Ucraina, entrate in vigore le sanzioni Ue contro la Russia.

Ucraina, entrate in vigore le sanzioni Ue contro la Russia. Putin: “Una minaccia al processo di pace”

Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, annuncia che anche gli Usa produrranno sanzioni contro la Russia, le limitazioni stabilite da Bruxelles entrano in vigore. Il nuovo round colpisce finanza, energia e difesa. Il pacchetto è entrato in vigore questa mattina con la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Le misure sanzonatorie prevedono anche il congelamento dei beni ed il divieto di viaggio per personalità russe ed ucraine accusate di essere implicate nel conflitto in Ucraina. Gli Usa hanno stabilito invece sanzioni nel settore finanziario, dell’energia e della difesa.
La lista – Nella lista delle 24 personalità russe ed ucraine colpite dal nuovo round di sanzioni europee pubblicata oggi dalla Gazzetta ufficiale dell’Ue c’è anche Sergei Chemezov, amico di Putin e capo di RosTekhnologi. Insieme a lui colpiti dalle misure sanzonatorie anche Youri Vorobiov, vicepresidente russo, e diversi vicepresidenti della Duma (Parlamento, ndr): Vladimir Vasiliev, Ivan Melnikov e Igor Lebedev.
Record negativo per il rublo – Nuovo record negativo per il rublo russo, che stamattina è arrivato a quota 37,72 per un dollaro in concomitanza con l’entrata in vigore delle nuove sanzioni europee contro la Russia che colpiscono finanza, energia e difesa. In calo anche la Borsa di Mosca, con l’indice Micex (in rubli) che segna -0,18% e l’Rts (in dollari) a -0,63%.
Putin: sanzioni Ue minano il processo di pace – Le sanzioni Ue contro la Russia “di fatto rappresentano passi che minano il processo di pace in Ucraina”, ha detto Vladimir Putin a Dushanbe, citato dall’agenzia Itar-Tass. “Le sanzioni – ha proseguito il leader del Cremlino – non sono mai state efficaci come strumento di politica estera e non portano mai i risultati attesi, danneggiano coloro che vi fanno ricorso e quelle antirusse non sono un’eccezione”.
Ucraina verso la Nato – Intanto l’Ucraina punta a ottenere “nel prossimo futuro” uno status speciale di cooperazione con la Nato. Lo ha dichiarato il presidente ucraino Petro Poroshenko in una conferenza stampa a Kiev in cui ha parlato della sua visita ufficiale negli Stati Uniti la settimana prossima. Lo riporta l’agenziaInterfax.
Nuovo scambio di prigionieri – Nuovo scambio di prigionieri tra le truppe governative e i miliziani separatisti dell’Ucraina orientale. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha annunciato sulla sua pagina Facebook che 36 militari di Kiev sono stati liberati recentemente, mentre altri 21 sono stati rilasciati ieri. I filorussi dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk confermano di aver liberato 36 soldati in cambio di 31 miliziani precisando che “Kiev promette di rilasciare altri cinque (miliziani) domani”.

Oscar Pistorius ritenuto colpevole di omicidio colposo

Oscar Pistorius ritenuto colpevole di omicidio colposo, fuori dal carcere su cauzione

Oscar Pistorius è stato riconosciuto colpevole di omicidio colposo dal tribunale di Pretoria dove questa mattina il giudice Thokozile Masipa ha letto il verdetto nel processo a carico dell’ex atleta per l’omicidio della sua fidanzata Reeva Steenkamp. Secondo Masipa i fatti non comprovano la premeditazione nell’omicidio di Reeva. Ma, ha aggiunto ieri nella lettura della sentenza, “quello di omicidio colposo è un verdetto pertinente”.
Omicidio non volontario – Per il giudice il giudice Thokozile Msipa che sta completando la lettura del verdetto, si è trattato di “omicidio non volontario”. Pistorius rischia fino ad un massimo di 15 anni. E’ quanto prevede la pena di “omicidio colposo” inflitta dalla corte. L’ex atleta rischiava in caso, invece, di omicidio premeditato, una pena fino all’ergastolo.
Gli altri capi di imputazione – Il giudice ha ritenuto Pistorius “colpevole” di possesso di armi per l’episodio dei colpi sparati in un ristorante poche settimane prima della morte di Reeva. Lo ha detto il giudice Thokozile Msipa, che sta leggendo il verdetto per la morte della fidanzata affrontando, in questo momento, le altre accuse a suo carico per possesso di armi da fuoco. L’episodio risale al gennaio 2013. Il giudice lo ha ritenuto invece “non colpevole”,invece, per i colpi sparati in un’altra occasione, dal tettuccio trasparente della sua auto.
Pistorius fuori su cauzione – L’atleta paralimpico ha ottenuto inoltre di restare in libertà su cauzione fino alla ripresa delle udienze fissata il 13 ottobre. “Ho fatto ricorso al mio potere discrezionale nei confronti dell’accusato e gli ho accordato l’estensione del regime di libertà su cauzione di cui godeva”, ha detto il giudice.

