Ecco la stella che danza intorno a un buco nero.

Ecco la stella che danza intorno a un buco nero. La prova che Einstein aveva ragione

Per la prima volta nella storia gli astronomi dell’Eso sono riusciti a osservare una stella, la S2, mentre orbita intorno a un gigantesco buco nero al centro della nostra galassia. La forma che ha assunto l’orbita era stata predetta da Albert Einstein nella sua Teoria della Relatività Generale

di REMY MORANDI

Roma, 16 aprile 2020 – Una scoperta sensazionale. Per la prima volta nella storia gli astronomi sono riusciti a osservare una stella mentre orbita intorno a un buco nero al centro della nostra galassia. Il movimento della stella, chiamata ‘S2’, era stato predetto (e adesso confermato) da Albert Einstein nella sua Teoria della Relatività Generale.

Sono gli astronomi dell’Eso (European Southern Observatory) che, servendosi di un potentissimo telescopio installato nel deserto di Atacama in Cile, sono riusciti in questa impresa. Memorabile, non solo perché è stato possibile osservare la stella ballare intorno al buco nero (chiamato ‘Sagittario A’), ma anche e soprattutto perché l’orbita della stella ha assunto una forma non a ellissi (come suggeriva Isaac Newton) ma a rosetta, come appunto aveva intuito Albert Einstein. Ci sono voluti trent’anni di studi – così ha dichiarato l’Eso – per raggiungere questo importantissimo traguardo e svelare uno dei più grandi misteri della nostra galassia.

“La relatività generale di Einstein prevede che l’orbita di un oggetto legato gravitazionalmente a un altro non sia chiusa, come nella gravità newtoniana, ma preceda rispetto al piano del moto”, ha dichiarato Reinhard Genzel, direttore del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) di Garching in Germania. “Questo effetto – ha proseguito il direttore –, osservato per la prima volta nell’orbita del pianeta Mercurio intorno al Sole, fu la prima prova a favore della Relatività Generale”. E adesso, ossia cento anni dopo, “abbiamo rilevato lo stesso effetto nel moto di una stella in orbita” intorno al buco nero ‘Sagittario A’ al centro della Via Lattea.

A 26mila anni luce dal Sole, ‘Sagittario A’ e il denso ammasso di stelle che lo circondano costituiscono un laboratorio unico – dichiarano gli astronomi dell’Eso – per verificare la fisica in un regime di gravità estremo, altrimenti inesplorato. Una di queste stelle, la ‘S2’, si avvicina al buco nero supermassiccio a una distanza minima di meno di 20 miliardi di km (pari a centoventi volte la distanza tra il Sole e la Terra), rendendola una delle stelle più vicine mai trovate in orbita intorno al massiccio gigante. Al suo approccio più vicino al buco nero, ‘S2’ sfreccia nello spazio a una velocità pari a quasi il tre percento della velocità della luce, riuscendo a completare l’orbita intorno al buco nero ogni 16 anni.

La maggior parte delle stelle e dei pianeti hanno un’orbita non circolare – spiegano ancora gli astronomi dell’Eso – e quindi si avvicinano e si allontanano dall’oggetto intorno al quale ruotano. L’orbita di S2 precede, nel senso che la posizione del punto più vicino al buco nero cambia a ogni giro, in modo tale che l’orbita successiva risulti ruotata rispetto a quella precedente, creando una forma a rosetta (come si vede nel video). La relatività generale – concludono gli astronomi – prevede con esattezza di quanto cambi l’orbita e le ultime misure di questa ricerca corrispondono esattamente alla teoria. Questo effetto, noto come precessione di Schwarzschild, non era mai stato misurato prima per una stella intorno a un buco nero supermassiccio.

Perché in Italia c’è così tanta evasione fiscale?

Cosimo Montecchi
Cosimo Montecchi, In precedenza imprenditore e manager (1970 – 2011)

Intanto ti dirò una cosa: i finanzieri conoscono tutti i trucchi e conoscono esattamente tutti i sistemi che le aziende utilizzano per pagare meno tasse. E quando vogliono incastrare qualcuno vanno a colpo sicuro. Ma devo stare attento a quello che scrivo per non prendermi una denuncia. Quando dirigevo una società negli USA ricordo un responsabile finanziario del gruppo , un certo Pietrarolo, gran brava persona e capace,che mi raccontava di essere stato nella guardia di finanza nella stazione di Milano e di esserne uscito perché non riusciva più a reggere la pressione dei colleghi. Lui non prendeva mazzette e non era ben visto per questo. Il comandante di quella stazione, un alto grado, fu coinvolto nello scandalo petroli. Guardia di finanza, scandalo di oggi come quello di 40 anni fa | Blitz quotidiano

Ricordo un episodio di tanti anni fa, inizio anni 70, quando lavoravo a Roma. Un mio cliente, la Casa del Divano letto di Ceci (metto i nomi perché oramai è tutta gente passata a miglior vita da tempo) mi raccontò di aver ricevuto la visita della guardia di finanza. Erano entrati ed erano andati dritti alla porta celata nella parete, la porta di accesso alla camera dove era tenuta tutta la contabilità in nero. Avevano trovato tutto ed il Ceci avrebbe passato un brutto guaio. Ma il capitano gli disse che poteva essere tutto risolto , bastava pagare. Il modo ed il luogo del pagamento, come raccontatomi da Ceci, sembrava quello di un film giallo quando si paga un riscatto. Però quel capitano, dopo aver preso i soldi, tutto latte e miele disse al Ceci che lo avrebbe invitato come suo ospite nella villa in Sardegna. Specifico che non voglio con questi fatti affermare che tutti i finanzieri sono corrotti, ma soltanto che nelle loro file c’era anche del marcio. E lo sapevano tutti gli Italiani.

