Procreazione, la corte europea di Strasburgo boccia la legge 40

Procreazione, la corte europea di Strasburgo boccia la legge 40

La Corte europea dei diritti umani ha bocciato la legge 40 per quanto riguarda l’impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. 
Per la Corte la legge italiana è incoerente – Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La Corte ha quindi stabilito che cosi com’é formulata la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute.
Difficile effetto immediato della sentenza – Sarà molto difficile che la sentenza della Corte di Strasburgo abbia un effetto immediato sulle pratiche nelle cliniche italiane per la fecondazione, che sarebbero comunque tecnicamente pronte a riprendere la diagnosi preimpianto. Lo afferma Eleonora Porcu, Responsabile del Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita dell’Università di Bologna. “Bisognerà vedere ora come la legge italiana tradurrà la sentenza – spiega l’esperta – anche in passato sentenze simili sono state accolte dopo molto tempo, e sempre dopo un confronto tra le diverse posizioni che immagino ci sarà anche questa volta. Dal punto di vista tecnico i centri italiani potrebbero riprendere subito ad effettuare le diagnosi preimpianto, è un know how che abbiamo ancora, soprattutto tenuto conto del fatto che i nostri centri di eccellenza sono tra i primi a livello mondiale”
Associazione Coscioni: il prossimo Parlamento cambi la lagge – Dopo la bocciatura da parte della Corte di Strasburgo della parte della legge 40 sulla diagnosi preimpianto “é il momento che il Parlamento cancelli la legge”. Lo afferma l’associazione Luca Coscioni. “Un’altra parte della legge 40 è stata bocciata dalla Corte di Strasburgo – sottolinea Maria Antonietta Farina Coscioni – Della legge rimane ora solo il divieto per l’utilizzo degli embrioni a fini di ricerca scientifica; toccherà al nuovo Parlamento predisporre e votare una legge che sia finalmente rispondente agli interessi della coppia e corrisponda al ‘comune sentire’. Credo che fin da ora sia giusto chiedere a Bersani, Di Pietro, Grillo e Vendola un impegno in tal senso”.
Il giurista Santosuosso: Strasburgo rafforza le sentenze italiane precedenti – “La sentenza della Corte di Strasburgo è importantissima perché riconosce la giustezza e rafforza quanto già affermato dai magistrati italiani e dalla Consulta nel 2009, cioé che la diagnosi pre-impianto è perfettamente lecita”. A spiegarlo è il giurista e bioeticista Amedeo Santosuosso. “D’ora in avanti – precisa – perde ogni legittimità la tesi diversa che continuava a sostenere il divieto della diagnosi pre-impianto, tra l’altro non contenuto nella legge 40 ma nelle linee guida. Non era vero prima, e non è vero oggi”. Lo Stato italiano dovrà ora “dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea – continua Santosuosso – e adeguarsi alla sentenza. E anche le eventuali successive pronunce di giudici italiani dovranno conformarsi a questa decisione”. 

Procreazione, la corte europea di Strasburgo boccia la legge 40

Procreazione, la corte europea di Strasburgo boccia la legge 40

La Corte europea dei diritti umani ha bocciato la legge 40 per quanto riguarda l’impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. 
Per la Corte la legge italiana è incoerente – Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La Corte ha quindi stabilito che cosi com’é formulata la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute.
Difficile effetto immediato della sentenza – Sarà molto difficile che la sentenza della Corte di Strasburgo abbia un effetto immediato sulle pratiche nelle cliniche italiane per la fecondazione, che sarebbero comunque tecnicamente pronte a riprendere la diagnosi preimpianto. Lo afferma Eleonora Porcu, Responsabile del Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita dell’Università di Bologna. “Bisognerà vedere ora come la legge italiana tradurrà la sentenza – spiega l’esperta – anche in passato sentenze simili sono state accolte dopo molto tempo, e sempre dopo un confronto tra le diverse posizioni che immagino ci sarà anche questa volta. Dal punto di vista tecnico i centri italiani potrebbero riprendere subito ad effettuare le diagnosi preimpianto, è un know how che abbiamo ancora, soprattutto tenuto conto del fatto che i nostri centri di eccellenza sono tra i primi a livello mondiale”
Associazione Coscioni: il prossimo Parlamento cambi la lagge – Dopo la bocciatura da parte della Corte di Strasburgo della parte della legge 40 sulla diagnosi preimpianto “é il momento che il Parlamento cancelli la legge”. Lo afferma l’associazione Luca Coscioni. “Un’altra parte della legge 40 è stata bocciata dalla Corte di Strasburgo – sottolinea Maria Antonietta Farina Coscioni – Della legge rimane ora solo il divieto per l’utilizzo degli embrioni a fini di ricerca scientifica; toccherà al nuovo Parlamento predisporre e votare una legge che sia finalmente rispondente agli interessi della coppia e corrisponda al ‘comune sentire’. Credo che fin da ora sia giusto chiedere a Bersani, Di Pietro, Grillo e Vendola un impegno in tal senso”.
Il giurista Santosuosso: Strasburgo rafforza le sentenze italiane precedenti – “La sentenza della Corte di Strasburgo è importantissima perché riconosce la giustezza e rafforza quanto già affermato dai magistrati italiani e dalla Consulta nel 2009, cioé che la diagnosi pre-impianto è perfettamente lecita”. A spiegarlo è il giurista e bioeticista Amedeo Santosuosso. “D’ora in avanti – precisa – perde ogni legittimità la tesi diversa che continuava a sostenere il divieto della diagnosi pre-impianto, tra l’altro non contenuto nella legge 40 ma nelle linee guida. Non era vero prima, e non è vero oggi”. Lo Stato italiano dovrà ora “dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte europea – continua Santosuosso – e adeguarsi alla sentenza. E anche le eventuali successive pronunce di giudici italiani dovranno conformarsi a questa decisione”. 

