Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia

Scontro Renzi-calcio su chi deve pagare gli straordinari alla Polizia SONDAGGIO

matteo renzi in tribuna al franchi

01 ottobre alle 19:00

Chi deve pagare gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi? I club, secondo il Premier Matteo Renzi, che su Twitter, facendo riferimento ai contenuti del decreto stadi in votazione alla Camera, scrive: “Gli straordinari delle forze dell’ordine impegnate negli stadi devono essere pagati dalle società di calcio, non dai cittadini“.

LA SERIE A E’ CONTRARIA – Di diverso parere il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta, che aRadio 24 spiega: “Il provvedimento così come è ci preoccupa molto, per la sua realtà e per il precedente che rischia di costituire. Le società di calcio sono contribuenti significativi come tutti gli altri e penso che non sia facile stabilire cosa è ordinario e cosa straordinario, perché dipende dai modelli organizzativi. Poi questa cosa è dedicata al calcio o agli eventi sportivi come è scritto nel testo dell’emendamento. Penso che ci siano tante cose su cui è necessario fare chiarezza. Spiace trovarsi questa sorpresa senza un minimo confronto e credo che questo sia un rammarico legittimo”.

Il costo degli straordinari, ogni anno, è di 25 milioni di euro, come ricorda l’agenzia Agi: “Sono il fatturato di molte società di calcio e bisognerebbe avere chiaro il quadro e molte di queste società hanno bilanci in tensione – commenta ancora Beretta -. Con questa operazione rischiamo di scaricare oneri su realtà anche importanti che poi sono chiamate a competere all’estero, a fare una serie di attività. Ricordo che tutta la sicurezza all’interno degli stadi, che sono pubblici, è pagata dalle società direttamente con gli steward. Credo che si stia cercando di addossare un peso su alcune realtà che già ne sopportano una parte significativa. Se andiamo a guardare numeri e cose sarà più facile capire di che grandezza stiamo parlando, poi abbiamo massimo rispetto del legislatore”.

PARLA TAVECCHIO – Sul sito della Figc, un comunicato riassume il pensiero del presidente Carlo Tavecchio sulla vicenda. IL COMUNICATO – La FIGC condivide le parole e le preoccupazioni del presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta  riguardo l’emendamento al decreto stadi approvato dalle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera, con il quale si intende introdurre un contributo dei club (in percentuale sugli incassi da botteghino) per il pagamento dei costi della sicurezza in occasione degli eventi sportivi. Come già affermato dal presidente Carlo Tavecchio in occasione dell’audizione in commissione lo scorso 16 settembre, il mondo del calcio è consapevole delle ragioni e delle esigenze delle Forze dell’Ordine, con le quali da tempo si sta lavorando in maniera congiunta e proficua, ma chiede un confronto urgente affinché si sgombri il campo da inutili demagogie. “Occorre fare chiarezza su competenze e risorse disponibili – afferma Tavecchio – quindi analizzare con attenzione il contributo già fornito all’Erario direttamente dalle Società ed indirettamente anche attraverso i giochi e le scommesse sportive, al fine di verificare l’intera filiera dei ricavi collegati al gioco del calcio, rispetto alle risorse di cui beneficia. Sono convinto che attraverso una discussione preventiva e approfondita, di concerto con il CONI, si potranno trovare soluzioni condivise”. La Federcalcio rappresenta l’interlocutore imprescindibile per l’approfondimento di tematiche così importanti e si è già attivata nelle sedi competenti perché si avvii sull’argomento un dialogo proficuo.

INTERVIENE ANCHE MALAGO’ – Giovanni Malagò, presidente del Coni, commenta, come si legge su Gazzetta.it: “Il presidente della Lega Serie A Beretta è preoccupato? Lo capisco, ha ragione. Come tutte le questioni giuste o sbagliate che siano, se sono fatte in corso d’opera, se tu hai un tuo bilancio e dalla mattina alla sera ti dicono che hai una spesa supplementare che, per altro ancora non ho capito come si quantifica, è chiaro che non va bene. Servirebbe un’analisi generale per “ridisegnare un vero rapporto con tutto il sistema calcio” valutando “quelli che sono i benefici e gli introiti che ha il pubblico rispetto ai costi che ha”.

