Fisco, l’Italia scala la classifica dei “tassatori”: adesso siamo quarti in Europa per pressione fiscale

Fisco, l’Italia scala la classifica dei “tassatori”: adesso siamo quarti in Europa per pressione fiscale

 
Entrate sostanzialmente stabili nei primi cinque mesi dell’anno, ma pressione fiscale che nel 2012 é volata al 44% portando l’Italia al quarto posto nella classifica dei Paesi più ‘tassatori’ in Eurolandia, davanti alla Finlandia. A descrivere la situazione fiscale italiana sono il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia e la Banca d’Italia. Il primo ha diffuso il dato sulle entrate totali, che da gennaio a maggio, “malgrado la congiuntura economica negativa”, sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto lo stesso periodo dello scorso anno, a 149,1 miliardi di euro (-0,2%). A pesare sono soprattutto l’Ires (- 1,57 miliardi pari al 10,6%) e l’Iva, vero specchio della crisi, che arretra del 6,8% (-2,87 miliardi): a questo proposito, però, in netta controtendenza è il gettito Iva nel settore del commercio al dettaglio, in crescita del 3,1%, “che riflette l’efficacia dell’azione di contrasto all’evasione”.
Lotta all’evasione – Più in generale dalla lotta all’evasione lo Stato ha incassato in questi cinque mesi 2,82 miliardi, il 4,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2012. In aumento è anche l’Irpef, che cresce dell’1,4% (+912 milioni), come effetto degli incrementi delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico e dei versamenti in autoliquidazione e della flessione delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato e dei lavoratori autonomi. Le entrate, quindi, rimangono sostanzialmente stabili, ma già nel 2012 l’Italia aveva conquistato posizioni nella classifica dei Paesi più ‘tassatori’ in Europa stilata dalla Banca d’Italia. C
Fisco record – Con la pressione fiscale passata dal 42,6 del 2011 al 44% ha infatti scavalcato la Finlandia e si è piazzata al quarto posto per il peso del fisco tra i 17 paesi dell’euro (era al quinto nel 2011) e al sesto posto tra i 27 nell’Ue (dal settimo posto del 2011). Il fisco, dunque, è più pesante rispetto all’Italia solo in Belgio (pressione fiscale al 47,1% sul prodotto interno lordo), Francia (46,9%) e Austria (44,2%), nei Paesi dell’area Euro. Guardando più complessivamente al raffronto con i Paesi dell’Unione europea, più marcata del 44% italiano è la pressione fiscale nei Paesi in cui tradizionalmente si pagano molte tasse (ma dove anche più ampio è il welfare): Danimarca (49,3%) e Svezia (44,6%).
Sale anche la spesa – Nel 2012 – risulta sempre dai dati diffusi dalla Banca d’Italia – è passata al 50,7% del Pil dal 50,0% del 2011. E su di essa pesa per una quota importante il debito pubblico, voce in cui l’Italia, con il 127% sul Pil (dal 120,8% del 2011) è seconda nella classifica europea, dietro alla sola Grecia (156,9%). L’incidenza della spesa sul Pil al netto degli interessi è infatti nel 2012 al 45,2% (in aumento comunque rispetto al 45,0% del 2011) e così il peso del debito in Italia è il più gravoso d’Europa, fatta eccezione per la Grecia.

Da lunedì conti correnti senza più segreti per il Fisco

Da lunedì conti correnti senza più segreti per il Fisco

Movimenti e saldi dei conti correnti in banca senza più segreti per l’Agenzia delle Entrate dal prossimo lunedì. La novità già programmata nell’ambito delle iniziative per rafforzare la lotta all’evasione viene ricordata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera: da lunedì – ha spiegato – ‘Sid’ (sistema interscambio dati) permetterà all’Agenzia delle entrate di acquisire automaticamente le informazioni sui conti correnti degli italiani dagli operatori bancari.
 E oltretutto il nuovo sistema è a ‘prova di privacy’: “il garante ha detto che per poter acquisire i dati dei conti dei cittadini italiani, quei dati che riguardano la movimentazione e i saldi di inizio e fine anno, occorreva creare un sistema di interscambio autonomo rispetto a quelli attuali. Un sistema che fosse completamente separato da tutti gli altri modelli di interscambio, che fosse cioé un’infrastruttura del tipo ‘application to application’ senza intervento di personale umano. Questo sistema da lunedì è pronto e quindi noi siamo in grado di acquisire le informazioni che ci perverranno dagli operatori finanziari”.
 Più in generale sul rapporto con i contribuenti, Befera sottolinea che il compito dell’Agenzia è complicato dall’eccessiva produzione di norme: “negli ultimi cinque anni sono stati emanati 228 provvedimenti fiscali se questo lo moltiplichiamo per i 40 anni di esistenza della riforma tributaria si ha l’idea della confusione normativa”. Ma cosa cambia? In pratica ogni singolo operatore finanziario dovrà avviare la procedura di registrazione al Sid secondo le modalità descritte sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate. Il canale Sid prevede l’interconnessione application-to-application tra sistemi informativi e apposite misure di sicurezza di natura tecnica e organizzativa. E’ previsto che i dati e le informazioni relativi all’anno 2011 vengano inviati entro il 31 ottobre 2013.
 Quelli relativi all’anno 2012 andranno, invece, inviati entro il 31 marzo 2014. A regime, gli operatori finanziari dovranno effettuare la comunicazione annualmente e trasmetterla entro il 20 aprile dell’anno successivo a quello al quale sono riferite le informazioni. Un successivo provvedimento del direttore dell’Agenzia individuerà i criteri per l’elaborazione di specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione. I dati da trasmettere con la comunicazione integrativa annuale sono quelli identificativi del rapporto finanziario, quelli relativi ai saldi iniziali e finali del rapporto riferiti all’anno interessato dalla comunicazione e i dati degli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare e avere per ogni tipologia di rapporto, conteggiati su base annua.

