Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)

Stacanovisti e assenteisti del Parlamento italiano

Sempre presente Cinzia Maria Fontana (Pd)



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Con il 100% di presenze alla Camera dall’inizio della legislatura, nel febbraio 2013, Cinzia Maria Fontana (nella foto), Giuseppe Guerini e Tito Iannuzzi, guidano la classifica degli stacanovisti del Parlamento, secondo il monitoraggio che quotidianamente fa Openpolis.

 

 

Ntv incontra le Banche. Si attende un nuovo ad

Ntv incontra le Banche. Si attende un nuovo ad

6 settembre 2014

Chiuso, quasi, un capitolo, come quello, pesante, di Alitalia, Intesa Sanpaolo mette mano a un’altra operazione in cui si trova coinvolta sia come creditrice  che come azionista delle medesima società. Stiamo parlando di Ntv, la società che ha aperto alla concorrenza i binari italiani ma che ora naviga in cattive acque.

Perciò il cfo Fabio Tomassini e altri manager di vertice di Ntv, hanno incontrato in questi giorni a Roma, per circa quattro ore, i rappresentanti delle principali banche creditrici: Intesa Sanpaolo, appunto, che vanta crediti per 394 milioni, Mps, a 175,7 milioni, Banco Popolare a quota 95,2 e Bnp-Bnl, a 17,8 milioni. All’incontro non erano presenti i banchieri di Lazard, la banca d’affari  incaricata di predisporre il nuovo piano industriale, in arrivo nel prossimo Cda. Dove si parlerebbe anche di un rafforzamento del management con l’arrivo, anche di un nuovo amministratore delegato.

A margine del workshop Ambrosetti il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, ha detto che la sua banca  “resta in attesa nelle prossime settimane del piano industriale di Ntv che verrà presentato a cda, soci e creditori”. Al momento infatti  “non c’è nient’altro che un accordo di congelamento del debito, il tema principale è mantenere la concorrenza leale tra pubblico e privato”, ovvero con il principale concorrente Trenitalia. Che, per bocca del presidente di Fs Marcello Messori, proprio a Cernobbio, dopo tanta guerra guerreggiata, tende la mano al concorrente “malato”: “Auspico che il concorrente delle Ferrovie dello Stato nell’alta velocità possa trovare un equilibrio gestionale adeguato per poter svolgere al meglio il servizio”.

Un futuro in cui si attende che i soci sborsino altri quattrini per consentire la normale attività che dovrebbe puntare ancor più sulla rotta Torino-Roma-Salerno, mentre sarebbero in forse gli investimenti, circa 15 milioni di euro, sulla dorsale Adriatica, per mantenere una quota di mercato del 23% nei volumi e del 22,7% nei valori. Si parla di 80-100 milioni di euro, da trovare tra i soci Montezemolo, Della Valle, Punzo (al 35%), Intesa (20%), Sncf (20%), Generali (15%) e Alberto Bombassei (5)%.

è questo giova sia agli utenti dei servizi sia alle imprese nel medio termine”.

Decreto palchi, ok alle norme di sicurezza per fiere e spettacoli

Decreto palchi, ok alle norme di sicurezza per fiere e spettacoli

Definite le modalità con cui applicare le disposizioni sui cantieri mobili e temporanei previste dal d.lgs 81/2008

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28/08/2014 – Definiti con il Decreto palchi i criteri per l’applicazione delle norme sui cantieri mobili e temporanei agli spettacoli e alle manifestazioni fieristiche.

Il Decreto attua quanto stabilito dal Decreto del Fare, che estende a spettacoli e fiere il Titolo IV del D.lgs 81/2008sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il testo precisa che, per quanto riguarda gli spettacoli, le disposizioni sui cantieri mobili e temporanei si applicano alle attività di montaggio e smontaggio delle opere temporanee e all’allestimento e disallestimento degli impianti. Viene inoltre chiarito per opere temporanee si intendono quelle di notevole importanza e complessità per le geometrie e i sovraccarichi o per le quali è stata richiesta una specifica progettazione strutturale.

Date le particolari esigenze connesse all’allestimento degli spettacoli, nello svolgimento dei lavori bisogna tenere in considerazione la presenza contemporanea di più imprese esecutrici, il numero elevato di lavoratori, anche di nazionalità diversa, la necessità di operare in spazi ristretti e tempi ridotti e i rischi derivanti dalle condizioni meteo.

L’idoneità delle imprese deve essere verificata dal committente o dal responsabile dei lavori. Va inoltre redatto il piano di sicurezza e coordinamento, che deve essere messo a disposizione dei rappresentanti per la sicurezza prima dell’inizio dei lavori. I lavoratori che si occupano delle opere temporanee devono inoltre essere formati sul montaggio e smontaggio dei ponteggi.

Per quanto riguarda le manifestazioni fieristiche, il decreto stabilisce che le norme sui cantieri mobili e temporanei si applicano alle attività di approntamento e smantellamento degli allestimenti.

Anche in questo caso bisogna considerare diversi aspetti tipici delle manifestazioni, come la presenza di più imprese e lavoratori, gli spazi ristretti, i tempi ridotti, le condizioni ambientali, l’eventuale presenza di vincoli architettonici e la presenza di più stand contigui.

Il committente o il responsabile dei lavori deve prendere tutte le informazioni sugli spazi in cui realizzare lo stand e verificare l’idoneità di imprese e lavoratori. Il piano di sicurezza e coordinamento deve essere messo a disposizione dei rappresentanti per la sicurezza prima dell’inizio dei lavori.

