IL MESE PER LA SALUTE DELLE OSSA

IL MESE PER LA SALUTE DELLE OSSA

 

O.N.Da (Osservatorio Nazionale per la salute della Donna) dedica il mese di aprile 2013 alla salute delle ossa delle donne italiane, coinvolgendo gli ospedali del network Bollini Rosa.

L’iniziativa vuole sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione e dell’adozione di stili di vita corretti.

Nel mese di aprile 109 ospedali Bollini Rosa offrono gratuitamente alle donne in tutta Italia servizi informativi, clinici e diagnostici per aiutarle a controllare lo stato di salute delle loro ossa.

Una alimentazione sana e una regolare attività fisica sono gli elementi fondamentali per mantenere le ossa in buona salute fin da giovani ed evitare l’osteoporosi, malattia tipicamente femminile che colpisce in Italia il 25% delle donne con età superiore ai 40 anni e che può progredire silenziosa per anni.

Per scoprire le strutture aderenti all’iniziativa dal 1° marzo è disponibile la pagina dedicata su www.mesesaluteossa.it. È inoltre possibile contattare il numero verde 800.588686 o scrivere una e-mail a prevenzione@bollinirosa.it.

Troppi problemi economici, coniugi si tolgono la vita Dopo la notizia suicida anche il fratello della donna

Troppi problemi economici, coniugi si tolgono la vita Dopo la notizia suicida anche il fratello della donna

Il biglietto: “Scusaci per quello che abbiamo fatto”

Romeo Dionisi e Anna Maria Sopranzi, disoccupato di 63 anni lui e pensionata di 68 lei, si sono impiccati. A trovare i corpi i vicini di casa. Gli amici: “Non si erano mai rivolti ai servizi sociali , lui si vergognava anche di chiedere un euro”. Il fratello della donna, Giuseppe Sopranzi, si è gettato al porto

 

di Lorena Cellini

 
Civitanova: crisi, coniugi si tolgono la vita. Suicida anche il fratello della donna
Al porto (Foto Vives)

Civitanova Marche (Macerata), 5 aprile 2013 – Marito e moglie si sono tolti la vita a Civitanova Marche a causa di problemi economici. I coniugi, Romeo Dionisi 63 anni e Anna Maria Sopranzi di 68 anni, si sono impiccati. Appresa la notizia si è tolto la vita gettandosi al porto anche il fratello della donna, Giuseppe Sopranzi, 73 anni.

A trovare i corpi dei due coniugi nel garage del loro appartamento in via Calatafimi, sono stati i vicini di casa, che hanno subito avvisato i carabinieri. “Scusaci per quello che abbiamo fatto”, queste le parole scritte su un biglietto lasciato sull’auto di una vicina di casa amica di Anna Maria. In fondo al messaggio, il cellulare della sorella della donna.

Romeo Dionisi, muratore artigiano, era al momento disoccupato: aveva lavorato fino a settembre in una ditta edile di Napoli; dopo la chiusura dell’azienda, non aveva più percepito lo stipendio. La moglie, ex artigiana, aveva una modestissima pensione: 400-500 euro. Questa la cifra con cui riuscivano ad andare avanti. La coppia, senza figli, aveva due mutui sulle spalle più i contributi che l’uomo, lavorando con la partita Iva, doveva pagare. Sembra non avessero neppure i soldi per pagare l’affitto. Abitavano nello stesso palazzo del presidente del consiglio comunale di Civitanova, Ivo Costamagna, che di recente aveva parlato con loro e li aveva invitati in Comune per parlare con i servizi sociali, ma i coniugi gli avevano riposto che non lo avrebbero fatto perché si vergognavano. A confermarlo le parole degli amici: “Non si erano mai rivolti ai servizi sociali, lui si vergognava anche di chiedere un euro”. Aiuti finanziari arrivavano però sia dai vicini di casa che dagli amici.

Secondo gli investigatori non vi sono dubbi che si sia trattato di un doppio suicidio, e che la cause vanno ricercate nelle precarie condizioni economiche della coppia. I sanitari del 118, intervenuti sul posto, non hanno potuto far altro che constatare il decesso.

I funerali di Romeo Dionisi, Anna Maria e Giuseppe Sopranzi si svolgeranno sabato alle 16:30. Il corteo funebre partira’ dall’obitorio cittadino, dove le tre salme sono state ricomposte, diretto alla Chiesa di San Pietro, affacciata su piazza XX Settembre, la parrocchia che Anna Maria e Romeo frequentavano. Sarà presente il presidente della Camera Laura Boldrini.

