Bankitalia: “Gli effetti della crisi? I furti sono aumentati del 6%”

Bankitalia: “Gli effetti della crisi?
I furti sono aumentati del 6%”

 

Confedilizia: “Per la prima volta gli investimenti finanziari degli italiani hanno superato quelli immobiliari”

 
Furti, un ladro in azione (Ravaglia)

Furti, un ladro in azione (Ravaglia)

 

Roma, 13 luglio 2013  – In tempi di crisi economica si moltiplicano gli allarmi, su vari fronti. E così, mentre i debiti della Pubblica amministrazione secondo la Cgia di Mestre hanno fatto chiudere 15mila imprese, e mentre i saldi estivi non decollano perché la gente fa fatica a riempire il carrello della spesa, Bankitalia segnala un preoccupante aumento di furti.

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Il dato emerge dallo studio pubblicato sul sito della Banca d’Italia, ‘L’impatto della crisi economica sulle attività criminali’ e segnala una “diffusa preoccupazione circa la possibilità che la crisi economica stia determinando una crescita delle attività criminali nel nostro Paese”. I risultati mostrano che la “crisi economica ha effettivamente avuto un impatto significativo su alcune tipologie specifiche di attività criminose, quali i reati che non richiedono particolari abilità criminali, come i furti. Le stime indicano che una riduzione dell’attività economica del 10% a livello locale causerebbe un aumento dei furti pari a circa il 6%”.

L’impatto della crisi “su altre categorie di reati per cui appaiono necessarie maggiori competenze criminali, come ad esempio le rapine, è invece negativo”. Non vi sarebbe, inoltre, afferma lo studio alcun legame tra l’andamento dell’attività economica e la diffusione di alcuni reati di tipo non strettamente economico, quali gli omicidi, i crimini violenti e i crimini di natura sessuale.

Il legame tra crisi e criminalità è meno evidente nelle quattro regioni maggiormente caratterizzate da una presenza piu’ radicata della criminalità organizzata (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia). Tale risultato, spiega la banca d’Italia, “potrebbe indicare che, in queste zone, la criminalità organizzata detenga il ‘monopolio’ dell’attività illegale, per cui risulterebbe difficoltoso per un individuo improvvisare un’attività criminosa a seguito delle sopravvenute difficoltà economiche, rispetto ad altre parti del Paese dove il controllo del territorio è meno capillare”.

Usava i soldi della “sua” onlus di bambini abbandonati per acquistare appartamenti

Usava i soldi della “sua” onlus di bambini abbandonati per acquistare appartamenti

I finanzieri di Lodi hanno denunciato per appropriazione indebita un 60enne milanese, che fino ad alcuni giorni fa ricopriva la carica di presidente di una nota e storica onlus ambrosiana attiva nel sostegno dei ragazzi abbandonati e maltrattati. 

Secondo quanto riferito dalle fiamme gialle, l’uomo, componente per oltre dieci anni dell’associazione di cui era poi diventato rappresentante legale, è accusato di essersi appropriato di circa 800mila euro donati alla Onlus da grandi aziende, banche e privati per sostenere iniziative in favore dei ragazzi in difficoltà, con i quali avrebbe acquistato due appartamenti a Galatone (Lecce) e per pagare cartelle esattoriali che l’Erario gli aveva notificato per imposte non pagate, e per ‘coprire’ altre e diverse “appropriazioni indebite perpetrate all’interno del centro elaborazioni dati attraverso cui lo stesso sessantenne si occupava di tenere la contabilità di vari contribuenti”.

La Finanza spiega che “alcuni clienti dello studio d’elaborazione dati di Melegnano (Milano) avevano denunciato alla Procura di Lodi di avere consegnato a una ‘commercialista’ del medesimo centro d’elaborazione (collaboratrice del sessantenne) alcune somme per pagare le imposte di cui erano debitori nei confronti dell’Erario, salvo poi vedersi notificare le cartelle esattoriali perché le stesse imposte non erano mai state pagate e ciò nonostante avessero dato per tempo il denaro necessario”. 