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Normativa sull’argomento

Istat, Italia in deflazione (-0,1%)

Istat: consumi sempre più giù, l’Italia è in deflazione per la prima volta dal 1959

Italia è in deflazione. Ad agosto l’indice dei prezzi al consumo misurato dall’Istat nelle prime stime ha segnato un calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (era +0,1% a luglio). L’Italia entra in deflazione per la prima volta da oltre 50 anni, cioè dal settembre del 1959, quando però l’economia era in forte crescita. Lo precisa l’Istat, ricordando che allora la variazione dei prezzi risultò negativa dell’1,1%, in una fase di 7 mesi di tassi negativi.
Il calo più marcato mai registrato dal nuovo indicatore – Il tasso di variazione annuale dei prezzi è in discesa da quattro mesi consecutivi e passa per la prima volta in negativo. Su base mensile i prezzi sono aumentati dello 0,2%, grazie soprattutto al contributo dei servizi relativi ai trasporti (+3,8%). L’indice europeo Ipca, rileva ancora l’Istat nei calcoli provvisori, scende dello 0,2% sia in termini congiunturali che tendenziali. Nel confronto annuo si tratta del calo più marcato mai registrato dal nuovo indicatore in cui, dal 2002, si tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo, ovvero degli sconti e dei saldi. L’inflazione acquisita per il 2014, ovvero il tasso che si avrebbe in media d’anno se il dato rimasse lo stesso fino a dicembre, sale allo 0,4% dallo 0,3% di luglio.
Giù anche gli alimentari – Ad agosto risulta ancora in deflazione anche il cosiddetto carrello della spesa, ovvero l’insieme dei beni che comprende l’alimentare, i beni per la cura della casa e della persona. Il ribasso annuo è infatti pari allo 0,2%, anche se in recupero rispetto al -0,6% di luglio.
Tre settori su dodici in deflazione,anche alimentare – Ad agosto risultano in deflazione tre settori su dodici, tra i comparti monitorati. I prezzi infatti scendono, su base annua, per alimentare (-0,5%), comunicazioni (-9,1%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-1,1%). L’istituto di statistica sottolinea che tra i tre il capitolo comunicazioni presenta tassi negativi già da lungo tempo.

Scontro tra Tornado, trovati i corpi di due militari

Scontro tra Tornado, trovati i corpi di due militari

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A quanto rivelano fonti dell’Aereonautica Militare e dei Vigili del fuoco si tratta di due uomini: “Nessuns superstite”. La Procura ha aperto un’inchiesta. Gli esperti: le causec un guasto tecnico o un errore di uno dei due piloti

FOTO Il giorno dopo – La collisione e l’incendio – I piloti

VIDEO Fuoco e fumo nero – Una colonna di fumo incombe su Ascoli

Scontro fra Tornado, ecco i piloti dispersi
Il capitano Mariangela Valentini (Ansa)Il capitano Mariangela Valentini (Ansa) (1 / 7)

Il capitano Mariangela Valentini (Foto Cattina)Il capitano Mariangela Valentini (Foto Cattina) (2 / 7)

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Alessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo FacebookAlessandro Dotto in una foto tratta dal suo profilo Facebook (7 / 7)

Ascoli Piceno, 20 agosto 2014 – Sono due i corpi dei militari ritrovati nella zona dove sono precipitati ieri i due Tornado che si sono schiantati ieri in volo nei cieli sopra Ascoli. E a quanto rivelano fonti dell’Aereonautica Militare e dei Vigili del fuoco si tratta di due uomini. La relativa vicinanza, circa 800 metri, tra i resti delle due salme fa ipotizzare che si tratta dei piloti di uno stesso equipaggio. I resti saranno trasportati all’obitorio di Ascoli Piceno a disposizione della magistratura. “Non c’è nessun supersite”, dicono i soccorritori.

“Sono stati ritrovati resti umani in tre punti diversi della zona dell’incidente tra i due Tornado. La loro posizione fa pensare che siano riferibili a due persone”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno, Michele Renzo spiegando che i corpi ritrovati al momento sono due.

Così invece il ministro della Difesa Roberta Pinotti alla Camera in mattinata. “Purtroppo, in mattinata, sono stati ritrovati i corpi esanimi di due membri degli equipaggi (foto), mentre stiamo attivamente cercando i due che risultano ancora dispersi. Fonti dell’Aeronautica militare presenti sul posto confermano che i resti di uno sono di un uomo. E’ stato rinvenuto in una zona scoscesa a un chilometro dall’abitato di Tronzano, dov’era anche il badge liquefatto di uno dei piloti”. 

Ha poi parlato anche il sottosegretario alla difesa, Domenico Rossi: “E’ difficile stabilire le cause dell’incidente senza aver prima trovato le scatole nere e aver ricostruito la vicenda”. Nell’attesa del ‘pronunciamento’ delle scatole nere, espongono le loro ipotesi gli esperti e gli addetti ai lavori che concordano sul fatto che sia stato un guasto tecnico o un errore di uno dei due piloti le possibili cause dell’incidente.

Secondo voci non confermate, sarebbero del capitano pilota Mariangela Valentini e del capitano navigatore Piero Paolo Franzese i corpi carbonizzati trovati in località Casamurana, nel comune di Venarota a dieci chilometri da Ascoli Piceno. Ma al momento non ci sono conferme sulla loro identita’.

In località Poggio Anzù, nella collina di fronte a quella in cui si trovavano i resti carbonizzati del primo pilota e dove era stata segnalata la presenza di resti umani, è stato trovato un casco da pilota. Due caschi e un seggiolino non ‘armato’, ovvero non pronto per essere eiettato, sono stati trovati dalle squadre di ricerca a Casamurana. Inoltre, numerose parti dei due caccia sono cadute a ridosso di abitazioni, una ha distrutto un’auto. Per fortuna la zona non e’ densamente popolata, e anche le case sono sparse, ma l’esplosione ha fatto ricadere i pezzi di aereo in un’area molto vasta anche vicino ai centri abitati. Il bilancio e’ solo di un grande spavento, ma non vi sono feriti.

