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Meriam a Roma. Renzi: “Un giorno di festa”. Francesco la ringrazia durante l’incontro
Meriam a Roma. Renzi: “Un giorno di festa”. Francesco la ringrazia durante l’incontro
Meriam ricevuta dal Papa – Meriam è stata ricevuta in un salone di Santa Marta con il marito e i due bambini. Del gruppo che ha incontrato il Papa ha fatto parte anche il viceministro Lapo Pistelli mentre monsignor Yoannis Lahzi Gaid, segretario del Papa, ha fatto da interprete. Tra Meriam e Francesco, ha riferito padre Lombardi, c’è stata “una bella conversazione: sostanzialmente il Papa ha ringraziato per la testimonianza di fede e la costanza della sua fede”. A sua volta Meriam, ha proseguito Lombardi, “ha ringraziato per il sostegno che nella sua vicenda ha sempre avuto dalla Chiesa cattolica”.
Il futuro prossimo della famiglia – La conversazione è poi proseguita con il Papa che si è informato circa il futuro prossimo della famiglia sudanese, in cerca di una sistemazione. Lombardi ha definito la conversazione “serena, affettuosa”, “il Papa è stato molto tenero”. Il colloquio ‘stretto’ tra Bergoglio e Meriam è durato circa dieci minuti ma la sua permanenza con il Pontefice si è protratta per circa mezz’ora considerando anche i saluti a tutti i presenti e la consegna di rosari da parte del Papa.
I morti nel Mediterraneo sono i nuovi desaparecidos
“I morti nel Mediterraneo sono i nuovi desaparecidos, se ne occupi il Tribunale Russel”
La tenerezza del Papa “Che”
La tenerezza del Papa “Che”
Sì, certo, è troppo presto, bisogna parlarne con prudenza visto ciò che è accaduto e accade al potere temporale della Chiesa. Ma già il confronto dei “segni” tra le due sponde del Tevere, tra la Cupola di Pietro e l’altra cupoletta dei “nostri eroi” governativi largointenditori, la dice lunga. E poi l’elenco dei segni. E delle parole. Sono finiti i fuochi d’artificio letterali e figurati insieme che festeggiavano il Vaticano, con Papa Francesco sobrietà. Sobrietà anche per “preti e suore non più sulle auto di lusso”. E tenerezza, soprattutto tenerezza. Ha usato il termine nel suo primo discorso, lo ha riusato ieri prima di lanciare una corona di fiori in mare, a Lampedusa, per i migrantes morti. Ma Papa Bergoglio è argentino. E il più noto argentino che abbia glorificato la parola in modo delicato e forte era argentino, Ernesto “Che” Guevara. Come non associare le due “tenerezze”?
P.S. E allora, in tanto spolvero accellerato di santità per Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (entro il 2013), perché non pensare al santo più santo e santificabile di tutti, ossia a Monsignor Romero? Forza, un piccolo segno ancora più significativo…
Il Papa a Lampedusa: “No alla globalizzazione dell’indifferenza, mai più migranti morti in mare”
Il Papa a Lampedusa: “No alla globalizzazione dell’indifferenza, mai più migranti morti in mare”
Due parole esemplificano il messaggio del Pontefice: perdono e indifferenza. Perché Francesco utilizza la parola “perdono” per quattro volte: un mea-culpa fortissimo, che riecheggia come un grido. A nome di tutte le vittime del mare. “Signore, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle – ammonisce Francesco durante la solenne messa penitenziale celebrata nell’arena sportiva di Lampedusa – ti chiediamo perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel suo benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono, Signore”.
E la domanda è chiara: “Chi ha pianto?“, si interroga il Pontefice. Ripete, Papa Francesco, che l’accoglienza è la risposta: “Tutto il mondo abbia il coraggio di accogliere coloro che cercano una vita migliore. Lampedusa è un faro, sia d’esempio a tutti”. E ringrazia i lampedusani per la loro accoglienza, per la loro solidarietà perchè “aprono le porte delle loro case” ai migranti. “Il Signore vi faccia andare avanti in questo atteggiamento tanto umano e tanto cristiano, grazie tante”, dice all’uscita della Parrocchia San Gerlando, prima di ripartire – dall’aeroporto di Lampedusa – alla volta del Vaticano.
L’avvocato Fanni: “Eliminate delle odiose discriminazioni tra figli nati da matrimonio e gli altri, ecco quali”
L’avvocato Fanni: “Eliminate delle odiose discriminazioni tra figli nati da matrimonio e gli altri, ecco quali”
“In sostanza stabilisce che ‘la parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui sia avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio sia adottivo’. La nuova normativa stabilisce, poi, quali siano i diritti e i doveri dei figli e, all’articolo 2, assegna all’esecutivo una delega per la revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, da predisporre entro 12 mesi”.
