Turchia: nuovi duri scontri, decine di arresti e feriti

Turchia: nuovi duri scontri, decine di arresti e feriti. In un video l’uccisione di un manifestante

Si fa sempre più preoccupante l’escalation di violenza in Turchia. Taksim a Istanbul è di nuovo teatro di duri scontri. Centinaia di agenti anti-sommossa hanno investito la piazza per la seconda volta nel corso della giornata con l’ appoggio di mezzi blindati, cannoni ad acqua, lacrimogeni e granate assordanti per disperdere le migliaia di manifestanti. La piazza è coperta da una nuvola bianca. Nel mentre sta dilagando su internet una video diffusa dalla tv turca di opposizione Halk tv che mostra un poliziotto che spara sulla folla a Kizilay, nel cuore di Ankara, durante una manifestazione della settimana scorsa. Nelle immagini si vede l’agente sparare due colpi per aria e un terzo verso i manifestanti, uno dei quali cade a terra. Secondo la stampa turca la scena ritrae l’uccisione del giovane manifestante Ethem Sarisuluk. Il giovane, 22 anni, era stato dichiarato in stato di morte cerebrale già lunedi della scorsa settimana dopo essere stato colpito da un proiettile al capo. Nelle immagini l’agente prima prende a calci un manifestante, poi estrae la pistola e spara i tre colpi, quindi fugge verso gli altri agenti, con la pistola sempre in mano. Secondo il quotidiano Posta il video conferma che Sarisuluk é stato colpito da un proiettile esploso da un poliziotto.
Pugno di ferro – Dopo la promessa di aprire una trattativa e incontrare i rappresentanti delle proteste di piazza Taksim contro la distruzione del Gezi Park per fare posto a un centro commerciale, il primo ministro turco Erecep Tayyip Erdogan rispolvera il suo pugno di ferro e annuncia che d’ora in poi sarà “tolleranza zero” con i manifestanti antigovernativi. “Questa questione è finita. Non avremo più tolleranza”, ha affermato davanti al gruppo parlamentare del suo partito islamico Akp poche ore dopo che la polizia ha preso il controllo di piazza Taksim. Dall’inizio della protesta antigovernativa, in tutta la Turchia tre manifestanti sono stati uccisi e 5mila feriti, inclusi i cento degli ultimi due giorni. Ha perso la vita anche un giovane poliziotto. Tra i quali ci sono quelli che hanno subito l’assalto dei militarti a Gezi Park, sgomberato con l’uso di spray urticante su chi era convenuto per protestare.
Legali in manette – E’ salito a 73 il numero degli avvocati arrestati a Istanbul dalla polizia turca per avere manifestato il loro appoggio ai manifestanti di Piazza Taksim, ha riferito l’Associazione degli avvocati progressisti Chd. Gli avvocati sono stati arrestati dalla polizia nella sede del tribunale di Istanbul mentre protestavano contro l’uso eccesivo della violenza da parte delle forze antisommossa.
La denuncia di Amnesty – Le manifestazioni in Turchia potrebbero aumentare se le autorità non si impegnano in discussioni significative con gli attivisti. E’ quanto ha dichiarato Amnesty International dopo le dure azioni di polizia che hanno punteggiato l’ennesima giornata di cortei e manifestazioni nel Paese. Per Amnesty l`ulteriore azione della polizia contro i manifestanti ha contraddetto le dichiarazioni del governatore di Istanbul che promettevano nessun intervento al Gezi Park.  “Le proteste in piazza Taksim e nel Parco Gezi sono state totalmente pacifiche e hanno il diritto di continuare – ha detto Andrew Gardner, ricercatore sulla Turchia di Amnesty International, attualmente a Istanbul – l`intervento delle autorità deve essere eseguito solo per motivi legittimi, voler tirare giù qualche striscione semplicemente non è una giustificazione adeguata”. Il governatore Hüseyin Avni Mutlu aveva infatti dichiarato che l`intervento in piazza Taksim era stato eseguito per rimuovere striscioni dalla statua di Ataturk e dal Centro di cultura Ataturk nella piazza e che la polizia non sarebbe intervenuta a Gezi Park.