Continuano senza sosta le ricerche degli altri dispersi dopo il terribile incidente avvenuto ieri pomeriggio nel cielo di Ascoli. I due Tornado dell’Aeronautica Militare si sono scontrati (foto) tra le 16.25 e le 16.30 sopra Mozzano, una frazione del capoluogo. Gli aerei stavano svolgendo attività addestrativa e si sarebbero scontrati in volo finendo poi contro le colline che cingono la città e provocando un incendio (video 1 e 2) tra Olibra e Venarotta.

I DISPERSI

Le ricerche, che vedono in prima fila forze dell’ordine ma anche squadre speciali, si stanno concentrando sugli uomini a bordo degli aerei (due piloti e due navigatori). L’Aeronautica ha diffuso i loro nomi: si tratta del capitano pilota Alessandro Dotto e il capitano navigatore Giuseppe Palminteri, che erano insieme su un velivolo, e del capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese sull’altro tornado.

Il capitano Mariangela Valentini, 31 anni, pilota di caccia, ha partecipato ad operazioni in Afghanistan nel 2010 e in Libia nel 2011. E’ entrata allieva all’accademia di Pozzuoli nel 2001. Pilota di Squadriglia nel 154^ Gruppo Volo del sesto stormo, una passione per il volo e tante ore di Tornado al suo attivo. Nata a Borgomanero (NO) il 14 settembre 1982, dopo gli studi in Accademia, ha conseguito il brevetto di Pilota d’Aeroplano sul velivolo SF-260. Poi è arrivata la laurea in Scienze aeronautiche all’Universita’ degli Studi di Napoli “Federico II” e dal 2006 al 6 Stormo di Ghedi (BS). Dal 30 agosto 2010 al 10 marzo 2011, ha partecipato all’operazione I.S.A.F. a Herat (Afghanistan) e, dal 13 ottobre 2011 al 19 ottobre 2011, all’operazione Unified Protector presso il Task Group Air – Trapani Birgi. Ѐ stata promossa Capitano il 15 settembre 2010. Alta, occhi azzurri, capelli lunghi, in una recente intervista al tg4 raccontava “in volo non ho paura, si pensa alla missione,siamo addestrati a questo”.

E’ nato a Benevento il capitano Paolo Piero Franzese, 35 anni, uno dei quattro piloti dei due Tornado che ieri pomeriggio sono precipitati nei pressi di Ascoli Piceno. Secondo quanto si è appreso, la sua famiglia è residente a Nola, in provincia di Napoli. I genitori del capitano navigatore Pietro Paolo Franzese disperso dopo lo scontro tra i due tornado dell’Aeronautica militare sono stati accompagnati a Ghedi (Brescia), dove ha sede la base dalla quale i tornado erano decollati. Il capitano Franzese aveva frequentato il corso Zodiaco IV all’Accademia aeronautica di Pozzuoli.

Il capitano Giuseppe Palminteri, navigatore di uno dei due Tornado precipitati ieri pomeriggio vicino ad Ascoli Piceno, è un palermitano di 36 anni, da anni trasferito a Brescia. A lungo è stato a Napoli dove ha frequentato il Liceo classico Giuseppe Garibaldi e poi l’univesità Federico II. Dal suo profilo Facebook emerge tutto l’orgoglio di appartenere al Sesto stormo ‘Diavolo Rossi Ghedi’. Si è ‘ribattezzato’ “Giuseppe Chazz Palminteri”, un chiaro richiamo al noto attore, sceneggiatore, regista e produttore statunitense di origine agrigentina Chazz Palminteri, nome d’arte di Calogero Lorenzo Palminteri. Sulla pagina del social network emerge anche la passione per la musica Pop interpretata da Fabi, Silvestri e Gazzè. Ma soprattutto ci sono foto sorridenti e serene.

I genitori e il fratello di Alessandro Dotto, il pilota di 31 anni di San Giusto Canavese disperso in seguito allo scontro tra i due tornado nella zona di Ascoli, sono stati accompagnati ad Ascoli Piceno da personale dell’Aeronautica militare. Lo hanno riferito i vicini di casa della famiglia Dotto. Lino e Linetta Dotto a San Giusto Canavese gestiscono una pasticceria-caffetteria. Il fratello di Alessandro, 20 anni, ha appena terminato il liceo scientifico. Alessandro Dotto, che è cresciuto a San Giusto Canavese, è entrato in Aeronautica una decina di anni fa. Pochi mesi fa è stato nominato capitano. Da qualche anno vive a Ghedi, dove ha una fidanzata. Il pilota aveva trascorso in Ferragosto in famiglia a San Giusto Canavese.

LE RICERCHE

Gli esperti dell’aviazione hanno assicurato che i militari sono riusciti a lanciarsi con il seggiolino eiettabile avendo ricevuto il segnale radio di attivazione del sistema di espulsione (ma nessuno dei testimoni racconta di aver visto i quattro ‘espulsi’ dagli aerei, qualcuno parla di uno, altri di due paracaduti, ma nessuno quattro). Le ricerche sono particolarmente concentrate nella zona di Casamurana, frazione di Mozzano a pochi chilometri dal luogo dell’impatto, dove è stato trovato il tesserino plastificato con la foto di uno dei militari.

Nella tarda serata di ieri si è diffusa la notizia del ritrovamento di un paracadute arancione ma non ci sono conferme. Si sarebbe trattato solo dei resti di un salvagente.

“Escludiamo che i piloti dispersi a seguito dell’incidente aereo siano ancora vivi”. Lo afferma un ufficiale dei carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno. “Continuiamo le ricerche su una vasta area, che è ancora interessata da focolai di incendi – prosegue l’ufficiale – ma è molto difficile che si possano ritrovare nella zona devastata dalle fiamme, ancora in vita”.

