E’ morto Govanni Guarascio, l’uomo che si diede fuoco per salvare la sua casa

E’ morto Govanni Guarascio, l’uomo che si diede fuoco per salvare la sua casa

E’ morto Giovanni Guarascio, il muratore vittoriese di 64 anni che il 14 maggio scorso si era dato fuoco, cospargendosi il corpo con la benzina, per impedire lo sfratto della sua casa a Vittoria nel ragusano. Guarascio era ricoverato da martedì scorso all’ospedale “Cannizzaro” di Catania per le gravissime ustioni. E’ deceduto per un arresto cardiocircolatorio alle 6.30. Aveva riportato ustioni di primo e secondo grado su tutto il corpo. Rimangono ricoverati la moglie, Giorgia Famà, e l’agente di Polizia, Antonio Terranova, che era intervenuto per soccorrere il muratore disoccupato.
La sua casa era stata messa all’asta per un vecchio debito con una banca ragusana. Le sue condizioni erano apparse subito gravi ai sanitari dell’Ospedale di Vittoria, dove era stato ricoverato dopo essersi dato fuoco. Per questo era stato deciso il trasferimento nella divisione grandi ustionati dell’Ospedale “Cannizzaro” di Catania dove i medici non avevano sciolto la prognosi. Nei giorni scorsi la Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta, con indagati, sul procedimento che ha portato al pignoramento e alla vendita della casa. Il reato ipotizzato, dal procuratore capo Carmelo Petralia e dal sostituto Federica Messina, è di turbativa d’asta. Sono due i tronconi dell’ inchiesta: uno riguarda l’aggiudicazione della casa all’asta, e l’altro la storia e l’evoluzione del rapporto debitorio bancario e dell’esecuzione immobiliare. In merito a quest’ultimo fascicolo la guardia di finanza del comando provinciale di Siracusa ha acquisito, atti su disposizione della magistratura.
Nel centro Grandi Ustioni è ancora ricoverata la moglie, Giorgia Famà. La donna ha ustioni di secondo e terzo grado sul 20% del corpo, in particolare su viso, collo e torace, con lesioni meno gravi a mani e avambraccia. Nello stesso ospedale è ricoverato il poliziotto Antonio Terranova, che ha ustioni di terzo grado sul 30% della superficie corporea, soprattutto a viso, braccia e orecchio sinistro. Le condizioni dei due rimangono stazionarie. Entrambi hanno ricevuto medicazioni avanzate per la copertura delle ustioni e a partire dalla prossima settimana saranno sottoposti a interventi ricostruttivi tramite autoinnesti di cute. I medici scioglieranno la prognosi dei due pazienti solamente dopo il completamento degli interventi chirurgici.

Si dà fuoco per salvare la casa messa all’asta

Si dà fuoco per salvare la casa messa all’asta

 

 

Un muratore disoccupato di 64 anni si è dato fuoco per salvare la casa che era stata messa all’asta. Nel disperato tentativo, attuato conspargendosi di benzina da una bottiglia e utilizzando un accendino, l’uomo ha coinvolto anche la moglie, la figlia e due agenti di polizia che sono rimasti ustionati dalle fiamme nel tentativo di impedire il folle gesto. Ora il mancato suicida e uno degli agenti sono ricoverati all’ospedale Cannizzaro di Catania per le gravi ustioni riportate. Moglie e figlia e un secondo agente sono stati raggiunti dalle fiamme che hanno avvolto il muratore ma non sono gravi. E’ successo a Vittoria, in provincia di Ragusa, dove Giovanni Guarascio, muratore disoccupato, ha messo in atto la sua drammatica protesta nel momento in cui l’ufficiale giudiziario stava per dare il via allo sfratto perchè la sua abitazione era finita all’asta e aggiudicata ad un privato per 26.000 euro. Il debito di Giovanni Guarascio con una banca era di 10.000 euro. Gli agenti erano stati chiamati dall’ufficiale giudiziario in previsione di uno sfratto ‘difficile’. Per qualche minuto Guarascio è sembrato lasciarsi convincere dai poliziotti a non frapporre ostacoli allo sfratto, poi i toni della discussione tra il muratore e i legali della famiglia che aveva acquistato l’appartamento all’asta si sono fatti più accesi. E’ stato a questo punto che l’uomo all’improvviso si è consparso di liquido infiammabile versandolselo addosso da una bottiglia ed ha azionato un accendino dandosi fuoco un attimo prima che gli agenti gli si gettassero addosso per impedirglielo. Le fiamme hanno avvolto l’uomo, la moglie, la figlia e i due agenti.

