Malagò: “La Serie A vuole ripartire”.

Coronavirus, Malagò: “La Serie A vuole ripartire. Scudetto? Ho una mia idea”

Il presidente del Coni ha parlato della possibile ripresa del campionato di calcio: “I tempi? Allenamenti non prima del 27 aprile”

Malagò (ANSA)
Malagò (ANSA)

Milano, 10 aprile 2020 – La Serie A di calcio non vuole alzare bandiera bianca e punta ancora fortemente ad una ripresa. A dare questa conferma è il presidente del Coni Giovanni Malago in un’intervista concessa a Radio Radio: “Quasi tutte le federazioni del Coni hanno optato per la cancellazione delle stagioni, Chi senza polemiche, chi con qualche colpo di coda di una società o della stessa lega. Il calcio invece vuole andare avanti e si pone in una situazione diversa rispetto agli altri sport. Si tratta di un dato di fatto e sarebbe ipocrita negarlo”.

Impossibile però riprendere prima del 27 aprile: “Sono in costante contatto con il Ministro dello sport Spadafora e credo che il nuovo decreto non consentirà la ripresa degli allenamenti prima del 27 aprile o addirittura al weekend del 1° maggio”.

Nonostante ciò ci potrebbero essere lo stesso i tempi tecnici per ripartire: “I tempi ci sarebbero ancora ma tutto deve andare per il verso giusto e poi non ci sarebbe la certezza di finire. Bisogna affrontare una serie di problematiche e non incappare in nuovi contagi che potrebbero pregiudicare la stagione successiva. Ci sono diverse variabili che incidono, a cominciare dal nuovo dpcm che parlerà della ripresa degli allenamenti.”

La chiosa di Malagò è dedicata all’eventuale assegnazione del titolo qualora non finisse la stagione: “Soltanto le federazioni possono decidere in materia di assegnazione dello scudetto e nel calcio spetta alla Figc prendere decisioni definitive. Come presidente del Coni ho una mia idea ma preferisco tenerla per me perché potrebbe essere criticata”.

Noi la mafia la combattiamo, la Germania no

Noi la mafia la combattiamo, la Germania no

Quel che sfugge a “Die Welt”. Sappiamo di avere grandi problemi, ma possiamo rivendicare con orgoglio di essere anche il paese dell’antimafia

ANSA
Ansa

Il quotidiano “Die Welt” si è esibito in una performance di rara aridità intellettuale e morale, sostenendo che il governo tedesco non deve cedere alle richieste avanzate dall’Italia per far fronte all’emergenza del Coronavirus. Ciò perché in Italia la mafia è forte e sta aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles. Per cui non si dovrebbero versare all’Italia fondi per il sistema sociale e fiscale ma solo per quello sanitario. E Bruxelles dovrà controllare che gli italiani  li usino in modo conforme alle regole.

La dimostrazione che quando si è in guerra (frase ripetuta con tetra insistenza per la pandemia Coronavirus) la situazione può spingere a valutazioni nell’ottica di interessi egoistici, legati ad appartenenze politiche o  geografiche. “Nemico” può allora diventare – piuttosto che il virus – “l’altro” da noi.  Solo così si può promuovere (come fa “Die Welt”) la tesi abietta che la solidarietà deve cedere alla sovranità nazionale.

Ora, è vero che i mafiosi hanno nel loro Dna di sciacalli-avvoltoi la specialità di approfittare delle disgrazie altrui. E poiché lo shock economico-finanziario del coronavirus ha messo in ginocchio  molte attività che forse dovranno poi chiudere o fare una gran fatica a riprendersi, ecco un terreno fertile per i mafiosi. Forti di alcuni vantaggi “storici”, in particolare capitali a costo zero che assicurano un’incessante liquidità. Senza per questo escludere che i loro appetiti si rivolgano anche ai fondi europei (che per altro stiamo ancora aspettando…).

Ma un giornale che si rispetti  (compreso “Die Welt”) dovrebbe sapere – basta informarsi – che l’Italia non sta di certo con le mani in mano. Il capo  della Polizia Franco Gabrielli ha infatti costituito un “Organismo permanente di monitoraggio presso la Direzione centrale della Polizia Criminale”, affidandogli  il compito di procedere ad un’accurata e preventiva ricognizione a tutto campo dell’infiltrazione dell’economia mafiosa italiana ed europea. Come percorsi operativi del monitoraggio si indicano “i settori imprenditoriali e merceologici di elezione” delle mafie, insieme alle “modalità di penetrazione nei circuiti  economici e finanziari” e ai “tentativi di condizionamento dell’attività deliberativa relativa agli appalti pubblici”. E la “cabina di regia”, oltre a tutte le Forze dell’ordine, dovrà coinvolgere gli organismi pubblici e privati capaci di fornire un apporto conoscitivo e analitico qualificato, in particolare le  associazioni di categoria e d’impresa, gli osservatori del lavoro, gli uffici con sensori sull’andamento del mercato e della legalità, i centri sudi, i laboratori di indagine e inchiesta.

In realtà, “Die Welt” ragiona come il Candide di Voltaire e si illude che la Germania sia immune da infiltrazioni mafiose. Non è così. Tant’è che Europol ( in questo caso proprio a trazione italiana) sta operando partendo dalla constatazione che i criminali  – mafiosi per primi – in tutt’Europa “hanno colto rapidamente [ogni] opportunità per sfruttare la crisi adattando i loro metodi operativi o impegnandosi in nuove attività illegali”.

La differenza fra l’Italia e la Germania che “Die Welt” ignora o nasconde è che noi  queste cose le sappiamo e cerchiamo di combatterle, mentre in Germania si preferisce spesso far finta di niente, perché – gira e rigira – pecunia non olet. Noi, anzi, sappiamo di esser purtroppo un paese con gravi problemi di mafia, ma possiamo rivendicare con orgoglio di essere anche il paese dell’antimafia.

Non solo per il prezzo altissimo pagato subendo un’infinità di vittime innocenti. Anche per essere all’avanguardia  sul versante dell’organizzazione del contrasto (con strutture specializzate come la Dia e le Procure antimafia, nazionale e regionali). E  poi per la legislazione antimafia, che da noi può contare – non così in Germania – sullo strumento indispensabile del reato associativo. Di cui  Giovanni Falcone diceva che senza di esso, pretendere di combattere la mafia sarebbe come voler fermare un carro-armato con una cerbottana. Ma il nostro  vero fiore all’occhiello, ovunque studiato e imitato, è l’antimafia sociale o dei diritti: quella che paga in termini di lavoro e iniziative economiche libere; quella  che materializza la legalità come vantaggio per la collettività, attraverso la restituzione di ciò che le mafie le hanno tolto.

Anche questo, piaccia o no a “Die Welt”, è l’Italia.

“Dico no al modello Genova per la ricostruzione”.

“Dico no al modello Genova per la ricostruzione”. Intervista a Francesco Merloni (Anac)

Parla il successore di Raffaele Cantone. “Dalla deroga rischio sciacalli, condivido l’allarme di De Raho sulla criminalità. Meglio il modello Expo… Non è Anac che blocca i cantieri, anche Cassese sbaglia”

ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
Francesco Merloni, presidente dell’Anac

Francesco Merloni è il presidente dell’Anac, dopo le dimissioni di Cantone, in quanto consigliere anziano. Con pieni poteri, in attesa che il governo nomini il successore. In questa conversazione con l’HuffPost condivide l’allarme di De Raho, critica il modello di gestione dell’emergenza in deroga, e rilancia il modello Expo, non il modello Genova, per la ricostruzione post lock down.