Dalle indagini è emerso che “i debiti tributari dei denuncianti erano stati tutti pagati e che le cartelle esattoriali erano state estinte” ma dall’analisi “di un dedalo di conti correnti i finanzieri sono giunti “ai depositi bancari dell’organizzazione benefica affidati alla gestione del suo presidente ‘commercialista’ che li aveva utilizzati per acquistare immobili certamente non destinati a scopi di beneficenza, per pagare le imposte ancora gravanti sui propri clienti e anche per anticipare la ‘liquidazione’ a un’altra sua dipendente”.

Il pm Angelo Renna che ha coordinato le indagini ha così chiesto e ottenuto dal Gip di Milano un provvedimento di sequestro degli appartamenti, il cui valore è, in questo periodo, ammontante a circa 400mila euro.
 

Usa, Zimmerman dichiarato non colpevole di omicidio Trayvon Martin

Usa, Zimmerman dichiarato non colpevole di omicidio Trayvon Martin

LaPresse
Sanford (Florida), 14 lug. (LaPresse/AP) – George Zimmerman è stato dichiarato non colpevole dell’omicidio di Trayvon Martin, 17enne afroamericano ucciso a colpi d’arma da fuoco il 26 febbraio 2012 a Sanford, in Florida. Il vigilante 29enne sparò al ragazzo disarmato e il caso scatenò il dibattito sulla questione della discriminazione dei neri, sul diritto di difendersi e sull’eguaglianza della giustizia. Zimmerman ha sempre detto di aver agito per legittima difesa. Le sei giudici, tutte bianche tranne una, hanno raggiunto il verdetto dopo 16 ore di camera di consiglio. I genitori del giovane ucciso non erano in aula al momento della lettura del verdetto.
 
I giurati hanno considerato quasi tre settimane di testimonianze contrastanti sul punto di chi fosse l’aggressore, nella notte in cui il ragazzo fu ucciso. Nessuno dei testimoni aveva visto in modo preciso cosa fosse accaduto. Gli avvocati della difesa hanno sostenuto che Martin, che indossava una felpa con il cappuccio alzato, abbia dato un pugno al vigilante, facendolo cadere e poi sbattendogli la testa contro un marciapiede di cemento. A quel punto Zimmerman avrebbe sparato.
 
“Siamo felicissimi per il risultato. George Zimmerman non è colpevole di nulla, se non di essersi protetto in un gesto autodifesa”, ha detto il legale Mark O’Mara dopo la sentenza. I procuratori hanno definito il vigilante un bugiardo e lo hanno descritto come qualcuno che agiva come un poliziotto, frustrato dai furti commessi nel suo quartiere, in particolare da giovani neri. Zimmerman veva deciso che Martin avesse cattive intenzioni, hanno detto i procuratori, decidendo di fare giustizia. Dopo che la sentenza di proscioglimento è stata pronunciata, la polizia e l’amministrazione del sobborgo di Sanford di Orlando e di altre zone della Florida hanno dato il via a misure di sicurezza, nel timore di proteste di massa o di disordini.
 
La famiglia del ragazzo ha chiesto che non siano compiute azioni violente. In una dichiarazione da New York, intanto, il leader dei diritti civili reverendo Al Sharpton ha definito il proscioglimento “uno schiaffo in faccia al popolo americano, ma solo il primo passo nella ricerca della giustizia”. Ha spiegato: “Chiederemo al dipartimento di Giustizia di agire come fece con il caso di Rodney King e osserveremo da vicino quanto accadrà”. King fu brutalmente picchiato nel 1991 da agenti di polizia a Los Angeles, dopo essere stato fermato in auto per eccesso di velocità, e il video del fatto fece il giro del mondo riportando il tema del razzismo all’ordine del giorno negli Usa e dando il via a massicce proteste. Dimostranti a sostegno di Trayvon Martin hanno manifestato indossando felpe come quella che indossava il 17enne e mostrato caramelle e una lattina di té freddo, come quelle che il ragazzo aveva in tasca quando è stato ucciso.

Quanto sarà la pensione dei precari?

Quanto sarà la pensione dei precari?