GLI OMEGA 3 ALLUNGANO LA VITA AGLI ANZIANI

GLI OMEGA 3 ALLUNGANO LA VITA AGLI ANZIANI

 

di Francesca Mancuso

 

Livelli più alti di omega 3 nel sangue sono associati ad un minor rischio di morte prematura negli anziani. In una sola parola, longevità. Assumere queste preziose sostanze, contenute non solo nel pesce ma in numerosi vegetali, infatti, può ridurre la mortalità del 27% e la mortalità legata alle malattie cardiache di oltre un terzo (35%).

Che gli omega 3 siano un toccasana per la nostra salute, non è una novità, ma un nuovo studio condotto dalla Harvard School of Public Health (HSPH) in collaborazione con l’Università di Washington, ha scoperto che gli anziani che presentano i più alti livelli ematici di acidi grassi presenti nel pesce avevano vissuto in media 2,2 anni in più rispetto ai coetanei con i livelli più bassi.

L’analisi si è limitata però solo agli omega 3 presenti nel pesce, senza contare l’apporto non meno importante di quelli presenti in alcuni vegetali, ad esempio nei semi di lino, nelle noci e nei cereali, in alcune vegetali a foglia verde, in fagioli, piselli, ceci. Ciononostante, lo studio è il primo a mettere direttamente in relazione i biomarcatori ematici e il consumo di pesce, riferendosi alla mortalità totale e alle specifiche cause di mortalità in una popolazione generale.

Finora, gli studi precedenti avevano dimostrato che il pesce, ricco di proteine e acidi grassi salutari per il cuore, riduce il rischio di morte per malattie cardiache. Ma l’effetto sulle altre cause di morte o sulla mortalità totale non era ancora stato chiarito. In questo sta la novità della ricerca.

I ricercatori hanno esaminato 16 anni di dati provenienti da circa 2.700 adulti statunitensi a partire dai 65 anni che avevano partecipato al Cardiovascular Health Study (CHS), uno studio a lungo termine. I partecipanti provenivano da quattro comunità degli Stati Uniti: North Carolina, California, Maryland e Pennsylvania, e tutti erano generalmente sani. Periodicamente durante il follow-up, i partecipanti si sono sottoposti ad analisi del sangue, ad esami fisici e a test diagnostici, e sono stati interrogati sul loro stato di salute, sulla storia medica e lo stile di vita.

I ricercatori hanno analizzato la percentuale totale di acidi grassi, tra cui tre più specifici, nei campioni di sangue dei partecipanti. Questi ultimi, sia singolarmente che combinati, erano associati a un rischio significativamente più basso di mortalità, non solo legata alle malattie cardiache. Nel complesso, i partecipanti allo studio con i più alti livelli di tutti e tre i tipi di acidi grassi avevano un rischio inferiore del 27% della mortalità totale.

“Anche se mangiare pesce è stato a lungo considerato parte di una dieta sana, pochi studi hanno esaminato i livelli di omega 3 nel sangue e le morti totali negli adulti più anziani”, ha detto l’autore della ricerca Dariush Mozaffarian. “I nostri risultati supportano l’importanza di adeguati livelli di omega 3 nel sangue per la salute cardiovascolare, e suggeriscono che a lungo andare questi benefici potrebbero effettivamente estendere gli anni di vita residua”.

Prospettiva ottimistica ma limitante visto che ha preso in esame solo l’apporto di omega 3 fornito dal pesce. Anche i vegetali forniscono un contributo altrettanto importante in tal senso. È chiaro che per assumere le sostanze necessarie all’organismo per la formazione di acidi grassi omega 3, il pesce non è affatto l’unica fonte, anzi. Esistono numerose alternative vegetali, forse meno note ma senza dubbio altrettanto valide.

RUSSARE: CAUSE E RIMEDI NATURALI PER SMETTERE

RUSSARE: CAUSE E RIMEDI NATURALI PER SMETTERE

 

di Marta Albè

 

Smettere di russare. Ad ognuno di noi può capitare di russare di tanto in tanto, ma se il fenomeno si presenta di frequente, può influenzare la qualità del sonno e la sua durata, oltre che infastidire i propri famigliari o compagni di stanza.

Russare può condurre ad una durata insufficiente del riposo notturno e ad avvertire per via di ciò una evidente sensazione di affaticamento durante il giorno. Identificare la causa del fenomeno rappresenta il primo passo per porre rimedio alla situazione.

Quali sono le cause?

A proposito del russare, le cause possono essere molteplici e variare da un soggetto all’altro. Il fenomeno può essere imputato alla presenza di tessuti organici all’interno della cavità nasale o della gola maggiormente tendenti a vibrare, poiché più morbidi o flessibili del normale. Anche la posizione che la lingua assume durante il riposo può rappresentare un fattore da non sottovalutare.