Allarme Corte dei Conti: “Pressione fiscale al 53%” Catricalà: “Recuperare l’evasione del canone Rai”

Allarme Corte dei Conti:
“Pressione fiscale al 53%”
Catricalà: “Recuperare
l’evasione del canone Rai”

 

Audizione alla Camera del presidente della Corte dei Conti. “L’economia sommersa ha dimensioni rilevanti, fino al 18% del Pil. Peggio di noi solo la Grecia”. Fico, presidente della Vigilanza Rai: “Non vogliamo svendere l’azienda. Piuttosto io dico di tagliare gli F35”

 
Una ragioniera lavora ad un modello 730 nell'ufficio di un commercialista (Ansa)

Una ragioniera lavora ad un modello 730 nell’ufficio di un commercialista (Ansa)

 

Roma, 19 giugno 2013 – “Non si può pensare di offuscare con dichiarazioni il lavoro svolto insieme” mettendo “a repentaglio quello che fanno i colleghi”. Lo ha detto l’esponente del M5S e presidente della commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico che sottolinea: “Non  un fatto di diritto di critica o di opinione, ma non vedo perche’ bisogna uscire fuori e parlare contro quello che si è fatto insieme. Questo non ha nulla a che vedere con il pluralismo ma con un concetto che ha a che fare con valori piu’ alti come la lealta’”. “Davvero non conosco movimento – ha aggiunto – dove democraticamente si discute come il nostro”.

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Poi Fico ha sottolineato il suo pensiero sulla Rai: “In questo momento vendere la Rai significa svenderla e la Rai non si svende. Non si può vendere neanche un canale senza una legge seria sul conflitto di interessi e sull’antitrust”. ‘’Ho letto di stime secondo cui la vendita della Rai garantirebbe due miliardi allo Stato, ma non e’ neanche la meta’ dei soldi che abbiamo programmato di spendere per gli F35: un’assurdita’. Andrei piuttosto a tagliare gli F35 e a finanziare la Rai’’.

Fico ha annunciato che la commissione di Vigilanza Rai terrà le sue prime due audizioni congiunte martedi’ prossimo alle 20.30. Ad essere ascoltati saranno la presidente della Rai Annamaria Tarantola e il direttore generale. “Sarà data massima trasparenza alla commissione, massima visibilità alla audizione” che verrà trasmessa dal canale satellitare della Rai, sul circuito chiuso e sulla web tv. L’audizione proseguira’ fino alle 23 e se necessario verra’ aggiornata. “Ho chiesto all’ufficio di presidenza di procedere alla composizione della sottocommissione permanente di accesso”. E’ uno spazio che deve essere “assolutamente utilizzato. Ci sono gia’ molte richieste”. La formazione di questa commissione “non puo’ essere trascinata nel tempo ma va compiuta entro fine giugno”, ha aggiunto.

CORTE DEI CONTI, ALLARME EVASIONE FISCALE – La pressione fiscale effettiva “si è impennata fino al 53%”,  dieci punti oltre quella “apparente”. Il dato è stato fornito dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampolino, in audizione presso le commissione Finanze e Bilancio della Camera. “L’evasione fiscale continua a essere per il nostro paese un problema molto grave”, ha spiegato, sottolineando che il fenomeno è “tra le cause delle difficoltà del sistema produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente”. Giampaolino ha aggiunto che ci sono “divisioni su un tema come quello del contrasto all’evasione” e che la strategia di contrasto è caratterizzata da “andamento ondivaghi e contraddittori”. Per sua natura, ha inoltre affermato, questo tema “dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza”.

“PEGGIO DI NOI SOLO LA GRECIA” – La Corte dei Conti, poi, sottolinea come l’economia sommersa “ha dimensioni rilevanti, fino al 18% del Pil, e colloca il nostro paese al secondo posto nella graduatoria internazionale guidata dalla Grecia“. Giampaolino ha aggiunto che per quanto riguarda l’Iva resta elevata la “propensione a non dichiarare” con una sottrazione di imposta nel 2011 pari a 46 miliardi di euro. “Molto grave”, ha poi affermato, resta anche l’evasione dell’Irap. Per i due tributi “il vuoto di gettito creato dall’evasione stimato dall’Agenzia delle entrate – ha concluso il presidente della Corte dei conti – ammonterebbe nel solo 2011 a 50 miliardi”. 

1 CONTROLLO OGNI 20 ANNI – Inoltre, a fronte di un universo di quasi 5 milioni di contribuenti che svolgono attività produttive ‘indipendenti’ e come tali a maggior rischio di evasione , il numero dei controlli approfonditi che l’Agenzia delle Entrate con l’ausilio della Gdf riesce a mettere in campo annualmente difficilmente supera i 200.000 dato che equivale ad una possibilità di controllo ogni 20 anni di attività”.

CANONE RAI – Intanto il viceministro per lo sviluppo economico Antonio Catricalà è intervenuto in merito al canone Rai. “E’ all’esito del contratto di servizio. La nostra idea è di recuperare l’evasione – ha detto -. Il contratto di servizio è già scaduto, siamo in ritardo faremo mini consultazioni, sentiremo forse anche le parti sociali”. Catricalà ha inoltre puntualizzato di non aver “mai parlato di vendita della Rai o cessione della concessione del servizio pubblico”. “La legge attuale prevede che la concessione scada a maggio 2016. Dobbiamo pensare allo scenario immediatamente successivo”, ha continuato il viceministro. “E’ necessario immaginare una consultazione pubblica di grande profilo. Non puo’ essere una scelta fatta nelle segrete stanze del ministero o della Rai – ha continuato Catricalà-. Naturalmente restano salve tutte le competenze delle commissioni parlamentari competenti, prima di tutto quella di Vigilanza”. Il viceministro ha poi precisato che “sarà comunque una scelta del Parlamento e non del governo su come si attiva di nuovo la concessione e di conseguenza la convenzione. Bisogna preparare il terreno, bisogna aver fatto un’istruttoria completa e che tutti quelli che si possono esprimere, si siamo espressi”.

