Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

Sanremo racconta la sua storia e incorona vincitore Antonio Maggio

di Cristiano Sanna (nostro inviato al Festival)
Nella serata in cui Sanremo perde la sveltezza delle puntate precedenti e ritrova la peggio lungaggine tradizionale, c’è il primo verdetto. A spuntarla nella categoria “giovani” è, come da pronostico, Antonio Maggio con la sua ironica e ritmata Mi servirebbe sapere. Niente da fare per Ilaria Porceddu, Blastema e Renzo Rubino. Premio al miglior testo per Le parole non servono più di Il Cile. Premio della Critica Mia Martini a Renzo Rubino con Il postino (amami uomo).
Sanremo Story – E’ anche la serata del Festival che ripensa se stesso e ripercorre la propria storia, affidando l’interpretazione di alcune delle canzoni vincitrici agli artisti in gara quest’anno. L’esito è diseguale, come era lecito attendersi: Malika Ayane elegantissima con Paolo Vecchione e Thomas Signorelli nella rilettura di Cosa hai messo nel caffé? perpetua la sua immagine di nuova Vanoni. Emozione pura e voce tremante per Daniele Silvestri che omaggia il compianto Lucio Dalla e la sua Piazza Grande. A tutta grinta Annalisa con Emma, vincitrice l’anno scorso, nella loro reinterpretazione di Per Elisa, che vinse nel 1981 cantata da Alice. Marta sui tubi più Antonella Ruggiero in Nessuno, delicatissima, al contrario della versione ye-ye di Betty Curtis. Salvo poi tornare a quell’arrangiamento nel finale. Raphael Gualazzi, ripropone Luce di Elisa, tutto in casa Sugar. Modà più il maestro Adriano Pennino per Io che non vivo di Donaggio brutalizzata dai troppi vibrati drammatici di Kekko. Delicatissimo Cristicchi con la riproposizione di Canzone per te di Endrigo. A seguire: la sempre più bella Simona Molinari con Peter Cincotti e Franco Cerri in una levigatissima Tua. Maria Nazionale perfettamente a suo agio con il Massimo Ranieri di Perdere l’amore cantata come una beguine. Mengoni singolarmente misurato e molto emozionato, fino alle lacrime, nella sua versione di Ciao amore ciao di Luigi Tenco. Poi tocca a Rocco e Le Storie Tese. “Scusa te se sono un po’ rigido”, esordisce lui, declamando poi i versi di Questo amore di Prevert come introduzione a Un bacio piccolissimo eseguita da Eio e compari con la solita enorme perizia strumentale, teste sempre più grandi e strumenti sempre più piccoli. Imbarazzato e imbarazzante Gazzé in marsina a quadri rossi con Ma che freddo fa di Nada. Non si canta nel sabato, non lo fa Raiz convertitosi all’ebraismo. Al suo posto in Il ragazzo della via Gluck con gli altri Almamegretta ecco James Senese, Marcello Coleman, Clementino e Albino D’Amato. Divertente versione reggae terminata con un esplicito: “Lasciate crescere l’erba: bomberclad!”. Impegnativa sfida tra Chiara e Mimì nella versione di Almeno tu nell’universo che nessuno può cantare tirando la voce e sperando di uscirne vincitore. Lo aveva capito bene, anni fa, Elisa.
Bollani e Veloso: la grazia sul palco – Poi è la volta di Stefano Bollani. Potrà non essere simpatico a tutti per la sua esibita ironia e il presenzialismo spinto, ma quando passa al piano per eseguire un classico anni Trenta della musica carioca, sul palco dell’Ariston è pura grazia. Così come è notevole la sua capacità di improvvisare un medley su brani a richiesta del pubblico, cucendo assieme Papaveri e papereVita spericolataImagine. Si è parlato di musica carioca ed ecco sul palco uno dei maestri del rinnovamento della musica brasiliana. Il grande Caetano Veloso che con la sua voce di vetro soffiato canta Voce e Linda e Piove di Modugno per poi ritrovare sul palco proprio Bollani in Come prima più di prima t’amerò.
Littizzetto da Oscar e l’omaggio a Pippo Baudo – La tensione della gara è meno presente. Ci si lascia andare e a guadagnarci è Luciana Littizzetto, davvero debordante. Il momento clou della sua felicissima serata arriva quando si presenta sul palco vestita e pettinata come Caterina Caselli nel 1966. “Sembro paggio Fernando” dice tra le risate del pubblico e quelle di Fazio, contro il quale alla fine sbotta divertita: “Prova tu a fare Renato Zero, pirla!”. Il teatro viene letteralmente giù dalle risate. Tutti in piedi per Pippo. Standing ovation per Baudo completamente canuto, premiato per la sua carriera e lesto a chiedere, a dire il vero in modo molto misurato, di poter condurre ancora un programma sulla Rai. E nuovo bacio televisivo tra lui e la pestifera Lucianina. Poco prima era stato ricordata un’altra colonna del Festival, con l’inaugurazione della statua di Mike Bongiorno. Una serata fiume, estenuante nella sua lunghezza. Ma Sanremo  è così, non si può fare a meno che lasciarsi travolgere dalla piena, incluso il ritorno a notte fonda di José Luis Moreno e il pupazzo Rockfeller, autentico reperto della tv anni Ottanta. Sabato gran finale con la proclamazione del vincitore big.

SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE

SANREMO: CONTESTATO IL CROZZA-BERLUSCONI, POI IL COMICO SI RIPRENDE

 

 

Contestazione per l’ospite più atteso (e forse più temuto) della prima serata del 63/mo Festival della Canzone a Sanremo. Maurizio Crozza è stato zittito da fischi e grida ostili – “vattene”, “basta politica”, “fuori” – da parte di alcuni spettatori quando ha imitato Silvio Berlusconi. Il comico si è bloccato, quasi intimorito dalla contestazione ed è sembrato perdere la concentrazione mentre la maggior parte del pubblico applaudiva per sostenerlo e urlava a sua volta contro i contestatori “fuori, fuori”. E’ dovuto intervenire Fabio Fazio per riportare la situazione alla normalità invitando Crozza a continuare ma per qualche minuto l’esibizione del comico genovese è sembrata sul punto di saltare. Poi i contestatori sono stati allontanati – su Twitter si è scatenata l’ironia sulla claque “pagata” da Berlusconi… – e il comico ha proseguito in crescendo il suo personale show imitando Bersani (nessun fischio ma neanche troppi applausi), il ‘pigro’ Ingroia (l’imitazione più riuscita, anche se già vista a Ballarò e su La7 come tutte le altre del resto…), il Monti-robot e gli esponenti dell”alta società’ della sua lista con un focus spassoso su Montezemolo. Grandi applausi. Per il resto, non c’è stato il bacio tra i due ragazzi della coppia gay che si sposeranno a New York il 14 febbraio “perchè in Italia le nostre leggi non lo consentono”. La parte del leone, nel finale, l’ha fatta Toto Cutugno che ha cantato ‘L’italiano’ e ‘Volare’ insieme al coro dell’Armata Rossa.