Marò, Latorre in Italia per 4 mesi. Via libera dell’India

Marò, Latorre in Italia per 4 mesi. Via libera dell’India

Massimiliano Latorre potrà trascorrere quattro mesi in Italia per recuperare in un ambiente privo di stress, ed in famiglia, la sua miglior forma dopo il brutto attacco ischemico avuto il 31 agosto scorso. La decisione, salutata con sollievo dalle autorità italiane, è stata presa oggi a New Delhi dal presidente della Corte Suprema, R.M. Lodha, nel corso di un’udienza di 30 minuti svoltasi in un clima disteso, insolito per gli appuntamenti in tribunale legati alla vicenda dell’incidente in cui il 15 febbraio 2014 morirono al largo del Kerala due pescatori indiani.
Primo a rallegrarsi per l’esito è stato il premier Matteo Renzi – Il premier Renzi via Twitter ha scritto: “Collaborazione con la giustizia indiana e stima per il premier Modi ed il suo governo. Lavoreremo insieme su tanti fronti”. Da parte sua il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha lodato “la sensibilità dei giudici indiani”, aggiungendo che “ora il nostro pensiero è per Girone”.
L’Italia ringrazia il governo indiano per la concessione – Apprezzamento per la Corte indiana è venuto anche dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, che ha ricordato come “resta ferma la la volontà e la determinazione del governo italiano a trovare in tempi rapidi una soluzione definitiva a questa controversia”. Da mesi il governo italiano ha annunciato un cammino lento ma irreversibile verso l’internazionalizzazione della vicenda e la ricerca di un arbitrato internazionale, processo che potrebbe essere modificato solo da un “nuovo dialogo” fra India e Italia, che per il momento però stenta a decollare. Dalla famiglia di Latorre è stata la figlia – su Facebook – a esprimere le prime emozioni. “Che bella notizia”, ha scritto Giulia, accompagnando le sue parole con la consueta faccina dello smile, in attesa di riabbracciare presto il papà.
Latorre in Italia per non più di 4 mesi – In tribunale la strada è apparsa oggi subito in discesa quando è stato annunciato alla Corte il ritiro di un’istanza presentata dai legali di Freddy Bosco, proprietario del peschereccio St.Antony, in cui si chiedeva un supplemento di perizie mediche. Una buona notizia seguita da un’altra: la conferma ribadita dal rappresentante giuridico del governo indiano, l”additional sollicitor general’ P.S. Narasimha, che il governo di Delhi non aveva obiezioni alla concessione di un rientro temporaneo per Latorre “su base umanitaria”. Sono poi intervenuti a sostenere la richiesta di Latorre due ‘principi’ del foro indiani, K.T.S. Tulsi e Soli Sarabjee, che hanno illustrato il contenuto dell’istanza e precisato la necessità, caldeggiata anche da specialisti indiani del settore, che il Fuciliere ottenesse il permesso di una convalescenza in Italia.
Richieste garanzie scritte – A questo punto Lodha ha voluto vedere le lettere di impegno dell’ambasciatore Daniele Mancini presente in aula, a nome dello Stato italiano, e dello stesso Latorre. Per la prima non vi sono stati problemi, mentre per la seconda è stato chiesto al Fuciliere una seconda versione più sintetica, “non ambigua e non equivoca”, chiedendo la soppressione di alcuni paragrafi secondo il magistrato non inerenti all’offerta di garanzie. Prima di chiudere la seduta per la pausa pranzo, il giudice ha comunque firmato l’ordinanza di autorizzazione, chiarendo che essa sarebbe diventata operativa solo dopo la presentazione del nuovo impegno scritto da parte di Latorre. Una condizione che il team dei legali della difesa ha risolto molto rapidamente. Questo ha permesso a Latorre, come si è appreso da fonti a New Delhi, di ricevere in tempi record già stasera il passaporto con un visto di uscita dall’India e uno di rientro dall’Italia al termine del permesso per motivi di salute di quattro mesi dal momento della sua partenza.
Latorre ha promesso di ritornare in India – La sua partenza quindi, potrebbe avvenire già domani, con l’arrivo di un’aereo speciale inviato dall’Italia. “Abbiamo ottenuto quanto volevamo”, ha commentato Soli Sarabjee, Procuratore generale indiano ed uno dei due avvocati che hanno presentato l’istanza italiana. In entrambe le lettere si ribadisce sostanzialmente l’impegno a che Latorre “ritornerà in India entro il periodo disposto dalla Corte”, e che “non commetterà trasgressione alcuna delle condizioni imposte per lui”.