Lavoro, la Cgil lancia l’allarme: “Ci vorranno 63 anni per tornare ai livelli occupazionali del 2007”

Lavoro, la Cgil lancia l’allarme: “Ci vorranno 63 anni per tornare ai livelli occupazionali del 2007”

Anche se l’Italia intercetterà la ripresa ci vorranno 63 anni per recuperare i livelli occupazionali del 2007. Solo nel 2076, cioé, si tornerebbe alle 25.026.400 unità di lavoro standard nel 2007. E’ quanto risulta da uno studio dell’ ufficio economico Cgil che prende come punto di partenza il contesto attuale. Nello studio della Cgil’La ripresa dell’anno dopo – Serve un Piano del Lavoro per la crescita e l’occupazione”, si simulano però alcune ipotesi di ripresa, nell’ambito delle attuali tendenze e senza che si prevedano modifiche significative di politica economica, sia nazionale che europea, per dimostrare la necessità di “un cambio di paradigma: partire dal lavoro per produrre crescita”. Se quello delineato inizialmente è quindi lo scenario peggiore, lo studio Cgil prende in considerazione “ipotesi più ottimistiche” legate alla proiezione di un livello di crescita pari a quello medio registrato nel periodo 2000-2007, ovvero del +1,6%. In questo caso il risultato prevede che il livello del Pil, dell’occupazione e dei salari verrebbe ripristinato nel 2020 (7 anni dopo il 2013) mentre quello della produttività nel 2017 e il livello degli investimenti nel 2024 (12 anni dopo il 2013).
La perdita cumulata è pari a 276 miliardi di euro di Pil – Lo studio della Cgil calcola inoltre anche la perdita cumulata generata dalla crisi, cioé il livello potenziale di crescita che si sarebbe registrato nel caso in cui la crisi non ci fosse mai stata, e che è pari a 276 miliardi di euro di Pil (in termini nominali oltre 385 miliardi, circa il 20% del Pil). Uno studio, quindi, funzionale alla Cgil per rivendicare la centralità del lavoro. “Per uscire dalla crisi e recuperare la crescita potenziale occorre un cambio di paradigma”, osserva il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, secondo il quale “per non attendere che sia un’altra generazione ad assistere all’eventuale uscita da questa crisi, e ritrovare nel breve periodo la via della ripresa e della crescita occupazionale, occorre proprio partire dalla creazione di lavoro”.
Il ministro Giovannini: “Piano in tre mosse per rilanciare l’occupazione” – L’accordo siglato tra sindacati e Confindustria sulla rappresentanza è “un risultato storico che testimonia la volontà forte delle parti sociali di cooperare per risolvere i problemi”. Lo afferma il ministro del Lavoro Enrico Giovannini in un’intervista a La Repubblica nella quale spiega anche il “piano in tre mosse” che il governo sta mettendo a punto per rilanciare l’occupazione, soprattutto giovanile e sottolineando che mettere intanto risorse per l’Imu serve “per sostenere i consumi”.. “Innanzitutto – dice – va reso più fluido il funzionamento del mercato del lavoro. E le misure normative saranno a costo zero” attraverso una “manutenzione” della legge Fornero, in particolare sui tempi e le motivazioni per i contratti a termine. Bisognerà intervenire anche sull’apprendistato perché “le imprese denunciano complicazioni nell’applicazione di questo contratto”, fermo restando che si tratta di una tipologia “fondamentale perché è una risposta al precariato” e “può essere lo strumento intermedio” tra tempo determinato e indeterminato. Il secondo tipo di interventi, spiega Giovannini, “é invece oneroso ad esempio per ridurre le tasse e i contributi sulle assunzioni dei giovani, introdurre incentivi per la creazione di nuove imprese giovanili. La stessa staffetta anziani-giovani fa parte di questa categoria. Poiché sono necessarie risorse finanziarie ci dovremo ragionare a fondo. Poi ci sono gli investimenti per lo sviluppo. Pensiamo all’attivazione di fondi della Bei”.

Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

“Dobbiamo essere una Repubblica all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una intervista al Tg5 torna a parlare del lavoro che non c’è e dei milioni di giovani in cerca di un’occupazione. Non solo in Italia. “Quel primo articolo ebbe grande significato, si discusse moltissimo in Assemblea costituente e si scelse questa dizione anziché l’altra ‘è una Repubblica dei lavoratori’ -ha ricordato il capo dello Stato-. ‘Fondata sul lavoro’ è qualcosa di più, c’è un principio regolatore cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche”.
Dramma della disoccupazione, specie dei giovani – “Quello della disoccupazione giovanile non è un problema puramente italiano”, ha riconosciuto il presidente della Repubblica: “L’Economist è uscito con una copertina e un editoriale dal titolo ‘Una generazione senza lavoro’. Si parla, solo nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non hanno lavoro – ha spiegato il capo dello Stato. Nell’insieme, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la cifra di 75 milioni di giovani disoccupati, qualcosa di simile alla popolazione di un grande Paese”. Per Napolitano, “la verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell’occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare della disoccupazione giovanile sia in Occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo sentiamo molto acutamente e drammaticamente”.
Fuga cervelli è una perdita secca per l’Italia  – La fuga dei cervelli “é una perdita secca per l’Italia, che si accolla il costo della loro formazione e poi si vede deprivare di fondamentali energie. Occorre trovare le condizioni perché restino qui. Non si tratta di mettere divieti. Un’esperienza all’estero è fisiologica. Quello che è patologico è restare fuori”. L’emigrazione al’estero dei laureati “é una reazione naturale alle difficoltà in Italia. Penso soprattutto a chi fa ricerca e non trova sbocchi. E’ una libera scelta cercare altrove. La questione è creare le condizioni perché le persone possano tornare”.
Combattere deriva psicologica giovani – “Si deve innanzitutto garantire la massima attenzione da parte delle Istituzioni – Governo, Parlamento e anche Regioni ed Enti locali – per la condizione dei giovani che rischia davvero di essere molto critica: ci si sente privi di prospettive, e si deve reagire anche a questo stato d’animo, a questa deriva psicologica”, afferma Napolitano. “Certamente non bastano le assicurazioni, ma intanto – aggiunge il capo dello Stato – credo che già solo il mettere l’accento sul problema serva, e poi occorrono decisioni, scelte concrete come quelle di cui proprio in questo momento si sta parlando in Italia e in Europa”, afferma il capo dello stato.
Lavoro, anche con raccomandazione non si trova  – “Il problema della disoccupazione giovanile ha dimensioni tali che è scalfito in misura irrilevante dalla pratica della raccomandazione. Questa è solo un piccolo tassello del problema. Milioni di giovani anche con la raccomandazione non trovano lavoro”. A proposito della lamentela di molti giovani che ancora in Italia conta più la raccomandazione del merito, Napolitano infatti risponde: “Anche questo è un aspetto grave e deteriore, però il problema della disoccupazione giovanile ha delle dimensioni tali che non è scalfito se non in misura irrilevante dall’assunzione per raccomandazione. Anche se questa pratica continua, ed è da combattere e da sradicare, ormai è soltanto un piccolo tassello del problema. La verità è che ci sono milioni e milioni di giovani che, né con la raccomandazione, né senza raccomandazione, riescono a trovare lavoro”.

Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

“Dobbiamo essere una Repubblica all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una intervista al Tg5 torna a parlare del lavoro che non c’è e dei milioni di giovani in cerca di un’occupazione. Non solo in Italia. “Quel primo articolo ebbe grande significato, si discusse moltissimo in Assemblea costituente e si scelse questa dizione anziché l’altra ‘è una Repubblica dei lavoratori’ -ha ricordato il capo dello Stato-. ‘Fondata sul lavoro’ è qualcosa di più, c’è un principio regolatore cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche”.
Dramma della disoccupazione, specie dei giovani – “Quello della disoccupazione giovanile non è un problema puramente italiano”, ha riconosciuto il presidente della Repubblica: “L’Economist è uscito con una copertina e un editoriale dal titolo ‘Una generazione senza lavoro’. Si parla, solo nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non hanno lavoro – ha spiegato il capo dello Stato. Nell’insieme, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la cifra di 75 milioni di giovani disoccupati, qualcosa di simile alla popolazione di un grande Paese”. Per Napolitano, “la verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell’occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare della disoccupazione giovanile sia in Occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo sentiamo molto acutamente e drammaticamente”.
Fuga cervelli è una perdita secca per l’Italia  – La fuga dei cervelli “é una perdita secca per l’Italia, che si accolla il costo della loro formazione e poi si vede deprivare di fondamentali energie. Occorre trovare le condizioni perché restino qui. Non si tratta di mettere divieti. Un’esperienza all’estero è fisiologica. Quello che è patologico è restare fuori”. L’emigrazione al’estero dei laureati “é una reazione naturale alle difficoltà in Italia. Penso soprattutto a chi fa ricerca e non trova sbocchi. E’ una libera scelta cercare altrove. La questione è creare le condizioni perché le persone possano tornare”.
Combattere deriva psicologica giovani – “Si deve innanzitutto garantire la massima attenzione da parte delle Istituzioni – Governo, Parlamento e anche Regioni ed Enti locali – per la condizione dei giovani che rischia davvero di essere molto critica: ci si sente privi di prospettive, e si deve reagire anche a questo stato d’animo, a questa deriva psicologica”, afferma Napolitano. “Certamente non bastano le assicurazioni, ma intanto – aggiunge il capo dello Stato – credo che già solo il mettere l’accento sul problema serva, e poi occorrono decisioni, scelte concrete come quelle di cui proprio in questo momento si sta parlando in Italia e in Europa”, afferma il capo dello stato.
Lavoro, anche con raccomandazione non si trova  – “Il problema della disoccupazione giovanile ha dimensioni tali che è scalfito in misura irrilevante dalla pratica della raccomandazione. Questa è solo un piccolo tassello del problema. Milioni di giovani anche con la raccomandazione non trovano lavoro”. A proposito della lamentela di molti giovani che ancora in Italia conta più la raccomandazione del merito, Napolitano infatti risponde: “Anche questo è un aspetto grave e deteriore, però il problema della disoccupazione giovanile ha delle dimensioni tali che non è scalfito se non in misura irrilevante dall’assunzione per raccomandazione. Anche se questa pratica continua, ed è da combattere e da sradicare, ormai è soltanto un piccolo tassello del problema. La verità è che ci sono milioni e milioni di giovani che, né con la raccomandazione, né senza raccomandazione, riescono a trovare lavoro”.

