iPhone 6 contro la concorrenza, qual è lo smartphone migliore?

iPhone 6 contro la concorrenza, qual è lo smartphone migliore?

Yahoo FinanzaDa Andrea Signorelli | Yahoo Finanza – 16 ore fa

L’era di iPhone 6 è ufficialmente cominciata con la presentazione di ieri a Cupertino, durante la quale sono stati presentati i due nuovi modelli dello smartphone di casa Apple e il nuovissimo iWatch.

Partiamo dal “telefono”, che cosa cambia rispetto all’iPhone 5s? Innanzitutto il fatto che i nuovi modelli sono due: iPhone 6 e iPhone 6 Plus, il primo con uno schermo da 4,7 pollici, il secondo da 5,5. Schermi più grandi, ma anche design più sottile e componenti interni migliorati rispetto alla versione precedente.

La vera domanda, però, non è tanto se questo nuovo iPhone sia migliore dei suoi predecessori, ma come si pone rispetto a una concorrenza (che viaggia principalmente sull’ottimo software Android) che negli ultimi anni si è fatta sempre più agguerrita e che sta rosicchiando fette di mercato ogni mese che passa.

Ecco un riassunto da Business Insider:

Vediamo allora le caratteristiche del nuovo iPhone rispetto ai telefoni rivali di Samsung (Galaxy Note 4 e Galaxy S5), HTC One e Nokia Lumia 830. Il prezzo di riferimento, per il momento, può essere solo quello statunitense, dove con un contratto biennale la spesa di partenza è di 199 dollari per l’iPhone 6 e di 299 dollari per l’iPhone 6 plus (senza contratto bisogna aggiungere circa 400 dollari).

Prezzo nella media della concorrenza per il primo modello, mentre è evidente come la versione Plus miri a un target che non ha problemi a spendere di più. Lo schermo del nuovo telefono base di Apple sarà invece anche più grande, ma rimane comunque il più piccolo tra i principali concorrenti (e questa è una caratteristica che alcuni potrebbero apprezzare), dove si va dai 5 pollici dell’Htc One fino ai 5,7 del Galaxy Note 4, il cui vero competitor, però, è l‘iPhone Plus.

iPhone 6 rimane ancora il telefono più leggero nella sua categoria (129 grammi per la versione base), così come il più sottile (6,9 millimetri), interessante il fatto che anche la versione Plus sia più sottile dei suoi concorrenti (7,1 millimetri).

Tra i punti deboli di iPhone, storicamente, ci sono la durata della batteria e la memoria interna. Entrambi gli aspetti sono stati migliorati, ma per quanto riguarda la batteria l’iPhone base è ancora il più debole della sua fascia (14 ore di telefonate in 3G – come il Nokia Lumia – contro i 20 di media della concorrenza Samsung e HTC), mentre la versione Plus supera tutti arrivando addirittura a 24 ore di telefonate in 3G.

Per quanto riguarda la memoria interna, è stata aumentata quella massima disponibile, che adesso arriva a 128 gigabyte per entrambe le versioni (partendo da un minimo di 16 giga). Il limite, come sempre, è che dovete scegliere prima se spendere di più per avere più memoria, perché la memoria è fissa. Mentre negli altri smartphone è espandibile via microSD fino a 128 giga.

Infine, la telecamera. Migliorata ulteriormente rispetto alle versioni precedenti (camera da 8 megapixel e camera interna da 1.2), ma comunque superata dalla camera a 16 megapixel dei due competitor Samsung (superiori anche per quanto riguarda la camera frontale). Qual è il bilancio? Come sempre, sul tema si registrano posizioni molto diverse, quasi da tifoseria, tra “androidiani” e supporter di Apple.

La verità, probabilmente, sta nel mezzo: in quanto a caratteristiche tecniche non solo l’iPhone non regna più incontrastato, ma sotto alcuni aspetti è stato ormai superato da Samsung e altri. Quello che molti utenti di iPhone sottolineano, però, è come i prodotti Apple rimangano di qualità superiore per il modo ottimale in cui i vari elementi e software vengono sfruttati (come dire che a parità di processore, un iPhone è più veloce, e a parità di megapixel, le foto sono migliori).

La risposta definitiva si avrà solo quando l’iPhone 6 inizierà a essere nelle mani di tutti. Per il momento quello che è certo è che, a differenza del passato, la Apple ha dato vita a una vera e propria gamma di telefoni. Sono trascorsi i tempi in cui ogni iPhone sostituiva sul mercato quello precedente. Oggi Apple continuerà a vendere iPhone 5S e iPhone 5C, aggiungendo a questi gli ultimi due nati. Insomma, ormai Apple ha un iPhone per tutte le tasche e i gusti: volete un telefono di fascia media (il migliore della fascia media)? C’è l’iPhone 5C.

Volete un telefono ottimo ma con uno schermo ridotto? C’è l’iPhone 5S. Se lo preferite con lo schermo grande c’è il 6 e se volete un phablet (incrocio tra smartphone e tablet) c’è anche il 6 Plus. E così, l’offerta si è differenziata ed è andata incontro sia a chi ha bisogno di spendere meno, sia a chi può spendere ancora di più. L’altra novità importante – non in termini assoluti, ma si sa che quando questo genere di cose le prende in mano Apple le cose cambiano – è Apple Pay. Il sistema di pagamenti mobili reso possibili dagli accordi che la casa di Cupertino ha stretto con le maggiori banche del mondo. Difficile capire se funzionerà bene e se cambierà le nostre abitudini nei pagamenti, certo è che se le dimostrazioni che si sono viste finora sono simili alla realtà, il modo in cui facciamo acquisti potrebbe cambiare per davvero. L’altra novità, ovviamente, è l’iWatch. Che dopo mesi e mesi di chiacchiere è stato finalmente mostrato al pubblico. L’oggetto entra di diritto nella categoria dei “wearables”, le tecnologie da indossare e che col passare del tempo diventeranno dei prolungamenti tecnologici del nostro corpo (un po’ come i Google Glass). Un sensore che registra il nostro battito cardiaco, un personal trainer che monitora la nostra attività fisica, un lettore mp3 e un device che, usato assieme all’iPhone, ci consentirà anche di leggere messaggi, email, guardare foto, chiamare, consultare mappe. Col tempo dovrebbero arrivare anche le app dedicate.

