Data Center: Grande fratello nel deserto, spia tutti e tutto anche il web

Data Center: Grande fratello nel deserto, spia tutti e tutto anche il web

 

 

Nsa e Fbi hanno accesso tramite un cervellone, il superprotetto “Data Center”, non solo a tutte le conversazione telefoniche  ma anche alle maggiori compagnie del web, Google, Yahoo!, Face book, Apple comprese. Telefonate, email, sms, dialoghi, ma anche i bisbigli, tutto raccolto in una dategate di proporzioni inimmaginabili. Ma qual e’ il target di questo controllo? Un’utenza mondiale spaventosa, che tocca la mostruosa cifra di quasi tre milierdi di account, controllati. Insomma mezzo mondo sotto osservazione. All’improvviso veniamo a sapere che le nostre identita’ digitali sono passate al setaccio dalle autorita’ statunitensi. L’idea poi che la sorveglianza piu’ stretta sia riservata ai cittadini non americani che vivono fuori dagli Usa, come ha riferito un esponente dell’aministrazione federale, rende piu’ copleto il quadro. Durissimo il giudizio del New York Times: “Abuso di potere. L’amministrazione Obama ha perso ogni credibilita’”. Sembra fantascienza ma no lo e’, tanto che il “grande fratello” sta per avere anche una casa, nel deserto a Bluffdale, tra le montagne dello Utah. Dovra’ custodire tutti i dati di tutti, la fine della privacy per l’individuo. Quelli gia’ a disposizione dell’Fbi sono quelli telefonici della Verizon, la maggiore compagnia americana. I “rasterllatori”  puntano ad un gigantesco archivio, pensando piu’ al domani che all’oggi. La possibilita’ di incrociare le varie informazion permettera’ un controllo generalizzato. Si potra’ costruire il profilo delle persone, le loro abitudini, il tenore di vita. Sara’ possibile anche rintracciarla ed individuare i movimenti passati di qualsiasi individuo. C’e’ chi ipotizza un software in grado di prevenire alcuni crimini, grazie all’incrocio di innumerevoli dati provenienti dal controllo delle telefonate e dal web. Il futuro, anzi il presente, e’ il grande occhio, una vera e propria rivoluzione, che anche se criticata, andra’ avanti. C’e’ gia un posto dove si puo sapere chi siamo e cosa faremo…

Social network: nella quotidianità degli italiani cresce Facebook, ma è in calo Twitter

Social network: nella quotidianità degli italiani cresce Facebook, ma è in calo Twitter

Facebook cresce nell’uso e nella quotidianità degli italiani tra i social network che la Rete offre, ma a sorpresa è seguito da due servizi meno “pubblicizzati” come Google+ e Linkedin, mentre diminuisce la diffusione diTwitter e dei suoi messaggini di 140 caratteri. Il dato è stato diffuso nella giornata iniziale di State of the Net, la conferenza sullo stato della Rete in Italia, apertasi a Trieste, riunendo esperti da tutto il mondo. L’analisi è stata condotta e illustrata da Vincenzo Cosenza, della società Blogmeter. Il social network di Mark Zuckerberg ha 22,7 milioni di utenti mensili, e tra il 2012 e il 2013 è cresciuto del 4,7%, Google+ ne ha 3,8 milioni (+56,7%),Linkedin 3,5 milioni (+18,3%) e Twitter 3,3 (-11,6%).
Su Facebook primeggia Beppe Grillo – Gli utenti attivi in Italia su Facebook sono 14 milioni, 10 attraverso una piattaforma e circa 5 (nel 2012 erano zero) solo via mobile; ogni mese sono 3 miliardi i ‘like’, 288 milioni le fotografie caricate, 3,5 miliardi i messaggi privati e 2 milioni i “check-in” in luoghi fisici. Tra i “brand” nei primi quattro mesi di quest’anno su Facebook primeggia Beppe Grillo, con 14,3 milioni di interazioni, più del doppio del secondo ‘brand’, il quotidiano Repubblica (6,4 milioni). Ma l’analisi dello “Stato della rete” ha mostrato che dietro le parole si nasconde un “mood”, una sensazione e un “sentimento del tempo”.
Il pessimismo dilaga in Rete – Analizzando Twitter, Blogmeter ha sottolineato che nel 2013 il sentimento prevalente è stato il pessimismo. Un atteggiamento particolarmente negativo nei periodi delle elezioni e dello stallo politico prima, e nei giorni delle elezioni del Presidente della repubblica poi. Unici “picchi” positivi a Capodanno e a San Valentino. Altro momento di forte emotività in rete è stata l’elezione di papa Francesco, il 13 marzo scorso. Prevalenza invece di ‘disgusto’, ‘rabbia’ e ‘tristezza’ nei giorni che hanno portato alla rielezione di Napolitano (20 aprile).
Twitter come “secondo schermo” – Tra le altre abitudini che emergono dall’analisi Blogmeter vi é quella dell’utilizzo di Twitter come “secondo schermo” a commento degli eventi televisivi più rilevanti. A titolo di esempio, Cosenza ha analizzato la puntata di Servizio pubblico del 10 gennaio scorso, con ospite Silvio Berlusconi, con due picchi di “tristezza” al momento dell’editoriale di Marco Travaglio e di “rabbia” quando Berlusconi si è messo a “spolverare” la sedia del giornalista.

