Una scintilla “accese” la vita sulla Terra

Una scintilla “accese” la vita sulla Terra: la scoperta a 60 anni dall’esperimento di Miller

Una “scintilla elettrica” ha dato il via a tutte le reazioni chimiche che hanno portato allo sviluppo delle molecole base della vita. Lo ha dimostrato una ricerca nata dalla collaborazione fra Italia e Francia e pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas). Antonino Marco Saitta, dell’università Sorbona di Parigi, e Franz Saija, dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) a Messina, hanno riprodotto l’esperimento di Stanley Miller, che oltre 60 anni fa ricostruì in laboratorio l’origine delle molecole alla base della vita.
Scariche elettriche innescarono formazione degli amminoacidi – La nuova simulazione dimostra per la prima volta che sono state delle scariche elettriche ad innescare la formazione dei “mattoni” della vita, gli amminoacidi. L’analisi su scala atomica fatta adesso con l’aiuto di modelli computerizzati ha indicato infatti che le reazioni chimiche alla base della vita, finora mai chiarite nei dettagli, sono state innescate da scariche elettriche.
Molecole della vita si formano in ambienti molto semplici – Nel loro esperimento, Miller e Urey dimostrarono che prendendo le sostanze volatili più semplici, come metano, ammoniaca, acqua, idrogeno, e producendo una scarica elettrica, si recuperano amminoacidi, quindi che le molecole della vita si formano da sole in ambienti molto semplici. Nel ripetere quell’esperimento, Saitta e Saija hanno applicato dei campi elettrici sopra i 0,35 volt per Angstrom a queste miscele di molecole semplici, che hanno formato velocemente e spontaneamente delle molecole di acido formico e di formammide.
Ricercatori hanno ottenuto anche un protoaminoacido – Con scariche elettriche di 0,5 volt si è arrivati alla formazione di un protoaminoacido. ”I ricercatori italiani e francesi hanno fornito una base teorica e il dettaglio delle reazioni di chimica quantistica all’esperimento di Miller”, commenta Ernesto Di Mauro, docente di Genetica molecolare dell’università Sapienza di Roma. Due i dati interessanti della ricerca, secondo Di Mauro.
Nella reazione si è formata dalla formalmide – ”Nella reazione – spiega – si è formata dalla formalmide, il prodotto base per la sintesi degli aminoacidi, dei precursori del dna e degli acidi metabolici”. E poi l’uso di scariche elettriche come sorgente di energia, ”che ci riporta al vento solare – conclude – fatto non solo di luce, ma di elettroni e protoni, e perciò di elettricità. L’aver identificato la via biosintetica che porta da sostanze semplici ai precursori della vita, genetica e metabolica, indirizza la chimica di base per applicazioni biotecnologiche, come sostanze antivirali e gli ormoni”.

Ucraina, nuove sanzioni Ue-Usa. Russia: “Risposta sarà adeguata”

Ucraina, nuove sanzioni Ue-Usa. Russia: “Risposta sarà adeguata”

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Il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy spiegherà la decisione mirata a mantenere la pressione su Mosca nonostante il cessate il fuoco in est Ucraina. Obama: “I settori colpiti quelli finanziario, dell’energia e della difesa”

Bruxelles, 11 settembre 2014 – Gli Stati membri dell’Unione europea si sono accordati perché le sanzioni economiche rafforzate contro la Russia, decise lunedì, entrino in vigore domani. Il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, ha spiegato in una nota che per il momento la Ue intende mantenere la pressione su Mosca, già a fine mese ma gli ambasciatori dei 28 potrebbero suggerire la revoca delle restrizioni se la messa in atto del piano di pace andrà avanti secondo i piani. “Oggi ci uniamo all’Unione europea” nell’inasprire le sanzioni contro la Russia “in risposta alle azioni illegali in Ucraina”, ha detto il presidente americano, Barack Obama.

”L’ho detto dall’inizio della crisi che volevamo trattare una soluzione politica in grado di rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’ Ucraina. Con il G7, i partner europei e gli altri alleati, abbiamo detto chiaramente che eravamo pronti a imporre costi maggiori sulla Russia. Attuiamo queste nuove misure alla luce delle azioni della Russia per destabilizzare ulteriormente l’Ucraina nell’ultimo mese” ha messo in evidenza Obama, precisando che vengono ”monitorati da vicino gli sviluppi dall’annuncio del cessate il fuoco e dell’accordo di Minsk, ma non abbiamo ancora visto le prove che la Russia abbia messo fine ai suoi sforzi per destabilizzare l’Ucraina”. ”Amplieremo le sanzioni contro i settori finanziari, dell’energia e della difesa russi. Queste misure aumenteranno l’isolamento politico della Russia e i costi che dovrà sopportare” ha affermato Obama. ”Se la Russia attuerà gli impegni presi, le sanzioni possono essere alimentate. Se invece la Russia continuerà con le sue azioni aggressive e con le violazioni della legge internazionale, i costi continueranno ad aumentare”.