Sarà un successo? Difficile a dirsi, soprattutto visti i dubbi che hanno già preso a circolare. In molti hanno notato come sia poco sottile, altri hanno espresso perplessità sull’avere al polso una sorta di iPhone preistorico nello stesso momento in cui si ha in tasca il nuovissimo smartphone Apple. In favore di iWatch giocano però le tre versioni disponibili (base, sportiva, elegante), il fatto che punti molto sul fitness e soprattutto il fatto che, solitamente, i device Apple diventano uno status symbol.

Tutor: come funziona, la mappa italiana e le multe

Tutor: come funziona, la mappa italiana e le multe

13 agosto 2014 | In: Automobili | Tags: 

Tutor: come funziona

Tutor Autostrade

Il Sistema Informativo per il controllo delle velocità (SICVE), più comunemente noto cometutor, è il primo sistema che permette di rilevare la velocità media dei veicoli su una tratta autostradale di lunghezza variabile: un sistema gestito completamente dalla Polizia Stradale che si occupa di programmare l’attivazione e di accertare le violazioni del Codice della Strada. Il SICVE, introdotto gradualmente sulla rete autostradale dal 2005, ha dimostrato numericamente di essere uno strumento positivo, capace di modificare il comportamento degli automobilisti alla guida e di garantire una maggiore sicurezza sulle autostrade italiane. Già dopo il primo anno di funzionamento si è registrato una diminuzione del tasso di incidentalità ( -50% del tasso di mortalità e -27% del tasso di incidentalità con feriti). Un sistema funzionale, adatto a migliorare la sicurezza autostradale.

Come funziona il Tutor?

Sono molte le descrizioni che “girano” tra gli automobilisti, ma molte di queste sono lontane dalla reale funzionamento del sistema. Il Tutor rileva la velocità di un veicolo su di una tratta, che viene delimitata da due “portali” collegati a sensori posizionati sotto l’asfalto che al passaggio del veicolo attivano le telecamere installate sui portali stessi. Si tratta quindi di una strumentazione complessa che permette di monitorare l’andamento di ogni singolo veicolo.

Nell’attraversare il portale, il sensore rileva la tipologia di veicolo (camion, automobile, bus, moto, etc.) e attiva la telecamera che rileva targa e registra la data e l’ora del passaggio. Alla fine della tratta in analisi il sensore del portale d’uscita si comporta allo stesso modo di quello all’entrata, rilevando targa del veicolo, data e ora del passaggio. Un sistema centralizzato abbina in seguito i dati rilevati dai due sensori, quello di entrata e di uscita, determinano la velocità media (il rapporto tra lo spazio percorso e il tempo impiegato nel percorrerlo) di ciascun veicolo. Ovviamente tiene conto dei limiti di velocità specifici di ciascuna tipologia di veicolo transitato.

In caso di violazione, il sistema interroga automaticamente il database della Motorizzazione Civile per risalire all’intestatario del veicolo. La Polizia Stradale accerterà la violazione e successivamente il sistema si occuperà di compilare, stampare e avviare la procedura di notifica al trasgressore. I dati relativi ai veicoli la cui velocità media non supera quella consentita vengono automaticamente eliminati.

Tutor: dubbi e leggende

  • Il Regolamento di Esecuzione al Codice della Strada prevede che al valore rilevato venga applicata una tolleranza pari al 5%.
  • Il Tutor funziona anche di notte, in caso di pioggia e in presenza di nebbia con visibilità ridotta fino a 30-40 metri. Quando piove sapete che il limite di velocità scende a 110 km/h, ma come si comporta il Tutor? Si adegua? Non è automatico, l’abbassamento del limite per il Tutor può avvenire su decisione e ad opera della Polizia Stradale.
  • Le telecamere del Tutor sono in grado di rilevare anche i veicoli che viaggiano in corsia d’emergenza. Si ricorda comunque che la sanzione prevista per chi viaggia in corsia di emergenza è il ritiro della patente.
  • Il tutor è installato solo su segmenti autostradali omogenei per limiti di velocità.
  • Il Tutor è omologato anche per il funzionamento in modalità “Autovelox” e cioè per la rilevazione della velocità istantanea. Tuttavia si tratta di un utilizzo molto raro e limitato in casi particolari, come ad esempio in prossimità di aree di cantiere.
  • Il Tutor è totalmente indipendente dalla presenza di un Telepass a bordo. Il Tutor, infatti, rileva la targa e procede alla notifica del verbale a tutti coloro che superano i limiti di velocità consentiti, anche se non possiedono un Telepass.

Tutor

Tutor: come funziona, la mappa italiana e le multe http://bit.ly/17GA1zZ via @6sicuro

Su quali strade è installato il Tutor?

Essendo un sistema di tutela/prevenzione sul sito di Autostrade per l’Italia è disponibile una Mappa dei Tutor, facilmente consultabile da qualsiasi utente, che mette in chiaro su quali tratti autostradali sono attive le postazioni fisse per il rilevamento della velocità. Viene fornito anche un pdf con tutte le tratte coperte dal sistema, indicando anche l’inizio e la fine della tratta monitorata. Per gli automobilisti più tecnologici c’è la possibilità di servirsi di device e app dedicate per segnalare i dispositivi di rilevamento della velocità. Anche i classici navigatorivengono in soccorso degli automobilisti, ma per l’unico modo per evitare la sanzione del Tutor è moderare la velocità. Diversamente dall’autovelox, che punisce chi supera il limite nel punto in cui viene rilevata la velocità, il SICVE agisce su un tratto di strada più lungo.