l coraggio del Papa operato al cuore, l’ipocrisia delle mummie della politica (e del calcio)

l coraggio del Papa operato al cuore, l’ipocrisia delle mummie della politica (e del calcio)

12 febbraio alle 23:00

La rivelazione è di Roberto Napoletano,direttore del Sole-24 Ore, che ha scritto la notizia stamane sul suo giornale: “Poco meno di tre mesi fa Benedetto XVI è stato operato al cuore nella clinica Pio XI sull’Aurelia, a Roma, e gli è stato sostituito il pacemaker nel riserbo più assoluto. Lo rivela oggi Roberto Napoletano sul Sole 24 Ore. «L’intervento è andato bene, il Papa si è ripreso regolarmente, non ha mai mancato l’appuntamento con l’Angelus domenicale, ha dimostrato la consueta serenità e buona capacità di sopportazione. 

Il pontefice si è affidato alle mani di Luigi Chiariello, cardiochirurgo di scuola americana, direttore della cattedra dell’universita’ di Tor Vergata, che ha in cura i battiti e le frequenze cardiache del Papa da dieci anni quando, sempre a Roma, gli impiantò il suo primo pacemaker. A quanto risulta al Sole 24 Ore, «prima e dopo l’intervento il Papa non è mai apparso né turbato né provato, non ha voluto mancare l’appuntamento domenicale con i fedeli anche la mattina dopo l’operazione».

Superata la sorpresa e lo sbigottimento, credenti e non credenti si inchinano al gesto di straordinario coraggio e di eccezionale umiltà compiuto dal Pontefice che, nonostante l’intervento al cuore, ha voluto che la notizia non fosse resa nota e ha continuato il suo servizio alla Chiesa.

Dicono che, oltre alle ragioni di salute,  il primo Papa a lasciare la cattedra di Pietro 719 anni dopo Celestino V, si sia voluto ribellare alla guerra spietata che gli hanno fatto dietro le mura leonine; agli scandali e ai veleni, ai Corvi, in livrea e non, che hanno trafugato documenti riservati persino dall’appartamento pontificio; alle fazioni curiali intestine alla Chiesa che, se Cristo tornasse sulla Terra, prenderebbe a calci nel sedere da qui all’eternità; al cancro schifoso dei preti pedofili. 

Lasciamo il compito di decrittare la situazione agli esegeti del pensiero ratzingeriano e ai vaticanisti bruciati sul tempo dalla bravura di Giovanna Chirri, la collega dell’Ansa capace di tradurre in diretta le parole pronunciate in latino dal Pontefice (all’anima della lingua morta). 

Sappiamo, invece, che la decisione di Benedetto XVI stride con l’ipocrisia delle mummie della politica italiana e del calcio, che della politica italiana è specchio fedele.

Le mummie che si sono stracciate le vesti per il gesto nobilissimo di un signore di 85 anni, servo di Cristo al punto da chiedere scusa per i suoi difetti e di farsi da parte, sono le stesse mummie che infestano la Casta putrida e di ogni colore.

Le mummie che sono incollate alle loro poltrone e il cui unico interesse è rimanervi incollate il più a lungo posisbile. 

Le mummie che fanno finta di cambiare tutto, perchè tutto rimanga com’è.

Le mummie che incartapecoriscono e si fanno il lifnting per nascondere la loro decomposizione. Sono morti che camminano. Il mondo lo sa. Anche se loro fanno finta di niente.

Xavier Jacobelli

Messi, poker da leggenda

Messi, poker da leggenda

Sportal
Mai nessuno come Lionel Messi. La stella del Barcellona vince il suo quarto Pallone d’Oro consecutivo, e a soli 25 anni supera leggende come Cruijff, Van Basten e Platini.

Il 2012 della Pulce non è stato caratterizzato dalle solite vittorie del Barcellona ma dal record di gol in un anno solare, ben 91. Nulla hanno potuto l’eterno secondo Cristiano Ronaldo e il suo compagno di squadra Iniesta.

Barcellona e Real Madrid dominano invece il “FIFA/FIFPro World XI”, ossia la formazione ideale del 2012, premiato nel corso del “Fifa Ballon d’Or” Gala in corso a Zurigo. Cinque blaugrana e cinque blancos nella formazione ideale, con Radamel Falcao (Atletico Madrid) unico ‘intruso’. La Spagna è invece la nazionale più rappresentata con sei giocatori. 

