Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

Napolitano: “Dobbiamo essere all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”

“Dobbiamo essere una Repubblica all’altezza dell’articolo 1 della Costituzione”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una intervista al Tg5 torna a parlare del lavoro che non c’è e dei milioni di giovani in cerca di un’occupazione. Non solo in Italia. “Quel primo articolo ebbe grande significato, si discusse moltissimo in Assemblea costituente e si scelse questa dizione anziché l’altra ‘è una Repubblica dei lavoratori’ -ha ricordato il capo dello Stato-. ‘Fondata sul lavoro’ è qualcosa di più, c’è un principio regolatore cui si devono uniformare tutti gli attori sociali e le rappresentanze politiche”.
Dramma della disoccupazione, specie dei giovani – “Quello della disoccupazione giovanile non è un problema puramente italiano”, ha riconosciuto il presidente della Repubblica: “L’Economist è uscito con una copertina e un editoriale dal titolo ‘Una generazione senza lavoro’. Si parla, solo nei Paesi del mondo ricco, di 26 milioni di giovani che non sono più nel processo formativo, non fanno addestramento e non hanno lavoro – ha spiegato il capo dello Stato. Nell’insieme, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha fatto la cifra di 75 milioni di giovani disoccupati, qualcosa di simile alla popolazione di un grande Paese”. Per Napolitano, “la verità è che sono cambiate le tecnologie, i termini dell’occupazione e si è colto molto in ritardo il dilagare della disoccupazione giovanile sia in Occidente che nei Paesi emergenti e in Italia lo sentiamo molto acutamente e drammaticamente”.
Fuga cervelli è una perdita secca per l’Italia  – La fuga dei cervelli “é una perdita secca per l’Italia, che si accolla il costo della loro formazione e poi si vede deprivare di fondamentali energie. Occorre trovare le condizioni perché restino qui. Non si tratta di mettere divieti. Un’esperienza all’estero è fisiologica. Quello che è patologico è restare fuori”. L’emigrazione al’estero dei laureati “é una reazione naturale alle difficoltà in Italia. Penso soprattutto a chi fa ricerca e non trova sbocchi. E’ una libera scelta cercare altrove. La questione è creare le condizioni perché le persone possano tornare”.
Combattere deriva psicologica giovani – “Si deve innanzitutto garantire la massima attenzione da parte delle Istituzioni – Governo, Parlamento e anche Regioni ed Enti locali – per la condizione dei giovani che rischia davvero di essere molto critica: ci si sente privi di prospettive, e si deve reagire anche a questo stato d’animo, a questa deriva psicologica”, afferma Napolitano. “Certamente non bastano le assicurazioni, ma intanto – aggiunge il capo dello Stato – credo che già solo il mettere l’accento sul problema serva, e poi occorrono decisioni, scelte concrete come quelle di cui proprio in questo momento si sta parlando in Italia e in Europa”, afferma il capo dello stato.
Lavoro, anche con raccomandazione non si trova  – “Il problema della disoccupazione giovanile ha dimensioni tali che è scalfito in misura irrilevante dalla pratica della raccomandazione. Questa è solo un piccolo tassello del problema. Milioni di giovani anche con la raccomandazione non trovano lavoro”. A proposito della lamentela di molti giovani che ancora in Italia conta più la raccomandazione del merito, Napolitano infatti risponde: “Anche questo è un aspetto grave e deteriore, però il problema della disoccupazione giovanile ha delle dimensioni tali che non è scalfito se non in misura irrilevante dall’assunzione per raccomandazione. Anche se questa pratica continua, ed è da combattere e da sradicare, ormai è soltanto un piccolo tassello del problema. La verità è che ci sono milioni e milioni di giovani che, né con la raccomandazione, né senza raccomandazione, riescono a trovare lavoro”.

Dopo quello dell’oro, arriva il crollo del prezzo dell’argento: -28% da inizio anno. La colpa? E’ anche dei pannelli solari

Dopo quello dell’oro, arriva il crollo del prezzo dell’argento: -28% da inizio anno. La colpa? E’ anche dei pannelli solari

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Argomenti: Tutela ambientale | Dowa Holdings |Yang Xuejie

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(Corbis)(Corbis)

Dopo lo scivolone dell’oro, che nel corso del 2013 ha perso circa il 20% del suo valore, ora a preoccupare gli operatori è il crollo dell’argento, che oggi ha toccato i minimi dal settembre 2010. Tra volumi alti, l’oncia si sta pericolosamente avvicinando alla soglia psicologica dei 20 dollari, con un calo del 28% rispetto all’inizio del’anno. Il che fa conquistare all’argento il poco invidiabile primato di peggior metallo prezioso del 2013.

