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Indoona è la app più scaricata nella classifica di iTunes
Indoona è la app più scaricata nella classifica di iTunes
Uno straordinario numero di download, ben 21.000, nella giornata dell’8 novembre. Questo il dato record che ha permesso a indoona di scalare la classifica delle Top App gratuite per iPhone presente sull‘App Store di iTunes.
Indoona, che significa “tutto insieme”, è la prima applicazione che integra e soddisfa tutte le esigenze della comunicazione di oggi, non più basata su un livello prettamente personale e privato, ma fortemente incentrata sul “social” e sulla condivisione delle emozioni di ogni singolo momento. Indoona apre una nuova strada nel mondo della comunicazione, rendendo più semplice ma anche più conveniente telefonare e socializzare allo stesso tempo: dedicata agli utenti di telefonia mobile, è disponibile per smartphone e tablet Apple e Android, ma è accessibile con le stesse funzionalità anche dal web su www.indoona.com e tramite client da scaricare sul proprio pc e mac.
Le novità – La nuova versione 2.1, disponibile anche per Android, offre adesso la funzione Twitter Connect. Chi dispone di un account Twitter può condividere dallo smartphone, allo stesso tempo, gli articoli, i video e le fotogallery pubblicati su Tiscali sia su indoona che sulla piattaforma caratterizzata dall’uccellino. E’ stata introdotta la possibilità di cancellare sia post che commenti, sia dalla bacheca che dalla timeline.
I contest – Ogni giorno su indoona vengono lanciati dei simpatici contest dove si chiede agli utenti di proporre le foto più divertenti, interessanti o bizzarre. Il vincitore del concorso si aggiudica un premio consistente in una ricarica da 5€.
Widget – Indoona offre ai propri utenti la possibilità di condividere i contenuti sulla propria bacheca. E grazie al pulsantino indoona (in gergo tecnico “widget“), in alto a sinistra nella pagina, da oggi è possibile anche “condividere” automaticamente gli articoli, i video e le fotogallery pubblicate sul portale Tiscali e sul sito dell’Unità. Il servizio sarà presto esteso a tutti gli altri siti di informazione.
Immigrazione: naufragio vicino alla Libia, 3 morti
Immigrazione: naufragio vicino alla Libia, 3 morti. Le unità italiane salvano 70 persone
Addio Italia, scappo all’estero
“Addio Italia, scappo all’estero”, on line suggerimenti e proposte di lavoro per aspiranti emigranti
Non solo braccia. Gli immigrati fanno impresa grazie a Interlab
Non solo braccia. Gli immigrati fanno impresa grazie a Interlab
Postato mercoledì 26 settembre 2012 e inserito in Economia. Puoi seguire i commenti a questo articolo attraverso i feed RSS 2.0. Puoilasciare un commento, o fare un trackback dal tuo
Immigrati: tutti muratori e badanti? Pregiudizi e stereotipi ci portano ad associare la figura dell’immigrato a certi tipi di lavoro, poco qualificati e di scarsa soddisfazione. In realtà, tra quanti scelgono di venire nel nostro paese non mancano persone con titoli di studio anche elevati, o competenze professionali specifiche, o comunque una spiccata attitudine imprenditoriale.
Potenzialità che il più delle volte restano inespresse, per le stesse difficoltà che ostacolano gli italiani e che gli stranieri subiscono in maggior misura: burocrazia, accesso al credito, formazione.
Si sono aperte in questi giorni le iscrizioni a INTERLAB, un percorso di formazione riservato a cittadini non comunitari.
“Imparare un mestiere e crearsi un lavoro” è lo slogan scelto per lanciare il progetto, realizzato dalla Provincia di Firenze insieme con l’Associazione Progetto Arcobaleno Onlus e la Camera di Commercio di Firenze. Interlab è cofinanziato da Unione Europea e Ministero dell’Interno nell’ambito del FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di paesi terzi).
Come spiega Giacomo Billi, Assessore allo Sviluppo, Programmazione, Turismo e Gestione Parco Demidoff della Provincia di Firenze, «la Provincia ha colto l’opportunità del bando FEI per realizzare questa iniziativa che coniuga l’obiettivo dell’integrazione con il sostegno al lavoro e all’economia del territorio. Con l’Associazione Progetto Arcobaleno Onlus, attraverso l’esperienza maturata negli anni da Vivaio di Imprese, e con la Camera di Commercio abbiamo potuto sviluppare la sinergia necessaria a dare vita ad Interlab, un percorso di orientamento, formazione e consulenza finalizzato a dare ai cittadini stranieri una possibilità reale di autoimpiego, in particolare nel settore dell’artigianato. Il progetto inoltre favorisce e sviluppa il dialogo tra istituzioni del territorio ed imprese, che verranno coinvolte direttamente grazie all’azione della Camera di Commercio».
