Caso Wesolowski, vescovi: “La giustizia vaticana”

“Un archivio degli orrori di oltre 100mila file pedo-porno”: prove schiaccianti contro Wesolowski

Un archivio segreto che conteneva file video e immagini di bambini nudi, costretti a rapporti sessuali fra di loro o con adulti. Materiale agghiacciante contenuto nel computer della canonica della Nunziatura di Santo Domingo. Monsignor Jozef Wesolowski aveva una raccolta degli orrori immensa, composta da oltre centomila documenti sequestrati dagli inquirenti e contenuti in parte nel pc portatile del religioso, arrestato in Vaticano tre giorni fa per volere di Papa Francesco.
Nelle foto e nei filmini pornografici, in parte scaricati da internet e in parte fatti dalle stesse vittime, scrive il Corriere della sera, compaiono ragazzini dai tredici ai 17 anni e adulti, figure queste ultime al vaglio degli inquirenti. Persone che hanno sostenuto e aiutato il religioso nella sua attivita perdo-pornografica e in molti casi avrebbero partecipato agli incontri. “Nel capo di imputazione – scrive il quotidiano milanese – si parla esplicitamente di ‘reati commessi in concorso con persone ancora ignote’ e gli atti dell’inchiesta fanno comprendere come i promotori di indagine del Vaticano abbiano già trovato alcuni elementi per arrivare alla loro identificazione”. Insomma: un’inchiesta tutta in divenire che potrebbe avere ancora clamorosi sviluppi. Ciò che gli inquirenti sospettano è che Wesolowski facesse parte di una rete internazionale dedita al traffico di materiale pedo-pornografico.
Secondo gli inquirenti, il prelato aveva una particolare “abilità a utilizzare strumentazione elettronica che può essere reperita per connessioni illecite. Comportamento che l’imputato ha mostrato di perseguire con modalità fortemente compulsive”. Scrive il Corsera che sono state trovate oltre “100 mila file a sfondo sessuale, ai quali si aggiungono più di 45 mila immagini cancellate”. L’archivio scoperto è stato “diviso in quattro volumi e contenente circa 130 video e più di 86 mila fotografie”. Il resto del materiale era contenuto nel pc portatile che il religioso aveva sempre con sé. Nei file protagoniste sono anche numerose bambine, ma scrive Fiorenza Sarzanini, la predilezione era per i maschi.
L’indagine prosegue sugli eventuali fiancheggiatori di Wesolowski. Secondo il Corriere giudici sarebbero convinti che “Francisco Javier Occi Reyes, il diacono arrestato dalla polizia dominicana nel giugno 2013 che poi ha denunciato Wesolowski alle alte gerarchie vaticane con una lettera, sia soltanto una pedina di un gioco più grande”. Da qui indagini a tutto campo che comprendono tutti i paesi dove l’uomo è stato prima di Santo Domingo. In ogni caso sono decine i bambini coinvolti, anche se l’indagine si basa soprattutto sulla testimonianza di tre bambini e della loro madre. Un ruolo importante ha giocato anche un’inchiesta televisiva realizzata da una giornalista di una tv locale che avrebbe indotto il Vaticano a prendere seriamente in considerazione il caso, per via del “danno cagionato all’immagine dello Stato e della Santa Sede”. Da qui gli arresti domiciliari.
Il nunzio ha detto di poter “chiarire tutto”. La consapevolezza delle prove schiaccianti però ha indotto le autorità vaticane a restringerlo agli arresti domiciliari, onde evitare la cattura in territorio italiano e la conseguente estradizione su richiesta della Repubblica di Santo Domingo. Le autorità vaticane hanno comunque agito in collaborazione con le forze di polizia del Paese sudamericano. Il processo avverrà per direttissima, come previsto dai trattati internazionali in materia di violenza sui minori.

Burundi, uccise tre suore italiane

Burundi, uccise tre suore italiane: “Sono state tutte violentate e una decapitata”

Tre missionarie saveriane della diocesi di Parma hanno perso la vita nel convento della località di Kamenge. La polizia: “Prima la violenza sessuale, poi una delle tre è stata decapitata”. Il possibile movente è quello di una rapina da parte di uno squilibrato. Il ministro Mogherini: “Grande dolore”

Suore uccide in Burundi

Più informazioni su: .

