Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia

Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia SONDAGGIO

matteo renzi in tribuna al franchi

01 ottobre alle 19:00

Chi deve pagare gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi? I club, secondo il Premier Matteo Renzi, che su Twitter, facendo riferimento ai contenuti del decreto stadi in votazione alla Camera, scrive: “Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini“.

LA SERIE A E’ CONTRARIA – Di diverso parere il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, che aRadio 24 spiega: “Il provvedimento così come è ci preoccupa molto, per la sua realtà e per il precedente che rischia di costituire. Le società di calcio sono contribuenti significativi come tutti gli altri e penso che non sia facile stabilire cosa è ordinario e cosa straordinario, perché dipende dai modelli organizzativi. Poi questa cosa è dedicata al calcio o agli eventi sportivi come è scritto nel testo dell’emendamento. Penso che ci siano tante cose su cui è necessario fare chiarezza. Spiace trovarsi questa sorpresa senza un minimo confronto e credo che questo sia un rammarico legittimo”.

Il costo degli straordinari, ogni anno, è di 25 milioni di euro, come ricorda l’agenzia Agi: “Sono il fatturato di molte società di calcio e bisognerebbe avere chiaro il quadro e molte di queste società hanno bilanci in tensione – commenta ancora Beretta -. Con questa operazione rischiamo di scaricare oneri su realtà anche importanti che poi sono chiamate a competere all’estero, a fare una serie di attività. Ricordo che tutta la sicurezza all’interno degli stadi, che sono pubblici, è pagata dalle società direttamente con gli steward. Credo che si stia cercando di addossare un peso su alcune realtà che già ne sopportano una parte significativa. Se andiamo a guardare numeri e cose sarà più facile capire di che grandezza stiamo parlando, poi abbiamo massimo rispetto del legislatore”.

PARLA TAVECCHIO – Sul sito della Figc, un comunicato riassume il pensiero del presidente Carlo Tavecchio sulla vicenda. IL COMUNICATO – La FIGC condivide le parole e le preoccupazioni del presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta  riguardo l’emendamento al decreto stadi approvato dalle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, con il quale si intende introdurre un contributo dei club (in percentuale sugli incassi da botteghino) per il pagamento dei costi della sicurezza in occasione degli eventi sportivi. Come già affermato dal presidente Carlo Tavecchio in occasione dell’audizione in commissione lo scorso 16 settembre, il mondo del calcio è consapevole delle ragioni e delle esigenze delle Forze dell’Ordine, con le quali da tempo si sta lavorando in maniera congiunta e proficua, ma chiede un confronto urgente affinché si sgombri il campo da inutili demagogie. “Occorre fare chiarezza su competenze e risorse disponibili – afferma Tavecchio – quindi analizzare con attenzione il contributo già fornito all’Erario direttamente dalle Società ed indirettamente anche attraverso i giochi e le scommesse sportive, al fine di verificare l’intera filiera dei ricavi collegati al gioco del calcio, rispetto alle risorse di cui beneficia. Sono convinto che attraverso una discussione preventiva e approfondita, di concerto con il CONI, si potranno trovare soluzioni condivise”. La Federcalcio rappresenta l’interlocutore imprescindibile per l’approfondimento di tematiche così importanti e si è già attivata nelle sedi competenti perché si avvii sull’argomento un dialogo proficuo.

INTERVIENE ANCHE MALAGO’ – Giovanni Malagò, presidente del Coni, commenta, come si legge su Gazzetta.it: “Il presidente della Lega Serie A Beretta è preoccupato? Lo capisco, ha ragione. Come tutte le questioni giuste o sbagliate che siano, se sono fatte in corso d’opera, se tu hai un tuo bilancio e dalla mattina alla sera ti dicono che hai una spesa supplementare che, per altro ancora non ho capito come si quantifica, è chiaro che non va bene. Servirebbe un’analisi generale per “ridisegnare un vero rapporto con tutto il sistema calcio” valutando “quelli che sono i benefici e gli introiti che ha il pubblico rispetto ai costi che ha”.

Ucraina, entrate in vigore le sanzioni Ue contro la Russia.