L’obiettivo del progetto INTERLAB è duplice: da un lato si intende favorire l’occupabilità di cittadini stranieri, dall’altro si punta a favorire la nascita o lo sviluppo e la crescita di nuove attività economiche.
«INTERLAB – spiega Grazia Bellini responsabile del settore Formazione di Progetto Arcobaleno – prevede due fasi di attività, la prima sarà di orientamento e formazione su come fare impresa, la seconda entrerà nel vivo con due percorsi alternativi: uno stage lavorativo retribuito presso una impresa artigiana, oppure l’accompagnamento individuale di un team di esperti verso lo start up d’impresa, con un’attenzione particolare alla ricerca di finanziamenti».
La peculiarità di INTERLAB sta nell’intenzione di valorizzare l’intraprendenza insita nel percorso migratorio dei cittadini stranieri, le loro competenze, vocazioni, talenti.
Possono partecipare gratuitamente al laboratorio INTERLAB cittadini non comunitari in regola con il titolo di soggiorno e con una buona conoscenza della lingua italiana. Le iscrizioni si chiudono il 10 ottobre 2012, subito dopo saranno selezionati 25 partecipanti, con preferenza per giovani e donne.
Tutte le attività saranno realizzate dallo staff del Vivaio di Imprese.
Val di Susa: tensione per treno carico di scorie nucleari
No Tav: notte di tensione in Val di Susa per il passaggio di un treno carico di scorie nucleari
Il treno dei desideri
Il treno dei desideri
Immaginate tutti gli abitanti di Firenze che la mattina escono di casa e raggiungono il posto di lavoro con il treno e avrete la fotografia di ciò che accade ogni giorno attorno a Roma. È l’esercito dei 360mila pendolari che per scelta o obbligo vivono al di là del Raccordo anulare, devono arrivare nella Capitale per studio o per lavoro e vivono una Caporetto quotidiana di S. FERRARIS
Immaginate tutti gli abitanti di Firenze che la mattina escono di casa e raggiungono il posto di lavoro con il treno e avrete la fotografia di ciò che accade ogni giorno attorno a Roma. È l’esercito dei 360mila pendolari che per scelta o obbligo vivono al di là del Raccordo anulare, devono arrivare nella Capitale per studio o per lavoro e vivono una na Caporetto quotidiana.
È il movimento silenzioso, ma non troppo, di chi è stato espulso a forza dal tessuto urbanistico di una città cresciuta troppo e troppo in fretta. Il pendolarismo, se non lo si vive, non lo si conosce. Ha il suo codice, fatto di luoghi di passaggio come stazioni spesso fatiscenti, parcheggi di scambio troppo rari. Ha i suoi riti fatti di attese, molte volte forzate dai disservizi, di saluti tra compagni di viaggio. Ma nella Capitale ha soprattutto gravi problemi. Ritardi, disservizi e precarie condizioni dei mezzi di trasporto sono il “pane quotidiano” per la quasi totalità dei pendolari romani, che guardano al resto d’Europa con un misto di invidia e ammirazione. Quelli che non si rassegnano, protestano e avanzano anche soluzioni possibili. «Il servizio pendolare dovrebbe diventare una specie di metropolitana poiché la pressione abitativa sull’hinterland ha raggiunto livelli notevoli e il flusso dei pendolari è destinato ad aumentare», afferma con decisione, Roberto Oertel, rappresentante del Coordinamento dei comitati pendolari Roma Nord, una “rete” nata anche per evitare che Trenitalia e Regione Lazio giochino sulle piccole discrepanze nelle richieste tra i singoli comitati. «Ladispoli per esempio – spiega Oertel – è cresciuta in maniera esponenziale, passando dai 20mila abitanti degli inizi degli anni Novanta ai 44mila di oggi. La domanda di servizio si è radicalmente trasformata nell’ultimo ventennio ma l’offerta è rimasta al palo».