Francia-Germania, si lavora su unione banche

Francia-Germania, si lavora su unione banche

Soluzione entro la fine di ottobre. Schaeuble: «Stabilità e integrità».

di Rosanna Pugliese

Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco.

(© Ansa) Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco.

Berlino e Parigi provano a ripartire insieme. Un nuovo accordo per combattere la crisi dell’euro è stato annunciato il 27 agosto nella capitale tedesca.
Il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, e il ministro dell’Economia francese Pierre Moscovici, hanno lanciato un gruppo di lavoro comune, che deve formulare nuove proposte sulle principali questioni aperte nell’eurozona.
PROPOSTE ENTRO OTTOBRE. I temi più urgenti sono la supervisione europea della banche, la ricapitalizzazione degli istituti di credito spagnoli e il destino di Atene.
Le proposte devono arrivare entro gli inizi di ottobre. In preparazione del confronto con gli altri partner europei, a Bruxelles. 
L’iniziativa suscita qualche diffidenza. Solo i risultati chiariranno se lo scopo sia «controllarsi reciprocamente o sostenersi» nel confronto con gli altri Stati membri, scrive Die Welt.
Sgretolatosi con l’insediamento di François Hollande, l’asse franco-tedesco si ripropone con questa formula di cooperazione rafforzata, in un momento delicatissimo.
FIDUCIA IMPRESE AL 102,3. La crisi morde sempre più chiaramente anche l’economia tedesca.
La Germania è tornata a rifinanziarsi a tassi negativi, l’indice Ifo, che registra la fiducia delle imprese, è calato oltre le aspettative, per il quarto mese di seguito (da 103,3 a 102,3 punti). E intanto il dibattito politico interno, surriscaldato dalla campagna elettorale per le federali del 2013, è divenuto terreno fertile per populisti antieuropei, allarmando la stessa cancelliera, che ha invitato tutti a ponderare le parole contro l’ennesima speculazione sull’uscita di Atene dall’euro.
RICAPITALIZZARE BANCHE SPAGNOLE. È in questo clima che arriva l’accordo con Parigi. Il gruppo di lavoro dovrà fare proposte sulla futura supervisione bancaria europea, che si vorrebbe affidare alla Bce, valutare le richieste di Atene, che sollecita una proroga per mettere a punto le riforme concordate Memorandum, mentre attende il rapporto della Troika per poter ottenere i prossimi 31 miliardi di aiuti.
E la ricapitalizzazione delle banche spagnole, nel quadro della richiesta presentata da Madrid al fondo salvatati Efsf (sono disponibili 100 miliardi, ma la Spagna avrebbe bisogno di poco più della metà).
Schaeuble ha anche annunciato che il gruppo «lavorerà assieme in modo molto stretto in vista delle prossime decisioni da prendere. E in stretto contatto» col governo spagnolo, per procedere alla ricapitalizzazione delle banche molto velocemente.
UNITI PER LA STABILITÀ. ministri hanno insistito anche sulle misure per la crescita. 
Ed è stato il tedesco Schaeuble a mettere in guardia «dall’indebolimento dello sviluppo economico con cui si è alle prese in Europa». 
Moscovici ha invece sottolineato come l’annuncio di oggi sia un segnale del fatto che Parigi e Berlino «vogliono andare avanti insieme e nella direzione di soluzioni sostenibili. Francia e Germania vogliono la stabilità e l’integrità dell’Europa», ha aggiunto. 

Berlino, il lavoro non va in pensione


Berlino, il lavoro non va in pensione

Gli Over 65 tornano al lavoro. Per alcuni è un modo per ingannare la noia. Ma per tanti è la soluzione contro la povertà.

di Pierluigi Mennitti

da Berlino

In Germania gli anziani ancora in attività sono 761 mila in tutto il Paese.

In Germania gli anziani ancora in attività sono 761 mila in tutto il Paese.