La Nato intanto fa sapere che la Russia ha ancora circa 1.000 soldati schierati nelle regioni orientali e separatiste ucraine. La prima reazione russa al provvedimento è affidata a Aleksandr Lukasehvich, portavoce del ministero degli Esteri: “Le sanzioni Ue rappresentano una linea assolutamente non amichevole, che contraddice gli interessi della stessa Unione Europea. La risposta di Mosca sarà commensurabile“.

Marchionne&Montezemolo: una conferenza stampa di “cazzate”

Marchionne&Montezemolo: una conferenza stampa di “cazzate”

10 settembre 2014

Un momento della conferenza stampa congiunta di Marchionne & Montezemolo per l’addio del presidente di Ferrari.

Ei’ in corso a Maranello la conferenza stampa congiunta di Sergio Marchionne & Luca Cordero di Montezemolo sull’addio di quest’ultimo alla Ferrari, per il quale si aprono diverse strade tra cui, in primis, la presidenza di Alitalia.

A parte le parole Ferrari e Fiat ( o meglio, Fca)  la parola “cazzate” è quella che è stata detta più volte durante la conferenza. Il neo presidente Marchionne ha pure sottolineato che una delle poche cose giuste che ha fatto alla guida del gruppo Fiat è stato “quello di aver assicurato l’autonomia della casa del Cavallina Rampante”. Una delle poche cose giuste ben pagate, 47,9 milioni di euro, di cui 40,7 milioni grazie alle azioni del Lingotto ricevute con un superpremio nel 2009,  secondo la classifica sulle società quotate del Sole24Ore.

Alle domande dei giornalisti, Luca e Sergio, così continuavano a chiamarsi i due “contendenti”, hanno “provato” a scherzare, sul “cantiere” aperto in Ferrari, soprattutto per la Gestione Sportiva, e sul futuro di Montezemolo, che vedrà un impegno forte sino al 13 ottobre con la casa di Maranello, con la scuola di suo figlio di 4 anni (per il quale, forse, voleva dire asilo o scuola materna)  e…con una “azienda che si muove ma nei cieli”, per cui “Luca” ha risposto: “è una possibilità, anche se è prematuro”.

iPhone 6 contro la concorrenza, qual è lo smartphone migliore?

iPhone 6 contro la concorrenza, qual è lo smartphone migliore?

Yahoo FinanzaDa Andrea Signorelli | Yahoo Finanza – 16 ore fa

L’era di iPhone 6 è ufficialmente cominciata con la presentazione di ieri a Cupertino, durante la quale sono stati presentati i due nuovi modelli dello smartphone di casa Apple e il nuovissimo iWatch.

Partiamo dal “telefono”, che cosa cambia rispetto all’iPhone 5s? Innanzitutto il fatto che i nuovi modelli sono due: iPhone 6 e iPhone 6 Plus, il primo con uno schermo da 4,7 pollici, il secondo da 5,5. Schermi più grandi, ma anche design più sottile e componenti interni migliorati rispetto alla versione precedente.

La vera domanda, però, non è tanto se questo nuovo iPhone sia migliore dei suoi predecessori, ma come si pone rispetto a una concorrenza (che viaggia principalmente sull’ottimo software Android) che negli ultimi anni si è fatta sempre più agguerrita e che sta rosicchiando fette di mercato ogni mese che passa.

Ecco un riassunto da Business Insider:

Vediamo allora le caratteristiche del nuovo iPhone rispetto ai telefoni rivali di Samsung (Galaxy Note 4 e Galaxy S5), HTC One e Nokia Lumia 830. Il prezzo di riferimento, per il momento, può essere solo quello statunitense, dove con un contratto biennale la spesa di partenza è di 199 dollari per l’iPhone 6 e di 299 dollari per l’iPhone 6 plus (senza contratto bisogna aggiungere circa 400 dollari).

