FORUM ACQUA: PER UNA PRESA DI PAROLA DAL BASSO E DENTRO LA SOCIETÀ

FORUM ACQUA: PER UNA PRESA DI PAROLA DAL BASSO E DENTRO LA SOCIETÀ

 

Nel pieno di una profonda crisi economica e sociale, le recenti elezioni politiche ci consegnano un quadro di forte sommovimento, instabilità e relativa incertezza.

Un elemento tuttavia emerge con nitida chiarezza: il popolo italiano ha pesantemente bocciato il governo Monti e le politiche di austerità che, durante un anno di governo “tecnico”, hanno terremotato socialmente il Paese, peraltro senza ottenere neppure l’obiettivo dichiarato di ridurre il debito pubblico.

Così come si evidenzia una domanda forte di rinnovamento della democrazia e delle sue forme, in un quadro di pressoché totale assenza di riflessione sulla crisi della rappresentanza e sul venire avanti di nuove forme partecipative espresse dalle molte vertenze da tempo aperte nel Paese, nel mondo del lavoro e nelle conflittualità territoriali per la riappropriazione sociale dei beni comuni.

La sconfitta della coalizione di centrodestra, ma anche di quella di centrosinistra, nonché l’irruzione nel quadro istituzionale del Movimento 5 Stelle, ci consegnano un quadro complesso, gravido di possibili involuzioni ma anche di nuove potenzialità.

In questa situazione, l’atteggiamento peggiore che i movimenti attivi nel Paese possono assumere è quello di stare alla finestra ed attendere il succedersi degli eventi.

Sia perché gli eventi continuano ad operare e i vincoli monetaristi europei – Fiscal Compact e pareggio di bilancio/Patto di Stabilità e Crescita 2012-2014 – approvati dal precedente Parlamento, sono attivi e renderanno perpetue le politiche di austerità.

Sia perché sarebbe sbagliato pensare che l’unico campo di gioco sia quello istituzionale, con tutti i rischi di ripiegamento politicista che ciò comporterebbe.

Serve invece uno scatto della società e una forte presa di parola da parte di tutti i movimenti che, dentro i territori e a livello nazionale, da sempre rivendicano un’altra uscita dalla crisi, a partire dalla riappropriazione dell’acqua, dei beni comuni e della ricchezza sociale per costruire un altro modello produttivo, ecologicamente e socialmente orientato. In questo senso, a nostro avviso, diviene urgente promuovere una nuova cultura dei beni comuni soprattutto a partire dalle nuove generazioni.

È sulla base di questa impellente necessità che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua intende avviare una forte iniziativa sociale e di interlocuzione con la politica affinché il voto referendario espresso dalla maggioranza assoluta del popolo italiano sia democraticamente rispettato e compiutamente realizzato.

In questo senso, riteniamo che le prime azioni che il nuovo Parlamento dovrà compiere siano:

– l’immediata ripresentazione ed approvazione della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato, presentata nel 2007 con oltre 400.000 firme, ed oggi legittimata dal voto referendario di oltre 27 milioni di cittadini;

– l’immediata censura del nuovo metodo tariffario e della stessa Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, in quanto l’azione dell’Authority e conseguentemente il provvedimento adottato si pongono in diretto contrasto con l’esito referendario, per cui chiediamo l’immediato ritiro della delibera e delle competenze attribuite all’Autorità stessa;

– la ridiscussione del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, da restituire all’originaria funzione pubblica, affinché metta a disposizione le risorse per l’effettiva realizzazione del processo di ripubblicizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato;

– non dare corso ad alcun tentativo di assoggettamento al patto di stabilità delle aziende speciali e “in house” e porre in essere un provvedimento volto all’esclusione dal patto di stabilità di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi essenziali alla comunità e riconducibili alle categorie dei beni comuni e del welfare locale;

Come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua intendiamo a brevissimo attivare un percorso di relazione tra tutti i movimenti e le autonomie sociali attive sui beni comuni, precarietà, diritti e lavoro al fine di produrre su alcuni obiettivi condivisi un percorso collettivo, capace di dare un segnale forte dentro la società e indicazioni precise su quali siano le direzioni che l’intero quadro istituzionale deve intraprendere.