Le pattuglie della Stradale che presidiano le strade per garantire la viabilità stanno lavorando con i lampeggianti accesi. Sul luogo le squadre dei vigili del fuoco, Canadair, aerei della protezione civile che per tutta la notte sono state impegnate nel circoscrivere e domare ben cinque focolai d’incendio che hanno interessato in particolare Gimigliano e Olibra. I due Tornado, scontrandosi, hanno causato “un vasto incendio boschivo“. La superficie bruciata è “di 20 ettari e 50 ettari sono a rischio”.

Nelle frazioni di Gimigliano e Olibra sono stati ritrovati un motore e vari pezzi dei due aereiUno di questi è caduto su un’auto in località Poggian’sù, schiacciandola, mentre a Roccafluvione l’onda d’urto ha mandato in frantumi i vetri di una casa.

I resti dei due Tornado che si sono scontrati ieri in volo ad Ascoli Piceno sono sparsi in un’area abbastanza vasta, fra le frazioni di Tronzano, Casamurana e Poggio Anzù. Le squadre miste che stanno facendo le ricerche hanno rinvenuto diversi componenti, tra cui una tanica, oltre a mappe nautiche e documenti di bordo. L’area è sorvolata da diversi mezzi aerei, tra cui elicotteri e un drone dell’Aeronautica. Sul posto anche le squadre di Soccorso alpino della Guardia di finanza specializzate in ricerca con il gps.

LE INDAGINI

Fonti della Procura di Ascoli Piceno confermano l’apertura di un’inchiesta per l’ipotesi di reato di disastro aereo colposo. Il procuratore capo Michele Renzo l’ha affidata al sostituto Umberto Monti, che ieri notte ha tenuto una riunione in Procura con tutti i soggetti impegnati nelle operazioni di ricerca dei piloti scomparsi. Un summit servito anche per stabilire con chiarezza che la competenza sulle operazioni di ricerca e sulle indagini è della magistratura ascolana, che avrà il supporto e l’ausilio di tutte le forze impegnate sul campo, comprese quelle militari. Già sequestrati diversi componenti dei relitti finora rinvenuti.

Le indagini sono condotte dalla squadra mobile, anche se alcuni accertamenti verranno affidati ai carabinieri. Nelle prossime ore verranno acquisiti i filmati che circolano in rete da ieri, ritenuti importanti per stabilire il punto di impatto dei due Tornado e l’altitudine a cui viaggiavano. Verranno sentiti i testimoni oculari, in particolare i residenti delle frazioni dove è avvenuto l’impatto. Determinante per la Procura recuperare le scatole nere che potranno chiarire molti aspetti dell’incidente. Dai primi accertamenti non sarebbero emersi elementi per ipotizzare un’avaria a uno dei due caccia prima dello scontro fatale.

L’impatto fra i due caccia è stato ortogonale, in pratica i due aerei si sono scontrati perpendicolarmente mentre percorrevano una delle aerovie a disposizione per raggiungere il luogo di un’esercitazione. La commissione dell’Ispettorato sicurezza al volo è al lavoro per accertare le cause dell’incidente.

Articolo 18, ma che pena il livello culturale dei nostri imprenditori

Articolo 18, ma che pena il livello culturale dei nostri imprenditori

Un giornalista avveduto come Massimiliano Gallo mi racconta d’aver letto sul Mattino un’intervista a tutta pagina con Antonio D’Amato, imprenditore ed ex presidente di Confindustria. I temi, quelli soliti: la crisi economica, la fatica improba di fare impresa, le tasse che ti strozzano.  Naturalmente, la massima disponibilità, da parte degli imprenditori, “a fare la nostra parte”, dice D’Amato, a patto che. A patto che ci diano libertà di licenziare. Di tutto il gran discorso, questo era il punto fondamentale. Considerazione di Gallo: possibile che invece che trasmettere le proprie sensazioni rispetto all’innovazione, allo sviluppo sociale, insomma con lo sguardo proiettato nel futuro, un uomo che fa impresa ponga al centro della sua esistenza professionale la libertà di licenziare, quasi fosse una soddisfazione personale, una resa dei conti attesa da anni, quasi una ripicca sociale?

Oggi sul Corriere, intervista a Matteo Zoppas, industriale, presidente di Confindustria Venezia e consigliere delegato delle acque minerali San Benedetto, l’azienda di famiglia. L’argomento di partenza è ovviamente l’articolo 18. “Lo si abolisca senza se e senza ma – dice Zoppas – perché è ora di flessibilizzare in uscita, in modo da liberalizzare in entrata”. Sin qui nulla di particolarmente nuovo, nè tanto meno di così scandaloso. Ma poi ci prende gusto, il nostro Zoppas, e alla domanda se non sia  paradossale poter licenziare liberamente per rimettere in carreggiata il Paese, comincia a farsi prudere le mani: “No, si tratta soltanto di concedere alle imprese efficaci riorganizzazioni aziendali seguendo gli spostamenti della domanda, dando la possibilità all’imprenditore di chiudere rami non più remunerativi per scommettere in altri che ritiene più redditizi. E ciò – conclude – lo si fa senza articolo 18″.

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Traduzione simultanea; io imprenditore scommetto sullo sviluppo di un prodotto, investo e dunque assumo alla bisogna. Ma il mercato mi dà una risposta amara, mi certifica che ho scommesso avventatamente, perché il prodotto non sfonda. Quindi si dà “all’imprenditore la possibilità di chiudere rami non più remunerativi…” In buona sostanza silicenziano tutti quelli, o buona parte di quelli che erano stati assunti in quel contesto. Ma andiamo avanti, perché le sorprese non sono finite. Il giornalista del Corriere pone giudiziosamente un’altra domanda e cioè se per far questo non fosse già sufficiente la legge Fornero e qui Zoppas, rappresentante di Confindustria Venezia, dà il meglio: “I costi di contenzioso sono ancora alti, come gli indennizzi riconosciuti ai lavoratori”.