Presidente Francesco Merloni, proprio ieri c’è stato un nuovo arresto, turbativa d’asta per la fornitura di mascherine. Non so se è un record europeo, ma è un campanello d’allarme italiano.

Sì, decisamente un campanello d’allarme. Purtroppo in tutte le vicende in legate all’emergenza e alle procedure emergenziali c’è il rischio di imbattersi nello sciacallo, in chi ne approfitta. Ci sono diversi casi in cui le centrali di committenza si trovano di fronte a fornitori che chiedono prezzi esorbitanti. Insomma, vicende che suggeriscono di non abbassare la guardia.

Abbassare la guardia è, ad esempio, agire in deroga in nome dell’emergenza?

Esatto. Se la risposta fosse “tagliamo tutto”, “meno regole”, “agiamo in deroga”, in base a un non dimostrato assunto che “o vai veloce o rispetti le regole”, allora sarei seriamente preoccupato per il Paese.

Condivide l’allarme del procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho? Ha detto: “I clan sfrutteranno l’emergenza per mangiarsi l’economia”.

Ha perfettamente ragione. C’è un pezzo importante di territorio infiltrato da organizzazioni criminali. E, come sa, laddove la mafia stabilisce un controllo diffuso e territoriale, tocca anche le amministrazioni e l’esperienza dice che sono più permeabili nei luoghi dove si fa corruzione di basso profilo e nei centri di piccole dimensioni. Sa quale è la verità?

Quale?

Che bisogna sfidare il senso comune, anche se non è popolare dirlo nei talk show, perché va di moda da vent’anni anche tra politici e intellettuali sostenere che l’amministrazione va snellita, in quanto rappresenta un problema. Invece bisognerebbe investirci in risorse e qualità. Un magistrato una volta mi ha raccontato che un mafioso, interrogato su quale fosse il migliore antidoto contro la mafia, rispose: “Una buona amministrazione”. Sarebbe bene tenerlo a mente.

Torniamo alla vulgata. Sta diventando senso comune il fatto che Anac è responsabile del blocco e della non ri-partenza del paese. Si dice: “Bisogna andare veloci, non c’è tempo per tutte queste regole e burocrazia”.

Questo ragionamento è il presupposto teorico per agire in deroga. C’è chi lo propone in buona fede e chi per interesse. Il problema è che il fondamento sbagliato. Le cose non vanno perché le amministrazioni non ce la fanno, sono impoverite da anni di blocco del turn over, che ha colpito in particolare i quadri tecnici e spesso non sono in grado di fare progetti adeguati. E qual è il risultato? Che, in questa situazione, il progetto viene fatto male, si scrivono bandi errati e le aggiudicazioni sono oggetto di ricorso. Così, se vai a vedere, alla fine ti accorgi che non hai affatto risparmiato ma hai speso di più. Insisto: il problema è a monte, bisogna investire nella qualità delle amministrazioni.

Però il modello Genova ha oggettivamente funzionato. Perché secondo lei il non è replicabile o non è riproducibile per affrontare l’emergenza del Coronavirus?

Lì si trattava di fare un intervento tutto sommato “semplice”, un ponte, sullo stesso tracciato di prima e su cui c’era già un progetto a disposizione. Il commissario, che gode di poteri assoluti, ha scelto personalmente le aziende, senza alcun confronto. Ovvio che funzioni! Oggi stiamo parlando di dimensioni e di ambiti di intervento assolutamente più ampi.

E quindi che si fa?

Se parliamo di un commissario che aiuti le amministrazioni a concordare i tracciati di un’autostrada, mi sta bene: rientra nell’ambito dello Stato che si assume una responsabilità. Non condivido invece ipotesi di deroga su appalti e controlli, perché se il mandato è troppo ampio ed esteso nel tempo si sfocia nella patologia. E pensare che riescano a semplificare è un’illusione. Del resto abbiamo visto che cosa ha comportato a livello giudiziario la stagione dei Grandi eventi. Ricorda i commissari straordinari per i rifiuti e per la sanità? Hanno raggiunto i risultati? No, hanno solo aumentato tempi e costi senza essere risolutivi.

L’obiezione è: si fa prima.

Posso dimostrare il contrario. Pensi a Expo, dove c’erano le verifiche dell’Anticorruzione. Quella vigilanza collaborativa dell’Anac ha consentito di chiudere in pochi mesi i cantieri e di salvare la manifestazione dal rischio fallimento, malgrado gli scandali e gli arresti precedenti. Lo stiamo facendo anche per Bagnoli e per la ricostruzione del sisma. C’è poi un altro luogo comune da sfatare: nel Codice degli appalti ci sono articoli che in caso di emergenza autorizzano già a procedere in deroga.

Teme anche che si parte con gli acquisti in deroga poi si passa a proclamare l’inutilità della certificazione antimafia?

Qualcuno l’ha già proposto, non so con quale coraggio, e del resto dalle deroghe può discendere di tutto. Se estendiamo a tutti l’emergenza, vera, rappresentata dall’approvvigionamento di mascherine, introducendo i commissari si rischiano tempi infiniti, altro che velocità. Efficienza non significa necessariamente deroga.

Sì, però è un dato di fatto che il paese è fermo e i cantieri non partono.

Altro luogo comune: il mercato è tornato ai livelli precedenti alla crisi. E tutti i grandi cantieri bloccati di cui si parla, lo sono da ben prima che entrasse in vigore il codice degli appalti del 2016. Anche la legge obiettivo del 2001, che doveva rappresentare un’accelerazione, dopo 20 anni ha realizzato appena il 15% delle opere previste. È la dimostrazione plastica che non bastano le procedure d’emergenza per risolvere i problemi.

Stefano Esposito, nel suo blog su HuffPost, sostiene che in sostanza si vuole tornare ai ruggenti anni Novanta e duemila, con la scusa dell’emergenza: una certa disinvoltura nella gestione degli appalti.

Condivido. Qui c’è un dato culturale di fondo: la differenza rispetto a Germania, Francia, e agli altri paesi europei è nella solidità dell’amministrazione. Lì non si sviluppano questi dibattiti, molto provinciali. Noi, di fronte alla difficoltà, tagliamo, diciamo “meno norme”, “più condoni”. Tutte soluzioni illusorie.

C’è chi pone il problema sul ruolo di Anac in buona fede, come Sabino Cassese.

Da sempre sostiene questa cosa, purtroppo non ho avuto occasione di confrontarmi con lui, ma le sue critiche non sono corroborate dai fatti. La prevenzione della corruzione si fa aiutando le amministrazioni a decidere le misure per contrastarla, ma sono loro poi a decidere. Lo dico con rispetto, ma anche Cassese è caduto nella tendenza a semplificare il discorso e non tiene conto della grande modernità con cui abbiamo lavorato in questi anni. Anac non è stato un gendarme o un poliziotto, come qualcuno vorrebbe far credere. C’è chi non lo sa ma siamo visti come un modello in diverse parti del mondo. L’Ocse ha certificato come best practice internazionale le nostre verifiche preventive di legittimità e perfino la Francia, notoriamente sciovinista, ha realizzato un’Agenzia anticorruzione prendendo a modella quella italiana.

Voi siete un organo consultivo anche se avete molti ambiti di competenza. Lei vorrebbe “pieni poteri”?

Assolutamente no. I poteri ci sono stati attribuiti dalla legge e noi abbiamo sempre sottoposto le nostre principali decisioni al Consiglio di Stato. Io sono per fare poche cose ma bene.

Di cosa avreste bisogno per essere più celere nelle risposte?