Ma sei sicuro che oggi sia necessario fare tanti controlli per trovare gli evasori? Dunque, il tuo reddito come quello di tutti gli Italiani è noto e visibile. Tanto è vero che la tua denuncia dei redditi, se sei dipendente o pensionato, è bell’e fatta sul sito del Ministero delle Finanze. Chi invece non è dipendente denuncia comunque i suoi redditi e quelli sono visibili alla guardia di finanza. Se hai un’auto si può sapere sempre dal registro automobilistico. Se possiedi case o terreni è visibile presso il catasto e lo posso sapere anch’io se ho il tuo codice fiscale. Così posso sapere se hai una imbarcazione. Oggi neppure i nostri correnti ed i nostri movimenti bancari sono celati alla guardia di finanza, la quale può anche accedere alle nostre carte di credito. Allora mi puoi dire cos’altro serve per scoprire degli eventuali evasori? Occorre soltanto la volontà di farlo ed un software che unisca tutti questi dati e metta in evidenza come le spese che tu effettui non siano in linea col reddito che hai denunciato.

Poi ci sono le società che esportano o che importano dall’estero TRAMITE TRIANGOLAZIONE. Se la fatturazione non è diretta col cliente o col fornitore ed avviene tramite un pese terzo, magari la Svizzera, si chiama triangolazione ed è il sistema più usato per lasciare un gruzzolo all’estero. Tu spedisci la merce a Tizio che sta in Francia e che può essere una tua consociata , ma fatturi Caio che sta in Svizzera e che magari è sempre una tua ditta o un ufficio di fatturazione creato ad hoc. Fatturi la merce al tuo costo o quasi alla società elvetica in modo che non ci guadagni e non ci paghi le tasse in Italia e l’ufficio in Svizzera rifattura il destinatario della merce mettendoci sopra il guadagno che così rimane lì. In Svizzera le società concordano col Comune dove hanno sede quale percentuale di tasse pagare e sono una minima cosa rispetto all’Italia. Ma la stessa cosa si può fare mettendo la sede in Olanda , sì quella stessa Olanda che è diventata un paradiso fiscale ma che ci bacchetta le dita. Oppure lo puoi fare in Irlanda.

Due parole anche sulle società che lavorano in nero totale, cioè sconosciute , presenti soprattutto nel Sud Italia. A volte hanno anche discrete dimensioni con tanti lavoratori in nero. Qui basterebbe incrociare i consumi di energia elettrica, perché sicuramente i contatori sono intestati a normali privati e difficilmente una ditta può operare con 3,5 KW. Guardate i consumi e trovate le aziende. Se uno però le vuole veramente trovare…

Ma come dicevo prima le guardie di finanza sanno chi sono. Uno di Napoli, famoso guantaio, lo ha persino detto papale papale in un articolo a lui dedicato sulla rivista La 7 allegata al Corriere della Sera di avere lavoranti in nero, che però non vogliono essere messe in regola per non perdere ovviamente altre entrate che hanno. Scommetto che nessuna guardia di finanza è andato a trovarlo con una copia della rivista.

PS Ci starebbe una bella indagine su tutte le ville sul mare e sui laghi d’Italia, vedere a chi sono intestate e da chi e come sono state pagate e poi verificare i redditi se erano congrui.

 

Mascherine chirurgiche a un euro.

Mascherine chirurgiche a un euro. Fissato il prezzo massimo

La soglia in via di definizione, ma più fonti confermano che non si supererà questa cifra. Allo studio anche i tetti per le Ffp2 e Ffp3

di LUCA BOLOGNINI

Un'edicolante mostra una mascherina (Ansa)
Un’edicolante mostra una mascherina (Ansa)

Roma, 20 aprile 2020. Le mascherine chirurgiche non potranno costare più di un euro. Nei giorni scorsi il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus era stato chiaro: “Presto – aveva detto Domenico Arcuri – fisseremo un prezzo massimo. Le vergognose speculazioni a cui abbiamo assistito non devono più ripetersi”. Il tetto ufficiale è in via di elaborazione: ci sono molti fattori che gli esperti stanno vagliando. Oltre ai costi di produzione, infatti, vanno considerati anche i ricarichi che permettono agli intermediari e ai punti vendita finali di non andare in perdita.

Il bollettino della Protezione Civile del 20 aprile

È tutta una questione di numeri. Quando si arriverà al totale, potrebbe essere anche Palazzo Chigi a emettere un decreto. Un atto più stringente rispetto a un’ordinanza. In ogni caso, secondo indiscrezioni confermate da più fonti, per un singolo dispositivo base di protezione facciale nessuno potrà chiedere più di un euro. Per quanto riguarda le mascherine Ffp2 e Ffp3 non sono ancora stati stabiliti range minimi, ma gli esperti e i consulenti della Protezione civile sono al lavoro per arrivare alla definizione di un tetto.