La “patrimoniale” sulla casa ha fatto crollare il mercato, aumenti del 40% per chi affitta

La “patrimoniale” sulla casa ha fatto crollare il mercato, aumenti del 40% per chi affitta

 

 

L’Imu, una sorta di “patrimoniale” sulla casa ha provocato, come del resto era facilmete prevedibile, un crollo del mercato immobiliare. Con tutti gli effeti che ne conseguono. Mai il mercato era andato cosi male dal 1985. Si e’ registrato un calo nell’ultimo anno del 25,7%. Le transazioni sono state 448mila. E quella del mattone e’ da sempre uno dei settori trainanti della nostra economia. E’ vero che verra’ sospesa l’Imu sulla prima casa da pagare a giugno. Ma quando gli italiani torneranno dalle vacanze, con qualche risparmio di meno, quanto dovranno pagare? Il timore e’ che in molti si troveranno addirittura a pagare piu’ di prima (Il governo sta studiano una nuova tassa complessiva sulla casa, comprendente anche quella sui rifiuti) e comunque a dovere tirare fuori i soldi tutti insieme a fine anno. E per chi affitta le cose vanno ancora peggio, quasi un modo per disincentivare l’affitto, che per molti rimane l’unico modo per avere una casa. Quando fecero l’equo canone crollo’ il mercato degli affitti, che ora si era appena un po’ ripreso con la cedolare secca. Ci saranno aumenti del 40% sull’acconto da pagare a giugno. Per gli immobili in affitto l’acconto Imu dovra’ essere pagato in base alle aliquote stabilite dai comuni nel 2012 piu’ elevate rispetto alla misura base del 7,6 per mille. Nel confronto con l’acconto Ici 2011, la variazione dell’imposta e’ determinata, oltre che dall’innalzamento delle aliquote, anche all’aumento del 60% della base imponibile.

EFFICIENZA IN EDILIZIA, IL GIACIMENTO DA SFRUTTARE DELL’ESISTENTE

EFFICIENZA IN EDILIZIA, IL GIACIMENTO DA SFRUTTARE DELL’ESISTENTE

 

di Redazione Qualenergia.it

 

In Italia abbiamo 13,7 milioni di edifici, di cui 12,1 milioni ad uso residenziale. Di questi ben il 76% è stato costruito prima del 1976, quando sono state varate le prime norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici. Il nostro patrimonio edilizio è un vero e proprio colabrodo energetico, un problema tanto più grave se consideriamo che l’energia che sprechiamo è in gran parte importata. Il risanamento dell’esistente è un enorme giacimento di energia da risparmiare oltre che un’opportunità per rilanciare l’edilizia, tra i settori più duramente colpiti dalla crisi. A impedire di attingere a queste riserve però restano diversi ostacoli. Come rimuoverli? Ne parliamo con Ulrich Klammsteiner vicedirettore dell’Agenzia Casa Clima/Klima Haus Agentur della provincia di Bolzano che oggi a The Innovation Cloud a Milano ha parlato proprio di risanamento energetico del parco edilizio esistente, presentando la certificazione Casa Clima R, pensata proprio per le riqualificazioni energetiche.

 

DOMANDA. Dottor Klammsteiner, che potenziale c’è nel risanamento del patrimonio edilizio esistente?

RISPOSTA. «Come prestazioni energetiche quasi tutti gli edifici antecedenti agli anni ’90 sono in classe G, la più bassa. Il potenziale di risanamento è dunque enorme. Questo sarà il futuro dell’edilizia per i prossimi 10 anni e forse più, alla luce della crisi che ha colpito il mercato del nuovo. Ci sono già tutte le tecniche e le tecnologie per poter intervenire efficacemente, manca forse una diffusione adeguata del know-how e delle skills per farlo».

 

D. Oltre a questo ci sono altri ostacoli che frenano gli interventi sull’esistente. Quali sono?

R. «Il problema in Italia è che per l’italiano medio la casa ha un valore enorme, che però non si riflette a livello economico: si è costruito troppo e il valore sul mercato è relativamente basso rispetto a quello soggettivo per chi abita la casa. L’altro ostacolo è che non si conoscono le potenzialità del risanamento energetico e in un edificio in multiproprietà questo potenziale si può esprimere a pieno solo se tutti i proprietari fanno interventi in maniera coordinata. Lo Stato dovrebbe fare da esempio: intervenendo negli edifici pubblici, scuole, in primis per far vedere che la riqualificazione energetica funziona. Tra l’altro non occorre a volte nemmeno toccare l’involucro; bastano semplici interventi di manutenzione ordinaria sugli impianti per avere risparmi di oltre il 10%».

 

D. Può fare qualche esempio di risanamento energetico di successo?

R. «Un esempio classico è l’edificio che era delle Poste a Bolzano e che è stato ceduto alla Provincia proprio per i costi energetici enormi che comportava. Intervenendo si sono ridotti di 10 volte i consumi aumentando nel contempo il volume del 30%. Altro esempio meno noto la casa Glauber, sempre a Bolzano, dove oltre che la performance energetica si è voluto migliorare l’impatto ambientale complessivo, usando materiali il più sostenibili possibile. Sono stati ristrutturati anche diversi masi sotto tutela. Nei 100 comuni della provincia abbiamo certificato la ristrutturazione totale di circa 600 edifici in un anno: un piccolo numero che però se si traslasse a livello nazionale diverrebbe rilevante».

