“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

La Società italiana di Pediatria ha svolto un’indagine su oltre duemila studenti della terza classe nella scuola secondaria. In crescita il gambling in rete, anche se vietato ai minori. Usano molto anche Facebook, Ask e Instagram. “Hanno però un tremendo bisogno di comunicare con qualche adulto – spiega Maurizio Tucci, curatore del report – ma non hanno referenti”

“Tredicenni, più gioco d’azzardo online. E sono ‘nottambuli’ connessi su WhatsApp”

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Giocano sempre più d’azzardo online, passano la notte a chattare e sono perennemente in gara per un “like”. Ecco l’identikit dei tredicenni italiani. A tracciare la fotografia della nuova generazione digitale è la Società italiana di Pediatria che ha presentato i dati di un’indagine svolta su un campione rappresentativo di 2.107 studenti della terza classe della scuola secondaria. Numeri che confrontati con il passato rivelano un vero boom dei nuovi social network e dell’utilizzo della rete: nel2008 solo il 42% del campione utilizzava Internet tutti i giorni contro l’attuale 81%. Ma che fanno i nostri ragazzi davanti allo schermo?

Uno dei fenomeni più pericolosi è il cosiddetto “Gambling” ovvero il gioco d’azzardo online, fenomeno in crescita tra i giovani. Il 13% degli intervistati l’ha praticato, anche se vietato aiminori. La sempre maggior offerta di siti, ormai legali, in cui si gioca utilizzando soldi “veri” è una tentazione molto forte che inizia a sedurre anche i giovanissimi. Un mondo, quello dei teenager, che a rigor di legge non potrebbe accedere a questi siti fino al compimento della maggiore età. Almeno sulla carta, perché nella realtà il 45% del campione che ha giocato sostiene di aver vinto, mentre il 36% non ricorda l’esito economico dell’esperienza. E sempre tra i “giocatori” il 32% è orientato a rimettersi davanti al pc, il 45% dichiara di non voler rifare l’esperienza e il 18% è incerto.

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“Siamo di fronte ad un nuovo fenomeno – spiega Maurizio Tucci, curatore dell’indagine –. E’ il primo anno che monitoriamo questo dato perché ci siamo accorti che molti ragazzi passavano il loro tempo a giocare d’azzardo in Rete. In quest’ultimo biennio vi è stato un vero e proprio aumento dei giocatori tredicenni. I meccanismi di accesso al gioco online, vanno dall’offrire gratuitamente fiches di ‘benvenuto’ a sistemi di pagamento tali per cui non è difficile anche per un minorenne accedere, magari grazie ad un amico maggiorenne che ha la possibilità di mettere a disposizione i propri documenti per registrarsi”. Dati che vanno di pari passo con il resto dell’Europa: “Non abbiamo a disposizione numeri per fare dei confronti – spiega Tucci, precisando che su questa fascia d’età sono pochi a puntare gli occhi – ma posso dire con certezza che l’Italia non ha la maglia nera”.

Internet per un tredicenne significa social network. E su questo tema vi è un’importante novità: non è ancora tempo di dire addio a Facebook ma sempre più ragazzi usano WhatsApp(81,1), Ask (33,2%) e Instagram (42%). Pochi ancora quelli che cinguettano su Twitter (23%). A usare il social inventato da Mark Zuckerberg resta comunque il 75% dei giovanissimi del campione. “Facebook resta una vetrina rassicurante per i genitori. Su Ask i ragazzi si esprimono con un linguaggio scurrile dietro l’anonimato che garantisce questo social mentre su Facebookpostano le foto del loro compleanno e del loro cagnolino. Ciò che mi stupisce è che questi adolescenti hanno un tremendo bisogno di comunicare con qualche adulto ma non hanno referenti: con l’associazione, ci siamo iscritti ufficialmente ad Ask e riceviamo centinaia di richieste di informazioni sulla sessualità, sul ciclo mestruale”.

Ragazzi che possiamo definire, secondo la ricerca presentata, baby nottambuli. Rispetto alla precedente indagine cresce l’abitudine a navigare nelle ore serali e notturne. Il 56,6% chatta la sera dopo cena e circa il 40% continua a farlo fino a tardi, prima di addormentarsi in una fascia oraria che interferisce con il sonno, con conseguenze non trascurabili sulla salute. Se nel 2012 era il 2,6% a pensare ad Internet appena sveglio ora è il 12,5%. La connessione sul telefonino è complice di questo incremento. E la Società Italiana di Pediatria mette in guardia genitori e insegnanti: chi frequenta più di tre social ha una vita più a rischio. “I più assidui frequentatori diFacebook o WhatsApp o Ask, risultano più fragili e insicuri”.

Oggi si torna a scuola, a sorpresa tra i banchi anche i ministri.

Oggi si torna a scuola, a sorpresa tra i banchi anche i ministri. Renzi contestato a Palermo

