Consumatori sul piede di guerra: nel 2013 una stangata da 1500 euro a famiglia

Consumatori sul piede di guerra: nel 2013 una stangata da 1500 euro a famiglia

Una stangata “drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. E’ quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno “insostenibili”, pari a 1.490 euro.
Peserà soprattutto la tassa sui rifiuti – Un vero e proprio balzo, stimano le associazioni dei consumatori, sarà quello della tariffa rifiuti che aumenterà da aprile dell’anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in più a famiglia. A salire saranno però anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in più legati all’incremento dei prezzi internazionali delle derrate), l’assicurazione auto (+5%, 61 euro in più), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in più), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo più contenuto rispetto al 2012, e dell’acqua, la cui tariffa sarà presto aggiornata dall’Autorità per l’energia.
Piccolo rincaro infine (1,5 euro in più) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono però anche gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate. “Pesanti ricadute su prezzi e tariffe deriveranno dall’Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungerà – sostengono Adusbef e Federconsumatori – anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sarà drammatico.
La stangata prevista, infatti, sarà di +1.490 euro a famiglia”. Si tratta, proseguono, di aumenti “insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie (già duramente provate) e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”. Le parole d’ordine per risollevare le sorti dell’economia sono quindi, secondo le associazioni, “ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si farà sempre più lontana ed improbabile”, dichiarano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
Codacons: nel 2012 potere acquisto famiglie -4% – L’anno che sta per chiudersi segnerà un calo record del potere d’acquisto delle famiglie: lo afferma il Codacons, che ha elaborato i dati Istat relativi alla capacità di spesa dei nuclei familiari italiani. “La congiuntura economica estremamente negativa, l’inserimento di nuove tasse, l’inasprimento generale della pressione fiscale, i rincari registrati nelle tariffe e nei prezzi al dettaglio, mentre salari e stipendi sono rimasti al palo, hanno determinato nel 2012 una fortissima perdita del potere d’acquisto dei cittadini, che per una famiglie media è diminuito del 4% – spiega l’associazione -. Tale perdita di capacità di spesa equivale a una tassa invisibile che ha pesato per 1.398 euro su una famiglia di 3 persone, e addirittura 1.540 euro su un nucleo composto da 4 persone”. “Si tratta di una vera e propria mazzata, peggiore di quella del 2009, anno nero della crisi economica – spiega il presidente Carlo Rienzi – Con questi presupposti, la ripresa per il 2013 sembra tutt’altro che vicina e, al contrario, temiamo che il nuovo anno possa registrare un peggioramento sul fronte dei bilanci familiari, con ripercussioni drammatiche sui consumi e sull’economia nazionale”.