Potrebbe sembrare la rivincita della terza età. In una società tedesca che invecchia troppo rapidamente, un numero crescente di uomini e donne in età da pensione rifiuta di tirare i remi in barca e preferisce rimanere in attività, magari impegnandosi in uno dei cossiddetti mini-job che finora erano stati considerati uno strumento più utile ai giovani per affacciarsi nel mondo del lavoro.
Invece, secondo i dati che il governo ha fornito in risposta a un’interpellanza del gruppo parlamentare della Linke, e di cui i cronisti della Süddeutsche Zeitung sono venuti in possesso in anteprima, «nell’ultimo decennio il numero degli anziani tornati in attività è cresciuto del 60%. In numeri assoluti si tratta di 280 mila nuovi lavoratori, che porta il numero totale degli anziani ancora in attività a 761 mila in tutta la Germania. Tra di essi, ben 120 mila ultra 75enni sono impegnati in un mini-job, il lavoro part-time a 400 euro al mese».
IL LAVORO DEI PENSIONATI NON È TASSATO. Un compenso minimo, scevro da ritenute fiscali per le prestazioni sociali, che sembrerebbe particolarmente gradito a coloro che sono già andati in pensione: ci si mantiene in attività e si arrotonda il gettito mensile.
«Ma secondo i dati forniti dall’agenzia federale del Lavoro, cresce anche il numero degli ultra 65enni impegnati in attività per le quali valgono le vecchie regole dei contributi sociali. Alla fine del 2011, ben 154 mila persone in età pensionabile risultavano impiegate in tali lavori, una cifra doppia rispetto a quella registrata nel 1999: la maggioranza di essi (circa 80 mila) risulta impegata in lavori a tempo pieno».

Voglia di rimettersi in gioco per non restare a casa

Angela Merkel, cancelliera della Germania.

(© Getty Images) Angela Merkel, cancelliera della Germania.

I dati evidenziano una silenziosa, ma continua e rapida trasformazione della società tedesca e del suo mercato del lavoro. Ma che vanno letti attraverso diversi criteri di interpretazione: gli stessi esperti sono divisi.
«I motivi per cui uomini e donne in età di pensione decidono di rimettersi in gioco nel lavoro sono assai differenti», ha spiegato alla Süddeutsche Holger Schäfer, analista del mercato del lavoro per l’Istituto dell’economia tedesca (Instituts der deutschen Wirtschaft, Iw), una fondazione vicina al mondo delle imprese, «e la maggior parte di essi lo fa perché si sente ancora fisicamente in forma e non ha alcuna intenzione di ritirarsi. Le indagini ci forniscono un quadro positivo: si tratta di elementi spesso altamente qualificati che mettono a disposizione la grande esperienza accumulata negli anni passati e per i quali il guadagno finale non rappresenta il motivo determinante della scelta».
LAVORO PER ARRIVARE A FINE MESE. Opposto è il giudizio di Ulrike Mascher, responsabile della più grande associazione sociale tedesca, la Vdk: «Tra i 120 mila ultra 75enni impegnati nei mini-job non prevalgono professori universitari che vogliono restare più a lungo in attività, ma anziani pensionati che si adattano a lavori anche faticosi e poco attraenti, come rimettere a posto gli scaffali nei supermercati o infilare i giornali nelle cassette postali all’alba, per arrotondare una magra pensione».
Secondo Mascher, «questo dato riflette l’amara realtà di una larga fetta di pensionati che incontra problemi sempre maggiori per arrivare alla fine del mese con gli introiti della pensione».
ABBASSATE LE CIFRE DELLA PENSIONE. I numeri forniti dal governo hanno confermato la tendenza negli ultimi anni al progressivo assottigliamento degli introiti pensionistici. «Se chi andava in pensione nel 2000 con 35 anni di contributi alle spalle poteva contare su una pensione mensile media di 1.021 euro, chi ci va oggi si ritrova sul conto appena 953 euro», ha proseguito il quotidiano bavarese, «e le cose vanno ancora peggio per coloro che hanno accumulato contributi ridotti a causa di malattie: nello stesso arco temporale, la loro pensione media si è ridotta da 738 a 634 euro mensili».
IN GERMANIA LO SPETTRO POVERTÀ. Per il responsabile delle politiche pensionistiche della Linke, Matthias Birkwald, questi dati sono la catastrofica conferma «che la Germania va incontro a una sorta di povertà diffusa della terza e quarta età e che è necessario individuare contromisure per arrestare la caduta delle pensioni».
Il ministero del Lavoro, dal canto suo, ha contraddetto questa visione pessimistica: «La diminuzione del vitalizio non significa automaticamente un peggioramento del benessere per questa fascia sociale», ha concluso la Süddeutsche Zeitung, «giacché negli ultimi anni si è osservata la crescita di altre fonti di guadagno accanto alla pensione tradizionale, come gli affitti, redditi da capitale o pensioni aziendali, un meccanismo quest’ultimo in forte crescita».

Consumatori: Solo un italiano su tre è stato in vacanza

Consumatori: Solo un italiano su tre è stato in vacanza

 

Adusbef-Federconsumatori: il 36% ha fatto vacanze mordi e fuggi

 ( Foto: INFOPHOTO)

Roma, 26 ago. (TMNews) – Solo un italiano su tre è stato in vacanza durante l’estate. Lo affermano Federconsumatori e Adusbef, sottolineando che “si avvicina la fine delle vacanze e, dai primi bilanci, si conferma il pessimo andamento della stagione turistica”, con un “calo vistoso del numero di cittadini che si sono potuti permettere una vacanza. Il dato è addirittura peggiore di quello dell’anno scorso: secondo l’osservatorio nazionale Federconsumatori, solo il 34% degli italiani è partito per una vacanza di almeno una settimana”.