Prezzo nella media della concorrenza per il primo modello, mentre è evidente come la versione Plus miri a un target che non ha problemi a spendere di più. Lo schermo del nuovo telefono base di Apple sarà invece anche più grande, ma rimane comunque il più piccolo tra i principali concorrenti (e questa è una caratteristica che alcuni potrebbero apprezzare), dove si va dai 5 pollici dell’Htc One fino ai 5,7 del Galaxy Note 4, il cui vero competitor, però, è l‘iPhone Plus.

iPhone 6 rimane ancora il telefono più leggero nella sua categoria (129 grammi per la versione base), così come il più sottile (6,9 millimetri), interessante il fatto che anche la versione Plus sia più sottile dei suoi concorrenti (7,1 millimetri).

Tra i punti deboli di iPhone, storicamente, ci sono la durata della batteria e la memoria interna. Entrambi gli aspetti sono stati migliorati, ma per quanto riguarda la batteria l’iPhone base è ancora il più debole della sua fascia (14 ore di telefonate in 3G – come il Nokia Lumia – contro i 20 di media della concorrenza Samsung e HTC), mentre la versione Plus supera tutti arrivando addirittura a 24 ore di telefonate in 3G.

Per quanto riguarda la memoria interna, è stata aumentata quella massima disponibile, che adesso arriva a 128 gigabyte per entrambe le versioni (partendo da un minimo di 16 giga). Il limite, come sempre, è che dovete scegliere prima se spendere di più per avere più memoria, perché la memoria è fissa. Mentre negli altri smartphone è espandibile via microSD fino a 128 giga.

Infine, la telecamera. Migliorata ulteriormente rispetto alle versioni precedenti (camera da 8 megapixel e camera interna da 1.2), ma comunque superata dalla camera a 16 megapixel dei due competitor Samsung (superiori anche per quanto riguarda la camera frontale). Qual è il bilancio? Come sempre, sul tema si registrano posizioni molto diverse, quasi da tifoseria, tra “androidiani” e supporter di Apple.

La verità, probabilmente, sta nel mezzo: in quanto a caratteristiche tecniche non solo l’iPhone non regna più incontrastato, ma sotto alcuni aspetti è stato ormai superato da Samsung e altri. Quello che molti utenti di iPhone sottolineano, però, è come i prodotti Apple rimangano di qualità superiore per il modo ottimale in cui i vari elementi e software vengono sfruttati (come dire che a parità di processore, un iPhone è più veloce, e a parità di megapixel, le foto sono migliori).

La risposta definitiva si avrà solo quando l’iPhone 6 inizierà a essere nelle mani di tutti. Per il momento quello che è certo è che, a differenza del passato, la Apple ha dato vita a una vera e propria gamma di telefoni. Sono trascorsi i tempi in cui ogni iPhone sostituiva sul mercato quello precedente. Oggi Apple continuerà a vendere iPhone 5S e iPhone 5C, aggiungendo a questi gli ultimi due nati. Insomma, ormai Apple ha un iPhone per tutte le tasche e i gusti: volete un telefono di fascia media (il migliore della fascia media)? C’è l’iPhone 5C.

Volete un telefono ottimo ma con uno schermo ridotto? C’è l’iPhone 5S. Se lo preferite con lo schermo grande c’è il 6 e se volete un phablet (incrocio tra smartphone e tablet) c’è anche il 6 Plus. E così, l’offerta si è differenziata ed è andata incontro sia a chi ha bisogno di spendere meno, sia a chi può spendere ancora di più. L’altra novità importante – non in termini assoluti, ma si sa che quando questo genere di cose le prende in mano Apple le cose cambiano – è Apple Pay. Il sistema di pagamenti mobili reso possibili dagli accordi che la casa di Cupertino ha stretto con le maggiori banche del mondo. Difficile capire se funzionerà bene e se cambierà le nostre abitudini nei pagamenti, certo è che se le dimostrazioni che si sono viste finora sono simili alla realtà, il modo in cui facciamo acquisti potrebbe cambiare per davvero. L’altra novità, ovviamente, è l’iWatch. Che dopo mesi e mesi di chiacchiere è stato finalmente mostrato al pubblico. L’oggetto entra di diritto nella categoria dei “wearables”, le tecnologie da indossare e che col passare del tempo diventeranno dei prolungamenti tecnologici del nostro corpo (un po’ come i Google Glass). Un sensore che registra il nostro battito cardiaco, un personal trainer che monitora la nostra attività fisica, un lettore mp3 e un device che, usato assieme all’iPhone, ci consentirà anche di leggere messaggi, email, guardare foto, chiamare, consultare mappe. Col tempo dovrebbero arrivare anche le app dedicate.