Il rumore viene generato nel momento in cui, mentre si dorme, l’aria si trova ostacolata dal poter fuoriuscire liberamente dalle cavità nasali e dalla bocca. Una ostruzione parziale a livello del naso potrebbe essere provocata da una deviazione del setto nasale. Ostacoli presenti all’interno del naso o della bocca portano i canali di passaggio dell’aria a restringersi e ciò è causa del rumore che viene avvertito dall’esterno. Tra i più comuni fattori che possono influenzare il passaggio dell’aria dalla bocca e dalle cavità nasali durante il sonno vi sono:

1) Età

Con l’avanzare dell’età i tessuti all’interno delle cavità nasali e della gola si rilassano, con particolare riferimento ai muscoli. Ciò non permette al respiro di fluire liberamente e provoca rumore.

2) Costituzione

Gola stretta, adenoidi dilatate e palatoschisi (una malformazione del palato, che si presenta come una fenditura più o meno estesa della parte anteriore del palato duro) possono essere considerate tra le cause del russare determinate dalla costituzione fisica individuale. Negli uomini, inoltre, i canali di passaggio dell’aria sono solitamente più stretti. Anche sovrappeso e scarso tono muscolare sono considerati fattori da non sottovalutare.

3) Problemi nasali

Dal banale raffreddore, alla sinusite, ad una deviazione del setto nasale, problemi alle narici e ostruzioni parziali delle vie respiratorie di vario genere concorrono tra i fattori che possono contribuire al presentarsi del fenomeno del russare.

4) Posizione

La posizione che si assume durante il sonno è importante. Chi russa non dovrebbe dormire sulla schiena, in quanto una simile postura porta i tessuti interni alla gola a rilassarli ed a bloccare in parte le vie respiratorie. Da ciò si origina il rumore.

5) Fumo, alcolici e medicinali

Il fumo, l’assunzione di bevande alcoliche e di alcune tipologie di medicinali possono contribuire ad accentuare il fenomeno, in quanto tali sostanze possono concorrere ad un maggiore rilassamento dei muscoli, con le conseguenze di cui sopra.

Quali sono i rimedi?

1) Dormire su un fianco

Se ci si rende conto di come il fenomeno del russare si accentui nel momento in cui ci si trovi a dormire sulla schiena, la soluzione più semplice consiste nel cambiare posizione, girandosi su di un fianco, in modo da lasciare più libera la gola.

2) Cambiare cuscino

Utilizzare due cuscini o un cuscino più alto del solito può contribuire a mantenere aperte e libere le vie respiratorie, sorreggendo il collo e la gola. I cuscini devono essere scelti e posizionati in modo tale che la schiena risulti adagiata in una posizione non dolorosa o fastidiosa.

3) Suffumigi

Se la causa del vostro russare è generata da una congestione nasale dovuta a raffreddori o allergie, una delle possibili soluzione consiste nell’effettuare dei suffumigi con acqua e bicarbonato o oli essenziali prima di andare a dormire, in modo da liberare le vie respiratorie.

4) Tecniche di rilassamento

Ansia, stress ed agitazione possono disturbare il sonno ed accentuare il fenomeno indesiderato. A questo proposito è possibile ricorrere ad alcune tecniche di rilassamento da porre in essere prima di andare a dormire, in modo da favorire un sonno ristoratore ed un riposo indisturbato. Tali tecniche di rilassamento possono essere approfondite mediante la lettura del “Manuale pratico per smettere di russare” di Roberto Fabbroni, in cui vengono spiegati semplici esercizi a cui dedicarsi prima di coricarsi.

5) Jala Neti

Verificare che le cavità nasali siano libere prima di andare a dormire è fondamentale per evitare di russare, in particolare se si è consapevoli di essere soggetti al fenomeno. Soffiarsi semplicemente il naso potrebbe non essere sufficiente. Perciò e possibile ricorrere ad un metodo per la pulizia delle cavità nasali che prevede l’utilizzo di acqua salata e di un piccolo strumento simile ad una teiera, denominato Jala Neti.

6) Cerottini nasali

Se il problema non riguarda i tessuti interni alla gola, ma una apertura insufficiente delle cavità nasali, gli appositi cerottini nasali potrebbero essere utili a migliorare la situazione. La loro efficacia può variare da persona a persona, a seconda dell’entità e delle reali cause del problema.