La versione di Josefa nella bufera: “Sono onesta e non mi dimetto”

La versione di Josefa nella bufera:
“Sono onesta e non mi dimetto”

Il ministro Idem: “Contro di me parole come pietre”
Si è presentata in conferenza stampa con l’avvocato

Nella bufera da giorni per il mancato pagamento dell’Ici, il ministro per le Pari opportunità Josefa Idem sceglie di uscire allo scoperto, convoca a sorpresa una conferenza stampa alle 15 e, accanto al suo avvocato incaricato di spiegare gli aspetti tecnici della questione, parte con la sua appassionata ‘requisitoria’ di difesa

 
Josefa Idem (Ap/Lapresse)

Josefa Idem (Ap/Lapresse)

 

Roma, 22 goigno 2013 – Nella bufera da giorni per il mancato pagamento dell’Ici, il ministro per le Pari opportunità Josefa Idem sceglie di uscire allo scoperto, convoca a sorpresa una conferenza stampa alle 15 e, accanto al suo avvocato incaricato di spiegare gli aspetti tecnici della questione, parte con la sua appassionata ‘requisitoria’ di difesa.

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IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA

PAROLE COME PIETRE – Ecco le prima parole della conferenza stampa di Josefa Idem: “Le parole sono come pietre e questa volta sono state pietre scagliate contro di me con una brutalità e inaudita violenza”.

E ancora: “Mi hanno dato della ladra della puttana (il parlamentare europeo Borghezio, ndr), hanno scritto Sefi, la furbetta dell’Imu.Nessuno, tranne mia sorella, può chiamarmi così. Ho fatto l’atleta per una vita anche se la legge ci chiama dilettanti. Ci alleniamo 8 ore al giorno. Stavo a casa nei mesi invernali. Ho fatto due figli, ho fatto attività politica con tanta passione, difendendo i diritti delle donne, Ho vinto più di trenta medaglie”.

ONESTA’ – “Non sono una cittadina infallibile, ma sono una cittadina onesta e non permetterò a nessuno di dubitarne. E’ mia intenzione continuare a impegnarmi per il bene del Paese”. 

“Ho delegato tutte le mie questioni fiscali ed edili. Vi sono state irregolarità e ritardi: me ne scuso pubblicamente, me ne assumo le responsabilità e sanerò ciò che sarà da sanare”.

NON SONO UNA COMMERCIALISTA –  “Ho imparato tanto nella mia carriera – continua la Idem – ma non ho imparato a fare la commercialista o la geometra o l’ingegnere. Per tanto, visto il peso del mio lavoro e le assenze dovute all’attività sportiva, ho delegato le questioni fiscali ed edili a persone a me vicine, professionisti del caso. Dando un’indicazione chiara a tutti: voglio che tutto sia fatto a regola d’arte e nel rispetto assoluto della legge”

“Per come sono riuscita a ricostruire la vicenda – spiega – posso dire che ci sono state alcune irregolarità e ritardi. Me ne scuso pubblicamente, me ne assumo tutte le responsabilità del caso e sanerò ciò che e’ da sanare”.

ITALIA E GERMANIA – “Data l’irrilevanza non credo che in Germania nessuno si sarebbe dimesso per una cosa del genere e non intendo farlo qui”, sottolinea il ministro d’origine tedesca. 

“In molti mi hanno invitato a non darla vinta a una montatura mediatica: intendo continuare per non tradire la fiducia delle persone che contano sul mio contributo”, spiega la Idem.

LA ‘DIFESA’ DELL’AVVOCATO – “Per le questioni relative agli abusi edilizi “non cè alcun reato” mentre per la questione relativa all’Imu “non è vero che non è stata pagata”, ha affermato da parte sua l’avvocato Luca Di Raimondo, sostenendo “l’assoluta inconsistenza della vicenda”, frutto di “mescolamento di mezze verità ed elementi documentali”.

Cominciando “dall’ipotetico abuso edilizio che potrebbe portare addirittura un reato”, Di Raimondo ha detto: “Il Comune di Ravenna, l’11 giugno, dice in un documento già circolato ma stranamente omesso in questa parte che ‘non si rivelano caratteri penali ma solo una violazione amministrativa dell’inizio di attività’. La ministra ha pagato il giorno successivo, il 18 giugno, alla notifica della sanzione. Dunque primo dato, non c’è reato”.

La seconda questione, ovvero il mancato pagamento dell’Imu su un’abitazione di proprietà: “Non è vero che non è stata pagata l’Imu, e il 4 febbraio, entro il termine di legge del 28, è stata dichiarata quale fosse la dimora familiare. Il pagamento con ravvedimento operoso è previsto dalla legge ma è stato letto come un tentativo di correre ai ripari in maniera tardiva”.

LE REAZIONI – A Lega Nord e M5S non piace troppo l’autodifesa di Josefa Idem. “La kompagna Idem con la conferenza stampa/farsa di oggi ha stabilito una nuova forma di comicità, superando di slancio il compianto – ma simpatico – Fantozzi nelle acrobazie per negare la realta’ dei fatti”, dichiara Gianluca Pini, vicecapogruppo della Lega Nord alla Camera.

E i grillini rincarano: “La difesa del ministro Josefa Idem è imbarazzante. Siamo stati tra i primi a sollevare il caso in consiglio comunale a Ravenna ed in Parlamento con la interrogazione depositata al Senato martedi’. Confermiamo la nostra richiesta di dimissioni, contenuta tra l’altro nella mozione di sfiducia sottoscritta insieme alla Lega. Chiediamo al ministro Josefa Idem di comportarsi da cittadina tedesca e dimettersi da ministro. Auf wiedersehen Josefa”, afferma Nicola Morra

LA MOZIONE SFIDUCIA M5S – Il movimento 5 stelle ha presentato una mozione di sfiducia per Iosefa Idem, il ministro dello Sport del Pd finito nella bufera per il caso della casa-palestra (a cui si aggiunge ora quello dei contributi previdenziali percepiti dal Comune di Ravenna quando era assessore.