Lo siamo già celeri. In tema di vigilanza collaborativa e precontenzioso, il nostro “core business”, ormai rispondiamo in termini brevissimi. La nostra task force di finanzieri addirittura fornisce risposte nel giro di 48 ore, credo sia un caso senza precedenti. Direi che è un problema che non si pone.

Il Conte 1 sottopose Anac a una attività demolitoria, costringendo Cantone ad andarsene. Che cosa è cambiato col Conte due?

Non credo di dover intervenire su scelte personali che riguardano esclusivamente Raffaele Cantone. In ogni caso, l’Anac è una autorità indipendente che svolge le funzioni che le attribuisce la legge. E questo vuol dire che non guarda i numeri dei governi né il colore delle maggioranze che li sostengono.

MES, ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra

Mes, Salvini e Meloni si chiamano fuori: “Noi contro nel 2012”. Ma ad approvarlo nel 2011 fu il governo con la Lega e Meloni ministra

I leader dell’opposizione contro Giuseppe Conte per le parole pronunciate in conferenza stampa. Ma nel 2011 furono Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti a dire sì alla creazione di un Fondo Salva-Stati nel Consiglio europeo e all’Eurogruppo. Il 3 agosto 2011, il Consiglio dei ministri guidato Berlusconi approvò il disegno di legge per la ratifica: il Carroccio era al governo e la leader di Fratelli d’Italia era faceva parte del governo. L’anno dopo, il giorno del voto alla Camera, Salvini era eurodeputato mentre Meloni non espresse voto contrario ma era assente

Adesso Matteo Salvini e Giorgia Meloni si chiamano fuori, ricordando che in Parlamento nel 2012 non appoggiarono il provvedimento. E attaccano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo la conferenza stampa in cui ha ricordato quali furono le loro posizioni sul Mes e li ha accusati di “mentire” agli italiani. Ma quali sono state le tappe del Meccanismo europeo di stabilità? L’ok dell’Aula arrivò otto anni fa sotto il governo Monti: la Lega votò contro, Meloni era assente. Ma a preparare il Fondo Salva-Stati – basta guardare le cronache dei quotidiani dell’epoca – fu il governo Berlusconi nel 2011, con il via libera all’Eurogruppo e l’approvazione del disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio europeo del 25 marzo che cambiava il Trattato sul funzionamento unico dell’Ue e dava il là alla creazione del Fondo Salva-Stati. Un governo sostenuto dalla Lega, di cui Salvini all’epoca era europarlamentare, e di cui l’attuale leader di Fratelli d’Italia faceva parte.

Il Consiglio dei ministri è il numero 189 del governo Berlusconi IV e si riunisce a Palazzo Chigi il 3 agosto 2011, tre mesi prima delle dimissioni e ad appena due giorni dalla lettera congiunta del presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet e di quello in pectore Mario Draghi con la quale indicarono all’Italia una serie di misure urgenti per superare la crisi.

Tra codice antimafia, nomina di prefetti e altre deliberazioni, il Consiglio dei ministri approva, su proposta del ministro degli Esteri Franco Frattini, il disegno di legge per la ratifica e l’esecuzione della “decisione del Consiglio europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente ad un meccanismo di stabilità (ESM – European Stability Mechanism) nei Paesi la cui moneta è l’euro”, si legge nel comunicato stampa diffuso quel giorno da Palazzo Chigi. È il Mes, il fondo Salva-Stati definito poi nel febbraio 2012 che oggi i partiti di minoranza, sostenitori e parte di quel governo, non vogliono. E imputano al governo Conte di aver accettato come strumento europeo per affrontare l’emergenza sanitaria legata al coronavirus.

Il comunicato del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2011 (leggi qui)

Lo ha ricordato anche Mario Monti in un editoriale sul Corriere della Sera: “Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Quel governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega”.

L’obiettivo – continuava il governo nella nota stampa diffusa nei giorni in cui lo spread galoppava – è “far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area dell’euro”. La decisione del Consiglio dei ministri di dire sì alla decisione del Consiglio europeo è l’architrave della definizione del Fondo Salva-Stati che sarà poi perfezionata dal governo di Mario Monti, subentrato nel novembre 2011 al governo Berlusconi.

Di quel governo era ministro della Gioventù Giorgia Meloni che ora parla di “alto tradimento”, al tavolo sedeva da poco Anna Maria Bernini alle Politiche Europee, Umberto Bossi aveva le deleghe per le Riforme, Roberto Maroni guidava l’Interno, Giulio Tremonti era il titolare dell’Economia e Maria Stella Gelmini era la ministra dell’Istruzione.

Le contrattazioni andavano avanti da tempo. Basta sfogliare i quotidiani di nove anni fa. Il giorno dopo l’Eurogruppo che approvò la modifica del Trattato per creare il Salva-Stati, era il 22 marzo 2011, La Stampa titolava: “I ministri economici hanno chiuso ieri l’intesa”. Non appariva molto preoccupato Il Giornale: “Fondo salva Stati a 700 miliardi”, si leggeva a pagina 22. Mentre il Corriere della Sera precisava: “Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha lasciato la riunione a Bruxelles senza rilasciare dichiarazioni nemmeno sulle conseguenze di finanza pubblica italiana di questi impegni di salvataggio”. Tre giorni dopo arrivò la decisione del Consiglio europeo presieduto dall’olandese Herman Van Rompuy. Quindi ad agosto 2011 il voto in Consiglio dei ministri. Il Mes – rifinito nel febbraio 2012 – approdò in Parlamento quando ormai c’era Mario Monti.

Come andò in Aula, il 19 luglio 2012, nel giorno del via libera definitivo al trattato lo raccontano verbali e resoconti: 325 sì, 53 no e 36 astenuti. La Lega – ormai all’opposizione – disse no. Il Pdl appoggiò il provvedimento, con alcune eccezioni come quella di Guido Crosetto. Giorgia Meloni? Era assente e non partecipò al voto. “Un Paese che vuole autodistruggersi quello in cui mentre la gente muore, è psicodramma su fatti che dovrebbero essere (e sono) giuridicamente certi e noti, come le date e le responsabilità sulla decisione della nascita del Mes. Poi ci lamentiamo se fuori non ci prendono sul serio”, commenta l’ex premier Enrico Letta.

Draghiani e prodiani, le due fazioni che si contendono l’Italia

Le elezioni regionali della fine di novembre del 2019 hanno fornito dei dati interessanti.

Tutti si sono concentrati sull’Emilia Romagna, quando in realtà l’informazione più rilevante l’ha fornita la Calabria, dove il partito più votato all’interno della coalizione di centrodestra è stato Forza Italia.

Emilia Romagna e Calabria, quindi, hanno confermato che nello Stivale vige ancora, potentissimo, il clientelismo, il quale ha trovato espressione nei partiti-principe di tale forma di governo, rispettivamente Forza Italia in Calabria ed il PD nella regione “rossa” (rossa? rosè) per eccellenza.

Il popolo, pertanto, non è ancora maturo.

Se le classi dirigenti del nostro Paese, in linea generale, ragionano in “modalità novecentesca”, il popolo ragiona ancora in “modalità ottocentesca”, se non addirittura in modalità medioevale, feudale.

Ma osservare ciò che accade in Italia è cruciale per capire anche quello che può succedere a livello internazionale.

Durante il cosiddetto “governo gialloverde”, i due partiti della maggioranza si sono spaccati quando è venuto nel nostro Paese il presidente cinese Xi Jinping per la firma del memorandum per il progetto della Nuova Via della Seta.