Questo il top 11 premiato: Iker Casillas (Spagna, Real Madrid); Dani Alves (Brasile, Barcellona), Gerard Pique’ (Spagna, Barcellona), Sergio Ramos (Spagna, Real Madrid), Marcelo (Brasile, Real Madrid); Xabi Alonso (Spagna, Real Madrid), Xavi (Spagna, Barcellona), Andres Iniesta (Spagna, Barcellona); Lionel Messi (Argentina, Barcellona), Radamel Falcao (Colombia, Atletico Madrid), Cristiano Ronaldo (Portogallo, Real Madrid). Nessun italiano nel top 11: fra i 55 candidati c’erano Buffon, Chiellini, Pirlo e Balotelli.

Il ct della Spagna campione d’Europa e del Mondo, Vicente Del Bosque, si aggiudica il premio destinato al miglior allenatore.

Celtic-Juve e Milan-Barcellona

Celtic-Juve e Milan-Barcellona

Sportal
A Nyon, in Svizzera, è andato in scena il sorteggio degli ottavi di finale di Champions League.

Urna benevola con la Juventus, che ha pescato il Celtic Glasgow, ma non per il Milan, che se la vedrà ancora una volta con il Barcellona.

La cerimonia è stata presieduta dal segretario generale Uefa, Gianni Infantino, e dal direttore delle competizioni Giorgio Marchetti: i due sono stati assistiti da Steve McManaman, ambasciatore della finale di Champions League che si giocherà a Londra. 

Milan-Barcellona

Real Madrid-Manchster United

Porto-Malaga

Arsenal-Bayern Monaco

Shakhtar Donetsk-Borussia Dortmund

Valencia-Paris Saint Germain

Celtic Glasgow-Juventus

Galatasaray-Schalke 04

Parla il tifoso solitario dell’Udinese

Parla il tifoso solitario dell’Udinese

Sportal
Si suol dire che, quando pochi tifosi occupano le gradinate dello stadio, questi si possono contare sulle dita di una mano.

Lunedì sera allo stadio “Luigi Ferraris”, in occasione di Sampdoria-Udinese, il modo di dire è diventato realtà: nel settore ospiti spicca la presenza di un solo supporter bianconero, il signor Arrigo Brovedani. Le televisioni non hanno esitato ad inquadrarlo per rendere il giusto merito allo stoico friulano.

La Lega Serie A lo ha contattato telefonicamente. Ecco il suo racconto della serata genovese: “Quando sono entrato nel mio settore e mi sono reso conto di essere solo ho gridato ‘Forza Ragazzi’, Di Natale mi ha sentito e mi ha detto ‘Scendi a scaldarti con noi’. I tifosi della Sampdoria, dopo la partita, mi hanno portato a bere con loro. La società mi ha regalato la maglia di capitan Gastaldello. Mi hanno aperto le porte della tribuna ma ho rifiutato. Il mio posto era nel settore ospiti, con il vessillo della mia regione che porto ovunque”.

Topolino, clamoroso autogol

Topolino, clamoroso autogol

Sportal
“Io non rubo il campionato, ed in serie B non son mai stato”. Parole di Stefano Belisari, in arte Elio (senza le storie tese). Voce di Graziano Romani. “Cantassero quello che vogliono”, pensa il tifoso juventino. E ci mancherebbe: trattasi di “C’è solo l’Inter”, vecchio inno – rispolverato – della società meneghina.

La polemica monta, però, quando ad usare certi termini non è un attore parziale. Quando poi a compiere lo scivolone è il giornalino Topolino, un velo di stupore mista a indignazione non può che investire i lettori calcisticamente più sfegatati. All’interno del numero del celebre fumetto in edicola questa settimana, Paperino e Paperoga assistono al derby della Mole in versione disneyana – quello “in carne ed ossa” è previsto per sabato sera – e alle loro spalle compare uno striscione recante la scritta “Rubentus”. Nella storia, infatti, così viene ribattezzata la Vecchia Signora (il Torino si trasforma in “Corino”).