Nel testo si legge tra l’altro che appare “difficilmente sostenibile la pretesa di sacrifici a scapito dei cittadini e degli utenti, da parte di un governo che ha fatto del rigore e delle regole, ed ancor piu’ della lotta all’evasione, uno dei suoi cavalli di battaglia, quando uno dei membri piu’ autorevoli e noti di questo stesso governo pare non rispettare le regole”.

RICHIESTE DI DIMISSIONI VIA FACEBOOK – Via Facebook intanto si moltiplicano le richieste di dimissioni per Idem. Chiede un passo indietro anche Enzo Raisi, già deputato e numero uno di Fli in Emilia-Romagna. “Dopo aver ascoltato le spiegazioni del Ministro Idem sulla sua evasione dell’Imu ho incominciato a ridere, era dai tempi della nipote di Mubarak che non ridevo tanto… E dire che c’è qualche amico/a che ci crede, esattamente, a parti invertite, come ai tempi della scusa di Berlusconi. Cara Idem- conclude Raisi- dimostra che una tedesca è diversa, dimettiti se no non ci rompete più le scatole con la barzelletta di noi italiani incorreggibili”.

Spese sospette, l’Agenzia delle Entrate invia le lettere di avviso

Spese sospette, l’Agenzia delle Entrate invia le lettere di avviso

L’Agenzia avvisa il contribuente in caso di discordanze tra entrate e uscite ma non è obbligatorio rispondere

Ai contribuenti italiani sta arrivando una missiva importante e a inviarla è un mittente mai troppo amichevole: l’Agenzia dell’Entrate. Ma cosa dicono le lettere? Invitano il contribuente averificare la compatibilità di quanto dichiarato per l’anno 2011 con le voci di spesa presenti nel prospetto inviato in allegato, o con lo strumento di autodiagnosi conosciuto come Redditest.

Un tema caldo la compatibilità tra spese e dichiarazione, ma nel caso in questione siamo innanzi a uno strumento di compliance, e non davanti a un accertamento fiscale. L’Agenzia fornisce informazioni generiche sulle spese effettuate nel 2011 e note al Fisco; la congruità va verificata con quanto dichiarato nel 730. Il problema non si presenta se le spese, pur più alte del reddito, sono state effettuate con fonti legittime di finanziamento. C’è anche la seconda chance, quella di correggere la dichiarazione, avvalendosi del ravvedimento lungo, fino al 30 settembre 2013, che prevede una sanzione del 3,75%. 

Non è certo il primo caso di lettere informative che l’Agenzia invia: l’anno scorso è andato in scena lo stesso copione, ovviamente per il reddito complessivo dichiarato nel 2010. Ilpanico per i contribuenti non manca mai, ma queste comunicazioni hanno perlopiù carattere informativo, o finalità preventive, quindi bisognerebbe capire perché si scatena il panico ogni volta che l’Agenzia invia una missiva, posto che non è obbligatorio rispondere e che non vi è un accertamento in corso. 

Fa più rumore invece il fatto che il cittadino può spiegare o ritoccare la dichiarazione, ma non è messo a conoscenza dell’ammontare delle spese, che non è precisato, per tutelare la riservatezza ma anche nella certezza che il contribuente sa quanto spende. In pratica l’Agenzia sa e il cittadino pure: resta da capire chi deve fare il primo passo. Per la serie: non dico che hai sbagliato, ma nemmeno ti dico che hai fatto giusto, e vediamo chi cede per primo. 

Ovvio che molti contribuenti si chiedano a chi spetti l’onere della prova, posto che è l’Agenzia a farsi viva. In ogni caso, sembra che la moral suasion funzioni se i redditi dichiarati lo scorso anno da circa 256mila soggetti che si erano visti recapitare la missiva sono cresciuti di circa il 10%. Anche nel 2011 erano partite 50mila missive che si riferivano alle precedenti annualità e che avrebbero riportato 130 milioni di euro nelle casse dell’Erario, secondo quanto scrive Italia Oggi. 

L’esperimento nei fatti funziona ma è giusto il modo in cui è condotto? Già lo scorso anno si parlava di una forma di bluff al poker, dove a parole si tutela la privacy del contribuente, ma nei fatti non gli si concede tutti gli strumenti per capire dove sbaglia e perché, posto che deve poi dimostrare quando e in che modo le spese non coincidono. Più complesso è invece l’altro tema, quello del rapporto tra Fisco e cittadino, che, pur nel nome della lotta all’evasione, ha raggiunto in Italia livelli emergenziali, e ribadisce sempre di più una forma di subalternità, dove il sospetto vince pur per nobili fini, cioè recuperare gettito.

COME VIENE MISURATA LA TARIFFA PUNTUALE: DAL “CODICE A BARRE” AL “TRANSPONDER”

COME VIENE MISURATA LA TARIFFA PUNTUALE: DAL “CODICE A BARRE” AL “TRANSPONDER”

 

di Giuseppe Miccoli

 

Durante il convegno di Capannori, alcuni comuni (Trento, Ponte nelle Alpi, Capannori) e alcuni consorzi (consorzio trevigiano Priula) hanno dichiarato di essere riusciti negli ultimi anni a raggiungere non solo alte percentuali di raccolta differenziata ma anche a ottenere un abbattimento dei costi di gestione, che si è tradotto per le tasche dei cittadini in un risparmio grazie alla riduzione della tariffa sui rifiuti.