In quell’occasione abbiamo avuto la conferma dei nostri sospetti: la Lega (quanto meno l’anima salviniana) obbedisce a Trump e Bannon, mentre i casaleggiani obbediscono a Londra.

Allargando l’ottica, proprio le azioni dei due partiti allora al governo ci facevano comprendere ancora meglio le mosse e le mire di USA e Regno Unito.

Adesso però nel nostro Paese c’è un altro governo e noi vediamo all’opera due potentissime fazioni.

Prima di tutto, le élite sovranazionali che ci dominano hanno capito perfettamente una cosa: la pedina fondamentale, in Italia, non è il presidente del Consiglio, bensì il presidente della Repubblica.

È il capo dello Stato che conferisce l’incarico al premier, è il capo dello Stato che stabilisce la data delle elezioni, è il capo dello Stato che può influire sugli equilibri e sulle maggioranze all’interno del Parlamento, nominando i senatori a vita che gli sono più congeniali (l’abbiamo visto con Giorgio Napolitano, il quale nel 2011 ha nominato senatore a vita Mario Monti pochi giorni prima di affidargli l’incarico di costituire un nuovo governo).

Non solo: il presidente della Repubblica può anche intervenire, pesantemente, nella scelta dei ministri che compongono il governo, come si è verificato a fine maggio 2018, quando Sergio Mattarella ha bocciato Paolo Savona come ministro dell’Economia, perché non avrebbe fornito adeguate garanzie ai… “mercati”.

Giustamente.

Articolo 1 della Costituzione, comma 1: “L’Italia è una Repubblica fondata… sui mercati”. Comma 2: “La sovranità appartiene… ai mercati”.

Chi sono gli attuali contendenti per il Quirinale?

Mario Draghi e Romano Prodi.

Il primo è sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva e, probabilmente, parte del PD.

Mattarella è una pedina fondamentale nel “gioco”, dato che è stato posto al Quirinale grazie a Renzi. Come si comporterà il nostro capo dello Stato? Noi ci stiamo concentrando con la massima attenzione su di lui. In particolare, ci chiediamo come si sarebbe comportato, al suo posto, il padre Bernardo Mattarella, potentissimo politico democristiano nella Sicilia del dopoguerra.

Al di fuori del Parlamento, Mario Draghi è sostenuto da Confindustria (il Sole 24 Ore spinge con la massima forza possibile) e dal gruppo Cairo, costituito da RCS (Rizzoli Corriere della Sera) e La 7, con, all’interno di quest’ultima, Lilli Gruber organizzatrice dei meeting del Gruppo Bilderberg (all’ultimo dei quali è stato invitato proprio Matteo Renzi).

Mario Draghi, poi, ha studiato presso i Gesuiti, quindi dovrebbe essere sostenuto anche da questi ultimi, i quali trovano espressione al vertice del Vaticano nella figura di Bergoglio.

Romano Prodi è sostenuto da buona parte del PD e da Liberi e Uguali, oltre che, al di fuori del Parlamento, da un certo mondo cattolico (Azione Cattolica, Focolarini). Non ha il sostegno dell’Opus Dei, che non lo ha mai amato, e probabilmente neanche di Comunione e Liberazione, la quale ambisce, da molto tempo, ad entrare nel “salotto buono” (quello internazionale). Il siluramento nel 2013 del “provincialotto” (per quei salotti) Pierluigi Bersani ha fatto scuola, per CL.

Sui Cavalieri di Malta, invece, non ci esprimiamo perché non abbiamo elementi di valutazione. Troppo… mistero.

I casaleggiani continuano ad essere teleguidati da Londra, per cui non si capisce quale delle due fazioni appoggeranno. Saranno l’ago della bilancia. S’intravede, però, una timida apertura verso Prodi.

Come abbiamo già spiegato qui (https://terracinasocialforum.wordpress.com/2020/04/01/la-lettera-di-mario-draghi-ai-raggi-x), Draghi fa SOLO ED ESCLUSIVAMENTE gli interessi delle banche e degli ambienti finanziario-speculativi, proponendo come soluzione alla crisi economica prodotta dall’emergenza sanitaria l’aumento del nostro debito pubblico, il quale finirà in grandissima parte in mano straniera. Draghi scarica tutti i costi della crisi sullo Stato, sui lavoratori e sul settore produttivo, garantendo solo il settore bancario, il quale fornirebbe la liquidità senza correre alcun rischio, anzi, avendo anche la possibilità di arricchirsi.

Inoltre, i sostenitori di Draghi non vogliono aprire alla Cina e vogliono arrivare allo scontro con quest’ultima.

Anche Prodi fa sicuramente gli interessi di entità straniere, le quali, però, non vogliono arrivare al conflitto con la Cina.

A livello internazionale, la Lagarde e Macron sono “draghiani”, la Merkel e la Von der Leyen sono “prodiane”.

Poi c’è Trump, il quale sta combattendo per dotarsi di un “bazooka”, cercando di sottrarre la banca centrale USA (la Fed) dalle grinfie dei Rothschild.

Trump sta collaborando con Putin, ma deve vincere le elezioni di novembre.

Anche Boris Johnson ha un “bazooka” e si è liberato dalle pastoie dell’UE.

Lo scontro è in atto.

Per noi il male minore, attualmente, salvo novità dell’ultimo momento, è Trump.

In subordine, Prodi.

Da condannare, senza appello, Mario Draghi.

Che il popolo apra gli occhi. Ma, su quest’ultimo punto, abbiamo i nostri dubbi.

La guerra per la moneta internazionale degli scambi

Sottotitolo: la battaglia dei tamponi.

Come sanno i nostri lettori più affezionati, il controllo della moneta internazionale degli scambi apporta notevolissimi vantaggi sullo scacchiere internazionale.

Adesso, infatti, sono gli USA che, con il dollaro, fanno pagare il loro debito pubblico al resto del mondo, avendo contemporaneamente una bilancia dei pagamenti perennemente in perdita ed un debito pubblico elevatissimo.

Negli Stati Uniti la politica si è spaccata in due blocchi:

1) coloro che vogliono conservare la moneta internazionale degli scambi a tutti i costi, compreso un eventuale conflitto nucleare;

2) coloro che invece vogliono arrivare ad un nuovo equilibrio mondiale senza spargimento di sangue.

Del primo blocco fanno parte il Partito Democratico ed il deep State USA.

Il secondo blocco trova invece espressione in Donald Trump, il quale sta cercando di attuare una politica internazionale di “rientro”. Ha offerto ponti d’oro alle grandi industrie statunitensi affinché facessero tornare nella madrepatria le loro fabbriche ed i loro stabilimenti, ha ridotto gli interventi bellici USA e sta facendo pressioni sugli alleati – o colonie che dir si voglia – affinché provvedano a loro spese alla difesa. Inoltre, ha iniziato la guerra dei dazi.

Come vedete, dal punto di vista economico-finanziario cambia poco: è sempre il resto del mondo a dover pagare.

Ma almeno con Trump non ci sono spargimenti di sangue, salvo assassini mirati, come quello del generale iraniano Soleimani.

Omicidi “mirati” ad impedire conflitti ben più pericolosi. Uccisioni, come abbiamo spiegato qui (https://terracinasocialforum.wordpress.com/2020/01/09/siamo-proprio-sicuri-che-i-rapporti-usa-iran-siano-cosi-conflittuali), probabilmente attuati in “collaborazione” con governi presunti nemici.

Ovviamente il blocco perdente non resta a guardare.

Nello scontro si è inserito prepotentemente – oppure è stato inserito volutamente – il coronavirus.