Sarà un successo? Difficile a dirsi, soprattutto visti i dubbi che hanno già preso a circolare. In molti hanno notato come sia poco sottile, altri hanno espresso perplessità sull’avere al polso una sorta di iPhone preistorico nello stesso momento in cui si ha in tasca il nuovissimo smartphone Apple. In favore di iWatch giocano però le tre versioni disponibili (base, sportiva, elegante), il fatto che punti molto sul fitness e soprattutto il fatto che, solitamente, i device Apple diventano uno status symbol.

L’ALLARME DEL WWF: “BASTA CEMENTO SULLE NOSTRE COSTE”

L’ALLARME DEL WWF: “BASTA CEMENTO SULLE NOSTRE COSTE”

 

Tratto da http://www.today.it/green/cemento-coste-italiane-wwf.html

 

Oltre 8.000 chilometri di coste che andrebbero tutelati, valorizzati e preservati dall’invadente intervento dell’uomo. E invece dal 1988 ad oggi ben 312 “macro attività umane” hanno sottratto suolo naturale a pochi passi dal mare: villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere hanno alterato il profilo e il paesaggio del nostro Paese facendo perdere biodiversità e patrimonio naturale.

“In un quarto di secolo abbiamo cancellato e imprigionato, coprendole di cemento, l’incomparabile bellezza delle nostre dune sabbiose, compromesso irrimediabilmente la macchia mediterranea, i boschi costieri e le aree di riposo e ristoro, come stagni costieri e foci di fiumi, per migratori”, dice Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia. Ben il 10% delle coste italiane sono artificiali e alterate dalla presenza di infrastrutture pesanti come porti, strutture edilizie, commerciali ed industriali che rispecchiano l’intensa urbanizzazione di questi territori in continuo aumento e dove si concentra il 30% della popolazione.

Le regioni più colpite sono Sicilia e Sardegna, con 95 e 91 casi rispettivamente di nuove aree costiere invase dal cemento, ma a segnare un record negativo è la costa adriatica, dove meno del 30% del “waterfront” è libero da urbanizzazioni. Il tutto documentato da una serie di foto tratte da Google che illustrano i casi più eclatanti regione per regione. Persino le aree protette che l’Europa ci chiede di salvaguardare hanno subito interventi e rischiano di scomparire pezzo dopo pezzo. Un quadro che conferma quanto denunciato quest’anno dallo stesso ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha definito lo stato di conservazione complessivo degli habitat costieri di interesse comunitario “non soddisfacente” (cattivo o inadeguato) per l’86,7% a fronte di un dato medio di tutti gli habitat presenti in Italia del 67,6%.

Alcuni esempi

Dalla cava del 2003 della Baia di Sistiana in Friuli, occupata poi da un mega villaggio turistico, alla Darsena di Castellamare di Stabia in Campania; dall’urbanizzazione della foce del Simeto in Abruzzo, al porto turistico ampliato e villaggio turistico sulla foce del Basento in Basilicata. Sono alcune delle “case history” illustrate nella foto gallery regione per regione pubblicata dal WWF. E a peggiorare le cose, il fatto che di tanta meraviglia non esista un “custode” unico visto che ad oggi nessuno sa chi realmente governi le nostre coste: la gestione è “condivisa” a livelli molto diversi (Stato, Regioni, Enti locali) con una frammentazione di competenze che ha portato spesso a sovrapposizioni, inefficienze, illegalità, e complicazioni gestionali e di controllo. Dalla legge sulla “Protezione delle bellezze naturali” del 1939, all’articolo 9 della Costituzione che tutela il paesaggio, passando per la Convenzione Ramsar sulle zone umide del 1971, senza dimenticare la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo e la Convenzione sulla diversità biologica di Rio del 1992, non mancano certo le leggi a tutela delle coste. Nonostante questo, non si sa chi le governi.

Ntv incontra le Banche. Si attende un nuovo ad

Ntv incontra le Banche. Si attende un nuovo ad

6 settembre 2014

Chiuso, quasi, un capitolo, come quello, pesante, di Alitalia, Intesa Sanpaolo mette mano a un’altra operazione in cui si trova coinvolta sia come creditrice  che come azionista delle medesima società. Stiamo parlando di Ntv, la società che ha aperto alla concorrenza i binari italiani ma che ora naviga in cattive acque.