Ucraina, entrate in vigore le sanzioni Ue contro la Russia. Putin: “Una minaccia al processo di pace”

Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, annuncia che anche gli Usa produrranno sanzioni contro la Russia, le limitazioni stabilite da Bruxelles entrano in vigore. Il nuovo round colpisce finanza, energia e difesa. Il pacchetto è entrato in vigore questa mattina con la loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Le misure sanzonatorie prevedono anche il congelamento dei beni ed il divieto di viaggio per personalità russe ed ucraine accusate di essere implicate nel conflitto in Ucraina. Gli Usa hanno stabilito invece sanzioni nel settore finanziario, dell’energia e della difesa.
La lista – Nella lista delle 24 personalità russe ed ucraine colpite dal nuovo round di sanzioni europee pubblicata oggi dalla Gazzetta ufficiale dell’Ue c’è anche Sergei Chemezov, amico di Putin e capo di RosTekhnologi. Insieme a lui colpiti dalle misure sanzonatorie anche Youri Vorobiov, vicepresidente russo, e diversi vicepresidenti della Duma (Parlamento, ndr): Vladimir Vasiliev, Ivan Melnikov e Igor Lebedev.
Record negativo per il rublo – Nuovo record negativo per il rublo russo, che stamattina è arrivato a quota 37,72 per un dollaro in concomitanza con l’entrata in vigore delle nuove sanzioni europee contro la Russia che colpiscono finanza, energia e difesa. In calo anche la Borsa di Mosca, con l’indice Micex (in rubli) che segna -0,18% e l’Rts (in dollari) a -0,63%.
Putin: sanzioni Ue minano il processo di pace – Le sanzioni Ue contro la Russia “di fatto rappresentano passi che minano il processo di pace in Ucraina”, ha detto Vladimir Putin a Dushanbe, citato dall’agenzia Itar-Tass. “Le sanzioni – ha proseguito il leader del Cremlino – non sono mai state efficaci come strumento di politica estera e non portano mai i risultati attesi, danneggiano coloro che vi fanno ricorso e quelle antirusse non sono un’eccezione”.
Ucraina verso la Nato – Intanto l’Ucraina punta a ottenere “nel prossimo futuro” uno status speciale di cooperazione con la Nato. Lo ha dichiarato il presidente ucraino Petro Poroshenko in una conferenza stampa a Kiev in cui ha parlato della sua visita ufficiale negli Stati Uniti la settimana prossima. Lo riporta l’agenziaInterfax.
Nuovo scambio di prigionieri – Nuovo scambio di prigionieri tra le truppe governative e i miliziani separatisti dell’Ucraina orientale. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha annunciato sulla sua pagina Facebook che 36 militari di Kiev sono stati liberati recentemente, mentre altri 21 sono stati rilasciati ieri. I filorussi dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk confermano di aver liberato 36 soldati in cambio di 31 miliziani precisando che “Kiev promette di rilasciare altri cinque (miliziani) domani”.

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano

Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)



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Con il 100% di presenze alla Camera dall’inizio della legislatura, nel febbraio 2013, Cinzia Maria Fontana (nella foto), Giuseppe Guerini e Tito Iannuzzi, guidano la classifica degli stacanovisti del Parlamento, secondo il monitoraggio che quotidianamente fa Openpolis.

 

 

DIETRO RENZI LA LOBBY DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA POLIZIA

DIETRO RENZI LA LOBBY DELLA PRIVATIZZAZIONE DELLA POLIZIA

 

di comidad

 

L’ex ministro dell’Istruzione Gelmini ha rivendicato il copyright sulle proposte di “riforma” della Scuola avanzate in questi giorni da Matteo Renzi. La Gelmini ha fatto riferimento a quelli che, secondo lei, sarebbero i capisaldi della “riforma” che porta il suo nome: “il superamento del ’68”, il “merito”, ecc.

