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Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio
Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio
SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE
SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE
Contestazione per l’ospite più atteso (e forse più temuto) della prima serata del 63/mo Festival della Canzone a Sanremo. Maurizio Crozza è stato zittito da fischi e grida ostili – “vattene”, “basta politica”, “fuori” – da parte di alcuni spettatori quando ha imitato Silvio Berlusconi. Il comico si è bloccato, quasi intimorito dalla contestazione ed è sembrato perdere la concentrazione mentre la maggior parte del pubblico applaudiva per sostenerlo e urlava a sua volta contro i contestatori “fuori, fuori”. E’ dovuto intervenire Fabio Fazio per riportare la situazione alla normalità invitando Crozza a continuare ma per qualche minuto l’esibizione del comico genovese è sembrata sul punto di saltare. Poi i contestatori sono stati allontanati – su Twitter si è scatenata l’ironia sulla claque “pagata” da Berlusconi… – e il comico ha proseguito in crescendo il suo personale show imitando Bersani (nessun fischio ma neanche troppi applausi), il ‘pigro’ Ingroia (l’imitazione più riuscita, anche se già vista a Ballarò e su La7 come tutte le altre del resto…), il Monti-robot e gli esponenti dell”alta società’ della sua lista con un focus spassoso su Montezemolo. Grandi applausi. Per il resto, non c’è stato il bacio tra i due ragazzi della coppia gay che si sposeranno a New York il 14 febbraio “perchè in Italia le nostre leggi non lo consentono”. La parte del leone, nel finale, l’ha fatta Toto Cutugno che ha cantato ‘L’italiano’ e ‘Volare’ insieme al coro dell’Armata Rossa.
Reporter senza frontiere: “In Italia ancora un uso pericoloso delle leggi bavaglio”. Siamo al 57° posto
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Addio ad una delle più grandi attrici italiane: è morta Mariangela Melato
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AMERICA: LO “CHOC” CHE NON ESISTE
AMERICA: LO “CHOC” CHE NON ESISTE
di Massimo Mazzucco
La mattina del 24 (due giorni fa) ho dato un’occhiata alle news in Internet, e ho visto che molti siti (CNN, Huffington Post, BBC) riportavano la notizia di un altro massacro, avvenuto poche ore prima nello Stato di New York: uno squilibrato ha dato fuoco ad una casa, poi ha aspettato che arrivassero i pompieri e si è messo a sparare all’impazzata su di loro.
Due pompieri sono rimasti uccisi, altri due feriti gravemente. Lo squilibrato si era poi suicidato, prima che arrivasse la polizia.
Vado ad accendere il televisore, convinto di trovare le “breaking news” su ogni canale. Mi dicevo “questa è grossa, sommata alla faccenda di Newtown la faranno diventare l’argomento di fine anno”. Invece, non c’era ancora niente.
Ho pensato “come è lenta la televisione, rispetto ad Internet. Probabilmente stanno mandando i reporter sul posto, e ci vorrà ancora un po’ prima che stabiliscano il collegamento”.
Torno su Internet, e c’era già un primo aggiornamento con il nome dell’assassino, e la sua storia personale: nel 1980 aveva ammazzato sua nonna, poi aveva fatto 17 anni di galera ed era tornato in libertà. Nessuno evidentemente aveva valutato il suo equilibrio psichico.
Torno davanti alla televisione, dopo un’ora, ma non c’era ancora niente.
Fox News, CNN, NBC, ABC, CBS, nessuno dei grandi network dava ancora la notizia. “Che strano – mi dico – nemmeno un elicottero che inizi a mandare immagini dall’alto, in attesa che arrivino i reporter?” (Di solito gli elicotteri delle TV locali fanno a gara ad arrivare per primi, per poi dare la diretta a tutta la nazione).
Torno nuovamente in Internet, e c’era già in rete la registrazione della drammatica telefonata fatta da uno dei pompieri feriti, che si era nascosto sotto il proprio camion: “Sono ferito alla schiena e a una gamba, perdo sangue, sento che cominciano a mancarmi le forze. Sbrigatevi ad arrivare!”.