Trump sta cercando di portare sotto il suo stretto controllo la Fed, la banca centrale USA, sottraendola ai Rothschild (ricordiamo che questi ultimi controllano le banche centrali di tutti i Paesi del mondo, esclusi 2 Paesi e 7 “Stati canaglia”, che probabilmente sono definiti così proprio per quel motivo. Uno dei 2 Paesi non-canaglia adesso è nell’occhio del ciclone, assalito com’è dai media controllati dal deep State: l’Ungheria).

E qui arriviamo all’Europa, allo scontro in atto per allentare i vincoli di bilancio legati ai parametri di Maastricht.

Apriamo una parentesi.

Se in un anno molte festività nazionali cadono di sabato e/o di domenica, il PIL sale, di conseguenza migliorano i parametri di Maastricht.

Perché i rapporti deficit/PIL e debito/PIL sono frazioni, con un numeratore ed un denominatore, ed entrambi sono fondamentali.

Passando al coronavirus, la questione cruciale non è il numero di morti, ma il denominatore, il numero di contagiati.

Come si calcola il tasso di letalità di un’epidemia?

Ponendo al numeratore il numero dei decessi ed al denominatore il numero dei contagiati.

Quanti sono i contagiati all’interno dei singoli Stati?

Non si sa, perché ogni Paese utilizza una propria contabilità.

Ogni singolo Stato può, artatamente, modificare i dati, sia agendo sul numeratore (i decessi – se un diabetico muore perché viene investito da un’auto mentre va in farmacia a comprare l’insulina, è deceduto per incidente stradale o per diabete?), sia agendo sul denominatore (il numero dei contagiati).

L’unica certezza è che se il tasso di letalità è alto (come in Italia, in Spagna ed in Francia), si reclamano allentamenti di bilancio, mentre se il tasso di letalità è basso, si può rispondere: «Ma che dite! Non è così pericolosa la pandemia!».

Tutto dipende dai tamponi.

Chi è che fa i tamponi alla popolazione e chi è che non li fa?

La Germania intende farli a tappeto, come potete leggere qui (https://it.insideover.com/societa/germania-un-test-nazionale-di-massa-per-tornare-alla-quotidianita.html), i Paesi del sud dell’Europa no.

Infatti, come si legge qui (https://comedonchisciotte.org/perche-la-francia-nasconde-una-cura-sperimentata-e-poco-costosa-per-il-covid-19):

“Il governo Macron rifiuta di sottoporre la popolazione al test di massa”.

È una questione sanitaria, o è una questione finanziaria?

I “contendenti” europei, nel mondo, in quale dei due blocchi citati sopra si collocano?

E nello scontro tra i due blocchi, oltre ai Paesi BRICS che si sono creati una propria Banca Mondiale, lavorano ad un nuovo modello di pagamenti internazionali SWIFT e realizzano una rete Internet alternativa e separata da quella vigente, c’è spazio per altri “player”?

Magari coloro che vivono di dati, di algoritmi, di blockchain e di monete virtuali?

Date riapertura?

Coronavirus, diretta – Borrelli: “Date riapertura? Mie frasi equivocate, sull’inizio della fase 2 decide governo”. Vertice Conte-Regioni: possibile proroga delle ordinanze al 13 aprile, poi misure uniformi su aziende

CRONACA ORA PER ORA – In Italia la curva dei contagi continua lievemente ad appiattirsi ma cresce ancora il numero delle vittime, anche tra i medici. Intanto si apre la discussione sull’eventuale allentamento delle misure restrittive. Il governo prepara i decreti in vista del cdm che però slitta a domenica. Accordo tra il premier e i governatori su come gestire le prossime fasi dell’emergenza. I sindacati annullano manifestazioni e concertone del primo maggio. L’Iss: “Tenere animali domestici lontani dai padroni infetti”

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In Italia si inizia a discutere di una possibile fase due dell’emergenza, ovvero di quando e come si potranno allentare le misure restrittive decise per ridurre i contagi da coronavirus. Se il governo ha infatti stabilito che gli italiani dovranno stare in casa fino al 13 aprile, in mattinata il capo della Protezione civile Angelo Borrelli a Rai Radio 1 aveva dichiarato: “Credo che il primo maggio saremo ancora chiusi in casa. Ci staremo ancora per molte settimane”. “Dipenderà dai dati”, aveva chiarito poco dopo a Radio Capital, ma ormai le sue parole avevano già scatenato il dibattito. Per questo nella consueta conferenza stampa della Protezione civile, lo stesso Borrelli ha chiarito: “Al momento c’è una sola data che è quella del 13 aprile. Oggi alcune mie parole sono state equivocate, avevo fatto un ragionamento: avevo detto che misure sarebbero state determinate in relazione all’evoluzione della situazione in atto“.

“C’è un comitato tecnico scientifico che si sta confrontando e sta facendo le sue valutazioni. Sul come effettuare la fase due deciderà il governo“, aggiunge ancora Borrelli. Prima ancora infatti era intervenuto proprio il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli, ribadendo che la parola finale spetterà alla politica: le decisioni sulle date “per la proroga piuttosto che l’allentamento delle misure spettano solo e unicamente al decisore politico“. Tutto dipenderà quindi dai contagi delle prossime settimane.Nel frattempo, i dati odierni raccontano che ci sono 4585 nuovi casi ma in 24 ore altri 766 morti. La curva dei contagi continua ad appiattirsi, ma di poco (leggi tutti i dati). E proprio in vista del primo maggio i sindacati hanno già deciso di annullare manifestazioni e concertone solitamente previsti.

Videoconferenza tra Conte e le Regioni – Il premier Giuseppe Conte è deciso a battersi fino all’ultimo a Bruxelles per ottenere il massimo possibile dall’Ue, mentre Francia e Germania hanno trovato uno schema di accordo sugli strumenti da utilizzare. Sul fronte interno intanto il premier prova a stemperare le tensioni con Regioni come la Lombardia, dopo lo scontro e le polemiche degli ultimi giorni. Conte, con i ministri Boccia e Speranza, ha convocato in videoconferenza le Regioni. Il governo, rivendica il premier respingendo le critiche di governatori come Attilio Fontana, sta facendo tanto per gli enti locali. “Ognuno di noi”, dice includendo anche i governatori, “sta dando il massimo“: “Questo deve contare di più di ogni incomprensione. Ma serve collaborazione e correttezza anche nelle comunicazioni, per non alimentare scontri che non ci sono e non devono esserci”.

Possibile proroga al 13 aprile delle ordinanze regionali – Il ministro Boccia spiega che fino al 13 aprile i presidenti possono prorogare le ordinanze regionali già adottate ma che per la fase che inizierà dopo Pasqua c’è la volontà di lavorare insieme per adottare linee uniformi su tutto il territorio nazionale, soprattutto sulle aziende – su queste spetta al governo l’ultima parola – ma anche per i cittadini. Basta fughe in avanti, insomma “Soddisfazione per aver visto accolte tre questioni importanti, a riprova della reciproca volontà di collaborare tra Governo e Regioni”, dice Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, al termine della riunione delle Regioni con Conte. La principale questione a cui fa riferimento Bonaccini è appunto la possibilità di prorogare al 13 aprile le ordinanze regionali, allineandole poi con le misure nazionali. Le altre due questioni sono le modalità con cui organizzare, quando sarà il momento, la riapertura graduale delle attività economiche con una cabina di regia che coinvolga le Regioni e la necessità di definire misure economiche e sociali condivise per sostenere la ripartenza paese.