«L’argento sta compiendo un percorso simile a quello dell’oro – spiega Yang Xuejie, analista di Galaxy Future – : la domanda per investimento sta lentamente scivolando e ci sono dubbi sulla domanda industriale, che rappresenta il driver principale degli acquisti». Come indicato da Barclays Capital, «le commodities sono sul punto di essere investite da una grande rotazione, che riguarderà la performance dei prezzi e la leadership sul mercato. Oro e argento in particolare, quelle che dal 2009 hanno corso di più, nei prossimi anni saranno probabilmente tra le commodities più deboli».

 

L’argento, utilizzato in diversi prodotti industriali(dalle batterie ai pannelli solari), è entrato in fase “orso” nel mese scorso. Come ricordava Natixis in un report diffuso ieri, la debolezza del metallo prezioso sconta – oltre a una serie di motivi che penalizzano i beni rifugio e premiano l’appetito al rischio – anche il rallentamento del mercato del fotovoltaico. Secondo il Silver Institute di Washington, infatti, il 90% delle più comuni celle converte i raggi solari in elettricità usando un impasto di argento.

Se peraltro, come sembra, il Giappone si appresta a divenire il più grande produttore di celle solari dopo la Cina, allora anche il suo consumo di argento salirà nettamente. Dowa Holdings, il più importante produttore giapponese, ha infatti annunciato che l’import di minerali d’argento per incrementare l’output di metallo del 40%. E rilanciare le quotazioni del metallo prezioso per ora più penalizzato dai mercati.

Napolitano: “Crisi angosciante, bisogna avviare riforme e modifiche costituzionali”

Napolitano: “Crisi angosciante, bisogna avviare riforme e modifiche costituzionali”

Il colloquio al Quirinale con il ministro Quagliariello, e i presidenti delle Commissioni affari costituzionali di Camera e senato ha permesso di “verificare la comune volontà di avviare senza indugio e di portare avanti in Parlamento un processo di puntuali modifiche costituzionali”. Lo ha ribadito in una nota il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale aveva precedentemente detto che “la crisi angosciante e drammatica” che vive l’Italia “impone alle Istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese sostenendo la ricerca e l’innovazione come fattori essenziali della crescita economica e del progresso sociale “.
Il ricordo di D’Antona – Napolitano ha inviato un messaggio al Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso “e a quanti hanno voluto raccogliersi nel nome e nel ricordo di D’Antona, a quattordici anni dal vile attentato che lo sottrasse all’affetto dei suoi cari e al suo apprezzato impegno scientifico al fianco delle Istituzioni, volto a delineare un percorso di rinnovamento e di progresso nella legislazione del lavoro. Attraverso il ricordo del suo sacrificio – ha aggiunto il capo dello Stato – si onorano tutti coloro che, con equilibrio e generosità, offrono il loro apporto per rilanciare, nel quadro dei valori costituzionali, l’attenzione al ruolo centrale del mondo del lavoro e sostenere la ricerca e l’innovazione come fattori essenziali della crescita economica e del progresso sociale. Con questi sentimenti e nel rinnovare l’apprezzamento per l’iniziativa, rivolgo il mio commosso pensiero ad Olga, ai figli e a tutti i familiari”.

FIOM in piazza per il lavoro, attacchi al PD “Preferisce stare con Berlusconi”

FIOM in piazza per il lavoro, attacchi al PD “Preferisce stare con Berlusconi”

 

 

Dalle cinquanta alle centomila persone hanno partecipato oggi a Roma alla manifestazione della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil (corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni) per chiedere al governo di mettere in testa alle priorità da affrontare non l’Imu ma il lavoro che non c’è, quell’emergenza che anche oggi ha fatto un’altra vittima, l’ennesima viitima della paura e della disperazione (un cassintegrato che si è gettato da un ponte a Civitacastellana, vicino Viterbo). Una manifestazione caratterizzata dalle critiche all’assenza del Pd come partito. ll corteo era preceduto dallo striscione “Non possiamo più aspettare” e le richieste al governo da parte della Fiom le ha sintetizzate il segretaro del sindacato Maurizio Landini – che ha chiuso sul palco accanto a Gino Strada di Emergency e Stefano Rodotà, il candidato al Quirinale dei grillini – sollecitando il blocco dei licenziamentii, la riforma degli ammortizzatori sociali e l’introduzione del reddito di cittadinanza per contrastare la precarietà. Alla manifestazione Fiom hanno detto un sì convinto Sel, Movimento 5 Stelle, Pdci, Rc, Idv, i Verdi, Ingroia e tutta la galassia della sinistra a sinistra del Pd. Mancava il PD come partito. Esponenti del partito Democratico infatti hanno partecipato ma a titolo personale, come Matteo Orfini, l’ex-ministro Fabrizio Barca e Sergio Cofferati, ex segretario Cgil. La mancata adesione ufficiale del Pd ha provocato le critiche di quanti, e sono stati tanti, hanno accusato il partito di Epifani di preferire di stare al governo con Berlusconi piuttosto che in piazza con gli operai della Fiom. “Abbiamo invitato tutti e non capisco come si può essere al governo con Berlusoni e aver paura di esser qui con noi” ha commentato Landini. “Quest’assenza è un errore” ha detto Cofferati. “Chi non è venuto qui oggi ha perso un’occasione” ha sottolienato il leader di Sel Nichi Vendola. La risposta d Epifani è arrivata in serata: “Il problema non è stare in piazza ma ascoltare la piazza e dare risposte alla piazza”. Sempre sull’emergenza lavoro oggi è intervenuto anche il presidente della CEI Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova:”Il lavoro è la lama più penetrante e tagliente nella carne della gente ed è il criterio per giudicare qualunque urgenza e intervento efficace da parte della politica”. 