Primo giorno di scuola per gran parte degli studenti italiani: l’anno 2014/2015 inizia oggi in una quindicina di regioni. Un rientro in classe che coincide con l’avvio della consultazione (sul sito www.labuonascuola.gov.it) sulle Linee guida per la scuola varate dal Governo la scorsa settimana.
In classe anche i ministri – I titolari dei dicasteri del governo Renzi hanno risposto all’appello del Premier e sono andati  ciascuno in un istituto, per lo più quello dove hanno studiato, per confermare, con la loro presenza, che l’Esecutivo in carica ritiene davvero la scuola una priorità. Renzi è a Palermo nell’istituto scolastico intitolato a don Peppino Puglisi, mentre il ministro Giannini ha visitato una scuola della periferia romana, un istituto tecnico agrario.
Fischi per Renzi a Palermo, precari e disoccupati: “Buffone” – . L’arrivo di Renzi è stato accolto con un applauso dai bambini dell’istituto. All’esterno, invece, un gruppo di manifestanti ha urlato “buffone buffone” ”lavoro.. lavoro” e lanciato anche dei petardi. Il premier non si è fermato a parlare con i giornalisti. Al suo arrivo alla scuola, il presidente del Consiglio è stato accolto dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dal prefetto Francesca Cannizzo e dal presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta.
Premier: Brancaccio è la capitale delle scuole d’Italia”  – L’arrivo di Renzi è stato accolto con un applauso dai bambini dell’istituto. “Branaccio è la capitale delle scuole d’Italia”, ha detto il premier Matteo Renzi, rivolgendosi agli alunni e ai docenti, intervenendo all’inaugurazione della scuola ”Don Pino Puglisi” a Palermo, nel quartiere Brancaccio. Oggi è anche l’anniversario dell’omicidio del beato Pino Puglisi, parroco di Brancaccio ucciso il 15 settembre 1993.
“E’ obbligo assumere 149 mila persone” – “Nella scuola ci sono 149 mila persone che hanno l’obbligo di essere assunte”. Parlando con i cronisti a Palermo dei precari della scuola il premier ha sottolineato che la questione “è difficile, perché’ anni e anni di stratificazione e promesse non mantenute hanno prodotto una situazione unica in Europa rispetto al corpo docente e un senso di frustrazione dei nostri insegnanti”. “Noi abbiamo scelto di mettere la parola fine – ha aggiunto – Tutti coloro i quali hanno assunto un diritto, verso i quali lo Stato ha assunto un’obbligazione, vale a dire quelli che fanno parte delle graduatorie ad esaurimento saranno assunti a settembre del 2015, con il nuovo anno scolastico”. “Però noi chiediamo di cambiare le regole del gioco. E ai docenti e gli insegnati diciamo siamo disponibili a portarvi dentro la scuola in modo definitivo, a mettere fine alla supplentite – ha concluso – ma voi aiutateci a valorizzare il merito. Ci sono insegnanti particolarmente bravi e quelli meno bravi, che vanno aiutati con la formazione continua e permanente. E questo e’ interesse degli insegnanti e delle famiglie”.
Giannini: “Governo accompagna studenti zaino in spalla”  – “Decidere dove risparmiare e dove spendere è una scelta politica e non un fatto tecnico. Quindi un governo che è partito con la cartella e lo zaino in spalla e che oggi accompagna tutti gli studenti” nel loro primo giorno di scuola “è un governo che ha una determinazione politica fortissima”. Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a Uno Mattina.Giannini ha ringraziato “tutti i colleghi e il presidente del Consiglio in primis, che ha scelto di essere il porta bandiera della buona scuola”, e ha ribadito che “le risorse saranno destinate alle priorità e mi pare – ha concluso – che la scuola lo sia veramente”.
Boschi a bimbi: “Siate rompiscatole, fate domande”  – “Cari bambini siate un po’ rompiscatole con gli insegnanti facendo tante domande, siate vogliosi di imparare sempre cose nuove, ciò che impariamo alle elementari è fondamentale e vi servirà per quando sarete grandi”. Così il ministro per le Riforme istituzionali Maria Elena Boschi s’è rivolta ai bimbi della scuola elementare Mameli di Laterina nel suo discorso per l’inaugurazione dell’anno scolastico. “Sapete che lavoro faccio io? – ha proseguito Boschi – Il ministro, ho tante responsabilità, tanti impegni, faccio un po’ come il preside, decidiamo cosa fare il lunedì, il martedì, facciamo il calendario della settimana, è un po’ come il sindaco che si preoccupa delle strade, delle scuole, è così anche il governo dove ci sono ministri che si preoccupano delle scuole, delle strade, degli ospedali, insomma di far funzionare l’Italia”.
Orlando a ragazzi: “Voi siete benzina motore”  – “I ragazzi sono la benzina sulla quale deve girare il motore del nostro Paese, e credo che chi ha la la responsabilità di governo debba manifestare un incoraggiamento in questo loro ‘lavoro’ di apprendimento, il primo che un individuo viene chiamato a svolgere nell’interesse del paese. La formazione di un bambino corrisponde alla ricchezza di un paese”. Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, durante la visita alla scuola elementare ‘Mori’ del complesso ‘2 Giugno’ della Spezia. Il ministro, che ha fatto il giro delle classi dando il benvenuto assieme alle maestre agli esordienti e intrattenendosi per una decina di minuti con i bambini, non ha voluto parlare di riforme. “Oggi parliamo della scuola, ai giovani dobbiamo assicurare serenità e vicinanza. Le riforme? Importante farle per il paese”.
Pinotti a alunni, vostra vita prende strada nuova – “Oggi un pezzo della vostra vita prende una strada nuova, l’avete scelta voi, qui c’è un pezzo del vostro futuro”. Così il ministro della difesa, Roberta Pinotti, si è rivolta agli alunni delle prime classi del liceo scientifico Enrico Fermi di Genova dove ha studiato e insegnato.

P.A., via ‘quota 96’ e pensioni d’ufficio riviste.

P.A., via ‘quota 96’ e pensioni d’ufficio riviste. Renzi lavora a intervento più ampio

Un emendamento del governo al dl P.A. rivede i limiti d’età per il pensionamento d’ufficio ed elimina il tetto di 68 anni per professori e medici. Ok di Renzi, verso una nuova misura

Roma, 4 agosto 2014 – Governo, via la ‘quota 96’ e pensionamenti d’ufficio rivisti. La commissione Affari Costituzionali del Senato ha dato l’ok al testo del decreto legge sulla Pubblica amministrazione, inserendo 4 modifiche rispetto al provvedimento uscito dalla Camera. Si tratta degli emendamenti del governo, tra cui la cancellazione della quota 96, la norma che liberava 4 mila pensionamenti nella scuola.