Grillo contro Rodotà: “E’ un miracolato dalla Rete”

Grillo contro Rodotà: “E’ un miracolato dalla Rete”

 

“Sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato”. Ma lui non replica: “Non commento, non è nel mio stile”

 
Beppe Grillo e Stefano Rodotà

Beppe Grillo e Stefano Rodotà

 

Roma, 30 maggio 2013 – Ora anche il candidato del M5S alla presidenza della Repubblica, Stefano Rodotà, bacchetta Beppe Grillo per la sua reazione allo scarso consenso ottenuto alle ultume elezioni comunali, non solo a Roma. “Ha perso. Dare la colpa agli elettori è una spiegazione che non spiega. Beppe sbaglia. Le sue dichiarazioni non bastano più”, dice al Corsera. “Non voglio dire che lo prevedevo. Ma non sono affatto sorpreso per due ragioni: la prima è politica, hanno inciso sul voto i conflitti, le difficoltà, le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei cinque stelle non sarebbe stata indolore. E così è stato”.

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Per Rodotà, “serve un cambiamento di passo. La rete da sola non basta, non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale, Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour. Ma ha ricevuto anche una attenzione continua dalle tv. Se si vuole sostenere che c’è una discontinuità radicale con il passato, non è cosi: anche per Obama è stato lo stesso. Si parte dalla rete ma poi si va oltre“.

Per Rodotà, “non hanno capito che la rete non funziona nello stesso modo in una realtà locale o su scala nazionale. Puoi lanciare un attacco frontale ma funziona solo se parli al Paese. In queste elezioni hanno perso due grandi comunicatori: Grillo e Berlusconi”. Riferendosi poi alle affermazioni di Grillo secondo il quale, la colpa è degli elettori, Rodotà ha detto che è una frase “sentita troppe volte. Elettori immaturi che non capiscono. Si dice quando si vuole sfuggire ad una analisi – spiega – ma erano gli stessi elettori che li hanno votati alle Politiche. è una reazione emotiva, una spiegazione che non spiega nulla”.

RODOTA’ ‘FULMINATO’  – Subito Stefano Rodotà viene ‘fulminato’ dal blog di Beppe Grillo. “Dopo le elezioni comunali parziali che storicamente, come qualsiasi asino sa, sono sempre state diverse come esito e peso rispetto a quelle politiche, c’è un fiorire di maestrini dalla penna rossa“, è il post di oggi. “Sono usciti dalle cantine e dai freezer dopo vent’anni di batoste e di vergogne infinite del loro partito, che si chiami pdmenoelle o Sel, non c’è differenza”, aggiunge Grillo. Qui arriva il passaggio, in cui non si fanno nomi ma dalla facile contestualizzazione: “In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”.

Ma ne ha per tutti, Beppe Grillo. Strali anche per “Renzie” e per “lo smacchiatore di Bettola”. E fin qui siamo nella ‘tradizione’. Più fresco e con un più concreto significato politico è il passaggio del post di oggi dedicato a Pippo Civati. Cioè all’esponente Pd accreditato di condurre un’operazione per accogliere transfughi grillini in Parlamento. Grillo passa in rassegna “maestrini dalla penna rossa” e “la claque, quella cattiva e quella buona, quella che attacca a testa bassa, la cui esponente è la Finocchiaro che vuole fuorilegge il M5S, accampata in Parlamento da 8 legislature”. La claque “buona” è quella “alla Pippo Civati, che ha votato Napolitano, non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino”. “Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”, ironizza il guru M5S. Per tutti, l’avvertimento: “Maestrini che vedono la pagliuzza negli occhi del M5S, pagliuzza che spesso non c’è neppure, e non hanno coscienza della trave su cui sono appoggiati”.

RODOTA’ NON REPLICA – “Capisco cosa mi vuole chiedere, ma non ho niente da dire. Non commento, non è nel mio stile“. Anticipa la domanda, Stefano Rodotà, a chi al telefono vorrebbe chiedergli un commento alle dure parole di Beppe Grillo contro di lui.

