Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

di Cristiano Sanna (nostro inviato al Festival)
Nella serata in cui Sanremo perde la sveltezza delle puntate precedenti e ritrova la peggio lungaggine tradizionale, c’è il primo verdetto. A spuntarla nella categoria “giovani” è, come da pronostico, Antonio Maggio con la sua ironica e ritmata Mi servirebbe sapere. Niente da fare per Ilaria Porceddu, Blastema e Renzo Rubino. Premio al miglior testo per Le parole non servono più di Il Cile. Premio della Critica Mia Martini a Renzo Rubino con Il postino (amami uomo).
Sanremo Story – E’ anche la serata del Festival che ripensa se stesso e ripercorre la propria storia, affidando l’interpretazione di alcune delle canzoni vincitrici agli artisti in gara quest’anno. L’esito è diseguale, come era lecito attendersi: Malika Ayane elegantissima con Paolo Vecchione e Thomas Signorelli nella rilettura di Cosa hai messo nel caffé? perpetua la sua immagine di nuova Vanoni. Emozione pura e voce tremante per Daniele Silvestri che omaggia il compianto Lucio Dalla e la sua Piazza Grande. A tutta grinta Annalisa con Emma, vincitrice l’anno scorso, nella loro reinterpretazione di Per Elisa, che vinse nel 1981 cantata da Alice. Marta sui tubi più Antonella Ruggiero in Nessuno, delicatissima, al contrario della versione ye-ye di Betty Curtis. Salvo poi tornare a quell’arrangiamento nel finale. Raphael Gualazzi, ripropone Luce di Elisa, tutto in casa Sugar. Modà più il maestro Adriano Pennino per Io che non vivo di Donaggio brutalizzata dai troppi vibrati drammatici di Kekko. Delicatissimo Cristicchi con la riproposizione di Canzone per te di Endrigo. A seguire: la sempre più bella Simona Molinari con Peter Cincotti e Franco Cerri in una levigatissima Tua. Maria Nazionale perfettamente a suo agio con il Massimo Ranieri di Perdere l’amore cantata come una beguine. Mengoni singolarmente misurato e molto emozionato, fino alle lacrime, nella sua versione di Ciao amore ciao di Luigi Tenco. Poi tocca a Rocco e Le Storie Tese. “Scusa te se sono un po’ rigido”, esordisce lui, declamando poi i versi di Questo amore di Prevert come introduzione a Un bacio piccolissimo eseguita da Eio e compari con la solita enorme perizia strumentale, teste sempre più grandi e strumenti sempre più piccoli. Imbarazzato e imbarazzante Gazzé in marsina a quadri rossi con Ma che freddo fa di Nada. Non si canta nel sabato, non lo fa Raiz convertitosi all’ebraismo. Al suo posto in Il ragazzo della via Gluck con gli altri Almamegretta ecco James Senese, Marcello Coleman, Clementino e Albino D’Amato. Divertente versione reggae terminata con un esplicito: “Lasciate crescere l’erba: bomberclad!”. Impegnativa sfida tra Chiara e Mimì nella versione di Almeno tu nell’universo che nessuno può cantare tirando la voce e sperando di uscirne vincitore. Lo aveva capito bene, anni fa, Elisa.
Bollani e Veloso: la grazia sul palco – Poi è la volta di Stefano Bollani. Potrà non essere simpatico a tutti per la sua esibita ironia e il presenzialismo spinto, ma quando passa al piano per eseguire un classico anni Trenta della musica carioca, sul palco dell’Ariston è pura grazia. Così come è notevole la sua capacità di improvvisare un medley su brani a richiesta del pubblico, cucendo assieme Papaveri e papereVita spericolataImagine. Si è parlato di musica carioca ed ecco sul palco uno dei maestri del rinnovamento della musica brasiliana. Il grande Caetano Veloso che con la sua voce di vetro soffiato canta Voce e Linda e Piove di Modugno per poi ritrovare sul palco proprio Bollani in Come prima più di prima t’amerò.
Littizzetto da Oscar e l’omaggio a Pippo Baudo – La tensione della gara è meno presente. Ci si lascia andare e a guadagnarci è Luciana Littizzetto, davvero debordante. Il momento clou della sua felicissima serata arriva quando si presenta sul palco vestita e pettinata come Caterina Caselli nel 1966. “Sembro paggio Fernando” dice tra le risate del pubblico e quelle di Fazio, contro il quale alla fine sbotta divertita: “Prova tu a fare Renato Zero, pirla!”. Il teatro viene letteralmente giù dalle risate. Tutti in piedi per Pippo. Standing ovation per Baudo completamente canuto, premiato per la sua carriera e lesto a chiedere, a dire il vero in modo molto misurato, di poter condurre ancora un programma sulla Rai. E nuovo bacio televisivo tra lui e la pestifera Lucianina. Poco prima era stato ricordata un’altra colonna del Festival, con l’inaugurazione della statua di Mike Bongiorno. Una serata fiume, estenuante nella sua lunghezza. Ma Sanremo  è così, non si può fare a meno che lasciarsi travolgere dalla piena, incluso il ritorno a notte fonda di José Luis Moreno e il pupazzo Rockfeller, autentico reperto della tv anni Ottanta. Sabato gran finale con la proclamazione del vincitore big.
Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggioultima modifica: 2013-02-16T19:26:04+01:00da ugo565
Reposta per primo quest’articolo