Censimento Istat: cresce la popolazione residente in Italia ma diminuiscono gli italiani

Censimento Istat: cresce la popolazione residente in Italia ma diminuiscono gli italiani

La popolazione residente in Italia aumenta ma gli italiani diminuiscono. Questo il risultato del quindicesimo Censimento generale della popolazione e delle abitazioni effettuato dall’Istat da cui emerge che la popolazione residente in Italia ammonta a 59.433.744 unità. Rispetto al 2001, quando si contarono 56.995.744 residenti, l’incremento è del 4,3%, da attribuire esclusivamente alla componente straniera. Infatti, nel decennio tra un censimento e l’eltro la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita di oltre 250mila individui (-0,5%), mentre quella straniera è aumentata di 2.694.256 unità.
In Italia più femmine che maschi – Più femmine che maschi in Italia. Nel nostro Paese, al 9 ottobre 2011, ci sono 93,7 uomini ogni 100 donne (28.745.507 uomini, 30.688.237 donne). A livello territoriale non si segnalano differenze significative, anche se nell’Italia Centrale il rapporto di mascolinità scende al 92,3% (5.568.595 uomini, 6.032.080 donne), mentre nelle regioni del Sud, nelle Isole e nel Nord-Est si attesta rispettivamente a 94,3% (6.783.667 uomini, 7.193.764 donne), 94,1% (3.219.998 uomini, 3.422.268 donne) e 94,2% (5.551.923 uomini, 5.895.882 donne). Il rapporto di mascolinità è più alto in Trentino-Alto Adige (95,9%), Basilicata (95,8%) e Sardegna (95,6%) mentre il più basso si registra in Liguria (89,5%). In 1.898 comuni, pari al 23,5% del totale, il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato a favore della componente maschile, con il primato che spetta a due centri del cuneese: Castelmagno (182,8 uomini ogni 100 donne) e Valmala (190,9 uomini ogni 100 donne). Al contrario, si contano solo 67,8 uomini ogni 100 donne a Montebello sul Sangro in provincia di Chieti, e 69,4 a Introzzo in provincia di Lecco.
Italiani diminuiscono nel 56,8% dei comuni – I cittadini stranieri risultano in crescita in tutte le regioni della penisola, mentre gli italiani diminuiscono nel Mezzogiorno oltre che in Piemonte, Liguria e Friuli-Venezia Giulia. In particolare, i cittadini italiani aumentano nel 43,2% dei comuni (3.493) e diminuiscono nel restante 56,8% (4.599). I comuni in cui si registra il maggior incremento di residenti italiani sono Rognano, Sant’Alessio con Vialone e Roncaro, tutti in provincia di Pavia; quelli che ne perdono di più sono Paludi in provincia di Cosenza, Quindici in provincia di Avellino e Rocca de’ Giorgi in provincia di Pavia. Nel periodo intercensuario i maggiori incrementi di popolazione si rilevano nelle regioni del Centro-Nord, specie in Trentino-Alto Adige (+9,5%), Emilia-Romagna (+8,5%), Lazio (+7,6%), Lombardia (+7,4%) e Veneto (+7,3%). Al contrario, nelle regioni del Sud e delle Isole si registrano incrementi lievi (intorno all’1% in Campania, Puglia e Sicilia) e perdite di popolazione (superiori al 2% in Molise, Basilicata e Calabria).
Superata la soglia dei 4 milioni di stranieri – Superata la soglia dei 4 milioni di stranieri residenti in Italia. Secondo i dati definitivi del 15esimo Censimento dell’Istat, nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera residente in Italia è triplicata, passando da 1.334.889 a 4.029.145, con una crescita pari al 201,8%. Due stranieri su tre risiedono nel Nord (35,4% nell’Italia Nord-Occidentale e 27,1% nel Nord-Est), il 24,0% nel Centro e solo il 13,5% vive nel Mezzogiorno. La componente femminile rappresenta il 53,3% del totale degli stranieri, valore che sale al 56,6% nel Meridione. Il rapporto di mascolinità, diminuito di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2001, è di 87,6 maschi ogni 100 femmine. La variabile sesso non sembra incidere significativamente sulla distribuzione territoriale dei cittadini stranieri, tanto che la componente femminile si distribuisce alla stregua di quella maschile: nel Nord Italia risiede circa il 60% di donne straniere, nelle regioni centrali poco più del 24%.
Quasi un quarto degli stranieri in Lombardia – Quasi un quarto degli stranieri vive in Lombardia, circa il 23% in Veneto e in Emilia-Romagna e il 9% in Piemonte. Il Lazio e la Toscana totalizzano il 18%, la Campania il 3,7%. In tutte le regioni prevale la componente femminile, sebbene in Lombardia e in Veneto le percentuali di donne siano più contenute che altrove. L’Emilia-Romagna registra l’incidenza più elevata, con 104 stranieri ogni 1.000 censiti, seguita dall’Umbria (99,2‰), dalla Lombardia (97,6‰) e dal Veneto (94,2‰), mentre nel Sud e nelle Isole i valori dell’indicatore si riducono in misura consistente. Tra i grandi comuni, l’incidenza più elevata si registra a Brescia, con 166,1 stranieri ogni 1.000 censiti. Il 46% degli stranieri residenti ha un’età compresa tra 25 e 44 anni, uno su quattro ha tra i 30 e i 39 anni. L’età media è di 31,1 anni e la componente maschile risulta più giovane (29,7 anni) di quella femminile (32,3 anni). I comuni con l’incidenza più elevata di stranieri sul totale della popolazione censita sono Rocca de’ Giorgi (Pv) con 36,7 stranieri per 100 censiti, San Pio delle Camere (Aq) con il 27,6% e Airole (Im) con il 26,5% di stranieri.