Minacce alla Boldrini tramite Web

Minacce alla Boldrini tramite Web, il Pm di Roma apre un fascicolo d’inchiesta

Ha il sapore di una ribellione covata ormai da tempo ed esplosa alla fine come una sorta di liberazione personale e allo stesso tempo collettiva, il duro attacco mosso da Laura Boldrini contro la campagna d’odio e violenza proveniente ogni giorno via web, “con tanto di minacce di morte nei miei confronti”. Dalle pagine diRepubblica la presidente della Camera ha parlato chiaro, e ha messo nel mirino le aggressioni sessiste, realizzate spesso con fotomontaggi, che si scatenano “quando una donna riveste incarichi pubblici”. E subito ha incassato la solidarietà del mondo politico e di tante donne, in prima fila il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge e la titolare delle Pari opportunità Josefa Idem.
Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sulle minacce subite dal presidente della Camera – Il Pm Luca Palamara ha fatto sapere che procederà per minacce, diffamazione e violazione della privacy. Le indagini cercheranno di individuare gli autori dei fotomontaggi e dei messaggi postati sul web, già rimossi su disposizione della Procura. “Mi domando – ha avvertito Boldrini – se sia giusto che una minaccia di morte che avviene in forma diretta o con una scritta sul muro sia considerata in modo diverso dalla stessa minaccia via web”. E su questo ha sollecitato una revisione culturale a 360 gradi, con “l’apertura di una discussione serena e seria”.
A stretto giro il commento del ministro Kyenge – “La violenza sulle donne è un tema che non riguarda solo gli italiani o solo gli immigrati; la violenza non ha colore, quello che bisogna cambiare è la cultura sulle donne”. Il ministro Idem attacca invece “centinaia di uomini, vili e senza dignità, che ritengono normale insultare e minacciare una donna per via delle proprie opinioni, anzi probabilmente per il solo fatto che una donna abbia osato esprimere delle idee”. Serve, ha promesso, “una risposta ferma e decisa della politica di cui mi farò interprete e portatrice”. Fa invece un richiamo alla prevenzione il presidente del Senato Pietro Grasso: “è importante perché non si tratta di problema solo sanzionatorio, ci sono in Italia ottime leggi che puniscono chi commette violenza sulle donne, ma bisogna creare un ambiente che le protegga preventivamente”.
Da Strasburgo ha tuonato il Commissario per i diritti umani del Consiglio Ue Nils Muiznieks – “Il discorso razzista in Italia è un problema che perdura da tempo e gli eventi più recenti – ha esortato – confermano da un lato l’urgenza di affrontare la questione e dall’altro che le autorità devono mettere in atto misure più efficaci per contrastarlo”. Bipartisan l’indignazione della politica italiana. Per il capogruppo al Senato del Pd Luigi Zanda “è dovere delle istituzioni arginare con iniziative legislative adeguate, che prevedano anche sanzioni” il fenomeno. “Solidarietà incondizionata” la esprime il capogruppo Pdl Renato Brunetta. Il leader di Sel Nichi Vendola sollecita “una reazione culturale, sociale e politica alla continua sopraffazione delle donne”, riconoscendo che “Laura Boldrini è una donna coraggiosa e denuncia l’umiliazione perenne delle donne sul web e nella vita quotidiana”. “Massima solidarietà” anche dalla capogruppo alla Camera del M5s Roberta Lombardi, che ricorda di essere stata oggetto anche lei di minacce “sulla posta ordinaria”, ma, “nonostante la violenza subita attraverso il web, crediamo fermamente nella libertà della rete e rifiutiamo qualsiasi sua limitazione”.
Condanna anche dalla comunità ebraica di Roma – La comunità ebraica di Roma, che condanna le minacce a Boldrini, fa coincidere gli atti di intolleranza “da quando il presidente Boldrini ci ha fatto visita: un trattamento purtroppo riservato anche a molte altre cariche e esponenti della vita pubblica”. Telefono Rosa chiede l’intervento del ministro Idem: “siamo certe che il suo operato – scrive la presidente Gabriella Moscatelli – saprà rispondere a quella che ormai è una gravissima emergenza nazionale”.
Cisl: “Solidarietà a Boldrini e Kyenge” – Quella via web “è un`altra delle tante facce della violenza che segna quotidianamente la cronaca del nostro paese, in particolare sulle donne che negli ultimi giorni ne sono state protagoniste loro malgrado”. La Cisl esprime profonda solidarietà nei confronti della presidente della Camera e auspicha al più presto che “vengano individuati e assicurati alla giustizia gli autori materiali”. In una nota il segretario confederale della Cisl, Liliana Ocmin, sottolinea come “la violenza e la discriminazione nei confronti delle donne hanno raggiunto ormai livelli inaccettabili per un paese civile e democratico quale è l`Italia. Basti pensare anche ai recenti attacchi razzisti e sessisti all`indirizzo sempre via web del neo ministro per l`Integrazione, Cecile Kyenge, a cui va anche la nostra solidarietà, per capire che ormai stiamo andando oltre ogni limite e che riveste carattere d`urgenza mettere in atto misure efficaci per contrastare questo fenomeno, come ha sollecitato in queste ore anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d`Europa”. “Le leggi ci sono ma da sole non bastano – conclude Ocmin – serve l`impegno di tutti, società civile, parti sociali, istituzioni e mondo politico per mettere in moto un rinnovamento vero all`insegna delle pari opportunità e della non discriminazione”.
Camusso: “Nel Paese deriva indegna razzista e sessista” – “In queste ore stanno avvvenendo cose indecorose e indecenti, cose che si leggono su alcuni siti sul web, che hanno per oggetto il presidente della Camera, Laura Boldrini che ha la sola colpa di essere una donna intelligente con un incarico di grande responsabilita’”. E’ il duro j’accuse lanciato dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso nel corso di un dibattito sulla condizione femminile in Italia a Verona. “In queste ore – ha sottolineato la leader della Cgil – c’è una deriva in questo Paese che ha investito la presidente della Camera e il ministro Cecile Kyenge attaccate per il solo fatto di essere donne, una deriva che e’ espressione di un razzismo e di un sessimo indegno del nostro paese. Alla presidente della Camera e al ministro Kyenge va tutta la mia solidarieta’ e la mia vicinanza”, ha concluso.
La Fnsi: “Applicare leggi” – “La denuncia della presidente della Camera, Laura Boldrini, delle gravi minacce ricevute via web unite a insulti e ingiurie anche pesantemente di genere suscitano profonda indignazione. Totale solidarietà alla terza carica dello Stato e alla onorevole Boldrini e un invito a tutte le autorità competenti ad agire secondo quanto già prevede la legge per i reati di minaccia, ingiuria, intimidazione, insulto e offesa alla persona”, afferma la Fnsi in una nota. “La riflessione sul web, e su quanto circola in rete, deve suscitare – prosegue il sindacato dei giornalisti – un nuovo impegno culturale che attraversi tutta la società civile a partire dalla scuola per promuovere il rispetto della persona in tutti i suoi valori e per sconfiggere alla radice qualsiasi forma vecchia o ‘rinascente’ di violenza a sfondo razzista, sessista o per indicare come nemici da abbattere persone o gruppi a seconda della loro appartenenza religiosa”. “Il mondo della stampa una volta di più è chiamato a rimarcare la differenza professionale che sta nella qualità del giornalismo etico e delle carte deontologiche fondate sul rispetto di tutti i diritti umani. Chi pensasse però che la denuncia della Presidente Boldrini possa essere utilizzata per ‘accompagnare’ nuovi tentativi di bavagli alla stampa, sbaglierebbe perciò indirizzo e andrebbe fuori tema”, conclude la Fnsi.
Prese di posizione anche dal web – Il sito www.fanpage.it si chiede, in una lettera indirizzata alla Boldrini, “se ha un futuro una cultura che affronta il problema dello ‘hate speech’ con repressione”. Ora, aggiunge “bisogna fare leggi ad hoc? Non va bene la disciplina della diffamazione? Non basta il codice penale vigente?”. Dello stesso avviso anche l’Idv. “Boldrini vorrebbe legge sul web. Sbaglia: se ci sono reati, le leggi esistono. In assenza di reati c’è solo la prevenzione antidemocratica”. E` quanto scrive sul suo profilo twitter Luigi Li Gotti, dell`Italia dei Valori. Un invito a rivedere la propria vicenda anche da Bruno Vespa. “Mi dispiace per gli insulti alla Boldrini – scrive il giornalista su Twitter -. Ma se sapesse quanti ne arrivano anche ai maschi non ne farebbe una questione femminile”.