Il ricordo del ’68 ha sempre un notevole potenziale di distrazione, ed infatti la Gelmini si è dimenticata di ricordare l’effetto principale di quella “riforma” a lei attribuita, e cioè l’abolizione dell’istruzione tecnica. Col ’68 l’istruzione tecnica non c’entrava nulla, dato che risaliva addirittura ai governi post-unitari. Se in Italia sono potuti nascere un ENI o un ENEL praticamente da un giorno all’altro, è stato perché era possibile attingere ai diplomati degli Istituti Tecnici. Quell’istruzione tecnica che prima lo Stato garantiva pressoché gratuitamente, oggi gli studenti sono costretti a comprarsela, spesso a credito, indebitandosi con banche e finanziarie; e poi magari iscrivendosi a quei corsi di laurea triennale che avrebbero dovuto sostituire la tradizionale figura del diplomato-perito. In realtà la figura del laureato triennale (l’ingegnere di serie B) interessa oggi alle aziende molto meno del diplomato del tipo pre-riforma Gelmini.

Con maggiore probabilità, però la Gelmini non ha dimenticato, ma semplicemente non ne ha mai saputo nulla, poiché la sua funzione di “ministro” consisteva appunto nel confondere le acque, mentre dietro di lei le lobby curavano i propri affari. Altrettanto probabilmente, ciò vale anche per Renzi, che forse non sa neppure di cosa parla, ma recita il copione che gli hanno affidato, composto inesorabilmente dai soliti luoghi comuni. Un altro slogan con specifica funzione fumogena e diversiva, è infatti quello del “merito”. Per quanto possa essere relativo questo concetto (in ambito lavorativo significa servilismo verso i dirigenti e spionaggio verso i colleghi), fa sorridere la prospettiva di una valutazione del “merito”, comunque concepito, affidata a personalità “borderline” come gli attuali dirigenti scolastici, reclutati nella feccia della categoria docente, fra i soggetti più affini alla criminalità comune.

Come oggi Renzi, a suo tempo anche la Gelmini tenne i media impegnati a parlare di aspetti astratti o marginali, mentre le vere modifiche al sistema passavano sotto silenzio. Probabilmente tra un mese Renzi tirerà fuori come un coniglio dal cilindro il provvedimento che davvero gli interessa (cioè interessa al Fondo Monetario Internazionale), cioè lo spostamento dell’ultimo anno del liceo verso l’università, a configurare un sistema analogo a quello statunitense, che distingue College (un doppione del Liceo) e University.

Più generoso della Gelmini, è stato invece l’ex ministro Brunetta, che non ha rivendicato copyright nei confronti di Renzi, sebbene lo stesso Brunetta possa considerarsi l’antesignano ed il precursore delle polemiche scomposte verso le cosiddette “forze dell’ordine”. Qualcuno ancora si ricorda dell’epiteto di “panzoni” lanciato ai poliziotti dal ministro nel 2009. Lo stesso Brunetta qualche giorno dopo presentò delle “scuse” che di fatto rincaravano la dose, poiché il ministro continuava ad accusare la gran parte dei poliziotti di svolgere un lavoro da “passacarte”.

Con altrettanta insolenza, oggi Renzi accusa poliziotti e carabinieri di essere dei “ricattatori” per aver prospettato un’ipotesi di sciopero. Come si vede, poliziotti e carabinieri sono garantiti e protetti solo quando ammazzano persone inermi ai posti di blocco. Lì se la cavano sempre con accuse di “omicidio colposo” che poi svaniscono per strada. Nell’omicidio a Rione Traiano di una settimana fa, i media si sono lanciati in pseudo-analisi sociologiche sul “degrado” napoletano, mentre richiedere un’analisi del sangue dei carabinieri coinvolti nella vicenda sarebbe stato più consono ai dati di fatto. La diffusione dell’alcolismo e delle tossicodipendenze fra i “tutori dell’ordine”, costituisce infatti uno di quei capitoli su cui non è lecito far domande. A proposito di distrazione, il razzismo antimeridionale può vantare un potenziale praticamente illimitato. Nonostante i narco-Stati e le Mafialand disseminate dalla NATO nei Balcani, persino tra le “opposizioni” c’è ancora chi è disposto a bersi le “Gomorre” e le “Terre dei Fuochi”.