Comuni medi sempre più popolati – Sempre più popolati i comuni di media dimensione. Dal 2001 ad oggi, in 4.867 comuni italiani (60,1%) la popolazione è aumentata. In particolare si registra un incremento di residenti nell’81% dei comuni di dimensione compresa tra 5mila e 50mila abitanti, nel 68,4% dei comuni tra 50.001 e 100.000 abitanti e nel 51,8% di quelli con meno di 5mila abitanti. La popolazione residente nel nostro paese si distribuisce per il 26,5% nell’Italia Nord-Occidentale, per il 23,5% nell’Italia Meridionale, per il 19,5% nelle regioni dell’Italia Centrale, per il 19,3% nell’Italia Nord-Orientale e per il restante 11,2% in quella Insulare. La regione più popolosa è la Lombardia con 9.704.151 residenti, quella con meno abitanti la Valle d’Aosta (126.806). In termini di popolazione, i cinque comuni più grandi d’Italia sono: Roma (2.617.175 residenti), Milano (1.242.123), Napoli (962.003), Torino (872.367) e Palermo (657.561). Nel Nord-Ovest si concentrano i comuni più piccoli: Pedesina (30 residenti) e Menarola (46) in provincia di Sondrio, Morterone (34) in provincia di Lecco, Moncenisio (42) in provincia di Torino, e Briga Alta (48) in provincia di Cuneo.
Popolazione più vecchia, boom ultracentenarie – Popolazione residente in Italia sempre più ‘vecchia’ con un vero e proprio boom delle ultracentenarie. Secondo i dati definitivi del 15esimo Censimento dell’Istat, dal 2001 al 2011 la percentuale di popolazione di 65 anni e più è passata dal 18,7% (10.645.874 persone) al 20,8% (12.384.963 persone); era al 15,3% nel 1991 (8.700.185 persone). Anche i “grandi vecchi”, ovvero gli ultra 85enni, incrementano il loro peso sul totale della popolazione residente (dal 2,2% del 2001 al 2,8% del 2011). In particolare, si registra un aumento del 78,2% nella classe 95-99 anni e del 138,9% in quella degli ultracentenari. Le persone di 100 anni e più, infatti, erano 6.313 nel 2001 (1.080 maschi e 5.233 femmine), mentre nel 2011 ne sono state censite 15.080, con una percentuale di donne pari all’83,7% (12.620 unità); 15.060 hanno una età compresa tra i 100 e i 109 anni; in 11 hanno raggiunto i 110 anni, in sette i 111 e solo due donne (residenti una in provincia di Milano e una in provincia di Venezia) alla data del 15esimo Censimento avevano compiuto 112 anni.
Lombardia regione con il più alto numero di ultracentenari – La Lombardia è la regione in cui risiede il maggior numero di ultracentenari (2.391, pari al 15,9% del totale), seguita dall’Emilia-Romagna (1.533, 10,2%) e dal Veneto (1.305, 8,6%). Anche nel 2001 la Lombardia (940, 14,9%) e l’Emilia-Romagna (602, 9,5%) erano le regioni con più ultracentenari, mentre al terzo posto si collocava il Piemonte (598, 9,4%) anziché il Veneto (542, 8,6%). Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di ultracentenari è raddoppiato in quasi tutte le regioni italiane ed è più che triplicato in Basilicata (da 43 a 137 persone, con un incremento percentuale pari al 218,6%). I residenti di 100 anni e più sono cresciuti del 204,0% nel Lazio, del 197,8% in Umbria. Le città con più ultracentenari al 9 ottobre 2011 sono Roma (681, 4,5%), Milano (494, 3,3%), Genova (267, 1,8%) e Torino (240, 1,6%). Nel Sud, le percentuali più elevate di anziani di 100 anni e più sono state registrate a Napoli (1,0%, 145 unità), Palermo (0,6%, 89) e Messina (0,6%, 88).
Età media della popolazione pari a 43 anni – L’analisi territoriale mostra una geografia dell’invecchiamento abbastanza variabile. Considerando l’età media della popolazione residente, che per l’Italia nel suo complesso è pari a 43 anni, le regioni del Sud presentano valori al di sotto del dato nazionale. In Calabria, Puglia, Trentino-Alto Adige e Sicilia l’età media è di 42 anni, mentre in Campania scende al livello minimo di 40 anni. Quattro sono le regioni che si attestano sul valore medio nazionale (Lazio, Basilicata, Veneto e Lombardia); nel resto della Penisola l’età media varia dai 44 anni di Sardegna, Valle d’Aosta, Abruzzo e Molise, ai 45 anni di Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Piemonte e Toscana, fino a toccare il valore massimo in Friuli-Venezia Giulia (46 anni) e Liguria (48 anni). Il comune mediamente più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta, con una età media di 32 anni, il più vecchio è Zerba, in provincia di Piacenza, dove l’età media è di 65 anni.

