OBAMA PUNTA SULL’ATOMICA. IN ITALIA

OBAMA PUNTA SULL’ATOMICA. IN ITALIA

 

di Luciano Scalettari

 

Fonte: www.famigliacristiana.it

 

Undici miliardi di dollari per ammodernare 200 ordigni nucleari tattici (noti con la sigla B61) per trasformarli in “bombe atomiche intelligenti”, cioè teleguidate. La rivelazione proviene dal quotidiano britannico Guardian. Non solo. L’ingente investimento del Pentagono servirebbe a rendere questi missili nucleari sganciabili dal caccia invisibile di ultima generazione F-35.

E qui entra in ballo l’Italia, dato che il nostro Paese ha il piano – fortemente contestato nei mesi scorsi dalle associazioni pacifiste e della società civile – di acquistare 90 di questi cacciabombardieri di ultima generazione.

Il Guardian, peraltro, accusa Barak Obama di “voltafaccia” rispetto agli impegni presi nel 2010 di disarmo nucleare (accusa respinta dagli Stati Uniti perché – secondo l’amministrazione americana – rendere teleguidati i missili rappresenta soltanto «un significativo cambiamento», per cui «non viola gli impegni del 2010»).

Cosa sono i “B61”? Si tratta di ordigni di vecchia generazione ancora conservati negli arsenali NATO europei, in Belgio, Olanda, Germania, Turchia, ma anche in Italia, che ne ospiterebbe una settantina, secondo le ultime stime: 50 in Friuli, nella base di Aviano, e 20 a Ghedi, vicino a Brescia.

Bombe atomiche di vecchia generazione, ma piuttosto potenti: quelle presenti in Europa sarebbero di 340 chilotoni (un chilotone corrisponde a mille tonnellate di tritolo), ossia oltre 30 volte l’ordigno di Hiroshima).

Le polemiche in Italia non si faranno attendere. La pressione della campagna “Taglia le ali alle armi” contro l’acquisto degli F-35 – promossa da Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della Pace – aveva coinvolto 650 associazioni col sostegno di oltre 50 enti locali (tra Regioni, Province e Comuni). Era anche stata promossa una petizione che aveva raccolto più di 75.000 firme.

Ora, al “no” nei confronti di un velivolo da guerra tipicamente offensivo e al suo costo esorbitante – la stima è di una spesa per le povere casse del nostro Paese di 15-20 miliardi di euro, senza contare il costo di mantenimento degli aerei – si aggiunge il fatto che potrebbero essere usate per sganciare missili nucleari, cioè armi di distruzione di massa.

«Che ci sia una presenza in Italia, pur se in basi NATO, di bombe nucleari ormai è un fatto acquisito da diverso tempo sulla base di numerosa documentazione – sottolinea Lisa Clark di Beati i costruttori di Pace e referente in Italia dei movimenti anti-nucleari –. Una problematicità già nota e che oggi acquista ancora più forza, perché la combinazione letale tra F-35 e ordigni nucleari potrà essere concretizzata senza doversi allontanare dall’Italia». La Campagna “Taglia le ali alle armi” per bocca dei suoi portavoce Grazia Naletto ed Andrea Baranes (Sbilanciamoci!), Francesco Vignarca (Rete Disarmo) e Flavio Lotti (Tavola della Pace) esprime «forte preoccupazione per questa ulteriore dimostrazione della problematicità non solo tecnica e di costo che la partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri F-35 rende evidente. Come si fa a pensare che un sistema d’arma del genere non configuri una grave violazione dello spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione?».

Oltre per il possibile uso futuro dei caccia F-35 il problema si pone anche a riguardo del Trattato di non proliferazione nucleare, che l’Italia ha ratificato e che impedisce al nostro Paese di dotarsi di armi nucleari. Un’eventuale violazione degli accordi internazionali non si ferma oltretutto a questo: va ricordato infatti come in tutta la documentazione tecnica ufficiale dell’F-35 risulti il caso di dotazione anche con armamento cluster (le cosiddette bombe a grappolo). Tanto più che «gli Stati Uniti non hanno aderito alla Convenzione contro le cluster (come invece l’Italia) ed hanno a disposizione grande stock di questi ordigni – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna italiana contro le mine – e siamo preoccupati perché l’Italia la scorsa settimana non è nemmeno riuscita a far sentire la propria voce contro l’uso di tali armi in Siria: tutte le buone intenzioni ad una politica di disarmo razionale ed umanitaria vengono disattese da continue e preoccupanti iniziative che spingono in senso diametralmente opposto».

RENI 10 ALIMENTI ANTI-SCORIE PER DEPURARLI

RENI 10 ALIMENTI ANTI-SCORIE PER DEPURARLI

 

di Marta Albè

 

Reni, quali alimenti aiutano a mantenerli in forma e a depurarli? A coloro che soffrono di problemi renali e a chi desidera prevenire il loro insorgere e mantenere a lungo la salute dei reni potrebbe risultare utile conoscere quali siano gli alimenti più adatti a proteggere e favorire il buon funzionamento di tali organi.

Ecco dunque alcuni cibi anti-scorie il cui consumo è considerato positivo per i nostri reni e che allo stesso tempo presentano benefici da non sottovalutare relativi ad altri aspetti del nostro stato di salute.

1) Cavoli

I cavoli sono ortaggi appartenenti alla famiglia delle crucifere e risultano ricchi di fitonutrienti utili a disintossicare l’organismo dalle tossine, aiutando il lavoro dei reni, ed a contrastare l’azione dei radicali liberi. Sono ricchi di vitamina C e di vitamina K, oltre che di vitamina B6 e di acido folico, ma risultano poveri di potassio, caratteristica che li rende utili ad essere inseriti in una dieta pensata per proteggere i reni.

2) Peperoni rossi

Anche i peperoni rossi sono un’ottima scelta per mantenere la salute dei reni, in quanto risultano ricchi di fibre e di vitamine come la vitamina A, le vitamine C e B6 e l’acido folico. Sono poveri di potassio, un sale minerale che potrebbe affaticare il lavoro dei reni e sono ricchi di licopene, utile a proteggere l’organismo dall’insorgere di alcuni tipi di tumori.