Il ministro della P.A. Marianna Madia aveva annunciato questa mattina uno degli emendamenti proposti, che riguarda la revisione dei limiti di età per il pensionamento d’ufficio, e la conseguente eliminazione del tetto dei 68 anni previsto per professori universitari e medici. A chi le aveva domandato se la fiducia sul decreto P.A. fosse ormai scontata, il ministro aveva risposto: “Dobbiamo correre e, a questo punto, visto che è stata messa alla Camera, mi sembra ragionevole“. Il ministro ha specificato che una delle modifiche riguarda la cosiddetta ‘quota 96’, che sblocca 4 mila pensionamenti nella scuola, un’altra i benefici previsti per le vittime del terrorismo. Una terza rivede i limiti di età per il pensionamento d’ufficio ed elimina quindi il tetto dei 68 anni per i professori universitari e i primari. Non mutano infine le soglie per tutti gli altri dipendenti pubblici: 62 anni e 65 per i medici.

Non ha tardato ad arrivare l’attacco al governo da parte di Sel per gli emendamenti annunciati al dl P.A.: “Non si gioca sulla pelle delle persone. I quota 96 – afferma il capogruppo alla Camera Arturo Scotto – hanno già vissuto un’ingiustizia dalla riforma Fornero che li ha penalizzati e lasciati senza pensione pur avendo i requisiti, e ora il governo Renzi prima li illude alla Camera e poi li disillude al Senato”. Il capogruppo poi rincara la dose: “Una scelta inaccettabile, l’ennesimo sopruso e un’ulteriore beffa, che rinvia di nuovo una decisione attesa da migliaia di lavoratori della scuola e che impedisce il ricambio generazionale in due settori professionali importanti. Ma Renzi non doveva cambiare verso?”.

Giusto togliere dal dl P.A. la ‘quota 96′, che sbloccava 4mila pensionamenti nella scuola, non c’entrava nulla con la ratio e l’idea della norma. E’ il parere del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riguardo la decisione dell’esecutivo annunciata dal ministro Madia. Il premier oggi ha visto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Sulla scuola il presidente del Consiglio e il ministro stanno preparando, si apprende, un intervento a fine agosto, assai più ampio come platea del perimetro dei 4mila pensionamenti. Il Capo dell’esecutivo oggi ha incontrato anche gli altri ministri Franceschini e Boschi.

IL COMMENTO DELLA CGIL SUL DL P.A.:”Sarebbe molto grave se non si provvedesse a risolvere il problema dei ‘quota 96’ e gli altri temi su cui era intervenuta la Camera”. Lo ha detto la segretaria confederale della Cgil, Gianna Fracassi, a margine di una conferenza stampa in corso d’Italia. “La Cgil – ricorda la sindacalista – è in campo con una vertenza unitaria per chiedere di cambiare la riforma Fornero”. Rispetto agli emendamenti annunciati dal governo, Fracassi osserva che “si torna indietro rispetto a quanto definito alla Camera e questo è sbagliato. Sono sbagliati tutti gli emendamenti che determinano un peggioramento delle condizioni dei lavoratori”. Nello specifico, su ‘quota 96’ “bisogna correggere un errore tecnico. Siamo preoccupati – conclude Fracassi – se in una settimana il governo torna indietro. Auspichiamo una soluzione in tempi brevi”.

I QUOTA 96 – Sono circa 4 mila gli insegnanti che non sono potuti andare in pensione nonostante i requisiti (61 anni di età e 35 di contributi oppure 60 anni di età e 36 di contributi) a causa della riforma Fornero. Nell’applicazione di questa normativa non è stata infatti considerata una delle peculiarità del settore scuola, ovvero che la data di pensionamento è necessariamente legata alla conclusione dell’anno scolastico. La cosiddetta ‘quota 96’ era stata duramente attaccata da Carlo Cottarelli, commissario alla spendig review, che aveva criticato la decisione dei tagli alle tasse a fronte delle richieste della politica di dirottare le risorse altrove. I rilievi della Ragioneria di Stato, tuttavia, hanno evidenziato la norma tra quelle in difetto di copertura.

PENSIONAMENTO D’UFFICIO – Inoltre un emendamento del governo rivede i limiti d’età per il pensionamento d’ufficio, eliminando il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e medici.

Andiamo a chiudere i diplomifici

Andiamo a chiudere i diplomifici

di Marco Lodoli

Tempo d’esami, tempo di valutazioni: e tra poco non soltanto i nostri studenti saranno giudicati, ma anche le scuole, i presidi, gli insegnanti. La tendenza è questa, dolorosa ma a quanto pare necessaria. In tutta Europa, proprio per garantire una buona offerta formativa ai ragazzi, per rassicurare i genitori, per essere davvero efficienti e non buttare al vento tanti anni di studio, si cerca di capire se le scuole sono all’altezza o se battono la fiacca.
Sarà una rivoluzione non facile da digerire, perché ogni insegnante crede giustamente di dare il meglio di sé e non tollera sguardi indiscreti nel registro e nella sua programmazione, perché i dirigenti scolastici sono già oberati di impegni e certo non faranno salti di gioia all’arrivo degli ispettori ministeriali. Però la linea è questa, bisognerà abituarsi a rendere conto del proprio operato. C’è però un aspetto di tutta la faccenda che fatico a digerire.
Perché le scuole pubbliche devono essere sistemate sul piatto della bilancia, esaminate con scrupolo intransigente, mentre continuano a proliferare, senza che nessuno dica niente, senza alcun controllo, i diplomifici? I cartelloni della mia città ora sono invasi dalla pubblicità di scuole fantasma che garantiscono il recupero degli anni perduti: due anni in uno, tre anni in uno, quattro anni in uno, non c’è problema. Basta pagare. Anche io, da giovane, per sbarcare il lunario ho insegnato per un poco in una di queste fabbriche di diplomi.
Sul registro avevo l’elenco degli studenti, trenta, trentacinque nomi per classe, ma in realtà sui banchi trovavo solo una decina di ragazzi sbadiglianti, sfaticati, somarissimi figli di papà che si sentivano sicuri della promozione visto che qualcuno lasciava ogni mese un assegno in segreteria. Gli altri stavano in altre città, si affacciavano ogni morte di papa, tanto per dimostrare la loro esistenza in vita. Queste scuole sono semplicemente uno scandalo, andrebbero chiuse per sempre, senza pietà, e invece continuano ad arricchirsi producendo ignoranza e ingiustizia.
Non sono le scuole private cattoliche, che conservano sempre una qualche decenza e a volte sono persino di buon livello: sono piccole imprese a delinquere, teatrini vergognosi dove si recita la farsa dello studio fasullo e dei voti regalati, anzi comprati. E allora, se davvero si vuole allineare la scuola italiana agli standard europei, se si vuole ficcare il naso nel lavoro di insegnanti e presidi, io pretendo che la stessa severità venga applicata a questi luoghi – non meritano nemmeno l’appellativo di scuole – dove si mercifica il presente e il futuro. Facciamo piazza pulita di questi indegni mercatini, e poi pensiamo al resto.