Sono tornato ancora davanti alla tv, aspettando pazientemente che parlassero di questo fatto, ma nessuno dava la notizia. Le ore passavano, ma c’erano soltanto i documentari sul Natale, quelli su Gesù Cristo e quelli – i più spinti di tutti – sulla “vera storia di Maria Maddalena”. Ma dei pompieri massacrati quel mattino nulla.
A quel punto ho capito: la nazione non doveva sapere. I grandi networks – probabilmente d’accordo, o ciascuno per conto proprio – avevano deciso che questa notizia sarebbe stata troppo per una nazione già pesantemente scioccata dal massacro di Newtown.
A parte chi frequenta Internet, quindi, la grande massa degli americani ha passato il Natale senza sapere nulla, in tranquillità, grazie a questo gesto di “premurosa compassione” a reti unificate.
Ho passato due giorni pensando che non ci sia niente di più vergognoso di qualcuno che, all’alba del 2013, si arroghi il diritto di decidere quello che la gente deve sapere e quello che non deve sapere.
Oggi invece ho scoperto che qualcosa di più vergognoso esiste: si chiama “inventarsi le notizie”. Sull’Ansa di oggi infatti compare il titolo: “Gli USA sotto choc per il killer dei pompieri”.
Bisognerebbe istituire una regola per cui viene tolta la licenza di fare giornalismo a gente che dimostri chiaramente di pubblicare falsità come questa.
Benigni: «Il ritorno di Berlusconi? Un sequel da film horror». Poi celebra la Costituzione «degna di Woodstock. Quando entrerà in vigore sarà bellissimo»
Benigni: «Il ritorno di Berlusconi? Un sequel da film horror». Poi celebra la Costituzione «degna di Woodstock. Quando entrerà in vigore sarà bellissimo»
di Francesco PriscoCronologia articolo18 dicembre 2012Commenti (48)
Oltre 12,6 milioni di telespettatori hanno seguito ieri sera su Rai1 “La più bella del mondo”, la serata evento di Roberto Benigni che si è giocata tra la satira su Berlusconi e l’esegesi della Costituzione. Lo show ha raccolto in media il 43,94% di share.
Che vi piaccia o meno, Roberto Benigni è l’ultimo artista ecumenico rimasto all’Italia. L’unico che goda di riconoscibilità e credito in qualsiasi posto del mondo. Merito de «La vita è bella», suo capolavoro che risale ormai a 15 anni fa e dopo il quale gli abbiamo pure perdonato un paio di film non proprio riusciti. Fa una certa impressione vederlo al centro di quel Teatro 5 di Cinecittà caro a Federico Fellini che lo diresse ne «La voce de la luna».
Nessuno, più del Roberto nazionale, poteva in ogni caso cimentarsi con l’immenso compito commissionatogli dal Quirinale: fare spettacolo della Costituzione italiana. Spettacolo che istruisce e diverte, lasciando se possibile passare il concetto che la nostra Carta è «La più bella del mondo», come recitava lo stesso titolo della trasmissione andata in onda ieri sera su Rai 1. Il comico di Vergaio se l’è cavata applicando il «format Benigni» ai principi fondamentali della nostra Repubblica, lo stesso che con Dante Alighieri funziona a meraviglia da troppi anni: prima mezz’ora di esilarante satira sull’attualità politica, poi un’ora e mezza di istrioniche spiegazioni intervallate da letture. Solo che, nel caso specifico, sul leggio color legno del teatro non c’erano le terzine del Divin Poeta, quanto piuttosto i primi dodici articoli della nostra Costituzione. Se nella parte comica Benigni appare il solito fuoriclasse incontrollabile, in quella seria deve vedersela con il difficile equilibrio tra il sublime e la retorica. Oggi siamo sicuri che i più si scappelleranno, qualcuno lo stroncherà più o meno pretestuosamente ma i dati Auditel gli daranno ragione. Di tutto lo spettacolo resterà probabilmente una battuta: «Abbiamo una Costituzione meravigliosa, molto avanti rispetto ai tempi in cui fu concepita. Quando entrerà in vigore sarà un mondo bellissimo».