Ma come ci sono riusciti? Grazie all’introduzione della tariffazione puntuale, cioè alla possibilità per ciascun utente di pagare in base a quanto rifiuto ognuno produce. Buone pratiche che anche in altri comuni (ad esempio Mola di Bari o Triggiano, per citare comuni del sud Italia) e consorzi (ad esempio Iren Emilia), sono prossime all’attuazione, grazie ad un progettazione accorta che aveva predisposto questo sistema già in fase di bando gara. La tariffazione puntuale è dunque, una necessità che “va a braccetto” con il servizio di raccolta porta a porta e che difficilmente, invece, si lega ai servizi basati sulla raccolta stradale e sul conferimento e smaltimento in discarica. La Tares introdotta dal governo Monti però è vicina più a questo secondo sistema, ma lascia tuttavia una via d’uscita a tutti quei comuni che hanno introdotto nel tempo una raccolta differenziata porta a porta: la possibilità cioè di introdurre la tariffazione puntuale.

L’Italia ormai è l’unico Paese europeo a pagare ancora il servizio di raccolta dei propri rifiuti in base ai metri quadri della proprietà di un immobile, cioè a quanti metri quadri una famiglia o un’impresa possiede. In questo modo ogni cittadino è incentivato a produrre più rifiuti possibile proprio per ottimizzare la propria tassa. Al contrario in Europa invece la tariffa viene modulata in base al servizio, in base cioè a quanti mezzi, attrezzature, e raccolte di rifiuti vengono impiegate nel corso di un periodo di tempo dal servizio comunale di nettezza urbana. In questo modo il cittadino è incentivato a produrre meno rifiuti possibile perché paga in base al servizio ricevuto. È come per il telefono il cui costo della telefonata varia anche in funzione degli scatti prodotti.

Ma come funziona? La tariffazione puntuale viene “misurata” grazie all’uso di una tecnologia che è già di uso comune, e perciò senza più vincoli di brevetto: il transponder RFID UHF (Radio Frequency IDentification Ultra High Frequency), un microchip che ha la capacità di far identificare e di far memorizzare agli operatori i dati relativi ai rifiuti esposti nei vari bidoncini o nei sacchetti. Una tecnologia che nasce per sostituire una precedente che è tuttora in uso nel settore manifatturiero: quella del “codice a barre”. In una intervista rilasciata a Eco dalle Città nel 2011 e successivamente nel 2012, Attilio Tornavacca amministratore della ESPER (Ente per lo Studio Ecosostenibile dei Rifiuti), aveva spiegato i vantaggi della tecnologia e aveva ripercorso la storia della “transponder RFID UHF” nel settore della gestione dei rifiuti, in particolare legato all’uso che se ne era fatto sui sacchetti di plastica: «l’uso di etichette con codice a barre sui sacchetti – aveva spiegato – è comparsa nel settore della gestione dei rifiuti già da molti anni. A introdurla per primi sono stati i comuni dei Navigli in provincia di Milano, e parliamo ormai del 1997, cioè 15 anni fa. Poi è stata ripresa da tanti comuni, tra cui anche comuni del centro-sud. Nel 2003 infatti il comune di Mercato San Severino ha introdotto i sacchetti con codici a barre, però nell’ottica di misurare non l’indifferenziato ma i conferimenti differenziati. Il codice a barre, tuttavia, ha posto sin dall’inizio dei problemi riguardanti la possibilità di lettura. Del resto non è come sui prodotti del supermercato, sui quali i codici a barre godono di una superficie liscia, rigida e quindi facilmente leggibile».

La tecnologia dei transponder è stata poi integrata anche sui bidoncini. Il dottor Tornavacca ha infatti spiegato che «l’uso dei transponder sui contenitori rigidi (parliamo quindi di transponder non “a perdere” ma montati sui contenitori e poi utilizzati per anni), non è certamente una novità. Nel settore della raccolta dei rifiuti i primi transponder sono comparsi più di 10 anni fa. All’epoca costavano 5-6 euro al pezzo, mentre oggi un transponder rigido arriva a costare anche 50 centesimi, cioè 10 volte meno».

 

E non è escluso che oggi costino anche di meno proprio perché i numeri sono «crescenti di questi dispositivi e l’uso è sempre più trasversale di queste tecnologie, non solo nel campo della gestione dei rifiuti, che anzi è arrivato dopo, ma inizialmente nel campo della grande distribuzione, per sostituire il codice a barre. La novità a Capannori è in realtà l’uso di transponder così miniaturizzati e così ridotti, sia in peso che in costi, da poter essere utilizzati anche solo per una volta».

Iva, verso il rinvio a dicembre. Si stringe su lavoro e semplificazioni

Iva, verso il rinvio a dicembre. Si stringe su lavoro e semplificazioni
Si sarebbe deciso anche questo nel vertice a Palazzo Chigi tra Letta, Saccomanni e Franco

PER APPROFONDIRE enrico letta, iva, tasse, fabrizio saccomanni, crisi
di Marco Conti

ROMA – Scongiurare l’aumento dell’Iva previsto dal prossimo primo luglio avviando una serie di tagli di spese improduttive che il ministero dell’Economia di Fabrizio Saccomanni e la Ragioneria, guidata da Daniele Franco, hanno iniziato ad individuare. Il rinvio a fine anno, in attesa della legge di stabilità, dell’aumento dell’Iva si fa quindi molto concreto. Così come la possibilità che l’Imu venga rimodulata prima della scadenza del rinvio fissato per fine agosto. Tutto ciò è frutto del summit a tre, voluto dal presidente del Consiglio Enrico Letta, con il Ragioniere generale dello Stato e il titolare di via XX Settembre, per imprimere un’accelerazione al pacchetto di riforme di rilancio dell’economia.