3) Mais

Il mais è considerato un cereale dall’effetto depurativo. Il suo contenuto prevede vitamine appartenenti al complesso B, vitamina A, calcio, potassio, fosforo e magnesio. Il mais è considerato come un alimento in grado di facilitare la diuresi, finalità per la quale ne viene indicata l’assunzione anche sotto forma di polenta.

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4) Lattuga

La lattuga rappresenta un alimento che può essere facilmente aggiunto come contorno a qualsiasi tipo di pasto, in modo da poter integrare ortaggi crudi a foglia verde benefici per i reni nella propria alimentazione quotidiana. Alla lattuga è attribuito un buon effetto saziante ed è utile nel caso in cui i reni si trovino sottoposti a stress provocato da eccessi alimentari.

5) Aglio

L’aglio è ritenuto non soltanto un semplice alimento, ma un vero e proprio farmaco naturale. Dall’aglio vengono ottenuti degli estratti erboristici curativi e dei condimenti in polvere da impiegare per arricchire ed insaporire le pietanze in modo tale da ridurre le quantità di sale aggiunto agli alimenti e così da alleggerire il lavoro dei reni.

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6) Verza

La verza è un ortaggio dallo spiccato potere disintossicante. L’effetto depurativo di tale alimento è associato in modo particolare alla presenza di speciali antiossidanti e di zolfo. La verza presenta inoltre un contenuto da non sottovalutare di fibre vegetali dall’effetto anti-scorie. Ha effetto diuretico ed antitumorale e facilita l’eliminazione delle tossine da parte dell’intestino.

7) Orzo

L’orzo è un cereale a basso indice glicemico e dall’effetto drenante e depurativo, utile ad aiutare l’organismo nell’eliminazione delle scorie e ad alleggerire il lavoro dei reni. I suoi effetti benefici per i reni non si limitano unicamente al cereale vero e proprio, ma si estendono alla sua acqua di cottura, che può essere consumata per ottenere effetti utili nella quantità di mezzo bicchiere al giorno per quattro giorni. Benefico per i reni è inoltre il succo fresco preparato a base di erba d’orzo.

8) Ciliegie

Le ciliegie sono considerate tra i frutti maggiormente indicati per mantenere il benessere dei reni. Prevengono la ritenzione idrica, sono diuretiche, favoriscono l’eliminazione delle tossine e risultano indicate in caso di stipsi. Sono inoltre povere di ossalati, elementi che potrebbero interagire con la corretta funzionalità dei reni, affaticandoli.

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9) Fagioli azuki

I fagioli azuki sono ritenuti un vero e proprio alimento salva-reni, sia se consumati come tali che in riferimento alla loro acqua di cottura, che viene considerata come un depurativo benefico proprio per questi organi. Può essere utile consumare questo liquido nella quantità di mezzo bicchiere al giorno per quattro giorni alla settimana.

10) Fragole

La fragole sono un alimento ricco di antiossidanti e contengono quantitativi elevati di vitamina C, manganese e fibre. Presentano proprietà antinfiammatorie e proprietà anticancro che permettono di proteggere sia la salute del cuore che dei reni. L’assunzione di fragole è considerata utile in presenza di renella o di calcoli renali. Il rizoma di fragola e la gramigna possono essere associate in tali casi per la preparazione di un infuso benefico.