Altro che sussidio da fame: il pericolo è che molti rischiano di non riceverlo affatto

 

Chi teme che i precari rischino di trovarsi con una pensione da fame sbaglia: il pericolo più concreto è che molti non la ricevano affatto. E’ una situazione allarmante quella che si trovano a vivere – a loro insaputa – i lavoratori parasubordinati, gli impiegati a termine, quelli che non hanno mai visto un contratto che non porti una data di scadenza. 

Poco importa se hanno sempre lavorato: gli eterni precari pagano contributi, in poche parole, affinché l’Inps possa a sua volta dare pensione a chi la maturerà. E non è detto che i parasubordinati ci rientrino. Resta così un’incognita sapere, con esattezza, quanto potrà percepire di pensione un precario. Anche perché non è possibile simulare sul sito dell’istituto di previdenza quale dovrebbe essere la sua pensione; cosa che possono invece fare i lavoratori dipendenti.

Il motivo lo spiegò con una dichiarazione choc il presidente nazionale Antonio Mastrapasqua: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”. Qualcuno, però, ha provato a stimare la cifra. I risultati sono sconfortanti, al punto da far sembrare la cosiddetta “minima” quasi un privilegio. In uno studio del Cerp di Torino (Center for Research on Pensions and Welfare Politics) si parla infatti di una pensione, di un uomo con un’età di pensionamento di 65 anni, che ha iniziato a lavorare a 25 anni, pari a 8.314 euro lordi all’anno.

Alle stesse condizioni una donna non supera i 5.300 euro lordi annui: poco più di 400 euro al mese. Rigorosamente lordi. Stando sempre alla ricerca del Cerp, una donna che ha studiato e non ha trovato subito un posto di lavoro, ma da precaria è sempre stata impiegata da 30 anni (è l’età presa come riferimento), anche se ha 35 anni di attività alle spalle otterrà una pensione di 4.695 euro l’anno, pari a 391,25 euro lordi al mese. I dati sono estremamente variabili visto che la situazione economica può cambiare le carte in tavola e nel tempo i numeri potrebbero ulteriormente assottigliarsi.

La situazione resta confusa, visto che l’Inps non fornisce dati certi. Di sicuro, però, c’è il pericolo di restare, in alcuni casi, anche senza pensione. Se il precario ha alle spalle lunghi periodi di disoccupazione alternati a contratti saltuari, e versa contributi in modo non continuativo, la pensione sarà ridotta all’osso.

Incide non poco il passaggio dal calcolo retributivo a quello contributivo. Se prima, infatti, l’importo della pensione era calcolato in percentuale alle ultime buste paga percepite dal lavoratore, d’ora in avanti è calcolato solo sulla base dei contributi effettivamente versati. Che per un lavoratore subordinato sono ben pochi. I collaboratori a progetto, inoltre, sono tenuti a versare direttamente i propri contributi in rapporto al fatturato. Dove vanno a finire? Nel Fondo Gestione Separata dell’Inps, in cui confluiscono i contributi di tutti i titolari di partite Iva non iscritti a particolari albi professionali.

Nel grande salvadanaio vengono raccolti ogni anno la bellezza di 8 miliardi di euro. Ma ad attingere non saranno i precari, gli atipici e i subordinati in genere per la loro pensione di domani. Quei soldi servono infatti a tenere i conti a posto e a pagare i pensionati di oggi. Scendiamo nel dettaglio: simulando la situazione di un lavoratore da sempre precario, che due anni fa ha maturato l’età per la pensione, i dati sono inquietanti.

Secondo quanto riportato dal blog “Informazioni per tutti”, un 66enne che ha versato contributi per 25 anni (valutando una media di retribuzione annua di 12mila euro) andrà a prendere poco più di 300 euro lordi mensili. Il calcolo è presto fatto: 12mila euro (x 26%, percentuale attuale contributiva) fa  3.120 euro. Questa somma, moltiplicata per 25 anni, dà un totale di 78mila euro che, x 5,432%, fanno 4.237 euro lordi annui (cifra arrotondata in eccesso). I 4.237 euro in questione, divisi per 13 mensilità, portano appunto al raggiungimento di 326 euro lordi mensili di pensione. Che sia una miseria, dopo 25 anni di contributi pagati regolarmente, è dire poco.