Sedicenne uccisa a Cosenza, confessione shock del fidanzatino: “Era ancora viva quando l’ho bruciata”

Sedicenne uccisa a Cosenza, confessione shock del fidanzatino: “Era ancora viva quando l’ho bruciata”

“L’ho uccisa a coltellate e poi ho bruciato il suo corpo quando era ancora viva”. E’ una confessione-choc quella fatta dal sedicenne che a Corigliano Calabro ha ucciso al culmine di una lite la fidanzata, Fabiana Luzzi, 16 anni come lui. Una lite al culmine della quale si è scatenata la furia omicida dell’assassino, sfogata con una serie di coltellate che non hanno dato scampo alla vittima.
Particolari sconvolgenti – Il ragazzo ha rivelato i particolari sconvolgenti dell’omicidio al pm della Procura della Repubblica di Rossano Maria Vallefuoco, che lo ha interrogato su delega della Procura dei minorenni di Catanzaro. Ha detto che aveva incontrato la ragazza per chiarire alcuni aspetti del loro rapporto. Una relazione che era molto travagliata e che era ripresa da poco dopo un periodo di separazione.
E’ stato lui a indicare dove si trovava il cadavere – E’ stato lo stesso ragazzo, nella tarda serata di ieri, a indicare dove si trovava il cadavere, abbandonato in una zona isolata poco distante dall’istituto per ragionieri frequentato dalla vittima, dove l’omicida era andato a prendere la fidanzata. Il ragazzo ha raccontato che venerdì sera, dopo essersi incontrato con la fidanzata, si è appartato con lei in una strada isolata nelle vicinanze dell’istituto. Il minore ha poi detto di avere avuto la lite con la ragazza motivata da una serie di contrasti che andavano avanti da tempo ed erano stati la causa della temporanea separazione e di averla poi colpita con un coltello che si era portato apposta. Non è escluso, a questo punto, che l’omicida avesse premeditato tutto.
Ha gettato il coltello con cui aveva colpito la ragazza – Ma su questo ed altri punti della vicenda sarà l’inchiesta della Procura dei minorenni di Catanzaro a chiarire tutto. Il ragazzo ha poi raccontato di avere gettato poco distante il coltello con cui ha colpito la ragazza, insieme allo zainetto ed al cellulare della vittima, che non sono stati ancora trovati, e di essere andato poi a rifornirsi della benzina per bruciarne il corpo. In quelle fasi si è lui stesso ustionato. A Corigliano Calabro, intanto, dopo che già la scorsa notte una folla urlante si era raccolta davanti la caserma dei carabinieri, monta la rabbia tra gli abitanti contro il giovane omicida. “Dovrebbero ammazzarlo”, grida un uomo che staziona davanti ad un bar del corso principale. “Quello che ha fatto – aggiunge – è troppo grave”.
Una folla davanti alla caserma – Una folla di alcune centinaia di persone si è radunata in effetti, davanti la sede della Compagnia dei carabinieri di Corigliano Calabro, dopo che in città si è diffusa la voce del ritrovamento della sedicenne. Inizialmente sono stati compagni di scuola ed amici della ragazzina a presentarsi, soprattutto per avere notizie, poi la folla si è ingrossata e quando sono cominciate a circolare le prime voci sul fatto che la sedicenne era stata uccisa, sono state sentite grida di imprecazione e ci sono stati momenti di tensione. La situazione, comunque, è rimasta sostanzialmente tranquilla. Tra l’altro, il fidanzatino della ragazza, fermato e sottoposto ad un lungo interrogatorio, è stato sentito in una caserma dei carabinieri diversa da quella che ospita la Compagnia. Col passare delle ore, la gente ha poi cominciato ad allontanarsi.
Un amico: “Era una brava ragazza” – “Era una brava ragazza e non meritava di fare la fine terribile che ha fatto. Non c’é giustizia”, dice ai giornalisti un ragazzo amico della sedicenne uccisa a Corigliano Calabro dal fidanzato coetaneo dopo essere andato a trovare i genitori della vittima. “Non c’é nulla di più brutto che perdere un figlio”, risponde a chi gli chiede come stanno i genitori della ragazza. “L’assassino? Lo conoscevo solo di vista – aggiunge – e quindi non so che tipo sia”. Poi il ragazzo, con le lacrime agli occhi, saluta e si allontana.