Perciò il cfo Fabio Tomassini e altri manager di vertice di Ntv, hanno incontrato in questi giorni a Roma, per circa quattro ore, i rappresentanti delle principali banche creditrici: Intesa Sanpaolo, appunto, che vanta crediti per 394 milioni, Mps, a 175,7 milioni, Banco Popolare a quota 95,2 e Bnp-Bnl, a 17,8 milioni. All’incontro non erano presenti i banchieri di Lazard, la banca d’affari  incaricata di predisporre il nuovo piano industriale, in arrivo nel prossimo Cda. Dove si parlerebbe anche di un rafforzamento del management con l’arrivo, anche di un nuovo amministratore delegato.

A margine del workshop Ambrosetti il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, ha detto che la sua banca  “resta in attesa nelle prossime settimane del piano industriale di Ntv che verrà presentato a cda, soci e creditori”. Al momento infatti  “non c’è nient’altro che un accordo di congelamento del debito, il tema principale è mantenere la concorrenza leale tra pubblico e privato”, ovvero con il principale concorrente Trenitalia. Che, per bocca del presidente di Fs Marcello Messori, proprio a Cernobbio, dopo tanta guerra guerreggiata, tende la mano al concorrente “malato”: “Auspico che il concorrente delle Ferrovie dello Stato nell’alta velocità possa trovare un equilibrio gestionale adeguato per poter svolgere al meglio il servizio”.

Un futuro in cui si attende che i soci sborsino altri quattrini per consentire la normale attività che dovrebbe puntare ancor più sulla rotta Torino-Roma-Salerno, mentre sarebbero in forse gli investimenti, circa 15 milioni di euro, sulla dorsale Adriatica, per mantenere una quota di mercato del 23% nei volumi e del 22,7% nei valori. Si parla di 80-100 milioni di euro, da trovare tra i soci Montezemolo, Della Valle, Punzo (al 35%), Intesa (20%), Sncf (20%), Generali (15%) e Alberto Bombassei (5)%.

è questo giova sia agli utenti dei servizi sia alle imprese nel medio termine”.

Spese pazze in Regione, Richetti e Bonaccini indagati per peculato.

Spese pazze in Regione, Richetti e Bonaccini indagati per peculato. Il primo si ritira dalle primarie, l’altro: ‘Chiarirò al pm’

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Viene contestato uno scorretto uso delle auto blu. Richetti: “Scelta personale”. Sono otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia-Romagna indagati. Intanto Bonaccini diserta FestaReggio e corre a Bologna. Renzi non commenta

Presidenza della Regione, Richetti non correrà alle primarie: “Scelta personale, scusate”

Bologna, 9 settembre 2014 – La Procura della Repubblica ha formalmente iscritto Matteo Richetti nel registro degli indagati con l’accusa di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle ”spese pazze” della Regione.

A carico del deputato Pd, ex presidente del Consiglio regionale, che si è ritirato oggi dalla corsa alle primarie dem, ci sarebbe la contestazione di un uso scorretto delle auto blu.  Sul suo conto, infatti, era stato aperto un procedimento a parte su esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi proprio sull’uso delle auto blu nel periodo di  presidenza del Consiglio regionale. La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati è stata confermata a seguito di un accesso agli atti nella segreteria della Procura fatto stamattina da parte del legale di Richetti, Gino Bottiglioni.

L’inchiesta sulle spese pazze è ormai alle battute finali, la finanza ha mandato in Procura l’informativa finale e i pm stanno procedendo all’iscrizione di molti nomi sul registro degli indagati. I consiglieri sotto accusa sarebbero decine, di tutti i partiti, e nelle prossime settimane riceveranno l’avviso di garanzia. Per il momento sono otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia Romagna indagati per peculato nell’inchiesta sulle spese dell’assemblea legislativa.

Richetti questa mattina ha motivato il ritiro dalle primarie come una “scelta personale”, chiedendo scusa ai sostenitori. L’avvocato del deputato Pd, Bottiglioni precisa che “la scelta di ritirarsi dalle primarie prescinde dall’esistenza dell’iscrizione sul registro degli indagati. E’ stata, da parte di Richetti, una valutazione politica. Apprendiamo dell’iscrizione con serenità”.

La Procura ha indagato anche Stefano Bonaccini che ha annullato gli appuntamenti politici previsti oggi a Reggio Emilia. Il segretario regionale del Pd in corsa per le primarie (da cui di fatto non si ritira) e’ sulla via del ritorno verso Bologna. “Ho appreso poco fa che la Procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto – ha detto a caldo Bonaccini – e ho già comunicato, attraverso il mio legale prof. Manes, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento”.