Addio ad una delle più grandi attrici italiane: è morta Mariangela Melato

Addio ad una delle più grandi attrici italiane: è morta Mariangela Melato

Il funerale di Mariangela Melato si terrà a Roma sabato alle ore 15.00 presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. A darne notizia, insieme alla famiglia, è Renzo Arbore. La grande attrice è scomparsa a 71 anni, era nata a Milano. Si è spenta stamattina in una clinica romana. Era malata da tempo di tumore. Con lei scompare una delle più versatili ed espressive interpreti di cinema e teatro del nostro Paese. Capace anche di muoversi a suo completo agio, perfino in numeri di ballo, nell’era aurea della tv italiana. Sofisticata e diretta, carnale e impalpabile, sempre benedetta dal grande dono dell’ironia.
L’accademia e l’illustrazione – Nata a Milano nel 1941, da giovanissima Mariangela Melato studia pittura all’Accademia di Brera, disegna manifesti e lavora come vetrinista a La Rinascente per pagarsi i corsi di recitazione di Esperia Sperani. Nel 1960, non ancora ventenne, entra nella compagnia di Fantasio Piccoli, debuttando come attrice in Binario cieco di Terron, rappresentato al Teatro Stabile di Bolzano.
Fo, Visconti, il cinema – Dal 1963 al 1965 lavora con Dario Fo in Settimo ruba un po’ meno e La colpa è sempre del diavolo. Nel 1966 è impegnata allo Stabile di Trieste. Nel 1967 lavora con Luchino Visconti ne La monaca di Monza. Nel 1968 si afferma definitivamente nella sua attività teatrale con l’ Orlando furioso di Luca Ronconi, ma trova il grande successo anche nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluia brava gente (1971). Nel 1970 debutta al cinema nel film di Pupi Avati Thomas e gli indemoniati. Nel cinema alterna ruoli drammatici (La classe operaia va in paradiso, 1971, e Todo modo, 1976, di Petri; Caro Michele, 1976, di Monicelli; Oggetti smarriti, 1979, e Segreti segreti, 1985, di Giuseppe Bertolucci; Dimenticare Venezia, 1979, eIl buon soldato, 1982, di Franco Brusati; Figlio mio, infinitamente caro, 1985, di Valentino Orsini) a quelli da commedia.
Con Lina e Giannini – Mariangela Melato lega indissolubilmente il suo percorso cinematografico a quello di Lina Wertmuller e di Giancarlo Giannini, girado una serie di commedie grottesche di grande successo, comeMimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia (1973) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974). E ancora Casotto (1977) e Mortacci (1988) di Sergio Citt.
Il teatro prima di tutto – La sua carriera e la sua indole rimangono comunque inderogabilmente legati al mondo del teatro. Qui affronta personaggi di grande impegno nelle tragedie Medea (1986) e Fedra (1987) di Euripide e nelle commedie Vestire gli ignudi di Pirandello (1990) e La bisbetica domata di Shakespeare (1992). Dagli anni novanta, scoperta in precedenza da Renzo Arbore, lavora per la televisione (Scandalo, 1990, Una vita in gioco, 1991, Due volte vent’anni, 1995, L’avvocato delle donne, 1997; Rebecca, la prima moglie, 2008) senza trascurare mai l’impegno teatrale (Il lutto si addice ad Elettra, 1996; La dame de Chez Maxim, 1998; Fedra, 1999; Un amore nello specchio e Madre Coraggio, 2002; La Centaura, 2004; Chi ha paura di Virginia Woolf?, 2005; Il dolore, 2010). Nel 2011 riporta il grande teatro italiano in prima serata sulla Rai, recitando assieme a Massimo Ranieri in Flumena Marturano di Eduardo De Filippo. Al cinema ritorna in La fine è nota (1993) di Cristina Comencini, Panni sporchi di Mario Monicelli e Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro (1999), Vieni via con me (2005) di Carlo Ventura. Era sorella dell’attrice e cantante Anna Melato.

Benigni: «Il ritorno di Berlusconi? Un sequel da film horror». Poi celebra la Costituzione «degna di Woodstock. Quando entrerà in vigore sarà bellissimo»

Benigni: «Il ritorno di Berlusconi? Un sequel da film horror». Poi celebra la Costituzione «degna di Woodstock. Quando entrerà in vigore sarà bellissimo»

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Argomenti: Cultura | Roberto Benigni | Silvio Berlusconi |Alcide De Gasperi | Canale 5 | Federico Fellini | Yoko Ono |Montecitorio | Dante Per

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Nella foto il comico Roberto Benigni durante il suo show su Rai 1 «La più bella del mondo» dedicato alla Costituzione (LaPresse)Nella foto il comico Roberto Benigni durante il suo show su Rai 1 «La più bella del mondo» dedicato alla Costituzione (LaPresse)

Oltre 12,6 milioni di telespettatori hanno seguito ieri sera su Rai1 “La più bella del mondo”, la serata evento di Roberto Benigni che si è giocata tra la satira su Berlusconi e l’esegesi della Costituzione. Lo show ha raccolto in media il 43,94% di share.

Che vi piaccia o meno, Roberto Benigni è l’ultimo artista ecumenico rimasto all’Italia. L’unico che goda di riconoscibilità e credito in qualsiasi posto del mondo. Merito de «La vita è bella», suo capolavoro che risale ormai a 15 anni fa e dopo il quale gli abbiamo pure perdonato un paio di film non proprio riusciti. Fa una certa impressione vederlo al centro di quel Teatro 5 di Cinecittà caro a Federico Fellini che lo diresse ne «La voce de la luna».