I tifosi juventini suonano la carica, ritenendo inaccettabile uno sgarbo sportivo di questo livello. Sul web l’insurrezione si è ormai gonfiata a dismisura tra chi invita ad un boicottaggio del giornalino e chi propone querele ai danni dell’autore. Tale Zoro commenta: “Non è questione di chi si tifi o meno, ma un giornale per bambini non può scrivere queste cose. Dovrebbe insegnare i valori dello sport non creare tensioni”. Gli fa eco il complottismo di annapina: “Topolino vuole indirizzare il sentimento popolare dei baby lettori”. Infuriato PirrO: “Querelare Topolino di m…”. Daniele Genesio esprime il suo dissenso tramite facebook: “Siete tutti delle m…, potevano mettere la Rubinter o la Rubilan. Fiero di essere gobbo! E di certo ai miei figli non comprerò mai questo giornalino di m…”.

Per la cronaca: nella storia Paperino è juventino, Paperoga torinista. Da buoni cugini
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Raid ultras contro gli inglesi, arrestato un tifoso della Roma: 10 feriti uno è grave

Raid ultras contro gli inglesi, arrestato un tifoso della Roma: 10 feriti uno è grave

E’ stato arrestato il tifoso della Roma, fermato la scorsa notte dalla polizia e accompagnato in commissariato. L’uomo è accusato di aver partecipato attivamente al raid contro i tifosi inglese in un pub a Roma. Resta al vaglio degli investigatori la posizione dell’altro ultras della Lazio, in merito al raid della notte contro i tifosi inglesi del Tottenham a Roma. Subito dopo il raid, gli agenti avevano fermato nelle vicinanze del locale circa 15 persone, tra testimoni e individui sospetti. Sei persone sono state trattenute più a lungo e per tre di loro sono scattate le perquisizioni. elle abitazioni dei due, su cui si stanno concentrando gli accertamenti, sono stati trovati elementi utili che potrebbero portare al loro arresto nelle prossime ore. Nell’appartamento del tifoso romanista sono stati trovati tirapugni, spranghe e altro materiale, così come nell’abitazione di un’altra persone perquisita. Durante la fuga, uno dei fermati aveva perso un casco con la scritta ‘Onore a Sandri’ (riferito a Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso ad Arezzo, ndr).
I feriti – Sono una decina di tifosi inglesi del Tottenham sono rimasti feriti, uno è in gravi condizioni, dopo un raid questa notte all’interno di un pub da parte di alcuni tifosi laziali in un pub a Roma, in piazza Campo Dei Fiori. La polizia ha fermato cinque italiani che potrebbero essere coinvolti nella rissa. Tra le vittime, una è ricoverata in ospedale e dovrà essere sottoposta probabilmente a un intervento per una ferita alla vena giugulare, gli altri feriti sono stati medicati con sette e venti giorni di prognosi. L’episodio è avvenuto la scorsa notte intorno all’1.30, quando alcune persone con il volto travisato dal casco – secondo alcuni testimoni ultras laziali – e armati di bastoni hanno fatto irruzione nel pub “Drunken Ship” dove stavano passando la serata diversi supporter inglesi giunti a Roma per la partita di calcio di Europa League Lazio-Tottenham di stasera. Ne è nata una rissa durante la quale è stato sfasciato il locale.
Erano in 50 e cercavano “gli inglesi” – Erano in cinquanta tutti col volto travisato da caschi e sciarpe, gli autori dell’assalto. E’ quanto emerge da una ricostruzione del comando dei Vigili Urbani di Roma. Il gruppo, proveniente da piazza Cancelleria e via del Pellegrino, “si è diretto, di corsa, verso il “Drunken Ship”, alla ricerca di tifosi inglesi”. La squadra di vigili presente nella piazza, uno dei presidi anti movida violenta voluto dal Campidoglio, “ha allertato la centrale che ha inviato sul posto tutte le pattuglie disponibili, chiedendo l’invio anche di autoambulanze e il supporto di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri”. Giunti sul posto, gli uomini delle forze dell`ordine sono intervenuti per prestare soccorso alle vittime ed individuare e fermare i responsabili che hanno provocato consistenti danneggiamenti al locale. Alcuni degli aggressori sono stati fermati, altri sono riusciti a fuggire prima dell`arrivo degli agenti. I feriti, tutti inglesi tra i 20 e 60 anni, sono stati medicati al Santo Spirito e al Fatebenefratelli. Quello più grave è ricoverato al San Camillo.