Come contestare una multa notificata tramite Tutor?

Diversamente dalle altre sanzioni amministrative, impugnare una multa notificata dal sistema tutor non è così facile. La sanzione può essere contesta davanti al Giudice di Pace competente, come accade per le altre tipologie di multe, determinato dal “portale di uscita” ovvero i sensori posti alla fine del tratto di strada preso in analisi. Le cose si complicano nel caso in cui la violazione del limite di velocità sia “prolungata” e quindi notificata da più porte di uscita. In questo caso il conducente del veicolo,  intenzionato a contestare la sanzione, dovrà presentare ricorso a tutti gli Uffici del Giudice di Pace di competenza coinvolti dalla sanzione. Un ricorso che risulterebbeoneroso per qualsiasi automobilista.

Sonda Cassini rivela: su Titano si addensano nuvole di metano

Sonda Cassini rivela: su Titano si addensano nuvole di metano

Nuvole di metano si rincorrono sui mari di idrocarburi che punteggiano l’emisfero settentrionale della luna di Saturno, Titano, a conferma di un modello climatico simile a quello terrestre. Sono dieci anni che gli scienziati tengono d’occhio Titano grazie agli strumenti della missione Cassini-Huygens. La sonda ha catturato una serie di immagini dell’emisfero settentrionale della luna dove è possibile vedere un sistema nuvoloso muoversi sulla distesa di idrocarburi liquidi del Ligeia Mare. Questa rinnovata attività meteorologica su Titano – scrive Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di Astrofisica – potrebbe finalmente confermare le ipotesi dei ricercatori, secondo cui il modello atmosferico della luna non sarebbe dissimile da quello che governa la meteorologia sul pianeta Terra.
Le immagini di Cassini risalgono a fine luglio – Mentre la sonda si stava allontanando da Titano a seguito di un passaggio ravvicinato ha individuato un blocco di nuvole sulla grande distesa di metano conosciuta come Ligeia Mare. Lo sviluppo e la dissipazione dei vapori suggerisce una velocità del vento di circa tre, quattro metri al secondo. Dall’arrivo di Cassini nel sistema di Saturno, nel 2004, gli scienziati non hanno smesso di osservare l’attività meteorologica nell’emisfero meridionale di Titano. A quell’epoca il polo sud della luna stava vivendo la fine della stagione estiva. Un anno su Titano corrisponde a quasi trent’anni terrestri, con ogni stagione che si porta via circa sette anni.
Occhio della sonda Cassini sull’emisfero settentrionale – Oggi l’osservazione dei fenomeni atmosferici e la formazione delle nubi si è spostata all’emisfero settentrionale della luna di Saturno. Ma da quando una grande tempesta ha spazzato il cielo del satellite ghiacciato alla fine del 2010, è stato difficile catturare qualche immagine di piccole nuvole sulla superficie del polo nord. L’osservazione dei cambiamenti stagionali su Titano – sottolinea Media Inaf – continua a essere un obiettivo importante della missione Cassini, specie con l’arrivo dell’estate sull’emisfero settentrionale. Se le latitudini meridionali cadono in un lungo e buio inverno, il polo nord registra un innalzamento delle temperature che non può che favorire l’insorgere di sistemi nuvolosi.
Nuvole si trovano sempre sui mari di idrocarburi – “Siamo ansiosi di scoprire se l’aspetto delle nuvole segni l’inizio di un’estate nel modello meteorologico lunare o se si tratti di un caso isolato”, spiega Elizabeth Turtle, ricercatrice del Cassini imaging team, Johns Hopkins University Applied Physics Lab, Laurel, Maryland. “Ci chiediamo perché le nuvole inquadrate da Cassini si trovino sempre sui mari di idrocarburi. Si tratta di un caso o si formano di preferenza lì?”. Per le previsioni meteo su Titano, insomma, bisogna ancora aspettare.
14 agosto 2014

Scontro tra Tornado, trovati i corpi di due militari

Scontro tra Tornado, trovati i corpi di due militari

Commenti

A quanto rivelano fonti dell’Aereonautica Militare e dei Vigili del fuoco si tratta di due uomini: “Nessuns superstite”. La Procura ha aperto un’inchiesta. Gli esperti: le causec un guasto tecnico o un errore di uno dei due piloti

FOTO Il giorno dopo – La collisione e l’incendio – I piloti

VIDEO Fuoco e fumo nero – Una colonna di fumo incombe su Ascoli

Scontro fra Tornado, ecco i piloti dispersi
Il capitano Mariangela Valentini (Ansa)Il capitano Mariangela Valentini (Ansa) (1 / 7)

Il capitano Mariangela Valentini (Foto Cattina)Il capitano Mariangela Valentini (Foto Cattina) (2 / 7)

Giuseppe Palminteri in una foto tratta dal suo profilo FacebookGiuseppe Palminteri in una foto tratta dal suo profilo Facebook (3 / 7)

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Paolo Piero Franzese in una foto tratta dal suo profilo FacebookPaolo Piero Franzese in una foto tratta dal suo profilo Facebook (5 / 7)

Alessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo FacebookAlessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo Facebook (6 / 7)

Alessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo FacebookAlessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo Facebook (7 / 7)

Ascoli Piceno, 20 agosto 2014 – Sono due i corpi dei militari ritrovati nella zona dove sono precipitati ieri i due Tornado che si sono schiantati ieri in volo nei cieli sopra Ascoli. E a quanto rivelano fonti dell’Aereonautica Militare e dei Vigili del fuoco si tratta di due uomini. La relativa vicinanza, circa 800 metri, tra i resti delle due salme fa ipotizzare che si tratta dei piloti di uno stesso equipaggio. I resti saranno trasportati all’obitorio di Ascoli Piceno a disposizione della magistratura. “Non c’è nessun supersite”, dicono i soccorritori.