24 giugno 2014

IL BUSINESS DELL’INSOLVENZA E LO SCHIAVISMO PER DEBITI APPLICATI AGLI STUDENTI

IL BUSINESS DELL’INSOLVENZA E LO SCHIAVISMO PER DEBITI APPLICATI AGLI STUDENTI

 

di comidad

 

Una notizia del marzo scorso, mai arrivata in Italia, riguardava la decisione del presidente Obama di tagliare gli incentivi delle compagnie private di recupero crediti incaricate della riscossione presso gli studenti “beneficiari” di prestiti federali per potersi pagare l’istruzione universitaria. In tal modo si spera che le compagnie di recupero crediti siano un po’ meno motivate a dare la caccia agli studenti insolventi, concedendo loro un po’ di respiro.

Forse sarebbe stata una buona occasione per i media nostrani di dimostrarci la “bontà” di Obama, ma, nel darci la notizia, il rischio sarebbe stato anche quello di farci sapere che il business dell’insolvenza studentesca frutta alle compagnie private di recupero crediti circa un miliardo di dollari l’anno, e che intere generazioni di studenti americani non hanno davanti alcuna prospettiva di liberarsi definitivamente della schiavitù dei debiti. Le compagnie di recupero crediti hanno l’alibi di andare a recuperare denaro federale, cioè soldi dei contribuenti, ma in effetti, appaltando il business dell’insolvenza, il governo federale non fa altro che trasferire soldi pubblici ad affaristi privati.

Già dallo scorso anno su organi d’informazione italiani specializzati nel settore universitario, circolava la notizia del dramma dell’insolvenza studentesca negli USA, e ciò costituiva un argomento per invitare a soprassedere alle proposte di “prestito d’onore” per studenti, di cui si era fatto sostenitore Pietro Ichino, allora senatore del PD, ma tuttora lobbista della finanza a tempo pieno.

In realtà è un po’ tardi per soprassedere, dato che ormai in Italia il business dei prestiti agli studenti va a pieno regime, e se ne occupano tutti i maggiori istituti bancari. Unicredit è una delle banche più impegnate nel conferire agli studenti universitari l’onore di indebitarsi a vita, con una vasta gamma di prodotti finanziari per l’istruzione.

Le possibilità per gli studenti di sfuggire all’insolvenza sono scarsissime, perché manca la possibilità di accedere a lavori remunerativi e le famiglie di origine sono sempre più in difficoltà economica, perciò sono state già poste le basi per determinare anche in Italia un dramma dell’insolvenza. Ma non c’è da temere, poiché il gruppo Unicredit ha tra le sue compagnie una specializzata nel recupero crediti, cioè la Credit Management Bank.

Per gli istituti di credito l’insolvenza non è un malaugurato incidente, ma addirittura un auspicio, poiché consente di far lievitare negli anni dei piccoli crediti a cifre astronomiche, vincolando i malcapitati per il resto della loro vita. Il caso della Grecia ha dimostrato che l’insolvenza, vera o presunta, di uno Stato consente alle organizzazioni internazionali di applicare la categoria di schiavismo persino ad intere nazioni.

La schiavitù per debiti ha in lingua inglese un’espressione diventata ormai familiare per milioni di persone: “debt bondage”. Negli Stati Uniti il recupero crediti è infatti uno dei maggiori business, che riguarda anche grandi gruppi bancari.

In California il colosso bancario JP Morgan dal mese scorso sta avendo qualche piccola noia giudiziaria per i suoi metodi criminali nel recupero crediti. Il procuratore generale della California si è deciso a prendere in considerazione le numerose e circostanziate denunce dei consumatori, ma purtroppo l’esperienza passata mostra che gli strumenti giudiziari hanno il fiato corto contro un lobbying finanziario così ramificato e ben attrezzato.

Come già ricordato, il lobbying finanziario è in frenetica attività anche in Italia, dato che l’indebitamento studentesco costituisce uno dei maggiori business in prospettiva. Pietro Ichino si è ispirato al principio che quanto più l’affare è sordido, tanto più devono sembrare altisonanti le motivazioni etiche invocate per giustificarlo; ed ovviamente non poteva mancare lo slogan della “meritocrazia”.

Peccato che a smentire la mitologia meritocratica provveda lo stesso Ichino, il quale si rivela con le sue proposte un pedissequo plagiario della propaganda del Fondo Monetario Internazionale, come dimostra un articolo a firma di Nicholas Barr, dedicato alle mirabolanti virtù dell’indebitamento studentesco, e pubblicato nel 2005 su “Finance e Development”, rivista trimestrale del FMI.