Berlusconi ha diviso l’Italia in due. Quelli contrari e quelli disperati
Giusto per far capire ai suoi spettatori abituali che è in gran forma, nel monologo iniziale colpisce il suo bersaglio prediletto: Silvio Berlusconi. L’incipit è una catena di ringraziamenti alla Rai, al presidente Napolitano, al papa, a Dio che via via lo rimandano a qualcuno di più importante e dunque si arriva al «Grazie Silvio!». Scherza Benigni, mentre Berlusconi è ospite su Retequattro di Quinta colonna. «Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie bruttissime, catastrofiche. Il 21 c’è la fine del mondo, ma non è la più brutta. L’altra ci ha spappolati tutti: con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c’è uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c’è verso di mandarcelo». È il Cavaliere che, col suo ritorno, «ha diviso l’Italia in due: quelli contrari e quelli disperati». Quello di Berlusconi, secondo il comico, è infatti un ritorno in scena paragonabile a «un sequel dei film dell’orrore: Lo Squalo 6, La mummia, Godzilla contro Bersani… Qualcuno può dire che ce l’ho con lui, ma è lui che ce l’ha con noi».
Benigni e la Costituzione: “E’ la nostra mamma”. Su Berlusconi: “Come un film dell’orrore”
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SANREMO: FAZIO ANNUNCIA I 14 BIG, DA ELIO A CHIARA PASSANDO PER I MODÀ
SANREMO: FAZIO ANNUNCIA I 14 BIG, DA ELIO A CHIARA PASSANDO PER I MODÀ
Ancora sotto la spada di Damocle di un possibile rinvio per non impattare con le elezioni politiche, se dovessero svolgersi il 17 e 18 febbraio (“Ci riderebbero dietro ovunque” ha scritto Aldo Grasso stamane sul Corriere), Fabio Fazio ha annunciato al Tg1 i nomi dei 14 big che con due canzoni a testa parteciperanno al prossimo Festival di Sanremo in programma nella città dei fiori dal 12 al 16 febbraio 2013. I 14 big annunciati dal conduttore (con la Litizzetto) di questa edizione della kermesse canora sono: Raphael Gualazzi, Elio e le Storie Tese, Chiara, Almamegretta, Malika Ayane, Daniele Silvestri, i Moda’, Simona Molinari con Peter Cincotti, Marco Mengoni, Marta sui Tubi, Simone Cristicchi, Annalisa, Max Gazze’ e Maria Nazionale.
I PERSUASORI OCCULTI E IL NEUROMARKETING
I PERSUASORI OCCULTI E IL NEUROMARKETING
di Marcello Pamio – 27 novembre 2012 – tratto da Effervescienza nr. 46 l’inserto di Biolcalenda mese ottobre 2012 – www.labiolca.it/effervescienza
“La pubblicità può essere descritta come la scienza di fermare l’intelligenza umana abbastanza a lungo da ricavarne denaro”, Stephen Leacock
Nel 1957 il giornalista Vance Packard scrisse “I persuasori occulti”, un libro che svelava i trucchi psicologici e le tattiche usate dal marketing, per manipolare le nostre menti e convincerci a comprare. Libro inquietante per l’epoca. Oggi però, i pubblicitari sono diventati più bravi, furbi e spietati. Grazie ai nuovi strumenti tecnologici, alle scoperte nel campo del comportamento, della psicologia cognitiva e delle neuroscienze, sanno cosa ha effetto su di noi molto meglio di quanto noi stessi possiamo immaginare. Scansionano i nostri cervelli e mettono in luce le paure più nascoste, i sogni, i desideri; ripercorrono le orme che lasciamo ogni volta che usiamo una tessera fedeltà o la carta di credito al supermercato. Sanno cosa ci ispira, ci spaventa e cosa ci seduce, e alla fine, usano queste informazioni per celare la verità, manipolarci mentalmente e persuaderci a comprare. Vediamo alcune strategie messe in atto dai “persuasori”. Il Kids marketing Gran parte del budget del marketing è impiegata per impiantare i brand (marchi) nel cervello dei piccoli consumatori, perché le nostre preferenze per i prodotti attecchiscono dentro di noi ancora prima di nascere. Il linguaggio materno è udibile dall’utero, ma quello che non si sapeva è che