IL MONDO SI REGGE SULLA FIABA DEL DITTATORE PAZZO

IL MONDO SI REGGE SULLA FIABA DEL DITTATORE PAZZO di comidad Il caso della Corea del Nord sta diventando un’ulteriore dimostrazione del fatto che non esiste un’opposizione al sistema imperialistico statunitense, né nel sedicente Occidente, né nell’ambito dei Paesi cosiddetti emergenti. A tutta la propaganda ufficiale non ha fatto riscontro alcun elemento di critica, persino delle assurdità più evidenti. Non ci viene infatti spiegato come un Paese che soffrirebbe la fame da oltre 60 anni, possa avere oltre 24 milioni di abitanti in un territorio che è circa la metà di quello italiano. Nessuno poi nota il ridicolo che questa propaganda sulla fame nella Corea del Nord provenga proprio da chi, per decenni, ha imposto a quel Paese sanzioni economiche sempre più dure. Non ci viene neppure spiegato come sarebbe possibile che una casta militare storicamente consolidata in mezzo secolo di resistenza antimperialistica, come quella nord-coreana, possa prendere ordini da un “dittatore” praticamente implume, e che pare avere più che altro una funzione simbolica di continuità. Che la Corea del Nord rappresenti il grado più basso nel rispetto dei cosiddetti diritti umani, viene dato per scontato dai media; ma ci si guarda bene dal rilevare che tale giudizio deriva dai rapporti di ONG come Human Rights Watch, che si sono segnalate invece per il loro atteggiamento “comprensivo” nei confronti delle operazioni di “secret rendition” (sequestro di persona e tortura) della CIA. Inoltre, la quantità di manovre militari messe in atto dagli Stati Uniti negli ultimi mesi non viene minimamente collegata all’attuale aumento della paranoia del regime militare nord-coreano, come se questa paranoia fosse dettata unicamente da cause interne. Dal mese di marzo le forze armate statunitensi hanno attuato ben tre sorvoli sulla Corea del Nord con i loro bombardieri B-2, ciò senza contare gli innumerevoli movimenti navali e la dislocazione di nuovi aerei e missili. Niente di paragonabile per quantità e qualità dell’intimidazione può essere attribuito al regime nord-coreano. Ciononostante, neppure le cosiddette “minacce” del regime nord-coreano sono mai state contestualizzate nell’ambito delle manovre militari congiunte tra USA e Corea del Sud; manovre che prevedevano anche la simulazione di un bombardamento nucleare con i soliti B-2. Ovviamente tutti questi movimenti militari statunitensi sarebbero dettati esclusivamente da motivazioni “difensive”. Anche i risultati diplomatici raggiunti dal segretario di Stato USA, John Kerry, nel riuscire a coinvolgere la Cina nell’operazione di isolamento del regime nord-coreano, vengono interpretati esclusivamente come effetto del crescere a livello mondiale della preoccupazione per l’aggressività del dittatore Kim Jong Un; mentre invece l’atteggiamento sempre più remissivo del regime affaristico cinese potrebbe essere riconosciuto proprio come la causa principale dell’aumentata aggressività statunitense. Per la Cina, l’indipendenza della Corea del Nord costituisce un baluardo strategico indispensabile, tale da dover essere sostenuto persino se la propaganda statunitense dicesse il vero circa l’aggressività del regime nord-coreano. La caduta della Corea del Nord in mani statunitensi, significherebbe un passo ulteriore nell’accerchiamento della Cina. Inoltre, a smentire il mito della purezza ideologica del regime “socialista” della Corea del Nord, questa è diventata da anni una delle maggiori aree di investimento per gli affaristi cinesi. La storiella del dittatore del tutto incontrollabile anche da parte di Pechino, non si fonda perciò su nessun riscontro concreto. Eppure il governo cinese esprime tutta la sua determinazione esclusivamente sulla questione tibetana, sebbene il Tibet non costituisca più un’area strategica così irrinunciabile, da quando negli anni ’50 sono stati spenti tutti i possibili focolai di resistenza del Kuo Min Tang all’interno del territorio cinese. L’atteggiamento intransigente sul Tibet rappresenta quindi un alibi per il governo cinese, in modo da mettere in ombra la debolezza dimostrata nel caso della Libia, della Siria, ed ora della Corea del Nord. La prospettiva che il mondo possa essere sull’orlo di una guerra nucleare soltanto per colpa di un “dittatore pazzo”, appare tranquillamente come realistica e plausibile agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. La propaganda ufficiale non ha bisogno di basarsi su nessun costrutto razionale; anzi, più la narrazione è fiabesca, più risulta efficace. L’esistenza di questi mitici “dittatori” giustifica poi automaticamente ogni aggressione militare degli Stati Uniti; una giustificazione avallata anche da coloro che ritengono di non essere dei filo-americani. Per tutti i commentatori l’unica prospettiva di “ragionevolezza” consiste sempre e soltanto in un totale cedimento del regime nord-coreano; mentre non viene minimamente presa in considerazione l’ipotesi che anche gli Stati Uniti possano intanto cessare i loro sorvoli e le loro esercitazioni nucleari sulla Corea del Nord. La mistificazione delle “armi di distruzione di massa di Saddam” è già stata archiviata; perciò nessuno più si pone il problema che un’eventuale rinuncia della Corea del Nord al suo programma nucleare non farebbe recedere di un millimetro l’aggressività americana; anzi la farebbe aumentare. Persino Gheddafi aveva rinunciato al suo progetto di armamento chimico e nucleare, e per un po’ era stato anche riammesso nel consesso della sedicente “comunità internazionale”; ma poi, per ottenere l’avallo incondizionato alla sua eliminazione, è bastato chiamarlo “tiranno” e “macellaio del suo popolo”. Insomma, soltanto coloro che siano in grado di esibire una patente di assoluta perfezione morale potrebbero avere – forse – il diritto di essere esentati dai bombardamenti americani. Il successo incontrastato e pervasivo – assolutamente trasversale a ideologie e schieramenti – che incontra a livello mondiale la fiaba del dittatore pazzo, è tale da mettere in crisi le stesse idee di modernità e di progresso civile. Pare proprio che al fondo del sistema sociale mondiale vi sia un nucleo arcaico, primitivo, tribale, che si nutre di mitologie elementari.

POTASSIO: LE 10 MIGLIORI FONTI VEGETALI

POTASSIO: LE 10 MIGLIORI FONTI VEGETALI

 

di Marta Albè

 

Il potassio è un sale minerale facilmente ricavabile dagli alimenti vegetali. Frutta a guscio, legumi, frutta fresca, frutta secca e ortaggi possono presentare un contenuto variabile di potassio a seconda della loro tipologia. Nel caso in cui sia necessario integrare nella propria dieta quotidiana il potassio, è bene conoscere quali siano alcuni degli alimenti che ne presentino un quantitativo maggiore.

L’assunzione di potassio attraverso l’alimentazione è importante per il corretto funzionamento dell’organismo. Una dieta davvero equilibrata prevede che i quantitativi di potassio assunti giornalmente siano superiori ai quantitativi di sodio. Ciò permette l’espulsione del sodio in eccesso da parte delle urine e la regolazione della pressione arteriosa. Una dieta non equilibrata da tale punto di vista porta alla comparsa di ipertensione, cellulite e gonfiori. Una carenza di potassio può inoltre provocare ansia, insonnia e malumore – problematiche che potrebbero essere risolte grazie all’assunzione degli alimenti giusti.

1) Fagioli bianchi

I fagioli bianchi possono essere considerati tra i legumi più ricchi di potassio. 100 grammi di fagioli bianchi lessati in acqua e senza sale forniscono al nostro organismo 561 milligrammi di potassio, corrispondente a circa il 16% della dose giornaliera raccomandata di tale minerale. Altri legumi ricchi di potassio sono le lenticchie e la soia. La soia granulare può contenere fino a 2.030 milligrammi di potassio ogni 100 grammi. 100 grammi di lenticchie secche contengono 980 milligrammi di potassio.

2) Spinaci

Gli spinaci possono essere consumati sia crudi che cotti. Nel caso degli spinaci crudi, 100 grammi di tale alimento presentano un contenuto di potassio pari a 558 milligrammi. Una porzione da 30 grammi di spinaci crudi fornisce 167 milligrammi di potassio. Per quanto riguarda gli spinaci cotti, 180 grammi degli stessi contengono 839 milligrammi di potassio.

3) Patate

A differenza degli spinaci, le patate possono essere consumate solamente cotte. Per poter approfittare a pieno del loro contenuto di potassio, sarebbe bene scegliere patate biologiche da consumare con la buccia. 100 grammi di patate cotte al forno con la buccia contengono 535 milligrammi di potassio. Una patata media, del peso di circa 173 grammi, può contenere ben 926 milligrammi di potassio. Una patata dolce cotta al forno con la pelle del peso di 114 grammi presenta un contenuto di potassio pari a 542 milligrammi.