Italia secondo paese al mondo per longevità ma solo 30° per felicità

Italia secondo paese al mondo per longevità ma solo 30° per felicità

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Argomenti: Demografia | Italia | Ocse | Oscar Wilde |Messico | Index

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Italia secondo paese al mondo per la longevità ma è solo 30esima per la felicità - Gli Stati dove la gente è più contenta

Tra le pieghe dell’ultimo rapporto “Better Life Index” dell’Ocse(il nuovo indice per misurare il benessere dei singoli Stati) ci sono un paio di dati che fanno riflettere. Il “Better Life”, introdotto due anni fa, si basa su 11 gruppi di parametri, che comprendono tra gli altri la grandezza dell’abitazione, il reddito, le relazioni sociali, ambiente, la sanità e la sicurezza.

Il primo dato che salta all’occhio è questo: l’Italia, assieme al Giappone, è il secondo paese per aspettativa di vita dopo la Svizzera: 83 anni, contro una media Ocse di 80. In teoria, il fatto di vivere a lungo dovrebbe rendere più felici. Non a caso la Confederazione elevetica, prima per longevità, è prima anche nella classifica sulla “life satisfaction”, ossia la valutazione da parte dei cittadini del proprio livello di soddisfazione.

 
 

L’Italia invece, nella classifica della soddisfazione dei suoi abitanti, è agli ultimi posti tra i Paesi Ocse: in 30esima posizione, dopo Messico, Cile, Spagna, Slovenia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Polonia. Precediamo la Federazione Russa, che pure avrebbe le sue ragioni per essere poco felice: è nel gruppo di coda per diversi parametri come la sicurezza, le entrate economiche e il livello di democrazia; e si ritrova addirittura ultima sulla salute.

Al contrario l’Italia sugli altri indicatori, come il denaro (che pure non dà la felicità), non è in condizioni così disastrose: le entrate medie nette per famiglia sono superiori alla media Ocse, e nel gruppo di parametri su redditi e ricchezza delle famiglie figuriamo nella posizione numero 12 (su 36). Eppure alla domanda “quanto sei felice” sprofondiamo verso il basso.

Mentre il Messico, che pure è agli ultimi posti in quasi tutti gli indicatori del “Better Life Index 2013” (in particolare sicurezza, scuola, redditi, sicurezza del lavoro e senso di comunità), si piazza solo al decimo nella speciale classifica sulla soddisfazione. Per quanto sia catastrofico il loro sistema scolastico, forse i messicani sembrano aver studiato alla lettera Oscar Wilde: la felicità non è avere quello che si desidera, ma avere quello che si ha.

Calderoli: “La Kyenge mi sembra un orango”. E’ bufera, Napolitano “indignato”

Calderoli: “La Kyenge mi sembra un orango”. E’ bufera, Napolitano “indignato”