Indoona è la app più scaricata nella classifica di iTunes

Indoona è la app più scaricata nella classifica di iTunes

Uno straordinario numero di download, ben 21.000, nella giornata dell’8 novembre. Questo il dato record che ha permesso a indoona di scalare la classifica delle Top App gratuite per iPhone presente sullApp Store di iTunes.

Indoona, che significa “tutto insieme”, è la prima applicazione che integra e soddisfa tutte le esigenze della comunicazione di oggi, non più basata su un livello prettamente personale e privato, ma fortemente incentrata sul “social” e sulla condivisione delle emozioni di ogni singolo momento. Indoona apre una nuova strada nel mondo della comunicazione, rendendo più semplice ma anche più conveniente telefonare e socializzare allo stesso tempo: dedicata agli utenti di telefonia mobile, è disponibile per smartphone e tablet Apple e Android, ma è accessibile con le stesse funzionalità anche dal web su www.indoona.com e tramite client da scaricare sul proprio pc e mac.

Le novità – La nuova versione 2.1, disponibile anche per Android, offre adesso la funzione Twitter Connect. Chi dispone di un account Twitter può condividere dallo smartphone, allo stesso tempo, gli articoli, i video e le fotogallery pubblicati su Tiscali sia su indoona che sulla piattaforma caratterizzata dall’uccellino. E’ stata introdotta la possibilità di cancellare sia post che commenti, sia dalla bacheca che dalla timeline.

I contest – Ogni giorno su indoona vengono lanciati dei simpatici contest dove si chiede agli utenti di proporre le foto più divertenti, interessanti o bizzarre. Il vincitore del concorso si aggiudica un premio consistente in una ricarica da 5€.

Widget – Indoona offre ai propri utenti la possibilità di condividere i contenuti sulla propria bacheca. E grazie al pulsantino indoona (in gergo tecnico “widget“), in alto a sinistra nella pagina, da oggi è possibile anche “condividere” automaticamente gli articoli, i video e le fotogallery pubblicate sul portale Tiscali e sul sito dell’Unità. Il servizio sarà presto esteso a tutti gli altri siti di informazione.

Immigrazione: naufragio vicino alla Libia, 3 morti

Immigrazione: naufragio vicino alla Libia, 3 morti. Le unità italiane salvano 70 persone

Sono proseguite per tutta la scorsa notte, e sono tuttora in corso, a 35 miglia dalle coste della Libia e 140 miglia da Lampedusa, le ricerche di eventuali superstiti del naufragio di un gommone di migranti, che ha per ora un bilancio di tre morti e 70 persone salvate.
Nella zona sono impegnate due motovedette della Guardia Costiera, una nave della Marina Militare, un elicottero alzatosi in volo dalla stessa nave e un rimorchiatore d’altura. I tre cadaveri e i 70 superstiti – 62 uomini e 8 donne (una di loro incinta) – sono stati trasferiti a bordo di un’altra nave della Marina Militare, che sta facendo ora rotta verso Lampedusa dove è previsto arriverà nel primo pomeriggio. Le condizioni del mare in questo momento sono buone.
L’operazione di soccorso era cominciata ieri mattina dopo una segnalazione giunta attraverso un telefono satellitare alla Capitaneria di porto di Palermo, nella quale si riferiva di un gommone carico di migranti che stava per affondare. La Guardia Costiera italiana ha dato l’allarme alle autorità di Malta e della Libia e nel pomeriggio di ieri un aereo maltese ha localizzato il gommone, raggiunto poco dopo da due motovedette della Guardia Costiera italiana salpate da Lampedusa e da una nave della Marina Militare impegnata nei servizi sull’immigrazione.
I soccorritori hanno avvistato persone in mare ed altre aggrappate al gommone che era sul punto di affondare. Sono subito stati tratti in salvo i 70 superstiti e poco dopo sono stati avvistati e recuperati i cadaveri di tre donne. I naufraghi sono stati trasferiti sulla nave della Marina Militare dove sono state prestate loro le prime cure. Molti erano in condizioni di ipotermia. La nave è poi ripartita per Lampedusa, sostituita in zona da un’altra unità della Marina italiana. Nell’area è anche arrivato il rimorchiatore civile Asso 25, che ha prima rifornito di carburante le motovedette della Guardia Costiera e poi partecipato alle ricerche. 