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4) Albicocche secche

Le albicocche secche, che possono essere ottenute anche in maniera casalinga avvalendosi dell’essiccazione al sole o di un essiccatore, rappresentano uno dei frutti maggiormente ricchi di potassio. Una porzione da 100 grammi di albicocche secche contiene infatti 1.126 milligrammi di potassio, circa il 33% delle dosi di potassio raccomandate giornalmente.

5) Zucche e zucchine

Zucche e zucchine presentano un contenuto di potassio piuttosto simile. Entrambe possono essere consumate crude o cotte. La cottura al forno è preferibile rispetto alla cottura in acqua bollente, poiché permette che i sali minerali non vengano dispersi in un liquido che poi non verrà consumato. 100 grammi di zucca contengono 202 milligrammi di potassio, mentre 100 grammi di zucchine ne contengono 264 milligrammi.

6) Avocado

Un frutto particolarmente ricco di potassio è costituito dall’avocado, che può essere consumato come tale oppure all’interno di frullati e di salse per condire. 100 grammi di avocado contengono 485 milligrammi di potassio. Un avocado di media grandezza, del peso di 200 grammi, ne contiene circa 975 milligrammi, a fronte di circa 322 calorie.

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7) Funghi

Degli alimenti talvolta sottovalutati dal punto di vista nutrizionale sono i funghi, che possono invece essere conteggiati tra le migliori fonti di potassio. I funghi bianchi cotti in padella, in particolare, presentano un contenuto pari a 396 milligrammi di potassio ogni 100 grammi di alimento.

8) Banane

Le banane sono probabilmente il primo frutto che viene richiamato dalla nostra mente nel momento in cui pensiamo al potassio. È bene dunque sapere che 100 grammi di banana contengono 385 milligrammi di potassio. Una banana di grandezza media, dal peso di 118 grammi, ne contiene 422 milligrammi.

9) Uvetta essiccata

Un altro prezioso frutto essiccato, oltre alle albicocche di cui sopra, è rappresentato dall’uvetta. 100 grammi di uvetta essiccata contengono infatti ben 864 milligrammi di potassio. L’uvetta può esserne dunque considerata un’ottima fonte, che può essere consumata e reperita facilmente. Al di fuori della preparazione di alcuni dolci tradizionali o del pane, per cui ne è prevista la cottura, l’uvetta può essere impiegata come ingrediente aggiuntivo del muesli preparato in casa per la colazione.

10) Mandorle

Tra la frutta a guscio più ricca di potassio troviamo le mandorle dolci, che ne presentano un contenuto di 780 milligrammi ogni 100 grammi. Per quanto riguarda altre tipologie di frutta a guscio, 100 grammi di noci fresche contengono 690 milligrammi di potassio; la medesima quantità di noci secche ne presenta 368 milligrammi. 100 grammi di nocciole contengono invece 466 milligrammi di potassio.

Altre fonti vegetali di potassio

Altre importanti fonti vegetali di potassio sono i pinoli (780 milligrammi di potassio ogni 100 grammi), le olive nere (432 milligrammi di potassio ogni 100 grammi), i fichi secchi (1010 milligrammi di potassio ogni 100 grammi), le fave secche (1.028 milligrammi di potassio ogni 100 grammi), le castagne secche (738 milligrammi di potassio ogni 100 grammi) e i ceci secchi (881 milligrammi ogni 100 grammi). Da non dimenticare sono inoltre i kiwi, i cereali integrali, la rucola, i broccoli, gli asparagi, i carciofi, gli agrumi e l’uva. Ortaggi e verdure dovrebbero essere consumati crudi o sottoposti a metodi di cottura semplici, al fine di evitare la dispersione del prezioso minerale.

Terrore alla maratona di Boston: 3 morti e più di 140 feriti.

Terrore alla maratona di Boston: 3 morti e più di 140 feriti. Nessuna pista esclusa