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano

Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)



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Con il 100% di presenze alla Camera dall’inizio della legislatura, nel febbraio 2013, Cinzia Maria Fontana (nella foto), Giuseppe Guerini e Tito Iannuzzi, guidano la classifica degli stacanovisti del Parlamento, secondo il monitoraggio che quotidianamente fa Openpolis.

 

 

L’ITALIA IN «MISSIONE PROLUNGATA» DI GUERRA SOTTO COMANDO USA

L’ITALIA IN «MISSIONE PROLUNGATA» DI GUERRA SOTTO COMANDO USA

 

di Manlio Dinucci

 

Fonte: Il Manifesto (Italia)

 

Domani – alla vigilia del 13° anniversario dell’11 settembre che segnò l’inizio della «guerra globale al terrorismo» incentrata su Al Qaeda e l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq da parte di coalizioni a guida USA – il presidente Obama annuncerà, in un solenne discorso alla nazione, il lancio di una nuova offensiva a guida USA mirante, secondo quanto ha dichiarato domenica in una intervista alla NBC, ad «affrontare la minaccia proveniente dallo Stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS)». Pur non inviando ufficialmente forze di terra in Iraq e Siria, il presidente promette: «Degraderemo sistematicamente le capacità dei militanti sunniti dell’ISIS, restringeremo il territorio che controllano e, infine, li sconfiggeremo».

La strategia è stata ufficializzata nella Dichiarazione finale del recente Summit NATO [1], in cui si afferma (al punto 37) che «l’ISIS, con la sua recente avanzata in Iraq, è divenuto una minaccia transnazionale». Chi ne è responsabile? I 28 governi NATO (compreso quello Renzi) non hanno dubbi: «Il regime di Assad che ha contribuito all’emergere dell’ISIS in Siria e alla sua espansione al di là di questo Paese». Si capovolge così la realtà: come già ampiamente documentato, i primi nuclei del futuro ISIS si formano quando, per rovesciare Gheddafi in Libia nel 2011, la NATO finanzia e arma gruppi islamici fino a poco prima definiti terroristi (esprimendo ora, nella Dichiarazione del Summit, «profonda preoccupazione per le attuali violenze in Libia»). Dopo aver contribuito a rovesciare Gheddafi, essi passano in Siria per rovesciare Assad. Qui, nel 2013, nasce l’ISIS che riceve finanziamenti, armi e vie di transito dai più stretti alleati degli Stati Uniti: Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Turchia, Giordania. In base a un piano sicuramente coordinato dalla Cia.

L’ISIS lancia poi l’offensiva in Iraq, non a caso nel momento in cui il governo presieduto da Nouri al-Maliki sta prendendo le distanze da Washington, avvicinandosi sempre più alla Cina. Essa compra circa la metà della produzione petrolifera dell’Iraq, fortemente aumentata, ed effettua grossi investimenti nella sua industria estrattiva. Lo scorso febbraio, i due governi firmano accordi che prevedono forniture militari da parte della Cina. Lo scorso maggio al-Maliki partecipa, a Shanghai, alla Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia, insieme al presidente russo Vladimir Putin e ad Hassan Rouhani, presidente dell’Iran. Paese con cui il governo al-Maliki aveva firmato nel novembre 2013 un accordo che, sfidando l’embargo voluto da Washington, prevede l’acquisto di armi iraniane. Su questo sfondo si colloca l’offensiva dell’ISIS, che incendia l’Iraq trovando materia infiammabile nella rivalità sunniti-sciiti.