Testimoni: hanno circondato il locale – “Sono entrati all’improvviso con mazze e cinte, hanno sfasciato tutto e ci hanno assaltato. Alcuni all’esterno avevano circondato il locale”. Questo il racconto alla polizia fatto da alcuni testimoni. Tracce della “spedizione punitiva”, a suon di tirapugni e coltelli, sono visibili anche all’esterno del locale con alcune sedi e tavoli devastati dalla furia del gruppo di ultras. “Avevano il volto coperto – ha raccontato più di un teste – e quando qualcuno ha cercato di uscire ha trovato lo sbarramento esterno. Dopo aver lasciato in terra gli inglesi sanguinanti sono fuggiti”. I poliziotti, arrivati sul posto con numerose volanti hanno bloccato alcuni partecipanti al raid nelle strade circostanti.
Testimoni: urlavano cori antisemiti – Ci sono anche motivazioni razziste e antisemite dietro il raid di stanotte. Alcuni testimoni hanno riferito di cori al grido di “ebrei” e non é escluso che possa essersi trattato di un gruppo eterogeneo di tifosi di più squadre, laziali compresi, uniti dal razzismo e dall’antisemitismo. Gli investigatori, che hanno messo sotto torchio 15 persone, indagano in ambienti ultras e dell’antisemitismo collegato al tifo calcistico.
Per Bbc aggressione antisemita –  Il sospetto, non esplicitato, è che le violenze da parte degli ultrà della Lazio, vicini all’estremismo di destra, siano riconducibili agli stretti legami tra gli Spurs e la comunità ebraica di Londra. Una pessima immagine della Roma calcistica (già ribattezzata dal Daily Telegraph “the stab city”, la città degli accoltellamenti), che già nel 2006 – ricorda prontamente il sito del tabloid Sun – era stato teatro di una pugnalata, proprio nello stesso pub, ad un tifosi inglese alla vigilia dell’incontro tra Roma e Middlesbrough. Un’ampia e dettagliata ricostruzione dell’attacco – “certamente organizzato”, come ha ammesso un portavoce del Campidoglio – appare anche sul sito del Daily Mail, con numerose fotografia di Campo dei Fiori, dove si trova il pub, descritto come “l’epicentro della vita notturna” della Capitale. Si è fatto sentire anche il Tottenham, rimasto in contatto con le autorità locali per tutta la notte, che ha confermato il ferimento di nove tifosi.
Lotito: i laziali non c’entrano – “I tifosi della Lazio non c’entrano niente…”. Claudio Lotito, presidente biancoceleste, non mostra dubbi. Anzi, nel preannunciare una nota ufficiale per il pomeriggio, rilancia: ‘Sui veri responsabili ci saranno sorprese”. “Troppo facile – prosegue Lotito – parlare di aggressione realizzata da gente a volto coperto e dire che si tratta di tifosi laziali. Non è così, lo sapete ad esempio che tra questi folli, delinquenti da punire in maniera dura, c’erano anche tre stranieri? Ribadisco – conclude – i laziali non c’entrano”.
Titolare del pub: tutto distrutto 20mila euro danni – “Hanno distrutto tutto quello che hanno trovato, i danni al locale sono quantificabili in 20 mila euro”. A parlare da dietro le vetrine infrante del pub ‘The Drunken Ship’ è uno dei soci proprietari, dopo il raid di ultrà avvenuto questa notte. “Io sono arrivato quando gli aggressori stavano scappando – racconta – ma nel locale abbiamo trovato sampietrini, mazze, chiavi inglesi e bombolette di spray urticante”. 

Alemanno: banda teppisti, va fermata – Quello di questa notte “è un episodio di teppismo da stadio trasportato nel cuore di Roma”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine dell’inaugurazione dei nuovi locali del centro Astalli di San Saba. “Un gruppo di sedicenti tifosi, in realtà teppisti, che si sposta appositamente per fare una incursione, per colpire il giorno prima i tifosi della squadra avversaria è impressionante – ha aggiunto -. Io mi auguro che la polizia e gli inquirenti trovino questi responsabili, perché ciò che è accaduto dimostra che c’è una banda di pazzi e delinquenti che si aggira, coprendosi dietro il tifo, nei nostri stadi e questo non è ammissibile. E’ una cosa veramente grave”. “Sottolineo – ha concluso – che se si sono evitati danni più gravi è solo grazie ai nostri vigili urbani presenti a quell’ora nella piazza e hanno potuto immediatamente chiamare la polizia”.