Così come intendiamo interloquire con le forze politiche, a partire da quelle che hanno sostenuto i Sì ai referendum, su tali indicazioni.

Perché se è grande il disordine sotto il cielo, una forte iniziativa dei movimenti dal basso diventa necessaria per attraversarlo e segnare un punto netto di avanzamento sociale per la riappropriazione dei beni comuni.

L’INTRATTENIMENTO COME ARMA DA GUERRA

L’INTRATTENIMENTO COME ARMA DA GUERRA

 

di comidad

 

In questi giorni i media ci hanno narrato di un evento epocale, di un terremoto elettorale, tantevvero che il Parlamento è rimasto ingovernabile com’era prima. Le elezioni diventano l’occasione per una cavalcata tra i generi narrativi. C’è la fiaba di Pollicino che attraversa il bosco e passa dallo zero al 25% grazie solo alle mollichine di pane. Poi c’è la storia horror come va di moda adesso, senza risveglio dall’incubo, in cui il mostro (una specie di clown laido alla “It”) non muore mai e sembra spuntarla sempre, e non perché lui sia furbo, ma perché gli altri appaiono inspiegabilmente paralizzati. Non sono mancati poi i siparietti comici, in cui ci si è spiegato che il PdL si è avvantaggiato delle televisioni, mentre l’M5S dell’uso di Internet. Se ne può arguire che Bersani sarebbe ancora fermo ai segnali di fumo.

Mentre le scadenze elettorali si rivelano sempre più come uno psicodramma d’intrattenimento, quello che invece dovrebbe costituire l’intrattenimento propriamente detto, cioè il cinema, dimostra di essere una fondamentale arma da guerra. Nello stesso momento in cui la Corea del Nord è stata fatta oggetto di nuove provocazioni statunitensi a causa di un presunto test nucleare, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha deciso di assegnare il premio Oscar come miglior film ad uno spot di propaganda anti-iraniana, “Argo”. Il film è stato diretto da Ben Affleck, e da lui stesso prodotto, insieme con l’immancabile George Clooney, un attore che si era già segnalato per le sue provocazioni contro un altro “nemico” degli Stati Uniti, il Sudan, contro il quale lo stesso Clooney ha proposto nientemeno che una sorta di progetto di spionaggio satellitare.

A conferma di questo suo attivismo imperialistico, Clooney fa anche da testimonial per un’agenzia coloniale che imperversa da anni in Africa, la Fondazione Clinton, creata dall’omonimo ex presidente degli USA; quello stesso presidente che nel 1998 aveva fatto bombardare il Sudan.

Il fatto che un agente provocatore della levatura di Clooney risieda praticamente in Italia, nelle sue tante ville sul Lago di Como, non costituisce un dato rassicurante per l’Italia, e neppure per il Lago di Como.

Già nel 2010 una pioggia di Oscar era stata assegnata al film “The Hurt Locker”, basato sulle vicende di un gruppo di artificieri dell’esercito USA in Iraq. Il film era incentrato su una storiella completamente campata in aria, a proposito di improbabili conflitti esistenziali di un artificiere americano; ma il tutto era solo l’occasione per presentare, con apparente casualità, una serie di esempi sulla barbarie del nemico. Ma i conflitti esistenziali fanno molto “sinistra”, quindi il film ha fatto breccia anche nell’opinione pacifista.

Se oggi Hollywood ha ritenuto di sacrificare l’icona di Lincoln ad un episodio minore – e tutto da verificare – accaduto nel 1979 durante la crisi degli ostaggi a Teheran, ciò significa che le guerre passate sono narrativamente molto meno interessanti di quelle future. Insomma, per la propaganda bellica ad Hollywood si preparano nuovi tempi d’oro.

