nel combattere le mafie in prima linea. #ATestaAlta”. Da parte sua la sindaca sottolinea: “Questa sentenza riconosce che sul litorale di Roma c’è la mafia. Si può parlare di mafia a Roma. Ringrazio magistratura e forze dell’ordine e soprattutto quei cittadini che denunciano la criminalità. Io sono qui per stare accanto a quei cittadini. Restituire fiducia ai cittadini onesti che per troppo tempo hanno avuto paura”.

Interviene anche il governatore del Lazio e leader Pd Nicola Zingaretti, che twitta: “Sentenza Spada, vince lo Stato, perde la mafia. Vincono i cittadini! Ostia”.

In una nota i parlamentari romani del MoVimento 5 Stelle scrivono tra l’altro: “Il procedimento farà il suo corso, ma già oggi i giudici hanno posto la prima pietra in vista di una decisione che potrebbe sancire una condanna definitiva molto significativa.  Legalità non è una formula vuota, ma una precisa scelta. Il MoVimento ha deciso sin dai suoi inizi da che parte stare: quella della legge. Lo dimostra anche la presenza del presidente Morra e della sindaca Raggi oggi in aula a Rebibbia. A Roma i cittadini onesti riguadagnano spazio vitale”.

Per l’associazione Libera “ancora una volta si certifica la natura mafiosa dei clan che si sono spartiti i traffici illeciti e che per anni hanno condizionatola vita economica e democratica del litorale romano, arrivando sin dentro il cuore della città. La sentenza conferma le solide ragioni che, nelle aule di giustizia e sul territorio, ispirano da anni l’impegno dell’associazione Libera che si è sempre battuta, con la massima determinazione, per respingere ogni strumentale minimizzazione delle presenze mafiose nelle realtà del centro-nord. La sentenza non ci deve far dimenticare che le mafie hanno una forte capacità di rigenerarsi, per questo è importante non abbassare la guardia. Oltre ai magistrati, il lavoro più importante di attenzione devono farlo tutti i giorni le istituzioni, la politica, le associazioni e cittadini”.