Governo al lavoro verso Consiglio dei ministri – Intanto il governo è al lavoro per arrivare al prossimo consiglio dei ministri – in cui dovrebbero essere discusse le misure sulla scuola – previsto inizialmente per questa sera ma slittato a domenica sera. I ritardi sono dovuti in particolare al decreto per dare liquidità alle imprese: oltre alle valutazioni sul deficit aggiuntivo che sarà necessario per coprire questo provvedimento, rimane un nodo da sciogliere: fino a che livello può arrivare la garanzia concessa dallo Stato sui prestiti bancari alle imprese. Proprio oggi la Commissione Ue ha consentito prestiti che coprano fino al 100% del rischio. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha invece garantito che ci sarà all’interno del decreto aprile il cosiddetto reddito di emergenza.

Altri medici morti: in totale 77 vittime – Oggi sono morti altri medici in Italia, per un totale di 77 vittime dall’inizio dell’emergenza. Sono Riccardo Paris, cardiologo, Dominique Musafiri, medico di famiglia, Italo Nosari, diabetologo, Gianroberto Monti, odontoiatra, Luciano Riva, pediatra, e Federico Vertemati, medico di medicina generale, le ultime vittime censite dalla Fnomceo.

Iss: “Isolare animali domestici da padroni infetti” – Gli animali domestici “sono suscettibili” al nuovo coronavirus ed è importante proteggerli dai pazienti affetti da Covid-19, limitando la loro esposizione. Lo scrive oggi sul suo sito l’Istituto superiore di Sanità. “Fino al 2 aprile sono solamente 4 i casi documentati: in tutti i casi all’origine dell’infezione vi sarebbe la malattia dei loro proprietari”.

Sette sindaci lombardi scrivono (di nuovo) a Fontana sui tamponi – Dopo una prima lettera inviata ieri al presidente della Lombardia Attilio Fontana, 7 sindaci lombardi hanno scritto di nuovo al governatore per chiedere chiarimenti sull’emergenza coronavirus. La prima, due giorni fa, aveva innescato una polemica con Fontana sulla stampa e sui social. Oggi tornano a chiedere chiarimenti sull’uso dei tamponi: “La Regione Lombardia ha del tutto abdicato all’uso di questo strumento come mezzo per il contenimento della diffusione del virus, a differenza di quanto continua ad essere fatto in altre regioni”. A loro Fontana ha replicato poco dopo, chiedendo che le polemiche siano discusse sui “tavoli istituzionali e non su Facebook”.

Usa, il doppio dei contagi della Cina e 3 mila morti

Coronavirus, a New York è morto un bambino. In Belgio non ce la fa una ragazzina 12enne

Superati gli 800 mila contagi al mondo, e 40 mila morti. Usa, il doppio dei contagi della Cina e 3 mila morti. California, 17enne senza polizza muore perchè respinto da ospedale privato. A Madrid oltre i 3.000 decessi. Panama, quarantena a giorni alterni tra uomini e donne

Roma, 31 marzo 2020 – E’ un’onda che si ingrossa ogni giorno di più, la pandemia del coronavirus nel mondo. Superati gli 800 mila casi, lo rende noto la mappa della Johns Hopkins University. Oggi i contagi globali sono 809.608. I morti arrivano a quota 40 mila (40.636). I guariti sono 174.019. I Paesi più colpiti sono, nell’ordine, Stati Uniti, Italia (qui i dati del 30 marzo), Spagna, Cina, Germania, Francia, Iran, Regno Unito, Svizzera e Belgio. Una notizia drammatica dal Beglio: è morta una bambina di 12 anni. A New York un bambino. Intanto l’Oms lancia l’allarme per Asia e Pacifico e La British Airways sospende i voli da Gatwick.

In Olanda rubato quadro di Van Gogh nel museo chiuso

In Belgio muore bambina di 12 anni

Una bimba di 12 anni è morta in Belgio a causa del coronavirus. Lo hanno annunciato oggi le autorità sanitarie locali stando a quanto scrive l’agenzia di stampa Belga. “È un evento molto raro ma che ci ha sconvolti”, ha detto il virologo Emmanuel André nel corso della consueta conferenza stampa, scrive Le Soir. Il virologo Steven Van Gucht ha aggiunto che lo stato di salute della piccola è peggiorato dopo tre giorni di febbre. Solo pochi giorni fa era morta una ragazzina di 16 anni in Francia.

A New York è morto un bambino

Un bambino è morto a New York per il Coronavirus. Le autorità sanitarie hanno fatto l’annuncio, senza fornite altre informazioni. Non si sa l’età del minore, ma sarebbe stato affetto da patologie pregresse. Il governatore dello Stato, Andrew Cuomo, ha dichiarato che il Covid-19 “è più pericoloso” di quanto atteso. Oggi i casi sono aumentati del 14% a 75.795 e i morti sono aumentati del 27,2%, passando da 1.218 a 1.550. “Abbiamo sottovalutato questo virus, è più potente e pericoloso di quanto pensassimo”.  E ha aggiunto: “Tutti vogliono sapere una cosa: ‘Quando finirà?’. Nessuno lo sa, ma posso dire che non sarà presto, quindi ricalibrate voi stessi e le vostre aspettative, così da non essere delusi ogni mattina, quando vi svegliate”. Positivo anche il fratello del governatore di New York, Chris Cuomo, volto noto della Cnn. “Starà bene, è giovane, in forma, è forte, non forte come pensa di essere, ma starà bene”, ha detto il governatore sottolineando che “c’è una lezione in questo, il virus è un grande livellatore”.

In tutti gli Stati Uniti i contagi sono saliti a 162.168, con almeno 3040 decessi, scrive la Cnn sulla base dei dati forniti dai 50 stati, dal distretto di Columbia, quello della capitale Washington, e dai territori Usa. Hawaii e Wyoming non registrano decessi.

America turbata anche la morte di un 17enne colpito da Covid-19 in California. Il ragazzo non aveva patologie pregresse, e forse poteva essere salvato. Infatti Rex Parris, sindaco di Lancaster, a nord di Los Angeles, dove la vittima abitava con i genitori, ha detto che il ragazzo, nonostante fosse stato portato in ospedale in gravi condizioni, non era stato soccorso perchè privo della polizza sanitaria che avrebbe coperto le spese. I medici lo hanno mandato in un ospedale pubblico, distante mezz’ora. Durante il tragitto il ragazzo è morto.

Gli Usa: 100 milioni di aiuti all’Italia

Strumenti e prodotti sanitari per 100 milioni di dollari saranno inviati dagli Stati Uniti all’Italia per la lotta contro il Coronavirus, compresi i nuovi kit per i test veloci prodotti dalla Abbott. Lo ha annunciato il presidente Donald Trump, durante la conferenza sul Covid-19 alla Casa Bianca, segnalando di averne parlato al telefono con il premier Giuseppe Conte. In Italia “stanno attraversando un momento difficile”, ha riconosciuto Trump, precisando che Conte è  stato “molto contento” degli aiuti Usa. Il presidente del consiglio aveva riferito via Twitter del suo colloquio “lungo ed amichevole” con Trump, esprimendo “gratitudine per la solidarietà e il supporto degli amici americani”.

Negli Usa la pandemia sta dilagando come testimoniano gli ultimi numeri: oltre 162.000 casi, in pratica il doppio della Cina. “Sono tempi difficili, decisivi i prossimo 30 giorni”, ha detto Trump che ha poi aggiunto che se ci fosse una seconda ondata in autunno gli Usa sarebbero pronti ad affrontarla. Gli Usa hanno ricevuto aiuti dalla Cina e dalla Russia.