La militarizzazione di Hollywood non è, ovviamente, un fatto recente. L’intrattenimento e la fiction sono infatti da sempre veicoli essenziali della propaganda coloniale. Nelle serie televisive statunitensi le battute contro l’Iran e la Corea del Nord sono collocate nei momenti più inaspettati e nelle occasioni più varie. Ciò non riguarda solo le serie più direttamente attinenti alla politica estera statunitense, ma anche le commedie e le detective story. In un telefilm di una serie apparentemente innocua come “Monk”, le disavventure di un pesce d’acquario sono diventate il pretesto per un elucubratissimo riferimento alla cattivissima dittatura nord-coreana. Lo stesso vale per la produzione documentaristica, nella quale si dà spazio a tutta un’aneddotica non verificata e non verificabile a proposito di nemici storici, o di turno, degli USA.

Quando all’inizio degli anni 2000 la Francia e la Chiesa Cattolica si trovarono, per un certo lasso di tempo, in contrasto con la politica estera USA, anch’esse divennero bersagli della propaganda all’interno dell’intrattenimento; perciò nei film e telefilm i francesi erano invariabilmente infidi e antipatici, ed i preti immancabilmente pedofili. Un film franco-belga di due anni fa, “Hitler a Hollywood”, ha posto un po’ all’attenzione quello che è stato il grado di importanza che la psicoguerra USA ha attribuito al monopolio dell’intrattenimento cinematografico, col conseguente boicottaggio della cinematografia europea.

Chi scrive e produce film e serie televisive deve quindi dimostrare uno zelo instancabile per sorprendere ed aggirare il senso critico dello spettatore. Il target principale di questa propaganda è proprio il pubblico di opinione progressista, a cui viene presentata un’immagine di un nemico perennemente in conflitto non tanto con gli USA, quanto con i valori-cardine del sentimento di sinistra, dai diritti umani all’ambiente. Dopo i disastri comunicativi dell’era Bush, per la psicoguerra USA è diventato imperativo associare sempre più la guerra a valori positivi, trasformandola in un nuovo “politically correct”.

Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

di Cristiano Sanna (nostro inviato al Festival)
Nella serata in cui Sanremo perde la sveltezza delle puntate precedenti e ritrova la peggio lungaggine tradizionale, c’è il primo verdetto. A spuntarla nella categoria “giovani” è, come da pronostico, Antonio Maggio con la sua ironica e ritmata Mi servirebbe sapere. Niente da fare per Ilaria Porceddu, Blastema e Renzo Rubino. Premio al miglior testo per Le parole non servono più di Il Cile. Premio della Critica Mia Martini a Renzo Rubino con Il postino (amami uomo).
Sanremo Story – E’ anche la serata del Festival che ripensa se stesso e ripercorre la propria storia, affidando l’interpretazione di alcune delle canzoni vincitrici agli artisti in gara quest’anno. L’esito è diseguale, come era lecito attendersi: Malika Ayane elegantissima con Paolo Vecchione e Thomas Signorelli nella rilettura di Cosa hai messo nel caffé? perpetua la sua immagine di nuova Vanoni. Emozione pura e voce tremante per Daniele Silvestri che omaggia il compianto Lucio Dalla e la sua Piazza Grande. A tutta grinta Annalisa con Emma, vincitrice l’anno scorso, nella loro reinterpretazione di Per Elisa, che vinse nel 1981 cantata da Alice. Marta sui tubi più Antonella Ruggiero in Nessuno, delicatissima, al contrario della versione ye-ye di Betty Curtis. Salvo poi tornare a quell’arrangiamento nel finale. Raphael Gualazzi, ripropone Luce di Elisa, tutto in casa Sugar. Modà più il maestro Adriano Pennino per Io che non vivo di Donaggio brutalizzata dai troppi vibrati drammatici di Kekko. Delicatissimo Cristicchi con la riproposizione di Canzone per te di Endrigo. A seguire: la sempre più bella Simona Molinari con Peter Cincotti e Franco Cerri in una levigatissima Tua. Maria Nazionale perfettamente a suo agio con il Massimo Ranieri di Perdere l’amore cantata come una beguine. Mengoni singolarmente misurato e molto emozionato, fino alle lacrime, nella sua versione di Ciao amore ciao di Luigi Tenco. Poi tocca a Rocco e Le Storie Tese. “Scusa te se sono un po’ rigido”, esordisce lui, declamando poi i versi di Questo amore di Prevert come introduzione a Un bacio piccolissimo eseguita da Eio e compari con la solita enorme perizia strumentale, teste sempre più grandi e strumenti sempre più piccoli. Imbarazzato e imbarazzante Gazzé in marsina a quadri rossi con Ma che freddo fa di Nada. Non si canta nel sabato, non lo fa Raiz convertitosi all’ebraismo. Al suo posto in Il ragazzo della via Gluck con gli altri Almamegretta ecco James Senese, Marcello Coleman, Clementino e Albino D’Amato. Divertente versione reggae terminata con un esplicito: “Lasciate crescere l’erba: bomberclad!”. Impegnativa sfida tra Chiara e Mimì nella versione di Almeno tu nell’universo che nessuno può cantare tirando la voce e sperando di uscirne vincitore. Lo aveva capito bene, anni fa, Elisa.
Bollani e Veloso: la grazia sul palco – Poi è la volta di Stefano Bollani. Potrà non essere simpatico a tutti per la sua esibita ironia e il presenzialismo spinto, ma quando passa al piano per eseguire un classico anni Trenta della musica carioca, sul palco dell’Ariston è pura grazia. Così come è notevole la sua capacità di improvvisare un medley su brani a richiesta del pubblico, cucendo assieme Papaveri e papereVita spericolataImagine. Si è parlato di musica carioca ed ecco sul palco uno dei maestri del rinnovamento della musica brasiliana. Il grande Caetano Veloso che con la sua voce di vetro soffiato canta Voce e Linda e Piove di Modugno per poi ritrovare sul palco proprio Bollani in Come prima più di prima t’amerò.
Littizzetto da Oscar e l’omaggio a Pippo Baudo – La tensione della gara è meno presente. Ci si lascia andare e a guadagnarci è Luciana Littizzetto, davvero debordante. Il momento clou della sua felicissima serata arriva quando si presenta sul palco vestita e pettinata come Caterina Caselli nel 1966. “Sembro paggio Fernando” dice tra le risate del pubblico e quelle di Fazio, contro il quale alla fine sbotta divertita: “Prova tu a fare Renato Zero, pirla!”. Il teatro viene letteralmente giù dalle risate. Tutti in piedi per Pippo. Standing ovation per Baudo completamente canuto, premiato per la sua carriera e lesto a chiedere, a dire il vero in modo molto misurato, di poter condurre ancora un programma sulla Rai. E nuovo bacio televisivo tra lui e la pestifera Lucianina. Poco prima era stato ricordata un’altra colonna del Festival, con l’inaugurazione della statua di Mike Bongiorno. Una serata fiume, estenuante nella sua lunghezza. Ma Sanremo  è così, non si può fare a meno che lasciarsi travolgere dalla piena, incluso il ritorno a notte fonda di José Luis Moreno e il pupazzo Rockfeller, autentico reperto della tv anni Ottanta. Sabato gran finale con la proclamazione del vincitore big.

SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE

SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE

 

 

Contestazione per l’ospite più atteso (e forse più temuto) della prima serata del 63/mo Festival della Canzone a Sanremo. Maurizio Crozza è stato zittito da fischi e grida ostili – “vattene”, “basta politica”, “fuori” – da parte di alcuni spettatori quando ha imitato Silvio Berlusconi. Il comico si è bloccato, quasi intimorito dalla contestazione ed è sembrato perdere la concentrazione mentre la maggior parte del pubblico applaudiva per sostenerlo e urlava a sua volta contro i contestatori “fuori, fuori”. E’ dovuto intervenire Fabio Fazio per riportare la situazione alla normalità invitando Crozza a continuare ma per qualche minuto l’esibizione del comico genovese è sembrata sul punto di saltare. Poi i contestatori sono stati allontanati – su Twitter si è scatenata l’ironia sulla claque “pagata” da Berlusconi… – e il comico ha proseguito in crescendo il suo personale show imitando Bersani (nessun fischio ma neanche troppi applausi), il ‘pigro’ Ingroia (l’imitazione più riuscita, anche se già vista a Ballarò e su La7 come tutte le altre del resto…), il Monti-robot e gli esponenti dell”alta società’ della sua lista con un focus spassoso su Montezemolo. Grandi applausi. Per il resto, non c’è stato il bacio tra i due ragazzi della coppia gay che si sposeranno a New York il 14 febbraio “perchè in Italia le nostre leggi non lo consentono”. La parte del leone, nel finale, l’ha fatta Toto Cutugno che ha cantato ‘L’italiano’ e ‘Volare’ insieme al coro dell’Armata Rossa.