Violentate e dopo uccise. Una delle tre decapitata. Sono i particolari raccontati dal vice direttore generale della polizia burundese Godefroid Bizimana all’agenzia France Presse sulla morte delle tre missionarie saveriane italiane, uccise nelle scorse ore nel loro convento, nella località di Kamenge, in Burundi. Le vittime sono suor Luci Pulici (73 anni), suor Olga Raschietti (80 anni) e suor Bernardetta Boggian. “Tutte e tre sono state violentate”, ha detto il vice direttore della polizia burundese, aggiungendo che “suor Bernardetta Boggian è stata decapitata”. A diffondere per prima la notizia è stata la diocesi di Parma, di cui facevano parte, attraverso il suo sito internet. “Ancora oscure”, si legge sul sito, le circostanze esatte e la dinamica dell’accaduto. Anche se, in base alle prime informazioni raccolte dalle fonti ecclesiastiche, “sembra che il duplice omicidio sia il tragico esito di una rapina da parte di una persona squilibrata“.

Secondo le prime ricostruzioni, le donne sarebbero state sgozzate. A raccontarlo all’agenzia Afp è stato un alto funzionario della polizia locale che ha voluto conservare l’anonimato. Il sindaco di Kamenge, Damien Baseka, la località dove si trova il convento delle saveriane, ha da parte sua dichiarato che le due suore sono state uccise “selvaggiamente”. Un testimone, Jean-Marie Niyokuru, ha invece raccontato: “Abbiamo visto un uomo che si arrampicava sul muro del convento e poi abbiamo sentito la gente dire che due suore erano state decapitate con un coltello”. La terza suora, secondo le prime informazioni, sarebbe stata trovata morta stamattina e sarebbe stata uccisa in un secondo momento.

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“La mia vocazione è lì”. Sono le parole che l’80enne Olga Raschietti ripeteva spesso ai familiari per spiegare le ragioni che oltre 50 anni fa l’avevano portata in Africa. Era partita missionaria da Montecchio Maggiore (Vicenza), dove abitano ancora cinque fratelli. ”Non voleva restare in Italia – sottolinea il fratello Arduino – e appena ha potuto è ripartita”. “Faceva l’ostetrica nel campo – racconta all’Adnkronos il cugino di suor Lucia, Aldo Pulici – ed ogni volta che tornava a casa raccontava di tutti quei bambini che faceva nascere in Africa”. Il cugino ricorda che suor Lucia raccontava di avere un ottimo rapporto con tutti in Burundi: “insegnava alle donne a cucire e le aiutava durante il parto, anche per questo le volevano bene”. “Erano tre missionarie anziane congrandi problemi di salute che erano appena tornate in Burundi perché desideravano tornare dalla loro gente”, è invece la testimonianza di suor Giordana, la direttrice delle Missionarie Saveriane di Parma.

Papa Francesco si è detto “profondamente colpito dalla tragica morte” delle due donne. “Spero che il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”, aggiunge Bergoglio in un telegramma inviato alla superiora generale delle missionarie saveriane, suor Ines Frizza. Un “atto vile ed esecrabile perpetrato ai danni di chi si trovava in Burundi per farsi interprete, a costo di grandi sacrifici, di altissimi valori di solidarietà e fratellanza con i più bisognosi” ha definito l’omicidio il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Per il premier Matteo Renzi, “un gesto atroce che sgomenta per la ferocia rivolta nei confronti di chi era in quella zona per testimoniare solidarietà e portare aiuto concreto alle comunità locale”. Condoglianze anche da parte del vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi. “A nome di tutta la Chiesa di Parma – si legge sul sito ufficiale della Diocesi della città emiliana – il vescovo Enrico Solmi ha espresso la vicinanza e il cordoglio alla Congregazione delle Missionarie Saveriane e ai familiari delle due sorelle affidandole, nella preghiera, al Signore della vita”. Invitando “i cristiani di Parma alla preghiera”, monsignor Solmi ha poi rivolto un appello “al raccoglimento e all’omaggio verso persone umili, forti, che erano votate al bene di tutti”. Quanto alla Farnesina, il ministro Mogherini, in una nota diffusa in nottata, ha sottolineato che “l’uccisione è un grande dolore”. “A nome mio e del governo – ha aggiunto – vorrei porgere le più sentite condoglianze alle famiglie e all’ordine delle missionarie di Maria Saveriane”.