“Altri invece, circa il 36% – sostiene l’associazione dei consumatori – hanno optato per vacanze mordi e fuggi, magari cercando ospitalità presso amici e parenti. Una tendenza che sta prendendo sempre più piede tra le abitudini degli italiani in vacanza, dettata soprattutto dalla drammatica caduta del potere d’acquisto delle famiglie”.

È aumentato, inoltre, “il fenomeno del pendolarismo verso le mete balneari, soprattutto nei fine settimana, con una crescita dei disagi e delle segnalazioni relative ai disservizi dei treni: dalle carrozze vetuste e senza aria condizionata, alle ‘solite’ carenze sul fronte dell’igiene”.

“Il calo delle presenze turistiche – affermano Adusbef e Federconsumatori – cosa estremamente grave, non si limita tuttavia ad avere ripercussioni negative sulle condizioni di vita delle famiglie, ma ha effetti gravi sull’intera economia”.

“Per questo – sottolineano Rosario Trefiletti (Federconsumatori) e Elio Lannutti (Adusbef) – oltre a prevedere un piano per il rilancio del settore turistico, vero e proprio ‘oro nero’ per il nostro Paese (da avviare attraverso sconti e accordi tesi ad aumentare le presenze), è necessario agire con urgenza per una ripresa del potere d’acquisto della famiglie”.

Ordinamenti professionali, in vigore la riforma

Ordinamenti professionali, in vigore la riforma

a cura della Redazione Lavoro

E’ entrato in vigore il 15 agosto 2012 il Regolamento di riforma degli ordinamenti professionali (D.P.R. 7 agosto 2012 , n. 137 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 agosto 2012, n. 189).

Il Regolamento si applica alle professioni regolamentate e ai relativi professionisti, cioè alle attività il cui esercizio è consentito solo a seguito d’iscrizione in ordini o collegi, subordinatamente al possesso di qualifiche professionali o all’accertamento delle specifiche professionalità. E’ stato approvato dal Consiglio dei ministri del 3 agosto 2012, su proposta del Ministro della giustizia, in attuazione della delega prevista dalla legge n. 148 del 2011.

Questi alcuni dei punti qualificanti della disciplina.

Accesso ed esercizio dell’attività professionale: è garantita la libertà dell’accesso alle professioni regolamentate. Le limitazioni alle iscrizioni agli albi professionali sono vietate, ferma restando la disciplina dell’esame di stato. Sono ammesse solo le limitazioni fondate su espresse previsioni riguardanti il possesso o il riconoscimento dei titoli previsti dalla legge per la qualifica e l’esercizio professionale, o sulla mancanza di condanne penali o disciplinari irrevocabili o su altri motivi imperativi di interesse generale. L’esercizio della professione è libero e fondato sull’autonomia e indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico. La formazione di albi speciali, legittimanti specifici esercizi dell’attività professionale, fondati su specializzazioni o titoli o esami ulteriori, è ammessa solo su previsione espressa di legge. Non sono ammesse limitazioni del numero di persone titolate a esercitare la professione, salve deroghe espresse fondate su ragioni di pubblico interesse, quale la tutela della salute. Sono vietate le limitazioni discriminatorie, anche indirette, all’accesso e all’esercizio della professione, fondate sulla nazionalità del professionista o sulla sede legale dell’associazione professionale o della società tra professionisti.

Libera concorrenza e pubblicità informativa: la pubblicità informativa riguardante l’attività delle professioni, i titoli posseduti, i compensi richiesti è ammessa con ogni mezzo, purchè funzionale all’oggetto, veritiera e corretta. Non deve violare l’obbligo del segreto professionale e non dev’essere equivoca, ingannevole o denigratoria.

Obbligo di assicurazione: stabilito, a tutela del cliente, l’obbligo di assicurazione del professionista. Egli è tenuto a stipulare, anche per il tramite di convenzioni collettive negoziate dai consigli nazionali e dagli enti previdenziali dei professionisti, idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale, comprese le attività di custodia di documenti e valori ricevuti dal cliente stesso. Il professionista deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza professionale, il relativo massimale e ogni variazione successiva. L’obbligo di assicurazione sarà effettivo decorsi dodici mesi dall’entrata in vigore del decreto, per consentire la negoziazione delle predette convenzioni collettive.

Tirocinio e formazione del professionista : il decreto disciplina nel dettaglio il tirocinio professionale, cioè l’addestramento a contenuto teorico e pratico del praticante; è obbligatorio, dove previsto dai singoli ordinamenti professionali, con esclusione delle professioni sanitarie, ed ha una durata massima di 18 mesi.

Al fine di assicurare la qualità della prestazione professionale, ogni professionista ha l’obbligo di curare il continuo aggiornamento della propria competenza professionale. I corsi di formazione possono essere organizzati dagli ordini professionali o da associazioni di iscritti agli albi o da altri soggetti autorizzati dai consigli nazionali degli ordini.