Gli hacker “bucano” le mail dei parlamentari del M5s: “Pubblicheremo tutto”

Gli hacker “bucano” le mail dei parlamentari del M5s: “Pubblicheremo tutto”

Le caselle di posta elettronica di una trentina di parlamentari del Movimento 5 Stelle sono state “bucate” per mesi e il loro contenuto letto e “salvato”. I “pirati”, che si autodefiniscono “Gli hacker del Pd”, in un messaggio sul loro sito (http://glihackerdelpd.bitbucket.org/) pubblicato anche su youtube, minacciano il M5S di rendere noto il contenuto integrale delle mail dei parlamentari se non verranno esaudite le loro richieste: la “pubblicazione immediata” dei “Redditi e patrimoni di ‘Giuseppe Grillo’ e ‘Gianroberto Casaleggio'”, nonché il “dettaglio dei ricavi derivanti dal sito ‘www.beppegrillo.it’ e correlati”. A dare notizia del presunto “ricatto” è il sito de l’Espresso.
Nell’articolo si afferma che i giornalisti del settimanale hanno parlato con i responsabili dell’azione. Nel video si legge, mentre scorrono immagini di esponenti del movimento di Grillo: “Vi abbiamo osservato per lungo tempo. Abbiamo studiato ogni vostra mossa… E siamo rimasti delusi. Un movimento che poteva portare una speranza è finito per arricchire pochi.
Promuovete la trasparenza… ma non la praticate in casa. E’ venuto il momento della resa dei conti. Abbiamo una copia di tutte le vostre email. Se non le volete vedere pubblicate dovete soddisfare alle nostre richieste”.
Gli hacker minacciano di pubblicare ogni settimana il contenuto della casella email di un parlamentare ‘stellato’ diverso. Si tratta, sempre, di caselle che i parlamentari hanno presso provider privati e non di quelle di Camera e Senato: l’operazione sarebbe cominciata infatti nel novembre dello scorso anno, quando gli esponenti ‘spiati’ non erano ancora stati nemmeno candidati.
La prima casella “pubblicata”, annunciano, è quella di Giulia Sarti, deputata ventiseienne del M5S, capolista grillina per l’Emilia-Romagna. Si tratta di una casella di Hotmail. Il link fornito dagli hacker, almeno al momento, non sembra funzionare e risulta impossibile scaricare il file “zippato” che dovrebbe contenere le mail “rubate”.