 

D. Che ruolo ha la nuova certificazione “Casa Clima R” nel promuovere la riqualificazione dell’esistente?

R. «Il valore è quello di dare una linea guida chiara e trasparente da seguire per il tecnico affinché sia certo di effettuare un risanamento di qualità. Con questa qualità si avrà nell’abitazione un comfort termico differente. Questa è anche una delle difficoltà nel comunicare i vantaggi di risanare energeticamente un edificio: pochi capiscono che non è solamente una questione di risparmio economico, bensì anche di migliorare la qualità abitativa. Sarebbe importante che questo messaggio passasse, perché negli interventi di risanamento in genere i tempi di rientro dell’investimento aggiuntivo sono più lunghi che nelle nuove costruzioni».

 

D. In Italia c’è stata da poco una riforma dei certificati bianchi, mentre le detrazioni del 55% sono confermate solo fino a giugno. Come cambierebbe il sistema degli incentivi per promuovere la riqualificazione energetica dell’esistente?

R. «L’Italia con i certificati bianchi è all’avanguardia nell’incentivare l’efficienza energetica, tuttavia questo sistema funziona molto bene per interventi come il cambio caldaia, mentre per la riqualificazione energetica complessiva si prendono relativamente pochi titoli. La misura ha senso solo per enti piuttosto grandi come comuni o province. Dati i costi e la procedura complessa per ottenerli, infatti, i certificati sono convenienti da usare per finanziare interventi solo se vengono raggruppati. Di sicuro da soli non bastano come strumento e andrebbero inseriti in una strategia complessiva più ampia da adottare non solo a livello provinciale e regionale, ma anche nazionale ed europeo. La Direttiva europea al momento aiuta poco, dato che i diversi patrimoni edilizi nazionali hanno caratteristiche e problemi diversi. Ad esempio, in Italia ci sono molte più case di proprietà e, dunque, edifici in multiproprietà: non si può fare come in Austria e Germania dove il proprietario dell’edificio fa gli interventi e recupera i costi alzando l’affitto degli inquilini».

 

D. Che tipo di strumenti potrebbero aiutare a superare questo ostacolo?

R. «In provincia di Bolzano ci stiamo pensando da molto. Le soluzioni possibili sono diverse. Ad esempio in Germania esistono strumenti finanziari come il Bausparen, che permette di accantonare i soldi per accedere poi a finanziamenti a tassi convenienti per interventi edilizi. Oppure si pensa a fondi rotativi o a finanziamenti diretti, anche attraverso i fondi europei. In Alto Adige poi abbiamo incentivato la riqualificazione energetica imponendola in caso di ampliamento, tramite il piano casa: questo ha funzionato, dove avendo poco terreno il valore immobiliare è relativamente alto, ma potrebbe essere meno efficace in altre regioni dove si è costruito molto di più».

Rifiuti, per ora niente stangata Tares

Rifiuti, per ora niente stangata Tares

Restano in piedi le modalità della Tarsu per le prime due rate

L’annuncio del governo: c’è la conferma del conguaglio solo a dicembre. Per ora resta in piedi il meccanismo della Tarsu

IVA, IMU, TARES: ECCO LA STANGATA Quanto dovrai pagare

 
Pagamento delle tasse (Fantini)

Pagamento delle tasse (Fantini)

Roma, 6 aprile 2013 – Stangata Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sostituisce la Tarsu: per ora non cambia nulla, questa almeno è l’assicurazion e del governo.

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‘Per il 2013 resta in piedi il meccanismo della Tarsu per le prime due rate: si paghera’ quanto pagato l’anno scorso e non ci saranno sorprese. Il bollettino sara’ inviato dalle amministrazioni. Sull’ ultima rata ci potra’ essere un conguaglio”.

Lo dice Antonio Catricala’ durante la conferenza stampa del governo sullo sblocco dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione.

Quindi, come era già ventilato nei giorni scorsi, c’è la conferma che fino a dicembre non ci sarà la stangata prevista. A fine anno il conguaglio con la possibilità di applicare l’aliquota aggiuntiva di 3 centesimi al metro quadrato.

VICENZA: UN QUARTIERE ECOSOSTENIBILE, PER PRODURRE E CONDIVIDERE ENERGIA

VICENZA: UN QUARTIERE ECOSOSTENIBILE, PER PRODURRE E CONDIVIDERE ENERGIA

 

di Matteo Ludovisi

 

Condividere energia pulita in città grazie alle fonti rinnovabili. È questo, in sintesi, l’obiettivo del progetto “Regal”, che prevede di costituire in Italia, il primo modello urbano di “quartiere sostenibile” basato sullo scambio intelligente di energia elettrica da fonti rinnovabili, fra le abitazioni e gli edifici pubblici presenti in una zona specifica. Si tratta, in pratica, di un’iniziativa recente che, entro i prossimi anni, punterà a costituire un piccolo esempio di “smart city” a Vicenza: ossia la costituzione di una vera e propria rete elettronica e intelligente, capace di analizzare, gestire e soddisfare rapidamente (senza sprechi) il consumo e la produzione elettrica delle varie “utenze urbane”.