Come le piste ciclabili possono incrementare i posti di lavoro e trainare il commercio

Come le piste ciclabili possono incrementare i posti di lavoro e trainare il commercio

  • Mercoledì, 15 Maggio 2013 16:24
  • Scritto da Marta Albè

piste ciclabili - fonte foto: dc.gov La creazione di nuove piste ciclabili e la riparazione di quanto già esistente può rappresentare un’importante opportunità di incrementare i posti di lavoro e per trainare il commercio. Si tratta di quanto emerso da una ricerca condotta di recente a New York. Nella Grande Mela è infatti risultato evidente come le piste ciclabili non contribuiscano unicamente a proteggere i ciclisti dal traffico automobilistico, ma possano costituire un nuovo impulso per l’economia locale.

I dati provenienti da Oltreoceano parlano chiaro. Le piste ciclabili rappresentano un fattore in grado di favorire il turismo, attirando gli appassionati dei viaggi ecosostenibili a bordo delle biciclette, di ampliare le possibilità di offrire nuovi impieghi e di favorire le vendite dei negozi che si trovano lungo tali percorsi, oltre che dei punti vendita dedicati proprio al mondo della bici e del ciclismo, sia sportivo che come passatempo.

Secondo i dati più recenti, i punti vendita locali collocati nelle vicinanze delle piste ciclabili hanno potuto trarre vantaggio da un incremento delle vendite pari al 49%, un dato particolarmente rilevante in un periodo di crisi globale. Il riferimento è soprattutto alla pista ciclabile collocata sulla 9th Avenue, in base ad uno studio condotto da parte del Dipartimento dei Trasporti statunitense. I negozi presenti tra la 23esima e la 31esima strada sono stati protagonisti dell’incremento delle vendite sopra indicato, da ritenere molto elevato rispetto alla media del 3% che ha interessato i punti vendita dell’intero quartiere di Manhattan.

In base alle ricerche svolte in proposito, mentre i ciclisti tendono a spendere meno per ogni visita rispetto agli automobilisti, risulta che le spese dei ciclisti siano comunque superiori nel giro di un mese, secondo quanto rivelato da uno studio condotto nella località di Portland. I negozi potrebbero essere agevolati dal fatto che in un normale parcheggio sia possibile sostare collocando un maggior numero di biciclette rispetto alle automobili, portando così ad un incremento degli avventori all’interno degli stessi.

Uno studio condotto in Oregon ha misurato invece l’impatto della diffusione dell’impiego della bicicletta e delle piste ciclabili sul turismo. Basandosi su di un sondaggio che ha coinvolto circa 5000 persone, gli esperti hanno calcolato come i ciclisti in vacanza giungano a spendere 400 milioni di dollari all’anno, di cui 175 milioni in vitto e alloggio, 54 milioni in generi alimentari e 28 milioni in riparazioni, abbigliamento e attrezzature. Il cicloturismo è in grado inoltre di assicurare4600 nuovi posti di lavoro.

Favorire il cicloturismo, la realizzazione di piste ciclabili e gli spostamenti correlati alla mobilità sostenibile non offre dunque vantaggi unicamente dal punto di vista ambientale o della salute di chi compie maggiore movimento, ma anche per quanto concerne l’economia dei luoghi che decidono di incentivare la diffusione di modalità di spostamento non inquinanti. Dati i risultati positivi ottenuti Oltreoceano, le piste ciclabili ed il cicloturismo potrebbero dunque essere considerati come punti di partenza primari per garantire nuovi posti di lavoro e trainare l’economia, risollevando il commercio locale, anche nel nostro Paese.