“Sono stati ritrovati resti umani in tre punti diversi della zona dell’incidente tra i due Tornado. La loro posizione fa pensare che siano riferibili a due persone”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno, Michele Renzo spiegando che i corpi ritrovati al momento sono due.

Così invece il ministro della Difesa Roberta Pinotti alla Camera in mattinata. “Purtroppo, in mattinata, sono stati ritrovati i corpi esanimi di due membri degli equipaggi (foto), mentre stiamo attivamente cercando i due che risultano ancora dispersi. Fonti dell’Aeronautica militare presenti sul posto confermano che i resti di uno sono di un uomo. E’ stato rinvenuto in una zona scoscesa a un chilometro dall’abitato di Tronzano, dov’era anche il badge liquefatto di uno dei piloti”. 

Ha poi parlato anche il sottosegretario alla difesa, Domenico Rossi: “E’ difficile stabilire le cause dell’incidente senza aver prima trovato le scatole nere e aver ricostruito la vicenda”. Nell’attesa del ‘pronunciamento’ delle scatole nere, espongono le loro ipotesi gli esperti e gli addetti ai lavori che concordano sul fatto che sia stato un guasto tecnico o un errore di uno dei due piloti le possibili cause dell’incidente.

Secondo voci non confermate, sarebbero del capitano pilota Mariangela Valentini e del capitano navigatore Piero Paolo Franzese i corpi carbonizzati trovati in località Casamurana, nel comune di Venarota a dieci chilometri da Ascoli Piceno. Ma al momento non ci sono conferme sulla loro identita’.

In località Poggio Anzù, nella collina di fronte a quella in cui si trovavano i resti carbonizzati del primo pilota e dove era stata segnalata la presenza di resti umani, è stato trovato un casco da pilota. Due caschi e un seggiolino non ‘armato’, ovvero non pronto per essere eiettato, sono stati trovati dalle squadre di ricerca a Casamurana. Inoltre, numerose parti dei due caccia sono cadute a ridosso di abitazioni, una ha distrutto un’auto. Per fortuna la zona non e’ densamente popolata, e anche le case sono sparse, ma l’esplosione ha fatto ricadere i pezzi di aereo in un’area molto vasta anche vicino ai centri abitati. Il bilancio e’ solo di un grande spavento, ma non vi sono feriti.

Continuano senza sosta le ricerche degli altri dispersi dopo il terribile incidente avvenuto ieri pomeriggio nel cielo di Ascoli. I due Tornado dell’Aeronautica Militare si sono scontrati (foto) tra le 16.25 e le 16.30 sopra Mozzano, una frazione del capoluogo. Gli aerei stavano svolgendo attività addestrativa e si sarebbero scontrati in volo finendo poi contro le colline che cingono la città e provocando un incendio (video 1 e 2) tra Olibra e Venarotta.

I DISPERSI

Le ricerche, che vedono in prima fila forze dell’ordine ma anche squadre speciali, si stanno concentrando sugli uomini a bordo degli aerei (due piloti e due navigatori). L’Aeronautica ha diffuso i loro nomi: si tratta del capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri, che erano insieme su un velivolo, e del capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese sull’altro tornado.

Il capitano Mariangela Valentini, 31 anni, pilota di caccia, ha partecipato ad operazioni in Afghanistan nel 2010 e in Libia nel 2011. E’ entrata allieva all’accademia di Pozzuoli nel 2001. Pilota di Squadriglia nel 154^ Gruppo Volo del sesto stormo, una passione per il volo e tante ore di Tornado al suo attivo. Nata a Borgomanero (NO) il 14 settembre 1982, dopo gli studi in Accademia, ha conseguito il brevetto di Pilota d’Aeroplano sul velivolo SF-260. Poi è arrivata la laurea in Scienze aeronautiche all’Universita’ degli Studi di Napoli “Federico II” e dal 2006 al 6 Stormo di Ghedi (BS). Dal 30 agosto 2010 al 10 marzo 2011, ha partecipato all’operazione I.S.A.F. a Herat (Afghanistan) e, dal 13 ottobre 2011 al 19 ottobre 2011, all’operazione Unified Protector presso il Task Group Air – Trapani Birgi. Ѐ stata promossa Capitano il 15 settembre 2010. Alta, occhi azzurri, capelli lunghi, in una recente intervista al tg4 raccontava “in volo non ho paura, si pensa alla missione,siamo addestrati a questo”.

E’ nato a Benevento il capitano Paolo Piero Franzese, 35 anni, uno dei quattro piloti dei due Tornado che ieri pomeriggio sono precipitati nei pressi di Ascoli Piceno. Secondo quanto si è appreso, la sua famiglia è residente a Nola, in provincia di Napoli. I genitori del capitano navigatore Pietro Paolo Franzese disperso dopo lo scontro tra i due tornado dell’Aeronautica militare sono stati accompagnati a Ghedi (Brescia), dove ha sede la base dalla quale i tornado erano decollati. Il capitano Franzese aveva frequentato il corso Zodiaco IV all’Accademia aeronautica di Pozzuoli.

Il capitano Giuseppe Palminteri, navigatore di uno dei due Tornado precipitati ieri pomeriggio vicino ad Ascoli Piceno, è un palermitano di 36 anni, da anni trasferito a Brescia. A lungo è stato a Napoli dove ha frequentato il Liceo classico Giuseppe Garibaldi e poi l’univesità Federico II. Dal suo profilo Facebook emerge tutto l’orgoglio di appartenere al Sesto stormo ‘Diavolo Rossi Ghedi’. Si è ‘ribattezzato’ “Giuseppe Chazz Palminteri”, un chiaro richiamo al noto attore, sceneggiatore, regista e produttore statunitense di origine agrigentina Chazz Palminteri, nome d’arte di Calogero Lorenzo Palminteri. Sulla pagina del social network emerge anche la passione per la musica Pop interpretata da Fabi, Silvestri e Gazzè. Ma soprattutto ci sono foto sorridenti e serene.