 

Nessuno, più del Roberto nazionale, poteva in ogni caso cimentarsi con l’immenso compito commissionatogli dal Quirinale: fare spettacolo della Costituzione italiana. Spettacolo che istruisce e diverte, lasciando se possibile passare il concetto che la nostra Carta è «La più bella del mondo», come recitava lo stesso titolo della trasmissione andata in onda ieri sera su Rai 1. Il comico di Vergaio se l’è cavata applicando il «format Benigni» ai principi fondamentali della nostra Repubblica, lo stesso che con Dante Alighieri funziona a meraviglia da troppi anni: prima mezz’ora di esilarante satira sull’attualità politica, poi un’ora e mezza di istrioniche spiegazioni intervallate da letture. Solo che, nel caso specifico, sul leggio color legno del teatro non c’erano le terzine del Divin Poeta, quanto piuttosto i primi dodici articoli della nostra Costituzione. Se nella parte comica Benigni appare il solito fuoriclasse incontrollabile, in quella seria deve vedersela con il difficile equilibrio tra il sublime e la retorica. Oggi siamo sicuri che i più si scappelleranno, qualcuno lo stroncherà più o meno pretestuosamente ma i dati Auditel gli daranno ragione. Di tutto lo spettacolo resterà probabilmente una battuta: «Abbiamo una Costituzione meravigliosa, molto avanti rispetto ai tempi in cui fu concepita. Quando entrerà in vigore sarà un mondo bellissimo».

Berlusconi ha diviso l’Italia in due. Quelli contrari e quelli disperati 
Giusto per far capire ai suoi spettatori abituali che è in gran forma, nel monologo iniziale colpisce il suo bersaglio prediletto: Silvio Berlusconi. L’incipit è una catena di ringraziamenti alla Rai, al presidente Napolitano, al papa, a Dio che via via lo rimandano a qualcuno di più importante e dunque si arriva al «Grazie Silvio!». Scherza Benigni, mentre Berlusconi è ospite su Retequattro di Quinta colonna. «Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie bruttissime, catastrofiche. Il 21 c’è la fine del mondo, ma non è la più brutta. L’altra ci ha spappolati tutti: con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c’è uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c’è verso di mandarcelo». È il Cavaliere che, col suo ritorno, «ha diviso l’Italia in due: quelli contrari e quelli disperati». Quello di Berlusconi, secondo il comico, è infatti un ritorno in scena paragonabile a «un sequel dei film dell’orrore: Lo Squalo 6, La mummia, Godzilla contro Bersani… Qualcuno può dire che ce l’ho con lui, ma è lui che ce l’ha con noi».

Benigni e la Costituzione: “E’ la nostra mamma”. Su Berlusconi: “Come un film dell’orrore”

Benigni e la Costituzione: “E’ la nostra mamma”. Su Berlusconi: “Come un film dell’orrore”