Piano crescita del Governo a tappe forzate

Piano crescita del Governo a tappe forzate – Ecco tutti gli ostacoli sulla via delle riforme

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Un piano per la crescita su tre fronti e a tappe forzate. L’agenda autunnale discussa nel Consiglio dei ministri di venerdì si svilupperà lungo almeno tre macro-filoni: l’attuazione delle misure già approvate a partire da dicembre; i nuovi disegni di legge o decreti legge da un nuovo pacchetto semplificazioni alla legge di stabilità; l’approvazione dei progetti già all’esame del Parlamento, primi fra tutti la delega fiscale e la legge anti-corruzione. In questo turbillon di misure che riempiranno il calendario di Camera ed Esecutivo, alcune potrebbero rischiare di rimanere fuori e restare come eredità del prossimo Governo dopo le elezioni in calendario per inizio primavera. Al momento, infatti, non compaiono nel piano crescita né il credito d’imposta sulla ricerca, né la sterilizzazione dell’Iva per il finanziamento privato nella costruzione di nuove opere pubbliche (proposta lanciata nei giorni scorsi dal viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia) e un nuovo alleggerimento sul cuneo fiscale per le imprese attente al capitale umano (ipotesi a cui si è mostrata sensibile la titolare del Welfare, Elsa Fornero). Ma proviamo a vedere quali sono le partite aperte da affrontare alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.

I provvedimenti attuativi 
Dalla manovra salva-Italia di dicembre alla conversione del decreto Sviluppo (andata in «Gazzetta Ufficiale» poco prima di Ferragosto) mancano all’appello 350 provvedimenti attuativi. Si preannuncia, quindi, una vera e propria corsa contro il tempo per gli uffici legislativi dei ministeri interessati. A più stretto giro sono attese le misure per dare sostanza al capitolo dell’agenda digitale per dare impulso alla connessione Internet ad ad alta velicità e ridurre così il digital divide tra le aree del Paese. In rampa di lancio anche il regolamento per l’autorizzazione unica ambientale per le Pmi. E, sul fronte fiscale, sarà necessario un decreto entro la prima decade di ottobre per rendere operativa l’estensione dell’Iva per cassa alle imprese fino a 2 milioni di euro di fatturato. Senza dimenticare il riordino dell’accesso alle prestazioni di welfare per famiglie e imprese con il nuovo Isee. La bozza del provvedimento è stata messa a punto dal ministero del Lavoro e ora attende il necessario via libera: il restyling dovrà, infatti, essere operativo dal 1° gennaio 2013, così come ha previsto la manovra salva-Italia.

 
 

I nuovi decreti o disegni di legge 
In base a quanto previsto dal piano per la crescita, dovrebbero trovare spazio nuove semplificazioni e nuove liberalizzazioni, su quest’ultimo fronte l’attenzione si dovrebbe concentrare su Poste, sanità e beni culturali. Ma c’è anche la spending review 2 e un possibile nuovo impulso alla crescita. Non bisogna, però, dimenticare che tra gli appuntamenti fissi a cui il Governo non potrà mancare c’è la legge di stabilità e crescita. È ipotizzabile, quindi, che qualcuno di questi pacchetti possa confluire all’interno del disegno di legge sul bilancio da consegnare all’approvazione del Parlamento. Data la tempistica, potrebbero per esempio confluire in legge di stabilità le semplificazioni fiscali su cui è già al lavoro l’agenzia delle Entrate e su cui nei prossimi giorni dovrebbero essere convocate le associazioni di categoria per esprimere le proprie indicazioni. Non solo, la legge di stabilità potrebbe essere l’occasione per aprire – conti alla mano – un percorso di revisione dei bonus fiscali per trovare i 6,56 miliardi di euro necessari a scongiurare una volta per tutte gli aumenti dell’Iva da luglio 2013.

I progetti già avviati 
C’è poi il cantiere già aperto a livello parlamentare. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, punta molto sull’approvazione del disegno di legge anti-corruzione e sulla revisione del Ddl sul sovraindebitamento dei consumatori e degli imprenditori individuali. C’è poi tutto il (composito) versante riforme. Da quelle istituzionali alla legge elettorale, su cui le forze politiche che sostengono il Governo Monti stanno trattando per cercare un accordo che superi il “Porcellum”. Ultima, ma non certo meno rilevante, la riforma fiscale. Il Parlamento dovrebbe riuscire – in base alle intenzioni circolate negli ultimi giorni – a imprimere un colpo di reni per avviare e chiudere l’esame del disegno di legge di riforma tra la fine dell’anno e gennaio così da lasciare il tempo all’approvazione dei decreti attuativi. Se dovesse mancare il tempo per approvare tutto, dovrebbero vedere la luce almeno gli interventi su Catasto, abuso del diritto e nuova tassazione delle imprese (l’introduzione della cosiddetta Iri, l’imposta unica sul reddito d’impresa). Il ministero dell’Economia e l’agenzia del Territorio sono già a lavoro per chiudere la partita dopo l’approvazione Parlamentare. E nel caso in cui le riforme istituzionali, la legge elettorale e alcune modifiche fiscali non dovessero essere approvate, toccherebbe poi al nuovo Parlamento e al nuovo Governo riprendere daccapo il filo del discorso nella nuova legislatura.