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Alla fine di una giornata incandescente con il leghista Roberto Calderoli nella bufera per aver paragonato la ministro Cecile Kyenge ad un orango in un comizio nella bergamasca, è intervenuto anche Napolitano dicendosi “colpito e indignato” per l’imbarbarimento della vita civile: una condanna netta per le affermazioni del vice-presidente del Senato e anche un tentativo dall’alto del Colle più alto di far rinsavire – e forse convincere a farsi da parte – chi usa le parole in modo indegno e come lancafiamme, tanto più che è stata sempre la Lega un mese fa a prendersela con la ministro di colore con l’ineffabile europarlamentare Borghezio. Anche lui ha poi chesto scusa come oggi ha fatto Calderoli – sommerso da critiche bipartisan e inviti a lasciare la carica – buttandola sulla ‘battuta’ ma affermando anche di non avere nessuna intenzione di dimettersi. Bisognerà vedere come si comporteranno i senatori quando toccherà a lui presiedere la seduta a palazzo Madama; se se ne andranno per protesta come in molti hanno promesso allora il problema diverrà ancora più serio di quanto non lo sia già e l’esponente leghista potrebbe dover decidere altrimenti. La replica della Kyenge: “Non ha offeso me ma l’immagine dell’Italia”. Enrico Letta ha definitro “inaccettabili” gli insulti di Calderoli e espresso totale solidarietà al ministro. Durissimo con il leghista Pier Luigi Bersani: “Non conosco animale che direbbe le bastialità di Calderoli” Ma Napolitano si è detto “indignato” anche per altri recentissimi esempi di “imbarbarimento” come gli insulti via Web a Mara Carfagna del Pdl (“Ti veniamo a prendere a casa” uno dei meno forti…) e l’incendio appiccato da sconosciuti (ma non poi tanto) al liceo ‘Socrate’ di Roma, una scuola distintasi per le sue battaglie anti-omofobia. Ma quali sono state esattamente le parole di Calderoli? “Io mi consolo quando navigo su Internet e vedo le fotografie del governo. Amo gli animali ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango'” ha detto l’esponente del Carroccio a Treviglio nel bergamasco. “Fa bene a fare il ministro ma forse lo dovrebbe fare nel suo Paese. E’ anche lei a far sognare l’America a tanti clandestini che arrivano qui” ha aggiunto.

Cina: squilla l’iPhone, lei risponde e muore fulminata (112) (0) Squilla l’iPhone mentre l’apparecchio era in carica, lei risponde e muore fulminata. E successo in Cina, nello Xinjang. La vittima è una ex hostess di 23 anni, Ma Ailun. Apple si dice ad

Cina: squilla l’iPhone, lei risponde e muore fulminata

 

 

 

Squilla l’iPhone mentre l’apparecchio era in carica, lei risponde e muore fulminata. E successo in Cina, nello Xinjang. La vittima è una ex hostess di 23 anni, Ma Ailun. Apple si dice addolorata per il ‘tragico incidente’ ma annuncia che avvierà un’indagine su un fatto che si presenta isolato: “Siamo profondamente rattristati di apprendere di questo tragico incidente e offriamo le nostre condoglianze alla famiglia Ma. Faremo un’indagine approfondita e collaboreremo con le autorità” si afferma in un comunicao. La giovane – come riporta l’agenzia Nuova Cina – avrebbe ricevuto un forte elettrochoc dal cellulare al quale ha risposto mentre questo era attaccato alla presa elettrica. Caduta a terra e trasportata in ospedale, Ma Ailun è morta prima che i medici potessero far qualcosa.

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Cina: squilla l’iPhone, lei risponde e muore fulminata

 

 

 

Squilla l’iPhone mentre l’apparecchio era in carica, lei risponde e muore fulminata. E successo in Cina, nello Xinjang. La vittima è una ex hostess di 23 anni, Ma Ailun. Apple si dice addolorata per il ‘tragico incidente’ ma annuncia che avvierà un’indagine su un fatto che si presenta isolato: “Siamo profondamente rattristati di apprendere di questo tragico incidente e offriamo le nostre condoglianze alla famiglia Ma. Faremo un’indagine approfondita e collaboreremo con le autorità” si afferma in un comunicao. La giovane – come riporta l’agenzia Nuova Cina – avrebbe ricevuto un forte elettrochoc dal cellulare al quale ha risposto mentre questo era attaccato alla presa elettrica. Caduta a terra e trasportata in ospedale, Ma Ailun è morta prima che i medici potessero far qualcosa.

Uragano sull’atletica: Gay, Powell e altri 4 giamaicani positivi all’antidoping

Uragano sull’atletica: Gay, Powell e altri 4 giamaicani positivi all’antidoping

15 luglio alle 10:23

Uno choc per il mondo dell’atletica leggera: lo sprinter americano Tyson Gay, il più veloce del 2013, con il suo 9″75,e il secondo più veloce di sempre dopo Usain Bolt, è stato trovato positivo a un controllo antidoping. Di fatto perde così ogni chance di partecipare ai Mondiali di Mosca (10-18 agosto), come lui stesso ha confermato nell’immediatezza della diffusione della notizia.