Si tirano le somme della maratona del terrore di Boston. Sono tre le vittime, tra cui un bambino di 8 anni, e oltre 154 i feriti, di cui almeno 17 gravi. Oltre 10 le amputazioni. Si aggrava insomma il bilancio della tragedia che ha fatto ripiombare gli Stati Uniti nell’incubo terrorista. Al momento nessun italiano risulta tra i feriti. Sulle tv americane vengono trasmessi in maniera ossessiva i tanti video delle due esplosioni a 12 secondi di distanza. Ci sono le grida della gente in preda al panico e il sangue sulla strada. Scene forti che gettano un Paese intero nell’angoscia, in uno stato di choc. La foto di un podista di 78 anni scaraventato a terra dallo spostamento d’area a pochi metri dallo scoppio è già diventata l’immagine simbolo, l’icona di questa tragedia. Si è rialzato e ha tagliato il traguardo.
Nessuna pista viene esclusa – Così come affermato da Barack Obama, non si conosce ancora la matrice dell’attentato: se esterna, legata al fondamentalismo islamico, o interna, legata ad estremisti come quelli che il 19 aprile del 1995 fecero saltare in aria un edificio federale ad Oklahoma City, provocando 168 morti e 680 feriti. Fral e piste battute dagli inquirenti c’è quella del terrorismo internazionale, suffragata dalle molteplici minacce agli Usa di al Qaida in tutte le sue ramificazioni, e di quello interno, che poggia soprattutto su una serie di coincidenze temporali, l’anniversario della strage a Oklahoma City (19 aprile 1995, 168 i morti), il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi, che scadeva proprio ieri, o il Patriots Day in Massachusetts. Quel che è certo è l’orrore rimbalzato in tutto il mondo, incredulo di fronte a un attacco definito “sofisticato, coordinato e pianificato” contro una massa inerme di 23.000 partecipanti e altre migliaia di spettatori.
Lo sforzo degli inquirenti – Alla guida delle operazioni gli agenti del Fbi, che in una breve conferenza stampa hanno ribadito come siano in corso “indagini criminali, potenzialmente nell’ambito del terrorismo”. Mentre si sta passando al setaccio ogni foto, ogni fotogramma delle telecamere a circuito chiuso della zona, trapela la notizia che ci sarebbero alcune immagini di un sospetto vestito di nero, con due zainetti sulle spalle. Inoltre, si sta dando la caccia a un furgone preso a noleggio che è stato visto entrare nella strada della corsa appena prima dello scoppio, e poi scappare via. Pare che i due ordigni, artigianali, pieni di cuscinetti a sfera, siano stati posti dentro alcuni cestini della spazzatura lungo il marciapiede e siano stati fatti esplodere con un telecomando a distanza. Si era anche sparsa la notizia del ritrovamento di altri cinque ordigni inesplosi, oltre alle tre bombe che fortunatamente non sono scoppiate e fatte brillare dagli artificieri. Ma più tardi gli inquirenti hanno fatto sapere che non si trattava di dispositivi esplosivi. Smentita anche l’indiscrezione secondo cui gli agenti avrebbero già fermato un giovane saudita. Piuttosto, la polizia di Boston sta interrogando una ‘persona d’interesse, un giovane straniero negli States con visto studentesco, rimasto ustionato dall’esplosione. Ma sempre gli inquirenti per il momento sottolineano che non si tratta di un sospetto.
Perquisito appartamento alla periferia – Qualche ora dopo le esplosioni, l’Fbi e la polizia locale hanno perquisito un appartamento vuoto al quinto piano di Ocean Avenue, nel quartiere periferico di Revere. Lo riferiscono abitanti della zona alla Nbc. Alcuni media sostengono che l’appartamento sia da mettere in relazione in qualche modo con lo studente “straniero” rimasto gravemente ustionato nell’esplosione considerato un possibile sospetto.
Si cerca ragazzo con pelle scura, accento straniero – Gli investigatori hanno messo in allerta tutti gli agenti, alla ricerca dei responsabili dell’attentato: starebbero cercando un “uomo di colore o dalla pelle scura, con un accento probabilmente straniero”, secondo le informazioni ottenute dalla Cnn. L’uomo sarebbe stato visto con indosso uno zaino nero e una felpa, e avrebbe cercato di entrare in una zona riservata cinque minuti prima delle esplosioni. Nessun arresto è stato compiuto dalle autorità, ma molte persone sono state interrogate, secondo quanto riferito dal capo della polizia di Boston, Ed Davis.
Coinquilino del saudita fermato: “E’ un bravo ragazzo” – Un coinquilino del giovane saudita che secondo alcuni media americani sarebbe stato fermato lo ha definito “un ragazzo pulito e tranquillo” e aggiunto che “non può essere stato lui”. Il New York Post, che da ieri batte la pista del fermato, ha parlato con Marcus Worthington, uno studente di legge che cinque mesi fa si è trasferito nell’appartamento di Oceans Towers a Revere, un sobborgo della città dove il potenziale sospetto abiterebbe con un terzo uomo. “E’ un bravo ragazzo”, ha detto Marcus che ha aggiunto di aver visto il compagno di casa per l’ultima volta due giorni fa. L’appartamento al quinto piano di Ocean Towers è stato perquisito nel corso della notte.
Boston blindata – Intanto il governatore del Massachusetts Deval Patrick lo ha detto chiaramente: “Boston resta una città aperta, ma blindata”. E le strade della città nelle prime ore della notte rispecchiano perfettamente la definizione. In giro ci sono molte auto della polizia e ben pochi passanti, che si guardano con sospetto mentre camminano veloci, mentre nel cielo ronzano continuamente degli elicotteri. Un cielo dichiarato ‘no fly zone’ dalla Agenzia federale per l’aviazione civile, che ha anche disposto la chiusura dell’aeroporto internazionale di Logan mentre la pista di atterraggio e decollo viene riconfigurata.
Appello agli spettatori: esaminate foto su Iphone – La polizia di Boston sta chiedendo in queste ore a tutti coloro che ieri si trovavano tra il pubblico nella linea del traguardo di verificare con attenzione le proprie foto o video catturati attorno ai tragici momenti delle due esplosioni. Lo rende noto la Cnn, osservando che in questa fase anche un dettaglio banale o l’immagine di un sospetto, potrebbero essere utilissimi alle indagini. In particolare, gli inquirenti stanno lanciando questo appello all’aeroporto, dove tante persone accorse a Boston per la maratona, in queste ore stanno tornando a casa. “Molte persone, magari inconsapevolmente, potrebbero essere stati testimoni oculari di quello che stava accadendo attorno ai propri amici o parenti ripresi con gli Iphone”, spiega un esperta di antiterrorismo
Il movimento talebano nega qualsiasi coinvolgimento – Il movimento talebano pachistano Ttp nega qualsiasi suo coinvolgimento nelle esplosioni di Boston. “Rilasceremo una dichiarazione su quanto accaduto solo dopo che l’attacco sarà rivendicato. Siamo in attesa di questo”, ha tuttavia specificato il portavoce del movimento Ehsanullah Ehsan.
Il sindaco: “E’ una tragedia” – “E’ una tragedia”: così il sindaco di Boston, Thomas Menino, di fronte alle telecamere ha descritto le esplosioni avvenute vicine al traguardo della storica maratona cittadina.
Le esplosioni – Sono drammatiche le immagini delle bombe esplose alla maratona e riprese in diretta da due angolazioni diverse, dalla tv Nbc e dal servizio video Boston Globe: prima il fumo, poi le grida e il fuggi-fuggi generale. In entrambi i filmati si vede l’arrivo della maratona, lungo l’ultimo miglio, quando oltre le transenne, sul marciapiede sinistro della centralissima Boylston Street, ecco levarsi la fiammata e il fumo della prima deflagrazioni, dietro a una fila di bandiere di tutti i Paesi. Gli atleti continuano inizialmente a correre imperterriti, alcuni alzano le braccia in segno di trionfo per aver concluso la gara e per alcuni secondi sembrano non rendersi conto di quanto accaduto alle loro spalle e alcuni non si girano neanche. Ma all’improvviso un atleta cade a terra, vicino alle transenne, evidentemente colpito da schegge. Poi si vedono oggetti che vengono proiettati in aria e ripiombano sull’asfalto.
Il terrore e la fuga degli atleti – Subito dopo riecheggiano le prime urla e pochi secondi più tardi è la volta del secondo boato, più sordo e distante, mentre si vede una colonna di fumo alzarsi lungo lo stesso marciapiede, poche decine di metri più in là. A quel punto anche gli atleti di spalle si girano e tutti cominciano a scappare, ma fra le persone non si crea una calca. Le grida della folla sono forsennate, partono gli allarmi delle auto. “Oh my God, there’s been an attack, there’s been an attack!” (Mio Dio, c’è stato un attentato), dice il telecronista in diretta. In pochi istanti l’intera scena è invasa dal fumo. “C’è stata improvvisamente un’esplosione, uscita dal nulla. Ci sono molti feriti. Ho visto corpi mutilati, ho visto sangue dappertutto”: è una testimonianza postata stasera sul live blog della Cnn. Il testimone, che è un producer del Boston Globe, Steve Silva, aggiunge: “Qualcuno ha perso una gamba. La gente urla, c’è confusione”. Le voci della paura hanno fatto breccia nel Web.
Almeno 10 persone hanno subito un’amputazione – Fra i feriti gravi vi sono coloro che hanno perso le gambe o un braccio, persone colpite alla testa, alcuni in stato comatoso. I medici di Boston sono stati costretto ad amputare e ha curare ferite da campo di battaglia. Molti dei 144 feriti sono stati curati per tagli e graffi, ma i medici hanno anche dovuto “estrarre biglie dalle persone nelle sale di pronto soccorso”, eseguire amputazioni e trattare molte ferite alle gambe. Sono almeno 10 le persone che hanno subito amputazioni, stando a quanto riferito da un esperto di terrorismo alla Cnn. Diversi pazienti ricoverati al Massachusetts General Hospital hanno riportato ferite agli arti inferiori che richiederanno “più interventi chirurgici” nei prossimi giorni, stando a quanto riferito dal chirurgo Peter Fagenholz. Lo stesso Fagenholz ha sottolineato che alcune ferite erano tanto gravi da richiedere l’amputazione.
Innalzato il livello di sicurezza in Italia – L’allerta, secondo quanto si é appreso, riguarda tutti gli obiettivi sensibili, come ambasciate, consolati, sedi diplomatiche, porti e aeroporti. Particolare attenzione è raccomandata nei confronti delle sedi Usa in Italia.
Testimone italiano: ora il clima è surreale – “Quanto è successo è terribile. Ora a Boston c’è una situazione surreale. Stiamo cercando di capire quando potremo rientrare in Italia, perché l’aeroporto è chiuso”: lo ha riferito parlando da Boston Stefano Valsetti, il vicesindaco di Cairo Montenotte (Savona) che ha preso parte alla maratona ed è stato testimone diretto di quanto è successo. “Sono passato sul traguardo della maratona esattamente 9 minuti prima delle due esplosioni – ha detto Valsetti – ed ero lì in zona quando ho sono avvenute le esplosioni. Prima era solo una festa e di colpo la città è precipitata nel panico. Ora siamo tutti in albergo in attesa di capire come poter tornare a casa”.
Unità di crisi: non ci sono italiani coinvolti – “A quanto ci risulta al momento, non ci sono italiani coinvolti”, ha detto il capo dell’unità di Crisi della Farnesina, Claudio Taffuri, parlando a Radio Anch’Io. “Già da ieri sera il Consolato italiano ha inviato team sul posto e nei principali ospedali e ha stabilito un contatto con le forze dell’ordine”, ha spiegato Taffuri precisando che l’evento della maratona era così altamente frequentato che in questa fase è molto complesso avere dati e numeri precisi.