Consumatori sul piede di guerra: nel 2013 una stangata da 1500 euro a famiglia

Consumatori sul piede di guerra: nel 2013 una stangata da 1500 euro a famiglia

Una stangata “drammatica” da quasi 1.500 euro a famiglia. E’ quella in arrivo nel 2013, secondo le previsioni di Adusbef e Federconsumatori. Tra alimentari, biglietti dei treni, rc auto, bollette, bolli e servizi postali e bancari, pedaggi, tariffa rifiuti e ricadute dell’Imu gli aumenti saranno “insostenibili”, pari a 1.490 euro.
Peserà soprattutto la tassa sui rifiuti – Un vero e proprio balzo, stimano le associazioni dei consumatori, sarà quello della tariffa rifiuti che aumenterà da aprile dell’anno prossimo del 25%, pari a 64 euro in più a famiglia. A salire saranno però anche i prezzi degli alimentari (+5%, 299 euro in più legati all’incremento dei prezzi internazionali delle derrate), l’assicurazione auto (+5%, 61 euro in più), le tariffe professionali e artigianali (114 euro in più), le tariffe aeroportuali (dopo il rinnovo dei contratti di programma di Sea a Milano e Adr a Roma) oltre alle bollette di luce e gas, anche se in modo più contenuto rispetto al 2012, e dell’acqua, la cui tariffa sarà presto aggiornata dall’Autorità per l’energia.
Piccolo rincaro infine (1,5 euro in più) anche per il canone Rai, a cui si aggiungono però anche gli aumenti di bancoposta, francobolli e raccomandate. “Pesanti ricadute su prezzi e tariffe deriveranno dall’Imu applicata sui settori produttivi a cui si aggiungerà – sostengono Adusbef e Federconsumatori – anche il malaugurato aumento dell’Iva da luglio. Il risultato quindi, anche per l’anno alle porte, sarà drammatico.
La stangata prevista, infatti, sarà di +1.490 euro a famiglia”. Si tratta, proseguono, di aumenti “insostenibili che determineranno nuove e pesantissime ricadute sulle condizioni di vita delle famiglie (già duramente provate) e sull’intera economia, che dovrà continuare a fare i conti con una profonda e prolungata crisi dei consumi”. Le parole d’ordine per risollevare le sorti dell’economia sono quindi, secondo le associazioni, “ripresa della domanda di mercato, liberalizzazioni, investimenti per l’innovazione e lo sviluppo tecnologico e, soprattutto, per il lavoro che rimane il problema fondamentale del Paese. In assenza di un serio progetto che vada in questa direzione, la fuoriuscita dalla crisi si farà sempre più lontana ed improbabile”, dichiarano i presidenti di Adusbef e Federconsumatori Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
Codacons: nel 2012 potere acquisto famiglie -4% – L’anno che sta per chiudersi segnerà un calo record del potere d’acquisto delle famiglie: lo afferma il Codacons, che ha elaborato i dati Istat relativi alla capacità di spesa dei nuclei familiari italiani. “La congiuntura economica estremamente negativa, l’inserimento di nuove tasse, l’inasprimento generale della pressione fiscale, i rincari registrati nelle tariffe e nei prezzi al dettaglio, mentre salari e stipendi sono rimasti al palo, hanno determinato nel 2012 una fortissima perdita del potere d’acquisto dei cittadini, che per una famiglie media è diminuito del 4% – spiega l’associazione -. Tale perdita di capacità di spesa equivale a una tassa invisibile che ha pesato per 1.398 euro su una famiglia di 3 persone, e addirittura 1.540 euro su un nucleo composto da 4 persone”. “Si tratta di una vera e propria mazzata, peggiore di quella del 2009, anno nero della crisi economica – spiega il presidente Carlo Rienzi – Con questi presupposti, la ripresa per il 2013 sembra tutt’altro che vicina e, al contrario, temiamo che il nuovo anno possa registrare un peggioramento sul fronte dei bilanci familiari, con ripercussioni drammatiche sui consumi e sull’economia nazionale”.

Fondi Pdl, Fiorito esce dal carcere: arresti domiciliari per il capogruppo pidiellino alla regione Lazio

Fondi Pdl, Fiorito esce dal carcere: arresti domiciliari per il capogruppo pidiellino alla regione Lazio

E così anche l’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, Franco Fiorito, lascerà il carcere. Fiorito potrà festeggiare il nuovo anno a casa sua, dato che nella mattinata di oggi gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il corpulento esponente del Popolo delle Libertà era stato arrestato il due ottobre scorso con l’accusa di peculato per aver sottratto, secondo l’accusa, circa un milione e 300 mila euro dei fondi destinati al partito.
Il processo previsto a marzo – L’istanza di scarcerazione per Fiorito era stata presentata dal suo difensore, l’avvocato Carlo Taormina. A firmare il provvedimento è stato il gip Stefano Aprile. Il processo per l’ex capogruppo Pdl alla regione Lazio é stato fissato con rito immediato per il prossimo 19 marzo. Con la stessa accusa di Fiorito a processo sono andati anche gli ex capo segreteria del suo ufficio, Bruno Galassi e Pier Luigi Boschi. “Attendiamo serenamente il giudizio perché questa vicenda – ha commentato Taormina – sia trattata come qualsiasi altro processo”.
Chiesto il rito abbreviato – Ma quali sono le motivazioni con cui sono stati concessi gli arresti domiciliari a Fiorito? I giudici hanno ritenuto attenuato sia il pericolo di inquinamento delle prove che il rischio di reiterazione del reato. L’ex esponente del Pdl trascorrerà il periodo di detenzione ad Anagni. In base a quanto si apprende, inoltre, Fiorito ha chiesto di essere processato con rito abbreviato e questo potrebbe far mutare la data del processo già fissato, con giudizio immediato, per il 19 marzo con rito immediato. Per l’ex sindaco di Anagni dovrà essere fissata una nuova udienza davanti al gup così come per gli altri due coimputati, Bruno Galassi e Pierluigi Boschi (ex capi segreteria) che hanno chiesto di poter patteggiare la pena.