L’ISIS svolge quindi di fatto un ruolo funzionale alla strategia USA/NATO di demolizione degli Stati attraverso la guerra coperta. Ciò non significa che la massa dei suoi militanti, proveniente da diversi Paesi, ne sia consapevole. Essa è molto composita: ne fanno parte sia combattenti islamici, formatisi nel dramma della guerra, sia ex militari dell’epoca di Saddam Hussein che hanno combattuto contro gli invasori, sia molti altri le cui storie sono sempre legate alle tragiche situazioni sociali provocate dalla prima guerra del Golfo e dalle successive nell’arco di oltre vent’anni. Ne fanno parte anche diversi provenienti da Stati Uniti ed Europa, dietro le cui maschere certamente si nascondono agenti segreti appositamente formati per tali operazioni.

Detto questo, vi sono fatti incontrovertibili i quali dimostrano che l’ISIS è una pedina del nuovo grande gioco imperiale in Medio Oriente. Nel maggio 2013, un mese dopo aver fondato l’ISIS, Ibrahim al-Badri – il «califfo» oggi noto col nome di battaglia di Abu Bakr al-Baghdadi – incontra in Siria il senatore statunitense John McCain, capofila dei repubblicani incaricato dal democratico Obama di svolgere operazioni segrete per conto del governo. L’incontro è documentato fotograficamente (v. l’articolo di Thierry Meyssan [2]). Molto sospetto è anche l’illimitato accesso che l’ISIS ha alle reti mediatiche mondiali, dominate dai colossi statunitensi ed europei, attraverso cui diffonde i filmati delle decapitazioni che, suscitando orrore, creano una vasta opinione pubblica favorevole all’intervento della coalizione a guida USA in Iraq e Siria. Il cui reale scopo strategico è la rioccupazione dell’Iraq e la demolizione della Siria.

Si apre così, preparata da 145 attacchi aerei effettuati in Iraq in un mese dall’aviazione USA, una «missione prolungata» di guerra che – precisa A. Blinken, viceconsigliere di Obama per la sicurezza nazionale – «durerà probabilmente oltre l’attuale amministrazione». Guerra in cui il governo Renzi, scavalcando il Parlamento, si è già impegnato a far partecipare l’Italia. I nostri cacciabombardieri sono pronti, ha annunciato la ministra della «difesa» Pinotti, per «un’azione militare, che bisognerebbe avere il coraggio di fare».

Ferrari, accordo sulla liquidazione di Montezemolo: 27 milioni

Ferrari, accordo sulla liquidazione di Montezemolo: 27 milioni

di , con articoli di  e di 10 settembre 2014Commenti (27)

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Luca Cordero di Montezemolo percepirà circa 27 milioni come buonuscita. Fiat Chrysler ha comunicato che il manager percepirà «l’indennità di fine mandato attribuitagli sin dal 2003 e già descritta nella Relazione sulla Remunerazione pubblicata dalla società, pari a cinque volte la componente fissa della remunerazione annua di 2,7 milioni e quindi in totale di 13.710.000, pagabile nell’arco di vent’anni». A questa si sommano 13,2 milioni a fronte anche dell’impegno di Montezemolo di non svolgere attivita’ in concorrenza con il Gruppo Fiat sino al marzo 2017. «Sarà corrisposta la componente fissa e variabile della remunerazione dovuta sino a tale momento, che corrisponde alla originaria scadenza del mandato in Ferrari, complessivamente pari ad 13,2 milioni da erogare entro il 31 gennaio 2015». Infine Montezemolo conserverà in via temporanea il diritto di acquistare prodotti del Gruppo Fiat con alcune facilitazioni nonche’ di usufruire di taluni servizi attinenti la sicurezza.

Luca Cordero di Montezemolo prende la parola ad inizio della conferenza stampa a Maranello: «Si apre una fase nuova ed è giusto che si apra con un soggetto nuovo. Rassegno le mie dimissioni perchè è finito un ciclo». Il presidente uscente della Ferrari ha rievocato i suoi rapporti con tutto il mondo Ferrari, da Piero Ferrari a Sergio Marchionne – «ci sono state incomprensioni nel weekend».