CAPACI, DOPO 21 ANNI ARRIVANO ALTRI ARRESTI

CAPACI, DOPO 21 ANNI ARRIVANO ALTRI ARRESTI

 

A 21 anni di distanza altre rivelazioni emergono sulla strage di Capaci. Ieri mattina la DIA di Caltanissetta, sotto il coordinamento della DDA diretta dal procuratore nisseno Sergio Lari, ha infatti eseguito 8 provvedimenti di custodia cautelare, tra boss e gregari della cosca di Brancaccio, accusati di essere parte del commando che procurò e preparò l’esplosivo per l’attentato che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta. Numerose le perquisizioni in diverse città italiane. Per gli investigatori «è stato squarciato il velo d’ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi, mai prima d’ora sfiorati dalle inchieste sull’eccidio».

Dichiarazioni di Spatuzza

L’operazione scaturisce dalle recenti dichiarazioni del collaboratore Gaspare Spatuzza, confermate in parte anche da Fabio Tranchina, che ha chiamato in causa i fedelissimi di Giuseppe Graviano, il capomafia del quartiere palermitano di Brancaccio che sta dietro tutte le stragi del ’92 e del ’93.

Tra i destinatari dell’ordinanza figura il nome di Salvo Madonia, uno dei reggenti della potente famiglia mafiosa palermitana di Resuttana e già detenuto al 41 bis, e di Cosimo D’Amato, il pescatore di Santa Flavia (Palermo), arrestato lo scorso inverno su ordine dei PM di Firenze che indagano sulle stragi mafiose del ’93 per aver fornito, secondo gli inquirenti, l’esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze e Milano. I PM nisseni gli contestano di avere procurato alle cosche anche il tritolo usato per l’eccidio di Capaci. D’Amato avrebbe recuperato l’esplosivo da residuati bellici che erano in mare.

Ordigno recuperato dal mare

Gli altri destinatari dell’ordinanza sono: Cristofaro Cannella, Giuseppe Barranca, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Tutti in carcere con condanne pesanti per reati di mafia e omicidio.