Nella sua tappa nella citta’ del Tricolore, Bonaccini avrebbe dovuto visitare un’azienda rilevata dai lavoratori a Scandiano (alle 17) e incontrare alcuni amministratori del territorio alle 18 nell’Hotel Notarie nel centro storico di Reggio. Bonaccini infine era atteso alle 21 alla Festa provinciale del Pd a Campovolo dove si sarebbe dovuto confrontare con il vicepresidente nazionale del Pd Lorenzo Guerini. Tutti gli appuntamenti, confermano dal Pd provinciale, sono stati annullati.

Bonaccini preferisce non commentare la situazione dopo il ritiro di Matteo Richetti, ma ha cambiato l’immagine di copertina sul suo profilo Facebook. Lo ha fatto postando un’immagine che rinvia al proprio sito stefanobonaccini.it (in allestimento) e recita lo slogan: “Il futuro cambia, cambiamo il futuro. Stefano Bonaccini Presidente”.

I rumors di queste ore frenetiche disegnano diversi scenari possibili. Il meno probabile di tutti vede una gara in solitario di Balzani alle primarie del 28 settembre, che a questo punto appaiono davvero a rischio. Torna in auge la pista del ‘briscolone’ (ma fin qui Graziano Delrio, forse l’unico in grado di placare l’intero partito, non ha dato la propria disponibilita’) ma da Roma rimbalza anche l’ipotesi una strategia piu’ attendista, che darebbe fiducia a Bonaccini (in fondo una iscrizione nel registro degli indagati non e’ una condanna e la scelta di Richetti viene considerata una decisione personale). Di sicuro una decisione definitiva sara’ presa nelle prossime ore. E a Imola c’e’ un sindaco che si chiama Daniele Manca, e su cui fino a pochi giorni fa c’era l’imprimatur del premier e della minoranza del partito.

 

Renzi a Porta a Porta non commenta la notizia sui due indagati

“Presidente, con Richetti e Bonaccini indagati cosa succedera’ per le primarie in Emilia-Romagna?”. E’ questa la domanda che i cronisti rivolgono al premier Matteo Renzi al termine del programma ‘Porta a Porta’. Ma Renzi, entrando in auto all’uscita degli studi Rai, si limita a rispondere “buon lavoro”.

“Matteo Renzi ha chiesto a Richetti di ritirarsi dalle primarie? “Assolutamente no”. Lo ha assicurato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a Otto e Mezzo su La7. “Non ci sono state richieste da Roma – ha aggiunto – non ci sono state richieste di candidarsi ne’ ora di ritirarsi. E’ stata una sua scelta”. Su Bonaccini, ha aggiunto: “Mi auguro che Bonaccini possa dimostrare la sua innocenza. Valutera’ lui cosa fare. Nel Pd – ha concluso – vale la regola delle primarie: vinca il migliore”. “Con la riforma costituzionale al Senato, ha detto ancora Boschi, “questo non accadra’ piu’ in futuro perche’ abbiamo eliminato i rimborsi elettorali ai consigli regionali. Anche le riforme aiutano a lavorare meglio”.

Schumacher torna a casa dopo 9 mesi.

Schumacher torna a casa dopo 9 mesi. Ma la manager: “Saranno cure difficili”

L’ex pilota è stato dimesso dall’ospedale di Losanna. Sabine Kehm: “Ha fatto dei progressi considerata la gravità della lesione”. Schumi era rimasto vittima di un grave incidente sciistico il 29 dicembre scorso

Schumi, dalla paura alla speranza: tutto il calvario dell’ex pilota
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(Ansa) 

Roma, 9 settembre 2014 – Michael Schumacher ritorna a casa. L’ex pilota di Formula 1 è stato dimesso dall’ospedale di Losanna ed è stato portato nella sua casa a Gland, in Svizzera, dove continuerà le cure.

“Nel corso delle settimane e dei mesi passati ha fatto dei progressi, considerata la gravità della lesione, ma ha davanti ancora un lungo e duro percorso“, ha annunciato la manager Sabine Kehm in una nota. “Queste sono informazioni generali e tirare conclusioni che lo stato di salute è fortemente cambiato sarebbe falso. Inoltre non sarà necessario realizzare alcuna costruzione sul terreno di casa Schumacher”, ha precisato.