“Tutto questo, noi lo abbiamo ereditato. Ma per farlo davvero nostro, lo dobbiamo conquistare. Qui ci sono le regole per vivere tutti insieme, in pace, lavorando. Domattina dite ai vostri figli che sta per cominciare un giorno che prima di loro non ha mai vissuto nessuno, ditegli di andare a testa alta, di essere orgogliosi di appartenere a un popolo che ha scritto queste cose fra i primi nel mondo. E che abbiano fiducia e speranza”. Conclude così il suo “discorso illustrato” sulla Costituzione, Roberto Benigni. Un successo in prima serata su Rai 1, il suo recital La più bella del mondo. In cui non mancano le stilettate satiriche a Berlusconi e la pretesta di riproporsi come candidato politico.
Come un film dell’orrore – “”S’è ripresentato, Signore pietà. E’ la sesta volta, la settima ha detto che si riposa, anche lui'” attacca Benigni ironizzando sul ritorno del Cavaliere. Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie, bruttissime, catastrofiche”, ironizza Benigni. “Una la sapete tutti, il 21 dicembre c’è la fine del mondo, ma non è la più brutta. Un’altra, terrificante, ci ha veramente spappolati tutti: con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c’é uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c’é verso di mandarcelo. E s’é ripresentato”. Il premio Oscar paragona il ritorno di Berlusconi “a quei sequel dei film dell’orrore: Lo Squalo 6La mummiaGodzilla contro Bersani… Non si si sa più che fare. Qualcuno può dire che ce l’ho con lui, ma è lui che ce l’ha con noi”.
Ottimi ascolti – Oltre 12,6 milioni di telespettatori (12 milioni 619 mila) hanno seguito su Rai1 La più bella del mondo, la serata evento di Roberto Benigni che si è giocata tra la satira su Berlusconi e l’esegesi della Costituzione. Lo show ha raccolto in media il 43,94% di share.
Prima Silvio, poi il Signore – “Devo ringraziare tutti gli italiani e i vertici della Rai per la possibilità di realizzare una serata bella su un argomento che più bello non si può”: comincia così la catena di ringraziamenti di Roberto Benigni che lo porta via via a dire grazie al presidente Napolitano, al papa, a Dio e infine a Berlusconi. “I vertici della Rai mi hanno detto: non devi ringraziare noi, ma una persona più importante di noi, il presidente della Repubblica Napolitano, che saluto con affetto, che mi ha ricevuto con grande cordialità e affetto”. Ma il Capo dello Stato, spiega, “mi ha detto che invece dovevo ringraziare un’altra persona più importante, il Papa”. E il Pontefice, a sua volta lo ha indirizzato “a nostro Signore: mi ha detto, lo puoi ringraziare, con la mia benedizione. Io allora ho ringraziato il Signore, ma ho sentito una voce che diceva: non devi ringraziare me… Silvio, grazie”.
Il Cavaliere, la pornostar e lo zio di Avetrana – “Ieri l’avete visto su Canale 5? – domanda Benigni – Andava in onda una sua vecchia intervista del ’94, di un’ora e mezza. Prima di lui c’erano una famosa pornostar e lo zio di Avetrana: ho pensato, ‘sta cercando di mettere insieme i moderati'”. Berlusconi, sottolinea Benigni, “ha parlato di comunisti, lotta alla magistratura. E ho pensato, ‘guarda nel ’94 la gente come ci cascava, se lo facesse adesso…’ Tutti i grandi artisti quando invecchiano tirano fuori i vecchi successi, i comunisti e la lotta alla magistratura sono per lui come Satisfaction per i Rolling Stones”. E ancora: “Berlusconi ha un sogno nella testa: vorrebbe fare il presidente della Repubblica…”, dice Benigni asciugandosi il sudore. “Sarebbe l’unica maniera di vedere la sua immagine dappertutto, di vederlo in una caserma dei carabinieri”.
La legge vieta, la Costituzione protegge – Dopo la satira su Berlusconi, Roberto Benigni, protagonista della serata evento La più bella del mondo, si concentra sulla modernità della Costituzione. Legge l’articolo 3, che prescrive l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, e commenta: “Ma questo l’hanno scritto a Woodstock, è Imagine di John Lennon trent’anni prima. Me li immagino a Montecitorio, come fricchettoni, che si passano il ‘cannone”. E ancora: “Mentre la legge vieta, ti trattiene, fa paura, la Costituzione spinge, ti protegge, ti vuole bene, è la nostra mamma, è tutto a favore. I dieci comandamenti sono tutti un no, la Costituzione è tutto un sì, è la legge del desiderio”.
Senza lavoro impossibile vivere – “Se non c’é il lavoro, crolla tutto: la Repubblica e la democrazia, che sono il corpo e l’anima delle nostre istituzioni”: è  altro un passaggio del commento di Roberto Benigni alla Costituzione in diretta tv. “Ogni legge che va contro il lavoro è un sacrilegio”, dice Benigni. “Quando non c’è lavoro perdiamo tutti, perché quanto lavoriamo modifichiamo noi stessi, è quella la grandezza del lavoro. Nella busta paga troviamo noi stessi: quella paga non è avere, è essere”.
Stato laico e l’importanza della cultura – Fu Gesù Cristo, il primo laico, a dire date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. All’articolo 9, “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, cita la sindrome di Stendhal “che arrivò a Firenze e svenne per tanta bellezza. Noi abbiamo avuto la sindrome di Bondi: invece di svenire l’uomo, venivano giù i monumenti”. Si arriva all’articolo 11, “l’Italia ripudia la guerra”. “È l’unico che comincia con ‘l’Italia’, non con ‘la Repubblica’: perché sia chiaro che tutti, anche i conigli d’Italia, ripudiano la guerra. ‘Ripudia’, un no definitivo, perché la guerra deforma la gente. Nessuna guerra ha mai prodotto un beneficio maggiore del dolore che ha provocato”. “Sentite: ‘promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo’: è un confronto di sogni, sembra che ci dicano che l’Italia come patria non ci basta, bisogna diventare mondo, rimanendo italiani. È grazie ad articoli come questi, che in Europa c’è la pace da sessant’anni. L’idea dell’Unione europea è un sogno. Noi, prima generazione della storia del mondo, stiamo unendo un continente in pace. Non bisogna chiudersi nel proprio guscio, i nostri costituenti ci dicono di non tornare indietro, di mantenere la nostre radici ma non che sprofondino nel buio della Storia ma che vadano in su, come mani che si stringono”.