Non è ancora nota la sostanza per la quale Gay è stato trovato positivo, ma l’atleta ha detto che venerdì gli è stata notificata la notizia dall’agenzia americana antidoping (Usada) per un controllo a sorpresa del 16 maggio, durante un periodo di allenamento dopo una gara a cui aveva preso parte. Gay ha poi aggiunto che attende ora le controanalisi prima di decidere il da farsi. Gay, 30 anni, ha parlato al telefono da Amsterdam, dove si trovava per un periodo di allenamenti proprio in vista di Mosca, tra le lacrime: “Non ho mai fatto nulla di sbagliato. La mia storia è pulita. Non posso parlare di sabotaggio, mi sono fidato di qualcuno e questa fiducia è stata tradita. Ho fatto un errore, e ora non sarò in pista al meeting di Monaco e poi ai Mondiali”.

Altri cinque atleti che hanno preso parte ai campionati nazionali della Giamaica il mese scorso a Kingston sono risultati positivi al controllo antidoping. Fra loro ci sono anche medagliati olimpici: uno è Asafa Powell, ex primatista mondiale sui 100 metri, che avrebbe usato uno stimolante. Un altro è Nesta Carter, ora nella staffetta 4×100 ai Giochi di Pechino. E’ già emerso un terzo nome, quello di Sherone Simpson, pure lei oro ad Atene nel 2004 nella 4×100, Lo hanno fatto sapere fonti della federazione di atletica del paese caraibico. La positività di questi 5 atleti è stata poi confermata dal direttore dell’agenzia nazionale antidoping (Jadco) Herb Elliott, che ha aggiunto di essere in attesa del risultato delle controanalisi.

 

REAZIONI — Asafa Powell, che sul proprio profilo twitter ha riportato la notizia di un presunto arresto di un tecnico del suo staff (poi smentito dalla polizia italiana), ha reagito così alla notizia. “Non ho mai preso volontariamente e coscientemente alcuna sostanza irregolare. Questa storia mi ha completamente devastato sotto molti punti di vista: professionalmente mi negherà i Mondiali, personalmente è ancora peggio, eppure sono convinto che ne uscirò più forte. Il mio errore non è stato barare, ma non essere più vigile”.

CONSEGUENZE — Questa notte a Lignano Sabbiadoro i Nas dei Carabinieri di Udine hanno effettuato una perquisizione nell’albergo dove alloggiavano gli atleti giamaicani. L’attenzione degli agenti si è concentrata su un fisioterapista canadese che sarebbe già conosciuto dalla Wada per i suoi rapporti con un medico canadese coinvolto nelle indagini sulle positività di atleti del baseball professionistico statunitense. I Nas, che si sono mossi subito dopo la comunicazione della Wada, hanno sequestrato integratori di provenienza estera.

IL PRECEDENTE — Di recente c’era stato un altro caso che, sempre in Giamaica, aveva coinvolto una delle stelle della squadra: la due volte campionessa olimpica dei 200 Veronica Campbell-Brown era risultata positiva per un diuretico, che può essere utilizzato per mascherare l’uso di sostanze proibite.

POWELL “DEVASTATO” — L’agente di Asafa Powell, Paul Doyle, ha confermato che il suo assistito è risultato positivo all’oxilofrine, uno stimolante proibito. Doyle ha ufficializato anche la positività della Simpson, altra sua assistita. Intanto, Powell ha emesso un comunicato ufficiale, per provare a definire meglio la sua posizione. “Sono devastato. Voglio essere chiaro con i miei amici, la mia famiglia e tutti i fan che mi seguono in giro per il mondo – si legge, tra l’altro -. Non ho mai assunto volontariamente o consapevolmente la sostanza che è stata riscontrata nel mio test. Non sono e non sono mai stato un imbroglione. Abbiamo avviato un’indagine interna, per capire come questo stimolante sia potuto finire nel mio organismo, nonostante tutti i controlli che facciamo. Questa notizia mi costerà la partecipazione ai Mondiali di Mosca, ma la mia posizione in materia di doping è nota da anni. Non ho mai fatto uso di sostanze dopanti durante la mia carriera, accetterò le conseguenze del caso. E in futuro starò più attento, per evitare che la situazione si ripeta”.