“Ce n’era soprattutto una fondamentale che riguardava la relazione di parentela. Col vecchio diritto il figlio naturale riconosciuto acquisiva il rapporto di parentela soltanto col genitore che lo aveva riconosciuto ed eventualmente con l’ascendente. Non si stabiliva invece alcun rapporto di parentela in linea orizzontale. Con questo decreto i confini della famiglia risultano dunque allargati da un punto di vista legale”.
“Sì, nel vivere quotidiano eravamo abituati a indicare i genitori dei genitori come nonni, gli zii come zii e i cugini come cugini, ma da un punto di vista prettamente legale ciò non corrispondeva a realtà, con tutte le conseguenze sotto il punto di vista successorio, oltre che sul piano delle responsabilità, per quanto concerne il mantenimento, gli alimenti e altri aspetti che ne derivano”.
“Sì, legalmente non erano zii, per il diritto non avevano alcun rapporto di parentela”.
“Come accennavo era discusso, anche se c’erano tutta una serie di norme di contorno che indicavano gli ascendenti come soggetti tenuti a intervenire per esempio in funzione alimentare”.
“Esattamente, per semplificare si può dire che a questo punto sono tutti uguali, tant’è che la norma elimina dal codice la vecchia dicitura. L’art. 1 del decreto recita al primo comma “le parole legittimi e naturali sono soppresse”. Rimarrà in sostanza soltanto la parola figlio. Per tutti, per chi è nato da matrimonio e per chi non è nato da matrimonio”.
“Sostanzialmente sì, il legislatore ha voluto adeguare la disciplina delle successioni e delle donazioni al principio di unicità dello stato di figlio”.
“Noi abbiamo un meccanismo successorio per il quale una categoria di successibili chiamati i necessari o riservatari ha comunque diritto a ricevere una quota del patrimonio, una quota in beni, liquidi o beni immobili. I beni immobili se non sono divisibili si vendono. In presenza di figli naturali però esisteva il diritto per i figli legittimi di commutare quella quota in una somma di denaro. Quindi non erano obbligati per esempio a dare ai naturali quella parte di casa che gli sarebbe spettata ma potevano dargli una corrispondente somma di denaro. Il diritto di commutazione ora viene eliminato, ed è ovvio, perché a monte non c’è più differenza tra figli legittimi e naturali, succedono tutti negli stessi identici diritti”.
“Rilevante la sostituzione della definizione di ‘potestà genitoriale’ con quella di ‘responsabilità genitoriale’. Inoltre, nel recepire la giurisprudenza delle alte Corti, Costituzionale e di Cassazione, si è previsto di limitare a cinque anni dalla nascita i termini per proporre l’azione di disconoscimento della paternità, di introdurre il diritto degli ascendenti di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni e portare a dieci anni il termine di prescrizione per l’accettazione dell’eredità per i figli nati fuori dal matrimonio”.
Immigrati e cittadinanza, Kyenge annuncia ddl
Immigrati e cittadinanza,
Kyenge annuncia ddl
Muro Pdl: “Letta la fermi”
Testimonial, sì di Balotelli
Il ministro vuole abrogare il reato di immigrazione clandestina. E la legge sul ‘ius soli’, che renderebbe cittadini italiani i figli che nascono sul suolo dell’Italia da immigrati? “Difficile dire quando si farà”. Gasparri: “Non sarà mai legge della Repubblica”
Roma, 5 maggio 2013 – Il reato di immigrazione clandestina “dovrebbe essere abrogato”. Così a ‘In 1/2 ora’, su Rai 3 Cecile Kyenge, neoministro dell’Integrazione, di origine congolese. Un ddl sullo ius soli sarà pronto nelle prossime settimane: “E’ difficile dire se riuscirò” ha ammesso il ministro, “per far approvare la legge bisogna lavorare sul buon senso e sul dialogo, trovare le persone sensibili. E’ la società che lo chiede, il Paese sta cambiando”. “Bisogna lavorare molto per trovare i numeri necessari” ha aggiunto precisando di non pensare a un eventuale fallimento. Coinvolgere Mario Balotelli come testimonial di una campagna a favore dello ius soli? “Una buona idea” per il ministro per l’Integrazione. “Non lo conosco personalmente – ha detto a Lucia Annunziata – so che lui sta subendo atti di razzismo, ma riesce a testa alta a dare un forte contributo all’Italia, che è il nostro Paese”.