Felix Baumgartner da record: si è lanciato da 39mila metri e ha superato il muro del suono

Felix Baumgartner da record: si è lanciato da 39mila metri e ha superato il muro del suono


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Il momento dell'atterraggio di Felix Baumgartner in un fermo immagine tratto dal videoIl momento dell’atterraggio di Felix Baumgartner in un fermo immagine tratto dal video

Incredibile ma vero, Felix Baumgartner ce l’ha fatta, ha superato il muro del suono, 1173 chilometri ora, a “corpo libero”, buttandosi da una capsula a 39 chilometri dal suolo, nella stratosfera. Due ore e passa l’ascesa appeso a un pallone sonda riempito di elio. Ha battuto il record precedente, che resisteva da ben 52 anni, 31 chilometri, e quando è arrivato al suolo in Nuovo Messico, prontamente recuperato dal suo team, sembrava fosse andato a fare una passeggiata.

La discesa, pochi minuti, ha tenuto gli spettatori di mezzo mondo col fiato sospeso finché alle 20.17 ora italiana tutto è finito. Oltretutto, coincidenza anch’essa incredibile, nella stessa data, il 14 ottobre ma nel 1947, Chuck Yeager , dell’aviazione americana superò la barriera del suono con un aereo sperimentale, un Bell XS 1. Gli ingegneri della Red Bull, sponsor dell’impresa, hanno fatto il possibile per tutelare Baumgartner ed evitargli la fine di parecchi altri che avevano tentato l’impresa e ci avevano lasciato la pelle. La tuta pressurizzata, un’ evoluzione di quelle degli astronauti Shuttle, ha funzionato al meglio, e non era affatto scontato.

 

Quando ci si avvicina alla velocità del suono infatti l’aria fa resistenza in modo crescente, impedisce al corpo che cerca di andare più veloce di aumentare la velocità creando anche onde d’urto micidiali che spaccarono praticamente le ali a parecchi dei primi aerei di profilo convenzionale che tentavano di superare la barriera del suono.

Qualche dato sulla caduta. Si è lanciato da 39 chilometri, grosso modo 2 volte e mezza la massima altezza che viene raggiunta da un Boeing 747 in un volo intercontinentale, e a 1500 metri si è aperto il paracadute.

Mille cose potevano andare per il verso storto, le onde d’urto potevano letteralmente far esplodere il corpo, anche se a 39 chilometri di altezza l’atmosfera è tremendamente rarefatta, ma potevano anche farlo roteare fino a distruggergli la circolazione del sangue e ucciderlo. Poteva anche essere che il sangue e i gas corporei, se la depressurizzazione non fosse stata fatta a regola d’arte, bollissero letteralmente o esplodessero. Da ultimo, ma la lista sarebbe lunga, ricordiamo che si è esposto a una quantità notevolissima di radiazione ultravioletta che a 39 chilometri dal suolo è 100.000 volte più forte che al suolo.

Un momento di panico quando ha superato la barriera del suono, ha visibilmente perso il controllo e iniziato a roteare vorticosamente per qualche secondo, si è temuto il peggio, , ma è riuscito a riprendere il controllo.

A parte questo tutto è andato talmente liscio come l’olio da far credere che fosse una questione di poco conto. Su twitter tifo sfegatato per Felix, con tanto di appassionati e astronauti, fra cui la seguitissima astronauta italiana Samantha Cristoforetti, fra poco tocca a lei salire nello spazio, alla Stazione Spaziale internazionale. Felix Baumgartner è il nuovo eroe , ci ha messo non la faccia, ma la vita e ci ha fatto vivere 3 ore di avventura, coraggio e un po’ del sogno di Icaro. Grazie.

Video del salto di Felix Baumgartner

Virginia Raffaele, la Nicole Minetti di Quelli Che Il Calcio

Virginia Raffaele, la Nicole Minetti di Quelli Che Il Calcio

Virginia Raffaele

Virginia Raffaele imita Nicole Minetti.

Virginia Raffaele si lancia in una nuova divertentissima imitazione. Stavolta il soggetto dei suoi sketch è la consigliera della Regione Lombardia Nicole Minetti, che ieri è stata presente virtualmente a Quelli Che il Calcio, presentato da Victoria Cabello. I fan della Raffaele sono stati naturalmente pronti ad applaudirla, perché le sue imitazioni sono sempre divertenti e molto calzanti. Ma sono fioccati anche i detrattori.