Ma la maggiore agenzia di lobbying è proprio il governo. La recente segnalazione del generale Fabio Mini ha nuovamente posto in evidenza lo storico intreccio d’affari tra il Ministero della Difesa e Finmeccanica, ma questo ruolo di lobbying del governo non si limita affatto alla vendita di armi.

 

A riconferma di un lobbying governativo in ambito finanziario, lo scorso aprile è stato formalizzato l’accordo tra il Ministero dell’Istruzione e BancoPosta per attivare dal prossimo settembre la carta elettronica “IoStudio” per gli studenti della scuola superiore di secondo grado, quindi a partire dai 14 anni di età. Questa carta può diventare un vero e proprio strumento di “servizi” finanziari, anche se per ora è solo una card prepagata; ma un domani chissà. Quel che è certo è che l’arrivo di questa card determinerà una sempre maggiore confidenza dei ragazzi con i servizi finanziari, cioè quel senso di infondata autostima che è alla base di scelte irreparabili come indebitarsi.

Maltrattamenti sui bimbi, arrestate maestra e direttrice di una scuola pubblica materna

Maltrattamenti sui bimbi, arrestate maestra e direttrice di una scuola pubblica materna

Nuovo episodio di violenza all’interno di una scuola materna: una maestra e la coordinatrice di un istituto per l’infanzia di Roma sono state arrestate dalla polizia per maltrattamenti e percosse a bambini. Gli agenti del commissariato San Basilio, diretti da Adriano Lauro, hanno dato esecuzione agli arresti domiciliari a seguito di una serie di indagini coordinate dalla Procura di Roma dopo le segnalazioni di alcuni colleghi delle arrestate e alcuni genitori dei bimbi vittime degli abusi.
Violenze durate per anni – E’ un quadro di violenze e soprusi ai danni anche di bimbi di soli tre anni quello quello che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di Franca Mattei, 63 anni, e Maria Rosaria Citti, 57 anni, insegnate e direttrice della scuola pubblica di infanzia, “San Romano”. “Altre maestre dell’istituto e la direttrice Citti erano da tempo a conoscenza dei comportamenti della Mattei e la direttrice non è mai intervenuta, neppure attivando verifiche interne bensì ha coperto”, scrive il gip. Il ministero dell’Istruzione ha disposto un’ispezione alla scuola mentre il ministro Maria Chiara Carrozza segue con attenzione gli sviluppi della vicenda.
I maltrattamenti – Diversi i comportamenti violenti e denigratori riscontrati nella scuola materna nei confronti dei piccoli, tra questi quello subito da un bimbo colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni e per questo costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia. Le umiliazioni verbali della maestra arrestata riguardavano anche bambini portatori di disagi e difficoltà psicoinfantili, che venivano apostrofati come “scemo”, “zozzo” o “bastardo”. Ma secondo l’ordinanza di arresto, sono stati tanti gli eventi in cui la maestra è ricorsa alla violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni, che vivevano in un clima di terrore. Alcuni bimbi, solitamente i più grandi, erano incitati alla violenza e alla denigrazione nei confronti degli altri.
Incastrate dalle telecamere in aula – Dopo aver ascoltato i testimoni, gli inquirenti avevano disposto un’attività d’indagine tecnica, con telecamere installate in aula, che hanno fornito riscontri oggettivi sugli indizi di colpevolezza. Dalle indagini è anche emerso che, nonostante la maestra fosse stata più volte criticata e ripresa anche dalle sue colleghe per i suoi “metodi educativi”, continuava nei suoi comportamenti perché coperta dalla direttrice, l’altra donna oggi arrestata dalla polizia. Nel corso del tempo, il personale scolastico, docenti e non, che denunciava i comportamenti dell’insegnante alla direttrice in alcuni casi sarebbe stato emarginato dall’ambiente. La direttrice, infatti, avrebbe cercato di mettere tutto a tacere senza prendere alcun provvedimento e avrebbe fatto ricorso anche a forme di intimidazioni e ritorsioni nei confronti di chi accusava la maestra.
“I miei metodi funzionano” – Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma, Elvira Tamburelli, lo stesso giudice del caso della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, emerge pure che Franca Mattei rispondeva in modo provocatorio a chi le contestava l’uso della violenza ai danni degli alunni: “I miei metodi funzionano”. Ad una bidella che le faceva notare quanto compiuto contro alcuni alunni, rispondeva che “è antieducativo, però per me funziona”. Per il gip quelli della maestra sono stati “comportamenti minacciosi e violenti che non abbandona nel corso della lezione, mettendo i bambini così piccoli in stato di soggezione e paura costanti. La natura della relazione aggressiva e ingiustificata, intollerabile, che la maestra ha instaurato e tiene con la sua classe, rende chiaro come la maestra intenda il proprio ruolo educativo”, riflette il gip.
Genitori sconvolti – La madre di un bimbo autistico, che secondo gli investigatori è una delle vittime, si dice sconvolta: “La direttrice e l’insegnante partecipavano alle riunioni come se niente fosse. Non ne abbiamo mai saputo niente, per me è ancora inimmaginabile. Sono sconvolta, voglio la verità e andare in fondo a questa storia. Pretendo di vedere il video” aggiunge la madre del bambino autistico precisando che in classe è l’unico piccolo con disabilità. “E’ assurdo che nessuno mi abbia mai detto nulla – aggiunge – nessuno mi ha mai chiamato. Capisco che c’é un’indagine, ma caspita!. Avrei potuto aiutare. E’ strano perché mio figlio è assistito da 4 maestre più una quinta”. “Un autistico non verbale – sottolinea la madre – se ha un disagio non ci va a scuola. Io non voglio né difendere, né accusare ma non ho avuto alcun segnale”.
Ci sono pure genitori increduli – “Mio figlio adora questa persona che è un’amica di famiglia. Finché non vedo il video non ci credo. Io ho parlato con la maestra, non sa di che cosa l’hanno accusata, è una donna distrutta. Noi vogliamo vedere il video”, ha dichiarato ai microfoni di Tgcom24 la madre di uno dei bambini dell’asilo.  “Siamo sorpresi da tutto quello che sta succedendo. I bambini hanno sempre descritto la maestra come una persona dolce, che li imboccava e li aiutava a fare i bisognini. Lei stigmatizzava perfino qualche docente particolarmente austero, come nel caso di una collega che utilizzava il fischietto in classe. Qui a scuola c’era il totoscommesse ogni anno per riuscire ad iscrivere i nostri figli nella sua classe”. A parlare sono alcuni genitori di un bimbo nella classe dove insegnava la maestra arrestata dalla polizia a Roma. “Mio figlio non voleva andare a scuola se sapeva che non c’era lei. Quello che sta succedendo è assurdo”, ha spiegato un genitore che è anche una stretta amica della donna “da 15 anni”.
Gli insulti – “Sei una cosa inutile, un bambino che non capiva niente, un testone”. Era il modo con cui la maestra Franca Mattei, arrestata oggi a Roma per maltrattamenti, appellava uno dei suoi alunni. A riferirlo è un’altra maestra, sentita dagli inquirenti, che ha raccontato dei ‘metodi educativi’ dell’arrestata che “imperniava la sua figura di educatrice – è detto nell’ordinanza di custodia cautelare – mostrando autorità, cercando di incutere timore e paura nei bambini”. Dileggiando “davanti all’intera classe alcuni alunni, permettendo che poi i compagni facessero altrettanto emulando i comportamenti della maestra”. Franca Mattei, secondo quanto accertato dall’attività di intercettazione ambientale, spesso utilizzava nei confronti degli alunni epiteti come “scemo, sciocco, zozzo e bastardo’”mortificanti “della dignità del bambino”.
Bidella: schiaffi a bimbi disabili – Nel racconto di una bidella, che ha denunciato ai pm della Procura di Roma quanto accadeva nell’istituto, Franca Mattei ordinava ai bambini di dare schiaffi ai compagni e ha preso di mira anche un alunno con disagi psico-fisici. La collaboratrice scolastica ha riferito di molti episodi di violenza. “Un giorno uno dei bambini (affetto da problemi psico-fisici) doveva fare la pipì – racconta la bidella ai pm -. La Mattei lo mette seduto sulla tazza, poi comunque lui è un bambino, non è che se tu gli dici stai buono lui sta buono…. Lei ad un certo punto gli da un ‘pizzone’ in faccia. Poi si vede che lei si è resa conto che comunque c’ero io, si è girata e mi ha detto: ‘Oddio, mi sono sbagliata, gli volevo dare una carezza’, e io le ho detto: ‘Ma tra schiaffo e una carezza c’è una differenza “.