Femminicidi: minuto di silenzio alla Camera per Fabiana (ma banchi vuoti)

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Femminicidi: minuto di silenzio alla Camera per Fabiana (ma banchi vuoti)

 

 

Un minuto di silenzio alla Camera per ricordare Fabiana Luzzi, la sedicenne di Corigliano Calabro orrendamente uccisa dal suo “fidanzatino” (mai termine fu meno appropriato) che l’ha prima accoltellata e poi bruciata quando era ancora viva per motivi di gelosia. Il Palazzo si è commosso, il presidente della Camera Laura Boldrini ha voluto che il Parlamento rendesse omaggio all’ultima vittima innocente dell’ondata di femminicidi che investe il paese… ma i banchi erano desolatamente vuoti, come ha notato sconsolata la stessa terza carica dello stato. Fabiana – ha detto la Boldrini –  “è stata bruciata viva a 16 anni dal suo fidanzato di 17. Ancora una volta una violenza travestita da amore, un orrore”. Nel giorno in cui si avvia l’esame della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne “nessuna violenza può essere debellata fino a quando il rapporto uomo-donna non si libererà di concetti come, subalternità e possesso”. “La convenzione di Istanbul dice anche di più: per la prima volta la violenza contro le donne viene incardinata nell’ambito della violenza dei diritti umani, dei diritti fondamentali della persona” ha concluso Laura Boldrini dicendosi dispiaciuta “di vedere un’aula così vuota”, durante la discussione sui femminicidi. Una denuncia fatta propria dai deputati di M5S che hanno postato su Facebook le foto dell’aula semideserta. Sul piano delle indagini, è emerso che Fabiana ha lottato con tutte le sue forze per impedire al suo assassino di cospargerla di benzina, poi, indebolita dalle coltellate (sette) che il giovane le aveva inferto, si è accasciata, ha lasciato la tanica che aveva afferrato con un ultimo disperato tentativo di allontanarla da sè ed è morta, avvolta dalle fiamme. Scuole chiuse a Corigliano Calabro oggi, lutto cittadino e manifestazione dei compagni di scuola di Fabiana sotto la casa della famiglia Luzzi. Al balcone dell’abitazione si è affacciata la madre della giovane assassinata che ha chiesto giustizia per la figlia. “Fabiana l’amavano tutti, tranne uno” ha urlato piangendo.

Istat, il lavoro c’è ma nessuno lo cerca

Istat, il lavoro c’è ma nessuno lo cerca

Sarti, camerieri, panettieri, falegnami e macellai: secondo l’istituto nazionale di statistica sono 150mila i lavori disponibili che però nessuno è disposto a fare

FOTO DAL WEB
 

17:37 – In Italia manca il lavoro? Non secondo l’Istat. Nel nostro Paese ci sono circa 150mila posti per impieghi che nessuno cerca o vuole fare. I dati, pubblicati dall’istituto nazionale di statistica in riferimento al 2012, controbilanciano in qualche modo l’allarme lanciato dalla Bce in merito al tasso di disoccupazione “che alla fine dello scorso anno ha raggiunto livelli senza precedenti nell’Eurozona”.

L’ultima indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha passato in rassegna i diversi tipi di impieghi per i quali sul mercato non c’è domanda, ma un’altissima offerta e tra le professioni dimenticatespuntano quelle del sarto, del panettiere e del falegname, e poi installatori di infissi, pasticceri, baristi, camerieri e macellai. Si tratta di lavori manuali che richiedono fatica e turni anche in notturna, oppure un percorso lungo ed impervio prima di diventare esperti, ma che in ogni caso assicurano forti guadagni e la possibilità di lavorare anche autonomamente.