Obama interrompe le vacanze e vola a Washington: ultime ore per evitare il “fiscal cliff”

Obama interrompe le vacanze e vola a Washington: ultime ore per evitare il “fiscal cliff”

Gli occhi della comunità economica mondiale sono puntati su Washington, dove tutti sperano che nelle prossime ore il buon senso vinca i veti incrociati e si trovi un modo per evitare il fiscal cliff. Quando mancano appena cinque giorni al ‘precipizio fiscale’ che farebbe ripiombare l’economia Usa, ma anche quella globale, in una nuova recessione, Barack Obama interrompe le sue vacanze alle Hawaii e torna alla Casa Bianca per cercare un’intesa ‘last minute’ con l’opposizione repubblicana. Intanto il ministro del Tesoro Tim Geithner scrive una lettera ai leader di Camera e Senato per comunicare ufficialmente che già il 31 dicembre, il debito Usa toccherà il limite, il tetto, di 16,4 trilioni. E che serviranno “misure straordinarie” per evitare il default pubblico.
Il presidente ha lasciato i mari del Pacifico per rientrare nella capitale. Anche i senatori e i deputati nelle stesse ore sono stati convocati a Capitol Hill. Da quel momento partirà il conto alla rovescia, le ultime mosse ormai sull’orlo del baratro. Riprenderanno febbrili i contatti tra Barack e il Grand Old Party repubblicano. Ma tenuto conto delle arcinote distanze politiche tuttora in campo sul tema dei tagli e delle tasse ai ricchi, regna un clima di scetticismo generale sulle chance di accordo. Secondo gli ultimi sondaggi, solo il 50% crede che alla fine si troverà un’intesa, ben il 7% in meno di pochi giorni fa. E addirittura pare che gli americani, dopo la strage di Newtown, siano più preoccupati dalla diffusione delle armi che dal fiscal cliff.
Prima di questo Natale, Obama aveva proposto una ‘mini-intesa’ che puntava a stralciare il tema delle tasse, in modo da evitare un aumento medio delle imposte di 2200 dollari a famiglia, un vero salasso che avrebbe ricadute serie sui consumi e su tutta l’economia Usa. I repubblicani hanno però già fatto sapere di essere contrari. E in tanti accusano ormai tutte le parti di tornare al solito ‘blame game’, ovvero lo ‘scaricabarile’ reciproco.
Le conseguenze pratiche, nella vita di tutti i giorni, del sempre più probabile fiscal cliff: con il sistema dei tagli automatici alla spesa, circa 2,1 milioni di disoccupati dovranno rinunciare al loro sussidio. Ma non solo. Con i tagli ai trasporti, ci saranno meno addetti alla sicurezza negli aeroporti americani. E ciò comporterà file più lunghe ai check point e inevitabili ritardi nei voli. Perciò, a spingere a favore dell’accordo si mobilita in queste ore perfino Starbucks, la catena di caffé più famosa d’America. Il suo amministratore delegato, Howard Schultz, ha chiesto ai camerieri dei 120 punti vendita dell’area di Washington di scrivere tra giovedì e venerdì, i giorni cruciali della trattativa, ‘Come together’ sui bicchieri di cartone prima di consegnarli ai clienti. “Stiamo seguendo con molta attenzione cosa sta succedendo, e siamo molto preoccupati. Credo che tutti noi ci meritiamo qualcosa di meglio”, ha detto Schultz spiegando il senso della sua iniziativa. Lo stesso messaggio, ‘Come together’, verrà lanciato nei prossimi giorni sui social media, attraverso spot tv e sul Washington Post e New York Times. “E se i colloqui non faranno progressi – promette Schultz – faremo molto di più”.

AMERICA: LO “CHOC” CHE NON ESISTE

AMERICA: LO “CHOC” CHE NON ESISTE

 

di Massimo Mazzucco

 

La mattina del 24 (due giorni fa) ho dato un’occhiata alle news in Internet, e ho visto che molti siti (CNN, Huffington Post, BBC) riportavano la notizia di un altro massacro, avvenuto poche ore prima nello Stato di New York: uno squilibrato ha dato fuoco ad una casa, poi ha aspettato che arrivassero i pompieri e si è messo a sparare all’impazzata su di loro.