Il re della Thailandia in isolamento di lusso con 20 concubine

Spagna, a Madrid più di 3.000 morti

Torna a salire in Spagna il numero dei contagi: quasi dieci mila in un giorno, un record negativo che arriva dopo cinque giorni di rallentamento. I casi passano a 94.197, rispetto agli 85.195 registrati ieri. La più colpita è la regione di Madrid con 3.603 morti su 8.189 decessi in tutto il Paese iberico. E la zona della capitale registra il più forte aumento di casi: 3.419 in un giorno, per un totale di 27.509 nella regione. La Catalogna segue con 1.672 morti e 8.773 casi. Unica nota positiva, fa notere El Mundo: è il terzo giorno consecutivo che si registra un calo di vittime.

Russia, positivo primario che accompagnò Putin

Preoccupazione a Mosca per la positività del primario dell’ospedale visitato da Vladimir Putin. Il presidente si è a lungo intrattenuto, spiega Rossiya 24, con il dottor Denis Protsenko, che lo ha accompagnato martedì scorso nella visita all’ospedale numero 40, in cui sono ricoverati pazienti che hanno contratto l’infezione. E’ vero che Putin indossava una tuta protettiva gialla e una maschera, ma dopo il passaggio in corsia il presidente era invece in giacca e cravatta e a viso scoperto, quando ha stretto la mano di Protsenko, come evidenziano le fotografie ufficiali. Il Cremlino ha subito sottolineato che Putin “si sottopone ai test regolarmente. Va tutto bene”.

Vladimir Putin stringe la mano a Denis Protsenko (Ansa)
Vladimir Putin stringe la mano a Denis Protsenko (Ansa)

In Germania balletto sui dati

Il numero dei casi accertati di Coronavirus in Germania è salito a 61.913 mentre i decessi collegati alla malattia sono stati in totale 583. Queste le ultime cifre fornite oggi dal Robert Koch Institut: rispetto a ieri, i contagi sono saliti di 4,615, i casi di decessi di 128. Dati contestati però da altre fonti, quali Die Zeit, che parla di 67.051 pazienti contagiati, 6522 dei quali ricoverati, e di 650 decessi. La John Hopkins University ha attestato invece 66.885 casi e 645 morti.

Francia, Macron: “Indipendenti per le mascherine”

Il presidente francese Emmanuel Macron oggi, durante una visita a una fabbrica di mascherine , ha detto di voler raggiungere “l’indipendenza piena e intera” della Francia “entro la fine dell’anno” nella produzione di mascherine protettive. Parlando dopo la visita alla fabbrica di Kolmi-Hopen nei pressi di Angers, Macron ha annunciato lo sblocco dei 4 miliardi per finanziare ordini “in farmaci, respiratori e maschere”. Intanto aumentano le denunce per “messa in pericolo della vita altrui” nei confronti del governo francese e della sua gestione dell’epidemia di coronavirus.

In Ungheria Orban prende i pieni poteri

Asia e Pacifico, l’Oms lancia l’allarme

“L’epidemia è tutt’altro che finita in Asia e nel Pacifico. Questa sarà una battaglia a lungo termine e non possiamo abbassare la guardia”. Lo ha detto oggi Takeshi Kasai, direttore regionale dell’Oms per il Pacifico occidentale.

Cina, 48 casi tutti importati

La Cina, da quando a dicembre è stato scoperto il virus per la prima volta a Wuhan, ha registrato 81.518 contagi e 3.305 decessi. Restano in cura ancora 2.161 pazienti. I nuovi casi sono 48 tutti importati. Nessun caso a Wuhan. Allarme della Banca Mondiale: l’economia della Cina potrebbe fermarsi.

Corea del Sud, casi in rialzo

La Corea del Sud ha riportato ieri un rialzo di nuovi casi a 125, dai 78 di domenica. Secondo il Korea Centers for Disease Control and Prevention, le infezioni totali sono 9.786 e i decessi 162 (+4). Sono 15 i casi importati, 518 in totale. La Corea del Sud ha varato una quarantena obbligatoria di 14 giorni per tutti gli arrivi, anche per i 530 sudcoreani attesi dall’Italia. I guariti sono adesso 5.408, mentre i pazienti in cura 4.275. Seul ha annunciato oggi che il nuovo anno scolastico inizierà il 9 aprile esclusivamente online. I primi ad ebntrare nelle classi virtuali saranno i ragazzini delle medie e le superiori. L’apertura dell’anno scolastico è stata già rimandata ripetutamente: doveva iniziare a marzo. Il governo ha chiesto alle scuole di adeguarsi ai sistemi tecnologici per avviare l’anno scolastico online.

Panama, giorni alterni tra uomini e donne

Originale misura per contrastare l’epidemia di Covid-19 a Panama, il presidente Niro Cortizo ha annunciato, tra le varie restrizioni, una quarantena alternata per uomini e donne che potranno uscire in giorni differenti dalle loro case: le donne possono uscire tutti i lunedì, mercoledì e venerdì, mentre gli uomini martedì, giovedì e sabato. Cortizo su Twitter ha concluso. “Domenica, staranno tutti a casa”.

Il resto del mondo

A sette giorni dall’inizio del lockdown, in India si è registrato il più marcato incremento giornaliero dei casi di coronavirus: 227 nuovi casi per un totale di oltre 1.200. Tragica la situazione in Iran, il ministero della Sanità di Teheran ha reso noto che sono 141 i morti registrati nelle ultime 24 ore. Il numero totale dei decessi è salito a 2.898. I contagi complessivi sono 44.605. Al momento 14.656 persone risultano ricoverate in Iran, 3.703 delle quali sono in condizioni critiche.

In Israele è allarme per gli ultra ortodossi: secondo ultime stime la maggioranza degli ammalati di Coronavirus in Israele apparterrebbe a questa comunità. Il problema è il loro stile di vita: la maggior parte non legge i giornali in generale, non guarda la televisione e rifugge da Internet. Hanno famiglie numerose, con tanti figli, pregano nelle loro congregazioni tre volte al giorno e, in alcuni luoghi, vivono in quartieri affollati governati dalle leggi della Torah e dalla parola dei rabbini. Per questo sono molto esposti al contagio.

Il Vietnam si appresta al ‘lockdown’ per contenere l’epidemia: da mercoledì fino al 15 aprile. Tanzania, primo decesso legato all’epidemia di coronavirus. La vittima è 49enne che soffriva di altre patologie. Nel Paese ci sono 19 casi di contagio, per la maggior parte turisti stranieri e persone che erano state a contatto diretto con loro. Primi tre casi in Botswana. Gli infetti sarebbero tre viaggiatori, due dei quali provenienti dalla Thailandia, il terzo dalla Gran Bretagna.

La mappa live del contagio

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Bonaccini: “Amici tedeschi, basta egoismi o la nostra Europa sarà finita”

Lettera-appello alla Germania del presidente dell’Emilia-Romagna: l’emergenza è di tutti. Il nodo degli Eurobond: “È la crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale, servono fondi a costi azzerati”

di VALERIO BARONCINI

Angela Merkel e Stefano Bonaccini (Ansa / FotoSchicchi)
Angela Merkel e Stefano Bonaccini (Ansa / FotoSchicchi)

Bologna, 1 aprile 2020 – “La Germania frena, gli egoismi nazionali si fanno strada. Il rischio è che l’Europa soccomba”: Stefano Bonaccini governa l’Emilia-Romagna, una delle regioni più colpite dal Coronavirus. E ora va all’attacco del ’muro’ tedesco dopo il no agli eurobond e a molto altro.