Mascherine a prezzo bloccato. Ecco quanto costano ora in Italia

Per ora resta in vigore quanto già stabilito dall’ordinanza firmata dallo stesso Arcuri lo scorso 9 aprile, secondo cui nelle farmacie una singola mascherina non può essere venduta a un prezzo maggiore del totale della confezione diviso per il numero di pezzi. Per capirsi meglio, se in una scatola ci sono 5 mascherine e il costo totale è 10 euro, al cliente non potranno essere chiesti più di 2 euro. Quando verrà definito il prezzo massimo, ovviamente – se il tetto sarà quello di cui si parla – nessuno potrà esigere più di un euro. Ma come si è arrivati a definire questa cifra?

Le mascherine chirurgiche

Prima dell’emergenza sanitaria globale le mascherine chirurgiche a tre veli venivano vendute attorno ai 40 centesimi l’una. Perché ora, invece, il prezzo massimo si aggirerà attorno all’euro? Per capirlo bisogna risalire la catena di produzione, Quasi tutti i dispositivi di protezione facciale vengono ancora prodotti in Cina. Secondo gli importatori, i costi per le mascherine di uso civile si aggirano tra i 20 e i 30 centesimi. Chi si occupa di far arrivare questi prodotti in Italia, ovviamente, deve pur guadagnarci qualcosa e perciò applica un ricarico che può essere attorno al 10-15%. I grossisiti locali fanno lo stesso e applicano percentuali simili. I punti vendita finali – farmacie o supermercati, per intenderci – applicheranno un ulteriore aumento di prezzo, attorno al 20-25%. Ed è così che si arriva, se le percentuali di profitto restano ragionevoli, a un cartellino finale che è di circa un euro. Per questo i prezzi che si sono visti nelle settimane scorse, ben sopra i 6 euro in alcuni casi, sono irragionevoli e applicati solo per trarre il massimo profitto possibile in una situazione di emergenza.

Le mascherine Ffp2 e Ffp3

Proviamo ora a vedere quanto potrebbero costare i dispositivi che proteggono dalle infezioni (le mascherine chirurgiche, infatti, servono a tutelare gli altri da un potenziale contagio) e quanto potrebbe essere il prezzo massimo. Le Ffp2, prima del Covid-19, partivano da circa un euro. Oggi possiamo assumere che la ‘base’ sia raddoppiata. Se aggiungiamo ai due euro iniziali tutti i ricarichi, si arriva a un cartellino finale che si aggira sui 6 euro. Per le Ffp 3, partendo da 2,6 euro circa, si arriva a un prezzo finale che si aggira sui 9 euro. Questi calcoli, è bene specificarlo, sono necessariamente incompleti. Altri fattori, nel frattempo, come la carenza dei materiali, potrebbero essere intervenuti e potrebbero causare un aumento dei prezzi.

La speranza della Protezione civile

Molti impianti produttivi, nelle settimane scorse, si sono riconvertiti per produrre mascherine di tutti i tipi. L’obiettivo dell’Italia è quello di arrivare a una produzione in loco sufficiente a garantire il fabbisogno di mascherine, stimato, nel pieno della crisi in almeno 90 milioni di dispositivi al mese. Se non avessimo più bisogno di importare le mascherine, ovviamente i prezzi potrebbero calare ulteriormente.

Coronavirus fase 2: orari di lavoro e trasporti.

Coronavirus fase 2: orari di lavoro e trasporti. Così cambiano le città

Previste fasce differenti per l’apertura di esercizi commerciali e uffici. Turni per i locali pubblici
Stop alle Ztl nei centri storici per favorire gli spostamenti, evitando assembramenti su metrò e bus

di LOREDANA DEL NINNO

Metropolitana (Ansa)
Metropolitana (Ansa)

Roma, 21 aprile 2020 – L’attesissima Fase 2 si appresta a ridisegnare il modo di vivere le città. Dagli orari di apertura di esercizi commerciali e uffici, ai trasporti.

Il governo sta di fatto ancora lavorando alle regole che consentiranno la riapertura del Paese dopo l’isolamento forzato per contrastare la diffusione del Coronavirus. Tra le ipotesi al vaglio dell’esecutivo, la riduzione dell’orario di apertura degli alimentari e dei supermercati, con ingressi contingentati, per impedire le uscite in tarda serata. L’ingresso nei negozi sotto i 40 metri quadrati sarà consentito a una persona per volta onde evitare i contatti. Se le norme dovessero rivelarsi insufficienti, si potrebbe arrivare ad autorizzare per la spesa un solo componente di ogni nucleo familiare. Un inasprimento delle misure che il governo tenderebbe però a scongiurare.

L’annuncio di Conte: “Piano differenziato tra le Regioni”

Il nodo cruciale, in vista del ritorno all’attività di buona parte dei cittadini, è rappresentato dai trasporti, necessari per raggiungere i luoghi di lavoro. È allo studio l’apertura stabile delle zone a traffico limitato per alleggerire la rete di bus e metropolitane, ma si stanno prendendo in esame anche altre soluzioni. Nuove limitazioni previste invece dal decreto firmato dal ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, per contrastare gli spostamenti giustificati in maniera fittizia con motivi di lavoro. Stretta sulle tratte dell’Alta Velocità e gli Intercity: l’elenco dei treni confermati è disponibile sui siti delle Ferrovie. Sicilia e Calabria saranno collegate soltanto con quattro traghetti, con imbarco consentito soltanto ai viaggiatori a piedi, in auto o moto e vietato ai pullman. Permesso invece il trasporto delle merci.