7) Evitare gli alcolici

Il consumo di alcolici può incidere sul riposo notturno, rendendolo irregolare e poco efficace. Può inoltre provocare un maggior rilassamento dei tessuti interni alla gola ed alle narici, causando un maggiore sfregamento dell’aria contro le loro pareti e quindi rumore.

8) Smettere di fumare

Il fumo può compromettere la corretta funzionalità del nostro apparato respiratorio, favorire la produzione di muco e la formazione di ostruzioni a livello delle cavità nasali. Può inoltre essere causa della comparsa di colpi di tosse notturni, che potrebbero contribuire ad un sonno ancora più disturbato e difficoltoso.

9) Doccia calda

Concedersi una doccia calda prima di andare a dormire, a parere degli esperti, può contribuire a liberare la cavità nasali, in particolare a causa del vapore acqueo che verrà respirato e che contribuirà a dilatare le stesse. Durante la doccia è inoltre possibile effettuare una pulizia delle narici con acqua tiepida o un risciacquo con acqua leggermente salata.

10) Idratazione

La disidratazione può essere la causa di fenomeni di secchezza che interessano le membrane interne della gola o del naso. Per tale motivo si raccomanda di bere semplice acqua naturale a sufficienza durante il giorno, in modo che la disidratazione non contribuisca ad aggravare il fenomeno del russare.

Allarme badanti, le famiglie non riescono a pagare l’assicurazione prevista dalla legge Fornero

Allarme badanti, le famiglie non riescono a pagare l’assicurazione prevista dalla legge Fornero

IN QUESTO ARTICOLO

Argomenti: Assicurazioni | Inps | Confedilizia |Assindatcolf | CGIL | Fornero | Riforma

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Nel 2013 rischia di scoppiare il «caos badanti». Per effetto della riforma Fornero che ha introdotto un nuovo “balzello “per finanziare lil nuovo ammortizzatore, l’assicurazione sociale per l’impiego «gli anziani saranno considerati alla stregua di veri e propri imprenditori e in caso di licenziamento della persona che si prende cura di loro saranno costretti a pagare fino a 1.400 euro in tre anni, ovvero 473 euro all’anno». Lo denuncia lo Spi-Cgil che sottolinea come «tale cifra non andrà direttamente nelle tasche dei lavoratori licenziati ma finirà nelle casse dell’Inps per alimentare l’Aspi», inoltre l’importo dovuto «non tiene inoltre conto delle diverse tipologie di lavoro e resta del tutto invariato sia che la badante licenziata abbia lavorato per poche ore alla settimana sia che abbia lavorato per otto ore al giorno».

Si alimenta il lavoro nero tra le badanti

 
 

Secondo il sindacato dei pensionati della Cgil in questo modo «non solo si penalizzano ulteriormente gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie con un pesante aggravio di costi e di burocrazia» , ma si finisce «soprattutto per alimentare il lavoro nero, che nel settore è già una vera e propria piaga toccando la quota dell’80% con oltre 2milioni di lavoratori non in regola». Lo Spi Cgil lancia un appello alle forze politicahe affinchè intervenga per «correggere una norma che rischia di fare davvero molti guai». Nei giorni scorsi un appello analogo era stato lanciato da Assindatcolf, l’associazione dei datori di lavoro domestico aderente a Confedilizia, che aveva sollecitato l’eliminazione o quanto meno la revisione di questo contributo (quantificandolo in 483,80 euro per ogni 12 mesi di anzianità per un massimo di 3 anni) che dallo scorso 1° gennaio scatta «in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, indipendenti dalla volontà del lavoratore».
Assindatcolf considera la normativa una l«imitazione alla facoltà del datore di lavoro domestico di risolvere il rapporto in qualsiasi momento ed un onere economico eccessivo».

Disfunzione erettile: nella maggior parte dei casi è possibile curarla

Disfunzione erettile: nella maggior parte dei casi è possibile curarla

di Caterina Steri

Il disturbo dell’erezione nell’uomo si manifesta in diversi modi.
L’erezione:
·         può non avvenire mai durante il rapporto sessuale;
·         scomparire subito dopo o indebolirsi;
·         può non avvenire quando l’uomo non si sente in situazioni di sicurezza e di serenità;
·         può avvenire in presenza di determinate compagne piuttosto che altre (ad esempio, uomini di una certa età riferiscono di non aver l’erezione con la moglie mentre avviene regolarmente con l’amante);
·         può cessare nel momento in cui avviene la penetrazione
·         non avviene nel primo incontro con la partner mentre nei successivi il problema non si pone.

Una volta escluse, attraverso visite ed esami medici, le basi organiche del disturbo dell’erezione nell’uomo possiamo parlare di diverse cause psicologiche.