Addio Italia, scappo all’estero

“Addio Italia, scappo all’estero”, on line suggerimenti e proposte di lavoro per aspiranti emigranti

Alzi la mano chi non ha mai pensato di lasciare l’Italia, soprattutto di recente. In tempi di crisi e austerità come quella alla quale il governo Monti sta cercando di abituarci, cresce il numero di persone che del Belapese non ne può più e medita l’espatrio. Certo, fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo un biglietto aereo (o navale o ferroviario) ma, combattuti fra l’amore per la propria terra e l’odio per le scarse opportunità che offre, sempre più italiani lasciano i patri lidi in cerca di esotica fortuna, e non sempre si tratta di giovanissimi. Sono quasi quattro milioni, secondo il ministero degli Affari esteri, i connazionali che lo hanno già fatto. Per lo più restano in Europa e dall’elenco degli italiani residenti all’estero risulta che il paese ospitante più italici pentiti è la Germania, ma crescono i fan di Sud e Nordamerica.
Chi pondera una ripartenza lontano dallo Stivale può contare sull’aiuto della Rete, on line si trovano diversi siti per chi è armato di determinazione e spirito d’avventura a trovare casa, abitazione e contatti per un lavoro nuovo. Dai suggerimenti su come aprire un’attività in Brasile, all’elenco dei documenti e patenti validi in Giappone, dalle opportunità di lavoro in Australia, all’assicurazione con la quale partire. Ma ci sono anche siti che semplicemente raccontano le esperienze di chi ci ha già provato con successo, oppure è tornato al paese natio con la coda fra le gambe.
Italiansinfuga.com unisce le reali esperienze ai consigli pratici: c’è la classifica delle nazioni più imprenditoriali e di quelle con più start-up nel settore della tecnologia pulita. Si trovano indicazioni su come emigrare in Sudamerica senza violare le leggi sull’immigrazione, e curiosità come i consigli per diventare House sitter: chi bada alla casa di qualcuno che vive temporaneamente altrove. Il modo ideale di girare il mondo a costo zero. E ancora cosa fare per trasferirsi in Svizzera, come crearsi il proprio lavoro prima di partire, come ottenere la Green card negli Usa o come ottenere un visto studentesco.
Qui scopriamo che il Canada ha creato un visto apposito per imprenditori in start-up o che ci sono paesi come Panama pronti, grazie a convenzioni e visti particolari, a dare ospitalità ai pensionati italiani che in Patria non arrivano più a fine mese. L’euro in paesi come quelli sudamericani o asiatici è moneta forte e la pensione che qui non basta per vivere, può diventare una fortuna in economie emergenti. Sempre su Italiansinfuga.com si trova la lista dei paesi nei quali si vive con meno di 350 euro al mese: Thailandia, la Cambogia, Belize e Costa Rica.
E poi ci sono i racconti dei protagonisti: Tatiana, 30enne esausta per la carenza di prospettive, a luglio si è trasferita a Berlino: “La mia storia è quella tipica di un’italiana in fuga della mia generazione. In Germania mi hanno dato l’opportunità di aprire un blog su Berlino a contenuto assolutamente libero, purché inserisca anche le informazioni turistiche di base”. Insomma Tatiana col suo voglioandareaberlino.it aiuta chi vuole seguire le sue tracce o semplicemente visitare la capitale tedesca.
Nel forum di mollotutto.com si trovano le esperienze, i sogni, i propositi e le grida d’aiuto di chi ha già fatto il salto. Esemplare la storia di un pensionato che vive a Sofia da tre anni con un reddito che in Italia gli faceva fare una vita da “povero” mentre lì può vivere da “benestante”. C’è la milanese che ha abbandonato un lavoro precario per dirigere un ristorante italiano in Costa Rica e la coppia che 10 anni fa ha lasciato tutto per aprire un’attività nelle Fiji. Ma oltre le storie personali ci sono i suggerimenti su come diventare guardiano del faro, come prendersi un anno sabbatico o, più prosaicamente, come restare sani all’estero. Per chi vuole cambiare non solo vita ma pure nome e cognome ci sono tutti i consigli su cosa fare: sembra che ogni anno siano circa 1400 gli italiani che desiderano una nuova identità.
Scappo.it è invece un forum che raccoglie le storie di chi è già scappato e di chi è prossimo alla fuga. Che siano partiti per l’Africa, l’Asia o le Americhe gli italiani pentiti raccontano i motivi del loro espatrio e condividono con gli altri utenti aspirazioni e delusioni. Ci sono poi siti specifici come italianiasingapore.com per chi vive, visita, o vuole trasferirsi a Singapore. Basta mandare una mail per avere un’offerta su misura.
Non mancano i libri e i manuali per il fai da te, ma Internet consente di farsi un’idea più precisa del viaggio grazie a mappe e fotografie inserite dagli utenti che spesso sono pure disponibili a rispondere alle e-mail di chi vorrebbe imitarli. La solidarietà fra chi ha lasciato o si appresta a lasciare l’Italia è tangibile: traspare dai racconti, dalle richieste di aiuto e dalla nostalgia che pure gli emigrati entusiasti non possono fare a meno di provare per l’amata/odiata terra d’origine