“Ancora una volta – ha osservato il ministro degli Esteri italiano – assistiamo al sacrificio di chi, con dedizione totale, ha passato la propria vita ad alleviare le troppe sofferenze che ancora esistono nel continente africano”. Un sacrificio sul quale il governo s’impegna ora a chiedere chiarezza da parte del Burundi: Paese al centro di molti dei conflitti che negli ultimi decenni hanno insanguinato in particolare la regione dell’Africa dei grandi laghi, a cominciare dal vicino Ruanda. “Attendiamo ora che le autorità del Burundi chiariscano quanto accaduto”, ha scritto ancora Federica Mogherini, concludendo: “Ci adopereremo per riportare in Italia quanto prima le salme delle due religiose”. L’ordine delle saveriane era già stato preso di mira in Africa, dove nel gennaio del 1995 sette suore cattoliche missionarie di Maria-Saveriane – sei italiane e una brasiliana – furono sequestrate in Burundi, per poi essere liberate il 21 marzo successivo dai ribelli del Fronte rivoluzionario unito.

La Fallaci lo scrisse: “Il crocifisso sparirà'”, Islam moderato non esiste

La Fallaci lo scrisse: “Il crocifisso sparirà'”, Islam moderato non esiste

26 Agosto 2014. Politica

 

“Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare: ‘Troia brucia, Troia brucia”. Anni che ripeto che la verità sul Mostro e sul complici del  Mostro. Che come nell’Apocalisse dell’evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna” E’ quanto scriveva la grande giornalista Oriana Fallaci all’indomani del famoso 11 settembre del 2001 ed oggi riproposto dal Giornale. “Mi volevano portare in Svizzera in manette accusata di razzismo e processare in Italia per vilipendio all’Islam, prosegue. Libere idee e per le quali la sinistra al caviale e la destra al foia gras ed anche il centro al prosciutto mi hanno deidrata, vilipesa, messa alla gogna  insieme a coloro che la pensano come me”. L’odio per l’occidente, il fallimento dell’integrazione: nelle parole della Fallaci sembra di leggere la cronaca di oggi. Il suo pensiero di fondo era che alla fine il Crocifisso sparirà e che non esiste un Islam moderato. Per loro la jihad rimane comunque una guerra santa. Forse si vogliono vendicare dei tempi delle Crociate. Certo allora l’occidente era più forte

Papa a Seul, un milione di fedeli.

Papa a Seul, un milione di fedeli. “I martiri chiedono di non accettare compromessi”

Papa Francesco ha ricordato l’esempio dei martiri, invitando a mettere Dio davanti a tutto e non scendere a compromessi, durante mega-celebrazione di oggi alla Porta di Gwanghwamun, alla periferia di Seul, il luogo stesso dove nel 1839 avvennero le decapitazioni dei cristiani

Seul: un milione di fedeli per Papa Francesco
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Seul, 16 agosto 2014 – Un milione per gli organizzatori locali, circa 800mila per il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, certo una folla sterminata si è riversata questa mattina nella grande area della Porta di Gwanghwamun, a Seul per la beatificazione di un secondo gruppo di martiri coreani. 

“La chiesa cattolica in Corea ha già 103 santi martiri (canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984) e oltre a questi, con la beatificazione di oggi, ha anche 124 beati”, ha commentato il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul ricordando che la zona attorno a Gwanghwamun “è il sito storico dove sono stati martirizzati i numerosi antenati della nostra fede. In essa si situavano inoltre anche i dicasteri principali della dinastia di Chosun”.

PAPA: I MARTIRI CHIEDONO DI NON ACCETTARE COMPROMESSI – “Oggi molto spesso la nostra fede viene messa alla prova dal mondo: in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo”. Per questo è importante l’esempio dei martiri che “ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno: essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”. (VIDEO)

Papa Francesco ha spiegato così il senso della mega-celebrazione di oggi alla Porta di Gwanghwamun, alla periferia di Seul, il luogo stesso dove nel 1839 avvennero le decapitazioni. “La celebrazione odierna – ha però aggiunto – abbraccia gli innumerevoli martiri anonimi, in questo Paese e nel resto del mondo, i quali, specie nell’ultimo secolo, hanno offerto la propria vita per Cristo o hanno sofferto pesanti persecuzioni a causa del suo nome”. E ha poi ribadito in un tweet: “I martiri ci insegnano che le ricchezze, il prestigio e l’onore hanno poca importanza”.

Oggi – ha affermato Bergoglio – è un giorno di grande gioia per tutti i coreani”. Paolo Yun Ji-chung (la cui testa fu esposta al pubblico ludibrio) e i suoi compagni, con “la loro rettitudine nella ricerca della verità, la loro fedeltà ai sommi principi della religione che hanno scelto di abbracciare, nonché la loro testimonianza di carità e di solidarietà verso tutti”, rappresentano infatti un esempio che “fa parte della ricca storia del popolo coreano” e che “ci insegna l’importanza della carita’ nella vita di fede”.