la musica lascia nel feto un’impressione duratura in grado di plasmare i gusti che avranno da adulti. Le ultime scoperte confermano che ascoltare reclame e jingle pubblicitari nell’utero ci predispone favorevolmente nei confronti dei brand associati. Il marketing lo sa e ha iniziato ad escogitare modi per capitalizzare tale spregiudicato fenomeno… Con il kids marketing si coinvolgono i bambini nei giochi, monitorando il loro comportamento e preferenze, il tutto per aggiornare gli assortimenti dei supermercati: ridisegnare forma e colore degli scaffali, arricchire i totem posizionati di fianco alle casse, ecc. Non a caso giocattoli e merendine sono disposti a circa un metro da terra, alla portata dei più piccoli. I bambini sotto i tre anni (guardano 40.000 spot pubblicitari all’anno e conoscono più nomi di personaggi pubblicitari che animali), solo negli USA, rappresentano un mercato da 20 miliardi di dollari! A 6 mesi i bambini sono in grado di formarsi un’immagine mentale di loghi, e infatti i biberon e passeggini vengono decorati con personaggi ad hoc. I loghi riconosciuti a 18 mesi saranno preferiti anche da adulti. Per finire, condizionando i bambini agli acquisti si condizionano anche i genitori: il 75% degli acquisti spontanei può essere ricondotto a un bambino e una madre su due compra un alimento che è stato chiesto dal figlio. Marketing della paura e nostalgia La paura è un’emozione che stimola la secrezione di adrenalina, scatenando il riflesso primordiale del combatti o fuggi. Tale riflesso produce a sua volta un altro ormone, l’epinefrina che determina un piacere estremo. Il sangue affluisce ad arti e muscoli, per cui il cervello ne sarà privato, e questo ci rende incapaci di pensare con lucidità: la paura è persuasore molto efficace (psicofarmaci, vaccini, ecc.). Le case farmaceutiche spendono decine di miliardi di dollari per inventare nuove malattie e alimentare le nostre paure. Risultato? Le vendite di farmaci da ricetta in America raggiungono i 235 miliardi di dollari all’anno. Spesso l’approccio consiste nell’evocare emozioni negative, indi presentare l’acquisto del prodotto come l’unico e veloce modo di liberarsi di quell’emozione. Pubblicità più sofisticate adoperano invece l’umorismo come rinforzo positivo: far ridere è un ottimo mezzo per far simpatizzare con il prodotto. Viceversa, struggersi nei ricordi migliora l’umore, l’autostima e rafforza le relazioni. La nostra predilezione per la nostalgia dipende dal fatto che il cervello è programmato per ricordare le esperienze passate come più piacevoli di quanto le avessimo ritenute nel momento. Tendiamo a valutare gli eventi passati in una luce più rosea. Anche la nostra età percepita è un fattore cruciale nelle decisioni di acquisto: più invecchiamo e più rimpiangiamo il passato. Il “marketing della nostalgia” è una strategia di grande efficacia, con cui i pubblicitari riportano in vita immagini, suoni e spot del passato per venderci un brand. Le dipendenze I cibi ricchi di grassi e zuccheri (cioccolate, patatine, merendine…) sono tra i prodotti che generano più dipendenza. Le aziende arricchiscono appositamente i loro prodotti con sostanze che creano assuefazione (glutammato monosodico, caffeina, sciroppo di mais, aspartame, zucchero). Uno studio pubblicato su “Nature Neuroscience”, dimostra che questi alimenti agiscono sul cervello in modo quasi identico alla cocaina e all’eroina! Lo zucchero stimola la secrezione della dopamina, il neurotrasmettitore del benessere, mentre la caffeina ne inibisce il suo riassorbimento, facendoci sentire briosi e vivaci, e dall’altra stimola l’adrenalina che ci fa sentire carichi. Anche i giochi danno una dipendenza fisiologica fortissima, il cervello infatti reagisce rilasciando più dopamina. Per questo le aziende cercano