«Spero che il nuovo ciclo sia diverso e importante – ha detto Montezemolo -. Ferrari è la cosa più importante della mia vita insieme alla mia famiglia. Ferrari significa per me è guardare avanti, andare oltre, innovare, spingere miglirare giorno per giorno. E’ un motivo di orgoglio per me aver lavorato a ungruppo che ora va in Borsa».

«E’ un giorno importante, dopo 23 anni, passati molto in fretta devo dire, oggi rassegno le dimissioni dalla Ferrari’. Cosi’ il presidente del Cavallino, Luca Cordero di Montezemolo, ha esordito nella conferenza stampa d’addio in corso al Museo Ferrari a Maranello. Montezemolo ha aggiunto che Amedeo Felisa manterra’ la carica di amministratore delegato.

«Ogni tanto avete scritto delle cazzate – ha detto Montezemolo ai giornalisti presenti in sala -: qualche volta ve l’ho fatto presente, altre volte no…. Mi mancheranno le vostre cazzate».

Sergio Marchionne ha precisato ai giornalisti: «L’amicizia con Luca non si è incrinata con le incomprensioni degli ultimi tempi. Il percorso era tracciato e avete contribuito voi ad accelerare le decisioni». L’ad ha precisato che era nelle cose «la tempistica era da scegliersi. Sono processi che succedono in tutte le aziende.». E ha anche aggiunto per il futuro: «In un gruppo come Fiat da 300mila dipendenti stiamo preparando piani di successione per tutte le posizioni chiavi di questa azienda».

Rifiuti radioattivi, gestirli in modo più razionale

Rifiuti radioattivi, gestirli in modo più razionale

Rifiuti radioattivi, gestirli in modo più razionale

Più informazioni su: .

La Francia, riferisce La Stampa del 9 settembre, ha deciso di bloccare il trasferimento dall’Italia delcombustibile nucleare da riprocessare. I trasporti nucleari da Saluggia via Val Susa a La Hague vengono, al momento, interrotti.

Sappiamo, in particolare, che da Saluggia (sede di depositi temporanei di rifiuti radioattivi) e Trino (ex centrale nucleare) le scorie nucleari vengono inviate via treno a La Hague per un riprocessamento che, in teoria, dovrebbe mettere in sicurezza i rifiuti atomici, ma che in pratica attenua ma non annulla affatto il lascito mortale dei prodotti di fissione consumati nei reattori, ancorché dismessi.

Lo sappiamo, perché il movimento No Tav ha avuto il merito di promuovere, in particolare a Villar Focchiardo, comune che a suo tempo ha predisposto un ricorso al Tar, convegni aperti e sostenuti da interventi di esperti sull’argomento ed ha attivato in collaborazione con i francesi di Sortir du Nucléaire, una rete di attivisti che protestano con blocchi non violenti per sollevare il problema della messa in sicurezza del percorso dei treni carichi di materiali radioattivi.

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Le stesse scorie trattate nell’impianto francese dovrebbero compiere il cammino a ritroso per l’immagazzinamento finale in Italia nel deposito unico di stoccaggio che dovrebbe essere pronto entro il 2025, come richiesto dalle normative in atto nei Paesi europei. Ma a Parigi non si fidano che potremmo, noi “italiani”, riprendere le scorie indietro, costruendo in massima sicurezza un deposito entro la scadenza del 2025. Ed ecco la decisione di sospendere i viaggi.

Dopo i cinque viaggi già effettuati, La Stampainforma che “a Trino restano ancora 47 barre di combustibile nucleare esaurito e a Saluggia 13,2 tonnellate di combustibile irraggiato che aspettano di varcare le Alpi per essere riprocessate“. Sarebbero necessari ancora tre viaggi, che, al solito, avvengono pressoché clandestinamente.

Per la sede del deposito italiano, che sarà di superficie (e dunque non sotterraneo come quello a suo tempo ipotizzato a Scanzano Jonico), Giampiero Godioex ricercatore dell’impianto di Eurex, teme che alla fine si punti su Saluggia, in provincia di Vercelli. In effetti, afferma, “l’Italia è quel Paese noto per far diventare definitivo il temporaneo. A Saluggia c’è già depositata la maggioranza delle scorie radioattive italiane nei centri D2 e D3, tra l’altro in una collocazione “infame”, a ridosso della Dora Baltea (dove le esondazioni del fiume sono frequenti e i recenti fenomeni estremi si sono già manifestati)”.