Virginia Raffaele è stata criticata per la sua imitazione di Nicole Minetti a Quelli Che il Calcio, in particolare dagli esponenti del PDL. Alessandra Mussolini ha anche affermato che si tratti di una mossa per colpire l’ex premier Silvio Berlusconi, indagato – così come la Minetti – nel Rubygate. Eppure la Raffaele ha fatto ridere, telefonino in una mano e gloss nell’altra.

A volte si ha come l’impressione che si smarrisca il vero senso delle cose. Un’imitazione è sempre un momento di spettacolo, che Virginia Raffaele sa fare bene: è il suo mestiere quello di far ridere e far riflettere. La satira, anche politica, è sempre esistita, tranne nel periodo più buio della nostra storia, quello del Fascismo, in cui qualunque voce che ispirasse un minimo dissenso veniva messa a tacere.

Ma oggi siamo in democrazia e anche il riferimento della Raffaele al Rubygate è stato velato, educato e rispettoso. Inoltre, una domanda è d’uopo: va bene prendere in giro Belen Rodriguez anche in “casa” propria (la Raffaele la imitò a Amici, dopo la sua defezione, ndr), ma guai a toccare i potenti? Un uomo realmente potente come Giulio Andreotti prese molto meglio il ritratto serio, ma anche spaventoso e non proprio limpido, che il regista Paolo Sorrentino ne trasse in un film. Sarebbe più elegante, ogni tanto, se proprio si vuole rispondere alle imitazioni che i comici fanno in TV, farlo con un “non mi somiglia per niente”, reso famoso da un film di Roberto Benigni sui sosia.

Vasco Rossi non è in condizioni gravi

Vasco Rossi non è in condizioni gravi

Vasco Rossi

Vasco Rossi durante un’esibizione.

Vasco Rossi sembra non essere in condizioni gravi. Sarà un sollievo per i suoi tantissimi fan che dal 12 settembre sono in ansia per il cantante, che era stato ricoverato nella clinica Villalba. Adesso Blasco torna a casa, ma continuerà ugualmente a curarsi, seguendo la terapia. Non è in pericolo di vita, rassicurano dallo staff.

Dato incomprensibilmente per morto ieri, Vasco Rossi ha commentato come una bella sensazione sapere che lo dicano, perché se si riesce a saperlo vuol dire che si è ancora vivi. Il cantante è uscito dalla clinica ieri nel primo pomeriggio contro il parere dei medici. Vi era entrato per alcuni esami di routine e sarebbe dovuto rimanere per qualche giorno, che poi è diventata qualche settimana, senza che i fan riuscissero a sapere nessuna notizia.

Niente, tranne un comunicato del 17 settembre che ha tenuto con il fiato sospeso gli ammiratori di Vasco Rossi. Il bollettino medico indicava una degenza non breve e una situazione clinica complessa. Ora non si sa dove sia, naturalmente lo staff è riservato, quindi non si conosce la destinazione raggiunta dal Blasco, se Zocca o San Lazzaro di Savena.

Naturalmente, si continua a tenere le dita incrociate: anche l’anno scorso in ottobre Vasco era stato male, salvo poi riuscire a dichiarare che si era salvato da un pericoloso batterio killer. I fan attendono buone notizie come questa.

Lady Gaga uno show di gran successo

Lady Gaga uno show di gran successo nonostante pensieri e parole in eccesso


 
 

I “little monsters” italiani dopo circa due anni di attesa, ieri sera hanno potuto rivedere Lady Gaga tornata a esibirsi al Forum di Milano con l’unica tappa del Born This Way Ball. Non è corretto parlare di concerto in senso stretto in quanto è innanzitutto uno show composto di vari momenti: ballo, trasformismi nei cambi di costume, coreografie, scenografie, musica.

La voce di Miss Germanotta indubbiamente c’è, è potente e non la risparmia certo per cantare al punto che a tratti si sente che è a corto di fiato, una garanzia del fatto che per la parte vocale non ci sono aiutini in playback. Peccato che la utilizzi anche per fare un talk show noioso e ripetitivo, che oltre a rompere il ritmo della scaletta interrompe il flusso di energia col pubblico. I continui ringraziamenti a Donatella Versace, seduta con la figlia Allegra vicino alla postazione dei mixer, sarà stata nominata una dozzina di volte, quasi ad ogni cambio d’abito creato dalla stilista per lo show, sembravano uno spot pubblicitario dello sponsor. Si è anche dilungata sulle origini palermitane, come noto nelle vene dell’artista corre sangue italiano, e non sono mancati i riferimenti sulla famiglia: dal nonno morto due anni fa alla nonna che continua a cucinare nonostante la cecità.