Risparmiare energia in città grazie a questo sistema, sarà quindi possibile, anche attraverso l’integrazione, tra gli edifici di uno stesso quartiere, di piccoli impianti rinnovabili che, a seconda delle necessità di consumo, consentiranno una distribuzione intelligente e condivisa dell’elettricità prodotta tra gli stessi immobili, come se fossero una piccola “comunità solidale”.

Per risparmiare e produrre energia pulita in città, il progetto “Regal”, che godrà di un finanziamento europeo di circa 19 milioni di euro erogato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (nell’ambito della Linea Quadro “Smart cities and communities and social innovation”), ha previsto una serie di interventi importanti su una porzione di “territorio” della città di Vicenza, comprendente abitazioni, edifici pubblici, aziende. In sostanza, sugli edifici, verranno installati dei pannelli fotovoltaici di ultima generazione, in grado di produrre elettricità, ma anche delle centraline innovative, che fungeranno da “nodi di comunicazione”, e degli accumulatori di energia, cioè batterie ad alta capacità.

Per risparmiare e produrre energia pulita in città, verrà infine collegato un sistema informatico “intelligente”, che smisterà la produzione elettrica in base alle richieste: “se una casa – assicurano i responsabili di progetto – in un particolare momento della giornata, producesse energia, invece di consumarla, quella parte verrebbe distribuita ad un edificio vicino che, in quello stesso istante, avrebbe una maggiore necessità di consumo. Oppure, nel caso di una sovrapproduzione, l’energia verrebbe accumulata dalle batterie per essere rilasciata nei momenti di maggior consumo”.

Per risparmiare energia in città, questa iniziativa, una volta concretizzata, potrebbe estendersi anche ad altre realtà italiane, sempre nell’ottica di un interesse condiviso nell’adottare sistemi tecnologici d’avanguardia che consentano, ai consumatori, di risparmiare sui costi delle bollette elettriche.

L’APPELLO DEL WWF: “NO AL CONSUMO DI SUOLO, SÌ AL RIUSO DELL’ITALIA”

L’APPELLO DEL WWF: “NO AL CONSUMO DI SUOLO, SÌ AL RIUSO DELL’ITALIA”

 

Il WWF invita a firmare l’appello “No al consumo di suolo, Sì al riuso dell’Italia” sul sito wwf.it/riutilizziamolitalia e dai così il via alla nuova fase della campagna “RiutilizziAMO l’Italia”. Questa ha raccolto nella prima fase appena conclusa 575 segnalazioni, in meno di 5 mesi, di aree ed edifici dismessi o abbandonati, di cui ben l’85% accompagnato da proposte concrete di recupero. Aiuterai così il WWF a promuovere presso istituzioni e amministrazioni pubbliche il “Kit del riuso” che contiene strumenti per favorire operazioni di recupero e la riqualificazione delle città e del territorio e per fermare l’ulteriore cementificazione del Belpaese. Quattro gli strumenti proposti nell’appello: 1. la profonda innovazione della legge urbanistica del 1942, che punti al riuso e alla riqualificazione delle aree e dei manufatti inutilizzati, privilegiando la domanda sociale e il ruolo delle comunità locali; 2. la Carta “No al consumo di suolo, Sì al riuso dell’Italia”, ossia una dichiarazione in cui le amministrazioni pubbliche s’impegnano a prendere iniziative concrete per consumare meno suolo, coinvolgendo nei processi decisionali la cittadinanza; 3. il “Registro del suolo”, la creazione di una banca dati integrata tra gli uffici delle varie amministrazioni, accessibile ai cittadini, per monitorare e prevenire il consumo di suolo e garantire la trasparenza sugli interventi sul territorio; 4. la “Fiscalità antiabbandono”, un’imposta selettiva per disincentivare il consumo di nuovo suolo al di fuori del perimetro urbanizzato. Sono questi i punti caratterizzanti la nuova fase della campagna “RiutilizziAMO l’Italia” promossa dal WWF e rivolta a tutti quei cittadini stanchi di vedere il proprio Paese divorato dal cemento, derubati di spazi che, se recuperati riappropriandosene, potrebbero invece essere restituiti all’ambiente e alla collettività.

Lo dimostra una rosa di 14 casi esemplari individuati tra le circa 600 segnalazioni pervenute, che vanno da ex aree industriali come quella di Saline Joniche, a Reggio Calabria (su cui ora incombe il progetto di una centrale a carbone), che si vorrebbe riutilizzare bonificando e rinaturalizzando l’area, fino al recupero di funzionalità di strutture sportive abbandonate, come nel caso dello Sferisterio di Napoli. E ancora: dal un tracciato ferroviario dismesso di Udine, che potrebbe essere convertito in un percorso ciclopedonale e naturalistico, fino all’ospedale dismesso con vista mare di Cagliari, per il quale si propone un Museo del Mare e della Navigazione e un ristorante con menu “ecosostenibili”. Oppure ancora il cimitero dei colerosi di Napoli da far rivivere come una meta turistica di valenza storica e archeologica (vedi scheda di approfondimento in coda).