Si dà fuoco per salvare la casa messa all’asta

Si dà fuoco per salvare la casa messa all’asta

 

 

Un muratore disoccupato di 64 anni si è dato fuoco per salvare la casa che era stata messa all’asta. Nel disperato tentativo, attuato conspargendosi di benzina da una bottiglia e utilizzando un accendino, l’uomo ha coinvolto anche la moglie, la figlia e due agenti di polizia che sono rimasti ustionati dalle fiamme nel tentativo di impedire il folle gesto. Ora il mancato suicida e uno degli agenti sono ricoverati all’ospedale Cannizzaro di Catania per le gravi ustioni riportate. Moglie e figlia e un secondo agente sono stati raggiunti dalle fiamme che hanno avvolto il muratore ma non sono gravi. E’ successo a Vittoria, in provincia di Ragusa, dove Giovanni Guarascio, muratore disoccupato, ha messo in atto la sua drammatica protesta nel momento in cui l’ufficiale giudiziario stava per dare il via allo sfratto perchè la sua abitazione era finita all’asta e aggiudicata ad un privato per 26.000 euro. Il debito di Giovanni Guarascio con una banca era di 10.000 euro. Gli agenti erano stati chiamati dall’ufficiale giudiziario in previsione di uno sfratto ‘difficile’. Per qualche minuto Guarascio è sembrato lasciarsi convincere dai poliziotti a non frapporre ostacoli allo sfratto, poi i toni della discussione tra il muratore e i legali della famiglia che aveva acquistato l’appartamento all’asta si sono fatti più accesi. E’ stato a questo punto che l’uomo all’improvviso si è consparso di liquido infiammabile versandolselo addosso da una bottiglia ed ha azionato un accendino dandosi fuoco un attimo prima che gli agenti gli si gettassero addosso per impedirglielo. Le fiamme hanno avvolto l’uomo, la moglie, la figlia e i due agenti.

La “patrimoniale” sulla casa ha fatto crollare il mercato, aumenti del 40% per chi affitta

La “patrimoniale” sulla casa ha fatto crollare il mercato, aumenti del 40% per chi affitta

 

 

L’Imu, una sorta di “patrimoniale” sulla casa ha provocato, come del resto era facilmete prevedibile, un crollo del mercato immobiliare. Con tutti gli effeti che ne conseguono. Mai il mercato era andato cosi male dal 1985. Si e’ registrato un calo nell’ultimo anno del 25,7%. Le transazioni sono state 448mila. E quella del mattone e’ da sempre uno dei settori trainanti della nostra economia. E’ vero che verra’ sospesa l’Imu sulla prima casa da pagare a giugno. Ma quando gli italiani torneranno dalle vacanze, con qualche risparmio di meno, quanto dovranno pagare? Il timore e’ che in molti si troveranno addirittura a pagare piu’ di prima (Il governo sta studiano una nuova tassa complessiva sulla casa, comprendente anche quella sui rifiuti) e comunque a dovere tirare fuori i soldi tutti insieme a fine anno. E per chi affitta le cose vanno ancora peggio, quasi un modo per disincentivare l’affitto, che per molti rimane l’unico modo per avere una casa. Quando fecero l’equo canone crollo’ il mercato degli affitti, che ora si era appena un po’ ripreso con la cedolare secca. Ci saranno aumenti del 40% sull’acconto da pagare a giugno. Per gli immobili in affitto l’acconto Imu dovra’ essere pagato in base alle aliquote stabilite dai comuni nel 2012 piu’ elevate rispetto alla misura base del 7,6 per mille. Nel confronto con l’acconto Ici 2011, la variazione dell’imposta e’ determinata, oltre che dall’innalzamento delle aliquote, anche all’aumento del 60% della base imponibile.

EFFICIENZA IN EDILIZIA, IL GIACIMENTO DA SFRUTTARE DELL’ESISTENTE

EFFICIENZA IN EDILIZIA, IL GIACIMENTO DA SFRUTTARE DELL’ESISTENTE

 

di Redazione Qualenergia.it

 

In Italia abbiamo 13,7 milioni di edifici, di cui 12,1 milioni ad uso residenziale. Di questi ben il 76% è stato costruito prima del 1976, quando sono state varate le prime norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici. Il nostro patrimonio edilizio è un vero e proprio colabrodo energetico, un problema tanto più grave se consideriamo che l’energia che sprechiamo è in gran parte importata. Il risanamento dell’esistente è un enorme giacimento di energia da risparmiare oltre che un’opportunità per rilanciare l’edilizia, tra i settori più duramente colpiti dalla crisi. A impedire di attingere a queste riserve però restano diversi ostacoli. Come rimuoverli? Ne parliamo con Ulrich Klammsteiner vicedirettore dell’Agenzia Casa Clima/Klima Haus Agentur della provincia di Bolzano che oggi a The Innovation Cloud a Milano ha parlato proprio di risanamento energetico del parco edilizio esistente, presentando la certificazione Casa Clima R, pensata proprio per le riqualificazioni energetiche.