L’anno che verrà? Eccolo nell’oroscopo del 2013: ok Scorpione, Pesci, Gemelli

L’anno che verrà? Eccolo
nell’oroscopo del 2013:
ok Scorpione, Pesci, Gemelli

Segno per segno, i segreti degli astri per l’anno che sta iniziando

Le stelle, che non stanno solo a guardare, illuminano l’arrivo di questo nuovo anno che naviga placidamente nell’elemento Acqua, portato dalla corrente di un’intensa creatività che aprirà nuove strade per il futuro

 
Un gruppo di scolarette indiane compone il numero 2013 (Ap)

Un gruppo di scolarette indiane compone il numero 2013 (Ap)

SPERARE nella fine del mondo? Certo che no! Ma attendere con tante buone speranze il 2013, questo sì! E le stelle, che non stanno solo a guardare, illuminano l’arrivo di questo nuovo anno che naviga placidamente nell’elemento Acqua, portato dalla corrente di un’intensa creatività che aprirà nuove strade per il futuro. Coinvolta ne sarà anche l’economia, dove l’estate spianerà la strada a miglioramenti, moderati, ma qualcosa comincerà a muoversi, permettendo qualche deroga alla ferrea regola del rigore. Per il resto, cinque le parole chiave di questo attesissimo 2013.

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INTRAPRENDENZA, che si tradurrà in ingegno innovatore delle imprese e in coraggiose iniziative da parte dei governi per una nuova economia.

CORRETTEZZA, con Saturno in Scorpione che proverà a mettere ordine nello spregiudicato mondo della finanza, imponendo regole più ferree.

PARTECIPAZIONE. Sarà uno dei leitmotiv del 2013, almeno fino ad agosto: partecipazione dell’opinione pubblica in termini di comunicazione, di diffusione delle notizie e del pensiero, di interscambio sociale.

E POI EMOZIONI. Nettuno in Pesci farà vibrare il mondo di sentimenti romantici, vagamente retró, immersi in uno stato d’animo di generosa solidarietà.

INFINE SPIRITUALITÀ, che arriverà dritta al cuore della società, condizionandone atmosfere e stili di vita. Nella seconda parte dell’anno Giove in Cancro farà infatti da spalla a Nettuno nel promuovere una visione dell’esistenza più in armonia con la natura e tra gli esseri umani.
Quali i segni sul podio? Scorpione, Pesci e Gemelli, ma con qualche buona notizia, qua e là, anche per tutti gli altri segni.

La fine del mondo? La macchina della paura esiste da sempre ma adesso ha imparato a fare i soldi

La fine del mondo? La macchina della paura esiste da sempre ma adesso ha imparato a fare i soldi

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Argomenti: Tecnologie | Cnn | Steven Spielberg | Victor Hugo | Cristoforo Colombo | Texas

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Tra pochi giorni, venerdì prossimo, sarà il 13.0.0.0.0 e il mondo finirà, non è chiaro come, ma la profezia Maya dice questo. Lo strano numero è quanto spetta, secondo il calendario semplificato di quell’antico popolo americano, al nostro più umano 21.12.2012. Ovviamente non esiste nessuna profezia, checché se ne dica, ed è inutile controbattere l’infinita serie di bufale, queste sì cosmiche, che si sono succedute su questo argomento: pianeti che sarebbero apparsi all’improvviso facendoci a pezzi, un tal Nibiru, asteroidi più grandi del Texas che ci vengono addosso, come ha trasmesso un importante telegiornale nazionale un mesetto fa cadendo nella trappola tesa da un finto sito di Cnn.