Chiusi i collegamenti con la Sardegna: i voli privati possano decollare solo per motivi fondati lavoro e salute, autorizzati dal presidente della Regione. Bar e ristoranti restano in fondo alla lista delle riaperture: i gestori dovranno garantire la distanza di un metro al bancone e di due metri ai tavoli, anche all’aperto. Il personale dovrà obbligatoriamente indossare guanti e mascherine. Per aiutare il settore, particolarmente colpito, si è deciso di programmare una riapertura anticipata affiancando le consegne a domicilio alla possibilità di preparare cibi da asporto. Con percorsi di ingresso e accessi scaglionati per il ritiro della merce.

1. Negozi. Disinfettanti alle casse

L’erogatore del disinfettante dovrà essere sistemato alle casse. La pulizia dovrà essere programmata prima dell’apertura e durante la pausa. I dipendenti dovranno indossare la mascherina, i clienti che acquistano generi alimentari dovranno utilizzare i guanti.

2. Uffici. Ingressi scaglionati per i dipendenti

Nella fase 2 le aziende sono chiamate a scaglionare gli orari dei dipendenti in modo di evitare assembramenti davanti a fabbriche e uffici, ma anche per alleggerire il carico dei mezzi pubblici che rischiano di essere il vero nodo cruciale della ripartenza.

3. Trasporti. Bus contingentati. Auto e bici in ‘affitto’

Tre opzioni allo studio: apertura delle zone a traffico limitato per favorire i trasferimenti con mezzo proprio; potenziamento delle di autobus e metropolitane per garantire il distanziamento i posti; allestire aree di scambio, bici e auto in servizio sharing con prezzi calmierati.

4. Asili nido. Bonus baby sitter in soccorso ai genitori

Non sembra possibile garantire il distanziamento sociale negli asili nido come obbligare bambini così piccoli a indossare mascherine e guanti. C’è chi ha proposto l’ipotesi di implementare il bonus baby sitter per agevolare i genitori lavoratori.

5. Scuola. Ritorno a settembre. Esami tutte le novità

La ministra Azzolina ha indicato la ripresa delle lezioni a settembre. I maturandi saranno valutati da una commissione composta da 6 docenti interni e un Presidente esterno. Tesina e scritti aboliti per l’esame di terza media.

6. Mobilità tra regioni. Spostamenti vincolati. Ancora ‘zone rosse’

Dopo lo scontro tra il governatore della Campania che minaccia di chiudere la sua regione davanti ad un allentamento delle misure nelle regioni più colpite, non è esclusa la permanenza di zone rosse.

7. Ristoranti. Menù d’asporto su appuntamento

Dovrebbe essere consentito sin dal 4 maggio il take away, oltre la consegna a domicilio, con orari dedicati e appuntamenti precisi per il ritiro. Una misura per favorire la crisi di bar e ristoranti, tra i settori più pesantemente colpiti dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria.

Coronavirus, app Immuni facoltativa.

Coronavirus, app Immuni facoltativa. Ma cosa succede se c’è contatto con un infetto?

Quando scatta l’allarme interviene la Asl. La procedura: tampone e forse quarantena

di ELENA G. POLIDORI

Controlli della temperatura all'entrata di un ospedale a Roma (Ansa)
Controlli della temperatura all’entrata di un ospedale a Roma (Ansa)

Roma, 21 aprile 2020 – Ma è vero che se non si scaricherà sul cellulare l’app ‘Immuni’ per il tracciamento del contagio da Coronavirus, poi si andrà incontro alla limitazione della libertà personale? E una volta scaricata l’app, se si viene a contatto inaspettatamente con un positivo al virus, poi che cosa accade? Si affastellano, in queste ore, le domande che riguardano l’app ‘governativa’, il suo funzionamento e i suoi (possibili) limiti, tanto che anche il dibattito politico intorno all’applicazione è in pieno fermento, ma sono soprattutto le due domande iniziali a prevalere su altre nella (legittima) curiosità delle persone che poi dovranno materialmente scaricare ‘Immuni’ sul proprio cellulare.

“Intanto – spiega Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute – la app sarà solo volontaria, quindi non ci potranno essere limitazioni delle libertà personali qualora una persona decida di non scaricarla; di certo non possiamo mettere ‘multe’ su una cosa assolutamente volontaria e sinceramente non capisco come possa essersi diffusa una voce come questa”. Il governo, ovviamente, caldeggerà al massimo la diffusione della app perché più persone ce l’avranno e maggiore sarà il monitoraggio possibile sull’avanzamento del virus. Il timore, infatti, è nella possibilità di una nuova ondata di contagi una volta riaperte molte attività oggi in lockdown e a quel punto se l’app sarà già abbastanza diffusa potrà diventare uno strumento fondamentale per seguire e monitorare lo spostamento del virus. Già, ma una volta che si è venuti in contatto con un contagiato e la app lo registra, che cosa accade?