Due pompieri sono rimasti uccisi, altri due feriti gravemente. Lo squilibrato si era poi suicidato, prima che arrivasse la polizia.

Vado ad accendere il televisore, convinto di trovare le “breaking news” su ogni canale. Mi dicevo “questa è grossa, sommata alla faccenda di Newtown la faranno diventare l’argomento di fine anno”. Invece, non c’era ancora niente.

Ho pensato “come è lenta la televisione, rispetto ad Internet. Probabilmente stanno mandando i reporter sul posto, e ci vorrà ancora un po’ prima che stabiliscano il collegamento”.

Torno su Internet, e c’era già un primo aggiornamento con il nome dell’assassino, e la sua storia personale: nel 1980 aveva ammazzato sua nonna, poi aveva fatto 17 anni di galera ed era tornato in libertà. Nessuno evidentemente aveva valutato il suo equilibrio psichico.

Torno davanti alla televisione, dopo un’ora, ma non c’era ancora niente.

Fox News, CNN, NBC, ABC, CBS, nessuno dei grandi network dava ancora la notizia. “Che strano – mi dico – nemmeno un elicottero che inizi a mandare immagini dall’alto, in attesa che arrivino i reporter?” (Di solito gli elicotteri delle TV locali fanno a gara ad arrivare per primi, per poi dare la diretta a tutta la nazione).

Torno nuovamente in Internet, e c’era già in rete la registrazione della drammatica telefonata fatta da uno dei pompieri feriti, che si era nascosto sotto il proprio camion: “Sono ferito alla schiena e a una gamba, perdo sangue, sento che cominciano a mancarmi le forze. Sbrigatevi ad arrivare!”.

Sono tornato ancora davanti alla tv, aspettando pazientemente che parlassero di questo fatto, ma nessuno dava la notizia. Le ore passavano, ma c’erano soltanto i documentari sul Natale, quelli su Gesù Cristo e quelli – i più spinti di tutti – sulla “vera storia di Maria Maddalena”. Ma dei pompieri massacrati quel mattino nulla.

A quel punto ho capito: la nazione non doveva sapere. I grandi networks – probabilmente d’accordo, o ciascuno per conto proprio – avevano deciso che questa notizia sarebbe stata troppo per una nazione già pesantemente scioccata dal massacro di Newtown.

A parte chi frequenta Internet, quindi, la grande massa degli americani ha passato il Natale senza sapere nulla, in tranquillità, grazie a questo gesto di “premurosa compassione” a reti unificate.

Ho passato due giorni pensando che non ci sia niente di più vergognoso di qualcuno che, all’alba del 2013, si arroghi il diritto di decidere quello che la gente deve sapere e quello che non deve sapere.

Oggi invece ho scoperto che qualcosa di più vergognoso esiste: si chiama “inventarsi le notizie”. Sull’Ansa di oggi infatti compare il titolo: “Gli USA sotto choc per il killer dei pompieri”.

Bisognerebbe istituire una regola per cui viene tolta la licenza di fare giornalismo a gente che dimostri chiaramente di pubblicare falsità come questa.

Tariffe, da gennaio aumenta il gas, ma diminuisce la luce. Aumenta bonus per famiglie numerose

Tariffe, da gennaio aumenta il gas, ma diminuisce la luce. Aumenta bonus per famiglie numerose