Inutile, perché chi vuole “credere” non viene convinto neanche dall’evidenza più lampante: un asteroide grande come il Texas, 20 volte l’Italia, lo potremmo vedere a occhio nudo da varie settimane. Si studiano comunque soluzioni di backup nel caso il mondo non finisse: forse è invece l’inizio di una nuova era, ovviamente di felicità. Peccato che tuttora un centinaio di guerre sanguinose siano purtroppo in atto. 

 

La macchina della paura esiste da sempre, la prima “fine del mondo”, predetta con un documento certo, e rimasta inevasa, è descritta in una tavoletta assira del 2.800 avanti Cristo. Semmai nell’epoca della tecnologia e della rete la “macchina” ha imparato a fare soldi, con blog terrificanti e ignoranti, purtroppo seguiti anche da tante persone che poi vivono nell’ansia. Sono circa 3 milioni i link che si trovano con Google se si cerca “end of the world 2012” e la tecnica usata dagli imbonitori virtuali è banale: si attirano utenti con notizie inesistenti e si fidelizzano promettendo altre rivelazioni, facendo qualche soldo con la pubblicità, libri e un po’ di merchandising.

Il senso del ridicolo poi non li sfiora: il sito “ufficiale” del 2012, da qualche giorno offre il manuale per sopravvivere, al 50% di sconto ma per “un tempo limitato”. A riferire fini del mondo furono peraltro anche grandi uomini, da Cristoforo Colombo, a Newton, il grande fisico matematico di fine ‘600, che però era anche un apprendista mago e quella volta i numeri li dette.

Eppure sappiamo che, se non ci distruggeremo prima da soli, la fine ci sarà. Fra 4 miliardi di anni il Sole si espanderà e la Terra finirà arrostita, di questo siamo sicuri. E una Supernova, stella gigantesca, potrebbe scoppiare non troppo distante da noi e folgorare la vita sulla Terra, per non parlare poi del fatto che un asteroide di notevoli dimensioni può sempre arrivarci addosso, basta guardare la butterata Luna per convincersi. Uno da 5 chilometri per 3 di pura roccia è passato nella notte del 12 scorso a “soli” 7 milioni di chilometri dalla Terra e il suo urto avrebbe l’effetto di una bomba da 2 megatoni, farebbe fuori 500 chilometri quadrati di territorio.

È poi meglio che non si sappia che i cosmologi litigano in continuazione sul destino dell’Universo intero: continuerà a espandersi o diverrà un posto buio e privo di qualunque possibilità di vita? C’è poco da fare, oggi sappiamo di essere in 7 miliardi su un piccolo pianetino in una galassia che contiene 100 miliardi di stelle e che viaggia assieme a miliardi e miliardi di altre galassie. Ma pensiamo comunque di essere noi i padroni.

Come sempre nelle bufale sulla fine del mondo c’è un posto salvifico per pochi eletti. Stavolta con 2.000 euro si può affittare una camera nel paese di Bugarach, in Francia ai confini con la Spagna 190 abitanti circa, che da secoli prospera su varie bufale. Lì sarebbe sepolto il Santo Graal, lo cercarono anche personaggi importanti, da Victor Hugo a Steven Spielberg, e lì la fine del mondo non arriverà. Come mai? E chi lo sa, non importa ma ci “credo”. Per la scienza ritornare il 22.12.2012.

Sara Tommasi racconta droga e sesso a Chi

Sara Tommasi racconta droga e sesso a Chi

Sara Tommasi

Sara Tommasi in Confessioni Private.