Per il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari, «le nuove indagini sulla strage di Capaci hanno consentito di rinvenire ulteriori responsabilità all’interno di Cosa nostra, in particolare nel mandamento di Brancaccio. Ribadisco, come ho sempre detto, che non vi sono mandanti esterni in ordine all’eccidio. L’inchiesta con questo nuovo esito chiude il cerchio attorno a mandanti ed esecutori materiali».

Il procuratore aggiunto Nico Gozzo parla invece dell’esistenza di “buchi neri”. «Su Capaci e via D’Amelio – ha sottolineato – sappiamo quasi tutto” e ha ribadito che adesso l’attenzione degli investigatori si deve concentrare sui pochi buchi neri rimasti».

SISTRI, È SCANDALO: ARRESTI E DENUNCE

SISTRI, È SCANDALO: ARRESTI E DENUNCE

 

di Stefania Divertito

 

Mentre il Ministero per l’Ambiente cercava di risolvere l’emergenza rifiuti in Campania, c’è chi festeggiava, perché aveva trovato il modo per arricchirsi. E questo modo era il SISTRI, sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti. Un appalto milionario affidato, seza gara, alla Selex, società di Finmeccanica capitanata dalla moglie dell’ex presidente Guarguaglini. Da mesi la Procura di Napoli aveva deciso di vederci chiaro e ieri sono scattati 22 provvedimenti cautelari, tra di essi anche Carlo Malinconico, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Questo «arricchimento – si legge nell’ordinanza – passa attraverso la corruzione di importanti esponenti pubblici, che rivestivano delicati compiti finalizzati alla soluzione dell’emergenza».

Corruzione

Corruzione, questa l’accusa contestata all’ex sottosegretario finito ai domiciliari nell’inchiesta: avrebbe ottenuto due contratti da 500.000 euro a favore di società a lui riconducibili quando era consulente, nominato dal Ministero dell’Ambiente, con il compito di esprimere un parere di regolarità tecnica del contratto a Selex Management Service per la realizzazione del SISTRI e un parere di congruità del prezzo stabilito. Furono fatte pressioni al Ministero dell’Ambiente per ottenere «sanzioni nei confronti di associazioni inadempienti», ovvero che non si iscrivevano al SISTRI, come emerge dalle intercettazioni.

Nessuno festeggia

Sul portale delle imprese che da anni stanno combattendo con questo sistema che doveva essere la panacea contro le ecomafie ma che di fatto non è mai partito, non si festeggia: «Abbiamo buttato migliaia di euro – ci dice Giovanni M., titolare di una ditta di autotrasporti -. Se non ti iscrivevi scattavano le sanzioni, se ti iscrivevi entravi in un inferno di burocrazia. Abbiamo promosso un ricorso per riavere i soldi spesi in questi anni. Speriamo di rivederli un giorno».

Cos’è il SISTRI

Metro segue questo tema dal 2010: il sistema doveva servire a “seguire” i rifiuti speciali, dal produttore alla discarica. Gli automezzi venivano dotati di box con GPS e i registri venivano informatizzati. Ma gli operatori hanno molte volte protestato, perché non funzionava. Sospeso molte volte, l’ultimo decreto l’ha firmato Clini il 20 marzo: il SISTRI dovrebbe entrare in vigore a ottobre. Ma chissà.

STIMATI IN 100 MILIONI GLI SQUALI UCCISI NEL MONDO IN UN ANNO

STIMATI IN 100 MILIONI GLI SQUALI UCCISI NEL MONDO IN UN ANNO

 

di Erika Facciolla

 

Sconcertanti, inaccettabili e allarmanti: sono questi gli aggettivi che meglio descrivono i dati emersi da un recente studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università canadese di Halifax sul numero di squali uccisi ogni anno negli oceani del globo.

Il rapporto, accurato e scrupoloso come nessun altro articolo scientifico finora dedicato al tema, è stato pubblicato dall’autorevole rivista Marine Policy e fotografa una realtà catastrofica per la sopravvivenza della specie: sarebbero 100 milioni, infatti, gli squali vittime ogni anno della pesca illegale e del “finning”, la crudele pratica di rimozione delle pinne aumentata vertiginosamente a partire dagli anni Novanta per accontentare la crescente richiesta del prodotto per la preparazione della “zuppa di squalo”, molto amata in Asia, il cui costo può arrivare a 60-70 euro a ciotola.

I ricercatori hanno stabilito che la percentuale di esemplari uccisi ogni anno oscilla tra il 6,4% e il 7,9% degli squali di tutte le specie; un numero che gli stessi esperti non reputano compatibile con la possibilità di assicurare la continuità della specie. Affinché le popolazioni di questi pesci restino stabili, infatti, il tasso di uccisioni (e di catture non documentate) non dovrebbe superare il 4,9% all’anno, considerando anche la scarsa prolificità e la lentezza con cui questi animali crescono e si sviluppano.

Tra le specie più a rischio figurano lo squalo smeriglio, il longimanus e diverse varietà di squalo martello, le più vulnerabili ma anche le più preziose per il commercio internazionale. Le cifre pubblicate – sostengono gli autori della ricerca – sarebbero soltanto stime per difetto; in altre parole, non è possibile escludere che il numero reale di animali uccisi ogni anno sia di ben 273 milioni.

Malgrado gli sforzi di molti Paesi per combattere il fenomeno e bloccare le pratiche di pesca illegale perpetrate negli oceani da pescatori e bracconieri senza scrupoli, l’intervento dell’ONU e delle grandi organizzazioni internazionali sembra ormai inevitabile per mettere fine a questo scempio e regolamentare in maniera severe e restrittiva un mercato che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di una specie e l’equilibrio di un intero ecosistema.

Anagrafe tributaria, chi rischia di finire nel mirino del Fisco

Anagrafe tributaria, chi rischia di finire nel mirino del Fisco

Il Fisco vuole stanare gli evasori: controlli su conti, contratti derivati, fondi pensioni e acquisti di oro e preziosi

Contro l’evasione fiscale, lotta dura e pura. L’arma di ultima generazione? L’Anagrafe dei rapporti finanziari, il cui provvedimento operativo è stato firmato dal direttore dell’Agenzie dell’entrate Attilio Befera.