DA MARIO TOZZI A RADIO BICI: LE VIDEO SFIDE PER IL RIUSO

Per tutti i paladini della Natura e del territorio è giunto quindi il momento di cogliere la “sfida del riuso” ed essere protagonisti del cambiamento firmando sin da subito l’appello del WWF su wwf.it/riutilizziamolitalia e compiendo una piccola provocazione. Così come hanno già fatto per il WWF – nell’ambito del gioco “Sfida il Mondo per salvare il Pianeta” de “L’Ora della Terra” (che quest’anno si terrà il 23 marzo dalle ore 20.30), il geologo del CNR Mario Tozzi, che in un divertente video (guardalo a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=i-uiZH9_ZHY) ha promesso di “ridurre il proprio ‘consumo di suono’ – parlando cioè più lentamente – se almeno 10.000 persone firmeranno l’appello del WWF contro il consumo di suolo” oppure il “giorna-ciclista” di Radio Bici, Maurizio Guagnetti: il cronista a che, da marzo a luglio attraverserà in bici l’Italia da nord a sud, e che, oltre ad aver sposato la campagna WWF in una sorta di “tour anticemento” promuovendo l’appello WWF, ha affermato nella propria video sfida (guardala a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=2mXbl-P7r2E&feature=youtu.bec.piro) che “se almeno 5.000 persone firmeranno l’appello del WWF contro il consumo del suolo, li ringrazierò uno per uno, proclamando i loro nomi in giro per le strade delle città”.

Un grande gesto d’amore per il proprio territorio che inizia con un piccolo atto concreto, come appunto quello dell’adesione all’appello del WWF, e che segue alla grande mobilitazione che sin dall’inizio ha caratterizzato, con centinaia di aree censite in tutto il Paese, la campagna del WWF “RiutilizziAMO l’Italia”. “Questo successo di partecipazione testimonia l’esistenza di una forte domanda sociale per riqualificare città e ambiente e rilanciare l’economia del Paese, puntando su una maggiore qualità della vita – afferma l’architetto Adriano Paolella, direttore generale del WWF Italia -. Nei prossimi mesi il WWF promuoverà laboratori territoriali rivolti a cittadini, comitati, docenti universitari, studenti ed esperti locali interessati, affinché si possano avviare processi di recupero e di riappropriazione di questi spazi abbandonati”, conclude Paolella.

600 IDEE PER “RIUTILIZZARE L’ITALIA”: I DATI.

Sono ben 575 le schede di segnalazione di aree dismesse o degradate, inviate online dai cittadini al WWF in appena 5 mesi nell’ambito della prima fase della campagna (conclusa a fine novembre 2012), di cui l’85% con idee e proposte di riutilizzo ambientale e sociale (elaborate da comunità locali, singoli cittadini e una Rete di 25 esperti e docenti di 11 atenei), di queste il 49% propongono una riqualificazione green delle aree (per il 20% a verde pubblico, il 15% per ricomporre la rete ecologica, il 9% ad orti urbani e sociali, per il 5% ad uso agricolo) e il 47% a riutilizzo urbanistico (la percentuale rimanente non fornisce dettagli ulteriori).

Compilate per il 70% da associazioni e comitati e per il 30% da singoli cittadini, le segnalazioni di aree abbandonate provengono per il 38% da Sud Italia e isole, per il 33% da Centro Italia e 29% dal Nord e offrono uno screening della tipologia del patrimonio inutilizzato: sul campione di 575 segnalazioni raccolte, il 67% riguarda aree edificate, il 18% incolti degradati o in evoluzione (7% incolti in evoluzione, cioè dove la natura sta prendendo il sopravvento e 11% dove impera il degrado), il 4% aree di scavo (cave o altre forme di prelievo di inerti), 7% aree ex cantieri (il restante 4% non risponde sullo stato dell’area). Una fotografia delle strutture in disuso che segnala anche i rischi provocati: abbandono e dismissione connessi per il 36% a strutture pericolanti, per il 32% all’inquinamento del suolo, per il 19% ai luoghi trasformati in discariche o depositi di materiali, per il 3% ad altri fenomeni, (per il 10% non sono pervenute risposte in merito ai rischi). Non solo: a questi fattori si aggiunge anche l’espansione disomogenea delle città (cosiddetto fenomeno dello “sprawl urbano”): il cosiddetto “vuoto” (che in particolare per il 33% riguarda aree private e per il 27% aree pubbliche), lasciato su un territorio densamente edificato in maniera disordinata e spesso ingiustificata, si trasforma in degrado.