Per Papa Francesco “fu la purezza della loro testimonianza a Cristo, manifestata nell’accettazione dell’uguale dignità di tutti i battezzati, che li condusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo”. Infatti, “fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli”. “Il loro esempio – Francesco ne è convinto – ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”. “Se seguiamo l’esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore, allora – ha assicurato Papa Bergoglio – comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte”. “Possano le preghiere di tutti i martiri coreani, in unione con quelle della Madonna, Madre della Chiesa – ha invocato infine – ottenerci la grazia di perseverare nella fede e in ogni opera buona, nella santità e nella purezza di cuore, e nello zelo apostolico di testimoniare Gesù in questa amata Nazione, in tutta l’Asia e sino ai confini della terra”.

IN COREA IL VANGELO NON GIUNSE COI MISSIONARI – “La fede cristiana non giunse ai lidi della Corea attraverso i missionari; vi entrò attraverso i cuori e le menti della gente coreana stessa, fu stimolata dalla curiosità intellettuale, dalla ricerca della verità religiosa”.

Papa Francesco ha voluto ricordare questa verità storica nell’omelia tenuta davanti a una folla sterminata di fedeli radunati alla Porta di Gwanghwamun. “Attraverso un iniziale incontro con il Vangelo, i primi cristiani coreani – ha spiegato – aprirono le loro menti a Gesù. Volevano conoscere di più su questo Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto dai morti”. Non ci fu dunque bisogno di preti: “l’apprendere qualcosa su Gesù condusse presto a un incontro con il Signore stesso, ai primi battesimi, al desiderio di una vita sacramentale ed ecclesiale piena, e agli inizi di un impegno missionario”.

“Questa storia ci dice molto sull’importanza, la dignità e la bellezza della vocazione dei laici”, ha osservato Bergoglio rivolgendo il suo saluto “ai tanti fedeli laici qui presenti, in particolare alle famiglie cristiane che ogni giorno mediante il loro esempio educano i giovani alla fede e all’amore riconciliatore di Cristo”. “In maniera speciale saluto i molti sacerdoti presenti; attraverso il loro generoso ministero trasmettono il ricco patrimonio di fede coltivato dalle passate generazioni di cattolici coreani”, ha poi aggiunto il Pontefice rilevando che nel Vangelo “Gesù chiede al Padre di consacrarci nella verità e di custodirci dal mondo ma non di toglierci dal mondo: invia i suoi discepoli perché siano lievito di santità e di verità nel mondo”; cioè “il sale della terra, la luce del mondo”. “In questo – ha rilevato – i martiri ci indicano la strada” perché “dovettero scegliere tra seguire Gesù o il mondo che li avrebbe odiati a causa sua: sapevano il prezzo dell’essere discepoli. Erano disposti a grandi sacrifici e a lasciarsi spogliare di quanto li potesse allontanare da Cristo: i beni e la terra, il prestigio e l’onore, poiché sapevano che solo Cristo era il loro vero tesoro”.

Meriam a Roma.

Meriam a Roma. Renzi: “Un giorno di festa”. Il Papa la riceve: “Grazie per l’eroismo”

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Meriam Yehya Ibrahim, la giovane sudanese di religione cristiana condannata a morte per apostasia e adulterio, è in Italia dopo aver lasciato il Sudan

L’arrivo di Meriam in Italia
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Matteo Renzi, la moglie Agnese Landini e ilministro Federica Mogherini all'arrivo di Meriem in Italia  (Lapresse)Matteo Renzi, la moglie Agnese Landini e ilministro Federica Mogherini all’arrivo di Meriem in Italia (Lapresse) (8 / 11)

Il ministro Federica Mogherini con il figlio di Meriem (Lapresse)Il ministro Federica Mogherini con il figlio di Meriem (Lapresse) (9 / 11)

 Matteo Renzi, la moglie Agnese Landini e ilministro Federica Mogherini all'arrivo di Meriem in Italia  (Lapresse)Matteo Renzi, la moglie Agnese Landini e ilministro Federica Mogherini all’arrivo di Meriem in Italia (Lapresse) (10 / 11)

Il premier Matteo Renzi e il mnistro degli esteri Federica Mogherini (Ansa)Il premier Matteo Renzi e il mnistro degli esteri Federica Mogherini (Ansa) (11 / 11)

Roma, 24 luglio 2014 – Meriam Yehya Ibrahim, la giovane cristiana che era stata condannata a morte per apostasia, ha lasciato il Sudan ed è arrivata in Italia. Ad attenderla, all’aeroporto militare di Ciampino, il presidente del consiglio Renzi, la moglie Agnese, e il ministro degli Esteri Federica Mogherini.