Addio Neil Armstrong, l’uomo che fece sognare il mondo

Addio Neil Armstrong, l’uomo che fece sognare il mondo e che conquistò la Luna

 

Solo pochi giorni fa abbiamo riportato la notizia relativa alle immagini dalla Luna che mostrano le bandiere USA ancora al loro posto dopo 40 anni ed oggi, siamo a ricordare con questo post Neil Armstrong, scomparso ieri 25 Agosto 2012 all’età di 82 anni e a cui diciamo addio.

Lasciando per un attimo da parte le discussioni, che ci sono state in questi anni relative alla veridicità o meno dello “sbarco” sulla luna, chi di noi non conosce la famosa frase “Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità”. Neil Armstrong fu infatti il primo uomo a toccare il suolo lunare pronunciando quella frase che fece sognare, il 20 Luglio 1969, milioni di persone in tutto il mondo. Molti ricordano che era caldo quel giorno in Italia quando il modulo spaziale atterrò sul suolo lunare e tutti erano incollati davanti alle immagini in bianco e nero della TV. Ieri Obama ha definito Neil Armstrong “uno dei più grandi eroi americani” anche se dopo la Luna, Armstrong non volle più partecipare ad altre missioni spaziali e si ritirò lasciando ai suoi compagni i riflettori della celebrità.

 

 

Armstrong nacque in Ohio da una famiglia di origine tedesca laureandosi nel 1955 in ingegneria aeronautica. Divenne quindi pilota collaudatore e per la NASA testò l’X-15, in grado di raggiungere i 6.401 km/h. Fu selezionato come astronauta, sempre dalla NASA, nel 1962. Nel 1968 fu comandante dell’equipaggio di riserva nella missione Apollo 8, che prevedeva anche orbite lunari. Il 6 maggio 1968 sfuggì alla morte in un incidente durante una esercitazione con il simulatore volante LLRV (Lunar Landing Research Vehicle).
Nel luglio 1969, Armstrong comandò la missione di allunaggio Apollo 11. Dopo il pensionamento dalla NASA, Armstrong insegnò ingegneria all’Università di Cincinnati.

Il secondo uomo a scendere sulla luna è stato Buzz Aldrin che ieri, su Twitter, ha reso omaggio “all’amico Neil, il miglior pilota che abbia mai conosciuto”. Buzz è stato sempre “il personaggio sotto i riflettori” arrivando anche a raccontare che un oggetto volante non identificato li aveva seguiti nella fase di avvicinamento alla Luna, e che non ne parlarono con la base di Houston perché temevano che la missione venisse annullata. La costernazione per la scomparsa del primo “moonwalker” della storia coinvolge tutti. Insieme ai suoi due compagni quel giorno di 43 anni fa Neil Armstrong emozionò un’intera generazione. Non potevamo non ricordare questo avvenimento e questo uomo, in queste pagine digitali, che ha dato comunque un notevole impulso alla tecnologia e alla fantasia di molte persone.

Cdm: via al piano crescita

Obiettivo crescita: nuove liberalizzazioni per sanità, poste e cultura. Ma Grilli bacchetta i ministri

Un consiglio dei ministri di nove ore per discutere il piano d’autunno per il rilancio della crescita, con tutto il governo “mobilitato” per completare l’agenda definita a dicembre e raggiungere “il traguardo della crescita”. A palazzo Chigi quella di venerdì  è stata una riunione-fiume per riprendere subito l’attività e preparare i provvedimenti dei prossimi mesi, con “collegialità” e “visione condivisa”. Confronto e “grande spirito di collaborazione” ma – secondo alcune fonti – anche qualche piccolo dissidio col ministro dell’Economia Grilli, che ha bacchettato alcuni componenti dell’esecutivo per certi annunci fatti nei giorni scorsi. Annunci di misure con un impatto sulla spesa pubblica accolti con scarso entusiasmo dal Tesoro, e Grilli ha quindi richiamato i colleghi a maggiore prudenza, perchè l’obiettivo di risanamento dei conti pubblici non va mai perso di vista. Alla fine la nota emessa da Palazzo Chigi parla di “una giornata intera dedicata alla riflessione su come mobilitare tutte le energie per raggiungere l’obiettivo della crescita”. Le azioni di governo per la crescita “dovranno svolgersi nel rispetto delle compatibilità finanziarie e dei vincoli europei, come è stato illustrato dai ministri Vittorio Grilli e Enzo Moavero”. Ed ecco le decisioni prese:

Nuove liberalizzazioni – L’agenda del governo prevede nuove liberalizzazioni per “creare spazi nuovi per la crescita di autonome iniziative private attualmente bloccate o rese interstiziali da una presenza pubblica invadente e spesso inefficiente (esempio, settore postale, beni culturali e sanità)”.

Dimissioni immobili e partecipazioni pubbliche – “Nei prossimi mesi l’azione del governo si incentrerà sulla riduzione del debito pubblico, in particolare mettendo in atto gli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili che delle partecipazioni pubbliche”.

Corruzione – Il governo intende “approvare in via definitiva il disegno di legge ‘anticorruzione'”. E’ uno degli intenti dell’esecutivo.