L’Italia non si può permettere più il lusso di considerare il suolo una risorsa inesauribile e rinnovabile, come emerge dal dossier “Terra Rubata”, elaborato da WWF e FAI e presentato nel gennaio 2011, si rischia concretamente che in assenza di correttivi nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane cresca in Italia di circa 600.000 ettari, pari ad un consumo di suolo di 75 ettari al giorno, mentre già oggi nel nostro Paese non è possibile tracciare un cerchio del diametro di 10 km senza intercettare un insediamento urbano. Un Paese a rischio visto che c’è chi ancora oggi favorisce la piaga dell’abusivismo edilizio – che dal 1948 a oggi ha ferito il territorio con 4,5 milioni di abusi edilizi, 75.000 l’anno e 207 al giorno – favorito dai 3 condoni che si sono succeduti ne ultimi 16 anni (nel 1985, nel 1994 e nel 2003).

Leggi il testo integrale dell’appello: https://wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=8686.

Il bonus 50% sulle ristrutturazioni vale anche per il fotovoltaico

Il bonus 50% sulle ristrutturazioni vale anche per il fotovoltaico

Chi installa un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte solare deve scegliere tra 50%-36% e quinto Conto Energia

vedi aggiornamento del 25/01/2013
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21/01/2013 – L’installazione di un impianto fotovoltaico può essere agevolata con la detrazione Irpef del 50% o del 36% riconosciuta agli interventi di ristrutturazione edilizia. L’Agenzia delle Entrate ha però precisato che per avere diritto al bonus è necessario rinunciare agli incentivi del Quinto Conto Energia.


Dato che in alcuni casi, come nell’installazione di impianti di potenza più elevata, può risultare più conveniente richiedere le detrazioni sulle ristrutturazioni anziché gli incentivi del Conto Energia, molti interessati avevano chiesto se fosse possibile optare per uno dei due bonus, ricevendo però risposte differenti dalle diverse sedi dell’Agenzia delle Entrate.

A livello centrale, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito ogni dubbio affermando che la Risoluzione 207/E/2008 sulla riqualificazione energetica degli edifici tratta anche il tema delle ristrutturazioni. Allo stesso tempo, con il DM 19 febbraio 2007 il Ministero dello Sviluppo Economico fornisce una conferma implicita affermando che le tariffe del Conto energia non sono applicabili all’elettricità prodotta da impianti fotovoltaici che hanno beneficiato della detrazione del 36% per il recupero del patrimonio edilizio.

Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate, sollecitato dalla rivista QualEnergia, è utile per due motivi. In primo luogo perché gli incentivi del Quinto Conto Energia sono ormai in esaurimento (Leggi Tutto). A fine dicembre, infatti, il Gse – Gestore dei servizi energetici ha annunciato il superamento dei 6,5 miliardi di euro, lasciando intendere il prossimo raggiungimento del tetto dei 6,7 miliardi, che fisserà la fine del sistema incentivante.

Dall’altro lato, al momento gli interventi di ristrutturazione edilizia sono agevolati con una detrazione Irpef del 50% e con un tetto di spesa di 96 mila euro. Si tratta di una situazione a termine più conveniente, introdotta dal DL Sviluppo 83/2012, che ha elevato le percentuali dei bonus per le spese di riqualificazione edilizia sostenute entro il 30 giugno 2013. Dopo questa data si tornerà infatti alla situazione iniziale, con detrazioni al 36% e tetto di spesa su cui calcolare l’agevolazione a 48 mila euro.

Nel caso in cui si scegliesse di fare domanda per gli incentivi sulle ristrutturazioni, per capire a quale percentuale di detrazione si ha diritto si deve fare riferimento al criterio di cassa. Bisogna cioè considerare la data in cui è effettuato il pagamento.

Considerando che il DL Sviluppo è entrato in vigore il 26 giugno 2012, le spese sostenute fino al 25 giugno 2012 rientrano nella vecchia normativa e usufruiscono della detrazione del 36%. Le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013 beneficiano invece del 50%.

Se i lavori si svolgono a cavallo dei due periodi, bisognerà tenere presenti le spese già pagate nel 2012 che concorrono al raggiungimento del tetto dei 96 mila euro. Dopo il 30 giugno2013, inoltre, si dovrà fare attenzione al tetto di spesa, che torna automaticamente a 48 mila euro. Se nel periodo precedente è stata spesa una cifra superiore, le ulteriori spese potrebbero quindi non beneficiare di nessuna agevolazione.

Imu, l’Ue: “Serve più equità” Poi la precisazione: “Non è una bocciatura”

Imu, l’Ue: “Serve più equità”
Poi la precisazione:
“Non è una bocciatura”

Tremonti: “Questa Imu non è nostra, è una creatura di Monti”

Secondo il rapporto Ue 2012 l’Imu, per essere più equa ed avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. Poi la precisazione di Andor e Todd: “Nessuna bocciatura”

 
La pagina del modello F24 alla voce Imu (Ansa)

La pagina del modello F24 alla voce Imu (Ansa)

Roma, 8 gennaio 2013 – L’Imu, per essere più equa ed avere un effetto redistributivo, deve essere modificata in senso più progressivo. E’ l’analisi del Rapporto Ue 2012 su Occupazione e sviluppi sociali – scrive l’Ansa-, secondo cui la vecchia Ici non aveva impatto sulle disuguaglianze e aumentava leggermente la povertà.