Dovrebbe essere – e questo è per noi inconcepibile – la società pubblica Soginazienda che gestisce lo smantellamento delle vecchie centrali, appena uscita da periodo di sprechi, scandali e indagini,  a occuparsi dell’iter di predisposizione del deposito, da definire e perfezionare entro il gennaio del 2015.

I francesi hanno motivi seri per dubitare dei nostri tempi, in quanto va ricordato, ad esempio, che secondo legge n. 368 del 2003, di recepimento delle direttive Ue, il deposito nazionale avrebbe dovuto essere operativo entro la fine del 2008. Ma siamo al punto in cui siamo: cioè, di fatto, si sta partendo, a chiacchiere, solo ora per ripiegare magari sui palliativi più facilmente a disposizione.

Non va infine dimenticato che il riprocessamento effettuato a La Hague con la tecnologiaPurex serve alla Francia anche per estrarre dalle scorie radioattive il plutonio necessario alla costruzione delle sue bombe atomiche.

L’intera vicenda possiamo inserirla nella categoria: “referendum del 2011 da attuare”. Gli italiani, in 27 milioni si sono pronunciati contro il rischio nucleare, quindi dobbiamo esigere dai decisori politici che la questione dei rifiuti radioattivi, nel rispetto della volontà popolare, sia gestita nel modo più razionale trasparente e sicuro possibile.

ZENZERO: 10 STRAORDINARI BENEFICI PER LA SALUTE

ZENZERO: 10 STRAORDINARI BENEFICI PER LA SALUTE

 

di Marta Albè

 

Lo zenzero (Zingiber officinale) è una pianta erbacea di origine orientale. In cucina e per i rimedi naturali si utilizza il rizoma di zenzero, fresco oppure essiccato e ridotto in polvere. In erboristeria si impiegano olio essenziale di zenzero e estratti di zenzero per la preparazione di rimedi naturali. Lo zenzero è sempre più al centro dell’attenzione per via delle sue numerose proprietà curative. Ecco dieci tra i principali benefici per la salute dello zenzero.

1) Migliorare la digestione

Le proprietà benefiche dello zenzero aiutano a calmare lo stomaco, a rilassare i muscoli gastrointestinali e a prevenire la formazione di gas e di gonfiori. Tutto ciò grazie alle proprietà carminative dello zenzero. Inoltre, lo zenzero viene raccomandato in caso di diarrea dovuta a batteri. Per digerire meglio, provate a mangiare un pezzetto di zenzero fresco dopo un pasto abbondante.

2) Prevenire il raffreddore

Lo zenzero aiuta il sistema immunitario e per questo motivo viene utilizzato per la prevenzione e il trattamento del raffreddore. Lo zenzero è molto utile sia da consumare fresco che da utilizzare per preparare infusi adatti a prevenire ed alleviare il raffreddore e i classici malanni autunnali e invernali.

3) Calmare il mal di gola

Lo zenzero fresco è davvero portentoso in caso di mal di gola. I rimedi della nonna ci insegnano a mangiare un pezzetto di zenzero fresco non appena avvertiamo che la gola inizia a pizzicare. Le proprietà benefiche dello zenzero calmano il mal di gola e se il fastidio è leggero possono contribuire ad alleviarlo del tutto in breve tempo. Lo zenzero è un antidolorifico naturale.

4) Alleviare la nausea

Lo zenzero viene consigliato per alleviare la nausea, soprattutto in caso di lunghi viaggi in nave, auto, autobus o aereo. Chi soffre di chinetosi, infatti, può trovare beneficio dal masticare un pezzetto di zenzero, delle caramelle allo zenzero o nel sorseggiare una tisana a base di questo ingrediente.

5) Ridurre i dolori artritici

Uno studio condotto di recente in Danimarca ha evidenziato che uno specifico estratto di zenzero può risultare più efficace dei medicinali nell’alleviare i dolori artritici. Gli esperti si sono occupati di esaminare in vitro la risposta delle cellule, sane o affette da artrite, ad alcuni medicinali antinfiammatori, come ibuprofene e cortisone. Sono stati inoltre osservati su di esse gli effetti dell’estratto di zenzero. I risultati sono stati sorprendenti.