TMNews
Nuovi rincari per la bolletta del gas, mentre l’elettricità sarà in calo. Da gennaio – comunica l’Autorità per l’energia – il gas aumenterà dell’1,7% mentre la luce diminuirà dell’1,4%. Per le famiglie e i piccoli consumatori serviti in tutela, la spesa del gas aumenterà di 22 euro, mentre per l’energia elettrica il risparmio sarà di 7 euro su base annua. Sul calo dell’1,4% per la luce, spiega l’Authority, “hanno inciso la riduzione del 3,6% della componente energia (produzione, dispacciamento, commercializzazione) per effetto dei significativi ribassi del prezzo nel mercato all’ingrosso, a partire da ottobre”. Questa riduzione “è stata in parte controbilanciata da un aumento dello 0,5% per l’aggiornamento delle tariffe di rete e da un incremento dell’1,7% per l’adeguamento degli oneri generali e, in particolare, della componente ‘A3’ a copertura degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate”.
I motivi degli incrementi – Per il gas, invece, sull’aumento dell’1,7% “hanno inciso l’aumento dell’1,4% per l’aggiornamento delle tariffe di distribuzione, misura, trasporto e stoccaggio e l’incremento dello 0,5% circa per l’aggiornamento degli oneri generali”. Questi aumenti, secondo l’Autorità per l’energia, “sono stati in parte controbilanciati dalla riduzione pari allo 0,2% circa per l’aggiornamento della materia prima, diminuita rispetto al quarto trimestre 2012 come riflesso degli andamenti pregressi delle quotazioni dei prodotti petroliferi sui mercati internazionali”. Ulteriori cali potranno essere ottenuti “con la riforma della componente materia prima gas, rispetto alla quale l’Autorità ha già messo in consultazione i propri orientamenti”.
Bonus alle famiglie – L’Authority, inoltre, ha aggiornato i valori dei bonus riservati alle famiglie a basso reddito e numerose. Dal primo gennaio il bonus elettrico (riduzione media del 20% sulla bolletta, al netto delle imposte) consentirà uno sconto minimo di 71 euro e massimo di 155 euro (anzichè 63 e 139 euro erogati nel 2012); il bonus gas (riduzione media del 15%) passerà dal minimo di 39 euro al massimo di 350 euro (anzichè 35 e 318 euro del 2012).

Parroco contestato per la sua posizione sul femminicidio, Bagnasco: “Vicenda grave e triste”

Parroco contestato per la sua posizione sul femminicidio, Bagnasco: “Vicenda grave e triste”

Dopo le polemiche scatenate dal volantino affisso nella bacheca della chiesa di San Terenzo di Lerici (La Spezia) in cui don Piero Corsi giustificava il femminicidio, anche il cardinale Angelo Bagnasco ha sentito il bisogno di esprimersi sulla vicenda. “Una cosa grave e triste”. Così il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, ha commentato il fatto a margine dello scambio di auguri natalizi con il sindaco capoluogo ligure, Marco Doria. Secondo Bagnasco, “il vescovo di La Spezia, monsignor Paletti, è stato puntualissimo, rigoroso e chiaro. La posizione – ha sottolineato il cardinale – non può essere che questa”. Ai cronisti che gli chiedevano se ci saranno provvedimenti canonici, il presidente della Cei ha risposto: “Non so dirglielo”.
Messaggi contro il prete nella bacheca della chiesa – Intanto continuano le iniziative di protesta da parte degli abitanti di Lerici. “Dei nostri corpi decidiamo noi”, recitano alcuni volantini attaccati nella notte ad una delle bacheche della parrocchia di don Corsi. Ad esporli sono stati uomini e donne che si sono firmati ‘cittadini inc…’.
Lettera aperta donne Cisl e Acli – Le donne di Cisl, Acli, Confcooperative e Confartigianato sulla vicenda hanno scritto una lettera aperta che invita a “ripartire dall’educazione” per contrastare il fenomeno. “Il caso del parroco di Lerici e delle sue parole prive di senso e di senno sulla non dichiarata ma oggettiva complicità delle donne nei casi di femminicidio, pone due ordini di problemi: da un lato l’esigenza di rimarcare i molti percorsi e le molte vie in cui si rende visibile e manifesta la dignità delle donne; dall’altro, quello di rispecchiare e narrare un mondo cattolico che, rispetto alle tematiche di genere, presenta una ricchezza di posizioni e di elaborazioni culturali che non può essere schiacciata sotto il peso di una visione medievale e preconciliare”. “C’è da riflettere soprattutto su cosa unisce i casi dei femminicidi. Si tratta per lo più di uomini che sono stati lasciati e non lo accettano. Uomini fragili che esercitano la loro fragilità con l’aggressività. Per contrastare questo fenomeno occorre ripartire dall’educazione, in famiglia e dalla scuola nell’educare a gestire le emozioni attraverso un cambiamento di cultura e mentalità a partire in primis dal rispetto uomo – donna”, conclude la lettera.
La regista Archibugi: quel prete va isolato – “Quel prete non rappresenta la comunità cristiana, bisogna isolarlo”. Lo ha detto la regista Francesca Archibugi a “Capri, Hollywood” dove ha partecipato con altre artiste, attrici e registe da Anna Bonaiuto a Lina Wertmuller, al forum sul tema del rispetto. La Archibugi, che ha presentando il suo docufilm Giulia ha picchiato Filippo e ritirato l’Humanitarian Award per l’opera con Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca contro la violenza sulle donne, ha detto che l’Italia ha bisogno di una rinascita culturale che parta soprattutto dalla scuola: “dobbiamo contribuire ad aprire una discussione su questi temi tra le nuove generazioni. Soprattutto tra i giovani delle classi svantaggiate sembra che le conquiste delle donne siano state dimenticate. Ma la violenza in famiglia riguarda tutte le classi e non ha niente a che fare con l’amore”.
Wertmuller: uomini più fragili – Lina Wertmuller ha parlato di “uomini oggi più fragili”, per la Bonaiuto, che partecipa al progetto Ferite a Morte di Serena Dandini, “abbiamo bisogno di leggi più incisive. Ricordiamoci delle ragazze cacciate dalla stazione perché si baciavano, della donna che denuncia il marito e finisce ammazzata con la sorella, fino all’episodio del volantino. C’ è un problema culturale e bisogna intervenire già sui bambini”. La giurista Anna La Rana ha ricordato che “è importante condividere le regole internazionali in mondo che le nostre azioni non siano depotenziate da elementi religiosi o di razza”.