di aumentare le vendite di Playstation e Wii, anche perché hanno scoperto che quando i giochi sono progettati a dovere, non fanno sviluppare soltanto una dipendenza dal gioco stesso, ma possono riprogrammare il cervello rendendo dipendenti dall’atto di comprare, dallo shopping. Usano i videogiochi per trasformarci in drogati dello shopping: brandwashing. Vanity sizing È un bieco trucco con cui alcuni negozi vendono abiti più larghi per farci credere di indossare una taglia più piccola. Le taglie riportate nelle etichette di abbigliamento spesso non corrispondono a quelle reali: sono di una taglia più bassa. Il neuromarketing sa benissimo che ambo i sessi comprano più volentieri un prodotto che li fa sembrare più magri, anche se ciò non è vero. Celebrity marketing Sfruttano la fama delle celebrità (attori, sportivi, ecc.) per lavarci il cervello, perché un prodotto associato a una persona famosa esercita un ascendente subliminale potentissimo. Il “celebrity marketing” fa leva sul fatto che sogniamo di diventare famosi, belli e popolari, vogliamo essere loro o almeno essere come loro. Non a caso il numero delle persone famose si è moltiplicato negli ultimi anni, grazie a programmi creati ad arte: reality show, intrattenimento, ecc. Aumentano i testimonial per poterli usare per la pubblicità. Data mining Si tratta di un business enorme che consiste nel tracciare e analizzare il comportamento dei consumatori, per poi categorizzare ed elaborare i dati e usarli per persuaderci a comprare e, a volte, a manipolarci. Le aziende possono conoscere le nostre abitudini, l’etnia, il sesso, l’indirizzo, il telefono, il numero dei componenti della famiglia e molto altro ancora. Il nome tecnico è “Ricerca motivazionale”, e in pratica vanno alla ricerca delle motivazioni che stanno alla base dei comportamenti di acquisto dei consumatori. Analizzando i dati delle carte fedeltà e incrociandoli con quelli delle carte di credito, è possibile scoprire delle cose inquietanti su tutti noi. I “programmi fedeltà” infatti esistono solo per persuaderci a comprare di più. Ogni volta che usiamo tali carte, viene aggiunta al nostro archivio digitale l’indicazione di quello che abbiamo comprato, le quantità, l’ora, il giorno e il prezzo. Quando usiamo le carte di credito, l’azienda archivia la cifra e la tipologia merceologica: ad ogni transazione è assegnato un codice di quattro cifre che indica la tipologia di acquisto. Dove questi dati vadano a finire è facile da immaginare. Percorsi e orientamento Sapevate che si spende di più se ci muoviamo nel negozio in senso antiorario? Il braccio destro ha più margine di movimento per afferrare i prodotti; la guida delle auto, tranne alcuni Pesi, è a destra e leggiamo da sinistra a destra, per cui i nostri occhi tendono a seguire questo movimento anche quando si è davanti a uno scaffale. I supermercati sono pensati per favorire la circolazione dei clienti da destra a sinistra, col risultato che le cose più acquistate sono sempre sugli scaffali a destra. Le grosse industrie, sapendo questo, posizionano i loro prodotti civetta sempre a destra. La porta d’ingresso è sempre a destra, e questo è un modo subdolo nel determinare il flusso d’acquisto antiorario. Infine i percorsi contorti all’interno servono per farci camminare lentamente, e più lentamente ci muoviamo, più prodotti vedremo… e saremo tentati di comprare. I beni di prima necessità come sale, zucchero, ecc., sono posizionati lontanissimo dall’ingresso e difficili da scovare, obbligandoci a ripercorrere più volte le corsie facendoci girare l’intero supermercato. Addirittura in molti supermercati cambiano di posto i prodotti una volta al mese, per impedirci di trovare facilmente quello che cerchiamo. L’istituto ID Magasin, specializzato in ricerche comportamentali