Grillo contro Berlusconi: “Votate l’evasore” M5S: “Mediaset da oscurare”

Grillo contro Berlusconi:
“Votate l’evasore”
M5S: “Mediaset da oscurare”

 

Duro attacco del leader di M5S sul blog: “Il Paese è in ostaggio di una mummia imbalsamata”. Botta e risposta M5S-Pdl sulle concessioni Mediaset

ILVA: OK DELLA CAMERA AL DECRETO, M5S VOTA NO

 
Grillo da Napolitano
Grillo a colloquio con Napolitano (Afp)

 

Roma, 11 luglio 2013 – Beppe Grillo dal suo blog attacca lancia in resta il Pdl e il suo leader Berlusconi, dopo aver chiesto ieri a Napolitano che si torni alle urne perché ‘l’Italia sta saltando’.

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VOTATE L’EVASORE – “Votate l’evasore, votate per voi”, è la provocazione del leader di M5S per commentare la battaglia intorno alla sentenza Mediaset. “Se Berlusconi evade e può fare strame dell’Italia, allora perchè un cittadino dovrebbe pagare le tasse o le cartelle di Equitalia?”, domanda dal suo blog.

“Se il pesce puzza dalla testa e nessun partito (Rigor Montis che volevi tassare anche l’aria dove ti sei nascosto?) o istituzione si tura il naso, anzi tollera e invita a respirare a pieni polmoni il lezzo di impunità, perchè il contribuente dovrebbe svenarsi tra tributi, balzelli e dichiarazioni dei redditi?”, è l’interrogativo retorico del leader M5s.

“In uno Stato democratico se impunità deve essere, sia per tutti, se evasione deve essere, sia per ognuno”, incalza Grillo che prosegue sul filo del paradosso dicendo che “il Berlusconi che è in noi deve trovare l’uscita per i paradisi fiscali, il lavoro nero, la ricevuta mai data. Ogni evasore che si rispetti, meglio se totale, deve poter avere l’assistenza gratuita di pdl e pdmenoelle”.

PAESE IN OSTAGGIO  – “Il Paese è in ostaggio a causa di un condannato per evasione fiscale a quattro anni di carcere in secondo grado”, denuncia Beppe Grillo che aggiunge: “Ieri, per il suo processo, si è fermato per solidarietà persino il Parlamento”. “Berlusconi, novello Sansone con il parrucchino al posto della chioma, minaccia di far morire con sè tutti i Filistei.

in un post intitolato “Una mummia e per sempre”, corredato con foto di Berlusconi morto imbalsamato con davanti un sorridente Enrico Letta con colbacco da dirigente sovietico.
“Il Partito Unico dell’Impunità che strepita contro la corruzione e l’evasione e si indigna per il mancato scontrino di un bar – viene denunciato nel post di Grillo- ha per simbolo e Lord protettore (soprattutto di sé stesso) un evasore conclamato. 

CONCESSIONI MEDIASET – “Abbiamo chiesto l’acquisizione delle concessioni per cui Mediaset trasmette e ci è stato risposto da esponenti del partito-azienda che non ci sono concessioni da acquisire”, ha intanto dichiarato il senatore Cinque Stelle Mario Giarrusso lasciando la Giunta per le Elezioni del Senato.
Se la Guardia di Finanza dice che non ci sono concessioni e, quindi, c’è un soggetto che trasmette senza titoli è giusto che venga sanzionato, anche oscurato”, ha aggiunto.

Secondo Giarrusso, insomma, Berlusconi sarebbe “un abusivo” e di questo dovrebbe risponderne. “Ma il collega del M5S non ha capito niente – ribatte Giacomo Caliendo (Pdl) – perché evidentemente non conosce le leggi che disciplinano il settore. Dal 2005 in poi infatti non c’è più bisogno di un atto di autorizzazione specifico”.

“Esiste il decreto legislativo n.177 del 2005 – spiega ancora Caliendo – grazie al quale non si rende più necessaria una concessione specifica da parte dello Stato”.