Deputato Tottenham: a Roma sempre accoltellamenti – “Ogni volta che un club della Premier League gioca a Roma ci sono tifosi inglesi accoltellati”. E’ durissimo il commento di David Lammy, MP (Member of Parliament) di Tottenham, ovvero deputato alla Camera dei Comuni per il collegio uninominale londinese di Tottenham. “E ogni volta viene promesso che le cose cambieranno – fa notare Lammy via Twitter, poi ripreso dalla Bbc – ma poi non cambia mai niente e questi episodi si ripetono. Il mio pensiero va ai fans del Tottenham aggrediti, e feriti, la notte scorsa a Roma”. Lammy, che ha 40 anni, in passato è stato anche Ministro dell’Università nel governo di Gordon Brown.

E’ sempre più il Milan di El Shaarawy, Faraone strepitoso

El Shaarawy: “Sto davvero bene”

Sportal
Stephan El Shaarawy è felice per la rete contro l’Anderlecht: “Ho sempre detto che sono a disposizione della squadra cercando di fare il mio meglio. Sono soddisfatto del mio momento di forma perché sto giocando davvero bene e spero di poter continuare così a lungo, per me e per i compagni. Cerco prima la prestazione e poi il gol, come mi chiede il mister: anche perché giocando bene il gol prima o poi arriva”, dichiara ai microfoni di Sky.

“Rispetto a un anno fa ho più esperienza e sento maggiore fiducia da parte del mister, che mi ha difeso anche all’inizio quando non ho giocato benissimo. Devo molto ad Allegri. Siamo felici del passaggio del turno e ora pensiamo alla Juve che sarà una grande rivale. Vogliamo tornare in alto anche in campionato”, conclude.

Da Catania all’infinito: perchè gli arbitri sono l’incubo del calcio italiano

Da Catania all’infinito: perchè gli arbitri sono l’incubo del calcio italiano

gervasoni catania juve

29 ottobre alle 07:44

 

 
 
 
Domanda del giorno al signor Braschi, designatore
degli arbitri: a Catania, immagini alla mano, quanto 
tempo ci avrebbe messo il quarto uomo a stabilire
che il gol di Bergessio era regolare: più o meno di 49 secondi? E che Bendtner
era in fuorigioco e quindi il gol di Vidal era da annullare?
 
Il signor Braschi non risponderà mai, perchè
non vuole la moviola in campo e, soprattutto, perché
non conosce il comune senso del pudore. Ieri
sera ha avuto il coraggio di affermare che sì, al
Massimino “è stato commesso un errore, ma
sono soddisfattissimo del rendimento degli arbitri
e degli assistenti nei primi nove turni di campionato”.
 
Soddisfattissimo? Un errore a Catania? E gli altri? E, come sostiene
Pulvirenti, la rete annullata a Bergessio dopo 
l’intervento della panchina Juve? E Mazzoleni
che sabato sera a San Siro non vede il fuorigioco
di Abate sul gol di El Shaarawy? E Bergonzi che
a Firenze non convalida il gol regolare di Mauri
e nega un rigore alla Lazio e un altro alla Fiorentina?
E Valeri che a Pescara espelle Peluso al secondo
minuto della ripresa, quando non ce n’era motivo?
E Giacomelli che a Torino espelle Sansone quando
poteva evitarlo? E il rigore concesso da Massa all’Udinese?
 
La verità è semplice: 1) soltanto la moviola in campo
ci risparmierebbe questo strazio, ma né Blatter né
Platini la vogliono, sennò come potrebbero gli
arbitri condizionare le partite con i loro strafalcioni? Blatter,
in particolare ci ha messo dieci anni per dare il via
alla tecnologia sul gol non gol; Platini, se potesse,
metterebbe anche un arbitro a cavalcioni della traversa.
 
 2) Buona parte degli arbitri e degli assistenti italiani
è tecnicamente mediocre e non brilla per personalità:
vi risulta che un arbitro abbia mai sospeso una partita
per cori razzisti o perchè un branco di farabutti insulta
Piermario Morosini?  
 