Ecco, qui la situazione si complica, anche perché l’architettura di strutture provinciali che dovrà supportare il funzionamento dell’applicazione è ancora tutto da costruire. Nel progetto dovrebbe funzionare così; l’app registra che si è venuti in contatto con un contagiato e passa il dato all’ufficio provinciale di prevenzione Covid-19 appoggiato alla Asl del ‘nuovo’ possibile contagiato. Che viene chiamato, avvertito e “preso in carico” sempre dall’ufficio provinciale di prevenzione che da quel momento in poi lo terrà sotto stretta osservazione mandando anche a casa infermieri e personale medico se poi si dovesse manifestare davvero il virus. Il neo-paziente sarà sottoposto a tamponi fino a quando non risulterà eventualmente negativo. La persona neo-contagiata non saprà mai chi gli ha – eventualmente – trasmesso il virus, ma questa immensa mole di dati è ora oggetto di polemiche per un discorso non banale, legato alla privacy. Ed infatti c’è chi chiede, al netto dell’emergenza, che l’applicazione sia oggetto di una legge e che quindi sia sottoposta ad una doppia lettura parlamentare. Di fatto, non ci saranno i tempi per poterlo fare, anche perché il governo si sta ora con entrando sulla costruzione dell’impalcatura sanitaria che dovrà sorreggere la ‘fase 2’ di convivenza con il virus.

Coronavirus, quando avremo zero contagi.

Coronavirus, quando avremo zero contagi. Ecco le date regione per regione

L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane: in Lombardia zero nuovi casi a fine giugno, in Emilia-Romagna e Toscana non prima della fine di maggio.  “Eventuali misure di allentamento del lockdown renderebbero le proiezioni non più verosimili”

di REMY MORANDI

Milano, disinfestazione in galleria Vittorio Emanuele (Ansa)
Milano, disinfestazione in galleria Vittorio Emanuele (Ansa)

Roma, 20 aprile 2020 – Coronavirus, quando si arriverà a zero contagi? L’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane prova a rispondere a questa domanda, sottolineando che la fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse a seconda dei territori più o meno esposti all’epidemia: in Lombardia e nelle Marche l’assenza di nuovi casi si potrà verificare non prima della fine di giugno, in Emilia-Romagna e Toscana non prima della fine di maggio, mentre nelle altre Regioni l’azzeramento dei contagi potrebbe avvenire tra la terza settimana di aprile e la prima settimana di maggio. Sono queste le proiezioni fatte dagli esperti dell’Osservatorio, coordinato dal direttore Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica, e dal dottor Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio.

Ecco l’elenco regione per regione

Secondo le proiezioni dell’Osservatorio le prime regioni a uscire dal contagio da Covid-19 sono la Basilicata e l’Umbria, le quali il 17 aprile contavano rispettivamente solo 1 e 8 nuovi casi. Le ultime, invece, sono le regioni del Centro-Nord nelle quali il contagio è iniziato prima. In Lombardia, in cui si è verificato il primo contagio, non è lecito attendersi l’azzeramento dei nuovi casi prima del 28 giugno, nelle Marche non prima del 27 giugno. Infatti, in queste due ultime regioni il trend in diminuzione è particolarmente lento. Nella Regione Lazio si dovrà aspettare almeno il 12 maggio, nel Sud Italia l’azzeramento dei nuovi contagi dovrebbe iniziare ad avvenire tra la fine del mese di aprile e l’inizio di maggio.

Le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati – spiegano i ricercatori – “suggeriscono che il passaggio alla cosiddetta ‘fase 2’ dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione”. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown – spiegano ancora gli esperti – “potrebbe riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati”. Le proiezioni infatti tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai decreti ministeriali. “Perciò, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili”, conclude l’Osservatorio.

Caso Marche

“Marche a zero contagi tra il 25 ed il 30 maggio”. La Regione Marche, in una nota, corregge le previsioni dell’Osservatorio nazionale sulla salute che parlano appunto di fine giugno.

Coronavirus, Boris Johnson ricoverato in ospedale

Coronavirus, Boris Johnson ricoverato in ospedale

Il premier britannico è positivo al Covid-19 da dieci giorni e i sintomi continuano a essere persistenti

Coronavirus, Boris Johnson ricoverato in ospedale (Ansa)
Coronavirus, Boris Johnson ricoverato in ospedale (Ansa)

Londra, 5 aprile 2020 – Mentre la regina Elisabetta parla in tv ai sudditi, il premier britannico Boris Johnson è stato ricoverato in ospedale. Ufficialmente si parla di “una serie di esami”, ma si sa che il primo ministro è risultato positivo al coronavirus (insieme alla sua compagna incinta) e mostra sintomi da almeno 10 giorni e non ha superato la malattia. Un aggravamento che preoccupa gli inglesi anche perché preceduto da inquietudini rimbalzate sui media a proposito delle condizioni di BoJo, chiuso dal 27 marzo in un alloggio adiacente al numero 11 di Downing Street.

Secondo l’agenzia di stampa sovietica Ria Novosti, che cita due fonti del sistema sanitario nazionale britannico (Nhs), per Boris Johnson si sarebbe reso necessario il ricorso al ventilatore polmonare.

Più ottimista la versione ufficiale: una portavoce di Downing Street, si legge sul Guardian, ha reso noto che “il primo ministro, su consiglio del suo medico, è stato ricoverato in ospedale per esami. E’ un passo precauzionale, visto che il primo ministro continua a mostrare sintomi persistenti del coronavirus da 10 giorni dopo essere risultato positivo”. “Il primo ministro – ha aggiunto la portavoce – ringrazia il Servizio Sanitario per il lavoro duro svolto in maniera incredibile e esorta i cittadini a continuare a seguire le indicazioni del governo: rimanere a casa, proteggere il Servizio Sanitario e salvare vite umane”.