Le cause psicologiche possono essere varie e spesso agiscono in modo sinergico nella manifestazione del problema. Diversi fattori quali scarsa autostima, stress, stanchezza, paura dell’insuccesso, di perdere il controllo e di lasciarsi andare, difficoltà nella relazione, sensi di colpa dovuti a un’educazione troppo rigida, difficoltà di comunicazione che contribuiscono a non vivere serenamente la sessualità.

Fortunatamente le situazioni meno importanti e strutturate di difficoltà erettile, sono molto più comuni di quelle gravi. Quindi la maggior parte di esse sono risolvibili.
L’efficacia di una terapia dipende dalla capacità di riconoscere le cause del disturbo, oltre che dalle strategie messe in atto per risolverlo. E’ infatti essenziale la stretta collaborazione tra diverse figure professionali dall’urologo, all’andrologo, al sessuologo, allo psicoterapeuta.

Nello specifico, quando si parla di cause psicologiche, le terapie sessuali vengono accompagnate dalla psicoterapia.
La terapia sessuale ha la funzione di cambiare la percezione del proprio corpo, conoscere meglio l’area genitale e ascoltarne le sensazioni, educare o rieducare la persona ad abituarsi alla gratificazione corporea.
La psicoterapia invece indaga e lavora sui vissuti personali ed emotivi e su quelli relazionali.

Per alcuni individui è difficile rivolgersi ad un esperto a causa dell’imbarazzo che suscita il dover raccontare ciò che succede durante i rapporti sessuali. Ma come dico sempre ai miei pazienti: “Se io non conosco bene la situazione non posso aiutarvi”. Occorre quindi che si instauri un forte clima di fiducia per lavorare al meglio sul problema.
Ci sono poi uomini che preferiscono far finta che quello che hanno non sia un problema e non chiedono un aiuto sperando che la loro sia una situazione passeggera. Questo rischia invece di consolidare la disfunzione che viene evitata all’infinito.
Ancora ci sono casi di individui che rimandano alla propria compagna, raccontando che con le altre donne non è mai accaduto nulla di anomalo. Questo determina un forte senso di colpa, di inadeguatezza e un’importante frustrazione. Le donne, in questi casi, si rivolgono a me colpevolizzandosi per l’accaduto.

Riconoscere quanto prima il problema aiuta ad intervenire precocemente e a risolverlo in tempi relativamente brevi.

La sessualità è una dimensione molto importante nella vita degli individui e delle coppie, riconoscere un problema e affrontarlo non è sinonimo di fallimento, ma di maturità e responsabilità nei confronti di se stessi e del partner.

Il ginseng come Viagra

 

I feel good

 

Il ginseng come Viagra

 

Problemi di impotenza? Un consiglio: lasciate stare il Viagra ed usate il ginseng. Lo suggeriscono i ricercatori dell’università di Yonsei, nella Corea del Sud, che hanno condotto una ricerca su questa pianta, pubblicando i risultati sul Journal of Impotence Research. Gli uomini che per alcune settimane hanno ingerito il ginseng hanno avuto dei sensibili miglioramenti.

Lo studio
E’ stato effettuato su oltre cento soggetti, tutti sofferenti di disfuzioni dell’erezione. Ognuno di loro ha assunto bacche di questa sostanza quattro volte al giorno per otto settimane, riuscendo ad avere dei buoni effetti. “I risultati sono stati incoraggianti – hanno dichiarato gli esperti – il ginseng coreano migliora tutti gli ambiti della funzione sessuale. Può essere usato come alternativa ai farmaci per migliorare la vita sessuale maschile”. Insomma, meglio il ginseng che la pillola azzurra, che può avere effetti collaterali dannosi per la salute.

Alla scoperta del Ginseng
Il suo nome botanico è Panax Ginseng, dove Panax etimologicamente deriva dal greco pan-axos che significa “guarisce tutto“. Questa pianta cresce soprattutto in Asia orientale ed in Nord America; la specie più utilizzata è quella vietnamita del panax. In Cina il ginseng viene chiamato ren shen, “radice uomo”, probabilmente per la sua forma che richiama quella del corpo umano, ma anche perche la sua radice è un tonico potentissimo per tutto l’organismo. La conoscenza e l’impiego del ginseng a scopo terapeutico risalgono a migliaia di anni fa e la sua efficacia è ormai dimostrata da diversi studi condotti in ogni parte del mondo.

Tutti in forma con il ginseng

Virtù e proprietà benefiche
Sono dovute a diversi componenti presenti nelle sue preziose radici: vitamine, olio essenziale, ginsenosidi o saponine, considerati i principi attivi della radice.