Apple pronta a sbarcare nella musica in streaming con iRadio, la risposta a Spotify

Apple pronta a sbarcare nella musica in streaming con iRadio, la risposta a Spotify

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Argomenti: Internet | Apple | Universal Music |Cupertino

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C’erano una volta i cari Mp3. Verrebbe da raccontarla così, viste le mosse delle big company nel settore della musica sui dispositivi mobile. Perché se il formato audio compatto, che ha soppiantato il famoso cd-rom da qualche anno, vi sembra ancora un’invenzione formidabile, non avete fatto i conti con la musica in streaming. Niente più memorie da esaurire, niente più download, basta con quel pezzo che desideravi tanto ascoltare ma hai dimenticato di caricare sul tuo lettore. È tutto online, ora. Tutto a portata di click.

 
 

Devono essersene accorti quelli di Apple, che da settimane lavorano sodo al lancio di un nuovo sistema per l’ascolto dei brani attraverso intenet: si chiamerà iRadio, e non poteva essere altrimenti.
La casa di Cupertino corre ai ripari, vista l’irrefrenabile corsa di Spotify e Pandora (applicazioni per ascoltare musica in streaming) che fanno registrare numeri golosissimi. La app di Spotify per iPhone, ad esempio, ha avuto un successo strepitoso. E anche sui device fissi (Mac e non solo), l’applicazione ha reso quasi anacronistico iTunes. Da qui la voglia di Apple di accelerare e di lanciare iRadio 

L’accordo discografico 
Da Cupertino hanno già chiuso l’accordo di collaborazione con alcune ottime case discografiche di livello internazionale, come la Warner Music e la Universal Music Group, così da offrire agli utilizzatori di iRadio la migliore musica del pianeta. 
Musica che, almeno all’inizio, sarà a pagamento. Indiscrezioni molto attendibili parlano di 6 centesimi per ogni brano da ascoltare in versione mobile. Diverso il discorso per i computer, dove iRadio dovrebbe permettere di ascoltare musica in streaming in modo gratuito, ma con inserzioni pubblicitarie. In questo senso, l’integrazione con iTunes appare scontata. 

Il lancio col nuovo iPhone 
Il lancio di iRadio dovrebbe combaciare con l’uscita sul mercato del nuovo iPhone, il 5S, previsto per la prossima estate. In quella data, Apple dovrebbe presentare il nuovo sistema operativo: iOS7. Un sistema che includerà quasi certamente iRadio negli applicativi di default.