3) Nella categoria non vige un criterio meritocratico in base al quale chi sbaglia 
di più arbitra di meno: sotto Braschi e Nicchi, come peraltro
con i loro predecessori, succede esattamente il contrario,
tant’è vero che Valeri doveva essere messo a riposo per 6 mesi dopo gli obbrobri
del derby e, invece, l’Atalanta se l’è ritrovato fra i piedi
a Pescara, dov’è stato il peggiore in campo. 
 
4) Ogni partita vede in campo, a vario titolo, 7 (sette)
ufficiali di gara. La moltiplicazione delle giacchette
ha moltiplicato gli errori: a Catania, per esempio, si sono messi
in tre per combinare il disastro (Maggiani, Rizzoli e
Gervasoni). 
 
5) La situazione italiana è aggravata da un sistema giurassico dove, in federazione, a comandare  sono sempre gli stessi; il presidente degli allenatori sbotta
che la moviola in campo renderebbe il calcio “disumano”; in Lega
non comanda nessuno perchè da 1 anno e 7 mesi il presidente è dimissionario e i club
non riescono a nominare il successore, non essendo d’accordo
sul nulla tranne che sulla spartizione dei soldi dei diritti tv; 
nel mondo arbitrale, non esiste la possibilità di spiegare 
gli errori, non c’è democrazia e, se non rompi le scatole alle
Grandi, tanto meglio.  Se poi le aiuti – involontariamente, s’intende perchè la buonafede è assolutamente fuori discussione – con qualche sfondone, tanto meglio. Non verrai mai collocato a riposo per troppo tempo. Nella peggiore delle ipotesi, ci
sarà sempre o il designatore o il presidente degli arbitri
pronto ad affacciarsi in tv per dire che va tutto bene, che
l’importante è dirigere con serenità, che gli arbitri italiani
sono i migliori del mondo. L’importante è crederci. In Inghilterra e in Irlanda
non ci credono: l’agenzia di scommesse Paddy Power ha giudicato
talmente ingiusto il risultato di Catania da pagare comunque gli scommettitori
che avevano puntato sulla vittoria o sul pareggio dei siciliani. Non si finisce
mai di imparare, vero Braschi?

Mentre Allegri litiga con Inzaghi, Berlusconi è scomparso dal Milan

Mentre Allegri litiga con Inzaghi, Berlusconi è scomparso dal Milan


Per rasserenare il MiIan ci mancava solo la lite fra Allegri e Inzaghi al centro sportivo dei ragazzi rossoneri, con il contorno di smentite, mezze smentite e parole pronunciate con dichiarato sprezzo del pudore (“I due hanno ridimensionato l’episodio, quindi per me è come se non fosse successo niente”: provate a indovinare chi sia l’alto dirigente  che ha dispensato queste pillole di saggezza. Indizio: è lo stesso che nel giugno scorso aveva pubblicamente assegnato a Ibrahimovic la maglia n.10).

Intanto, dal Milan è scomparso Berlusconi. Nel bel mezzo di una fra le crisi più inquietanti in ventisei anni e mezzo di gestione, il presidente onorario evita qualunque contatto con i tifosi, non illustra quale sia il suo progetto di squadra per il presente e per il futuro dopo lo smantellamento estivo e la disastrosa partenza stagionale.

Frasi smozzicate, parole rubate, veline di palazzo che cercano di colmare il vuoto pneumatico dell’ex Grande Comunicatore. “Mi vergogno così tanto che venderei il Milan se solo ci fosse qualcuno disposto a comprarlo”, ha sibilato Berlusconi nella notte con l’Anderlecht durante la quale, se fosse dipeso da lui, avrebbe pure cacciato Allegri sui due piedi. L’ha scritto La Stampa, l’ha ripreso il sito di Mediaset, nessuno ha smentito.

Quando la nave affonda, l’ultimo ad abbandonarla deve essere il comandante.

Tralasciando i tormentoni degli avversari politici del Cavaliere che, nei mesi scorsi hanno impazzato in Rete paragonandolo a Schettino, il problema della corazzata Milan è che il comandante è scomparso e, ufficialmente, non se ne hanno notizie.

Non batte un colpo. Non spiega ai tifosi quale squadra abbia in testa, dove voglia arrivare, che cosa pensi davvero di Allegri, se davvero intenda vendere il club e a chi, se gli piaccia l’affannoso mercato di Galliani.  Niente di Niente. 

Poi dicono che la colpa è tutta di Allegri.