Effetti benefici
Tradizionalmente viene considerata una droga tonica, con elevate proprietà ricostituenti, soprattutto a livello di sistema immunitario. Numerosi studi hanno dimostrato come il ginseng influisca sul rilascio di un ormone, il cortisolo, che migliora la risposta del nostro organismo allo stress. Il nostro organismo diventa più resistente, con conseguente riduzione dei danni causati daagenti patogeni o da situazioni di stress negativo. Più in generale, la sua capacità di ripristinare il giusto equilibrio nell’organismo fa del ginseng il più efficace “adattogeno” finora conosciuto. Contiene sostanze antiossidanti, che oltre a bloccare i dannosi effetti dei radicali liberi e rallentare l’invecchiamento cellulare, potrebbero avere anche un’importante azione antitumorale. Ricerche recenti hanno dimostrato che somministrando estratti di ginseng ad alcuni malati di tumore, esso può ridurre in modo significativo la fatica cronica dei pazienti, che rappresenta uno degli effetti più comuni e debilitanti del cancro e dei suoi trattamenti.

Effetti collaterali
Quello riscontrato più comunemente è l’insonnia, accompagnato di solito da nervosismo eirritabilità, soprattutto quando il ginseng viene assunto in concomitanza di altre sostanze stimolanti quali caffeina o teina. Inoltre un suo abuso, prolungato nel tempo, potrebbe portare in casi estremi anche a tremori incontrollati. L’ideale è consumarlo una volta al giorno, la mattina a stomaco vuoto.

Pensioni, scattano gli aumenti: ma per 6 milioni stop alla rivalutazione

Pensioni, scattano gli aumenti: ma per 6 milioni stop alla rivalutazione

Dal primo gennaio scattano gli aumenti del 3% per adeguare le pensioni al costo della vita ma, anche il prossimo anno, la rivalutazione non sarà valida per le pensioni superiori tre volte la soglia minima. Lo ricorda la Spi Cgil, affermando che il blocco della rivalutazione riguarda sei milioni di pensionati. Con la rivalutazione prevista una pensione minima passerà da 481 euro a 495,43, mentre una da 1.000 euro arriverà a quota 1.025 euro.
Esclusi dall’adeguamento 6 milioni di pensionati – Poiché nel 2013 sarà ancora in vigore il blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero, spiega lo Spi-Cgil, sei milioni di pensionati vedranno invariato il valore della propria pensione per il secondo anno di fila. Il blocco – segnala il sindacato pensionati della Cgil – riguarda soprattutto pensionati che hanno un reddito mensile di 1.217 euro netti (1.486 euro lordi). Un pensionato che si trova in questa fascia ha già perso 363 euro nel 2012 e ne perderà 776 nel 2013. Un pensionato con un reddito mensile di 1.576 euro netti (2.000 lordi) nel 2012 ha perso invece 478 euro e nel 2013 ne perderà 1.020. La mancata rivalutazione della pensione, sommandosi a quella dell’anno precedente, porterà quindi – sempre secondo lo Spi-Cgil – quei sei milioni di pensionati a ritrovarsi nel biennio 2012-2013 complessivamente con 1.135 euro in meno.
Nel 2012 un accanimento senza precedenti sui pensionati – “In questo anno – ha detto il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone – abbiamo assistito a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi. L’aumento annuale delle pensioni che scatterà nei prossimi giorni – ha continuato Cantone – è risibile e non garantisce il pieno recupero del loro potere d’acquisto. Oltretutto da questo meccanismo automatico sono stati estromessi per decreto sei milioni di pensionati, la maggior parte dei quali non possono di certo essere considerati ricchi o privilegiati. Il governo – conclude – ha scelto deliberatamente di colpire la categoria dei pensionati lasciandone in pace tante altre che potevano e dovevano contribuire al risanamento dei conti, ed è per questo che per noi la cosiddetta Agenda Monti non può di certo essere la ricetta giusta per la crescita e lo sviluppo del Paese”.