E ancora: “Occorre rivedere la struttura dei Cie e lo stato di emergenza” legato agli sbarchi. Bisogna, ha spiegato, “guardare alla direttiva europea che l’Italia ha ratificato in modo sbagliato” anche riguardo alla permanenza di 18 mesi “che devono essere una extrema ratio”. “La direttiva non chiede all’Italia di mettere nei Cie persone malate, fragili, minori, ma solo persone pericolose o criminali”. “Il mio ministero riprenderà anche il tema delle comunità religiose e della loro integrazione e della loro liberta religiosa, come ha fatto l’ex ministro Riccardi. Non posso dare però certezza della realizzazione di una moschea per l’Expo del 2015 di Milano. Porrò il tema alla attenzione del governo”. Così rispondendo a una domanda sulla possibilità della creazione di un luogo di culto islamico nel 2105 in occasione di Expo a Milano, posta Davide Piccardo, coordinatore della associazioni islamiche di Milano.
BALOTELLI ACCETTA – Mario Balotelli risponde presente al ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge e si rende disponibile per un ruolo da testimonial di una campagna in favore dello ius soli. ‘’Sono sempre disponibile’’ per la lotta al razzismo e alle discriminazioni, ha spiegato in una dichiarazione affidata all’ANSA l’attaccante del Milan
RIVOLTA PDL – “Non accetto le intimidazioni di esponenti del Pd che tentano demagogiche speculazioni sulla pelle del prossimo. Lo ius soli con l’automatica concessione della cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia non sarà mai legge della Repubblica italiana”. Lo dichiara Maurizio Gasparri, vicepresidente Pdl del Senato. Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex presidente del Senato Schifani: “Non si esageri e si usi maggiore cautela anche da parte dei membri del governo. Quello del ministro Kyenge, che annuncia urbi et orbi che il reato di immigrazione clandestina andrebbe abrogato e un ddl sullo ius soli nelle prossime settimane, è soltanto l’ultimo episodio”. “E’ sintomatico di un atteggiamento che non tiene in alcun conto il ruolo del Parlamento e il necessario coordinamento con i capigruppo della maggioranza, richiamato espressamente dal presidente del Consiglio nel suo intervento”, aggiunge Schifani: “Non si possono fare proclami solitari, senza che gli argomenti siano discussi e concordati in un ambito collegiale. Ci auguriamo che si cambi rapidamente registro e ci si renda conto che il governo attuale è fatto di larghe intese e dunque di scelte comuni. Le iniziative personali ed i diktat, come quello di Fassina e compagni sul presidente Berlusconi, non inducono all’ottimismo”.
Schifani poi è tornato a parlare su SkyTg24: “Ben venga Balotelli come testimonial dei diritti”. Il presidente dei senatori del Pdl, tuttavia, invita il presidente del consiglio Enrico Letta a richiamare i suoi ministri a maggiore cautela quando si parla di temi che non rientrano nel programma di governo. Intervistato da Skytg24, Schifani spiega: “E’ un governo di servizio” quello sostenuto anche dal Pdl, ma “quello che ha detto il ministro Kyenge non rientra nel programma. Credo che sia necessario che in queste ore di avvio delicato” del lavoro dell’esecutivo “il premier spieghi ai propri ministri che una maggiore sobrieta’ su temi non discussi tra la maggioranza sarebbe auspicabile” altrimenti gli stessi ministri “potrebbero creare nocumento al governo stesso”. Schifani ha anche ricordato come l’onorevole Biancofiore “per una intervista sia stata costretta ad accettare il ritiro delle deleghe” mentre il viceministro Fassina “ha posto un veto inaccettabile e odioso sul nostro leader e Kyenge ha anticipato la presentazione di un disegno di legge senza che fossero presi uguali provvedimenti. Sullo ius soli ci sono tante modalità, non c’è una chiusura pregiudiziale del centrodestra, ma la parola ius soli da sola non dice nulla. Mi stupisce che il ministro ne abbia parlato in maniera così secca, cosi’ tranchant. Come mi stupisce che abbia detto che il reato di immigrazione clandestina sia stato voluto da una maggioranza politica. Sappia il ministro che quella maggioranza e’ parte della maggioranza che sostiene il governo”.