Polizia e carabinieri non sfuggono però al “trend” europeo, che vede le lobby interessarsi al lucroso business della privatizzazione delle forze di polizia. Nel Regno Unito il processo di privatizzazione delle cosiddette forze dell’ordine è già in fase avanzata.

La privatizzazione dei corpi di polizia comporterà inevitabilmente un certo grado di dissacrazione mediatica di quelle “forze dell’ordine” che una volta non potevano neppure essere sfiorate dalla critica. Sarebbe stato invece interessante, ad esempio, capire quanto incidano le “forze dell’ordine” nella quota dei reati commessi, cioè quante “Uno Bianca” esistano ancora.

Può apparire inoltre paradossale la posizione di poliziotti e carabinieri, impegnati a criminalizzare e reprimere proprio i movimenti che lottano contro quelle privatizzazioni che oggi vanno a colpire persino le cosiddette forze dell’ordine. Anche la smilitarizzazione e l’accorpamento dell’Arma dei carabinieri alla polizia di Stato (come è già avvenuto in Francia con la Gendarmerie), servirebbe appunto a porre le basi giuridiche per privatizzazioni a tappeto. Infatti, nonostante la presunta “buona amministrazione” francese, nessun risparmio è derivato dalla privatizzazione della Gendarmerie.

D’altra parte le lobby delle privatizzazioni non sono solo esterne alle istituzioni, ma coinvolgono anche i funzionari interni. Come è già accaduto per l’industria di Stato, una gran parte della nomenklatura poliziesca si prepara a riciclarsi nei panni di “imprenditoria privata”, anche se ovviamente sarà sempre il contribuente a pagare. La contrapposizione tra Stato e “privato” rimane infatti sul piano meramente astratto, dato che molti funzionari pubblici militano nella lobby delle privatizzazioni.

Ucraina, nuove sanzioni Ue-Usa. Russia: “Risposta sarà adeguata”

Ucraina, nuove sanzioni Ue-Usa. Russia: “Risposta sarà adeguata”

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Il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy spiegherà la decisione mirata a mantenere la pressione su Mosca nonostante il cessate il fuoco in est Ucraina. Obama: “I settori colpiti quelli finanziario, dell’energia e della difesa”

Bruxelles, 11 settembre 2014 – Gli Stati membri dell’Unione europea si sono accordati perché le sanzioni economiche rafforzate contro la Russia, decise lunedì, entrino in vigore domani. Il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, ha spiegato in una nota che per il momento la Ue intende mantenere la pressione su Mosca, già a fine mese ma gli ambasciatori dei 28 potrebbero suggerire la revoca delle restrizioni se la messa in atto del piano di pace andrà avanti secondo i piani. “Oggi ci uniamo all’Unione europea” nell’inasprire le sanzioni contro la Russia “in risposta alle azioni illegali in Ucraina”, ha detto il presidente americano, Barack Obama.

”L’ho detto dall’inizio della crisi che volevamo trattare una soluzione politica in grado di rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’ Ucraina. Con il G7, i partner europei e gli altri alleati, abbiamo detto chiaramente che eravamo pronti a imporre costi maggiori sulla Russia. Attuiamo queste nuove misure alla luce delle azioni della Russia per destabilizzare ulteriormente l’Ucraina nell’ultimo mese” ha messo in evidenza Obama, precisando che vengono ”monitorati da vicino gli sviluppi dall’annuncio del cessate il fuoco e dell’accordo di Minsk, ma non abbiamo ancora visto le prove che la Russia abbia messo fine ai suoi sforzi per destabilizzare l’Ucraina”. ”Amplieremo le sanzioni contro i settori finanziari, dell’energia e della difesa russi. Queste misure aumenteranno l’isolamento politico della Russia e i costi che dovrà sopportare” ha affermato Obama. ”Se la Russia attuerà gli impegni presi, le sanzioni possono essere alimentate. Se invece la Russia continuerà con le sue azioni aggressive e con le violazioni della legge internazionale, i costi continueranno ad aumentare”.