Sulla Civitavecchia-Roma, per esempio, in vent’anni sono stati aggiunti, solo a partire dal 2004, un paio di treni in più e due carrozze per ogni treno. Sempre nel 2004 i vecchi treni sono stati sostituiti con gli attuali Vivalto, cosa che è stata fatta all’epoca su tutta la rete regionale. A conti fatti si sono aggiunti 1.200 posti in più su una tratta che oggi conta 44mila pendolari al giorno. «Sulla Civitavecchia- Roma passano, tra le sei e le nove della mattina circa undici treni, i pendolari sono 20mila per cui stiamo parlando di 1.600 persone a convoglio. – prosegue Oertel – Il Vivalto ha una capienza di 450 posti a sedere e altri 450 in piedi, ciò significa che le altre 700 viaggiano in piedi e stipati nelle zone antistanti alle porte o addirittura sulle scale». Un inferno. Delle condizioni in cui viaggiano i pendolari e conscio anche l’assessore regionale alle Politiche della mobilità e del Trasporto pubblico locale, Francesco Lollobrigida. «In più occasioni ho viaggiato con i pendolari per sentire le loro opinioni e soprattutto per verificare lo stato di alcune tratte che mi vengono denunciate come invivibi- li. – afferma l’assessore – A volte trovo servizi funzionanti, altre volte capitano situazioni critiche, spesso drammatiche che puntualmente denuncio a Trenitalia, inviando successivamente i nostri ispet- tori per emettere le penali. Quest’anno l’importo oscilla tra i quattro e gli otto milioni di euro, somme che non serviranno per fare cassa ma saranno reinvestite nel servizio o per ammortizzare eventuali tagli futuri al trasporto pendolari. Tagli che per ora nel Lazio non sono stati fatti e non sono previsti».
Le situazioni più critiche sono legate spesso alla gestione tecnica dei treni. Non si contano, infatti, i disservizi legati ai guasti delle porte, ai bagni, ai finestrini e quelli relativi alla pulizia dei treni. Ma ciò che è veramente insostenibile per i pendolari è la climatizzazione che non funziona e che fa toccare, come è successo sulla Roma-Cassino lo scorso luglio e anche temperature di oltre 42 gradi. «Ci è stato detto che era un problema dei vecchi treni Taf, ma anche sui Vivalto, nonostante i condizionatori siano stati concepiti con un doppio circuito e due motori indipen- denti, il problema continua ad affliggere i pendolari – spiega Oertel – E non si pensi che l’assenza di condizionamento riguardi solo l’estate. In inverno infatti l’umidità diventa altrettanto insopportabile quanto il caldo d’estate. A ciò bisogna aggiungere che i nuovi treni hanno i finestrini sigillati o apribili solo nella parte alta per dieci centimetri». Risultato: per sopravvivere al clima tropicale dei treni regionali bisogna “recuperare” una chiave da ferroviere – quella a dado quadrato da sei millimetri per intenderci – che ormai pare essere entrata nella dotazione standard di ogni pendolare.
Una fotografia delle condizioni estreme che devono affrontare i pendolari è quella della vera e propria “tempesta perfetta” che si è scatenata lo scorso 31 maggio
sulla Roma-Civitavecchia. Vale la pena ripercorrerne le fasi. L’inizio è stato quasi banale: un treno soppresso a Ladispoli. Il secondo, che doveva partire dalla stazione sempre di Ladispoli, si guasta. Il terzo arriva con venti minuti di ritardo. Ad attenderlo, tre turni di pendolari, almeno 1.200 persone. Quello che arriva, però, è il cosiddetto “treno di riserva” unico nel Lazio. Si tratta del convoglio utilizzato per il Leonardo Express in servizio tra la Capitale e l’aeroporto Leonardo da Vinci, composto di sole quattro carrozze, a capacità di carico ridotta e che era già pieno all’inverosimile. Scatta l’assalto, le condizioni di vivibilità nelle carrozze diventano impossibili per l’affollamento e la mancanza d’aria condizionata. Al capotreno non rimane altro da fare che interrompere il servizio per mancanza delle condizioni minime di sicurezza. La reazione dei pendolari esasperati è immediata: occupano i binari per prote- sta. E l’otto luglio arriva per molti una denuncia d’ufficio per «interruzione di pubblico servizio».