6) Combattere il diabete

Uno studio condotto preso l’Università di Sidney ha dimostrato che lo zenzero può aiutare a tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue nei pazienti diabetici. Gli esperti hanno osservato che gli estratti di zenzero riescono ad aumentare la quantità di glucosio assorbita dai muscoli indipendentemente dal tasso di insulina nel sangue. Il merito sarebbe dei gingeroli contenuti nei fiori di zenzero.

7) Calmare i dolori mestruali

Lo zenzero ha proprietà anti-infiammatorie ed è un antidolorifico naturale. Le sue caratteristiche permettono di utilizzarlo per alleviare i dolori mestruali. Preparate delle tisane, usate lo zenzero in polvere come condimento o chiedete in erboristeria dei prodotti a base di zenzero adatti per il vostro problema specifico.

8) Alleviare il mal di testa

Lo zenzero potrebbe essere in grado di alleviare il mal di testa, con particolare riferimento all’emicrania, per via della sua capacità di impedire alle prostaglandine di causare dolore ed infiammazione a livello dei vasi sanguigni. In caso di emicrania, il consiglio è di bere una tisana allo zenzero durante gli attacchi, per cercare di alleviare il dolore.

9) Calmare la tosse

Come analgesico e antidolorifico, lo zenzero può essere utilizzato per ridurre la tosse, soprattutto se il sintomo è associato al raffreddore. L’azione riscaldante dello zenzero aiuta ad eliminare il muco dalle vie respiratorie, che potrebbe essere associato alla comparsa della tosse e ad altri fastidi molto comuni, come il raffreddore.

10) Distendere i muscoli

Con lo zenzero potrete preparare un olio da massaggio adatto a distendere i muscoli contratti. Con il succo di zenzero fresco e l’olio di sesamo otterrete un rimedio adatto a massaggiare il corpo, ad esempio dopo gli allenamenti, ma anche utile da applicare in caso di forfora e di caduta dei capelli. Leggete la ricetta sul nostro Forum.

DIETRO RENZI LA LOBBY DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA POLIZIA

DIETRO RENZI LA LOBBY DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA POLIZIA

 

di comidad

 

L’ex ministro dell’Istruzione Gelmini ha rivendicato il copyright sulle proposte di “riforma” della Scuola avanzate in questi giorni da Matteo Renzi. La Gelmini ha fatto riferimento a quelli che, secondo lei, sarebbero i capisaldi della “riforma” che porta il suo nome: “il superamento del ’68”, il “merito”, ecc.

Il ricordo del ’68 ha sempre un notevole potenziale di distrazione, ed infatti la Gelmini si è dimenticata di ricordare l’effetto principale di quella “riforma” a lei attribuita, e cioè l’abolizione dell’istruzione tecnica. Col ’68 l’istruzione tecnica non c’entrava nulla, dato che risaliva addirittura ai governi post-unitari. Se in Italia sono potuti nascere un ENI o un ENEL praticamente da un giorno all’altro, è stato perché era possibile attingere ai diplomati degli Istituti Tecnici. Quell’istruzione tecnica che prima lo Stato garantiva pressoché gratuitamente, oggi gli studenti sono costretti a comprarsela, spesso a credito, indebitandosi con banche e finanziarie; e poi magari iscrivendosi a quei corsi di laurea triennale che avrebbero dovuto sostituire la tradizionale figura del diplomato-perito. In realtà la figura del laureato triennale (l’ingegnere di serie B) interessa oggi alle aziende molto meno del diplomato del tipo pre-riforma Gelmini.

Con maggiore probabilità, però la Gelmini non ha dimenticato, ma semplicemente non ne ha mai saputo nulla, poiché la sua funzione di “ministro” consisteva appunto nel confondere le acque, mentre dietro di lei le lobby curavano i propri affari. Altrettanto probabilmente, ciò vale anche per Renzi, che forse non sa neppure di cosa parla, ma recita il copione che gli hanno affidato, composto inesorabilmente dai soliti luoghi comuni. Un altro slogan con specifica funzione fumogena e diversiva, è infatti quello del “merito”. Per quanto possa essere relativo questo concetto (in ambito lavorativo significa servilismo verso i dirigenti e spionaggio verso i colleghi), fa sorridere la prospettiva di una valutazione del “merito”, comunque concepito, affidata a personalità “borderline” come gli attuali dirigenti scolastici, reclutati nella feccia della categoria docente, fra i soggetti più affini alla criminalità comune.