LEGA – La Lega Nord continua a criticare le posizioni di Cecile Kyenge. “La ministra dell’Integrazione pensa che andrebbe abolito il reato di immigrazione clandestina. Io invece penso che andrebbe subito abolito proprio il ministero dell’Integrazione”, scrive il segretario della Lega lombarda, Matteo Salvini, su Facebook.
PD – Livia Turco, presidente del Forum Politiche Sociali e Immigrazione del PD, in una nota afferma: “Sull’emigrazione no alle ventennali contrapposizioni dobbiamo trovare nuove sintesi. Se partiamo dai fatti, se valutiamo gli effetti e i risultato delle leggi possiamo, anche in un ottica di collaborazione, rivedere le norme risultate inefficaci” E “scrivere una nuova legge-quadro che si collochi nel nuovo contesto europeo ed euro mediterraneo”.
“Sicuramente è profondamente inefficace e disumano il trattenimento fino ai 18 mesi nei Cie che, contrariamente a quanto dice Maroni – prosegue Livia Turco – non è affatto imposto dalla Direttiva Europea ma è solo una opzione possibile all’interno di un contesto il rimpatrio volontario assistito che e’ l’opposto del sistema del trattenimento forzato e dell’espulsione. Sempre se guardiamo ai fatti risultano profondamente inadeguate le norme sul lavoro contenute nella Bossi-Fini, per non parlare poi della solitudine dei comuni nel gestire le politiche dell’integrazione. Dunque, se vogliamo il bene del Paese e governare in modo efficace l’immigrazione dovremmo metterci intorno ad un tavolo e scrivere una nuova legge-quadro che si collochi nel nuovo contesto europeo ed euro mediterraneo. E sulla cittadinanza ai figli degli immigrati Gasparri deponga il suo elmetto e ascolti le sagge parole di Napolitano, prenda atto della nuova cultura che c e’ nel paese e dia il suo contributo per fare una legge saggia ed equilibrata”.
BOLDRINI – Riconoscere la cittadinanza agli immigrati e’ una questione di civiltà. Lo sottolinea la presidente della Camera Laura Boldrini oggi in visita a Venezia. Il tema e’ emerso da una domanda di un cameriere albanese del Caffe’’ Lavena di Piazza San Marco che ha due figli e vive da 17 anni in Italia. “E’ una questione di civilta’ – ha risposto la Boldrini – con cui fare i conti. Il presidente Napolitano ha sollecitato più volte di cambiare la legge sulla cittadinanza. Visto l’affetto che circonda Napolitano ho la sensazione che la questione sara’ recepita presto”. “E’ anacronistico che i ragazzi nati in Italia – ha aggiunto – che vivono con i nostri figli non possano avere la cittadinanza. E’ una questione di civilta’ e il Parlamento deve prenderne atto”.
Razzismo: ecco il documento del discorso di Boateng all’ONU
Razzismo: ecco il documento del discorso di Boateng all’ONU
Un documento che nel suo genere ha un valore che va oltre lo sport. E’ il testo originale, in inglese, con le ultime limature, letto giovedì scorso all’Onu di Ginevra, da Kevin Prince Boateng, testimonial della giornata internazionale antirazzista. Un intervento, quello del giocatore ghanese del Milan, di grande impatto. Sicuramente per l’emozione, Boateng ha lasciato sul tavolo dei relatori nella grande sala che ospitava l’incontro presieduto dall’Alto Commissario per i Diritti Umani, la sudafricana Navi Pillay, le quattro cartelle della sua appassionata dichiarazione. E’ lì che le abbiamo raccolte, nella sala ormai vuota. E le offriamo ora alla lettura di tutti e alla riflessione di ciascuno.
IL DISCORSO INTEGRALE IN ITALIANO
Madame Pillay, Alto Commissario per i Diritti Umani,
Eccellenze,
Stimati colleghi relatori ed esperti,
Signore e Signori,
Il fatto che abbiamo appena visto nel video è accaduto lo scorso 3 gennaio a Busto Arsizio durante una gara amichevole disputata tra il mio Club, l’AC Milan, e una squadra di quarta divisione. Ho deciso di interrompere la gara e ho scagliato la palla sulle tribune perchè mi sentivo profondamente arrabbiato e offeso dalle ingiurie razziste a me indirizzate dagli spalti.
Di per sè questo gesto non avrebbe avuto particolare risonanza.
Tuttavia i miei compagni di squadra dell’AC Milan mi hanno subito seguito fuori dal campo senza neppure un attimo di esitazione.
La cronaca del fatto che l’intera squadra dell’AC Milan avesse proprosto in campo un risoluto e univoco atteggiamento contro gli atti di razzismo in essere ha generato titoli di prima pagina nei media di tutto il mondo. Questa è la ragione della mia presenza qui oggi.