Al Quirinale? Bonino o Rodotà. Sui social network vincono i diritti civili

Al Quirinale? Bonino o Rodotà. Sui social network vincono i diritti civili

di Federico Mello
Se dovessimo guardare ai social network non ci sarebbe partita. I nomi più gettonati per il Quirinale, quelli di Romano Prodi e di Gianni Letta, sono fuorigara. D’altronde ambedue non hanno un profilo su Twitter e anche su Facebook latitano (appena 5000 “amici” per il professore).
Eppure, come sempre, la rete, i blog, i social, sono in subbuglio in attesa di quello che diventerà il presidente di tutti gli italiani. Innanzitutto su Twitter, dove oggi è partito il “totonome”. Le hashtag, le parole chiave che tematizzano i messaggi sul sito dell’uccellino, sono ben tre. E risultano Emma Bonino e Stefano Rodotà i candidati più apprezzati.
“Mi piacerebbe moltissimo Emma Bonino” dice @maury2762; “#ilmiopresidentedellarepubblica è Emma Bonino e in quanto iscritto al #M5S proporrò il suo nome sul Blog di @beppe_grillo” ribadisce @danpertici. @stefanogrossano invece non ha dubbi: “#IlMioPresidenteDellaRepubblica è Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky”. Per Emma Bonino è davvero un plebiscito: “#ilmiopresidentedellarepubblica : Emma Bonino …ça va sans dire” il tweet di @vikiluda.
Non mancano nomi fuori dai giochi se non estrosi: per @lucamengoni “#IlMioPresidenteDellaRepubblica è Salvatore Borsellino”, il fratello del magistrato ucciso dalla mafia. La butta in tribuna invece @Uomo_Camion: “#IlMioPresidentedellaRepubblica è la 60enne Selvaggia Lucarelli”.
Stessi risultati per un’altra hashtag: #votailpresidente lanciata dal presentatore Fabio Fazio. Si muove bene tra aspirazioni e realtà l’utente @appetiti: “Sarò una (speranzosa) prodiana a vita, ma è l’ora per l’elegante professionalità di Emma Bonino”. Anche @FeliceSarzano ribadisce: “Piemontese, bocconiana, liberale, libertaria, europeista d’acciaio. Emma Bonino”. @ricaJena82 tira fuori un altro nome: “…utopia ma voto Salvatore Settis! Persona degna!”. @sabrina_rss si affida al Parlamento: “Mmmm però non facciamo come #Grillo che lo decide on line!” twitta.
Anche varie testate online hanno lanciato i loro sondaggi per registrare gli umori dei navigatori. Sul sito deL’Espresso, davanti ad una rosa molto ampia di nomi, i lettori non hanno dubbi. Taglia il traguardo Romano Prodi, staccata con meno di 200 voti Emma Bonino ed ad inseguire resta solo Stefano Rodotà.
Risultati ribaltati sul sito dell’associazione Articolo21. Qui, dopo che nei giorni scorsi si sono espressi oltre 35mila lettori, a svettare è il nome di Rodotà. Seguono Zagrebelsky e Bonino, fuori dal podio Romano Prodi.
Rimane da fare una constatazione: su Internet e sui social network a spopolare sono i nomi legati alle questioni della legalità e dei diritti civili. Un “sentire comune” del “popolo connesso” che non è detto venga fatto proprio dai parlamentari che designeranno il successore di Napolitano. Quindi chiediamo a voi: chi vorreste come Presidente della Repubblica?

Dalla primavera araba a Monti, Twitter compie 7 anni.

Dalla primavera araba a Monti, Twitter compie 7 anni. Il social network spiegato a chi non lo ha mai usato