Ma come sta, veramente, BoJo? Secondo i media inglesi ha la febbre alta, e poche ore prima del ricovero lo stesso ministro della Sanità, Matt Hancock (a sua volta reduce da un contagio da Covid-19 ma in forma lieve) ad ammettere che Johnson avesse ancora “febbre e tosse“,  seppure precisando che era “in buono spirito e saldamente al timone” della nave governativa.

Rassicurazioni che non spengono  i timori che il premier conservatore possa essere costretto a cedere il bastone del comando per impedimento – almeno per un pò, ma nel pieno dell’emergenza – al suo assai meno carismatico vice de facto, il ministro degli Esteri e Primo segretario di Stato, Dominic Raab.

Certo non è un momento facile, per il capo del governo di Sua Maestà, 55 anni, impegnato da due settimane a predicare la necessità di un severo lockdown dopo gli iniziali auspici, e forse le illusioni, di una strategia più soft e graduale, segnata fino a un mese fa persino dal rifiuto di smettere di stringere mani in giro. E non va bene, in Gran bretagna, dove il numero dei morti, pur segnato oggi da un leggero calo dell’incremento giornaliero, è ormai vicino al record europeo di giornata con 621 decessi in più in 24 ore.

Italia fuori dalla pandemia il 19 maggio

Coronavirus, Italia fuori dalla pandemia il 19 maggio

Saranno ventimila le vittime. Lo studio dell’Ihme di Washington sulla prima ondata di contagi. Attesi in questi giorni gli ultimi picchi di decessi al Sud

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Coronaviruis, lo studio sull'uscita dell'Italia dalla pandemia
Coronaviruis, lo studio sull’uscita dell’Italia dalla pandemia

Roma, 8 aprile 2020 – La fine dell’incubo è fissata per il 19 maggio e il conto totale delle vittime sarà attorno alle 20.300 (la ’forchetta’ stimata va da 19.533 a 21.185). Queste sono le previsioni – fatte il 5 aprile e rese note ieri – sull’evoluzione del Covid-19 in Europa elaborate dall’Institute for Health metrics and evaluation (Ihme), della School of medicine dell’Università dello Stato di Washington, negli Usa. Un ente che fornisce previsioni anche alla Casa Bianca.

“La fine della pandemia da Covid-19, con zero decessi – osserva l’epidemiologo triestino Lorenzo Monasta, referente italiano dello studio – è prevedibile in Italia il 19 maggio, salvo un allentamento delle misure di distanziamento sociale o un rimbalzo dei contagiati“. In Italia il picco delle vittime – ben 969 c’è stato il 27 marzo, e da allora, seppure in maniera altalenante è iniziato il declino fino ai 598 casi di ieri. Che però sono sempre di più dei 474 stimati per ieri dallo studio,che per forza di cose non può essere precisissimo. Prevedeva infatti 699 casi lunedì e invece sono stati 636.

Ma oscillazioni attorno al dato medio a parte, il trend è confermato. Premesso che i numeri vanno presi con una certa elasticità, si prevedono 338 morti il 10 aprile; 257 morti il giorno di Pasqua, 12 aprile; 166 vittime il 15 aprile ; 90 domenica 19; 35 morti il 25; 13 morti il 30; 8 morti il 3 maggio per giungere a zero il 19 maggio. Se andasse così, andrebbe di lusso, pur se il conto finale sarebbe di 20.300 vittime.

I dati regione per regione

Lo studio analizza i dati regione e regione. In Lombardia ci sono stati due picchi quasi equivalenti il 21 (546) e 28 marzo (542) per ieri, 7 marzo, lo studio prevedeva 210 (invece siamo a 282); per il 10 prevede 136 morti; per Pasqua 94; per domenica 19 ne stima appena 18 e prevede gli zero casi il 30 aprile. Per l’Emilia Romagna picco il 20 marzo (109); ieri erano stimati 43 casi (sono stati 72); per Pasqua se ne ipotizzano 18; per il 19 aprile appena 3 e quota zero è fissata per il 25 aprile, una duplice liberazione.
Ci vorrà più tempo nel Veneto dove il picco è stato il 31 marzo (64 vittime); per Pasqua sono previsti 28 morti; per il 19 aprile ancora 15; il primo maggio tre e quota zero è fissata per il 9 maggio. In Piemonte il culmine è stato raggiunto il 27 marzo (120) a Pasqua si dovrebbe essere ancora a 35 e la fine è prevista il 28 aprile. In Toscana il picco è stato anticipato rispetto ad altre regioni, il 21 marzo (25 morti), con una nuova vetta il 3 aprile (22). Anche per questo andamento a strappi lo studio è un pò ottimistico. Ieri erano previsti 4 casi e sono stati 19.

La ricerca prevede un calo a un solo caso il giorno di Pasqua e le zero per Pasquetta. Magari fosse. Ottima la previsione per le Marche, dove il picco è stato il 25 marzo (56). Ieri erano previsti 18 casi, esattamente quanti ce ne sono stati; per Pasqua la ricerca ne stima 8; per il 19 aprile 2 e quota zero è al 24 aprile. Ottimistiche le previsioni per la Liguria, che ha avuto l’apice il 27 marzo. Ieri erano stimati 11 casi, sono stati 25; per Pasqua se ne attendono 4, con lo zero al 19 aprile. Forse ci sarà qualche giorno di ritardo. Nel Lazio gli zero casi sono previsti il 24 aprile. in Campania il 19. Tra le ultime regioni a raggiungere il picco sono la Calabria ieri e la Puglia il 16 aprile: quest’ultima dovrebbe arrivare agli zero casi solo il 19 di maggio.