Vorrei ringraziare l’alto Commissario per i diritti Umani, la Signora Navi Pillay, e la Sezione Anti-Discriminazione del Suo Ufficio per il cortese invito. E’ un onore per me avere la possibilità di parlare qui oggi.
Signore e Signori, siamo nel 2013 e il razzismo è ancora tra noi e rappresenta ancora un problema.
Il razzismo non è solo un argomento da History Channel o qualche cosa che si riferisce alle storie dei tempi passati o che semplicemente accade in territori lontani dal nostro. Il razzismo è reale ed esiste qui e ora. Il razzismo si trova nelle strade, sul posto di lavoro e anche negli stadi di calcio.
Ci sono stati momenti nella mia vita in cui non volevo neanche affrontare il problema. Ho cercato di ignorare il razzismo, come se fosse un mal di testa che sai andrà via prima o poi, basta aspettare.
Ma quella era una illusione. Il razzismo non va via da solo. Se non lo fronteggiamo, dilagherà.
Abbiamo il dovere di fronteggiare il razzismo e combatterlo.
Il concetto di “un po’ razzista” non esiste. Non esistono quantità tollerabili di razzismo. Il razzismo è assolutamente inaccettabile e insostenibile indipendentemente dal luogo o dalla forma in cui si manifesta.
Il razzismo, inoltre, va ben al di là del bianco contro nero. Ci sono molti altri tipi di razzismo che arrivano da persone di diverse nazionalità e colori.
Il grande problema con il razzismo è che non esiste un vaccino per combatterlo. Non ci sono antibiotici da prendere. E’ come un virus altamente pericoloso e infettivo, che viene rafforzato dalla nostra indifferenza e staticità.
Quando ho giocato con la Nazionale Ghanese ho imparato a combattere la malaria. Vaccinare le persone non è sufficiente. Bisogna anche prosciugare gli stagni dove le zanzare portatrici della malattia proliferano.
Penso che la malaria e il razzismo abbiano molto in comune.
Gli stadi di calcio possono essere i luoghi dove persone con differenti culture etniche si riuniscono per sostenere la propria squadra del cuore o possono simbolicamente essere anche uno stagno pericolosissimo dove le persone sane vengono infettate dal virus del razzismo. Non possiamo permettere che il razzismo si diffonda proprio davanti ai nostri occhi. Gli stadi di calcio, come tanti altri luoghi, sono pieni di giovani. Se non prosciughiamo gli stagni, tanti di loro che oggi sono sani, potrebbero prendere una delle malattie più pericolose dei giorni nostri.
Noi, che siamo costantemente sotto gli occhi dell’opinione pubblica abbiamo molte più reponsabilità. Non possiamo permetterci di essere indifferenti o passivi.
Tanti sportivi, uomini e donne come me e i miei compagni di squadra dell’AC Milan, tanti artisti dello spettacolo e del mondo della musica e dell’informazione hanno opportunità uniche e quindi una speciale responsabilità.
Noi abbiamo la possibilità di parlare e raggiungere il cuore di una parte della popolazione a cui le discussioni a livello politico non potranno mai arrivare.
La storia ci dimostra quanto importanti siano stati i contributi di famosi atleti. Mi permetto di dire che il fatto che il Presidente degli Stati Uniti di America condivida il mio stesso colore della pelle non solo ha a che fare con Martin Luther King, ma anche con Mohammad Ali.
Uno dei momenti più intensi e commoventi della mia vita finora è stato quando ho incontrato Nelson Mandela durante il Campionato del Mondo in Sud Africa nel 2010. Che uomo incredibile, sia nella finezza di mente sia nella caratura di spirito!
La sua vita mi ha dimostrato che fare valere la propria voce contro il razzismo è meno pericoloso che la muta impassibilità.
Nondimeno, è tanto importante e necessario opporsi al razzismo oggi come lo è stato nel passato. Dobbiamo ispirarci alle persone che hanno messo le proprie vite a rischio per la causa.
Sono convinto che commetteremmo un fatale e pericolosissimo errore se credessimo che si possa combattere il razzismo ignorandolo e sperando che scompaia da solo come un brutto mal di testa.
Questo non succederà.
In qualsiasi momento le nostre strade si incorceranno con quella del razzismo il nostro dovere è quello di alzarci e agire, esporci e prevenirlo quando possible, prosciugare gli stagni da cui ha avuto origine e da cui è proliferato.
Grazie per il vostro ascolto.