I genitori e il fratello di Alessandro Dotto, il pilota di 31 anni di San Giusto Canavese disperso in seguito allo scontro tra i due tornado nella zona di Ascoli, sono stati accompagnati ad Ascoli Piceno da personale dell’Aeronautica militare. Lo hanno riferito i vicini di casa della famiglia Dotto. Lino e Linetta Dotto a San Giusto Canavese gestiscono una pasticceria-caffetteria. Il fratello di Alessandro, 20 anni, ha appena terminato il liceo scientifico. Alessandro Dotto, che è cresciuto a San Giusto Canavese, è entrato in Aeronautica una decina di anni fa. Pochi mesi fa è stato nominato capitano. Da qualche anno vive a Ghedi, dove ha una fidanzata. Il pilota aveva trascorso in Ferragosto in famiglia a San Giusto Canavese.

LE RICERCHE

Gli esperti dell’aviazione hanno assicurato che i militari sono riusciti a lanciarsi con il seggiolino eiettabile avendo ricevuto il segnale radio di attivazione del sistema di espulsione (ma nessuno dei testimoni racconta di aver visto i quattro ‘espulsi’ dagli aerei, qualcuno parla di uno, altri di due paracaduti, ma nessuno quattro). Le ricerche sono particolarmente concentrate nella zona di Casamurana, frazione di Mozzano a pochi chilometri dal luogo dell’impatto, dove è stato trovato il tesserino plastificato con la foto di uno dei militari.

Nella tarda serata di ieri si è diffusa la notizia del ritrovamento di un paracadute arancione ma non ci sono conferme. Si sarebbe trattato solo dei resti di un salvagente.

“Escludiamo che i piloti dispersi a seguito dell’incidente aereo siano ancora vivi”. Lo afferma un ufficiale dei carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno. “Continuiamo le ricerche su una vasta area, che è ancora interessata da focolai di incendi – prosegue l’ufficiale – ma è molto difficile che si possano ritrovare nella zona devastata dalle fiamme, ancora in vita”.

Le pattuglie della Stradale che presidiano le strade per garantire la viabilità stanno lavorando con i lampeggianti accesi. Sul luogo le squadre dei vigili del fuoco, Canadair, aerei della protezione civile che per tutta la notte sono state impegnate nel circoscrivere e domare ben cinque focolai d’incendio che hanno interessato in particolare Gimigliano e Olibra. I due Tornado, scontrandosi, hanno causato “un vasto incendio boschivo“. La superficie bruciata è “di 20 ettari e 50 ettari sono a rischio”.

Nelle frazioni di Gimigliano e Olibra sono stati ritrovati un motore e vari pezzi dei due aereiUno di questi è caduto su un’auto in località Poggian’sù, schiacciandola, mentre a Roccafluvione l’onda d’urto ha mandato in frantumi i vetri di una casa.

I resti dei due Tornado che si sono scontrati ieri in volo ad Ascoli Piceno sono sparsi in un’area abbastanza vasta, fra le frazioni di Tronzano, Casamurana e Poggio Anzù. Le squadre miste che stanno facendo le ricerche hanno rinvenuto diversi componenti, tra cui una tanica, oltre a mappe nautiche e documenti di bordo. L’area è sorvolata da diversi mezzi aerei, tra cui elicotteri e un drone dell’Aeronautica. Sul posto anche le squadre di Soccorso alpino della Guardia di finanza specializzate in ricerca con il gps.

LE INDAGINI

Fonti della Procura di Ascoli Piceno confermano l’apertura di un’inchiesta per l’ipotesi di reato di disastro aereo colposo. Il procuratore capo Michele Renzo l’ha affidata al sostituto Umberto Monti, che ieri notte ha tenuto una riunione in Procura con tutti i soggetti impegnati nelle operazioni di ricerca dei piloti scomparsi. Un summit servito anche per stabilire con chiarezza che la competenza sulle operazioni di ricerca e sulle indagini è della magistratura ascolana, che avrà il supporto e l’ausilio di tutte le forze impegnate sul campo, comprese quelle militari. Già sequestrati diversi componenti dei relitti finora rinvenuti.

Le indagini sono condotte dalla squadra mobile, anche se alcuni accertamenti verranno affidati ai carabinieri. Nelle prossime ore verranno acquisiti i filmati che circolano in rete da ieri, ritenuti importanti per stabilire il punto di impatto dei due Tornado e l’altitudine a cui viaggiavano. Verranno sentiti i testimoni oculari, in particolare i residenti delle frazioni dove è avvenuto l’impatto. Determinante per la Procura recuperare le scatole nere che potranno chiarire molti aspetti dell’incidente. Dai primi accertamenti non sarebbero emersi elementi per ipotizzare un’avaria a uno dei due caccia prima dello scontro fatale.

L’impatto fra i due caccia è stato ortogonale, in pratica i due aerei si sono scontrati perpendicolarmente mentre percorrevano una delle aerovie a disposizione per raggiungere il luogo di un’esercitazione. La commissione dell’Ispettorato sicurezza al volo è al lavoro per accertare le cause dell’incidente.