Andrà davvero così? “I nostri modelli – osserva il professor Monasta – prevedono sepre una ’forchetta’ che è influenzata da diversi fattori, in primis le misure di distanziamento sociale che hanno dimostrato di funzionare bene e danno risultati nell’arco delle due settimane. Per questo sarebbe bene mantenerle, a mio avviso fino a metà maggio. Questo ragionevolmente eviterebbe il rischio di una ripresa dei contagi e di un rinvio di quota zero di qualche settimana”.

Formula 1. Ross Brawn: “Proviamo a partire a luglio a porte chiuse”

Coronavirus Formula 1. Ross Brawn: “Proviamo a partire a luglio a porte chiuse”

Il responsabile del progetto Formula 1 apre ad una partenza del Mondiale 2020 a luglio ma senza spettatori, team isolati per evitare rischi di contagio

Ross Brawn (foto d'archivio)
Ross Brawn (foto d’archivio)

Bologna, 9 aprile 2020 – Anche il Mondiale di Formula 1 lavora ad un calendario concentrato per il 2020. Ad oggi sono stati cancellati i gp fino al mese di giugno e l’ipotesi è quella di partire a luglio con gare a porte chiuse. L’idea è stata annunciata pubblicamente da Ross Brawn, boss di F1 motorsports, a Sky Sports Uk, sottolineando quelle che sono le strategie per mettere in sicurezza i team.

“Lavoriamo per un inizio del Mondiale in Europa e a porte chiuse – le parole di Brawn – Sappiamo che non è bello correre senza pubblico, ma probabilmente sarebbe peggio non correre affatto. Valutiamo modi e tempi per provare a partire creando un ambiente sicuro, i team potrebbero arrivare in charter ed essere immediatamente canalizzati al circuito effettuando tutti i test del caso per evitare contagi”.

Anche sul numero minimo di gare necessaria per validare il Mondiale, cioè otto, Ross Brawn è ottimista: “Non credo ci saranno problemi, partendo a luglio potremmo forse riuscire a farne anche 18 o 19. La dead line per otto gare è ottobre. Correre fino a gennaio? Ci sarebbero diverse complicazioni“.

Coronavirus Italia, l’analisi dei dati del 10 aprile.

Coronavirus Italia, l’analisi dei dati del 10 aprile. Trend positivo, le percentuali

I contagiati aumentano del 2,75%. Scendono i ricoverati con sintomi e le terapie intensive

di ALESSANDRO FARRUGGIA

ANGELO BORRELLI PROTEZIONE CIVILE
ANGELO BORRELLI PROTEZIONE CIVILE

Roma, 11 aprile 2020 – Va meglio. Il coronavirus torna ad arretrare. Dopo due giorni negativi la curva dei tassi totali ieri è calata dal +3% al +2,75%. I casi in più sono 3.941 invece dei 4.204 di giovedì. Secondo i dati della Protezione Civile scendono rispetto a l’altroieri anche i morti: da 610 a 570. I guariti aumentano di 1.985 (ieri +6,9% invece di +7,4%). Prosegue il trend positivo dei ricoverati con sintomi (28.242) che scendono di 157 e delle terapie intensive (3.497), che calano di 102. Rispetto a venerdì 3 aprile, quando erano 4.068, i ricoverati in  terapia intensiva ieri sono scesi di 571 unità, il 16,3% in meno. Un segnale chiaro. E infatti Silvio Brusaferro, presidente dell’iss, ieri era cautamente soddisfatto. “La curva dei contagi, come le altre – diceva – ci mostrano chiaramente una situazione in decrescita, ma i segnali  positivi non devono farci abbassare la guardia, non devono illuderci che la situazione si sia risolta: le misure di distanziamento sono ancora essenziali“. La preoccupazione è perdere i rsultati fatti per una aprtura troppo frettolosa. E questo i professori Brusaferro e Locatelli e il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli lo hano detto chiaramente al Premier, che ha poi accolto la loro proposta di tenere ancora chiusa l’Italia per tutto aprile.

Anche dalle regioni vengono passi in avanti

La Lombardia aggiunge 1.246 casi (ieri 1.38%) e scende appena: da un +2.59% al +2.27%. I morti in più sono 216 (giovedì erano stati 300), e il tasso migliora dal +3.08% al +2.15%. I guariti (16.280) aumentano di 574 (+3,7%, stable), le terapie intensive (1.202) scendono di 34, ma i ricoverati (11.877) salgono di 81. Va decisamente meglio la provimcia di Milano che aggiunge 269 invece di 440 casi, fino a 2.748, e cala dal 4% al 2.2%. Sospiro di sollievo. Stabile al +1.1% Bergamo (10.151); Monza (3.424) scende dal 2,8% al 2,1% ; Lecco (1.838) dal 2,8% all’1.8%. Peggiorano leggermente Brescia (10.369) dal 2.1% al 2,4% ; Cremona (4.562) dal dall’1,4% all’1,6%; Pavia (2.963) dal +2% al +2,6%, Lodi (2.119) dall’1,9% al 1,8%; Mantova (2.355) da +2,7% a +3,4%. Varese (1.589), che giovedì aveva toccato un proccupante +10.6%, scende di 4 punti ma resta sempre al +6,6%. Troppo.