Guai a pensare che si tratti di un episo- dio isolato. «La situazione del trasporto pendolari a Roma si può definire solo con un aggettivo: allucinante. – afferma secco Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – Negli ultimi tempi continuano a presentarsi situazioni limite come quella accaduta qualche settimana fa nella qua- le sulla Fr2 i pendolari sono stati fatti scendere in mezzo alla campagna, per un guasto e sono stati recuperati da un altro convoglio un’ora e mezza dopo. Si tratta di eventi che danno l’impressione di uno sbando complessivo. Noi ci aspettavamo un’azione forte, prevista nel programma della campagna elettorale della Polverini che aveva fatto propria una nostra parola d’ordine: l’uno per cento del bilancio regionale destinato ai pendolari. Dopo un anno di governo, però, di tutto ciò non c’è traccia nelle azioni della Giunta regionale. L’unica cosa utile che è stata fatta è il rinnovo del contratto di servizio che è stato rivisto e migliorato in alcune parti, con l’inserimento delle penali». Un barlume di speranza arriva proprio dai nuovi impegni previsti dal contratto tra Regione e Trenitalia: nei prossimi due anni, infatti, saranno inseriti in rete 26 nuovi treni e riqualificate e ristrutturate 250 carrozze. «Si tratta di un investimento di 270 milioni di euro di cui 235 a carico della nostra azienda – afferma Aniello Semplice, direttore di Trenitalia Lazio – e i nuovi treni serviranno per migliorare la vita dei pendolari che sono aumentati al ritmo di 10mila l’anno negli ultimi dieci anni. In questo periodo il Lazio ha accu- mulato un ritardo veramente clamoroso e su cui bisogna lavorare. Per quanto riguarda pulizia puntualità e affidabilità si tratta di temi su cui non abbiamo scuse e sui quali dobbiamo impegnarci a fondo». Sul piano delle infrastrutture il direttore di Trenitalia sostiene che per il Lazio servirebbe almeno un miliardo di euro per il raddoppio della Roma-Viterbo, una linea da 80mila pendolari al giorno. «Non può essere a binario unico da Cesano a Viterbo», sottolinea Semplice. Stesso discorso per la tratta Campoleone-Aprilia, anche questa da raddoppiare, mentre è
necessario il quadruplicamento della linea tra Ciampino e Termini. Un libro dei sogni, perché i finanziamenti invece di crescere si riducono: secondo Legambiente Lazio, dei 500 milioni di euro del Fondo sociale europeo destinati al trasporto, ben 279 sono stati dirottati a copertura della voragine sanitaria.
«Bisogna fare attenzione quando si par- la di trasporto pubblico, ed è anche il caso dei pendolari, a non cadere nella trappola di pensare solo ed esclusiva- mente alle infrastrutture – dice Alberto Fiorillo, responsabile per le aree urbane di Legambiente – perché questa sorta di pensiero unico teso solo verso l’aspetto della dotazione infrastrutturale è desti- nato al fallimento. Il trasporto pubblico ha anche importanti risvolti sociali e culturali, senza i quali qualsiasi politica è destinata al fallimento». Nell’attesa, a partire da dicembre con il nuovo orario sarà introdotto anche un nuovo modello d’esercizio. Lo schema è abbastanza semplice, come spiega l’assessore Lollobrigida: «Saranno differenziati i flussi regionali da quelli suburbani, permettendo un’accelerazione dei treni, senza costi aggiuntivi e semplificando la vita ai pendolari. I treni a percorrenza più lunga non fermeranno in tutte le stazioni e saranno alternati ad altri treni che invece faranno ferma- te in tutte le stazioni». Potrebbe non essere sufficiente: «Servirebbero almeno il doppio dei 26 treni previsti. – incalza Lorenzo Parlati – perché stimiamo che al 2012 i pendolari saliranno dagli attuali 360mila a 421mila al giorno, mentre nel 2015 diventeranno 472mila: 110mila in più rispetto a oggi. Un colpo di grazia al trasporto pendolare potrebbe arrivare, poi, dall’applicazione dei pedaggi sul Grande raccordo anulare e sulla Roma-Fiumicino. I due euro al giorno di pedaggi, sommati al carburante e a tutte le spese accessorie renderebbero più competitivo l’abbonamento alla ferrovia spingendo decine di migliaia di pendolari a usare il treno. Cosa di per sé positiva per ridurre la congestione da traffico e inquinamen- to, ma che potrebbe essere il fenomeno “imprevisto” in grado di far collassare un servizio che per anni è stato abbandonato a se stesso». E la “tempesta perfetta” di Ladispoli diventerebbe ordinaria ammi- nistrazione.