Sviluppo: strategia per efficienza e competitività – Il risultato dell’azione di governo “è una strategia coerente di misure che, nei prossimi mesi, rafforzeranno e completeranno l’azione sin qui condotta per introdurre nel sistema economica italiano più efficienza, più produttività, più competitività, anche alla luce delle raccomandazioni rivolte all’Italia nel quadro del ‘semestre europeo'”. Le principali componenti della strategia “sono: il recupero del gap infrastrutturale, anche attraverso l’attrazione di capitali privati; la spinta all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione delle imprese; la creazione di un contesto favorevole alla nascita di start up, soprattutto da parte dei giovani; gli investimenti nel capitale umano promuovendo l’apprendimento permanente e valorizzando il merito; la riduzione degli oneri burocratici a favore di cittadini e imprese; l’attenzione a una crescita sostenibile ed eco-compatibile”.

Terremoto: sospensione fino al 30/11 – Il Consiglio dei Ministri ha condiviso l’analisi del Ministro dell’economia e finanze Grilli, che adotterà il decreto con la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, allineandoli tutti alla scadenza del 30 novembre 2012. E’ quanto deciso in cdm sull’ipotesi del differimento delle scadenze fiscali per le aree colpite dal sisma. Il Consiglio ha esaminato l’ipotesi del differimento delle scadenze degli adempimenti tributari e fiscali che interessano i cittadini e le imprese delle aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio. L’analisi sull’attuazione delle misure a sostegno delle popolazioni terremotate – in particolare il Fondo per la ricostruzione destinato ai proprietari degli immobili e ai titolari di attività produttive (confronta comunicato stampa n. 31 del 20 maggio 2012) e le iniziative adottate dalle Regioni interessate – ha confermato una ripresa graduale del circuito economico locale e della vita quotidiana di molte famiglie. Le principali difficoltà che ostacolano il pieno recupero delle attività produttive consistono nell’inagibilità di case, studi professionali, locali commerciali e industriali. La conseguenza, per i titolari degli edifici non ancora agibili, è un’esposizione al rischio di liquidità ancora elevata.

Scuola: al via sistema di valutazione – Il Consiglio dei Ministri ha esaminato e approvato 4 decreti presidenziali in tema di pubblica istruzione. Il primo decreto, proposto del Ministro dell’istruzione, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi, riguarda l’istituzione e la disciplina del Sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione delle istituzioni scolastiche e formative, comprese le scuole paritarie, definendone finalità, struttura e modalità di funzionamento.

Assunzioni nella scuola – Il Cdm autorizza il Miur “a assumere a tempo indeterminato, a partire dall’anno scolastico 2012-2013 dirigenti scolastici, personale docente, personale tecnico -amministrativo e direttori amministrativi”.Le assunzioni riguardano:1.213 unità di dirigenti scolastici; 134 trattenimenti in servizio di dirigenti scolastici, solo per l’anno scolastico 2012/2013; 21.112 unità di personale docente ed educativo. Per gli insegnanti sono 12mila i posti messi a concorso dopo 13 anni.

Sanità: il Cdm impugna il piano del Veneto – Il Consiglio dei ministri ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale del piano socio-sanitario del Veneto 2012-2016 “in quanto alcune disposizioni, conferendo al Consiglio regionale funzioni esecutive, quali la nomina del Direttore generale alla Sanità e al Sociale e l’adozione di atti di programmazione sanitaria, alterano gli equilibri e il riparto di competenze tra Giunta e Consiglio regionale”. 

Sanità: il Cdm impugna la legge della Campania – Il Consiglio dei ministri ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale “della legge della Regione Campania n. 18 del 06 luglio 2012 ‘Criteri di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico’ in quanto la disposizione che prevede, seppure in via transitoria, una decadenza automatica dei direttori generali delle Aziende sanitarie viola principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, nonché i principi fondamentali in materia di tutela della salute, e incide sulla competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile”.

Passera: con i prossimi decreti, agenda quasi completa – Con i prossimi provvedimenti gran parte dell’agenda fissata a dicembre scorso dal governo “sarà completata”. Lo ha assicurato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, al termine del consiglio dei ministri, elencando, tra le altre, misure per l’agenda digitale, per le start-up, per attirare investimenti esteri, per le semplificazioni e per le pmi. Quella di oggi, ha proseguito Passera, “é stata una giornata di grande soddisfazione. Con il presidente Monti avevamo deciso di dedicare un’intera sessione del consiglio dei ministri alle politiche per la crescita. Abbiamo fatto il punto sul lavoro svolto e visto, punto per punto, l’agenda preparata a dicembre per vedere cosa e quanto è stato realizzato e cosa invece manca”. Il ministro ha parlato di “contributi di grandissimo interesse da parte di tutti i ministri”. Il consiglio dei ministri di oggi è stato contraddistinto da “una grande collaborazione tra i ministri”. I ministri, ha evidenziato, “sono tutti mobilitati per uscire dalla recessione”. Infine ha smentito uno scontro con Grilli.
 