Sara Tommasi si mette a nudo, ma non in un nuovo film porno, bensì in un’intervista a Chi in cui svela i retroscena della sua vita negli ultimi mesi, naturalmente dal suo punto di vista. Tutto sembra partito da quando la soubrette si è ritrovata in certi giri di serate, offerte come lavoro da amici di Fabrizio Corona. Corona non c’entra, la Tommasi lo precisa chiaramente, e probabilmente neppure queste persone, dato che parla di scelte sbagliate che hanno portato a impegni lavorativi che comportavano anche droga sesso facile.

=> Leggi Sara Tommasi denuncia i produttori del porno

La faccenda del porno assume però contorni più drammatici per Sara Tommasi. Era facile prevedere che avrebbe reso delle dichiarazioni in tal senso, dato che ha sporto denuncia contro i produttori dei suoi due film, ma non si poteva prevedere che queste dichiarazioni avrebbero proiettato i lettori in una sorta di film dell’orrore.

Sara Tommasi spiega che le sue scelte l’hanno alienata dall’amicizia con Simona Ventura, che non condivideva la piega presa dalla sua vita. Ma se le dichiarazioni della Tommasi in relazione al film porno saranno provate vere durante il processo, le accuse a carico di chi è stato denunciato si faranno ancor più pesanti.

A Chi, infatti, la Tommasi ha detto di essersi fidata di chi le diceva che il porno sarebbe stato un bel lancio pubblicitario e che si sarebbe anche divertita, ma sul set – dice – le venivano somministrate sostanze stupefacenti:

«Dopo sono stata malissimo, mi sono sentita sporca, brutta. Ho passato ore sotto la doccia nell’illusione di potermi togliere di dosso la sporcizia che mi sentivo dentro di me. Potevo anche morirci, perché mi avevano dato un sacco di sostanze. “Se non bevi tutto fino alla fine, ti facciamo bere l’acido muriatico”, mi urlavano. Io ero terrorizzata, tremavo e mandavo giù. Era una sostanza simile al crack, fortissima. Avevo la tachicardia alle stelle. Per due giorni di fila a girare quelle scene. Sono anche svenuta un sacco di volte. E ogni volta bisognava ricominciare. Ricordo la violenza, il dolore fisico, la nausea che a un certo punto mi ha preso. Alcune scene le ho girate senza nemmeno essere cosciente. Ma che gli importava a quelli della mia faccia?»

E’ MORTO SCHICCHI, IL RE DEL PORNO MADE IN ITALY

E’ MORTO SCHICCHI, IL RE DEL PORNO MADE IN ITALY

 

 

Riccardo Schicchi, 60 anni, fotografo e regista, conosciuto come il re del porno italiano è morto oggi in ospedale a Roma. Era ricoverato da diversi giorni per una grave malattia di origine diabetica. Ne ha dato conferma all’Ansa l’ex-moglie Eva Henger. Schicchi, siciliano e diplomato al liceo artistico, aveva iniziato la carriera come fotografo poi si era specializzato in film hard creando con Ilona Staller, in arte ‘Cicciolina’, una delle sue creature, l’agenzia Diva Futura che lo aveva trasformato in un vero e proprio imprenditore del porno. Oltre alla Staller, poi approdata in Parlamento negli anni Ottanta nelle liste dei Radicali, partito cui anche Schicchi era iscritto, il re del porno made in Italy aveva ‘scoperto’ Moana Pozzi, la stessa Henger e, dal cotè maschile, Rocco Siffredi.

Sara Tommasi: nuovo film porno in vendita, Web intasato

Sara Tommasi: nuovo film porno in vendita, Web intasato

Sara Tommasi

Sara Tommasi agli esordi, sexy eppure casta.

Sara Tommasi torna al porno, suo malgrado. Suo malgrado perché il nuovo film uscito in questi giorni pare sia stato tratto da materiale girato tempo addietro. In questo momento sembra abbastanza chiaro, come parenti e amici della soubrette hanno affermato in queste settimane, Sara abbia bisogno di grande calma e riposo. Per cui sarà un brutto colpo per lei e chi le è vicino quello che sta accadendo.