e di mercato, ha messo a punto un dispositivo per registrare ciò che il cliente guarda da quando entra a quando esce, scoprendo che l’area più osservata negli scaffali è a circa 20 centimetri al di sotto del nostro orizzonte visivo. Un prodotto collocato a un metro e mezzo d’altezza ha la massima probabilità d’essere notato e quindi di essere acquistato. La musica è servita Quale musica è meglio: rock, metallica, samba o sinfonica? A questo ci pensano aziende come Muzak, gli “architetti audio”, che hanno progettato 74 programmi musicali in 10 categorie diverse, che spaziano dal rock, alla classica, e tutte sortiscono un effetto psicologico ben preciso e diverso. Anche la velocità e il ritmo sono importanti. Nei supermercati la musica è lenta perché dobbiamo muoverci più lentamente per comprare di più, mentre nei fast-food e ristoranti è più veloce allo scopo di accelerare il ritmo della masticazione, in questo modo ci spingono ad andarcene prima per servire più clienti. I carrelli della spesa Nel 60% dei carrelli si trovano batteri coliformi, gli stessi dei bagni pubblici. Uno studio ha trovato più batteri di tutte le altre superfici analizzate, inclusi water e poggiatesta dei treni. Il carrello è stato inventato nel 1938, con l’unico intento di stimolare gli acquisti, e nel corso degli anni le dimensioni sono aumentate permettendo di contenere più prodotti. Oggi si trovano carrelli di dimensione ridotta dedicati ai bambini, e in questa maniera da una parte vengono abituati e indottrinati fin da piccoli a usarlo, dall’altra possono riempirlo con i prodotti posizionati alla loro altezza. Esposizioni Le industrie pagano per posizionare i loro prodotti dove possono essere visti più facilmente dalle persone: un metro e mezzo da terra, a destra e a fine corsia. Posizionano a fine corsia, dove c’è anche più spazio, prodotti ad alto profitto, come le cioccolate e che ispirano acquisti compulsivi. Le persone comprano il 30% in più di prodotti che sono posizionati nelle esposizioni di fine corsia, rispetto quelli a metà corridoio, perché si pensa che “il vero affare è alla fine”. Attenzione agli amici Paradossalmente il persuasore occulto più potente sono proprio gli amici. Il marketing e le aziende non possono nulla in confronto all’influenza esercitata da un consumatore sull’altro. Nulla è più persuasivo quanto osservare una persona che conosciamo e rispettiamo intenta a usare un prodotto. Quando un brand ci è raccomandato da un’altra persona, nel nostro cervello le aree razionali e procedurali si disattivano. Tali meccanismi spiegano come mai la pubblicità basata sul passaparola ci resta in testa per settimane, mentre non ricordiamo gli spot televisivi visti alla mattina. Conclusione Aveva ragione Edward L. Bernay, padre della Propaganda, quando scrisse nel 1928 che “gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni che stanno alla base delle loro azioni”. Questo articolo è incompleto perché il materiale su tali argomenti è faraonico, ma dopo questa lettura forse saremo un po’ più consapevoli del piano diabolico del neuromarketing. La consapevolezza, assieme a un percorso di crescita evolutivo-spirituale, rimangono gli strumenti più potenti per difendersi dalla persuasione… e non solo. Partendo da hic et nunc, qui e ora, è molto importante essere presenti il più possibile nella nostra vita. La tv, in quanto strumento principe della manipolazione, meno la guardiamo e meglio è per tutti, soprattutto per i bambini. Infine, evitare di fare la spesa durante gli orari di pranzo e cena, perché lo stimolo della fame incentiva acquisti compulsivi, non usare il carrello e portarsi sempre la lista della spesa. Questi consigli sono banalità o possono far tremare i polsi alle multinazionali? Lo sapremo solo se li metteremo in pratica… |