Pensioni, il 47,5% sotto 1000 euro Povertà: più italiani a rischio

Pensioni, il 47,5%
sotto 1000 euro
Povertà: più italiani a rischio

Siamo quasi al 30%: il dato peggiore in Europa. Matrimoni: al Nord prevalgono quelli civili

Peggiora il tasso di nuzialità. Il Sud sempre sopra la media nazionale, dove ancora reggono i matrimoni celebrati con il rito religioso è del 76,3%. Al Nord invece sono sempre di più le coppie che decidono si sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile. E aumentano gli italiani a rischio povertà: il dato peggiore in Europa

 
Pensioni: sopra 1.000 euro obbligo conto

Pensioni: sopra 1.000 euro obbligo conto

Roma, 18 dicembre 2012  – Per il quarto anno consecutivo in Italia cala il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi 9mila in meno dell’anno precedente. Di conseguenza il tasso di nuzialità passa da 3,6 a 3,4 per mille. Al Sud il tasso di nuzialità, pur se in calo (da 4,4 a 4,1 per mille), supera la media del Paese. E al contempo la fotografia dell’Italia ci rimanda un dato sconfortante: emerge che quasi la metà delle pensioni è sotto i mille euro e aumenta il numero di italiani a rischio povertà.

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È quanto emerge dai dati presentati oggi dall’Istat.

LE PENSIONI – Circa 7,9 milioni di pensionati in Italia ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Si tratta del 47,5% dei pensionati (16,69 milioni a fine 2011). E’ quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale messo a punto da Istat, Inps e ministero lavoro presentato oggi. Il 37,7% dei pensionati percepisce un reddito fra mille e duemila euro, mentre il 14,5% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Dal 2009 al 2011, grazie alle riforme il numero dei pensionati e’ diminuito mediamente dello 0,4%.

Il 75% dei pensionati percepisce solo pensioni di tipo invalidita’, vecchiaia e superstiti (Ivs) mentre il 25% ha assegni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni Ivs. Il 28,3% dei pensionati risiede nel Nord Ovest, il 20,1% nel Nord Est, il 20,1% nel Centro, il 21,2% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.

La classe di eta’ piu’ numerosa e’ quella degli ultraottantenni, con circa 3,8 milioni di pensionati, seguono quella dei 70-74enni, con 2,9 milioni e quella dei 65-69enni con 2,8. L’8,1% dei pensionati (oltre 1,3 milioni di persone) ha meno di 55 anni. Dal 2009 al 2011, anche in funzione delle recenti riforme previdenziali, il numero dei pensionati diminuisce mediamente dello 0,4%, mentre l’importo annuo medio e mediano del reddito aumentano del 5,3%.

LA CRISI – Sempre in tema di crisi, aumentano gli italiani a rischio poverta’ o esclusione sociale: il relativo indicatore sintetico ‘Europa 2020′ e’ cresciuto dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali e’ la piu’ elevata registrata nei Paesi Ue. Emerge sempre dal rapporto sulla coesione sociale Istat, Inps, ministero del Lavoro. Nel 2011, spiega il rapporto, “le famiglie in condizione di poverta’ relativa sono in Italia 2 milioni 782 mila (l’11,1% delle famiglie residenti) corrispondenti a 8 milioni 173 mila individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. Nel corso degli anni, la condizione di poverta’ e’ peggiorata per le famiglie numerose, con figli, soprattutto se minori, residenti nel Mezzogiorno e per le famiglie con membri aggregati, dove convivono piu’ generazioni”.

Nel 2011, segnalano ancora Istat, Inps e ministero del Lavoro, “l’incidenza della poverta’ relativa e’ pari al 27,8% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (10,1% se si fa riferimento alla poverta’ assoluta), mentre e’ pari al 32% (18,2% nel caso della poverta’ assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati. La poverta’ relativa mostra alcuni segnali di miglioramento fra gli anziani; tuttavia, una vulnerabilita’ in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove risulta relativamente povero il 24,9% degli anziani (7,4% quelli assolutamente poveri)”.  Nel 2010, in Italia risulta “materialmente deprivato” il 25,8% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, (contro il 15,7 della media nazionale), valore che raggiunge il 30% in Sicilia e in Campania.

I MATRIMONI – Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono si sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile (da 79mila nel 2010 a circa 83mila nel 2011). È soprattutto al Sud che prevale un modello di tipo ‘tradizionale’, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con il rito religioso è del 76,3%.

Ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa. Secondo l’annuario dell’Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso.

GLI ITALIANI VIVONO DI PIU’ – Secondo le stime relative al 2011, in Italia la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4 anni) che per le donne (84,5) grazie all’influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età.

Nel contesto internazionale l’Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010 all’interno dell’Unione europea soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre le femmine fanno registrare la vita media più elevata in Francia e in Spagna (85,3).

AUMENTANO I FIGLI, MA MADRI PIU’ VECCHIE  – Nel 2011 il numero di figli per donna in Italia si attesta a 1,42, in lieve aumento sul 2010 (1,41): il Nord si conferma la ripartizione con la fecondità più alta (1,48).