Titolare di un bar ucciso da un colpo di pistola a Mentana. Caccia al killer

Titolare di un bar ucciso da un colpo di pistola a Mentana. Caccia al killer

Omicidio nella tarda serata di venerdì a Mentana, vicino a Roma. Il titolare di un bar, Giorgio Marcucci, 54 anni, sposato e con una figlia di 5 anni, è stato ferito a morte con un colpo di pistola poco prima delle 23, mentre stava per chiudere il locale. Il cadavere è stato notato davanti al bar da alcuni passanti. I Carabinieri di Monterotondo ipotizzano che l’uomo sia stato avvicinato dal killer dentro il locale e ferito durante una lite. Poi si sarebbe trascinata all’esterno, dove è morto. Tra le cause del delitto non si esclude anche una rapina finita male, hanno precisato in un secondo tempo gli investigatori. Il titolare del bar potrebbe aver reagito ai banditi, ne sarebbe nata una colluttazione e poi sarebbe stato sparato il colpo di pistola fatale per l’uomo.
C’è un testimone – La vittima dell’omicidio, incensurato, era titolare del bar-ristorante Fantasia, davanti al quale è stato trovato ucciso – Un’attività che andava molto bene, secondo quanto si apprende, il che fa propendere al momento per l’ipotesi di un delitto conseguente a una rapina, visto anche l’orario di chiusura del locale in cui è avvenuto. Qualcuno avrebbe visto arrivare il rapinatore con il volto travisato. Il bandito forse non si aspettava la reazione di Marcucci, ipotizzano gli investigatori, e potrebbe aver sparato alle gambe solo per spaventarlo o neutralizzarlo. Ma il proiettile avrebbe raggiunto l’uomo all’arteria femorale, provocandone la morte. E’ caccia al rapinatore-killer in tutta la zona di Mentana e Monterotondo, a nord della Capitale. Le indagini sono coordinate dalla procura di Tivoli. Il corpo di Marcucci è stato portato al Policlinico Gemelli di Roma per l’autopsia.

Ingroia scioglie riserva e si candida: “Conquisteremo Palazzo Chigi”

Ingroia scioglie riserva e si candida: “Conquisteremo Palazzo Chigi”