La Nato intanto fa sapere che la Russia ha ancora circa 1.000 soldati schierati nelle regioni orientali e separatiste ucraine. La prima reazione russa al provvedimento è affidata a Aleksandr Lukasehvich, portavoce del ministero degli Esteri: “Le sanzioni Ue rappresentano una linea assolutamente non amichevole, che contraddice gli interessi della stessa Unione Europea. La risposta di Mosca sarà commensurabile“.

Spese pazze in Regione, Richetti e Bonaccini indagati per peculato.

Spese pazze in Regione, Richetti e Bonaccini indagati per peculato. Il primo si ritira dalle primarie, l’altro: ‘Chiarirò al pm’

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Viene contestato uno scorretto uso delle auto blu. Richetti: “Scelta personale”. Sono otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia-Romagna indagati. Intanto Bonaccini diserta FestaReggio e corre a Bologna. Renzi non commenta

Presidenza della Regione, Richetti non correrà alle primarie: “Scelta personale, scusate”

Bologna, 9 settembre 2014 – La Procura della Repubblica ha formalmente iscritto Matteo Richetti nel registro degli indagati con l’accusa di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle ”spese pazze” della Regione.

A carico del deputato Pd, ex presidente del Consiglio regionale, che si è ritirato oggi dalla corsa alle primarie dem, ci sarebbe la contestazione di un uso scorretto delle auto blu.  Sul suo conto, infatti, era stato aperto un procedimento a parte su esposto del consigliere del Movimento 5 Stelle Andrea Defranceschi proprio sull’uso delle auto blu nel periodo di  presidenza del Consiglio regionale. La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati è stata confermata a seguito di un accesso agli atti nella segreteria della Procura fatto stamattina da parte del legale di Richetti, Gino Bottiglioni.

L’inchiesta sulle spese pazze è ormai alle battute finali, la finanza ha mandato in Procura l’informativa finale e i pm stanno procedendo all’iscrizione di molti nomi sul registro degli indagati. I consiglieri sotto accusa sarebbero decine, di tutti i partiti, e nelle prossime settimane riceveranno l’avviso di garanzia. Per il momento sono otto i consiglieri regionali del Pd dell’Emilia Romagna indagati per peculato nell’inchiesta sulle spese dell’assemblea legislativa.

Richetti questa mattina ha motivato il ritiro dalle primarie come una “scelta personale”, chiedendo scusa ai sostenitori. L’avvocato del deputato Pd, Bottiglioni precisa che “la scelta di ritirarsi dalle primarie prescinde dall’esistenza dell’iscrizione sul registro degli indagati. E’ stata, da parte di Richetti, una valutazione politica. Apprendiamo dell’iscrizione con serenità”.

La Procura ha indagato anche Stefano Bonaccini che ha annullato gli appuntamenti politici previsti oggi a Reggio Emilia. Il segretario regionale del Pd in corsa per le primarie (da cui di fatto non si ritira) e’ sulla via del ritorno verso Bologna. “Ho appreso poco fa che la Procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto – ha detto a caldo Bonaccini – e ho già comunicato, attraverso il mio legale prof. Manes, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento”.

Nella sua tappa nella citta’ del Tricolore, Bonaccini avrebbe dovuto visitare un’azienda rilevata dai lavoratori a Scandiano (alle 17) e incontrare alcuni amministratori del territorio alle 18 nell’Hotel Notarie nel centro storico di Reggio. Bonaccini infine era atteso alle 21 alla Festa provinciale del Pd a Campovolo dove si sarebbe dovuto confrontare con il vicepresidente nazionale del Pd Lorenzo Guerini. Tutti gli appuntamenti, confermano dal Pd provinciale, sono stati annullati.

Bonaccini preferisce non commentare la situazione dopo il ritiro di Matteo Richetti, ma ha cambiato l’immagine di copertina sul suo profilo Facebook. Lo ha fatto postando un’immagine che rinvia al proprio sito stefanobonaccini.it (in allestimento) e recita lo slogan: “Il futuro cambia, cambiamo il futuro. Stefano Bonaccini Presidente”.