Esplode raffineria in Venezuela, 39 morti

Lutto nazionale in Venezuela per esplosione raffineria, morti sono 39

Punto Fijo (Venezuela), 26 ago. (LaPresse/AP) – A un giorno dalla terribile esplosione che ha mandato in fiamme la raffineria di Amuay, in Venezuela, si aggrava il bilancio delle vittime e si sollevano polemiche sulla sicurezza degli impianti petroliferi del Paese che ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Le vittime, secondo quando comunicato dal vicepresidente Elias Jaua, giunto sul luogo della tragedia, sono salite ora a 39. Tra loro ci sono 18 soldati della guardia nazionale e sei corpi ancora non identificati. Ieri il governatore dello Stato di Falcón, Stella Lugo, aveva riferito che tra i morti c’era anche un bambino di 10 anni. I feriti sono invece 86, di cui nove gravi, spiega il ministro della Salute Eugenia Sader. Le altre 77 persone hanno riportato ferite più lievi e sono state dimesse dall’ospedale.

LUTTO NAZIONALE E INDAGINE. In seguito all’episodio, il presidente Hugo Chavez ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale e ordinato un’indagine per determinare le cause. “Questo ci colpisce tutti. È molto triste, molto doloroso”, ha commentato il leader venezuelano intervenendo via telefono alla televisione di Stato. Il ministro del Petrolio Rafael Ramirez ha annunciato la formazione di una commissione di indagine e la nomina di un procuratore. L’esplosione, spiega Ramirez, ha colpito un’area di deposito, danneggiando nove cisterne. “Tutto è successo molto velocemente. Quando siamo arrivati qui nel pieno della notte alle 3, o le 3.30, il fuoco era al suo picco”, ha raccontato il ministro, spiegando inoltre che i rifornimenti di carburante sono stati interrotti in parte della raffineria e che i vigili del fuoco hanno utilizzato la schiuma per estinguere le fiamme.

CONSEGUENZE SU PRODUZIONE PETROLIO. Ancora non è chiaro quanto l’incidente di ieri influirà sulla produzione petrolifera del Venezuela, ma le autorità assicurano che le conseguenze saranno minime. Ramirez ha riferito che la compagnia statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa), a cui la raffineria di Amuay appartiene, sarà in grado di “riprendere le operazioni al massimo entro due giorni”. “Vogliamo dire al Paese che abbiamo sufficienti giacenze di carburante, per almeno 10 giorni”, ha spiegato il ministro, rassicurando sul fatto il settore riuscirà a coprire le esigenze del mercato interno, così come gli impegni per i rifornimenti internazionali. L’impianto di Amuay è parte del Centro de Refinación de Paraguana, che include anche la struttura di Cardón. Insieme le due raffinerie processano 900mila barili di greggio e 200mila barili di benzina al giorno.

POLEMICHE SU SICUREZZA. Intanto però non mancano le polemiche. Alcuni lavoratori del settore petrolifero e critici del governo di Hugo Chavez hanno infatti sollevato dubbi sulla sicurezza degli impianti petroliferi del Paese. “Avevamo avvertito che qualcosa stava per succedere, un evento catastrofico”, ha commentato Ivan Freites, segretario generale di un sindacato che riunisce 1.200 lavoratori del settore petrolifero e del gas naturale dello Stato di Falcón, dove la raffineria ha sede. Tuttavia, il dirigente del complesso, Jesus Luongo, nega che la causa della tragedia sia da attribuire alla mancanza di manutenzione, e riferisce che negli ultimi tre anni l’equivalente di oltre 6 miliardi di dollari è stato investito per la manutenzione delle raffinerie statali.

DAL 2003 ALTRI 79 INCIDENTI. Un gruppo di opposizione composto da ex lavoratori della Pdvsa, Gente del Petroleo, riferisce che dal 2003, prima di quello di ieri, si sono registrati 79 incidenti seri nel Centro de Refinación de Paraguana, che hanno causato in totale 19 morti e 67 feriti. Il leader dell’opposizione Henrique Capriles, che sfiderà Chavez alle elezioni presidenziali del 7 ottobre, intanto, ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime.

IL TERRORE DEI TESTIMONI. Le fiamme scatenate dall’esplosione hanno creato per alcune ore un vero e proprio scenario infernale e i residenti ricordano con terrore il momento dello scoppio. “In un solo istante, l’intera casa ha iniziato a tremare come se ci fosse stato un terremoto. Le finestre sono volate via, con anche gli infissi”, ha raccontato Yolimar Romero che al momento dell’esplosione si trovava davanti al computer. La corrente elettrica è saltata, lasciando la donna al buio e la casa piena di fumo. Fuggendo dall’abitazione con il marito e i tre figli, la Romero ha visto macerie sparse per la strada, e una sede della guardia nazionale e una ventina di case danneggiate. Dopo lo scoppio si sono stagliate nel cielo fiamme alte fino a 30 metri, che sono continuate almeno per 20 ore, causando un calore fortissimo, avvertito dagli abitanti del quartiere residenziale situato a circa un chilometro dallo stabilimento. I soccorritori e i vigili del fuoco hanno tenuto sotto controllo le fiamme, che tuttavia ieri sera erano ancora visibili dopo aver sprigionato fumo nero per tutto il giorno.