Trapianto di testa, scienziato torinese lancia la sfida. Viale: “Un folle”

Trapianto di testa, scienziato torinese lancia la sfida. Viale: “Un folle”

Si torna a parlare di trapianto di testa. Un anno dopo l’annuncio shock del medico torinese Sergio Canavero, che ha scatenato un lungo elenco di interrogativi scientifici ed etici, la rivista Frontiers in Neurologypubblica un nuovo studio del neurochirurgo, in cui spiega come a suo dire si possano fondere insieme i monconi di midollo osseo tagliato chirurgicamente. Argomentazioni “solide” per la rivista, che cita anche una sperimentazione sui ratti effettuata dall’università di Dusseldorf.
Possibile fondere assieme parti di midollo tagliato – Vietato dalla legge, impossibile e fantascientifico per numerosi medici, il trapianto di testa torna dunque a far discutere, dividendo il mondo scientifico. Lo studio, sostiene Canavero, “dimostra come sia possibile fondere assieme i due monconi di midollo spinale tagliato chirurgicamente e come siano infondate le attuali conoscenze neurologiche sulle vie di trasmissione degli impulsi motori”. Il tutto grazie a speciali materiali chimici, chiamati fusogeni o sigillanti di membrana la cui efficacia, sostiene sempre Canavero, è stata dimostrata dalla sperimentazione sui ratti del Centro Medico dell’università Heinrich-Heine di Dusseldorf, in Germania.
Basterebbe un fusogeno per saldare midollo lesionato – Questo lavoro, secondo il medico torinese, avrebbe dimostrato che “iniettando un fusogeno fra i due monconi in cui era stato tagliato il midollo spinale – spiega – i ratti hanno recuperato pienamente l’uso degli arti”. Fantascienza per chi già lo scorso anno contestò le tesi del neurochirurgo sabaudo evocando un’immagine della medicina estrema come quella di Frankenstein e ricordando il divieto per legge, in Italia, di trapiantare cervello e organi genitali.
Spetta alla società stabilire se utilizzarlo o meno – Qualcosa di inverosimile dal punto di vista tecnico-scientifico e non plausibile dal punto di vista biologico, secondo la scienza tradizionale, anche se per la rivista che ha pubblicato lo studio Heaven/Gemini – questo il nome del progetto – “non sarà impossibile ancora a lungo”. “Fantascienza è soltanto l’incompetenza di chi parla senza conoscere la materia”, ribadisce Canavero, che non entra nel merito dei risvolti etici della sua scoperta, o presunta tale. “Io sono soltanto uno strumento – è la sua posizione – spetta alla società stabilire se utilizzarlo o meno. Credo, però, che i tanti Welby che ci sono in Italia, e non solo, potrebbero avere prospettive ben diverse da quelle di chi cerca l’eutanasia a tutti i costi”.
Viale: “Non si mescoli follia con eutanasia” – Dura la replica di Silvio Viale, presidente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e ginecologo capofila nell’uso della pillola Ru486. “Un Frankenstein senza testa – scrive su Twitter – gioca al trapianto di cervello. Canavero non mescoli la sua follia con eutanasia, Eluana e Welby. Cose serie”.

Per lavoratori LinkedIn batte Facebook

Per lavoratori LinkedIn batte Facebook

Google solo settima

LinkedIn regina della Silicon Valley batte colossi come Facebook, Google e Apple, affermandosi come la migliore societa’ americana per lavorare. A incoronare il social network e’ 24/7 Wall St, sulla base dei dati di Glassdoor.com, sito che consente ai dipendenti di lasciare i propri pareri sulle loro aziende. Facebook conquista il secondo post, mentre Google si piazza al settimo. Apple e’ solo quattordicesima. La cultura che vige in ufficio e l’equilibrio che il posto di lavoro concede con la vita privata sono i due elementi discriminanti per promuovere o bocciare l’azienda di cui si e’ dipendenti.

Le opportunita’ di formazione e di sviluppo di carriera sono un altro fattore decisivo per i dipendenti, insieme ai benefit offerti. La top ten e’ dominata da societa’ tecnologiche, i cui dipendenti sono piu’ propensi a rilasciare commenti positivi rispetto ai lavoratori di altri settori. Delle 75 migliori societa’ per cui lavorare, i punteggi in media piu’ alti (4.0 su un massimo di 5) sono stati ottenuti solo da 12 societa’, di cui quattro tecnologiche e tre di consulenza. Dalla classifica emerge come essere leader di mercato aiuta le aziende a ottenere pareri piu’ positivi, cosi’ come avere successo da un punto di vista finanziario.

Apple, Intel, Procter & Gamble e Walt Dinsey sono fra quelle che hanno ricevuto i pareri piu’ positivi dai propri dipendenti su Glassdoor.com e sono fra le aziende maggiori al mondo per capitalizzazione di mercato. Molte delle societa’ migliori per lavorare sono quelle che hanno la migliore reputazione fra il pubblico: American Express, Facebook, Google e Sap sono fra le migliori per lavorare e fra quelle con il valore del marchio piu’ elevato. Le aziende che ricevono i migliori commenti da parte dei dipendenti sono quelle in cui l’amministratore delegato e’ piu’ apprezzato. Fra le 75 migliori societa’ per lavorare, 38 hanno amministratori delegati con un rating del 90% o superiore, e solo 10 ad hanno un rating sotto l’80%.

SPALMA INCENTIVI, DENUNCIA DI ASSORINNOVABILI ALLA COMMISSIONE UE

SPALMA INCENTIVI, DENUNCIA DI ASSORINNOVABILI ALLA COMMISSIONE UE

 

In vista della definitiva approvazione del provvedimento da parte del Senato, l’associazione ha deciso di chiedere alla Commissione Europea l’apertura di una procedura di infrazione ai danni dell’Italia

“A seguito dell’approvazione del Decreto Competitività da parte della Camera, rimangono al Parlamento e al governo margini sempre più esigui per evitare la fuga dall’Italia degli investitori esteri e le migliaia di contenziosi che esporranno il nostro Paese a pesanti risarcimenti e bruttissime figure”. Così assoRinnovabili, a proposito della recente approvazione alla Camera del provvedimento spalma incentivi.