100 STRADE PER GIOCARE 2013: BAMBINI A SCUOLA IN BICI E A PIEDI

100 STRADE PER GIOCARE 2013: BAMBINI A SCUOLA IN BICI E A PIEDI

 

Strade chiuse al traffico per rilanciare una mobilità alternativa che tenga conto delle esigenze e dei desideri dei più piccoli, scegliendo di spostarsi in bicicletta, in bus o a piedi. È questa la proposta di Legambiente che sabato 4 e domenica 5 maggio, con lo slogan “Vado a scuola con gli amici in bus, a piedi, in bici”, dà il via a “100 strade per giocare”, l’iniziativa di sensibilizzazione che nel primo week end di maggio chiude al traffico piazze e vie per fare in modo che questi spazi diventino luoghi piacevoli da frequentare e spazi di socializzazione e di aggregazione.

Giunta alla XX edizione, quest’anno l’obiettivo della campagna è quello di sensibilizzare cittadini e amministratori nella promozione di percorsi casa-scuola senz’auto, rilanciando così una mobilità sostenibile salutare per se stessi e l’ambiente. Legambiente vuole porre l’attenzione su questi problemi cittadini, seguendo l’esempio della prima manifestazione #MobilitàNuova, organizzata sabato 4 maggio a Milano, che vedrà “pedoni, pedali e pendolari” uniti per modificare il modello di mobilità e chiedere a governo e Parlamento una ridistribuzione delle risorse pubbliche destinate al settore trasporti. Questo week end, annuncia Legambiente, saranno tante le iniziative di “100 Strade per Giocare” organizzate nella penisola come biciclettate, decorazioni per rendere le strade più colorate, ed ancora spettacoli teatrali, blitz fotografici o multe simboliche per reprimere i comportamenti pericolosi degli automobilisti. “100 strade per giocare è bellezza, vivibilità e sicurezza dei centri urbani”, spiega Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente. “Da 20 anni con la nostra campagna proponiamo la chiusura al traffico delle strade, perché crediamo in un’altra idea di città: un centro urbano sostenibile a 360 gradi dove gli spazi pubblici siano spazi di aggregazione e socializzazione, i monumenti e le opere d’arte siano valorizzati e accessibili, e soprattutto dove ci si possa muovere anche a piedi o in bicicletta. In particolare – aggiunge – questa edizione vuole fare in modo che i bambini si possano muovere in maniera autonoma nella propria città, affermando quello che è un loro diritto”.

Negli ultimi anni in Italia l’autonomia di spostamento degli studenti, già limitata, si è ulteriormente ridotta: solo il 7% va a scuola da solo contro il 41% dei coetanei inglesi e il 40% di quelli tedeschi. I dati rivelano dunque un ritardo dell’Italia sul fronte della mobilità sostenibile: i genitori accompagnano i figli a scuola spostandosi quasi sempre con l’auto, senza neanche prendere in considerazione l’opzione dell’andare in bicicletta, a piedi o con i mezzi pubblici. Bisogna invece dare un’opportunità ai bambini di andare e tornare a scuola a piedi o in bicicletta in compagnia degli amici, desiderio a volte difficile da realizzare a causa dei pericoli stradali e dei punti critici presenti sul tragitto casa-scuola.

