Papa a Seul, un milione di fedeli.

Papa a Seul, un milione di fedeli. “I martiri chiedono di non accettare compromessi”

Papa Francesco ha ricordato l’esempio dei martiri, invitando a mettere Dio davanti a tutto e non scendere a compromessi, durante mega-celebrazione di oggi alla Porta di Gwanghwamun, alla periferia di Seul, il luogo stesso dove nel 1839 avvennero le decapitazioni dei cristiani

Seul: un milione di fedeli per Papa Francesco
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Seul, 16 agosto 2014 – Un milione per gli organizzatori locali, circa 800mila per il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, certo una folla sterminata si è riversata questa mattina nella grande area della Porta di Gwanghwamun, a Seul per la beatificazione di un secondo gruppo di martiri coreani. 

“La chiesa cattolica in Corea ha già 103 santi martiri (canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984) e oltre a questi, con la beatificazione di oggi, ha anche 124 beati”, ha commentato il cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul ricordando che la zona attorno a Gwanghwamun “è il sito storico dove sono stati martirizzati i numerosi antenati della nostra fede. In essa si situavano inoltre anche i dicasteri principali della dinastia di Chosun”.

PAPA: I MARTIRI CHIEDONO DI NON ACCETTARE COMPROMESSI – “Oggi molto spesso la nostra fede viene messa alla prova dal mondo: in moltissimi modi ci viene chiesto di scendere a compromessi sulla fede, di diluire le esigenze radicali del Vangelo e conformarci allo spirito del tempo”. Per questo è importante l’esempio dei martiri che “ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno: essi ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”. (VIDEO)

Papa Francesco ha spiegato così il senso della mega-celebrazione di oggi alla Porta di Gwanghwamun, alla periferia di Seul, il luogo stesso dove nel 1839 avvennero le decapitazioni. “La celebrazione odierna – ha però aggiunto – abbraccia gli innumerevoli martiri anonimi, in questo Paese e nel resto del mondo, i quali, specie nell’ultimo secolo, hanno offerto la propria vita per Cristo o hanno sofferto pesanti persecuzioni a causa del suo nome”. E ha poi ribadito in un tweet: “I martiri ci insegnano che le ricchezze, il prestigio e l’onore hanno poca importanza”.

Oggi – ha affermato Bergoglio – è un giorno di grande gioia per tutti i coreani”. Paolo Yun Ji-chung (la cui testa fu esposta al pubblico ludibrio) e i suoi compagni, con “la loro rettitudine nella ricerca della verità, la loro fedeltà ai sommi principi della religione che hanno scelto di abbracciare, nonché la loro testimonianza di carità e di solidarietà verso tutti”, rappresentano infatti un esempio che “fa parte della ricca storia del popolo coreano” e che “ci insegna l’importanza della carita’ nella vita di fede”.

Per Papa Francesco “fu la purezza della loro testimonianza a Cristo, manifestata nell’accettazione dell’uguale dignità di tutti i battezzati, che li condusse ad una forma di vita fraterna che sfidava le rigide strutture sociali del loro tempo”. Infatti, “fu il loro rifiuto di dividere il duplice comandamento dell’amore a Dio e dell’amore al prossimo che li portò ad una così grande sollecitudine per le necessità dei fratelli”. “Il loro esempio – Francesco ne è convinto – ha molto da dire a noi, che viviamo in società dove, accanto ad immense ricchezze, cresce in modo silenzioso la più abbietta povertà; dove raramente viene ascoltato il grido dei poveri; e dove Cristo continua a chiamare, ci chiede di amarlo e servirlo tendendo la mano ai nostri fratelli e sorelle bisognosi”. “Se seguiamo l’esempio dei martiri e crediamo nella parola del Signore, allora – ha assicurato Papa Bergoglio – comprenderemo la sublime libertà e la gioia con la quale essi andarono incontro alla morte”. “Possano le preghiere di tutti i martiri coreani, in unione con quelle della Madonna, Madre della Chiesa – ha invocato infine – ottenerci la grazia di perseverare nella fede e in ogni opera buona, nella santità e nella purezza di cuore, e nello zelo apostolico di testimoniare Gesù in questa amata Nazione, in tutta l’Asia e sino ai confini della terra”.

IN COREA IL VANGELO NON GIUNSE COI MISSIONARI – “La fede cristiana non giunse ai lidi della Corea attraverso i missionari; vi entrò attraverso i cuori e le menti della gente coreana stessa, fu stimolata dalla curiosità intellettuale, dalla ricerca della verità religiosa”.

Papa Francesco ha voluto ricordare questa verità storica nell’omelia tenuta davanti a una folla sterminata di fedeli radunati alla Porta di Gwanghwamun. “Attraverso un iniziale incontro con il Vangelo, i primi cristiani coreani – ha spiegato – aprirono le loro menti a Gesù. Volevano conoscere di più su questo Cristo che ha sofferto, è morto ed è risorto dai morti”. Non ci fu dunque bisogno di preti: “l’apprendere qualcosa su Gesù condusse presto a un incontro con il Signore stesso, ai primi battesimi, al desiderio di una vita sacramentale ed ecclesiale piena, e agli inizi di un impegno missionario”.

“Questa storia ci dice molto sull’importanza, la dignità e la bellezza della vocazione dei laici”, ha osservato Bergoglio rivolgendo il suo saluto “ai tanti fedeli laici qui presenti, in particolare alle famiglie cristiane che ogni giorno mediante il loro esempio educano i giovani alla fede e all’amore riconciliatore di Cristo”. “In maniera speciale saluto i molti sacerdoti presenti; attraverso il loro generoso ministero trasmettono il ricco patrimonio di fede coltivato dalle passate generazioni di cattolici coreani”, ha poi aggiunto il Pontefice rilevando che nel Vangelo “Gesù chiede al Padre di consacrarci nella verità e di custodirci dal mondo ma non di toglierci dal mondo: invia i suoi discepoli perché siano lievito di santità e di verità nel mondo”; cioè “il sale della terra, la luce del mondo”. “In questo – ha rilevato – i martiri ci indicano la strada” perché “dovettero scegliere tra seguire Gesù o il mondo che li avrebbe odiati a causa sua: sapevano il prezzo dell’essere discepoli. Erano disposti a grandi sacrifici e a lasciarsi spogliare di quanto li potesse allontanare da Cristo: i beni e la terra, il prestigio e l’onore, poiché sapevano che solo Cristo era il loro vero tesoro”.

Papa a Seul, un milione di fedeli.ultima modifica: 2014-08-21T09:37:03+02:00da ugo565
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