 

E’ la parte da brava ragazza del programma subito controbilanciata dalla bad girl: i suoi monologhi comprendono degli invitanti gesti sessuali al bellissimo pubblico maschile atteso in camerino a fine show, i decantati effetti benefici della marjuana e a tratti diventano comizio politico sui matrimoni gay e altro ancora. Il risultato è che si ferma la dance del pubblico che già stenta a scatenarsi nella prima parte dello show, al punto che viene stimolato con un secco “”So che domani dovete lavorare, ma non me ne frega un…. Alzatevi in piedi! Io sono qui a farmi il culo per voi”. Sono le hit “Poker face” e soprattutto “Just dance” ,in chiave rock, a mandare in visibilio la platea, che è uno spettacolo variopinto, eccentrico e multiforme per capigliatura. Sfarzosa la scenografia-castello, l’ingresso a cavallo e gli ormai celebri costumi-scultura curati da Haus of Gaga insieme a famosi stilisti italiani Non mancano nelle coreografie strusciate e toccamenti con i ballerini, poi dulcis in fundo arriva il cioccolato, regalo di un fan alla faccia dei disordini alimentari ammessi alla vigilia dalla cantante e che le lasciano il segno: la Germanotta si è presentata in forma alquanto “rotondotta”. Peccato che tutto quanto riduca e di molto lo spazio per mostrare il talento musicale che pure c’è come si vede in “You and I” , dove si accompagna al pianoforte, e nel grand finale di The Edge of Glory. Nelle circa due ore e trenta di spettacolo chiuso in italiano con buona notte, la parte musicale è parsa marginale, il repertorio è ancora limitato per ampiezza e successi, rispetto a tutto il resto a tratti in eccesso.

Lady Gaga a Milano da Donatella Versace.

Lady Gaga a Milano da Donatella Versace. Traffico in tilt e attesa per lo spettacolo pop fantascientifico

 
 

Traffico in tilt e fan in delirio a Milano per Lady Gaga stasera a cena da Donatella Versace e domani in concerto a Milano al Forum di Assago, unica tappa italiana del tour. La stilista, che ha disegnato gran parte dei costumi di scena della pop star, ha invitato stasera Stefani Joanne Angelina Germanotta a Palazzo Versace in Via del Gesù a Milano. Con lei, a quanto si apprende, l’amico e fotografo Thierry Richardson.

 

Alieni, cavalli meccanici e un imprecisato numero di cambi d’abito per la cantante che domani presenta il suo spettacolo pop fantascientifico. Partito dal continente asiatico lo scorso mese di aprile, il “Born This Way Ball Tour” fa tappa al Mediolanum Forum di Assago. Gli 11.200 biglietti sono andati esauriti in prevendita e con largo anticipo rispetto all’unica data italiana del mastodontico tour di oltre un centinaio di concerti in giro per il mondo. Un evento concepito con una serie infinita di trovate spettacolari ed effetti vari e che si regge sulla trama nella quale Lady Gaga impersona una sorta di aliena in fuga da un ologramma che rappresenta poi una versione malvagia di lei stessa, tale Mother G.O.A.T. Per celebrare al meglio anche dal vivo il successo del suo album da sei milioni di copie vendute e protagonista del tour, la voce di “Alejandro” ha pensato bene di sistemare in scena anche un meccanismo che le permetterà di trasformarsi in una creatura mezzo donna e mezzo motocicletta, come sulla copertina dell’ultimo capitolo discografico, così come di indossare un poco rassicurante reggiseno mitragliatore. Tra i vari cambi di costume che durante la serata permetteranno a Stefani Joanne Angelina Germanotta di mutare aspetto, nonostante i chili presi negli ultimi tempi e che lei pare non essere interessata a nascondere, come ha dimostrato qualche sera fa in concerto in Svizzera, è stato annunciato anche un ritorno del costume in finta carne con il quale la reginetta del pop mondiale si era già presentata due anni fa agli Mtv Awards.