I rumors di queste ore frenetiche disegnano diversi scenari possibili. Il meno probabile di tutti vede una gara in solitario di Balzani alle primarie del 28 settembre, che a questo punto appaiono davvero a rischio. Torna in auge la pista del ‘briscolone’ (ma fin qui Graziano Delrio, forse l’unico in grado di placare l’intero partito, non ha dato la propria disponibilita’) ma da Roma rimbalza anche l’ipotesi una strategia piu’ attendista, che darebbe fiducia a Bonaccini (in fondo una iscrizione nel registro degli indagati non e’ una condanna e la scelta di Richetti viene considerata una decisione personale). Di sicuro una decisione definitiva sara’ presa nelle prossime ore. E a Imola c’e’ un sindaco che si chiama Daniele Manca, e su cui fino a pochi giorni fa c’era l’imprimatur del premier e della minoranza del partito.

 

Renzi a Porta a Porta non commenta la notizia sui due indagati

“Presidente, con Richetti e Bonaccini indagati cosa succedera’ per le primarie in Emilia-Romagna?”. E’ questa la domanda che i cronisti rivolgono al premier Matteo Renzi al termine del programma ‘Porta a Porta’. Ma Renzi, entrando in auto all’uscita degli studi Rai, si limita a rispondere “buon lavoro”.

“Matteo Renzi ha chiesto a Richetti di ritirarsi dalle primarie? “Assolutamente no”. Lo ha assicurato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a Otto e Mezzo su La7. “Non ci sono state richieste da Roma – ha aggiunto – non ci sono state richieste di candidarsi ne’ ora di ritirarsi. E’ stata una sua scelta”. Su Bonaccini, ha aggiunto: “Mi auguro che Bonaccini possa dimostrare la sua innocenza. Valutera’ lui cosa fare. Nel Pd – ha concluso – vale la regola delle primarie: vinca il migliore”. “Con la riforma costituzionale al Senato, ha detto ancora Boschi, “questo non accadra’ piu’ in futuro perche’ abbiamo eliminato i rimborsi elettorali ai consigli regionali. Anche le riforme aiutano a lavorare meglio”.

Renzi: “Non vado a Cernobbio

Renzi: “Non vado a Cernobbio”, D’Alema? “Lavora contro”

04 Settembre 2014. Politica

 

“No, non andro’ a Cernobbio”, annuncia Matteo Renzi rompendo il cerimoniale del Forum Ambrosetti, che ha sempre visto la presenza del presidente del Consiglio in carica. Dopo il “no” al Meetingo di Rimini, arriva il “no” a Cernobbio, il salotto buono dell’economia italiana. Ma non e’ un caso, anche dopo il cambio di passo, non viene meno l’impeto “populista” di Matteo, che non ha mai fatto mistero di non amare quello che chiama “l’establishment”, marcando la distanza che lo separa dai “soliti noti”. Per di più Renzi si sente un po’ abbandonato da quei poteri forti che pure avevano sostenuto inizialmente la sua ascesa. Il premier preferisce stare a palazzo Chigi a lavorare piuttosto che fare patti con chi ha affondato il paese e chiama, come suo unico interlocutore, il popolo italiano. Renzi va avanti, come dice lui stesso, come “un mulo”, con testardaggine si sceglie interlocutori ed avversari. Fa così’ anche nel pd. Quando ai suoi dice: “D’Alema lavora contro di noi”. Ma D’Alema che ha replicato: “Così’ non e’ facile fare politica ed avere una discussione democratica nel partito”, ha forse voglia di rientrare nell’agone politico, anche perché tra non molto ci saranno le elezioni per un nuovo presidente della Repubblica. E si sa i rapporti di odio-amore si possono facilmente mescolare, anche per calcoli politici, nel giro di poco tempo. A meno che non ci siano rotture irreparabili. Ma questo non e’ il caso del giovane e del vecchio leader.

Italia nella coalizione di guerra al Califfato.