Anche oggi siamo felici“, ha detto il premier. “Vi dirà tutto il viceministro Pistelli che ha curato questa operazione. Oggi è soltanto un giorno di festa”.

“Meriam e i due figli stanno bene sono in ottima forma”, ha annunciato il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli all’aeroporto di Fiumicino dopo aver accolto la 27enne sudanese. E anche dal Papa giungono parole di conforto e sostegno: il Santo Padre, informato dal Presidente del Consiglio della liberazione di Meriam, ha “espresso i suoi sentimenti di gratitudine al Paese e di felicità per la positiva conclusione di questa vicenda”. Lo ha detto il viceministro Pistelli, che ha aggiunto: “Credo che Meriam e i due figli avranno degli incontri importanti nei prossimi giorni e poi si trasferiranno negli Stati Uniti”.
Si rallegra anche il ministro degli Esteri Federica Mogherini: “E’ una grande gioia: abbiamo seguito il caso fin da prima che fosse resa nota la condanna e grazie al grande lavoro fatto da tanti, oggi possiamo accogliere Meriam a Roma. Ora Meriam ha bisogno di tranquillità con la sua famiglia”.

Ventisette anni, sudanese di religione cristiana, lo scorso maggio era stata condannata a cento frustate e poi all’impiccagione, per apostasia e adulterio. Quando fu condannata era incinta di otto mesi. Una corte di appello aveva in seguito cancellato la sentenza e il 23 giugno era stata scarcerata. Il giorno successivo, però, la donna era stata fermata nuovamente all’aeroporto di Kartoum insieme al marito e ai due figli, una dei quali nata in carcere, mentre tentava di lasciare il Paese. Di nuovo rilasciata, si era rifugiata con la famiglia presso l‘ambasciata Usa della città.

L’INCONTRO CON IL PAPA – Meriam ha incontrato Papa Francesco a casa Santa Marta. Ad annunciarlo era stata la presidente dell’ong Italians for Darfur con un tweet: “Meriam coronera’ il suo sogno e vedra’ il Papa. Glielo avevo promesso quando ci siano incontrare. Grazie a lapopistelli e @matteorenzi”. L’incontro è durato circa mezz’ora. Il Papa, ricevendola in un clima di “grande serenità” l’ha ringraziata per la sua “testimonianza di fede”,  la sua “costanza”, il suo eroismo. Lo riferisce il portavoce padre Federico Lombardi, che ha aggiunto come il Pontefice abbia detto personalmente il suo ‘grazie’ alla giovane sudanese cristiana. “Il Papa”, ha detto padre Lombardi, “è stato molto tenero con lei e con il marito, in carrozzella, e l’ha ringraziata per la sua testimonianza.

 

RENZI A STRASBURGO – Il caso di Meriam era stato citato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in occasione del suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo. Parlando di Meriam e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko-Haram, Renzi aveva sottolineato: “Se non c’è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa”.

Inchino della Madonna al boss: “Pervertito il sentimento religioso, duri provvedimenti in arrivo”

Inchino della Madonna al boss: “Pervertito il sentimento religioso, duri provvedimenti in arrivo”