 Antonio Ingroia ha sciolto la riserva per la candidatura in Parlamento. In una conferenza stampa ha presentato il simbolo che è dominato dal colore arancione e con il suo nome in forte evidenza al centro. Nella parte sovrastante il simbolo c’è la scritta rivoluzione civile mentre in basso ci sono le sagome in rosso di cittadini e lavoratori. Nessun simbolo dei partiti che supportano Ingroia compare nel logo. Alla conferenza stampa non erano presenti i leader di Prc, Idv, Pdci che sostengono l’iniziativa politica. Tra i presenti c’erano invece Leoluca Orlando e Luigi De Magistris. “Conquisteremo Palazzo Chigi – ha detto Ingroia – e avremo milioni di consensi perché vogliamo fare una rivoluzione pacifica dei cittadini, una rivoluzione civile”.
Ingroia attacca il governo Monti – “Siamo a fianco dei magistrati che hanno sollevato il conflitto di attribuzione sui provvedimenti del governo Monti riguardo l’Ilva. Rivendichiamo la politica della passione e della coerenza che il Pd sembra aver smarrito. Siamo noi a rappresentare questa storia che Bersani non ha dimostrato di voler portare avanti”. Secondo il magistrato “Bersani si è impantanano in una linea politica ambigua e contraddittoria nei confronti del governo Monti dimenticando storie come quelle di Pio La Torre e del suo impegno contro la mafia”.
Ingroia ha poi polemizzato con il leader del Pd – “Ha ignorato il mio appello a lui rivolto. Lo abbiamo cercato, non certo perché abbiamo bisogno di lui e abbiamo ricevuto risposte stravaganti. Evidentemente si sente il Padreterno, mentre Falcone e Borsellino mi rispondevano al primo squillo. Bersani in ogni caso una risposta politica l’ha data, non vuole una politica antimafia nuova e rivoluzionaria che sarebbe in grado di eliminare la criminalità. Il silenzio di Bersani è inequivoco, perché non vuole questa nostra scelta di eliminare mafia e corruzione”. Nel suo lungo attacco al leader del Pd Ingroia è incorso in un lapsus quando invece di citare Bersani ha citato il nome del leader del Pdl, Silvio Berlusconi.

Monti battezza il nuovo centro, no alla lista unica. “Accetterò di fare il capo coalizione”, annuncia

Monti battezza il nuovo centro, no alla lista unica. “Accetterò di fare il capo coalizione”, annuncia