La ricerca ha analizzato il profilo di questi 3 milioni di lavoratori inattivi (+2,7% rispetto al 2011), che si dicono disposti a lavorare, ma che in realtà non si adoperano per cercare un’occupazione. Dall’analisi risulta che gli inattivi si dividono in “scoraggiati”(1,3 milioni, il 43% del totale), che dichiarano di non cercare lavoro perché convinti di non trovarlo, ed inattivi “choosy” (111mila nel 2012), che invece cercano, ma non sono disposti ad accettare qualsiasi tipo di impiego.

Non passano in secondo piano nemmeno quelle professioni difficili da reperire perché presuppongono un percorso formativo il cui accesso è a numero chiuso o perché poco attrattive. È il caso dei tecnici informatici (il 24%) e degli operai specializzati (il 33%).

Mentre l’Italia pullula di giovani laureati che non corrispondono al livello produttivo reale, rischiano di scomparire attività che caratterizzano il nostro “made in Italy” di qualità. I consulenti del lavoro denunciano la criticità di questa situazione, che ci vede costretti ad importare dall’estero numerosi lavoratori specializzati in questi mestieri che nessuno nel nostro Paese vuole fare, portando di conseguenza alla diminuzione del livello di professionalità degli italiani e all’incremento del tasso di disoccupazione.

Napolitano: “Crisi angosciante, bisogna avviare riforme e modifiche costituzionali”

Napolitano: “Crisi angosciante, bisogna avviare riforme e modifiche costituzionali”

Il colloquio al Quirinale con il ministro Quagliariello, e i presidenti delle Commissioni affari costituzionali di Camera e senato ha permesso di “verificare la comune volontà di avviare senza indugio e di portare avanti in Parlamento un processo di puntuali modifiche costituzionali”. Lo ha ribadito in una nota il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale aveva precedentemente detto che “la crisi angosciante e drammatica” che vive l’Italia “impone alle Istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese sostenendo la ricerca e l’innovazione come fattori essenziali della crescita economica e del progresso sociale “.
Il ricordo di D’Antona – Napolitano ha inviato un messaggio al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso “e a quanti hanno voluto raccogliersi nel nome e nel ricordo di D’Antona, a quattordici anni dal vile attentato che lo sottrasse all’affetto dei suoi cari e al suo apprezzato impegno scientifico al fianco delle Istituzioni, volto a delineare un percorso di rinnovamento e di progresso nella legislazione del lavoro. Attraverso il ricordo del suo sacrificio – ha aggiunto il capo dello Stato – si onorano tutti coloro che, con equilibrio e generosità, offrono il loro apporto per rilanciare, nel quadro dei valori costituzionali, l’attenzione al ruolo centrale del mondo del lavoro e sostenere la ricerca e l’innovazione come fattori essenziali della crescita economica e del progresso sociale. Con questi sentimenti e nel rinnovare l’apprezzamento per l’iniziativa, rivolgo il mio commosso pensiero ad Olga, ai figli e a tutti i familiari”.

FIOM in piazza per il lavoro, attacchi al PD “Preferisce stare con Berlusconi”

FIOM in piazza per il lavoro, attacchi al PD “Preferisce stare con Berlusconi”

 

 