Altra traduzione simultanea: la legge Fornero, che era un buon punto di sintesi tra le varie esigenze (questione esodati a parte), prevedeva appunto indenizzi sensibili in modo da scoraggiare la vena liquidatoria dei nostri bravissimi imprenditori quando le cose non filano. Ma adesso Zoppas ci certifica che quelle soglie sono troppo alte, per cui vanno riviste, se non abbattute.

Traduzione delle traduzioni: l’imprenditore così lo so fare anch’io.

Per tamponare la ciclopica depressione in cui sono caduto, dopo aver verificato il livello culturale dei nostri “migliori” uomini d’impresa, mi sono letto un’intervista di Repubblica a Pietro Ichino, fatta tra l’altro da Griseri, giornalista che sa di lavoro. Qui le cose si sono fatte molto più decenti, sia sotto il profilo del rispetto umano – si parla di lavoratori e non di pacchi da spedire – sia sotto l’aspetto della competenza. E il professor Ichino, certo un uomo non troppo amato a sinistra, analizza le due strade possibili. Quella “che va sotto il nome di Tito Boeri e Pietro Garibaldi prevede che dall’inizio del quarto anno torni ad applicarsi integralmente l’articolo 18. Se si sceglie questa soluzione – analizza Ichino – il rischio è che la parte più debole della forza-lavoro non riesca mai a superare lo “scalone” fra il terzo e il quarto anno. A me dunque sembra preferibile la soluzione che vede crescere gradualmente il costo del licenziamento a carico dell’azienda (capito Zoppas, ndr), e al tempo stesso il sostegno economico e professionale di cui gode il lavoratore licenziato, con il ‘contratto di ricollocazione’”.

Lunga sarà la strada prima di trovare un dignitoso punto di sintesi, soprattutto se il livello degli imprenditori è questo.

Che cosa penso dell’articolo 18

Che cosa penso dell’articolo 18 (e non solo). L’analisi di Alessandra Servidori

16 – 08 – 2014Fernando Pineda

Che cosa penso dell'articolo 18 (e non solo). L'analisi di Alessandra Servidori

Ecco la conversazione con Alessandra Servidori, docente di politiche del welfare pubblico e privato, su articolo 18 e non solo.

Che ne pensa del dibattito sull’articolo 18? È davvero una priorità? È ormai solo un totem come dice Renzi che intende modificare l’intero impianto dello Statuto dei lavoratori?

Sicuramente tutta la materia del lavoro è una priorità ma andiamo per ordine: non sia usata la clessidra agosiana come si fece per il famoso art. 8 del decreto 138/2011 poi nella manovra economica convertito dalla Legge 14 settembre 2011, n. 148 che scatenò reazioni feroci e ci fece perdere tempo prezioso per una riforma equilibrata del lavoro.

Che successe all’epoca?

Le opposizioni in quell’agosto caldissimo gridarono al sovvertimento dell’ordine delle fonti del diritto, attentato ai diritti dei lavoratori, proposero il referendum contro il famigerato l’art. 8, appelli contro tale norma etc., ma  la stessa lettera di Trichet e Draghi al Primo Ministro Italiano di quell’estate ancora oggi dopo tre anni attualissima, era chiara nel chiedere tale cambiamenti come necessari.

Di quali cambiamenti parla?

Ricordo testualmente in tale lettera:

a) “È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena
liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione.
L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si
muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi”.

E allora?

Bene, l’art. 8 del D.L. n. 138/2011 ha dato una svolta fondamentale al sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità, ha riconosciuto un maggior potere alla contrattazione collettiva aziendale o territoriale statuisce che i contratti collettivi di lavoro, aziendali o territoriali, sottoscritti da associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ovvero dalle rappresentanze sindacali operanti in azienda possono realizzare specifiche intese finalizzate alla maggiore occupazione, alla qualità dei contratti di lavoro, alla emersione del lavoro irregolare, agli incrementi di competitività e di salario. Sono inoltre espressamente disciplinabili dalla contrattazione aziendale e territoriale le materie inerenti: “a) agli impianti audiovisivi e alla introduzione di nuove tecnologie; b) alle mansioni del lavoratore, alla classificazione e inquadramento del personale; c) ai contratti a termine, ai contratti a orario ridotto, modulato o flessibile, al regime della solidarietà negli appalti e ai casi di ricorso alla somministrazione di lavoro; d) alla disciplina dell’orario di lavoro; e) alle modalità di assunzione e disciplina del rapporto di lavoro, comprese le collaborazioni coordinate e continuative a progetto e le partite IVA, alla trasformazione e conversione dei contratti di lavoro e alle conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro, fatta eccezione per il licenziamento discriminatorio e il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio.
Il comma 3 dello stesso art. 8 ha stabilito che le disposizioni contenute in contratti collettivi aziendali vigenti, approvati e sottoscritti prima dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra le parti sociali, sono efficaci nei confronti di tutto il personale delle unità produttive cui il contratto stesso si riferisce a condizione che sia stato approvato con votazione a maggioranza dei lavoratori.
Inoltre in data 21 settembre 2011, Confindustria e sindacati firmarono, in via definitiva, l’Accordo Interconfederale di quel giugno su contratti e rappresentanza, diventando così lo stesso pienamente operativo.

Ma perché allora ripensare a tutto di nuovo?

Andiamo avanti, altroché! E sicuramente con equilibrio affrontiamo così anche lo Statuto dei lavori – attenzione, non lo Statuto dei lavoratori – che si porta dietro necessariamente anche la modifica dell’innominabile 18: sbagliato cercare soluzioni triennali già superate dai contratti e apprendistato. Il problema non si pone in relazione alla prima fase lavorativa ma per l’intero arco di vita nel quale può sempre prodursi la rottura del necessario rapporto di fiducia Sono sicura che in Commissione Lavoro del Senato con Sacconi si troverà la soluzione condivisa e magari in settembre quando si riprendono i lavori

Il prof Tiraboschi a Formiche.net ha detto che la situazione economica e politica è cambiata rispetto al 2001 quando c’era le basi per poter intervenire con incisività, e comunque ora Renzi ha già vinto la partita con i sindacati anche su articolo 18. Che ne pensa?