Di fatto un percorso parallelo tra il ministro Saccomanni e il ministro Quagliariello. Tra le riforme economiche e quelle istituzionali, che Letta ha più volte rivendicato. E poiché «la nostra economia, e le tasche di molti cittadini, senz’altro non ha bisogno» di un nuovo incremento dell’Iva – come ha ieri sottolineato il presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia – è normale che il governo stia seriamente lavorando per tentare di recuperare altrove le risorse necessarie. Per evitare l’aumento dell’Iva si tratta infatti di recuperare due miliardi. Cifra non impossibile per il bilancio dello Stato, ma che costringe il governo ad immaginare possibili tagli in attesa di una completa rimodulazione dell’imposta che sarà possibile con la delega fiscale, mentre per il taglio del cuneo fiscale occorrerà attendere la legge di stabilità.

Malgrado il pressing dei partiti e delle forze sociali, Confindustria in testa, Letta continua a muoversi con i piedi di piombo per non dare oltreconfine l’impressione di una sorta di arrembaggio a quelle risorse liberate dalla chiusura della procedura per deficit eccessivo. A palazzo Chigi si lavora per mettere a punto il decreto estivo che, oltre al rinvio dell’aumento dell’Iva, dovrebbe contenere alcune misure per il rilancio dell’occupazione giovanile, con il bonus fiscale e previdenziale per chi assume, un nuovo pacchetto di semplificazioni e di liberalizzazioni. Per l’Imu c’è tempo sino a fine agosto, ma non è detto che il governo possa mettere tutto nello stesso decreto. Nella proposta, presentata dai tecnici di via XX Settembre, si ipotizza una riforma della tassazione della casa prevedendo sgravi per le famiglie a più basso reddito.

I TECNICI
Resta da vedere se la soluzione trovata dai tecnici dell’Economia e dalla Ragioneria incontri il favore dei partiti. Soprattutto del Pdl che sinora si è mostrato irremovibile sulla totale cancellazione della tassa sulla prima casa. La caccia alle coperture è solo all’inizio, ma secondo i calcoli sui quali si discuteva ieri, il mancato aumento dell’Iva potrebbe generare da solo un aumento del Pil dello 0,24% in grado di evitare un ulteriore perdita di gettito.

Ovviamente tutta la manovra dovrà essere a saldo zero perché, come sostiene Letta, «è finito il tempo dei debiti». Resta comunque alta a palazzo Chigi l’attesa per la riunione dei ministri dell’Economia di Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna di metà mese e per il vertice europeo del 27 giugno. E’ per questo che ieri il presidente del Consiglio ha poco gradito la polemica tra Epifani e Alfano, segretari dei principali partiti che appoggiano la maggioranza, sul ruolo che l’Italia deve svolgere in Europa su come trattare l’alleato più ostico: la Germania di Angela Merkel.

Redditi 2012: taxi, bar e gioiellieri sotto 18.000 euro. I lavoratori dipendenti dichiarano più 20.000

Redditi 2012: taxi, bar e gioiellieri sotto 18.000 euro. I lavoratori dipendenti dichiarano più 20.000

Dai gioiellieri ai taxi, dai bar agli autosaloni: è lunga la lista di imprese o autonomi che nelle ultime dichiarazioni risultano aver guadagnato mini redditi. In alcuni casi molto al di sotto dei 20.020 euro di Irpef dichiarata mediamente dai lavoratori dipendenti. I dati sugli studi di settore diffusi oggi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia non fanno che confermare un trend ormai in atto da anni. Le dichiarazioni prese in considerazione sono le ultime disponibili: quelle del 2012 sull’anno di imposta 2011. L’economia era debole ma non ancora nel pieno della recessione e il reddito totale dichiarato dai contribuenti soggetti agli studi di settore risulta pari a 106,2 miliardi di euro, con un aumento dell’1,3%. Il reddito medio dichiarato è risultato pari a 28.000 euro per le persone fisiche (+2,4% rispetto al 2010), 38.400 euro per le società di persone (+2,2%) e 32.000 euro per le società di capitali ed enti (+1,3%). Ma spulciando le tabelle dei dati, attività per attività, emerge che molti autonomi e professionisti dichiarano redditi che in alcuni casi superano di poco i mille euro al mese.
Nel 2012 i gioiellieri hanno dichiarato 17.300 euro – Gli istituti di bellezza dichiarano, per esempio, un reddito medio di 7.200 euro l’anno, i bar 17.800 euro, i taxi 15.600 euro. I gioiellieri nel 2012 (anno di imposta 2011) hanno dichiarato 17.300 euro. Guadagni ridotti, sempre se comparati a quelli dei lavoratori dipendenti, per alberghi (il reddito medio di impresa o di lavoro autonomo nell’anno di imposta 2011 è stato di 18.300 euro), autosaloni (10.100 euro), parrucchieri (13.200 euro). Ci sono poi una serie di attività economiche che non danno guadagni ma perdite. Discoteche e spa, per esempio, risultano in rosso. Per sale da ballo, night club, centri per il benessere fisico e stabilimenti termali, il reddito medio di impresa è dunque addirittura negativo.
Scarsi guadagni per i noleggiatori di auto – Guadagni al lumicino anche per i gestori di impianti sportivi: 400 euro l’anno, mediamente, nel 2011. Redditi più alti, ma comunque sempre vicini alle soglie di povertà, per i noleggiatori di auto: 5.300 euro annui. A sostenere la media dei redditi negli studi di settore restano soprattutto i professionisti. Per loro il reddito medio dichiarato nel 2012 è stato di 49.900 euro, +0,8% rispetto all’anno precedente, con punte di redditi top per farmacie (103.400) e notai. Questi ultimi mediamente dichiarano al fisco guadagni per 315.600 euro l’anno.

Riqualificazione energetica, la detrazione fiscale sale al 65%

Riqualificazione energetica, la detrazione fiscale sale al 65%

Per i privati proroga fino a fine 2013, per i condomini fino a giugno 2014. La detrazione del 50% per le ristrutturazioni è prorogata fino a fine 2013 ed è estesa agli arredi fissi e agli interventi antisismici

Letto 31884 volte 

31/05/2013 – La detrazione fiscale per la riqualificazione energetica sale dal 55% al 65% e varrà fino alla fine del 2013 per i privati, e fino a giugno 2014 per i condomini. Questi ultimi però accederanno all’agevolazione soltanto se gli interventi riguardano “almeno il 25% della superficie dell’involucro”.