 
Mario Monti si candida alla premiership del Paese, dando vita ad una coalizione politica con “vocazione maggioritaria” composta da una ‘sua’ lista elettorale rivolta principalmente alla società civile alleata con partiti politici tradizionali, come Udc e Fli. Al voto, la formazione si presenterà con una unica lista in Senato e più liste alla Camera, ma con un denominatore comune nello slogan “Agenda Monti per l’Italia”. Alla fine il professore rompe gli indugi, chiarendo definitivamente che non solo sarà in campo nelle elezione di fine febbraio, ma ci sarà da leader di uno schieramento che non punta a collocarsi al centro dello schieramento, ma mira dritto alla società civile e ai tanti delusi dalla politica che vogliono riformare l’Italia.
Il vertice di 4 ore – L’annuncio arriva al termine di un vertice fiume con centristi e ‘montiani’ che sostengono la sua Agenda. Riunione che, secondo un partecipante, si è svolta nel convento delle suore di Sion, fra Trastevere e Monteverde.Nonostante il pressing di quanti volevano una sola lista anche a Montecitorio, il premier decide di optare per liste separate a Montecitorio. I motivi sono principalmente tre : non vuole ‘contaminare’ troppo la sua offerta politica; la legge elettorale consiglia di restare separati alla Camera (al Senato la scelta è obbligata); infine, la par condicio limiterebbe troppo gli spazi tv.
L’annuncio in conferenza stampa – Terminato il vertice, Monti a sorpresa convoca una conferenza stampa in Senato: è chiaro che non intende attendere né il discorso di Capodanno del capo dello Stato; né nuovi sondaggi. Il dado e tratto e ormai deve annunciarlo al Paese. Spiega che “l’emergenza non è finita” perché nonostante il “seme” posto in quest’anno di governo, “moltissimo resta” da fare, soprattutto per la crescita e l’occupazione. Il suo impegno politico, precisa subito, non è rivolto solo al “centro”, né vuole “inserirsi fra destra e sinistra”. Semmai punta a “rompere barriere e confini” per “introdurre nuovi criteri di aggregazione” politica. Monti si colloca sopra le parti, nel senso che punta a chiunque sia “disposto a impegnarsi per le riforme”, vincendo le resistenze di “corporazioni, lobby e forme arcaiche di sindacalismo”. Un’operazione di “rinnovamento” della politica, ci tiene a sottolineare, che rifiuti “promesse elettorali vacue e populismo”. L’elettorato a cui si rivolge è quello di chi abbia voglia di cambiamento e non sia rappresentato da nessun partito. In una parola i potenziali astenuti. Una platea molto vasta. E non a caso ammette candidamente di avere una “vocazione maggioritaria”.E in caso arrivasse secondo? “Credo che potremo avere risultati significativi”, risponde, aggiungendo un britannico “Wait and seé…”. I
“Nessun partito, non sono l’uomo della provvidenza” –  Semmai una “formazione politica”, un “rassemblement” di diverse forze, unite da uno “statuto” e “standard” esigenti e molto rigidi. Perché, chiarisce a scanso di equivoci, sarà lui a “vigilare” sulle candidature, anche delle liste alleate. Con l’aiuto di Enrico Bondi che valuterà pendenze penali e eventuali “conflitti d’interesse”. Un punto su cui Monti insiste molto, e nel farlo sottolinea che “anche il presidente Casini” ha accolto le sue condizioni. E non è un caso che citi proprio l’Udc. In cambio del via libera a questi rigidi criteri di “governance”, spiega, ha accettato di “essere capo della coalizione”. Precisa che non rinuncerà al seggio di senatore a vita, perché è un “onore” concessogli dal presidente Napolitano, ma soprattutto perché ritiene che la “legittimazione popolare” della sua agenda sia molto “più significativa” dell’elezione in un collegio. Respinge le accuse del Pdl, sottolineando che tanti presidenti del Consiglio prima di lui hanno fatto campagna elettorale. E fa capire che sarà più in televisione che nei comizi. Infine, pur dicendosi “grato” per il sostegno del Vaticano, ci tiene a sottolineare che “la nuova formazione politica unisce credenti e non credenti” e che è “molto importante rispettare la libertà di coscienza” individuale su certi temi.
L’agenda Monti – Ai centristi Monti concede il ‘brand’ ma con paletti ben piantati, tanto che scandisce le parole quando dice che “vigilerà” sulle liste e quando parla di “regole di governance molto esigenti, e che sono state accettate molto esigenti”. Non basta: Enrico Bondi farà la ‘due diligence’ su ciascun candidato, “conformità dal punto di vista penale e su possibili conflitti di interessi”, cosa che il premier blinda sostenendo che “a partire da Casini tutti si sono detti d’accordo”. Monti pensa “non ad una alleanza con gli uni o gli altri, ma ad un’operazione di rinnovamento nel profondo della politica italiana, che può e deve avere opzione maggioritaria”. Musica per le orecchie del centristi, che davvero oggi possono sperare, come il premier più volte ripete in conferenza stampa, che l’Agenda Monti per l’Italia possa “essere mobilitante”, “rompere” i vecchi schemi bipolari, avere a breve i “risultati significativi” che indicano i sondaggi. Ma ciò che conta è che il Prof sia in pista, che la adesione delle forze in campo sia stata giudicata dal premier “ampia, convinta e credibile” e che il progetto parta in fretta. Entro l’11 gennaio deve esserci un simbolo, programma e candidato premier, solo dieci giorni dopo candidature e firme e tra meno di due mesi le elezioni saranno il banco di prova.
La “benedizione” di Bagnasco – Dopo quello dell’Osservatore Romano anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, torna a spezzare una lancia a favore del progetto politico di Mario Monti. Ma l’endorsement della Chiesa, ormai conclamato, disturba gli avversari politici del premier e imbarazza un po’ lo stesso presidente del Consiglio che si dice lusingato ma chiarisce: i temi prettamente etici non saranno nell’indice dell’Agenda. “Sulla onestà e capacità di Monti penso che ci sia un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma credo che su questo piano, sia in Italia sia all’Estero, ci siano stati riconoscimenti” si limita in effetti a notare l’ arcivescovo di Genova e presidente Cei. Ma la nuova ‘benedizione’ di Angelo Bagnasco è un fatto e lo stesso Monti si dice “molto grato” per quanto detto su di lui. Poi però precisa: “la nuova formazione politica che nasce oggi unisce intorno a un programma impegnativo per la crescita del Paese e si rivolge a persone di buona volontà, credenti e non credenti “. Soprattutto, precisa, “non è sulle questioni etiche che si articola questa nostra formazione e credo che in primis siano le coscienze individuali e la sede parlamentare i luoghi in cui i valori e le iniziative debbano esplicarsi. Credo – aggiunge – che sia molto importante rispettare la libertà di coscienza, fermo restando il doveroso rispetto della dignità delle persone”.