Come oggi Renzi, a suo tempo anche la Gelmini tenne i media impegnati a parlare di aspetti astratti o marginali, mentre le vere modifiche al sistema passavano sotto silenzio. Probabilmente tra un mese Renzi tirerà fuori come un coniglio dal cilindro il provvedimento che davvero gli interessa (cioè interessa al Fondo Monetario Internazionale), cioè lo spostamento dell’ultimo anno del liceo verso l’università, a configurare un sistema analogo a quello statunitense, che distingue College (un doppione del Liceo) e University.

Più generoso della Gelmini, è stato invece l’ex ministro Brunetta, che non ha rivendicato copyright nei confronti di Renzi, sebbene lo stesso Brunetta possa considerarsi l’antesignano ed il precursore delle polemiche scomposte verso le cosiddette “forze dell’ordine”. Qualcuno ancora si ricorda dell’epiteto di “panzoni” lanciato ai poliziotti dal ministro nel 2009. Lo stesso Brunetta qualche giorno dopo presentò delle “scuse” che di fatto rincaravano la dose, poiché il ministro continuava ad accusare la gran parte dei poliziotti di svolgere un lavoro da “passacarte”.

Con altrettanta insolenza, oggi Renzi accusa poliziotti e carabinieri di essere dei “ricattatori” per aver prospettato un’ipotesi di sciopero. Come si vede, poliziotti e carabinieri sono garantiti e protetti solo quando ammazzano persone inermi ai posti di blocco. Lì se la cavano sempre con accuse di “omicidio colposo” che poi svaniscono per strada. Nell’omicidio a Rione Traiano di una settimana fa, i media si sono lanciati in pseudo-analisi sociologiche sul “degrado” napoletano, mentre richiedere un’analisi del sangue dei carabinieri coinvolti nella vicenda sarebbe stato più consono ai dati di fatto. La diffusione dell’alcolismo e delle tossicodipendenze fra i “tutori dell’ordine”, costituisce infatti uno di quei capitoli su cui non è lecito far domande. A proposito di distrazione, il razzismo antimeridionale può vantare un potenziale praticamente illimitato. Nonostante i narco-Stati e le Mafialand disseminate dalla NATO nei Balcani, persino tra le “opposizioni” c’è ancora chi è disposto a bersi le “Gomorre” e le “Terre dei Fuochi”.

Polizia e carabinieri non sfuggono però al “trend” europeo, che vede le lobby interessarsi al lucroso business della privatizzazione delle forze di polizia. Nel Regno Unito il processo di privatizzazione delle cosiddette forze dell’ordine è già in fase avanzata.

La privatizzazione dei corpi di polizia comporterà inevitabilmente un certo grado di dissacrazione mediatica di quelle “forze dell’ordine” che una volta non potevano neppure essere sfiorate dalla critica. Sarebbe stato invece interessante, ad esempio, capire quanto incidano le “forze dell’ordine” nella quota dei reati commessi, cioè quante “Uno Bianca” esistano ancora.

Può apparire inoltre paradossale la posizione di poliziotti e carabinieri, impegnati a criminalizzare e reprimere proprio i movimenti che lottano contro quelle privatizzazioni che oggi vanno a colpire persino le cosiddette forze dell’ordine. Anche la smilitarizzazione e l’accorpamento dell’Arma dei carabinieri alla polizia di Stato (come è già avvenuto in Francia con la Gendarmerie), servirebbe appunto a porre le basi giuridiche per privatizzazioni a tappeto. Infatti, nonostante la presunta “buona amministrazione” francese, nessun risparmio è derivato dalla privatizzazione della Gendarmerie.

D’altra parte le lobby delle privatizzazioni non sono solo esterne alle istituzioni, ma coinvolgono anche i funzionari interni. Come è già accaduto per l’industria di Stato, una gran parte della nomenklatura poliziesca si prepara a riciclarsi nei panni di “imprenditoria privata”, anche se ovviamente sarà sempre il contribuente a pagare. La contrapposizione tra Stato e “privato” rimane infatti sul piano meramente astratto, dato che molti funzionari pubblici militano nella lobby delle privatizzazioni.