Vicende come quella della processione di Oppido Mamertina ricorre “in zone dove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalità e a un’acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora diffusa tra le popolazioni”. Così l’Osservatore Romano stigmatizza quanto accaduto in Calabria, dove la processione della Madonna delle Grazie si è fermata davanti all’abitazione del boss della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all’ergastolo ed ai domiciliari per motivi di salute. La Direzione investigativa antimafia calabrese ha avviato l’inchiesta in seguito alla segnalazione dei carabinieri di Oppido Mamertina, il cui comandante ha abbandonato la processione dopo l’inchino davanti al boss.
L’inchino della Madonna al boss  – L’episodio è accaduto due giorni fa a Oppido Mamertina dove la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico si è fermata davanti all’abitazione del presunto boss della ‘ndrangheta Peppe Mazzagatti, 82 anni, condannato all’ergastolo ed ai domiciliari per motivi di salute. Il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha definito l’episodio come “deplorevoli e ributtanti rituali cerimoniosi” mentre il Vescovo, monsignor Francesco Milito, ha annunciato “provvedimenti energici”.
Grasso: triste omaggio, complimenti al maresciallo – “Ho telefonato al maresciallo Marino per ringraziarlo. Grazie ancora, a nome di tutti cittadini onesti”. E’ quanto ha scritto su Facebook il presidente del Senato, Pietro Grasso, rivolgendosi al maresciallo dei Carabinieri che ha ordinato i suoi uomini di andarsene di fronte all’ ‘inchino’ della statua della processione di Oppido Mamertino davanti alla dimora del boss. “Sono certo che questo gesto inammissibile, questo tristissimo “omaggio”, non rappresenti il popolo calabrese”, ha aggunto Grasso.
Duro intervento del capo della diocesi – Un “temerario gesto di blasfema devozione che va all’opposto di quella dovuta alla Madre di Dio” ha aggiunto nella sua condanna il vescovo di Oppido-Palmi Francesco Milito. “Chi è riuscito a compierlo, e a ritentarlo – ha aggunto – è lontano da ogni spirito di fede pura, retta ed autentica. Se neanche le parole del Papa, con una condanna da tutti comprensibile nella sua incisiva chiarezza, sono riuscite a far da freno, è segno che l’indurimento di alcune coscienze è sotto il livello di guardia”. E ancora: “L’episodio in questione – ha aggiunto – risulta ancora più grave se si considera l’opera decisa ed energica che, in Oppido Mamertina, comprendente anche Tresilico, a partire dal 15 agosto 2013 con forti segni emblematici, e dal 16 dicembre 2013, a poche settimane dalla nota operazione anti ‘ndrangheta, si è messa in atto per l’educazione delle coscienze nella prospettiva di una radicale conversione, attraverso percorsi di catechesi e di approfondimento, che avranno compimento nella missione cittadina, diretta dai Padri Minimi di san Francesco di Paola con la presenza delle reliquie del Santo”.
Il sindaco prende le distanze – Il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, ha preso le distanze da eventuali gesti non consoni ma “ci pare che è stata ripetuta una gestualità che va avanti da oltre 30 anni”. Alfano si è complimentato con i Carabinieri che hanno preso le distanze da quelli che il Ministro giudica “atti incommentabili”. La Presidente della commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, ha telefonato al maresciallo dei carabinieri Andrea Marino per ringraziarlo. “Quanto è avvenuto nel corso della processione – ha detto – sconcerta e addolora e la Commissione antimafia intende approfondire i fatti incontrando anche lo stesso maresciallo Marino”. Duro è anche il commento del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, secondo il quale il gesto compiuto è “un vero e proprio atto di sfida alle parole di scomunica di Papa Francesco. Bene il comportamento dei Carabinieri ora la Procura farà il suo lavoro”. Non è la prima volta che in Calabria emergono ingerenze della criminalità nei riti religiosi. A Pasqua in due comuni del vibonese c’era stata una forte polemica sullo svolgimento della processione dell’Affruntata.
07 luglio 2014

Il Papa: “Come Gesù userò il bastone contro i preti pedofili”

Il Papa: “Come Gesù userò il bastone contro i preti pedofili”