Il bonus per le ristrutturazioni mantiene invece l’aliquota del 50%, è prorogato fino alla fine del 2013 ed è esteso agli ‘arredi fissi’ (cucine, armadi a muro ecc.) e agli interventi antisismici nelle aree a rischio.
 
Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri di questa mattina, dando il via libera al Decreto-legge per le misure energetiche nell’edilizia.

La nuova detrazione del 65% – spiega il Governo – si concentrerà “sugli interventi strutturali sull’involucro edilizio, maggiormente idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia. Un’ultima conferma, e non ne sono previste successive – si legge nella nota -, stabilita per dare la possibilità a quanti non lo avessero già fatto, di migliorare l’efficienza energetica del proprio edificio”.

Per le spese documentate sostenute a partire dal 1° luglio 2013 fino al 31 dicembre 2013 o fino al 31 dicembre 2014 (per le ristrutturazioni importanti dell’intero edificio) – spiega Palazzo Chigi -, spetterà la detrazione dell’imposta lorda per una quota pari al 65% degli importi rimasti a carico del contribuente, ripartita in 10 quote annuali di pari importo

Secondo il Governo “l’effetto concentrato nel tempo della proroga e l’aumento della percentuale della detrazione possono dare un forte impulso all’economia di settore e in particolare al comparto dell’edilizia specializzata, caratterizzato da una forte base occupazionale, concorrendo in questo momento di crisi al rilancio della crescita e dell’occupazione e allo sviluppo di un comparto strategico per la crescita sostenibile”.
 
La detrazione del 50% si applicherà anche ai lavori di miglioramento sismico nelle aree a rischio, come annunciato ieri dal premier Enrico Letta a Bologna, al termine di un incontro a un anno dal sisma. “Il Consiglio dei Ministri di domani – ha detto ieri Letta – affronterà il tema della necessità che il nostro Paese rilanci la politica di ristrutturazioni ecocompatibili e a rischio sismico. Ne va del nostro lavoro di prevenzione i cui costi sono infinitamente più bassi dei costi di ricostruzione. Bisogna riqualificare e ristrutturare”.
 
L’estensione della detrazione anche agli arredi è una novità dell’ultima ora e ricalca una proposta avanzata qualche mese fa da FederLegnoArredo (leggi tutto); si tratterebbe di una misura simile a quella già sperimentata qualche anno fa, che consentiva di detrarre parte delle spese (il 20%) sostenute per l’acquisto di arredi nell’ambito di una ristrutturazione.

La misura del 50% non è citata nel comunicato finale del Consiglio dei Ministri, ma è stata confermata dal Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti,Maurizio Lupi.
 
Il nodo che il CdM ha sciolto oggi è quello della copertura finanziaria. Il testo del Decreto-legge entrato in Consiglio dei Ministri pare contenesse una percentuale di detrazione per la riqualificazione energetica pari al 75%, ipotesi respinta dal Ministero dell’Economia.

Nonostante l’esborso, una Ricerca condotta dal Centro studi della Confederazione Nazionale degli Artigiani (CNA) e dal Cresme ha dimostrato che le due agevolazioni generano un saldo positivo per lo Stato. “Tra il 1998 e il 2012 – spiega lo studio – lo Stato italiano ha incassato dall’attività avviata con gli incentivi 49,5 miliardi di euro, a fronte di minor gettito maturato pari a 31,7 miliardi di euro. Il saldo al 2012 è quindi positivo per 17,8 miliardi di euro” (leggi tutto).

Ricordiamo che il Decreto-legge che dispone la proroga delle detrazioni contiene anche le norme di recepimento della Direttiva europea 2010/31/UE in materia di prestazione energetica nell’edilizia, la cosiddetta Direttiva ‘Edifici a Energia Quasi Zero’ (leggi tutto).

Infine, il Decreto legge interviene sulla questione dell’abilitazione professionale necessaria per svolgere attività di installazione e manutenzione di impianti da fonti rinnovabili, dando la possibilità di qualificarsi facendo valere l’esperienza lavorativa già svolta (leggi tutto).
 
I COMMENTI
“Il provvedimento varato oggi dal Governo coinvolge tutto il comparto del legnoarredo senza alcuna limitazione. Grazie alla lungimiranza del premier Enrico Letta e del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, potranno essere salvaguardati 8.000 posti di lavoro e 1.800 piccole imprese”. Così Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo. “Quello di oggi è un grande risultato per FederlegnoArredo e per tutte le imprese che hanno dimostrato di credere in un lavoro di squadra che negli ultimi mesi ci ha visti impegnati per favorire l’approvazione di uno strumento che avrà ripercussioni positive sui consumi e sull’intero sistema del legnoarredo” ha concluso Snaidero.
 
Le misure approvate oggi “rappresentano il segnale che il Governo è sulla strada giusta per il rilancio dello sviluppo del Paese, che non può non partire dall’edilizia, e per quanto riguarda la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio” ha commentato il Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Fortemente significativa, poi, l’attenzione per le misure finalizzate alla messa in sicurezza degli edifici che da tempo gli architetti italiani hanno proposto alla politica e che considerano prioritarie, tenuto conto dello stato di degrado del nostro patrimonio edilizio”. “È però ora assolutamente  necessario – ha concluso il Cnappc – che si vada verso la stabilizzazione dei bonus e che quello di oggi sia l’ultimo intervento in termini di proroghe”.