Nel week end, Legambiente dà dunque appuntamento in tutta Italia con numerose iniziative in programma: a Milano al parco Ravizza i volontari di Legambiente organizzeranno giochi di strada per bambini e un laboratorio per imparare a costruire gli aquiloni. In Piemonte, a Carmagnola (TO) da piazza Sant’Agostino partirà una biciclettata per le vie della città e saranno organizzati attività ludiche e giochi di piazza. Nel Lazio, a Roma i ragazzi dell’Istituto Viale Venezia Giulia si incontreranno per andare tutti insieme a scuola e all’arrivo saranno accolti dal presidente e l’assessore ai Lavori Pubblici del VI Municipio. In Calabria, a Castrovillari (CS) il 4 e 5 maggio ci saranno attività di animazione ludica, giochi creativi e laboratori didattici. Inoltre sarà organizzato un corso di sicurezza stradale. In Basilicata, a Potenza i bambini del Pedibus di Rione Bucaletto saranno accompagnati a scuola dall’assessore alla pubblica istruzione del comune. In Sicilia, a Siracusa nella borgata di Santa Lucia i volontari di Legambiente porteranno alcuni studenti, a piedi o in bicicletta, al parco della Balza Akradina, dove illustreranno le emergenze archeologiche e botaniche, e poi arriveranno fino alla strada Riviera Dionisio il Grande. Qui, in collaborazione con un gruppo di architetti, realizzeranno un’aiuola con piante e installazioni.

Inoltre, “100 strade per giocare” sarà condivisa anche dalle Famiglie arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali che domenica 5 maggio festeggeranno insieme ai loro bambini la Festa della Famiglie, in programma nei parchi e nelle piazze di 9 città italiane (Ferrara, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Venezia) e con la partnership di Amnesty International, Coordinamento Genitori Democratici e Legambiente.

Diventare medico: un inferno, fra soprusi e raccomandazioni

 

 

Diventare medico: un inferno, fra soprusi e raccomandazioni

Un’inchiesta a puntate: le storie di chi vuole fare il dottore. E passa anni in fila

di Tommaso Caldarelli12 febbraio 2013

Diventare medico: un sogno di tanti. Tanti ragazzi che passano molta della loro vita a studiare per giungere a questo traguardo: prima la laurea, poi arriva il momento di scegliere una scuola di specializzazione. E qui iniziano i guai, perché per entrare alla scuola di specializzazione è necessario vincere un concorso che, come leggeremo nelle storie dei tanti studenti che hanno accettato di raccontarci le loro disavventure, è un vero e proprio calvario. 

ULTIME NEWS DALLE UNIVERSITA’ >>

SEMPRE IN FILA – Storie di soprusi e raccomandazioni, di professoroni che poi sono baroni; storie di candidati poco qualificati che passano senza alcun problema davanti a studenti che hanno ripetuto il concorso anche due, tre, quattro volte; messi da parte per favorire il parente di turno o il solito noto che “doveva vincere”. Storie di aspiranti medici che non si arrendono e rimangono in fila, pazienti e quieti, in attesa che la ruota giri anche per loro. E nel frattempo? Praticamente schiavitù. Vita di reparto. A contatto tutti i giorni con i malati, a studiare, approfondire e (cercare di) pubblicare qualcosa che possa aiutare a strappare qualche puntino in più al concorso. 

STUDIARE MEDICINA ALL’ESTERO >>

CAMBIARE LE COSE – Ma non basta mai, perché il sistema – dicono alcuni gruppi di studenti che incontreremo . favorisce il nepotismo, perché i concorsi sono banditi, strutturati e poi corretti dagli stessi docenti che sanno già benissimo chi “deve” vincere e chi invece, anche questa volta, dovrà passare la mano. Nasconderemo i loro nomi, quelli dei professori e delle università in questione (a meno che non ci siano da segnalare addirittura dei procedimenti penali in corso) per esplicita richiesta degli studenti che hanno accettato di raccontarci le loro storie. Perché comunque, alla fine, saranno ancora quei professori a doverli giudicare e “non possiamo esporci”, ci dicono: anche questo è parte della loro piccola tragedia personale. 

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TERZA PUNTATA: “IO, SCAVALCATO DAI SIGNOR NESSUNO IN DUE UNIVERSITA'”
F. voleva diventare psichiatra. Ma in due università non ci è riuscito. C’era sempre qualcuno più importante, più inserito, che veniva insomma prima di lui. Anche se in reparto non si era mai visto. Ma si sa, dice lui: una volta si è figli di un imprenditore della sanità; un altra volta il relatore del proprio collega era una persona potente, magari qualcuno a cui chi deve scegliere lo specializzando deve qualcosa… Va così. 

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SECONDA PUNTATA: “IO, FINITA DIETRO L’AMICA DELL’IMPRENDITORE”. 
F., come A., si è laureata con il massimo dei voti e ha iniziato a inseguire il suo sogno. Pensava di avere buone possibilità di riuscirci, poi, un imprevisto le fa crollare il mondo addosso. Si vede passare avanti chi, senza aver fatto, a suo dire, nemmeno la metà dei suoi sacrifici, aveva semplicemente le amicizie giuste al posto giusto. E ora pensa all’estero. 

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PRIMA PUNTATA: “IO, IN FILA DA 7 ANNI”. LA STORIA DI A. 
A. si è laureata con 110 e lode in Medicina e Chirurgia nel 2006 in un grande ateneo dell’Italia centrale. Ha tentato tre concorsi per entrare nella scuola di specializzazione che desiderava seguire: ma non c’è stato mai niente da fare. Ora tenterà il quarto concorso in un’altra università: “Non voglio che sia nessuno a decidere del mio futuro”. 