Italia nella coalizione di guerra al Califfato. Raddoppierà spese militari in 10 anni
05 Settembre 2014. Esteri

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L’Italia fara’ parte della coalizione internazionale contro lo stato islamico, una coore coalition, guidata dagli Usa e composta da altri 8 paesi membri. La Nato ha deciso di affrontare l’esercito dell’Isis, ma “senza truppe di terra”. Vale a dire che saranno impiegati anche i caccia italiani per bombardare gli estremisti musulmani. Inoltre le spese militari, come anche per gli altri paesi, aumenteranno come aveva chiesto Obama fino al 2% del pil, nei prossimi dieci anni. Visto che l’Italia per ora non raggiunge nemmeno l’1% del pil, si tratta d raddoppiare la spesa. E’ stato lo stesso premier Matteo Renzi ad annunciare la partecipazione alla coalizione al termine del vertice Nato di Newport in Galles. “Il primo nostro interesse – ha spiegato il premier – deve andare non a questioni geostrategiche ,ma alle bambine ridotte a schiave a Mosul e ai bambini fucilati. Non avevamo immaginato che si sarebbe prodotto un califfato all’interno di Siria ed Iraq e per questo la Nato deve essere capace di rafforzare la sua intelligence ed essere rapida nel pensiero oltre che nell’azione”. Quanto all’Ucraina, Renzi ha detto: “La questione e’ nelle mani della Russia e voglio sperare che il presidente Putin abbia il desiderio di porre realmente fine a polemiche che sono diventate in alcuni casi violenti scontri sul terreno, invasioni di sovranità. Oggi la partita e’ in mano alla Russia e penso che possa prevalere la saggezza”.

 

La presidente della commissione antimafia Rosy Bindi a Formia: “La Dda si dedicherà al sudpontino”

***video***La presidente della commissione antimafia Rosy Bindi a Formia: “La Dda si dedicherà al sudpontino”

 | set 05, 2014 | Commenti 0

*Rosy Bindi a Formia*

*Rosy Bindi a Formia*

Si è parlato anzitutto di criminalità organizzate e antimafia, dopotutto l’ospite della “Festa democratica e dell’Unità” che si sta svolgendo in questi giorni a Formia, nella villa comunale, era il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi. Peraltro nel giorno in cui, poche ore prima, icarabinieri di Formia hanno arrestato l’ennesimo camorrista che a Scauri viveva e stava tranquillamente pescando pur essendo latitante, e la Corte di Cassazione ha confermato la recente storia mafiosa del Comune di Fondi. Feudo elettorale dal quale peraltro proviene uno dei componenti proprio della commissione antimafia Claudio Fazzone, in “compagnia” peraltro dell’altra espressione elettorale della Provincia di Latina in Senato, Claudio Moscardelli.

La Bindi per questi motivi ha annunciato che la volontà del governo, in questo senso, è quello di accendere finalmente i riflettori su Latina e tutto il Basso Lazio, che vive una realtà tipica di infiltrazione criminale. Perché da queste parti la camorra ci vive, fa affari, si nasconde, entra nelle pubbliche amministrazioni, negli appalti e nei piani regolatori. Oltre che ripulire il proprio denaro, conservarlo e reinvestirlo. In tutta tranquillità. E allora la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, ha annunciato la Bindi, dal mese di ottobre dedicherà una parte delle proprie attività e risorse al sudpontino. Vedremo in che modo.

*Un momento dell'incontro*

*Un momento dell’incontro*

Si è parlato della camorra a Formia nell’incontro di ieri, col sindaco Sandro Bartolomeo. A moderare uno dei componenti della leva giovane del Pd, Raffaele Vallefuoco. Insomma si parlava di mafie e antimafia, in un ambito tuttavia politico e targato Pd. Nonostante ciò il sindaco ha incassato i complimenti della Bindi relativamente alla capacità di raccontare fedelmente alcune storie di camorra legate alla nostra città, facendo i nomi delle famiglie o dei personaggi scomodi della città. Ricordando le speculazioni edilizie tentate all’Acerbara, l’acquisizione dell’hotel Marina di Castellone tentata da Cipriano Chianese, la negazione della camorra da parte dell’ex sindaco Michele Forte.

Ma la Bindi l’accento della discussione, relativamente ai rapporti tra istituzioni e camorra l’ha posto sulla capacità di organizzare appalti, affidamenti, lottizzazioni, piano regolatore, riciclaggio, direttamente dall’interno dei Comuni. Secondo l’ex presidente del Partito Democratico, “prima che arrivi la magistratura con gli arresti bisogna adoperarsi per cogliere i segnali, per un cambiamento culturale, di comportamenti, perché di prestanome e di riferimenti delle criminalità, le pubbliche amministrazioni ne sono piene”.