di Federico Mello
Partiamo da un dato di fatto: non è facile da usare. È più complicato di Facebook, meno intuitivo di MySpace, molto meno logorroico di YouTube.
Twitter, il social network dell’uccellino, compie il suo settimo compleanno. Il primo messaggio venne twittato dal fondatore Jack Dorsey il 21 marzo del 2006: “Just setting up my twttr”. Questo il post che, per primo, aprì la strada a quello che sarebbe diventato un enorme squarcio nella websfera mondiale.
A differenza di altri strumenti di comunicazione simili, Twitter ha impiegato più tempo a diffondersi, per poi arrivare, nei giorni nostri, vicino alla soglia di mezzo miliardo di utenti (circa quattro milioni quelli italiani).
Ormai in molti casi riguardanti la cronaca (se non quella che è diventata, addirittura, la Storia) ne abbiamo sentito parlare. Sicuramente la sua esplosione in termini mediatici avvenne con le proteste in Iran dell’estate 2009. Allora Ahmadinejad aveva rivinto le elezioni, e le proteste delle opposizioni che denunciavano brogli furono represse nel sangue. Nel Paese dove vennero interrotti dal governo i servizi di sms , rimaneva solo uno strumento per far sapere al mondo cosa succedeva: Twitter. La “rivoluzione verde iraniana” diventò presto la “rivoluzione di Twitter” e (anche se non è mai stato chiarito il reale impatto del social network sulla diffusione delle proteste) da allora molti movimenti popolari, se non addirittura molte rivoluzioni in giro per il mondo, si sono appoggiate a Twitter per informare e per coordinare i manifestanti e per convocare le piazze.
Ancora, si parlò di Twitter l’anno seguente, con il terribile terremoto in Giappone, a cui seguirono uno tzunami e l’incidente alla centrale atomica di Fukushima. In quel caso i tweet vennero usati per mappare le aree colpite dalle inondazioni e per rendicontare la condizione del Paese zona per zona.
Ancora. Con Twitter abbiamo avuto a che fare per le proteste Usa di Occupy Wall Street, per quelle degli Indignados spagnoli, ma non solo. Sul social network politici, star televisive, campioni dello sport, hanno raccolto enorme popolarità (Lady Gaga ne è la regina incontrastata con oltre 35 milioni di follower). Numerose star sono incorse in terribili gaffe e veloci retromarce. Il record del messaggio più “retwittato”, più condiviso, però, è recente: risale allo scorso novembre e alle rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca. Un abbraccio del presidente americano con la moglie Michelle, accompagnato dalla scritta “Four more years”, “altri quattro anni”, ebbe 780mila condivisioni in sole 24 ore.
Più modesti i numeri in Italia, ma anche da queste parti ci siamo difesi. Sicuramente grandissima popolarità al social network venne assicurata nell’autunno 2011 da Fiorello, che scelse addirittura un hashtag (spieghiamo più avanti che vuol dire) per il suo show in prima serata: #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend. Poi, Sanremo, dove impazzarono fino allo scorso anno le battute sul Festival condotto da Gianni Morandi. Quindi, passando per altri storici hashtag (come per esempio #aeiouy lanciata il giorno delle dimissioni di Berlusconi, con le vocali in fila ad evocare il “trenino” in ogni festa che si rispetti), arriviamo ai giorni nostri con, solo qualche mese fa, anche l’algido presidente del consiglio Mario Monti affidò una sua intervista “alle domande di Twitter” (esperimento, tra l’altro, non del tutto riuscito).
Ma come si spiega il successo travolgente di questo strumento che ha fatto della semplicità il suo tratto distintivo? È presto detto, e la ragione è la stessa per cui molti lo trovano ostico, di difficile utilizzazione. Ebbene Twitter funziona fondamentalmente come ogni altro social network. Ognuno di noi ha il suo profilo, pubblica i suoi aggiornamenti (tweet), si possono “seguire” altri utenti o essere seguiti da questi.
I suoi tratti distintivi, però, sono fondamentalmente due. In primo luogo, a differenza di ciò che succede con gli “amici” di Facebook; su Twitter non crea con coloro che seguiamo un rapporto paritario. Spieghiamo. Mentre sul sito di Mark Zuckerber con ogni “amico” abbiamo un rapporto paritario, ovvero siamo informati di ciò che lui pubblica, e il contrario, su Twitter si può seguire qualcuno senza essere seguiti, o può essere che qualcuno ci segua senza che avvenga il contrario. Ciò fa sì che alcuni utenti possano emergere più di altri creando una distinzione di fatto tra chi usa il social network soprattutto per informarsi, e chi lo usa soprattutto per informare (naturalmente possono avvenire anche le due cose insieme). Ciò significa che alcuni utenti diventano degli snodi della Rete che possono accentuare e di molto la “viralità” di ogni messaggio.
Altra caratteristica fondamentale di Twitter è il limite – insuperabile – della durata massima dei messaggi: 140 caratteri. Questo fa sì che ogni tweet, vista l’obbligatorietà della sintesi, sia più “pensato”, ponderato rispetto a ciò che avviene sulle altre piattaforme. Perciò, mediamente, il tono del dibattito è meno violento, più nel merito delle questioni, e quindi più proficuo rispetto nell’articolarsi delle discussioni.
Infine, l’universo dell’uccellino (questo il simbolo di Twitter, scelto perchè “tweet” in inglese significa “cinguettio”), si completa con altre opzioni che risultano fondamentali. Eccole spiegate tramite un “glossario minimo”.
In primo luogo il “reply”, (si utilizza scrivendo una @ subito prima del nome dell’utente con cui si vuole interagire). Serve per conversare con un utente specifico: ogni iscritto può sempre visualizzare i messaggi inviati, tramite reply, alla sua attenzione. Questi si trovano nella sezione interna di ogni profilo chiamata “interazioni”: siamo così informati dei reply, dei nuovi iscritti al nostro profilo e dei retweet.
Il retweet è presto spiegato: è identico al “condividi” su Facebook: pubblica sulla nostra bacheca un messaggio pubblicato da qualcun’altro.
Infine, l’hashtag (sostantivo maschile, anche se a riguardo esiste un lungo dibattito in rete). Viene utilizza per tematizzare un messaggio. Per esempio, nel giorno della scomparsa di Pietro Mennea, molti messaggi erano del tipo “Addio grande campione, #mennea”. L’hashtag è fondamentale perché Twitter tiene sempre in home una classifica degli hashtag più popolari (che se finiscono ai primi posti vengono chiamati Trending Topics). Questo permette, utilizzando gli hashtag, di entrare nei dibattiti in corso. I Trending Topics, inoltre, costituiscono giorno per giorno la cartina di tornasole dei dibattiti che si stanno svolgendo online: se molti utenti utilizzano quel particolare hashtag, significa che quell’argomento è molto discusso in quel momento su Internet (o quanto meno su Twitter).
Riassumendo, potremmo dire che Twitter trae la sua forza nella “non immediatezza” di utilizzo. Lo scoglio che si trova davanti il novello iscritto è come una sorta un filtro che dice ai neofiti: abituatevi, provate, seguite e fatevi seguire, solo dopo un po’ ne capirete appieno l’utilità.

Certo, nessuno è obbligato ad usarlo. Nella vita fuori dalla rete, per fortuna, ci sono ancora tante altre cose interessanti da fare. 
 