Renzi purtroppo per ora non ha vinto ancora la partita con i sindacati e nemmeno con la Confindustria filo/sindacale. Con la sua irruenza ha però messo in pista la questione che è assolutamente diversa però al 2001. Voglio ricordare che in quell’anno l’Unione europea registrò nel 2000 una crescita economica del 3,5% circa e sono stati creati 2,5 milioni di posti di lavoro, oltre due terzi dei quali occupati da donne. La disoccupazione è scesa al livello minimo dal 1991. Gli sforzi di riforma nell’Unione stavano dando risultati e l’allargamento poteva creare nuove opportunità di crescita e occupazione tanto nei paesi candidati quanto negli Stati membri. Da noi con Marco Biagi che lavorò all’applicazione del “Libro bianco” in un momento assai delicato per la situazione politica ed economica per il nostro Paese, per l’Europa e per il mondo intero. Il quadro di riferimento era caratterizzato, da un lato dagli obbiettivi individuati con il vertice di Lisbona che avevano fissato al 70% il tasso di occupazione per i paesi UE al 2010, dall’altro dai problemi strutturali del mercato del lavoro italiano, caratterizzato da un ridotto tasso di occupazione, da un divario di genere in termini occupazionali e da squilibri territoriali. Già dall’estate del 2001, il Governo ha tentato di individuare una strategia efficace per riallineare un tasso di occupazione che, nel 2000, in Italia era ancora al 53,3% rispetto ad una media europea del 63,3%, che ancora oggi, si colloca fra le ultime posizioni.

Veniamo al dunque. Qual è la sua conclusione?

È apparso subito evidente, quanto sarebbe stato difficile sviluppare fra le parti un confronto di merito e non soltanto ideologico sulle riforme. Ciò nonostante, seppure a fatica e sacrificando alcuni non trascurabili parti del progetto originario, un primo significativo passo è stato fatto perché Biagi assassinato dalle Br il 19 maggio 2002 ci lasciò una traccia della Sua legge che fu poi promulgata nel 2003 che disegnava una prima strategia d’interventi coerenti, volti soprattutto allo sviluppo di una società attiva e di un lavoro di migliore qualità, ove le regole che presiedono all’organizzazione dei rapporti e del mercato del lavoro possono dare maggiori opportunità di occupazione e risultano più moderne e adatte alle esigenze dei lavoratori e delle imprese. Si trattava, ovviamente di un insieme di deleghe, che enunciavano i principi ispiratori dell’azione del Governo nella predisposizione dei decreti attuativi dai quali doveva risultare il quadro completo delle riforme e delle nuove regole. Il nuovo mercato del lavoro prevedeva di essere costruito premiando i soggetti che più efficacemente realizzano l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Un mercato del lavoro dinamico cioè, per cui la flessibilità non sia vissuta come la generalizzazione del precariato, ordinando con aspetti di maggiore rilevanza della normativa il collocamento e le nuove forme di rapporto di lavoro. Ecco appunto ne parliamo dal 2001: possibile balbettare ancora oggi? Troviamo l’accordo anche con le parti sociali ragionevoli e andiamo avanti anche magari uniformando il nostro diritto del lavoro alle norme comunitarie che hanno prodotto maggiore efficienza e produttività del mercato, costituiti da un mercato del lavoro flessibile, uno schema generoso di un’ampia diffusione delle politiche attive, con relazioni industriali vigorose e lavoratrici e lavoratori che accedono ai sistemi di disoccupazione e successivamente rientrano nell’attività o in un lasso di tempo molto breve o, nel più lungo periodo, dopo essere passati attraverso schemi di attivazione che ne incrementino skills e occupabilità.

Pensa davvero che abolendo l’articolo 18 aumenti l’occupazione? E le modifiche introdotte da Fornero non hanno avuto gli effetti sperati con prevedendo l’intervento del giudice per stabilire il risarcimento?

Allora, le aziende “interessate” dall’articolo 18 sono solo il 2,4% del totale, a essere tutelati da questo provvedimento sono il 57,6% dei lavoratori dipendenti occupati nel settore privato dell’industria e dei servizi. Su poco meno di 4.426.000 imprese presenti in Italia, solo 105.500 circa hanno più di 15 addetti. Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, invece, su oltre 11 milioni di operai e impiegati presenti in Italia, quasi 6.507.000 lavorano alle dipendenze di aziende con più di 15 dipendenti: soglia oltre la quale si applica l’articolo 18. Ecco di cosa stiamo parlando, ma sicuramente una riforma non può non prendere in considerazione anche la maggiore possibilità delle aziende a recedere dal rapporto di lavoro con una persona che non soddisfa e risponde in termini di reciprocità.peraltro rimangono comunque ferme le tutele antidiscriminatorie .Io sono convinta che l’aumento dei posti di lavoro si ottenga privilegiando le politiche legate alla domanda, dunque rilanciamo gli investimenti, mettiamo in atto il JOBS ACT di Poletti, diamo vita ad un vero e proprio Piano di dismissione e privatizzazione statali per essere in grado di creare le condizioni per rilanciare l’occupazione e riprendere il sentiero di crescita. La Ministra Fornero ha fatto molto e in condizioni disperate ma il ricorso al giudice per il risarcimento non poteva essere la soluzione poiché il giudice risolve prima il problema reintegrando. Questa è la “delirante verità della giustizia italiana”.

Perché si invocano sempre nuove norme quando invece queste materie possono essere appannaggio delle parti sociali e delle relazioni industriali?