Non solo braccia. Gli immigrati fanno impresa grazie a Interlab

Non solo braccia. Gli immigrati fanno impresa grazie a Interlab

Postato mercoledì 26 settembre 2012 e inserito in Economia. Puoi seguire i commenti a questo articolo attraverso i feed RSS 2.0. Puoilasciare un commento, o fare un trackback dal tuo 

Immigrati: tutti muratori e badanti? Pregiudizi e stereotipi ci portano ad associare la figura dell’immigrato a certi tipi di lavoro, poco qualificati e di scarsa soddisfazione. In realtà, tra quanti scelgono di venire nel nostro paese non mancano persone con titoli di studio anche elevati, o competenze professionali specifiche, o comunque una spiccata attitudine imprenditoriale.
Potenzialità che il più delle volte restano inespresse, per le stesse difficoltà che ostacolano gli italiani e che gli stranieri subiscono in maggior misura: burocrazia, accesso al credito, formazione.

Si sono aperte in questi giorni le iscrizioni a INTERLAB, un percorso di formazione riservato a cittadini non comunitari.
“Imparare un mestiere e crearsi un lavoro” è lo slogan scelto per lanciare il progetto, realizzato dalla Provincia di Firenze insieme con l’Associazione Progetto Arcobaleno Onlus e la Camera di Commercio di Firenze. Interlab è cofinanziato da Unione Europea e Ministero dell’Interno nell’ambito del FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di paesi terzi).

Come spiega Giacomo Billi, Assessore allo Sviluppo, Programmazione, Turismo e Gestione Parco Demidoff della Provincia di Firenze, «la Provincia ha colto l’opportunità del bando FEI per realizzare questa iniziativa che coniuga l’obiettivo dell’integrazione con il sostegno al lavoro e all’economia del territorio. Con l’Associazione Progetto Arcobaleno Onlus, attraverso l’esperienza maturata negli anni da Vivaio di Imprese, e con la Camera di Commercio abbiamo potuto sviluppare la sinergia necessaria a dare vita ad Interlab, un percorso di orientamento, formazione e consulenza finalizzato a dare ai cittadini stranieri una possibilità reale di autoimpiego, in particolare nel settore dell’artigianato. Il progetto inoltre favorisce e sviluppa il dialogo tra istituzioni del territorio ed imprese, che verranno coinvolte direttamente grazie all’azione della Camera di Commercio».

L’obiettivo del progetto INTERLAB è duplice: da un lato si intende favorire l’occupabilità di cittadini stranieri, dall’altro si punta a favorire la nascita o lo sviluppo e la crescita di nuove attività economiche.

«INTERLAB – spiega Grazia Bellini responsabile del settore Formazione di Progetto Arcobaleno – prevede due fasi di attività, la prima sarà di orientamento e formazione su come fare impresa, la seconda entrerà nel vivo con due percorsi alternativi: uno stage lavorativo retribuito presso una impresa artigiana, oppure l’accompagnamento individuale di un team di esperti verso lo start up d’impresa, con un’attenzione particolare alla ricerca di finanziamenti».
La peculiarità di INTERLAB sta nell’intenzione di valorizzare l’intraprendenza insita nel percorso migratorio dei cittadini stranieri, le loro competenze, vocazioni, talenti.

Possono partecipare gratuitamente al laboratorio INTERLAB cittadini non comunitari in regola con il titolo di soggiorno e con una buona conoscenza della lingua italiana. Le iscrizioni si chiudono il 10 ottobre 2012, subito dopo saranno selezionati 25 partecipanti, con preferenza per giovani e donne.
Tutte le attività saranno realizzate dallo staff del Vivaio di Imprese.