Il nuovo porno con Sara Tommasi sta già spopolando. Si può reperire sul sito Love-me.it, tuttavia il portale risulta intasatissimo, nonostante il prezzo non proprio a buon mercato. Affittare il film per 72 ore costa infatti 9,90 euro, mentre acquistarlo su supporto ottico costa 19,90 euro, quasi il prezzo de Lo Sceicco Bianco di Federico Fellini in edizione speciale restaurata.

Probabilmente chi è interessato a questo genere di pellicola non bada a spese, né sembra interessato a vecchi film d’essai. I proventi della nuova pellicola di Sara Tommasisembra che potrebbero essere quindi altissimi, nonostante il compenso della soubrette, stando alle dichiarazioni di Luca Tassinari, sia solo di 5.000 euro.

Tuttavia è della reputazione della Tommasi che ci si preoccupa. Alfonso Luigi Marraaveva anche annunciato altissime richieste di danni e probabilmente l’avvocato andrà avanti con le sue intenzioni legali. I possibili danni morali al momento potrebbero essere inquantificabili, secondo le condizioni di salute di Sara.

PETRAEUS E LE MAIL ‘BOLLENTI’ A PAULA

PETRAEUS E LE MAIL ‘BOLLENTI’ A PAULA, LO SCANDALO CHE SCUOTE WASHINGTON


 

 

Ci risiamo. Dopo Bill Clinton e Monica Lewinsky alla Casa Bianca, ora David Petraeus e Paula Broadwell (forse) a Langley, nel quartier generale della CIA. La location per un rapporto bollente ed extra-coniugale che coinvolge personaggi al top dell’establishment Usa è sempre la stessa: sotto la scrivania…Washington è ancora sotto choc per le improvvise dimissioni del capo della Central Intelligence Agency, il generale David Petraeus, che ha ammesso di aver tradito la moglie Holly e di non ritenersi, per questo, all’altezza del delicato compito che Barak Obama gli aveva affidato un anno fa riportandolo in patria dall’Afghanistan dove stava dando buona prova di se, così come aveva fatto in Iraq. Petraeus ha aspettato la rielezione di Obama per informare la Casa Bianca ma l’FBI lo aveva già messo sull’avviso per le delicate indagini che lo riguardavano e al generale non è rimasto altro che spedire lettera d’addio. E’ stata infatti l’FBI a scoprire la relazione extra-coniugale tra il generale e la donna che si è poi rivelata la sua biografa-amante, la quarantenne Paula Broadwell, laureata a West Point, sposata con un radiologo e madre di due figli. Una relazione che si è interrotta nel 2011. quando il generale è stato chiamato a dirigere Langley. Quella dell’FBi è stata una scoperta avvenuta per caso e partita dall’intercettazione di una mail del generale alla donna che aveva fatto pensare ad un tentativo di corruzione. Messa sotto controllo la posta elettronica del capo della CIA, sono poi venute fuori centinaia di mail ‘bollenti’ che il generale inviava alla Broadwell. In quelle mail anche l’insistenza ossessiva del generale per invitare la donna a riprendere i rapporti (anche sotto la scrivania…) dopo la conclusione della relazione. Le indagini si sono intensificate quando ai federali è venuto il sospetto che la passione del generale per la Broadwell – che intanto scriveva la biografia di Petraeus, intitolata ‘All In’ – potesse portare alla divulgazione di notizie in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale. Secondo altre fonti che pure non sottovalutano le conseguenze di uno scandalo sessuale cui Petraeus sarebbe sicuramente andato incontro non appena i media fossero venuti a conoscenza della sua relazione, dietro le dimissioni del capo della CIA ci sarebbero le ombre ancora non diradate sul ruolo dello spionaggio americano nella morte dell’ambasciatore Usa a Tripoli Chris Stevens ucciso nel corso dell’assalto al consolato americano di Bengasi l’11 settembre scorso, un tragico epidosio che ha messo non poco in imbarazzo Barak Obama nel corso del suo duello con Romney. Dopo le dimissioni di Petraeus ora la CIA è affidata al vice del generale, Michael Morrell.