Il nostro Paese è conservatore e le parti sociali non studiano i processi e l’evoluzione economica e sociale e le varie soluzioni da adottare: prima di tutto dovremmo essere più attenti all’impatto di una norma su altri profili oltre a quello strettamente giuridico. Ci aiuterebbe sicuramente a contestualizzare le norme valutandone l’impatto sociale ed economico. Non è semplicemente la riforma legislativa che cambia il mondo del lavoro, ma che è necessario un cambio di mentalità, delle persone. Per questo è utile valutare anche complessi organizzativi ed economia di un paese per fare le norme e dunque le prassi informali che poi conducono a buone relazioni industriali tra le parti sociali . Ma questo balzo culturale l’Italia delle ”OOSS” ancora nostalgica della concertazione e dei rituali dei tavoloni e tavolini non è pronta economicamente e socialmente a farlo e a cambiare. Ci sono bravi maestri e maestre pronte comunque a dare una mano a settembre e anche dopo a fare da nave scuola ai giovani esploratori. La presunzione della completezza non è mai stata una buona strategia d’azione.

Esplosione a Gaza, muore reporter italiano.

Esplosione a Gaza, muore reporter italiano. E’ Simone Camilli, il padre: “Sono fiero di lui”

Simone Camilli, 35enne videoreporter italiano, è morto per l’esplosione di un missile israeliano durante il disinnesco da parte di esperti palestinesi. Da poco era diventato padre di una bambina. Siddi (segretario Fnsi): “E’ caduto un testimone di verità”

Gaza, 13 agosto 2014  – Simone Camilli dell’Associated Press è il giornalista italiano trentacinquenne rimasto ucciso oggi nella Striscia di Gaza, durante le operazioni di disinnesco di un missile israeliano. A riferirlo è il ministero della Sanità palestinese,e a confermalrlo è Mohammed Abedallah, del settore relazioni internazionali del ministero dell’Informazione del Governo di unità nazionale palestinese. (FOTO) Si tratta dell’unico reporter straniero morto da quando l’8 luglio, è iniziata l’offensiva israeliana contro hamas.

Camilli, giornalista professionista dal 2008, è stato investito dall’esplosione durante il tentativo di alcuni artificieri palestinesi di disinnescare un ordigno israeliano a Beit Lahiya, nel nord della Striscia. Ad avvertire le autorità della presenza dell’ordigno erano stati i residenti dell’area e sul posto si era recata un’unità di ingegneri specializzata in queste operazioni. Camilli è morto insieme ad almeno altre cinque persone, tra cui un giornalista palestinese e alcuni artificieri. Nell’esplosione sono rimaste ferite almeno altre sei persone. La Procura di Roma fa sapere di avere aperto un’indagine.

IL CORDOGLIO DEL MINISTRO MOGHERINI – La morte di Simone Camilli è una tragedia, per la famiglia e per il nostro Paese”, ha detto il ministro degli esteri Mogherini. “Ancora una volta è un giornalista a pagare il prezzo di una guerra che dura da troppi anni e per la seconda volta in pochi mesi piangiamo la morte di ragazzi impegnati con coraggio nel lavoro di reporter”, ha ricordato il capo della Farnesina. “Se ve ne fosse stato bisogno, l’uccisione di Simone dimostra ancora una volta quanto urgente sia arrivare a una soluzione finalmente definitiva del conflitto in Medio Oriente”, ha aggiunto. “Ai familiari e agli amici di Simone voglio esprimere a nome mio e di tutto il governo le condoglianze per questa perdita così dolorosa”, ha concluso Mogherini, che è ora in attesa della imminente convocazione del consiglio affari esteri a Bruxelles, sulle crisi a Gaza, in Iraq e Ucraina.

I PARENTI DI SIMONE: SEMPRE IN PRIMA LINEA – “Simone viveva da lungo tempo in quella zona ma in passato ha seguito anche altri conflitti in zone difficili del mondo, autore di numerosi reportage. E’ sempre stato in prima linea”. Lo raccontano alcuni parenti di Camilli. “Ci hanno comunicato quanto avvenuto i responsabili della sua agenzia – proseguono i parenti, che hanno raggiunto l’abitazione dove vivono a Roma i genitori del giornalista – Simone era stato autore di numerosi reportage e da parecchio tempo viveva nella zona di Gaza”.

IL PADRE –  “Sono fiero di mio figlio. Ha girato il mondo in tutti i posti più pericolosi. Gli ho parlato pochi giorni fa gli avevo detto di stare attento, mi ha detto ‘ma no, qui è tutto tranquillo'”. Queste le parole di Pier Luigi Camilli, padre del fotoreporter e sindaco di Pitigliano, in provincia di Grosseto, dove è stato dichiarato il lutto cittadino. “Potrei dire che è uno dei tanti giovani che vanno fuori per lavorare ma lui non è stato costretto, ha scelto di fare questo mestiere e lo faceva con grande passione” ha aggiunto il sindaco di Pitigliano.  “Simone lascia la moglie e una bambina splendida di tre anni”, ha detto Camilli, spiegando che la nuora è olandese. “Erano qui in vacanza fino a una settimana fa.”

SIDDI (FNSI): CADUTO UN TESTIMONE DELLA VERITA’ – “E’ una notizia terribile, sconvolgente. Nei luoghi di guerra si sa che i rischi sono sempre molto alti, ma la circostanza in cui ha perso la vita Simone Camilli rende ancora più drammatico, doloroso e angosciante quanto è accaduto. E fa rabbia questa nuova esplosione in cui ha perso la vita”. Lo ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi, esprimendo il suo cordoglio per la morte del reporter italiano in un’esplosione questa mattina a nord di Gaza. “E’ caduto un testimone di verità, un professionista esperto e coraggioso che non stava dietro le quinte e sapeva muoversi con le dovute attenzioni.”