Scopo dello strumento è individuare le anomalie tra quanto dichiarato dai contribuenti al fisco e i loro movimenti finanziari reali. Via quindi al confronto tra dichiarazioni, conti correnti, conti deposito titoli, gestioni patrimoniali, rapporti fiduciari, carte di credito, cassette sicurezza, operazioni extra-conto. Un monitoraggio di siffatta forma rischia di spaventare i contribuenti, anche quelli onesti, ma alla base di verifiche e accertamenti devono palesarsi situazioni finanziare incongrue.

L’Agenzia, ricevute le informazioni da tutti gli operatori finanziari, obbligati a fornirle, può quindi fare i controlli, con un parallelo tra dichiarazioni e movimenti di denari e titoliche il contribuente ha realizzato in un determinato anno, di fatto facendo una somma tra il saldo di inizio e fine anno, compresi i movimenti di acquisti e vendite, entrate e uscite.

Ma cosa può far nascere i sospetti e indurre l’Agenzia a fare le verifiche? I casi canonici sono abbastanza semplici da capire: di base, l’incoerenza di talune operazioni con il profilo del contribuente preso in esame. Se una persona dichiara 20 mila e ha movimenti per 70 mila, ecco che il dubbio nasce spontaneo. Suscitano attento monitoraggio anche i sistemi di pagamentoovvero la perseveranza o meno nell’uso di contante o di carte di credito o di debito, e la dislocazione geografica dei rapporti finanziari. Desteranno attenzione anche tutte le operazioni che in generale avverranno fuori conto, soprattutto se il numero è consistente. 

L’Agenzia delle entrate ha però chiarito che elaborerà una nuova circolare per chiarire i criteri con cui si selezioneranno i soggetti da monitorare; di fatto parliamo della creazione di black list dicontribuenti considerati potenziali evasori. Infine, qualche dato tecnico: le nuove normano utilizzano per l’integrazione dell’archivio dei rapporti finanziari il Sid (Sistema di interscambio flussi dati), nuovo canale di trasmissione di dati dell’Agenzia delle entrate. I singoli operatori finanziari dovranno quindi avviare le procedure di registrazione al Sid, seguendo le modalità descritte sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate. I dati e le informazioni relativi all’anno 2011 vanno inviati entro il 31 ottobre 2013

Quelli relativi all’anno 2012 vanno invece inviati entro il 31 marzo 2014. A regime, gli operatori finanziari dovranno effettuare la comunicazione annualmente per poi trasmetterla entro il 20 aprile dell’anno successivo a quello al quale sono riferite le informazioni. 

Quali sono i  dati da trasmettere con la comunicazione integrativa annuale? Sono quelliidentificativi del rapporto finanziario, quelli relativi ai saldi iniziali e finali del rapportoriferiti all’anno interessato dalla comunicazione e i dati degli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare e avere per ogni tipologia di rapporto, conteggiati su base annua.

Fondi Piemonte, briglie di cavallo e sottofiletto: indagati 52 consiglieri regionali. C’è anche il governatore Cota

Fondi Piemonte, briglie di cavallo e sottofiletto: indagati 52 consiglieri regionali. C’è anche il governatore Cota

Briglie per il cavallo, vassoi d’argento in regalo per il matrimonio di un assessore, un cambio di pneumatici per l’auto, una fornitura di panettoni e spumante per le festività natalizie. E ancora sottofiletti per pranzo, borse Louis Vuitton e gioielli di Cartier, buoni benzina per la partecipazione alle manifestazioni del movimento No Tav. C’è un po’ di tutto nell’inchiesta sulle spese “pazze” contestate ai 52 consiglieri regionali indagati in Piemonte. I rimborsi contestati nel periodo d’inchiesta (maggio 2010-settembre 2012) ammontano circa a 900 mila euro. Tutti gli indagati verranno sentiti dai magistrati a partire dal prossimo 6 maggio e dovranno spiegare le ragioni per cui hanno prodotto quegli scontrini nell’elenco delle spese per cui si chiedeva il rimborso. Le accuse sono di peculato, finanziamento illecito dei partiti e truffa.
Anche il governatore Cota indagato – “Mi sono già recato spontaneamente dai pm per chiarire la mia posizione”, afferma il governatore, che puntualizza: “Non un euro è finito sul mio conto corrente e in questo senso la Procura non ha mosso contestazioni”. La Procura di Torino, spiega lo stesso Cota, contesta al governatore del Piemonte “alcune spese relative all’attività politica di consigliere regionale”. “Ho sempre sostenuto in proprio la maggior parte delle spese per lo svolgimento dell’attività politica – aggiunge Cota – ho utilizzato risorse del Gruppo Regionale per importi irrisori e nel rispetto di prassi consolidate, riducendo al minimo ogni esborso di denaro pubblico”. “La mia segreteria – sottolinea ancora Cota – ha applicato e interpretato una legge che esiste da decenni. Sono stato tra i promotori della nuova e attuale normativa introdotta in Piemonte, che ha praticamente azzerato i finanziamenti ai Gruppi regionali e disposto una drastica riduzione dei costi della politica. Confido che la mia posizione verrà chiarita e sarà accertata la mia totale buona fede”.
Tutti i gruppi interessati – Tutti i gruppi politici del Consiglio regionale del Piemonte sarebbero quindi interessati dall’inchiesta della Procura di Torino coordinata dal procuratore aggiunto Andrea Beconi e condotta dai sostituti procuratore Giancarlo Avenati Bassi e Enrica Gabetta. Nei prossimi giorni, sempre secondo quanto si apprende, tutti i consiglieri regionali indagati saranno convocati in Procura per essere ascoltati.  Gli accertamenti riguardano i gruppi che all’inizio della legislatura, nel 2010, erano composti da almeno due consiglieri. I cosiddetti mono gruppi erano già stati presi in esame alcuni mesi fa, quando i magistrati eseguirono le prime quattro iscrizioni nel registro degli indagati a carico di Aleonora Artesio (FdS), Andrea Stara (Insieme per Bresso), Michele Giovine (Pensionati per Cota) e Maurizio Lupi (Verdi Verdi).