Sciopero forze dell’ordine, Renzi: no ai ricatti. Alfano: richieste legittime, toni eccessivi

Sciopero forze dell’ordine, Renzi: no ai ricatti. Alfano: richieste legittime, toni eccessivi

I funzionari di polizia: “noi ci mobiliteremo ma i cittadini stiano sicuri: continueremo a tutelarli. I poliziotti continueranno a stare nelle sale di intercettazione e a combattere i delinquenti”

Roma, 5 settembre 2014 – L’annuncio dello sciopero delle forze dell’ordine – all’interno della mobilitazione della P.A. contro il blocco dei salari – è stato un fulmine a ciel sereno, che ha scosso la politica. E mentre Renzi accetta di incontrare gli agenti ma avverte: “Niente ricatti”, il ministro dell’interno Alfano sembra tendere la mano alle forze dell’ordine.

ALFANO – “Le richieste sono legittime ma espresse in toni e modi francamente eccessivi”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano in riferimento allo sciopero generale annunciato dai sindacati delle forze di polizia e dei Cocer interforze.

LUPI – “C’è sensibilità da parte del governo sul tema della specificità delle forze dell’ordine, ma non è con la minaccia dello sciopero che si ottiene questo riconoscimento” ha detto da parte sua il ministro delle Infrastrutture e trasporti Maurizio Lupi.

BOLDRINI – “Mi auguro che ci sia un margine di negoziato per poter venire incontro a queste richieste“, commenta la presidente della Camera, Laura Boldrini. “Mi rendo conto della frustrazione di chi sta sulla strada e rischia la vita – ha osservato -, mi rendo conto che sia molto peculiare il lavoro che viene fatto dalle forze di polizia: è tutta la nostra sicurezza che dipende da questo e mi auguro, pertanto – ha ribadito – che ci sia un margine di negoziato per poter venire incontro a queste richieste”.

APPELLI –  Uno sciopero delle forze dell’ordine contro la proroga del blocco degli stipendi “sarebbe un fatto gravissimo, sarebbe la prima volta e spero che Renzi e Alfano non si intestino questo record negativo”, ha affermato l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, secondo il quale “quando ci sono venti di guerra nel mondo e l’invasione degli immigrati bisogna dare risorse alle forze dell’ordine per garantire la sicurezza”. “Alfano – ha concluso – faccia il ministro dell’Interno e garantisca le forze dell’ordine“.

Appello anche del vicesegretario Udc Antonio De Poli: “Dal Governo ci aspettiamo un atteggiamento di responsabilità e un segnale di attenzione nei confronti delle forze dell’ordine. In un momento di difficoltà non si può far pagare il prezzo a chi opera quotidianamente per la sicurezza del Paese. Bisogna – prosegue – scongiurare lo sciopero e ci auguriamo che gli annunci che abbiamo sentito in queste ore non si traducano in realtà visto che rischiano di creare una situazione di grande preoccupazione e di allarme tra i cittadini”.

CITTADINI SICURI – “Le nostre azioni sono tutte nell’ambito della legalità della legge, noi ci mobiliteremo ma i cittadini stiano sicuri: continueremo a tutelarli con le volanti, le manifestazioni continueranno a essere presidiate: su questo non c’e’ nessun problema. I poliziotti continueranno a stare nelle sale di intercettazione e a combattere i delinquenti”, assicura Enzo Marco Letizia dell’Associazione nazionale Funzionari di Polizia, intervenendo ad Agorà Estate, su Rai3. “I servizi burocratici sono un’altra vicenda e, soprattutto, quelli che saranno liberi dal servizio in permesso sindacale, quelli che si metteranno in ferie, si scenderà in piazza per manifestare quello che ci sta capitando, quello che sta capitando al Paese – ha proseguito Letizia – il Paese sta correndo rischi serissimi anche con delle politiche poco accorte sulla repressione penale in tema di sicurezza”.