Riqualificazione energetica, la detrazione fiscale sale al 65%

Riqualificazione energetica, la detrazione fiscale sale al 65%

Per i privati proroga fino a fine 2013, per i condomini fino a giugno 2014. La detrazione del 50% per le ristrutturazioni è prorogata fino a fine 2013 ed è estesa agli arredi fissi e agli interventi antisismici

Letto 31884 volte 

31/05/2013 – La detrazione fiscale per la riqualificazione energetica sale dal 55% al 65% e varrà fino alla fine del 2013 per i privati, e fino a giugno 2014 per i condomini. Questi ultimi però accederanno all’agevolazione soltanto se gli interventi riguardano “almeno il 25% della superficie dell’involucro”.


Il bonus per le ristrutturazioni mantiene invece l’aliquota del 50%, è prorogato fino alla fine del 2013 ed è esteso agli ‘arredi fissi’ (cucine, armadi a muro ecc.) e agli interventi antisismici nelle aree a rischio.
 
Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri di questa mattina, dando il via libera al Decreto-legge per le misure energetiche nell’edilizia.

La nuova detrazione del 65% – spiega il Governo – si concentrerà “sugli interventi strutturali sull’involucro edilizio, maggiormente idonei a ridurre stabilmente il fabbisogno di energia. Un’ultima conferma, e non ne sono previste successive – si legge nella nota -, stabilita per dare la possibilità a quanti non lo avessero già fatto, di migliorare l’efficienza energetica del proprio edificio”.

Per le spese documentate sostenute a partire dal 1° luglio 2013 fino al 31 dicembre 2013 o fino al 31 dicembre 2014 (per le ristrutturazioni importanti dell’intero edificio) – spiega Palazzo Chigi -, spetterà la detrazione dell’imposta lorda per una quota pari al 65% degli importi rimasti a carico del contribuente, ripartita in 10 quote annuali di pari importo

Secondo il Governo “l’effetto concentrato nel tempo della proroga e l’aumento della percentuale della detrazione possono dare un forte impulso all’economia di settore e in particolare al comparto dell’edilizia specializzata, caratterizzato da una forte base occupazionale, concorrendo in questo momento di crisi al rilancio della crescita e dell’occupazione e allo sviluppo di un comparto strategico per la crescita sostenibile”.
 
La detrazione del 50% si applicherà anche ai lavori di miglioramento sismico nelle aree a rischio, come annunciato ieri dal premier Enrico Letta a Bologna, al termine di un incontro a un anno dal sisma. “Il Consiglio dei Ministri di domani – ha detto ieri Letta – affronterà il tema della necessità che il nostro Paese rilanci la politica di ristrutturazioni ecocompatibili e a rischio sismico. Ne va del nostro lavoro di prevenzione i cui costi sono infinitamente più bassi dei costi di ricostruzione. Bisogna riqualificare e ristrutturare”.
 
L’estensione della detrazione anche agli arredi è una novità dell’ultima ora e ricalca una proposta avanzata qualche mese fa da FederLegnoArredo (leggi tutto); si tratterebbe di una misura simile a quella già sperimentata qualche anno fa, che consentiva di detrarre parte delle spese (il 20%) sostenute per l’acquisto di arredi nell’ambito di una ristrutturazione.

La misura del 50% non è citata nel comunicato finale del Consiglio dei Ministri, ma è stata confermata dal Ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, e dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti,Maurizio Lupi.
 
Il nodo che il CdM ha sciolto oggi è quello della copertura finanziaria. Il testo del Decreto-legge entrato in Consiglio dei Ministri pare contenesse una percentuale di detrazione per la riqualificazione energetica pari al 75%, ipotesi respinta dal Ministero dell’Economia.

Nonostante l’esborso, una Ricerca condotta dal Centro studi della Confederazione Nazionale degli Artigiani (CNA) e dal Cresme ha dimostrato che le due agevolazioni generano un saldo positivo per lo Stato. “Tra il 1998 e il 2012 – spiega lo studio – lo Stato italiano ha incassato dall’attività avviata con gli incentivi 49,5 miliardi di euro, a fronte di minor gettito maturato pari a 31,7 miliardi di euro. Il saldo al 2012 è quindi positivo per 17,8 miliardi di euro” (leggi tutto).

Ricordiamo che il Decreto-legge che dispone la proroga delle detrazioni contiene anche le norme di recepimento della Direttiva europea 2010/31/UE in materia di prestazione energetica nell’edilizia, la cosiddetta Direttiva ‘Edifici a Energia Quasi Zero’ (leggi tutto).

Infine, il Decreto legge interviene sulla questione dell’abilitazione professionale necessaria per svolgere attività di installazione e manutenzione di impianti da fonti rinnovabili, dando la possibilità di qualificarsi facendo valere l’esperienza lavorativa già svolta (leggi tutto).
 
I COMMENTI
“Il provvedimento varato oggi dal Governo coinvolge tutto il comparto del legnoarredo senza alcuna limitazione. Grazie alla lungimiranza del premier Enrico Letta e del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, potranno essere salvaguardati 8.000 posti di lavoro e 1.800 piccole imprese”. Così Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo. “Quello di oggi è un grande risultato per FederlegnoArredo e per tutte le imprese che hanno dimostrato di credere in un lavoro di squadra che negli ultimi mesi ci ha visti impegnati per favorire l’approvazione di uno strumento che avrà ripercussioni positive sui consumi e sull’intero sistema del legnoarredo” ha concluso Snaidero.
 
Le misure approvate oggi “rappresentano il segnale che il Governo è sulla strada giusta per il rilancio dello sviluppo del Paese, che non può non partire dall’edilizia, e per quanto riguarda la salvaguardia e la valorizzazione del nostro territorio” ha commentato il Consiglio Nazionale degli architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. “Fortemente significativa, poi, l’attenzione per le misure finalizzate alla messa in sicurezza degli edifici che da tempo gli architetti italiani hanno proposto alla politica e che considerano prioritarie, tenuto conto dello stato di degrado del nostro patrimonio edilizio”. “È però ora assolutamente  necessario – ha concluso il Cnappc – che si vada verso la stabilizzazione dei bonus e che quello di oggi sia l’ultimo intervento in termini di proroghe”.