Dalle cinquanta alle centomila persone hanno partecipato oggi a Roma alla manifestazione della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil (corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni) per chiedere al governo di mettere in testa alle priorità da affrontare non l’Imu ma il lavoro che non c’è, quell’emergenza che anche oggi ha fatto un’altra vittima, l’ennesima viitima della paura e della disperazione (un cassintegrato che si è gettato da un ponte a Civitacastellana, vicino Viterbo). Una manifestazione caratterizzata dalle critiche all’assenza del Pd come partito. ll corteo era preceduto dallo striscione “Non possiamo più aspettare” e le richieste al governo da parte della Fiom le ha sintetizzate il segretaro del sindacato Maurizio Landini – che ha chiuso sul palco accanto a Gino Strada di Emergency e Stefano Rodotà, il candidato al Quirinale dei grillini – sollecitando il blocco dei licenziamentii, la riforma degli ammortizzatori sociali e l’introduzione del reddito di cittadinanza per contrastare la precarietà. Alla manifestazione Fiom hanno detto un sì convinto Sel, Movimento 5 Stelle, Pdci, Rc, Idv, i Verdi, Ingroia e tutta la galassia della sinistra a sinistra del Pd. Mancava il PD come partito. Esponenti del partito Democratico infatti hanno partecipato ma a titolo personale, come Matteo Orfini, l’ex-ministro Fabrizio Barca e Sergio Cofferati, ex segretario Cgil. La mancata adesione ufficiale del Pd ha provocato le critiche di quanti, e sono stati tanti, hanno accusato il partito di Epifani di preferire di stare al governo con Berlusconi piuttosto che in piazza con gli operai della Fiom. “Abbiamo invitato tutti e non capisco come si può essere al governo con Berlusoni e aver paura di esser qui con noi” ha commentato Landini. “Quest’assenza è un errore” ha detto Cofferati. “Chi non è venuto qui oggi ha perso un’occasione” ha sottolienato il leader di Sel Nichi Vendola. La risposta d Epifani è arrivata in serata: “Il problema non è stare in piazza ma ascoltare la piazza e dare risposte alla piazza”. Sempre sull’emergenza lavoro oggi è intervenuto anche il presidente della CEI Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova:”Il lavoro è la lama più penetrante e tagliente nella carne della gente ed è il criterio per giudicare qualunque urgenza e intervento efficace da parte della politica”. 

Maltrattamenti sui bimbi, arrestate maestra e direttrice di una scuola pubblica materna

Maltrattamenti sui bimbi, arrestate maestra e direttrice di una scuola pubblica materna