L’ex pilota tedesco della Ferrari era rimasto vittima di una gravissimo incidente sciistico a Meribel, in Francia, il 29 dicembre scorso, che gli causò gravi traumi alla testa. Una volta uscito dal coma, il 16 giugno scorso, era stato ricoverato in una clinica di Losanna.

Ebola, caso sospetto nelle Marche. Ricoverata donna

Ebola, caso sospetto nelle Marche. Ricoverata donna

Si tratta di una 40enne, straniera e regolarmente residente in Italia, tornata da una settimana dalla Nigeria

C’è un sospetto caso Ebola nelle Marche. Lo ha confermato l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani. Si tratterebbe di una 42enne di origini nigeriane, regolarmente residente in Italia, a Civitanova Marche, che era stata di recente nel suo Paese. La Regione sta acquisendo tutte le informazioni e attiverà le procedure del caso. I sintomi sono simili a quelli della febbre emorragica, ma la diagnosi non è stata ancora confermata. La donna è ricoverata nell’ospedale di Civitanova Marche (Macerata). Guarda il servizio

Attivato il protocollo di allerta
«Anche se fosse confermato che si tratta di Ebola, è altamente improbabile che il virus si diffonda in Italia, grazie alle nostre condizioni igieniche sanitarie» ha detto Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), a margine dell’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera. Il Ministero della Salute, in una nota, ha reso noto che la donna è «in apparenti buone condizioni di salute» e che «sono state attivate tutte le procedure previste dalle circolari emanate da questo Ministero, in linea con le indicazioni internazionali e recepite a livello regionale, tra le quali l’invio di campioni biologici all’INMI Spallanzani di Roma per le prescritte analisi di laboratorio». La donna era stata visitata al pronto soccorso dell’Ospedale di Civitanova Marche. Tornata 6 giorni fa dalla Nigeria manifestava febbre superiore a 38° C, dolori muscolari, nausea e vomito. La donna è stata poi trasferita nella Divisione di Malattie Infettive emergenti e degli immunodepressi dell’Azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, identificata come punto unico di ricovero regionale in casi di questo genere. Non ci sono rischi di contagio

Il sindaco di Civitanova: «No allarmismi»
Il primo cittadino di Civitanova, Tommaso Claudio Corvatta, ha rivolto un appello affinché non ci sia nessun allarmismo. «Stiamo parlando di una persona di nazionalità nigeriana da diversi anni residente a Civitanova, che si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale con sintomi abbastanza comuni, quali febbre e disturbi gastrointestinali. È al momento prematuro parlare di Ebola». E aggiunge: «In questo momento, non c’è motivo di allarmismo e mi preme rassicurare la cittadinanza, in particolare chi abita in zone attigue al domicilio della donna. Non vi è rischio di trasmissione per contatti casuali, quali possono essere quelli con i vicini di casa. Qualora i sospetti venissero confermati sarà immediatamente eseguita la profilassi sui familiari della donna». Liberia: reportage al centro dell’epidemia

Burundi, uccise tre suore italiane

Burundi, uccise tre suore italiane: “Sono state tutte violentate e una decapitata”

Tre missionarie saveriane della diocesi di Parma hanno perso la vita nel convento della località di Kamenge. La polizia: “Prima la violenza sessuale, poi una delle tre è stata decapitata”. Il possibile movente è quello di una rapina da parte di uno squilibrato. Il ministro Mogherini: “Grande dolore”

Suore uccide in Burundi

Più informazioni su: .

Violentate e dopo uccise. Una delle tre decapitata. Sono i particolari raccontati dal vice direttore generale della polizia burundese Godefroid Bizimana all’agenzia France Presse sulla morte delle tre missionarie saveriane italiane, uccise nelle scorse ore nel loro convento, nella località di Kamenge, in Burundi. Le vittime sono suor Luci Pulici (73 anni), suor Olga Raschietti (80 anni) e suor Bernardetta Boggian. “Tutte e tre sono state violentate”, ha detto il vice direttore della polizia burundese, aggiungendo che “suor Bernardetta Boggian è stata decapitata”. A diffondere per prima la notizia è stata la diocesi di Parma, di cui facevano parte, attraverso il suo sito internet. “Ancora oscure”, si legge sul sito, le circostanze esatte e la dinamica dell’accaduto. Anche se, in base alle prime informazioni raccolte dalle fonti ecclesiastiche, “sembra che il duplice omicidio sia il tragico esito di una rapina da parte di una persona squilibrata“.