Governatore, con l’eurodeputato Carlo Calenda, il governatore Giovanni Toti e altri sindaci ha pubblicato una lettera sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung , chiedendo solidarietà alla Germania. Perché?
“Siamo davanti a una pandemia globale. Il compito dell’Europa è affrontare insieme questa fase di emergenza e soprattutto realizzare misure straordinarie per sostenere le imprese e le famiglie del continente. Guai, se una volta rialzati, non avessimo già a disposizione gli strumenti necessari per la ripresa”.

Eppure la sensazione pare più quella del ‘Ognuno si salva da solo’.
“In questo caso, saremmo tutti travolti. Se l’Europa non sarà parte della soluzione allora sarà parte del problema. Purtroppo, al momento la Germania dà spazio a chi si appella solo alle ragioni di bilancio e degli egoismi nazionali, Olanda in testa. Per questo le chiediamo di prendere una strada diversa. L’Europa nasce dalle macerie della guerra, dalla fratellanza, dalla solidarietà. Fino a quando l’interesse comune ha guadagnato spazio sugli egoismi nazionali tutti i Paesi sono cresciuti; da quando invece è iniziato a prevalere l’interesse di parte siamo diventati la parte del mondo che cresce di meno e che invecchia di più”.

Insisterete sugli eurobond?
“Attraverso l’emissione di bond europei, un debito comune e quindi non dei singoli Stati, chiediamo che si finanzi un grande piano di misure sanitarie, sociali ed economiche”.

Molti dei nostri anziani trovano similitudini fra la situazione attuale e il periodo di guerra: all’epoca si ripartì con la solidarietà, ad esempio con l’accordo del ’53 che aiutò proprio la Germania riducendone il debito. I tedeschi dovrebbero ripassare un po’ la storia?
“La storia deve essere fonte di insegnamento per tutti, tedeschi compresi. Mi lasci dire una cosa: come Emilia-Romagna abbiamo un rapporto di collaborazione storico con il Land tedesco dell’Assia, fondato sulla cooperazione e la solidarietà. Nei giorni scorsi ci hanno proposto di accogliere nei loro ospedali pazienti positivi della nostra regione. Sono convinto che la Germania sia anche questo”.

Ma il disinteresse del Nord Europa (anche Olanda e Svezia) si espande. Da cosa deriva? 
“Per troppo tempo la politica ha alimentato paure ed egoismi, basta guardare a casa nostra. Ora ciascun governo vede bene che c’è una difficoltà comune, un interesse comune, un’opportunità comune; solo che teme di sentirsi rinfacciare dalla propria opinione pubblica gli stessi messaggi sbagliati che per anni ha elargito a piene mani e in modo irresponsabile. Ricordiamoci che mentre qualcuno qui diceva ’Prima gli italiani’, altrove altri ripetevano ’Prima gli olandesi’, ’Prima i tedeschi’. Per questo oggi è così difficile cambiare”.

Quale può essere una proposta, se continuerà il no agli eurobond dedicati al virus?
“L’Italia sta lavorando per una soluzione comune. Siamo di fronte alla crisi più grave dalla Seconda guerra mondiale, servirà un impiego di risorse enorme e non credo ci siano alternative a un’operazione di reperimento fondi a costi azzerati e spalmata sul lunghissimo periodo”.

Se continueranno queste divisioni, l’Europa non rischia di soccombere, come ha detto Jacques Delors?
“La risposta è semplice: sì, il rischio è esattamente questo. Pur in una situazione drammatica, l’Unione europea e le istituzioni comunitarie hanno forse l’ultima occasione per dimostrare di avere un’anima, quella da cui e per cui è nata”.

Bonus 600 euro, a chi spetta.

Bonus 600 euro, a chi spetta. Come richiederlo all’Inps: le istruzioni

Dalla mezzanotte è possibile presentare la domanda. Tridico: nessun ‘click day’, non vale l’ordine cronologico. Ma restano i dubbi sui criteri di assegnazione

di CLAUDIA MARIN

Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri (Ansa)
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Ansa)

Roma, 1 aprile 2020 – Da mezzanotte è possibile presentare la domanda per conquistare il bonus di 600 euro previsto per lavoratori autonomi, partite Iva, liberi professionisti. E sebbene il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, abbia chiarito che “non ci sarà alcun ordine cronologico e le domande potranno essere inviate anche nei giorni successivi al primo aprile collegandosi al sito e cliccando sul banner dedicato”, resta il dubbio su quali saranno i criteri utilizzati per l’assegnazione visto che fino a ieri l’indicazione sembrava essere proprio quella dell’ordine di presentazione della domanda.

Come richiedere i 600 euro

Ma vediamo le prime istruzioni operative per presentare la richiesta di bonus da parte di lavoratori autonomi, liberi professionisti, i collaboratori coordinati e continuativi, i lavoratori stagionali e quelli dello spettacolo. Un bonus che dovrebbe salire ad aprile a 800 euro o essere correlato al reddito dell’anno precedente.

La domanda per il bonus all’Inps si potrà presentare attraverso i consueti canali (Pin, Spid, Carta di identità elettronica e Carta dei servizi oltre al Contact center) ma sarà possibile accedere a una richiesta di Pin semplificata. Le domande si potranno presentare da domani, ma il rilascio del servizio sarà comunicato con un nuovo messaggio. A questo si potrà accedere con modalità di identificazione, dato il carattere emergenziale delle prestazioni, scrive l’Inps, “più ampie e facilitate rispetto al regime ordinario”.

Le istruzioni sono contenute in una circolare appena pubblicata e chiariscono che per l’indennità di 600 euro non è prevista alcuna contribuzione figurativa. L’indennità non contribuisce alla formazione del reddito e, dunque, non è tassata.  Può essere richiesta anche con il Pin semplificatocon il codice che arriva via sms e senza attendere quello via lettera raccomandata a casa.

Qui il link al sito dell’Inps 

A chi spetta il bonus

L’indennità di 600 euro per il mese di marzo, spiegano dall’Inps, è destinato ai liberi professionisti titolari di partita Iva attiva al 23 febbraio e ai lavoratori con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivi nella stessa data. Questi professionisti non devono essere titolari di pensione né essere iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. Per questi lavoratori il limite di spesa per il 2020 è di 203,4 milioni. La stessa indennità di 600 euro, sottolineano dall’Inps, è destinata, sempre previa domanda all’Istituto, a commercianti, coadiutori diretti, artigiani, coltivatori diretti, mezzadri e coloni sempre che non abbiano già una pensione. Il bonus è erogato dall’Istituto previa domanda e nel limite di 2.160 milioni.

Il bonus è previsto poi per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali che abbiano cessato involontariamente il loro rapporto tra il 1 gennaio 2019 e il 17 marzo 2020 che non abbiano pensione né, alla data del 17 marzo, alcun rapporto di lavoro dipendente. Non è previsto per marzo oltre alla contribuzione figurativa neanche l’assegno al nucleo familiare. Il limite entro il quale saranno accettate le domande è 103,8 milioni di euro.

L’indennità è concessa anche agli operai agricoli a tempo determinato (il limite di spesa è 396 milioni).

Potranno chiedere l’indennità anche i lavoratori dello spettacolo purché abbiano versato nel 2019 almeno 30 contributi giornalieri e non abbiano avuto un reddito superiore a 50.000 euro. I lavoratori dello spettacolo non devono essere titolari di rapporto di lavoro dipendente al 17 marzo per chiedere l’indennità. Il limite di spesa è48,6 milioni.