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L’Imu, ricorda il rapporto Ue, è stata introdotta nel 2012 ‘’a seguito di raccomandazioni sulla riduzione di un trattamento fiscale favorevole per le abitazioni’’ e ‘’basata sull’effetto distorsivo relativamente basso delle tasse sulla proprietà e il basso tasso di evasione’’. Nella sua architettura, l’Imu, riconosce Bruxelles, ‘’include alcuni aspetti di equità’’, come la deduzione di 200 euro per la prima casa, le deduzioni supplementari in caso di figli a carico, e una marcata differenziazione del tasso di imposizione tra prima e seconda casa. Ma, avverte la Commissione, ‘’altri aspetti potrebbero essere ulteriormente migliorati in modo da aumentarne la progressività”.

Per esempio, dovrebbero essere aggiornati i valori catastali degli immobili: nonostante sia già stato un passo in avanti l’aumento del 60% dei valori del reddito catastale, si tratta di un aumento proporzionale e non progressivo legato al reale valore di mercato degli immobili, e che quindi non riduce le disuguaglianze di reddito. Dovrebbero poi essere introdotte deduzioni non basate sul reddito e migliorata la definizione di residenza principale e secondaria. Sulla base di simulazioni effettuate con i dati relativi alla vecchia Ici, il rapporto Ue sottolinea che ‘’le tasse sulla proprietà non hanno impatto sulla diseguaglianza in Estonia e in Italia, e sembrano aumentare leggermente la povertà in Italia’’.

LA PRECISAZIONE – Riguardo agli articoli apparsi oggi su alcune testate on line italiane che parlavano di una “bocciatura” dell’Imu da parte della Commissione europea, il portavoce del commissario Ue agli Affari sociali, Laszlo Andor, precisa: “E’ importante sottolineare che l’analisi del rapporto odierno sull’impatto sulla povertà della tassa sulla proprietà italiana 1) riguarda la situazione del 2006, e non la nuova tassa (sulle proprietà immobiliari, ndr); 2) indica che l’impatto (dell’Ici, allora in vigore e senza esenzione per le prime case, ndr) è stato molto lieve e molto minore della tassa sulla proprietà del Regno Unito”. Quanto alla nuova tassa italiana sulla proprietà del 2012 (l’Imu, ndr), il rapporto non analizza il suo impatto redistributivo e non suggerisce che la riforma abbia avuto alcun effetto negativo sulla povertà o sulla distribuzione dei redditi”, aggiunge il portavoce, Jonathan Todd.

TREMONTI – “Una cosa concreta che può essere fatta immediatamente dai cittadini è un ricorso gratuito contro l`Imu sulla propria abitazione”. Lo ha detto Giulio Tremonti, leader di Lista Lavoro e Libertà, intervenendo ai microfoni di Radio Ies, nel corso del programma “Dalle 10 alle 12”. “Il governo Monti- ha continuato Tremonti- ha rivalutato le rendite catastali del 60% e ha introdotto l’imposta sulla casa di abitazione. Si tratta di una vera e propria patrimoniale permanente con la conseguenza che i valori fiscali sono cresciuti, mentre i valori reali delle abitazioni, anche a causa della recessione, sono crollati. Un conto è una patrimoniale moderata come era la vecchia Ici che escludeva la prima casa e che aveva valori bassi, un conto è trasformare la vecchia Ici in un’imposta patrimoniale fortissima. Le conseguenze? Se uno ha i soldi per pagare l’Imu se la cava, altrimenti c’e’ chi, e penso ai pensionati e alle fasce piu’ deboli, e’ costretto a vendere la casa per pagare le imposte. Ecco che l’Imu, in questo modo- sottolinea Tremonti-, cessa di essere un imposta sulla proprieta’ e diventa un`imposta contro la proprieta’”.

Per Tremonti “quando si dice che Monti ha solo anticipato l’introduzione dell’Imu si dice una bugia. Per prima cosa l’introduzione dell’Imu doveva avvenire nel 2014, secondariamente era prevista per legge a invarianza di gettito, ovvero dalle tasche dei cittadini non doveva uscire un euro”. “La nostra Imu- ha continuato Tremonti- non prevedeva una rivalutazione catastale così violenta e lasciava comunque fuori la prima casa. L’impatto bestiale dell’Imu sta nel fatto che colpisce la prima casa, distrugge il mercato immobiliare e i valori degli immobili, lasciando il debito fiscale immutato. L’Imu è, pertanto, una creatura di Monti”.