In vista della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (con l’ultima approvazione del Senato che avverrà nei prossimi giorni), l’associazione ha deciso, insieme a una cinquantina di grandi operatori fotovoltaici, di scrivere alla Commissione Europea chiedendo l’apertura di una procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione della Direttiva 2009/28/CE che aveva fissato i target europei per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Non appena la norma entrerà in vigore, assoRinnovabili coordinerà poi i ricorsi degli operatori, sia nazionali sia esteri (le adesioni sono già molto numerose), “ingiustamente penalizzati da un provvedimento che modifica unilateralmente e retroattivamente i contratti sottoscritti con il GSE”.

Due i filoni già attivati: il primo, a cui parteciperanno gli operatori italiani, mira ad ottenere la dichiarazione di incostituzionalità dello spalma incentivi, come già segnalato dal presidente emerito della Corte Costituzionale Prof. Valerio Onida; il secondo, riservato invece agli investitori esteri, dimostrerà che è stato violato il Trattato sulla Carta dell’Energia che tutela gli investimenti nei Paesi aderenti (tra cui l’Italia).

“Auspichiamo ancora che il governo metta riparo all’errore strategico insito nel provvedimento spalma incentivi – ha dichiarato Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili –. Se ciò non avverrà, ricorreremo in tutte le sedi possibili e rappresenteremo tutte le parti coinvolte e danneggiate da questa norma, miope e controproducente. La recente sentenza della Corte Costituzionale bulgara, che ha annullato una tassa retroattiva del 20% sui ricavi degli impianti fotovoltaici ed eolici, dimostra che la certezza del diritto non può essere stravolta: siamo sicuri che anche la Corte Costituzionale italiana giungerà alle medesime conclusioni”.

PANNELLI SOLARI: ORIENTAMENTO A EST E OVEST MEGLIO CHE A SUD

PANNELLI SOLARI: ORIENTAMENTO A EST E OVEST MEGLIO CHE A SUD

 

di Francesca Fiore

 

Orientare i pannelli solari verso est e verso ovest, anziché verso sud, come si fa generalmente: secondo Ralph Gottschalg, professore della Loughborough University, questa sarebbe la soluzione per aumentarne la resa.

Massimizzare la produzione di energia elettrica dal sole è l’obiettivo dei ricercatori che, in tutto il mondo, sono impegnati a migliorare l’efficienza dei pannelli solari: solitamente, i pannelli solari sono orientati a sud, per assorbire la maggior quantità di luce possibile.

Gottschalg, a capo di un team che mira a fornire una risposta per alcuni problemi irrisolti riguardo alla produzione solare, spiega però che sono molti gli interventi da fare per permettere che i pannelli fotovoltaici sui tetti rendano al massimo: primo fra tutte, la posizione.

Secondo il professore, che ha spiegato l’idea in un’intervista radiofonica a Four Radio, sistemare i pannelli rivolgendoli a sud, creerebbe una serie di ombre dovute alla poca distanza dei pannelli circostanti: questo vale soprattutto per i grandi impianti, ma anche per i tetti.

Sistemarli invece in modo alternato, rivolti sia verso est che verso ovest, permetterebbe di tagliare l’ombra, pur posizionandoli molto vicini fra loro. Un singolo pannello, rivolto sia a est che a ovest, sarebbe l’ideale: in questo modo, gli spazi fra i pannelli sarebbero ridotti notevolmente e la produzione di energia massimizzata.

Non è solo una questione di quantità di luce solare in valore assoluto, ma anche di opportunità: i pannelli esposti a sud generano più elettricità nel pomeriggio, quando il sole è al punto massimo. Ma, allo stesso tempo, questo avviene quando le famiglie sono al lavoro e non possono utilizzare tutta la potenza generata.

Gottschalg ammette che l’installazione suggerita è difficile da realizzare, a causa della forma dei tetti: ma invita il governo a mettere in campo sussidi e agevolazioni per i proprietari di grandi impianti che volessero modificare l’orientamento dei propri pannelli.

Per questo, oltre alla sistemazione dei pannelli, il professore suggerisce una serie di modifiche e azioni da intraprendere, per aumentare la resa dei pannelli ed evitare le dispersioni: lo stimolo all’utilizzo delle batterie, ad esempio, o l’immissione della quota extra sulla rete.

Anche la rete, conclude il professore, dovrebbe essere ammodernata con interventi mirati, per evitare interruzioni di energia o sovraccarichi impossibili da gestire.

Concordia, viaggio senza intoppi

Concordia, viaggio senza intoppi: il team di ingegneri festeggia. Ora inizia lo smantellamento della nave

di 27 luglio 2014Commenti (5)

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«Una grande impresa sembra sempre impossibile, ma poi si arriva in fondo con l’impresa realizzata». L’ammiraglio Stefano Tortora, comandante logistico della Marina militare, che ha seguito fin dall’inizio l’operazione di recupero di Concordia, cita Nelson Mandela per testimoniare la grande soddisfazione che l’arrivo del relitto a Genova, e il suo ormeggio alla diga foranea di Prà, ha infuso in tutti gli attori dell’operazione. Anche l’ultima battaglia della nave, quella contro il vento che questa mattina, durante le ultime fasi dell’avvicinamento al porto di Genova, soffiava con un’intensità tra i 22 e i 25 nodi, è stata vinta. E ad assicurarsi la vittoria è stato un team che, lo ha ricordato Nick Sloane, il salvage master di Concordia, ha avuto la caratteristica di giocare sempre unito. Una caratteristica che è divenuta anche la sua forza.

Alle 17 di ieri, subito dopo che erano stati messi in posizione tutti cavi d’ormeggio del relitto, in modo da assicurarlo alla diga foranea, Sloane, insieme agli altri protagonisti del rigalleggiamento, tra i quali il prefetto Franco Gabrielli, il responsabile del progetto per Costa Crociere, Franco Porcellacchia, l’ammiraglio Tortora e il comandante Gianluca D’Agostino, responsabile a bordo per la sicurezza del trasferimento di Concordia, hanno potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e parlare in libertà di un’impresa destinata a essere ricordata nella storia della marineria.

