Coronavirus, app Immuni facoltativa. Ma cosa succede se c’è contatto con un infetto?
Quando scatta l’allarme interviene la Asl. La procedura: tampone e forse quarantena
Roma, 21 aprile 2020 – Ma è vero che se non si scaricherà sul cellulare l’app ‘Immuni’ per il tracciamento del contagio da Coronavirus, poi si andrà incontro alla limitazione della libertà personale? E una volta scaricata l’app, se si viene a contatto inaspettatamente con un positivo al virus, poi che cosa accade? Si affastellano, in queste ore, le domande che riguardano l’app ‘governativa’, il suo funzionamento e i suoi (possibili) limiti, tanto che anche il dibattito politico intorno all’applicazione è in pieno fermento, ma sono soprattutto le due domande iniziali a prevalere su altre nella (legittima) curiosità delle persone che poi dovranno materialmente scaricare ‘Immuni’ sul proprio cellulare.
“Intanto – spiega Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute – la app sarà solo volontaria, quindi non ci potranno essere limitazioni delle libertà personali qualora una persona decida di non scaricarla; di certo non possiamo mettere ‘multe’ su una cosa assolutamente volontaria e sinceramente non capisco come possa essersi diffusa una voce come questa”. Il governo, ovviamente, caldeggerà al massimo la diffusione della app perché più persone ce l’avranno e maggiore sarà il monitoraggio possibile sull’avanzamento del virus. Il timore, infatti, è nella possibilità di una nuova ondata di contagi una volta riaperte molte attività oggi in lockdown e a quel punto se l’app sarà già abbastanza diffusa potrà diventare uno strumento fondamentale per seguire e monitorare lo spostamento del virus. Già, ma una volta che si è venuti in contatto con un contagiato e la app lo registra, che cosa accade?
Ecco, qui la situazione si complica, anche perché l’architettura di strutture provinciali che dovrà supportare il funzionamento dell’applicazione è ancora tutto da costruire. Nel progetto dovrebbe funzionare così; l’app registra che si è venuti in contatto con un contagiato e passa il dato all’ufficio provinciale di prevenzione Covid-19 appoggiato alla Asl del ‘nuovo’ possibile contagiato. Che viene chiamato, avvertito e “preso in carico” sempre dall’ufficio provinciale di prevenzione che da quel momento in poi lo terrà sotto stretta osservazione mandando anche a casa infermieri e personale medico se poi si dovesse manifestare davvero il virus. Il neo-paziente sarà sottoposto a tamponi fino a quando non risulterà eventualmente negativo. La persona neo-contagiata non saprà mai chi gli ha – eventualmente – trasmesso il virus, ma questa immensa mole di dati è ora oggetto di polemiche per un discorso non banale, legato alla privacy. Ed infatti c’è chi chiede, al netto dell’emergenza, che l’applicazione sia oggetto di una legge e che quindi sia sottoposta ad una doppia lettura parlamentare. Di fatto, non ci saranno i tempi per poterlo fare, anche perché il governo si sta ora con entrando sulla costruzione dell’impalcatura sanitaria che dovrà sorreggere la ‘fase 2’ di convivenza con il virus.