Lerici: rapito Andrea Calevo, figlio di un noto imprenditore edile E’ caccia ai quattro banditi

Lerici: rapito Andrea Calevo, figlio di un noto imprenditore edile E’ caccia ai quattro banditi

Ritrovata l’auto del giovane nel fiume a Santo Stefano Magra/LA MAPPA INTERATTIVA

E’ l’erede di un gruppo specializzato in commercio e consulenza nel settore dell’edilizia. I banditi alla madre del giovane: “Tuo figlio ce lo portiamo con noi per sicurezza, non ti preoccupare poi lo libereremo”

 
La Spezia, rapito Andrea Calevo dopo rapina in villa
Rapimento di Andrea Calevo, l’ingresso della villa

Lerici (La Spezia), 17 dicembre 2012 – Nessuna traccia di Andrea Calevo, imprenditore di 31 anni rapito ieri sera dopo una rapina in villa. HANNO aspettato il suo rientro a casa e quando Andrea, erede del gruppo specializzato in commercio e consulenza nel settore dell’edilizia, ha aperto il cancello elettrico della villa a Bellavista, sulle colline di Lerici, ed è entrato nel parco, lo hanno bloccato. In tre, secondo le prime notizie avrebbero accento dell’Est, con pistole spianate e passamontagna sul volto. Un assalto, probabilmente a scopo di rapina, ma sfociato in un rapimento. I banditi dopo aver costretto la madre dell’imprenditore trentenne ad aprire la cassaforte, hanno messo le mani sul contenuto: 3mila euro in contanti e gioielli che forse non li hanno soddisfatti. Secondo indiscrezioni i rapinatori avrebbero detto alla donna: “Tuo figlio ce lo portiamo con noi per sicurezza, non ti preoccupare poi lo libereremo”. Il sospetto è che contassero su un bottino ben più consistente. Dopo aver messo a soqquadro la villa hanno legato la donna, sessantacinquenne, a una sedia e sono fuggiti con il figlio sulla sua auto ritrovata solo questa mattina nel fiume (FOTOa Santo Stefano Magra. A lanciare l’allarme è stata la madre di Andrea Calevo che è riuscita a liberarsi e chiamare i carabinieri. 

CONGELATI I BENI DELLA FAMIGLIA

Sarebbe già stato attivato dalla procura distrettuale antimafia di Genova il protocollo antisequestri dopo il rapimento dell’imprenditore Andrea Calevo, avvenuto la notte scorsa. Il protocollo prevede anche il blocco dei beni di famiglia. Secondo quanto appreso due le ipotesi investigative: la prima e’ quella del sequestro a scopo di estorsione perche’ la refurtiva e’ stata scarsa; la seconda e’ che i rapinatori abbiano compiuto il sequestro solo per coprirsi la fuga. ”La situazione e’ delicatissima – ha detto un inquirente impegnato nelle indagini – il fattore tempo e’ fondamentale,
cosi’ come la riservatezza delle indagini”. Intanto l’auto recuperata nel fiume Magra  a poca distanza dal lago Curadi, alimentato dallo stesso fiume, e’ stata trasferita in un garage a disposizione del Ris di Parma.

IL CELLULARE TROVATO NEL GIARDINO DELLA VILLA

Il cellulare dell’uomo rapito è stato ritrovato nel giardino della villa del giovane, insieme al cordless dell’abitazione. Questo trapela da fonti investigative. In un primo tempo sembrava che il telefono fosse stato ritrovato nella zona di Monte Marcello.

GIOVANE RAPITO, GUARDA TUTTE LE IMMAGINI

IL PROCURATORE DI GENOVA: “SITUAZIONE DELICATISSIMA”

Il procuratore di Genova Di Lecce ha piu” volte sottolineato che la situazione e’ “delicatissima”. Gli inquirenti, che hanno a lungo interrogato la madre della vittima, stanno indagando a 360 gradi. I componenti del commando avevano il volto coperto da passamontagna quando a sera, intorno alle 22, sono entrati in villa. Uno di loro ha parlato rivolgendosi agli altri due in una lingua non italiana, secondo l’unica testimone, la madre del rapito, apparentemente slavo. L’indagine, coordinata dal procuratore di Genova Michele Di Lecce e dal sostituto Federico Panichi, e’ svolta sul campo dai carabinieri del Ros. 

MAXI-CACCIA AI BANDITI, E’ EMERGENZA/AUDIO (di Francesco Marinari)

LA DDA DI GENOVA: “SEQUESTRO A SCOPO DI ESTORSIONE”

Dopo il rapimento, ieri sera, dell’imprenditore Andrea Calevo a Lerici, l’ipotesi su cui si muove la Dda di Genova, coordinata dal procuratore Capo Michele Di Lecce, e’ quella di sequestro di persona a scopo di estorsione. Al momento c’e’ massimo riserbo sulle indagini per tutelare l’incolumita’ di Calevo, prelevato ieri sera intorno alle 22 nella sua villa sulle alture di Lerici.