 

DOMANDA. Dottor Klammsteiner, che potenziale c’è nel risanamento del patrimonio edilizio esistente?

RISPOSTA. «Come prestazioni energetiche quasi tutti gli edifici antecedenti agli anni ’90 sono in classe G, la più bassa. Il potenziale di risanamento è dunque enorme. Questo sarà il futuro dell’edilizia per i prossimi 10 anni e forse più, alla luce della crisi che ha colpito il mercato del nuovo. Ci sono già tutte le tecniche e le tecnologie per poter intervenire efficacemente, manca forse una diffusione adeguata del know-how e delle skills per farlo».

 

D. Oltre a questo ci sono altri ostacoli che frenano gli interventi sull’esistente. Quali sono?

R. «Il problema in Italia è che per l’italiano medio la casa ha un valore enorme, che però non si riflette a livello economico: si è costruito troppo e il valore sul mercato è relativamente basso rispetto a quello soggettivo per chi abita la casa. L’altro ostacolo è che non si conoscono le potenzialità del risanamento energetico e in un edificio in multiproprietà questo potenziale si può esprimere a pieno solo se tutti i proprietari fanno interventi in maniera coordinata. Lo Stato dovrebbe fare da esempio: intervenendo negli edifici pubblici, scuole, in primis per far vedere che la riqualificazione energetica funziona. Tra l’altro non occorre a volte nemmeno toccare l’involucro; bastano semplici interventi di manutenzione ordinaria sugli impianti per avere risparmi di oltre il 10%».

 

D. Può fare qualche esempio di risanamento energetico di successo?

R. «Un esempio classico è l’edificio che era delle Poste a Bolzano e che è stato ceduto alla Provincia proprio per i costi energetici enormi che comportava. Intervenendo si sono ridotti di 10 volte i consumi aumentando nel contempo il volume del 30%. Altro esempio meno noto la casa Glauber, sempre a Bolzano, dove oltre che la performance energetica si è voluto migliorare l’impatto ambientale complessivo, usando materiali il più sostenibili possibile. Sono stati ristrutturati anche diversi masi sotto tutela. Nei 100 comuni della provincia abbiamo certificato la ristrutturazione totale di circa 600 edifici in un anno: un piccolo numero che però se si traslasse a livello nazionale diverrebbe rilevante».

 

D. Che ruolo ha la nuova certificazione “Casa Clima R” nel promuovere la riqualificazione dell’esistente?

R. «Il valore è quello di dare una linea guida chiara e trasparente da seguire per il tecnico affinché sia certo di effettuare un risanamento di qualità. Con questa qualità si avrà nell’abitazione un comfort termico differente. Questa è anche una delle difficoltà nel comunicare i vantaggi di risanare energeticamente un edificio: pochi capiscono che non è solamente una questione di risparmio economico, bensì anche di migliorare la qualità abitativa. Sarebbe importante che questo messaggio passasse, perché negli interventi di risanamento in genere i tempi di rientro dell’investimento aggiuntivo sono più lunghi che nelle nuove costruzioni».

 

D. In Italia c’è stata da poco una riforma dei certificati bianchi, mentre le detrazioni del 55% sono confermate solo fino a giugno. Come cambierebbe il sistema degli incentivi per promuovere la riqualificazione energetica dell’esistente?

R. «L’Italia con i certificati bianchi è all’avanguardia nell’incentivare l’efficienza energetica, tuttavia questo sistema funziona molto bene per interventi come il cambio caldaia, mentre per la riqualificazione energetica complessiva si prendono relativamente pochi titoli. La misura ha senso solo per enti piuttosto grandi come comuni o province. Dati i costi e la procedura complessa per ottenerli, infatti, i certificati sono convenienti da usare per finanziare interventi solo se vengono raggruppati. Di sicuro da soli non bastano come strumento e andrebbero inseriti in una strategia complessiva più ampia da adottare non solo a livello provinciale e regionale, ma anche nazionale ed europeo. La Direttiva europea al momento aiuta poco, dato che i diversi patrimoni edilizi nazionali hanno caratteristiche e problemi diversi. Ad esempio, in Italia ci sono molte più case di proprietà e, dunque, edifici in multiproprietà: non si può fare come in Austria e Germania dove il proprietario dell’edificio fa gli interventi e recupera i costi alzando l’affitto degli inquilini».