“La corruzione di un fanciullo è quanto di più terribile e immondo si possa immaginare”, “la Chiesa lotta perché il vizio sia debellato e l’educazione recuperata. Ma anche noi abbiamo questa lebbra in casa”. Lo dice papa Francesco in un colloquio con Eugenio Scalfari che apre oggi la prima pagina di Repubblica, assicurando che affronterà con “la severità che richiede” questo stato di cose.
Il ragionamento del Papa parte dall’educazione, che “sembra quasi aver disertato le famiglie”, e questo fenomeno “è una gravissima omissione ma non siamo ancora nel male assoluto”, come sono invece “la corruzione, il vizio, le pratiche turpi imposte al bambino e poi praticate”.
Solo il 2% dei preti è pedofilo – “Molti miei collaboratori che lottano con me mi rassicurano con dati attendibili che valutano la pedofilia dentro la Chiesa al livello del due per cento”, spiega Francesco che lo reputa “gravissimo”: vuol dire che “il due per cento di pedofili sono sacerdoti e perfino vescovi e cardinali. E altri, ancor più numerosi, sanno ma tacciono, puniscono ma senza dirne il motivo”. Il Papa sottolinea che quello della pedofilia, assieme alla mafia sono “due principalissime questioni”. “La nostra denuncia della mafia – aggiunge al proposito – non sarà fatta una volta tanto ma sarà costante”.
Mafia e Chiesa mai sullo stesso sentiero – Poi avverte quelle donne “legate alla mafia da vincoli di parentela” con i mafiosi e che “frequentano assiduamente le chiese dei loro paesi”, “pensano che Dio perdoni le orribili malefatte dei loro congiunti?”. E sa, che oltre ai mafiosi che fanno la comunione e partecipano ai sacramenti, ci sono “alcuni sacerdoti” che “tendono a sorvolare sul fenomeno mafioso”. Sul pentimento nell’ultimo momento dell’esistenza, dice “noi non giudichiamo ma il Signore sa e giudica. La sua misericordia è infinita ma non cadrà mai in trappola. Se il pentimento non è autentico la misericordia non può esercitare il suo ruolo di redenzione”.
Il Papa riflette sul celibato per i sacerdoti – “Fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore. La Chiesa cattolica orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiteri si sposino. Il problema certamente esiste ma non è di grande entità. Ci vuole tempo ma le soluzioni ci sono e le troverò”.
13 luglio 2014
“La corruzione di un fanciullo è quanto di più terribile e immondo si possa immaginare”, “la Chiesa lotta perché il vizio sia debellato e l’educazione recuperata. Ma anche noi abbiamo questa lebbra in casa”. Lo dice papa Francesco in un colloquio con Eugenio Scalfari che apre oggi la prima pagina di Repubblica, assicurando che affronterà con “la severità che richiede” questo stato di cose.
Il ragionamento del Papa parte dall’educazione, che “sembra quasi aver disertato le famiglie”, e questo fenomeno “è una gravissima omissione ma non siamo ancora nel male assoluto”, come sono invece “la corruzione, il vizio, le pratiche turpi imposte al bambino e poi praticate”.
Solo il 2% dei preti è pedofilo – “Molti miei collaboratori che lottano con me mi rassicurano con dati attendibili che valutano la pedofilia dentro la Chiesa al livello del due per cento”, spiega Francesco che lo reputa “gravissimo”: vuol dire che “il due per cento di pedofili sono sacerdoti e perfino vescovi e cardinali. E altri, ancor più numerosi, sanno ma tacciono, puniscono ma senza dirne il motivo”. Il Papa sottolinea che quello della pedofilia, assieme alla mafia sono “due principalissime questioni”. “La nostra denuncia della mafia – aggiunge al proposito – non sarà fatta una volta tanto ma sarà costante”.
Mafia e Chiesa mai sullo stesso sentiero – Poi avverte quelle donne “legate alla mafia da vincoli di parentela” con i mafiosi e che “frequentano assiduamente le chiese dei loro paesi”, “pensano che Dio perdoni le orribili malefatte dei loro congiunti?”. E sa, che oltre ai mafiosi che fanno la comunione e partecipano ai sacramenti, ci sono “alcuni sacerdoti” che “tendono a sorvolare sul fenomeno mafioso”. Sul pentimento nell’ultimo momento dell’esistenza, dice “noi non giudichiamo ma il Signore sa e giudica. La sua misericordia è infinita ma non cadrà mai in trappola. Se il pentimento non è autentico la misericordia non può esercitare il suo ruolo di redenzione”.
Il Papa riflette sul celibato per i sacerdoti – “Fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore. La Chiesa cattolica orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiteri si sposino. Il problema certamente esiste ma non è di grande entità. Ci vuole tempo ma le soluzioni ci sono e le troverò”.
13 luglio 2014

Papa Francesco: “I Comunisti ci hanno rubato la bandiera”

Papa Francesco: “I Comunisti ci hanno rubato la bandiera”, ” La fine di un pontefice e’ la tomba” e non gli “piacciono” i cani

29 Giugno 2014. Cronaca

 