«È stata un’esperienza meravigliosa – ha detto Sloane – e la squadra che l’ha portata a termine è stata potentissima. Uno degli elementi che hanno segnato il successo dell’impresa è stata proprio la continuità con cui questa squadra è rimasta unita dall’inizio alla fine dell’operazione. Ora questo capitolo della vicenda si è chiuso. Da questo momento sarà compito della Saipem – San Giorgio (il consorzio che ha vinto la gara per lo smaltimento della nave, ndr) aprirne un altro». Dalle 15,40, di oggi, infatti è stato firmato l’atto di consegna della proprietà della nave che è passata da Costa Crociere al consorzio temporaneo d’impresa Saipem – San Giorgio.

È toccato, invece, a Porcellacchia ricordare come, al di là del risultato ottenuto, ci siano stati anche giorni difficili, in cui sembrava che il progetto potesse subire uno stop. «C’è stato un momento – ha spiegato l’ingegnere – in cui non eravamo sicuri che il progetto di portare a Genova Concordia, nel quale noi credevamo fermamente, fosse accettato. E abbiamo creduto di non avere tutto l’appoggio che, invece, poi abbiamo avuto. Comunque i risultati di quel progetto li abbiamo visti oggi».
Porcellacchia ha aggiunto che «il viaggio verso Genova è andato benissimo. Addirittura, la velocità della nave era superiore a quella calcolata. Allora ho detto a Nick Sloane di rallentare un pochino per rispettare il programma di marcia che avevamo fissato».

E se l’ingegnere afferma di essersi convinto della bontà del piano messo a punto nelle prime fasi, quando con la nave ancora era arenata di fronte al Giglio, e sono state sistemati i due galleggianti di prua, l’ammiraglio Tortora ha spiegato che, nel suo caso, a convincerlo del fatto che si fosse sulla strada giusta è stata la tecnologia messa a disposizione; «in primo luogo – ha detto – da un’industria italiana, la Fagioli, con i suoi strandjack (martinetti idraulici per tendere i cavi che sono stati indispensabili per mettere in sicurezza la Concordia, ndr), in grado di regolare al millimetro la capacità di tiro. E poi i Rov (i robot sottomarini, ndr) che hanno consentito di avere una visione straordinaria dei fondali. Certo ci sono stati anche momenti difficili. Come quando pensavo che, durante parbuckling (l’operazione di raddrizzamento della nave, ndr), il relitto potesse cedere. Ora, comunque, alle imprese genovesi spetta un compito che giudico non molto più semplice di quelli fin qui eseguiti. Quello di demolire la scafo nel rispetto dell’ambiente e mantenendo la dignità della nave».

Da parte sua, Gabrielli ha ricordato, tra l’altro, che «la soddisfazione per l’operazione riuscita non sarà piena fino a quando il corpo dell’ultima vittima (quello del cameriere Russel Rebello, ndr) non sarà recuperato. Questa vicenda si fonda su una tragedia. E la nostra legittima soddisfazione sarà sempre contemperata dalla sobrietà di questa consapevolezza».

AMBIENTE: GESTIRE BOSCHI E FORESTE CON IL TELERILEVAMENTO LASER

AMBIENTE: GESTIRE BOSCHI E FORESTE CON IL TELERILEVAMENTO LASER

 

di Matteo Ludovisi

 

Il patrimonio boschivo e forestale in Italia si può gestire efficacemente attraverso l’utilizzo di una tecnologia di rilevamento laser.

Si tratta della tecnologia LIDaR, (Laser Imaging Detection and Raging), ossia una tecnica di telerilevamento già collaudata da diversi anni, che permette di determinare la distanza di un oggetto o di una superficie utilizzando un impulso laser, oltre a determinare la concentrazione di specie chimiche nell’atmosfera.

Come per il radar (che al posto della luce utilizza onde radio) la distanza dell’oggetto nel LIDaR è determinata misurando il tempo trascorso fra l’emissione dell’impulso laser e la ricezione del segnale retrodiffuso.

Il laser utilizzato da LIDaR è ovviamente un fascio coerente di luce ad una ben precisa lunghezza d’onda, che viene inviato verso il sistema da osservare.

L’utilizzo della tecnologia LIDaR a supporto della gestione del patrimonio forestale italiano (attualmente impiegato solo in alcune Regioni), offre ad esempio la possibilità di localizzare in modo automatico ogni singolo albero all’interno di una determinata foresta, di misurarne l’altezza e anche l’area occupata della chioma. Partendo da queste informazioni, integrabili con ortofoto di precisione, e con l’esecuzione di appositi rilievi sul campo, è possibile realizzare mappe molto precise di distribuzione degli alberi ma soprattutto dei volumi legnosi nella foresta, presupposto necessario della pianificazione boschiva. Ma non solo. Con la tecnologia LIDaR è possibile spingere il rilevamento oltre le chiome e raggiungere il suolo per ricostruire modelli tridimensionali del terreno con un grado di risoluzione che si avvicina ai 50 centimetri. La descrizione precisa delle condizioni topografiche fornisce, tra l’altro, informazioni sulle possibilità di accesso al materiale legnoso.

La tecnologia LIDaR può quindi rivelarsi molto utile nella gestione del patrimonio boschivo e forestale. Per esempio fornendo una valutazione molto accurata della quantità di legname (la cosiddetta provvigione legnosa) presenti in una determinata zona. Infine, questa tecnica di telerilevamento è un ottimo esempio di come l’hi-tech possa essere un valido alleato della silvicoltura e dell’agricoltura moderne, migliorando la qualità del lavoro e dei risultati senza controindicazioni ambientali. Per maggiori informazioni è possibile consultare questo sito.