 

D. Che tipo di strumenti potrebbero aiutare a superare questo ostacolo?

R. «In provincia di Bolzano ci stiamo pensando da molto. Le soluzioni possibili sono diverse. Ad esempio in Germania esistono strumenti finanziari come il Bausparen, che permette di accantonare i soldi per accedere poi a finanziamenti a tassi convenienti per interventi edilizi. Oppure si pensa a fondi rotativi o a finanziamenti diretti, anche attraverso i fondi europei. In Alto Adige poi abbiamo incentivato la riqualificazione energetica imponendola in caso di ampliamento, tramite il piano casa: questo ha funzionato, dove avendo poco terreno il valore immobiliare è relativamente alto, ma potrebbe essere meno efficace in altre regioni dove si è costruito molto di più».

CRISI ECONOMICA E VOGLIA DI CIBO SANO: RECORD DI ORTI IN CITTÀ

CRISI ECONOMICA E VOGLIA DI CIBO SANO: RECORD DI ORTI IN CITTÀ

 

di Coldiretti

 

Mai così tante aree verdi sono state destinate ad orti pubblici nelle città dove si è raggiunto il record di 1,1 milioni di metri quadri di terreno di proprietà comunale divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione ad uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del rapporto ISTAT sul Verde Urbano presentata in occasione di “Cibi d’Italia” di Campagna Amica al Castello Sforzesco di Milano dove si sono svolte vere lezioni pratiche per diventare “hobby farmer” con figure dedicate che opereranno progressivamente in tutta Italia dove si registra un vero boom con circa 21 milioni di italiani che stabilmente o occasionalmente coltivano l’orto o curano il giardino.

Le coltivazioni degli orti urbani non hanno scopo di lucro, sono assegnati in comodato ai cittadini richiedenti e forniscono prodotti destinati al consumo familiare e, oltre a rappresentare un aiuto per le famiglie in difficoltà, concorrono a preservare spesso aree verdi interstiziali tra le aree edificate per lo più incolte e destinate all’abbandono e al degrado.

Secondo il censimento effettuato dall’ISTAT quasi la metà (38%) delle amministrazioni comunali dei capoluoghi di provincia – sottolinea la Coldiretti – ha previsto orti urbani tra le modalità di gestione delle aree del verde, con forti polarizzazioni regionali: il 72% delle città del Nord-ovest, poco meno del 60% e del 41% rispettivamente nel Nord-est e nel Centro (con concentrazioni geografiche in Emilia Romagna e Toscana, ma ben rappresentati anche in Veneto, Friuli Venezia Giulia e nel Lazio). Nel Mezzogiorno, infine, risultano presenti solo a Napoli, Andria, Barletta e Palermo.

La crisi economica – rileva la Coldiretti – fa dunque ricordare i tempi di guerra quando nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano gli orti per garantire approvvigionamenti alimentari. Sono famosi i “victory gardens” degli Stati Uniti e del Regno Unito dove nel 1945 venivano coltivati 1.5 milioni di allotments sopperendo al 10% della richiesta di cibo.

Ma sono celebri anche gli orti di guerra italiani nati al centro delle grandi città per far sì che, nell’osservanza dell’imperativo del Duce, “non (ci fosse) un lembo di terreno incolto”. Sono negli annali della storia le immagini del foro Romano e di piazza Venezia trasformati in campi di grano e la mietitura svolta in piazza Castello, centro e cuore di Torino in ogni epoca.

Ora i tempi sono cambiati ed ai motivi economici si sommano quelli di volersi garantire cibo sano da offrire a se stessi e agli altri od anche la voglia di voler trascorrere più tempo a contatto con la natura. Una tendenza che – continua la Coldiretti – si accompagna anche da un diverso uso anche del verde privato con i giardini e i balconi delle abitazioni che sempre più spesso lasciano spazio ad orti per la produzione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere all’occorrenza.

Con la crisi fare l’orto è diventato – sostiene la Coldiretti – una tendenza assai diffusa che ha raccolto molti appassionati che possono oggi scegliere tra le tante innovazioni presenti sul mercato anche a seconda dello spazio disponibile. Dall’orto portatile a quello verticale, dall’orto “riciclabile” a quello in terrazzo, da quello rialzato a quello didattico, ma anche l’orto urbano e le tecniche di “guerrilla gardening” che possono essere adottate da quanti non hanno spazi disponibili per piantare ortaggi e frutta nei terreni disponibili nei centri delle città.

Gli “hobby farmers” – spiega la Coldiretti – sono una fascia di popolazione composta da giovani e anziani, da esperti e nuovi appassionati, che coltivano piccoli appezzamenti famigliari, strisce di terra lungo ferrovie, parchi e campi di calcio, balconi e terrazzi arredati con vasi di diverse dimensioni o piccole aree con acqua e sgabuzzino per gli attrezzi messe a disposizioni dai comuni in cambio di affitti simbolici.