IL PAPA AI GIORNALISTI: “GRAZIE PER IL VOSTRO SERVIZIO” – Il Pontefice, in volo verso Seul, incontrando i giornalisti, ha fatto una preghiera silenziosa per Camilli. Al termine del silenzio ha commentato: “Queste sono le conseguenze della guerra, è così, grazie per il vostro servizio, per tutto quello che voi farete che non sarà un tour, sarà molto impegnativo”.

LA SITUAZIONE A GAZA – La fine della tregua di 72 ore è prevista per la mezzanotte di oggi, 23 ore italiane, e Israele sta già dislocando forze lungo la linea di demarcazione con la Striscia di Gaza. Nel frattempo si apprende che il capo della diplomazia dell’Unione europea, Catherine Ashton, convocherà un Consiglio Affari Esteri straordinario per venerdì prossimo, 15 agosto, per concordare una risposta europea alle crisi in atto in Iraq, in Ucraina, in Libia e a Gaza.

NETANYAHU CONTRO INDAGINE ONU – Benyamin Netanyahu ha lanciato oggi un affondo verso il Consiglio per i diritti umani dell’Onu, dopo la decisione delle Nazioni Unite di verificare se Israele abbia compiuto crimini di guerra a Gaza. Secondo il premier israeliano i membri della Commissione d’indagine Onu, presieduta da William Schabas ”dovrebbero cercare i criminali di guerra a Damasco, a Baghdad, a Tripoli e a Gaza, non da noi”. “Quel Consiglio, ha tuonato ancora il premier israeliano, ”legittima invece organizzazioni terroristiche, come Hamas e Isis”.

Esplosione a Gaza, morto un giornalista italiano

Esplosione a Gaza, morto un giornalista italiano

Un fotoreporter vittima di uno scoppio durante le operazioni di disinnesco di un missile. Decedute altre cinque persone


Esplosione a Gaza, morto un giornalista italiano

Ansa

E’ italiano il fotoreporter rimasto ucciso nella Striscia di Gaza insieme ad almeno altre sei persone in seguito a un’esplosione. La conferma arriva sia dal portavoce del ministero della Sanità palestinese che dalla Farnesina.

La deflagrazione, accidentale, è avvenuta a Beit Lahya durante le operazioni di disinnesco di un missile israeliano. La vittima si chiama Simone Camilli, 35 anni, romano, e lavorava per l’agenzia Associated Press. Le altre persone sono tutti palestinesi: un giornalista e cinque disinnescatori.

“La morte di Simone Camilli è una tragedia, per la famiglia e per il nostro Paese“, ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, esprimendo il suo cordoglio per la morte del reporter. “Simone viveva da lungo tempo in quella zona ma in passato ha seguito anche altri conflitti in zone difficili del mondo, autore di numerosi reportage. È sempre stato in prima linea“, raccontano alcuni parenti di Camilli.

 

Renzi: l’articolo 18 è un totem ideologico, è giusto riscrivere lo Statuto dei lavoratori.

Renzi: l’articolo 18 è un totem ideologico, è giusto riscrivere lo Statuto dei lavoratori. Mai più soldi pubblici ad Alitalia

di 14 agosto 2014

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«È giusto riscrivere lo statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo. E riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime. Non parliamo solo dell’articolo 18 che riguarda una discussione tra destra e sinistra. Parliamo di come dare lavoro alle nuove generazioni». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, nell’intervista a Millennium in onda questa sera su Raitre. «Oggi l’articolo 18 è assolutamente solo un simbolo, un totem ideologico – ha dichiarato Renzi – proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano tra gli addetti ai lavori». Passerà Ferragosto a Palazzo Chigi: «è un buon segno, è il segno che ci sono molti cantieri da far partire e che l’Italia può ritrovare slancio e speranza contro tutti questi profeti del pessimismo: i gufi, gli sciacalli, gli avvoltoi. Ormai potremo farne uno zoo».

Smentisco una nuova manovra
Una nuova manovra? «Lo rismentisco. Noi l’abbiamo già fatta la manovra e abbiamo abbassato le tasse», ha detto il premier. «Nella manovra del prossimo anno ci dovranno essere 16 miliardi di riduzione della spesa per stare dentro il 3%, che noi vogliamo rispettare. Per arrivare a questa cifra di solito lo Stato alza le tasse, ma questo meccanismo non si può continuare». Renzi ha detto che il Paese ha più o meno «ha 800 miliardi di spesa pubblica, 16 miliardi sono il 2%, cioè come 20 euro per una famiglia che guadagna mille euro, il 2% si trova agevolmente, ma il punto è capire dove mettiamo i soldi, perchè su alcune voci come la scuola e gli insegnanti bisogna mettere più soldi, bisogna scommettere. Su questo ci sarà una sorpresa a settembre».

Bonus 80 euro: esiste la possibilità di estenderlo
Gli 80 euro potranno essere estesi? «Non lo so, vediamo. Esiste la possibilità di estenderli. Ribadisco: sicuramente lo manteniamo per chi ce l’ha, vediamo se possiamo estenderlo», ha dichiarato Matteo Renzi.

Mai più soldi pubblici ad Alitalia: serve il coraggio di far fallire i carrozzoni
«È del tutto doveroso» non dare mai più soldi pubblici ad Alitalia. «Ne abbiamo messi talmente tanti di soldi pubblici che sarebbe inaccettabile», ha spiegato il premier Matteo Renzi. Ad Alitalia, ha detto Renzi, «è mancata una capacità di guida manageriale forte».
A chi gli chiede se sia stato «sbagliato dare soldi pubblici» alla compagnia di bandiera, Renzi risponde: «Sì. In alcuni casi bisogna avere il coraggio di far fallire alcune aziende che sono dei carrozzoni. Ma bisogna anche far pagare i manager che hanno buttato via i soldi, invece di dargli i premi di produzione. Le regole ci sono già. Basterebbe applicarle. Il problema è che molto spesso, in Italia, si è preferito far finta di niente».