Nuovo episodio di violenza all’interno di una scuola materna: una maestra e la coordinatrice di un istituto per l’infanzia di Roma sono state arrestate dalla polizia per maltrattamenti e percosse a bambini. Gli agenti del commissariato San Basilio, diretti da Adriano Lauro, hanno dato esecuzione agli arresti domiciliari a seguito di una serie di indagini coordinate dalla Procura di Roma dopo le segnalazioni di alcuni colleghi delle arrestate e alcuni genitori dei bimbi vittime degli abusi.
Violenze durate per anni – E’ un quadro di violenze e soprusi ai danni anche di bimbi di soli tre anni quello quello che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di Franca Mattei, 63 anni, e Maria Rosaria Citti, 57 anni, insegnate e direttrice della scuola pubblica di infanzia, “San Romano”. “Altre maestre dell’istituto e la direttrice Citti erano da tempo a conoscenza dei comportamenti della Mattei e la direttrice non è mai intervenuta, neppure attivando verifiche interne bensì ha coperto”, scrive il gip. Il ministero dell’Istruzione ha disposto un’ispezione alla scuola mentre il ministro Maria Chiara Carrozza segue con attenzione gli sviluppi della vicenda.
I maltrattamenti – Diversi i comportamenti violenti e denigratori riscontrati nella scuola materna nei confronti dei piccoli, tra questi quello subito da un bimbo colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni e per questo costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia. Le umiliazioni verbali della maestra arrestata riguardavano anche bambini portatori di disagi e difficoltà psicoinfantili, che venivano apostrofati come “scemo”, “zozzo” o “bastardo”. Ma secondo l’ordinanza di arresto, sono stati tanti gli eventi in cui la maestra è ricorsa alla violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni, che vivevano in un clima di terrore. Alcuni bimbi, solitamente i più grandi, erano incitati alla violenza e alla denigrazione nei confronti degli altri.
Incastrate dalle telecamere in aula – Dopo aver ascoltato i testimoni, gli inquirenti avevano disposto un’attività d’indagine tecnica, con telecamere installate in aula, che hanno fornito riscontri oggettivi sugli indizi di colpevolezza. Dalle indagini è anche emerso che, nonostante la maestra fosse stata più volte criticata e ripresa anche dalle sue colleghe per i suoi “metodi educativi”, continuava nei suoi comportamenti perché coperta dalla direttrice, l’altra donna oggi arrestata dalla polizia. Nel corso del tempo, il personale scolastico, docenti e non, che denunciava i comportamenti dell’insegnante alla direttrice in alcuni casi sarebbe stato emarginato dall’ambiente. La direttrice, infatti, avrebbe cercato di mettere tutto a tacere senza prendere alcun provvedimento e avrebbe fatto ricorso anche a forme di intimidazioni e ritorsioni nei confronti di chi accusava la maestra.
“I miei metodi funzionano” – Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Roma, Elvira Tamburelli, lo stesso giudice del caso della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, emerge pure che Franca Mattei rispondeva in modo provocatorio a chi le contestava l’uso della violenza ai danni degli alunni: “I miei metodi funzionano”. Ad una bidella che le faceva notare quanto compiuto contro alcuni alunni, rispondeva che “è antieducativo, però per me funziona”. Per il gip quelli della maestra sono stati “comportamenti minacciosi e violenti che non abbandona nel corso della lezione, mettendo i bambini così piccoli in stato di soggezione e paura costanti. La natura della relazione aggressiva e ingiustificata, intollerabile, che la maestra ha instaurato e tiene con la sua classe, rende chiaro come la maestra intenda il proprio ruolo educativo”, riflette il gip.
Genitori sconvolti – La madre di un bimbo autistico, che secondo gli investigatori è una delle vittime, si dice sconvolta: “La direttrice e l’insegnante partecipavano alle riunioni come se niente fosse. Non ne abbiamo mai saputo niente, per me è ancora inimmaginabile. Sono sconvolta, voglio la verità e andare in fondo a questa storia. Pretendo di vedere il video” aggiunge la madre del bambino autistico precisando che in classe è l’unico piccolo con disabilità. “E’ assurdo che nessuno mi abbia mai detto nulla – aggiunge – nessuno mi ha mai chiamato. Capisco che c’é un’indagine, ma caspita!. Avrei potuto aiutare. E’ strano perché mio figlio è assistito da 4 maestre più una quinta”. “Un autistico non verbale – sottolinea la madre – se ha un disagio non ci va a scuola. Io non voglio né difendere, né accusare ma non ho avuto alcun segnale”.
Ci sono pure genitori increduli – “Mio figlio adora questa persona che è un’amica di famiglia. Finché non vedo il video non ci credo. Io ho parlato con la maestra, non sa di che cosa l’hanno accusata, è una donna distrutta. Noi vogliamo vedere il video”, ha dichiarato ai microfoni di Tgcom24 la madre di uno dei bambini dell’asilo.  “Siamo sorpresi da tutto quello che sta succedendo. I bambini hanno sempre descritto la maestra come una persona dolce, che li imboccava e li aiutava a fare i bisognini. Lei stigmatizzava perfino qualche docente particolarmente austero, come nel caso di una collega che utilizzava il fischietto in classe. Qui a scuola c’era il totoscommesse ogni anno per riuscire ad iscrivere i nostri figli nella sua classe”. A parlare sono alcuni genitori di un bimbo nella classe dove insegnava la maestra arrestata dalla polizia a Roma. “Mio figlio non voleva andare a scuola se sapeva che non c’era lei. Quello che sta succedendo è assurdo”, ha spiegato un genitore che è anche una stretta amica della donna “da 15 anni”.
Gli insulti – “Sei una cosa inutile, un bambino che non capiva niente, un testone”. Era il modo con cui la maestra Franca Mattei, arrestata oggi a Roma per maltrattamenti, appellava uno dei suoi alunni. A riferirlo è un’altra maestra, sentita dagli inquirenti, che ha raccontato dei ‘metodi educativi’ dell’arrestata che “imperniava la sua figura di educatrice – è detto nell’ordinanza di custodia cautelare – mostrando autorità, cercando di incutere timore e paura nei bambini”. Dileggiando “davanti all’intera classe alcuni alunni, permettendo che poi i compagni facessero altrettanto emulando i comportamenti della maestra”. Franca Mattei, secondo quanto accertato dall’attività di intercettazione ambientale, spesso utilizzava nei confronti degli alunni epiteti come “scemo, sciocco, zozzo e bastardo’”mortificanti “della dignità del bambino”.
Bidella: schiaffi a bimbi disabili – Nel racconto di una bidella, che ha denunciato ai pm della Procura di Roma quanto accadeva nell’istituto, Franca Mattei ordinava ai bambini di dare schiaffi ai compagni e ha preso di mira anche un alunno con disagi psico-fisici. La collaboratrice scolastica ha riferito di molti episodi di violenza. “Un giorno uno dei bambini (affetto da problemi psico-fisici) doveva fare la pipì – racconta la bidella ai pm -. La Mattei lo mette seduto sulla tazza, poi comunque lui è un bambino, non è che se tu gli dici stai buono lui sta buono…. Lei ad un certo punto gli da un ‘pizzone’ in faccia. Poi si vede che lei si è resa conto che comunque c’ero io, si è girata e mi ha detto: ‘Oddio, mi sono sbagliata, gli volevo dare una carezza’, e io le ho detto: ‘Ma tra schiaffo e una carezza c’è una differenza “.