All’interno dell’Unione europea a 15 Paesi (dati 2010) l’Italia si colloca al quarto posto per bassa fecondità, preceduta da Portogallo (1,36 figli per donna), Spagna (1,38) e Germania (1,39). Nell’Ue a 27 i paesi con un minor numero medio di figli per donna sono la Lettonia (1,17), l’Ungheria (1,25) e la Romania (1,33): l’Italia si colloca al decimo posto.

Le donne diventano madri sempre più tardi: 31,3 anni è l’età media al parto in Italia, il valore più alto fra i paesi europei, lo stesso di Liechtenstein e Svizzera. Seguono Irlanda e Regno Unito (31,2).

Geometri, approvata la riforma pensionistica

Geometri, approvata la riforma pensionistica

Innalzamento graduale a 70 anni dell’età richiesta per il retributivo e, per i giovani, accredito figurativo dell’intera contribuzione

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29/11/2012 – Il Ministero del Lavoro ha approvato la riforma pensionistica della Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (CIPAG).

 
Lo fa sapere lo stesso CIPAG in un comunicato, aggiungendo che “con questo provvedimento si mette il sigillo ufficiale al superamento del test di sostenibilità a 50 anni, garantendo così ai propri iscritti un tranquillo futuro previdenziale”.
 
Questi i principali interventi, illustrati dal CIPAG:
 
Innalzamento graduale dell’età richiesta per il retributivo a 70 anni, con possibilità di accesso alla vecchiaia con calcolo misto a 67 anni. Questo passaggio viene previsto con gradualità dal 2014 al 2019, elevando ogni anno di sei mesi l’età richiesta. Rimane ferma la possibilità di accedere al trattamento di vecchiaia con calcolo misto (retributivo/contributivo) ad un’età inferiore, prevedendo anche qui un innalzamento graduale dell’età anagrafica dagli attuali 65 anni ai 67 anni.
 
Introduzione dei requisiti dell’assicurazione generale obbligatoria per la pensione contributiva con aumento graduale dell’età anagrafica. La modifica dei requisiti per il perfezionamento della pensione contributiva, prevedendo che la stessa possa essere liquidata in favore di coloro che abbiano almeno 20 anni di contribuzione effettiva con un ammontare mensile della prima rata di pensione non inferiore a 1,5 volte l’importo mensile dell’assegno sociale. Si prescinde da tali requisiti solo per il pensionando in possesso di un’età anagrafica pari a 70 anni con 5 anni di anzianità contributiva. È stato introdotto un innalzamento graduale dell’età da 65 a 67 anni, elevando ogni anno di sei mesi l’età richiesta.
 
Indicizzazioni. I redditi da considerare per le pensioni retributive non saranno più rivalutati al 100 per cento ma solo al 75 per cento con il rispetto del pro rata. Per le pensioni superiori ai 1500 Euro mensili lordi è previsto il blocco della rivalutazione nel biennio 2013-2014 mentre per quelle superiori ai 35.000 Euro annui lordi il blocco proseguirà anche nel quinquennio 2015-2019. Tale limite viene rivalutato nel tempo con l’andamento degli indici ISTAT.
 
I giovani. Per i giovani si introduce l’accredito figurativo dell’intera contribuzione soggettiva ai fini della determinazione del montante contributivo per il calcolo delle pensioni di vecchiaia e anzianità liquidate dalla Cassa.
 
I Ministeri Vigilanti – spiega il CIPAG – hanno ritenuto soddisfatti i requisiti di sostenibilità cinquantennale richiesti dall’art. 24, comma 24 della Manovra Salva Italia (Legge 214/2011) e hanno valutato con esito positivo la riforma previdenziale sotto i diversi profili delle valutazioni attuariali, della congruità dell’aliquota contributiva, nonché dei tassi di sostituzione in tal modo assicurati.
 
“Siamo soddisfatti del risultato ottenuto. Siamo intervenuti in modo da distribuire l’onere per raggiungere la sostenibilità a 50 anni su tutta la platea dei nostri iscritti, pensionati compresi” – ha dichiarato Fausto Amadasi, Presidente CIPAG.
 
“È stato disegnato un solido sistema previdenziale di categoria – si legge ancora nella nota – che contempla il mantenimento di una prestazione premiante calcolata con sistema di calcolo reddituale e con accesso a 70 anni, ferma rimanendo la possibilità di accedere anticipatamente ad una prestazione calcolata con un sistema misto (contributivo/retributivo in pro rata) e l’ulteriore alternativa di accedere ad una pensione contributiva i cui requisiti di accesso sono stati armonizzati con il sistema generale”.