Val di Susa: tensione per treno carico di scorie nucleari

No Tav: notte di tensione in Val di Susa per il passaggio di un treno carico di scorie nucleari

Ennesima notte agitata in Val di Susa in seguito al passaggio di un treno carico di scorie nucleari. I No Tav si mobilitano per ostacolare l’avanzata del convoglio ma un imponente dispositivo di polizia e carabinieri neutralizza i loro tentativi. Solo a Borgone di Susa un drappello di quindici attivisti (tredici italiani, un francese e un greco) riesce ad occupare i binari, ma dopo qualche minuto viene convinto ad allontanarsi.
Circa duecento, in tutto, sono i No Tav identificati dalle forze dell’ordine – Per qualcuno scatteranno le denunce. Nel corso della lunga nottata si è anche pensato, ad un certo punto, che la polizia avesse deciso di sgomberare con una prova di forza il campeggio allestito dai No Tav (una tendopoli che la Digos ritiene sia la base delle scorribande dei militanti) nel territorio di Chiomonte, a poche centinaia di metri del cantiere della ferrovia ad alta velocità Torino-Lione: è accaduto quando dalle recinzioni sono spuntati una cinquantina di agenti in tenuta antisommossa accompagnati da una ruspa e da un mezzo provvisto di idrante. Il tam tam del movimento ha lanciato l’allarme e un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Davide Bono, si è rivolto via twitter ai militanti con il messaggio “Mi raccomando sangue freddo”. Fonti della Questura affermano che in realtà si è trattato di una semplice manovra di reazione contro il tentativo di un gruppetto di No Tav di avvicinarsi al cantiere.
Un treno regionale è rimasto bloccato a lungo alla stazione di Bussoleno – Sul convoglio, oltre ad alcuni pendolari, c’erano 115 attivisti che, partiti da Chiomonte, volevano raggiungere una sessantina di loro compagni radunati in presidio nel paese. Una volta arrivati a destinazione sono stati accolti da un nugolo di poliziotti e carabinieri. “Se non hanno lasciato le carrozze – riferiscono in Questura – è perché hanno deciso così”. Il treno non è ripartito. Per sbloccare la situazione sono stati chiamati due avvocati del Legal Team No Tav e un politico dell’estrema sinistra torinese, ai quali, secondo fonti del movimento, gli agenti hanno giustificato l’intervento con il fatto che molti degli attivisti avessero il volto coperto.
In ogni caso, i No Tav hanno centrato l’obiettivo – Era quello di richiamare l’attenzione su uno dei temi cari all’ambientalismo. I “treni nucleari” sono i convogli carichi di scorie che, periodicamente, partono da Saluggia (Vercelli) per raggiungere Le Hague, nel Nord-Est della Francia, dove vengono riprocessati. Gli oppositori ritengono che il transito dei treni sia pericoloso e che le autorità non informino adeguatamente la popolazione dei rischi.
24 luglio 2012

Il treno dei desideri


Il treno dei desideri

treni passeggeri
 Sergio Ferraris

Immaginate tutti gli abitanti di Firenze che la mattina escono di casa e raggiungono il posto di lavoro con il treno e avrete la fotografia di ciò che accade ogni giorno attorno a Roma. È l’esercito dei 360mila pendolari che per scelta o obbligo vivono al di là del Raccordo anulare, devono arrivare nella Capitale per studio o per lavoro e vivono una Caporetto quotidiana di S. FERRARIS

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Immaginate tutti gli abitanti di Firenze che la mattina escono di casa e raggiungono il posto di lavoro con il treno e avrete la fotografia di ciò che accade ogni giorno attorno a Roma. È l’esercito dei 360mila pendolari che per scelta o obbligo vivono al di là del Raccordo anulare, devono arrivare nella Capitale per studio o per lavoro e vivono una na Caporetto quotidiana.

È il movimento silenzioso, ma non troppo, di chi è stato espulso a forza dal tessuto urbanistico di una città cresciuta troppo e troppo in fretta. Il pendolarismo, se non lo si vive, non lo si conosce. Ha il suo codice, fatto di luoghi di passaggio come stazioni spesso fatiscenti, parcheggi di scambio troppo rari. Ha i suoi riti fatti di attese, molte volte forzate dai disservizi, di saluti tra compagni di viaggio. Ma nella Capitale ha soprattutto gravi problemi. Ritardi, disservizi e precarie condizioni dei mezzi di trasporto sono il “pane quotidiano” per la quasi totalità dei pendolari romani, che guardano al resto d’Europa con un misto di invidia e ammirazione. Quelli che non si rassegnano, protestano e avanzano anche soluzioni possibili. «Il servizio pendolare dovrebbe diventare una specie di metropolitana poiché la pressione abitativa sull’hinterland ha raggiunto livelli notevoli e il flusso dei pendolari è destinato ad aumentare», afferma con decisione, Roberto Oertel, rappresentante del Coordinamento dei comitati pendolari Roma Nord, una “rete” nata anche per evitare che Trenitalia e Regione Lazio giochino sulle piccole discrepanze nelle richieste tra i singoli comitati. «Ladispoli per esempio – spiega Oertel – è cresciuta in maniera esponenziale, passando dai 20mila abitanti degli inizi degli anni Novanta ai 44mila di oggi. La domanda di servizio si è radicalmente trasformata nell’ultimo ventennio ma l’offerta è rimasta al palo».