Secondo le prime ricostruzioni, le donne sarebbero state sgozzate. A raccontarlo all’agenzia Afp è stato un alto funzionario della polizia locale che ha voluto conservare l’anonimato. Il sindaco di Kamenge, Damien Baseka, la località dove si trova il convento delle saveriane, ha da parte sua dichiarato che le due suore sono state uccise “selvaggiamente”. Un testimone, Jean-Marie Niyokuru, ha invece raccontato: “Abbiamo visto un uomo che si arrampicava sul muro del convento e poi abbiamo sentito la gente dire che due suore erano state decapitate con un coltello”. La terza suora, secondo le prime informazioni, sarebbe stata trovata morta stamattina e sarebbe stata uccisa in un secondo momento.

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“La mia vocazione è lì”. Sono le parole che l’80enne Olga Raschietti ripeteva spesso ai familiari per spiegare le ragioni che oltre 50 anni fa l’avevano portata in Africa. Era partita missionaria da Montecchio Maggiore (Vicenza), dove abitano ancora cinque fratelli. ”Non voleva restare in Italia – sottolinea il fratello Arduino – e appena ha potuto è ripartita”. “Faceva l’ostetrica nel campo – racconta all’Adnkronos il cugino di suor Lucia, Aldo Pulici – ed ogni volta che tornava a casa raccontava di tutti quei bambini che faceva nascere in Africa”. Il cugino ricorda che suor Lucia raccontava di avere un ottimo rapporto con tutti in Burundi: “insegnava alle donne a cucire e le aiutava durante il parto, anche per questo le volevano bene”. “Erano tre missionarie anziane congrandi problemi di salute che erano appena tornate in Burundi perché desideravano tornare dalla loro gente”, è invece la testimonianza di suor Giordana, la direttrice delle Missionarie Saveriane di Parma.

Papa Francesco si è detto “profondamente colpito dalla tragica morte” delle due donne. “Spero che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”, aggiunge Bergoglio in un telegramma inviato alla superiora generale delle missionarie saveriane, suor Ines Frizza. Un “atto vile ed esecrabile perpetrato ai danni di chi si trovava in Burundi per farsi interprete, a costo di grandi sacrifici, di altissimi valori di solidarietà e fratellanza con i più bisognosi” ha definito l’omicidio il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Per il premier Matteo Renzi, “un gesto atroce che sgomenta per la ferocia rivolta nei confronti di chi era in quella zona per testimoniare solidarietà e portare aiuto concreto alle comunità locale”. Condoglianze anche da parte del vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi. “A nome di tutta la Chiesa di Parma – si legge sul sito ufficiale della Diocesi della città emiliana – il vescovo Enrico Solmi ha espresso la vicinanza e il cordoglio alla Congregazione delle Missionarie Saveriane e ai familiari delle due sorelle affidandole, nella preghiera, al Signore della vita”. Invitando “i cristiani di Parma alla preghiera”, monsignor Solmi ha poi rivolto un appello “al raccoglimento e all’omaggio verso persone umili, forti, che erano votate al bene di tutti”. Quanto alla Farnesina, il ministro Mogherini, in una nota diffusa in nottata, ha sottolineato che “l’uccisione è un grande dolore”. “A nome mio e del governo – ha aggiunto – vorrei porgere le più sentite condoglianze alle famiglie e all’ordine delle missionarie di Maria Saveriane”.

“Ancora una volta – ha osservato il ministro degli Esteri italiano – assistiamo al sacrificio di chi, con dedizione totale, ha passato la propria vita ad alleviare le troppe sofferenze che ancora esistono nel continente africano”. Un sacrificio sul quale il governo s’impegna ora a chiedere chiarezza da parte del Burundi: Paese al centro di molti dei conflitti che negli ultimi decenni hanno insanguinato in particolare la regione dell’Africa dei grandi laghi, a cominciare dal vicino Ruanda. “Attendiamo ora che le autorità del Burundi chiariscano quanto accaduto”, ha scritto ancora Federica Mogherini, concludendo: “Ci adopereremo per riportare in Italia quanto prima le salme delle due religiose”. L’ordine delle saveriane era già stato preso di mira in Africa, dove nel gennaio del 1995 sette suore cattoliche missionarie di Maria-Saveriane – sei italiane e una brasiliana – furono sequestrate in Burundi, per poi essere liberate il 21 marzo successivo dai ribelli del Fronte rivoluzionario unito.