Reporter senza frontiere: “In Italia ancora un uso pericoloso delle leggi bavaglio”. Siamo al 57° posto

Reporter senza frontiere: “In Italia ancora un uso pericoloso delle leggi bavaglio”. Siamo al 57° posto

La cattiva legislazione sulla stampa continua in Europa, “specialmente in Italia, dove la diffamazione deve essere ancora depenalizzata” e si fa un “pericoloso uso delle leggi bavaglio”. Lo stima Reporter senza frontiere (Rsf) che piazza l’Italia al 57° posto nel mondo dopo ,tra gli altri, Botswana e Niger nel suo report 2013.
Finite le primavere arabe, ritorno alla normalità – Dopo le cosiddette Primavere arabe e gli altri movimenti di protesta che hanno causato molti “saliscendi” nella classifica dello scorso anno, la Classifica della Libertà di Stampa 2013 di Reporter senza frontiere segna un “ritorno alla normalità”. La posizione in classifica di molti Paesi non è più attribuibile ai considerevoli sviluppi politici. La classifica di quest’anno rappresenta una più attenta riflessione degli atteggiamenti e delle intenzioni dei governi nei confronti della libertà degli organi di informazione a medio e lungo termine.
In cima sempre Finlandia, Olanda e Norvegia – Gli stessi tre Paesi europei che guidavano la classifica lo scorso anno detengono le prime tre posizioni anche quest’anno. Per il terzo anno consecutivo, la Finlandia si è distinta come il Paese che più rispetta la libertà di informazione. È seguita da Olanda e Norvegia.
Democrazie stazionarie o che fanno marcia indietro – La situazione è pressoché immutata per molti Paesi dell’Unione Europea. Sedici dei suoi membri si trovano ancora nella “top 30” della classifica. Il modello europeo, tuttavia, si sta sfasciando. La cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente “leggi bavaglio”. L’Ungheria (56, -16) sta ancora pagando il prezzo delle sue riforme legislative repressive, che hanno avuto un impatto notevole sul lavoro dei giornalisti. Ma è l’incredibile caduta della Grecia (84°, -14) a essere ancora più preoccupante. L’ambiente sociale e professionale per i suoi giornalisti, esposti alla condanna pubblica e alla violenza sia dei gruppi estremisti che della polizia, è disastroso.

Indoona sempre più social

Indoona sempre più social: trasmetti e condividi i video in diretta. Sugli store di Apple e Google la nuova versione 2.2

Indoona, l’applicazione tutta italiana sviluppata da Tiscali che integra fonia e social network per chiamare, video chiamare e inviare messaggi multimediali da smartphone e da PC, si arricchisce della nuova funzionalità di live streaming per postare video sulla propria bacheca di Indoona. Grazie alla nuova feature sarà possibile condividere i momenti più belli passati con gli amici, i più emozionanti vissuti durante un viaggio o i più divertenti catturati per caso, con i propri amici in diretta video sul proprio profilo Indoona e su quello degli altri social network. 

La nuova funzionalità è legata ad una semplice applicazione, Indoonacam, scaricabile dall’App Store e dal PlayStore ed è disponibile per smartphone Apple e Android. Per condividere i video in diretta è sufficiente installare Indoona 2.2, cliccare sul bottone “Live” per scaricare anche l’app Indoonacam (solo la prima volta), e successivamente sarà possibile condividere i propri video in streaming in qualsiasi momento. 

La nuova funzionalità live su Indoona 2.2 mette a frutto l’esperienza di Tiscali con Streamago, l’innovativa piattaforma che permette di trasmettere i propri eventi live e di condividere video. Infatti, trasforma la bacheca di Indoona in uno spazio in cui condividere con i propri contatti i video realizzati in prima persona e in tempo reale. In questo modo, il rapporto con i propri “amici” diventa ancora più stretto e “social”, grazie alla possibilità di comunicare, socializzare e condividere

Dai più semplici gesti della realtà quotidiana agli eventi più importanti ed emozionanti, il live streaming suIndoona 2.2 permette di condividere tutto questo in tempo reale con i nostri amici. E, grazie ai pulsanti di condivisione delle impostazioni social, i video possono essere postati sui principali social network come Twitter.

Attraverso l’invio di messaggi, non solo personali ma anche estesi alla cerchia dei propri amici o contatti in rubrica, e alla possibilità di condividere con loro le emozioni del momento con foto, video ed altro, Indoona 2.2 rappresenta la prima app che integra, da operatore di TLC, la comunicazione personale, la comunicazione sociale e la condivisione. 

Indoona 2.2, grazie alle nuove features di live streaming, soddisfa tutte le esigenze della comunicazione di oggi, non più basata su un livello prettamente personale e privato, ma fortemente incentrata sul “social” e sulla condivisione delle emozioni di ogni singolo momento.