Sulla Civitavecchia-Roma, per esempio, in vent’anni sono stati aggiunti, solo a partire dal 2004, un paio di treni in più e due carrozze per ogni treno. Sempre nel 2004 i vecchi treni sono stati sostituiti con gli attuali Vivalto, cosa che è stata fatta all’epoca su tutta la rete regionale. A conti fatti si sono aggiunti 1.200 posti in più su una tratta che oggi conta 44mila pendolari al giorno. «Sulla Civitavecchia- Roma passano, tra le sei e le nove della mattina circa undici treni, i pendolari sono 20mila per cui stiamo parlando di 1.600 persone a convoglio. – prosegue Oertel – Il Vivalto ha una capienza di 450 posti a sedere e altri 450 in piedi, ciò significa che le altre 700 viaggiano in piedi e stipati nelle zone antistanti alle porte o addirittura sulle scale». Un inferno. Delle condizioni in cui viaggiano i pendolari e conscio anche l’assessore regionale alle Politiche della mobilità e del Trasporto pubblico locale, Francesco Lollobrigida. «In più occasioni ho viaggiato con i pendolari per sentire le loro opinioni e soprattutto per verificare lo stato di alcune tratte che mi vengono denunciate come invivibi- li. – afferma l’assessore – A volte trovo servizi funzionanti, altre volte capitano situazioni critiche, spesso drammatiche che puntualmente denuncio a Trenitalia, inviando successivamente i nostri ispet- tori per emettere le penali. Quest’anno l’importo oscilla tra i quattro e gli otto milioni di euro, somme che non serviranno per fare cassa ma saranno reinvestite nel servizio o per ammortizzare eventuali tagli futuri al trasporto pendolari. Tagli che per ora nel Lazio non sono stati fatti e non sono previsti».

Le situazioni più critiche sono legate spesso alla gestione tecnica dei treni. Non si contano, infatti, i disservizi legati ai guasti delle porte, ai bagni, ai finestrini e quelli relativi alla pulizia dei treni. Ma ciò che è veramente insostenibile per i pendolari è la climatizzazione che non funziona e che fa toccare, come è successo sulla Roma-Cassino lo scorso luglio e anche temperature di oltre 42 gradi. «Ci è stato detto che era un problema dei vecchi treni Taf, ma anche sui Vivalto, nonostante i condizionatori siano stati concepiti con un doppio circuito e due motori indipen- denti, il problema continua ad affliggere i pendolari – spiega Oertel – E non si pensi che l’assenza di condizionamento riguardi solo l’estate. In inverno infatti l’umidità diventa altrettanto insopportabile quanto il caldo d’estate. A ciò bisogna aggiungere che i nuovi treni hanno i finestrini sigillati o apribili solo nella parte alta per dieci centimetri». Risultato: per sopravvivere al clima tropicale dei treni regionali bisogna “recuperare” una chiave da ferroviere – quella a dado quadrato da sei millimetri per intenderci – che ormai pare essere entrata nella dotazione standard di ogni pendolare.

Una fotografia delle condizioni estreme che devono affrontare i pendolari è quella della vera e propria “tempesta perfetta” che si è scatenata lo scorso 31 maggio

sulla Roma-Civitavecchia. Vale la pena ripercorrerne le fasi. L’inizio è stato quasi banale: un treno soppresso a Ladispoli. Il secondo, che doveva partire dalla stazione sempre di Ladispoli, si guasta. Il terzo arriva con venti minuti di ritardo. Ad attenderlo, tre turni di pendolari, almeno 1.200 persone. Quello che arriva, però, è il cosiddetto “treno di riserva” unico nel Lazio. Si tratta del convoglio utilizzato per il Leonardo Express in servizio tra la Capitale e l’aeroporto Leonardo da Vinci, composto di sole quattro carrozze, a capacità di carico ridotta e che era già pieno all’inverosimile. Scatta l’assalto, le condizioni di vivibilità nelle carrozze diventano impossibili per l’affollamento e la mancanza d’aria condizionata. Al capotreno non rimane altro da fare che interrompere il servizio per mancanza delle condizioni minime di sicurezza. La reazione dei pendolari esasperati è immediata: occupano i binari per prote- sta. E l’otto luglio arriva per molti una denuncia d’ufficio per «interruzione di pubblico servizio».