Nel caso di orto su un balcone di medie dimensioni si può ipotizzare un costo che oscilla fra i 40 e i 50 euro per 2 contenitori da 80 centimetri di lunghezza, con la giusta quantità di terra e 6 piantine orticole più diverse essenze aromatiche, dove la maggior parte del costo è rappresentato proprio dai vasi che certamente non si buttano via a fine stagione, ma possono essere riutilizzati per più anni. Le singole piantine orticole possono costare fra i 25 e i 30 centesimi per confezioni multiple. Il segreto del piccolo orto sul balcone – spiega la Coldiretti – sta nell’ottimizzare gli spazi all’interno degli stessi vasi, alternando piante più alte come pomodorini, peperoni e melanzane, con alla base composizioni di prezzemolo, basilico ed erbette. L’ideale è attrezzare un lato del balcone con le orticole e l’altro con le aromatiche (come timo, salvia e menta).

Se invece si ha a disposizione un piccolo appezzamento di terreno, in appena 10 metri quadrati si possono coltivare: 4 piante di pomodori, 4 piante di melanzane, 2 piante di zucchine, 8 piante di insalata e 4 piante di peperoni per una produzione media di oltre 25 chili di verdura. Oltre a quello sul balcone o al tradizionale a terra, a causa degli spazi sempre più ristretti nelle città – conclude la Coldiretti – stanno nascendo anche nuove tipologie di orti: da quelli a parete che si appendono all’esterno e nei quali trovano spazio fragoline, peperoncini, insalatine ed erbe aromatiche o quelli “pocket” costituiti da mini vasi in materiale riciclabile che possono essere sistemati senza problemi anche a bordo finestra sui davanzali più stretti.

Le diverse tipologie di orto

L’orto a porter ovvero l’orto da passeggio è forse quello più bizzarro ed è scelto da coloro i quali vogliono essere veramente alla moda. Si tratta – spiega la Coldiretti – di piccoli vasi o bicchieri meglio se in bioplastica con pianticelle da portare in giro e una volta a casa adagiare su un substrato più “comodo”.

L’orto verticale invece è da preferire quando lo spazio scarseggia. Una delle tante soluzioni può essere quella di creare dei pannelli di legno in varie dimensioni con un substrato fertile e tante tasche, che possono essere anche di stoffa, dentro alle quali piantare e coltivare verdure o fiori con radici poco profonde.

L’orto riciclato è l’ideale per coloro che non vogliono sprecare plastica o vetro. Basta inventare un piccolo vaso utilizzando vecchie bottiglie in plastica tagliate, tetrapak, scatole di alluminio, contenitori in polistirolo, ecc., per piantare simpatiche piantine da orto da far crescere rispettando l’ambiente.

L’orto in terrazzo è sicuramente il più diffuso in Italia. Anche in poco spazio in terrazzo un bel vaso può ospitare piante officinali, spezie e qualche piccolo ortaggio stando ben attenti all’esposizione solare e alla quantità di acqua da somministrare alle piante.

L’orto rialzato viene scelto – riferisce la Coldiretti – da chi non dispone di un giardino o un lembo di terra, ma ha ampio spazio in cemento da poter sfruttare oppure non è nelle condizioni di potersi chinare per lavorare la terra. Allora si utilizzando dei vasconi, meglio se in legno di cedro in cui poter piantare ortaggi, frutta e fiori.

Attraverso l’orto didattico, diffuso nelle scuole e nelle aziende agrituristiche di Campagna Amica-Terranostra aperte ai bambini, si apprendono la stagionalità, la cultura della campagna e i suoi valori storici, economici e sociali. I ragazzi capiscono l’importanza delle tradizioni contadine, lo stretto legame con la natura e l’importanza del rispetto dell’ambiente. In una società sempre più a rischio di cementificazione è molto importante dedicare attenzione alle “pratiche verdi” anche tra banchi e lavagne ed è bellissimo vedere i giardini delle scuole sottratti all’incuria, fiorire e diventare luogo di gioco e apprendimento per bambini e ragazzi.

Letta: abbassare le tasse sui neoassunti. L’Imu? Va superata

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«Il superamento dell’Imu non è mica una cosa di Berlusconi. Che si vada in quella direzione è chiaro». «Non è il governo ideale, né per me né per gli italiani . Ho lottato per un governo diverso, di centro sinistra. La legge elettorale, che va assolutamente cambiata, ha creato una situazione di ingovernabilità. Bisognava trovare una via d’uscita». Il premier Enrico Letta, ospite a «Che tempo che fa», la trasmissione di Fabio a Fazio su Rai tre, affronta uno per uno i principali nodi che negli ultimi giorni hanno messo a repentaglio la tenuta dell’esecutivo «di servizio». E alla fine del suo intervento promette davanti alle telecamere: «Mi dimetterò se dovrò fare tagli alla cultura e all’università».