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PUNTATA ZERO: COME SI DIVENTA MEDICI? 
In estrema sintesi, per diventare medici serve una laurea in Medicina e Chirurgia – e dunque il superamento di un impegnativo test d’ingresso. Dopo la laurea si può scegliere di frequentare il corso di abilitazione in medicina generale, per divenire medico di base; oppure di iscriversi ad un percorso di specializzazione, una nuova scuola che richiede un nuovo test. Proprio da questo ganglo partono molte delle storie che incontreremo e racconteremo. 

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Palazzo Chigi: Impossibile far votare all’estero gli studenti Erasmus

Palazzo Chigi: Impossibile far votare all’estero gli studenti Erasmus

LaPresse
Roma, 22 gen. (LaPresse) – Il Consiglio dei Ministri sotto la presidenza dei Mario Monti ha valutato approfonditamente, grazie alle relazioni dei Ministri dell’interno e degli affari esteri, la possibilità di consentire agli studenti Erasmus la partecipazione al voto dall’estero per le prossime elezioni politiche, come auspicato in precedenza. La discussione ha posto in evidenza delle difficoltà insuperabili: anzitutto di tempo e di praticabilità e, soprattutto, di costituzionalità nel selezionare unicamente gli studenti Erasmus – escludendo tutti gli altri soggetti che si trovano all’estero per ragioni di studio, ma senza una borsa Erasmus – come nuova categoria di elettori temporanei. La discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione. Il Consiglio ha auspicato che la prossima riforma elettorale tenga in debita considerazione le esigenze dei giovani temporaneamente all’estero per ragioni di studio e di lavoro.

Studenti Erasmus, l’Ue: “Garantire il voto, non siano discriminati”

Studenti Erasmus,
l’Ue: “Garantire il voto,
non siano discriminati”

Monito del Pd: “Il governo
passi dalle parole ai fatti”

Il Partito Democratico: “Adottare i provvedimenti necessari”. Ieri il premier Monti si era appellato ai ministri Cancellieri e Terzi

 
Una manifesto tratto dal sito 'Rete della Conoscenza' a favore del diritto degli studenti Erasmus (foto Ansa)

Una manifesto tratto dal sito ‘Rete della Conoscenza’ a favore del diritto degli studenti Erasmus (foto Ansa)

Bruxelles, 21 gennaio 2013 – La commissaria europea all’Istruzione e cultura, Androulla Vassiliou, “sostiene fortemente gli sforzi in corso in Italia per assicurare che gli studenti che seguono corsi all’estero nel quadro del programma Erasmus non siano discriminati nell’esercizio del voto” alle prossime elezioni politiche in Italia. Lo ha detto il portavoce della commissaria, Dennis Abbott, parlando con alcuni cronisti oggi a Bruxelles. “Non vogliamo criticare le regole italiane”, ha aggiunto Abbott, riconoscendo che le leggi elettorali sono di competenza nazionale degli Stati membri ma, ha sottolineato “gli studenti all’estero non dovrebbero essere svantaggiati e la loro mobilità non deve essere disincentivata”.

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La legislazione europea è contraria alla discriminazione di uomini e donne, per qualunque ragione. “Gli studenti all’estero sono uomini e donne e non devono essere discriminati. Nel XXI secolo – ha continuato la fonte – è così facile far votare i cittadini all’estero. Gli studenti dovrebbero essere trattati esattamente come i soldati in missione e gli insegnanti all’estero“.

Oggi la Commissione europea ha preso atto del problema, ma ha sottolineato che i trattati europei stabiliscono solo il diritto per il voto dei cittadini Ue nelle elezioni locali, e non nazionali.

“Siamo consapevoli che ci sono problemi (per esercitare il diritto di voto) per chi è all’estero e alcune risposte a questo problema saranno incluse in un rapporto che sarà pubblicato a maggio“, ha spiegato Mina Andreeva, portavoce della Commissione Ue in materia di giustizia e diritti dei cittadini. Tuttavia “i trattati garantiscono il diritto di voto nelle elezioni locali, e non nazionali”, ha aggiunto.

Ieri il presidente del Consiglio Mario Monti ha invitato il ministro degli interni Annamaria Cancellieri e il ministro degli Affari esteri Giulio Terzi di Sant’Agata a fare tutto quanto è possibile per consentire il voto agli italiani che si trovano temporaneamente all’estero per attività quali il programma Erasmus. Sul tema i due ministri riferiranno al Consiglio dei ministri convocato per martedì 22.

Anche il Pd ha fatto sentire la sua voce. “Dopo la risposta negativa del ministro Cancellieri, che si limitava a confermare quanto ampiamente noto, ovvero che la normativa vigente impedisce agli studenti Erasmus di votare all’estero, la presidenza del Consiglio sembra aver compreso la portata, sostanziale e simbolica, della questione, e rende noto che essa sarà affrontata dal Consiglio dei ministri di martedì”. Lo dichiarano Marco Meloni, responsabile Istituzioni, Università e ricerca del Partito Democratico e candidato alla Camera dei deputati, Maria Chiara Carrozza, candidata capolista alla Camera in Toscana, e Laura Garavini, deputata a candidata capolista nella circoscrizione Europa. “Al governo – aggiungono – chiediamo di passare dalle parole ai fatti, e dunque di adottare i provvedimenti necessari per risolvere effettivamente il problema, interpretando la richiesta che giunge da migliaia di ragazzi di essere semplicemente messi nelle condizioni di poter esercitare il proprio diritto di elettorato attivo. Il Partito Democratico ha proposto soluzioni concrete, e manterrà alta l’attenzione su una positiva soluzione della vicenda, e rivolge un appello ai vertici istituzionali e alle altre forze politiche perché invitino il governo a intervenire”.