Guai a pensare che si tratti di un episo- dio isolato. «La situazione del trasporto pendolari a Roma si può definire solo con un aggettivo: allucinante. – afferma secco Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio – Negli ultimi tempi continuano a presentarsi situazioni limite come quella accaduta qualche settimana fa nella qua- le sulla Fr2 i pendolari sono stati fatti scendere in mezzo alla campagna, per un guasto e sono stati recuperati da un altro convoglio un’ora e mezza dopo. Si tratta di eventi che danno l’impressione di uno sbando complessivo. Noi ci aspettavamo un’azione forte, prevista nel programma della campagna elettorale della Polverini che aveva fatto propria una nostra parola d’ordine: l’uno per cento del bilancio regionale destinato ai pendolari. Dopo un anno di governo, però, di tutto ciò non c’è traccia nelle azioni della Giunta regionale. L’unica cosa utile che è stata fatta è il rinnovo del contratto di servizio che è stato rivisto e migliorato in alcune parti, con l’inserimento delle penali». Un barlume di speranza arriva proprio dai nuovi impegni previsti dal contratto tra Regione e Trenitalia: nei prossimi due anni, infatti, saranno inseriti in rete 26 nuovi treni e riqualificate e ristrutturate 250 carrozze. «Si tratta di un investimento di 270 milioni di euro di cui 235 a carico della nostra azienda – afferma Aniello Semplice, direttore di Trenitalia Lazio – e i nuovi treni serviranno per migliorare la vita dei pendolari che sono aumentati al ritmo di 10mila l’anno negli ultimi dieci anni. In questo periodo il Lazio ha accu- mulato un ritardo veramente clamoroso e su cui bisogna lavorare. Per quanto riguarda pulizia puntualità e affidabilità si tratta di temi su cui non abbiamo scuse e sui quali dobbiamo impegnarci a fondo». Sul piano delle infrastrutture il direttore di Trenitalia sostiene che per il Lazio servirebbe almeno un miliardo di euro per il raddoppio della Roma-Viterbo, una linea da 80mila pendolari al giorno. «Non può essere a binario unico da Cesano a Viterbo», sottolinea Semplice. Stesso discorso per la tratta Campoleone-Aprilia, anche questa da raddoppiare, mentre è

necessario il quadruplicamento della linea tra Ciampino e Termini. Un libro dei sogni, perché i finanziamenti invece di crescere si riducono: secondo Legambiente Lazio, dei 500 milioni di euro del Fondo sociale europeo destinati al trasporto, ben 279 sono stati dirottati a copertura della voragine sanitaria.

«Bisogna fare attenzione quando si par- la di trasporto pubblico, ed è anche il caso dei pendolari, a non cadere nella trappola di pensare solo ed esclusiva- mente alle infrastrutture – dice Alberto Fiorillo, responsabile per le aree urbane di Legambiente – perché questa sorta di pensiero unico teso solo verso l’aspetto della dotazione infrastrutturale è desti- nato al fallimento. Il trasporto pubblico ha anche importanti risvolti sociali e culturali, senza i quali qualsiasi politica è destinata al fallimento». Nell’attesa, a partire da dicembre con il nuovo orario sarà introdotto anche un nuovo modello d’esercizio. Lo schema è abbastanza semplice, come spiega l’assessore Lollobrigida: «Saranno differenziati i flussi regionali da quelli suburbani, permettendo un’accelerazione dei treni, senza costi aggiuntivi e semplificando la vita ai pendolari. I treni a percorrenza più lunga non fermeranno in tutte le stazioni e saranno alternati ad altri treni che invece faranno ferma- te in tutte le stazioni». Potrebbe non essere sufficiente: «Servirebbero almeno il doppio dei 26 treni previsti. – incalza Lorenzo Parlati – perché stimiamo che al 2012 i pendolari saliranno dagli attuali 360mila a 421mila al giorno, mentre nel 2015 diventeranno 472mila: 110mila in più rispetto a oggi. Un colpo di grazia al trasporto pendolare potrebbe arrivare, poi, dall’applicazione dei pedaggi sul Grande raccordo anulare e sulla Roma-Fiumicino. I due euro al giorno di pedaggi, sommati al carburante e a tutte le spese accessorie renderebbero più competitivo l’abbonamento alla ferrovia spingendo decine di migliaia di pendolari a usare il treno. Cosa di per sé positiva per ridurre la congestione da traffico e inquinamen- to, ma che potrebbe essere il fenomeno “imprevisto” in grado di far collassare un servizio che per anni è stato abbandonato a se stesso». E la “tempesta perfetta” di Ladispoli diventerebbe ordinaria ammi- nistrazione.