Papa Francesco sicuramente e’ lontano dalla banalità, anche da quella religiosa. Oggi, dopo le voci sulla sua salute, e’ riapparso durante l’omelia a San Pietro, lanciando un appello al dialogo che deve vincere sulla guerra in Iraq. Si vedeva che era provato, ma dall’aspetto non figurava nulla di allarmante. Ma prima, parlando con un guappo di giovani, aveva detto delle cose destinate a fare discutere: “Un Papa ha una strada definitiva e la sua fine e’ la tomba”. Le sue affermazioni arrivano quando si discute sulla sua condizione di salute e mentre anche si parla di una possibilità’, seppur remota, che Pappa Francesco possa seguire la strada del suo predecessore, Benedetto XVI, diventato Papa emerito. Insomma una diversa visione del papato rispetto al suo predecessore, quella che e’ stata de resto dominante nella storia della Chiesa. Ma il Papa ha anche concesso un’intervista al Messaggero, anche questo un fatto storico e fuori dalla consuetudine. Con alcuni pensieri e messaggi chiari: “Marx non ha inventato nulla. I comunisti ci hanno rubato la bandiera” Ed ancora: La bandiera dei poveri e’ cristiana. La poverta e’ al centro del Vangelo. I comunisti dicono che tutto questo e’ comunista. Si’, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani?”. (E ride). Altre riflessioni: “Dopo alimentazione, vestiti e medicine, seguono come voci di spesa, la cosmetica e le spese per animali domestici”. In effetti già prima di Papa Francesco non si vedeva un cane per tutto il Vaticano. Ma nemmeno un gatto. Il Papa: “Si tratta di un altro fenomeno di degrado culturale. Il rapporto affettivo con gli animali e’ più facile, programmabile. Un animale non e’ libero, mentre avere un figlio e’ una cosa complessa”. Certo un discorso complicato ed anche un po’ sdrucciolevole ed in questo lontano da San Francesco, che amava gli animali, come una parte del creato e della vita. Poi: “I clienti delle baby prostitute sembrano i nonni, sono dei pedofili”. Ancora: “Difficile rimanere onesti in politica, vieni fagocitato da un fenomeno quasi endemico”. Infine, ridendo di nuovo, una frase in romanesco: “Campa’ e fa’ campa””.

Papa Francesco: Pedofilia e’ la lebbra della Chiesa, userò bastone contro preti pedofili

Papa Francesco: Pedofilia e’ la lebbra della Chiesa, userò bastone contro preti pedofili

13 Luglio 2014. Cronaca

 

“La corruzione di un fanciullo e’ quanto di più terribile si possa immaginare”, sono le parole di Papa Francesco, che in un colloquio con il suo “amico” Eugenio Scalfari, l’ateo devoto al Papa, affronta il problema spinoso della pedofilia. Che non esita a definire la “lebbra della Chiesa”. Ed aggiunge: “Come Gesù userò il bastone contro i preti pedofili”. Male assoluto sono “la corruzione, il vizio, le pratiche turpi imposte al bambino e poi praticate”. Francesco spiega che secondino suoi collaboratori il fenomeno riguarda nella Chiesa il due per cento di prelati. Ma ci sono altri e molti che tacciono. Le questioni più’ gravi per il papa sono proprio la pedofilia e la mafia. Poi avverte quelle donne “legate alla mafia da vincoli di parentela, che frequentano assiduamente le chiese dei loro paesi”. Ma che pensano che Dio possa perdonare le orribili malefatte di loro congiunti? Il Papa ha già scomunicato tutti i mafiosi. Ma i pedofili no. Almeno per il momento, forse il pentimento e la redenzione possono bastare.

Papa Francesco predica ma Curia e Clero sono milionari

Papa Francesco predica ma Curia e Clero sono milionari

15 Luglio 2014. Cronaca

 

Appartamenti, vigne, vigneti, uliveti e boschi. Una collezione di fortune private, regolarmente dichiarate al fisco, da molti prelati, alla faccia dell’umiltà e della modestia portate avanti da Papa Francesco. E po ci sono i beni della Chiesa, tanti, proprio tanti. Non c’e’ al mondo uno Stato più ricco del Vaticano. Con giardini dove non si aggira nemmeno un cane o un gatto per non sporcare i bellissimi giardini. Con all’interno abitazioni da paura, anche se il Papa non ha voluto vivere in Vaticano ma a Santa Rita. Lo rivela un servizio dell’Espresso che commenta: “Beati i poveri, perche’ di essi e’ il regno dei cieli, insegnava Gesù di Nazareth nel discorso dellaMontagna”. Pero’ dopo duemila anni se la spassano ovviamente meglio i ricchi, anche i preti ricchi. E non tutti gli oltre cento prelati con patrimoni da paura erano ricchi di famiglia, anzi… Come mai un povero od un immigrato non può’ nemmeno sostare in viale della Conciliazione vicino a piazza San Pietro? E quanti profughi potrebbe ospitare il Vaticano? Perché alle parole non seguono i fatti? Parlare e’ sempre stato più’ facile che fare. Ovviamente non riguarda il Santo Padre, che si trova un muro contro. E certe resistenze sono difficile da superare anche per lui. Una sfida nella sfida per il Papa più coraggioso della stpria della Chiesa.