L’Emilia Romagna (19.128) è sostanzialmente stabile al +2,4%, ma riduce la curva delle vittime (2.397) dal +3,6% al +3,5%. I guariti  (3,381) salgono del 9% (giovedì +11,2%). Le terapie intensive (349) aumentano di 14, i compenso i ricoverati con sintomi (3.596) scendono di 126. Bologna (2.954) va leggermente meglio (da +3,6% a +3,4%), cosi Reggio Emilia (3.630) che passa dal +4.6% al +3,6%; Piacenza (3.049)dal +1,3% all’1%, Forlì/Cesena (1.099) da +2,1% al +1,7%.  Ferrara (solo 566 casi) scende dal +4,6% di giovedì ad un ottimo +0,5%. Peggiorano invece Modena (2.930) dal 2 al 2,2%, Parma (2.473) dal +1,1% al +2,1%. Rimini (1.651)dall’1,1% al +2,4%.

Buone notizie dal Veneto per i casi totali (che da 12.933 salgono a 13.421) la cui curva  dal +4,2% scende al +3,8%. Per nulla brillante il dato delle  vittime (793) che salgono dal 2,7% al 4,9%. Benedi contro  i guariti (1.981) che scendono del 14,6%. Le terapie intensive scendono di 17 e sono ora 257. Padova (3.206) passa dal +2,6% al +2,3%, va decisamente peggio Verona (3,.257) che sale dal +4,4% al +6,8%. Venezia (1.780) scende fortunatamente dal + 7.3% al +1,7%. Rovigo passa dal +7,4% al +8,8%, ma ha solo 271 casi.

Va meglio il Piemonte (15.012) che dal +4,6% cala al +3,4% mentre  morti (1.523) crescono sempre oltre il 5%. I guariti (1.904) salgono del 9,9%. Le terapie intensive scendono da 412 a 394: -18. I ricoverati scendono da 3.514 a 3.497.  Torino (7.226) cala dal +5% al + 4,3%, Alessandria (2.119) dal +3,2% al +1,8%, Cuneo (1.318) dal +6% al +1,3%, Novara (1.258) dal +6,3% al + 3,3%.

Il Friuli  va meglio, passa da 2.299 a 2.349 casi, scendendo dal +3,6% al + 2,2%. I morti sono otto in più, 179. Sostanzialmente stabile la provincia di Trento (2.816) che dal +4,1% va al + 4%. I morti salgono da 268 a 275.

La Liguria (5.191) aumenta del 3,4% rispetto al 2,3% di giovedì. I morti crescono da 682 a 709, i guariti da 1.085 a 1.181. Le terapie intensive calano da 154 a 152. La Spezia (629) aumenta dell’1,4%, Genova (2.918) del 2,6%, Savona (686) del 4,6%.

La Toscana (6.727) è sostanzialmente stabile (dal +2,71% al +2.67%) ma i morti (+ 46, ora 454) salgono dell’11,3%. I ricoverati con sintomi calano da 1.038 a 1.011. Ottimo il dato dei  ricoverati in terapia intensiva che scendono da 274 a 256: meno 18. Firenze (2.069) aggiunge 108 dei 175 nuovi casi della Toscana e in percentuale peggiora dal +2,5% al +5,5%. Va molto meglio Lucca (988) che dal +2,6% va al + 0,9%, cosi Massa Carrara (798) che scende dal +2,7% a +1%. Pisa (613) passa dal +2,4% al +1,2, fa anche meglio Prato (357) che riduce la curva dal +2,9% al + 0,6%. Attenzione a Pistoia (468) che aumenta dal +1,6% al +2,4%.

Le Marche (5.048 casi)  passano dal +2.5% al + 2,6%, ma le vittime (682) scendono da +2,6% a 2%. Eccelente il dato dei guariti, +201, come dire +23%. Le terapie intensive scendono da 133 a 127, i ricoverati da 945 a 925. Pesaro (2.093) aumenta dal +2,1% al +2,4%, Ancona (1.501) cala dal +1,8% al +1,4%. Male Macerata (776) che sale dal + 2,5% al + 6%.

Non positivo il Lazio, che passa da4.429 a 4.583 casi, come dire dal 3,8% al + 3,5%. I morti (263) crescono del 4%, giovedi erano salite del 3,6%. Le terapie intensive aumentano da 198 a 201. A Roma (3.114) il tasso di crescita cala però dal + 4% al +2,9%.

Attenzione all’Abruzzo che da 1.931 casi passa a 2.014, crescendo dal 3,9% al + 4,3%.  Chieti sale del 6,2%, l’Aquila del 7%, I morti aumentano da 194 a 198. Le terapie intensive scendono da 57 a 53.

Bene l’Umbria che è quasi ad aumento zero (sale da 1.298 a 1.302). E bene pure la  Sicilia (2.302) che scende dal +3,4% al +3,1%.

Peggiora la Campania (3.442) dal +2,3% al +2,9%, con Napoli (1.772) che sale dal +1,9% al + 4,3%. I morti in regione (231) sono solo quattro in più. Avellino è al +4,7%, Salerno al +2,8%.

La Puglia va un pò peggio e da 2.716 sale a 2.809 casi, passando dal +3,1% al +3,4%. I morti sono 231, quattro in più. Bari crsce dell’1,8%, Brindisi del 5,7%. Come due giorni fa la provincia di Andria, Barletta e Trani ha un picco e cresce del 14,6%: un andamento a singhiozzo che fa pensare all’invio di dati ogni due giorni.