«Decreto per sospendere rata Imu giugno» 
Il presidente del Consiglio parte dal tema più spigoloso, la cancellazione dell’Imu, misura sponsorizzata dal Pdl durante la campagna elettorale. Per Silvio Berlusconi è la condizione per sostenere l’attuale esecutivo di larghe intese. «La base è il discorso su cui il Parlamento ha dato la fiducia. Preferisco parlare di “casa”, parlare di Imu è riduttivo. Nel programma – continua Letta – è scritto con chiarezza che andrà superata l’Imu, e poi affitti agevolati per le giovani generazioni e le ristrutturazione ecocompatibili da incentivare. Faremo un decreto per sospendere la rata di giugno dell’Imu, che dunque non verrà pagata». L’intervento, annuncia, coprirà anche il rifinanziamento della cassa in deroga.

 

Letta: intervento immediato per finanziare cassa in deroga 
Nei prossimi giorni, spiega infatti il presidente del Consiglio, ci sarà un intervento di urgenza che, oltre alla copertura per il congelamento della rata di giugno dell’Imu, fornirà le risorse per rifinanziare la cassa in deroga. Per evitare l’aumento dell’Iva, anticipa il premier, si interverrà in un secondo momento, considerato che lo scatto di un punto dell’imposta è a partire da luglio («L’aumento dell’Iva é più lontana – ricorda Letta – tenteremo di allontanarla per avere tempo di lavorarci»). «Spero che non ci sia bisogno di una nuova manovra», confida poi Letta.

Letta: priorità abbassare le tasse sui neoassunti 
«Non chiederemo di dare nuovi debiti», dice Letta, analizzando l’ipotesi di chiedere all’Europa maggiori margini di manovra sul fronte della spesa pubblica. «Noi non chiederemo di fare nuovi debiti – continua il premier – perché l’Italia ne ha fatti troppi in passato e li pagano le giovani generazioni. Io a nome di una generazione penalizzata penso di dovermi prendere un impegno: mai più i debiti. La logica di fare più debiti é sbagliata». Letta parla poi del viaggio compiuto nei giorni scorsi nelle principali cancellerie europee: Berlino, Parigi, Bruxelles. «A tutti ho detto l’Italia non vuole “sbracare”, però noi Europa non possiamo più accettare che l’Europa sia solo tagli e tasse. Proporrò, al vertice europeo di giugno, che tutti i capi europei lancino un piano, un grande progetto per il rilancio dell’occupazione dei giovani». Bisogna, afferma ancora Letta, che nel vertice di giugno tutti lancino un progetto per derogare tutti alla soglia del 3% contro la disoccupazione giovanile. Per il presidente del Consiglio, dunque, «la priorità è il lavoro per i giovani. La mia ossessione è abbassare le tasse sui neoassunti».

Il premier: nel programma l’abolizione del finanziamento pubblico 
«Nel programma c’è l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti così come la riduzione dei costi della politica», afferma il presidente del Consiglio durante la trasmissione.

Ius soli? «Su temi fuori programma occorre discussione» 
«È ovvio che sarà difficile trovare un accordo sullo ius soli». Letta commenta la dichiarazione del ministro Kyenge («presto un ddl sullo ius soli», ndr). «Il tema mi sta a cuore, ma so che alcune di queste materie sono fuori dal discorso programmatico e so che su questi temi occorre che ci siano delle discussioni e dei dibattiti e non é detto che si possano trovare delle intese. Stessa cosa per il reato di immigrazione clandestina», aggiunge Letta.

«Il Pd ha mostrato limiti, il congresso sia fondativo» 
Letta parla anche dei “giorni caldi del Pd”. «In un passaggio drammatico non ce l’abbiamo fatta – ammette -, si sono messi in evidenza i limiti. Ora ci vuole un congresso che a mio avviso deve essere fondativo del Pd in cui centinaia, migliaia di iscritti decideranno il progetto per le prossime elezioni e se sarà scelto bene il Pd sarà vincente». Per Letta, «l’assemblea di mille persone (convocata sabato prossimo, ndr) non decide la linea, si decide un segretario e si convoca il congresso per dare a iscritti e militanti l’occasione per indicare la rotta del Pd che per me resta un’idea vincente di unire le differenze».

Lotta alla mafia: chiederò collaborazione a Cantone e Gratteri 
Il premier parla anche dell’impegno del governo contro la mafia. «Ho firmato l’appello di “Libera” – ricorda -, ci metteremo tutto l’impegno, ad esempio sul tema del 416 ter che regola il voto di scambio. Chiederò a Cantone e a Gratteri di aiutarci alla Presidenza del consiglio per l’elaborazione complessiva di questi tempi» (An.C.).