Incendi in Piemonte: emergenza, centinaia di sfollati.

Incendi in Piemonte: emergenza, centinaia di sfollati. Canadair dall’estero

La Val di Susa brucia da 8 giorni. Situazione difficile anche nel Cuneese. Undici gli incendi boschivi attivi nella Regione. Fiamme pure in Lombardia

VIDEO I canadair all’opera per domare gli incendi: le fiamme dall’alto

VIDEO Impressionante: vento, fumo denso e fiamme

Pubblicato il 29 ottobre 2017
Incendi in Piemonte, lotta contro le fiamme

Torino, 29 ottobre 2017 – E’ sempre più emergenza incendi in Piemonte. La città di Susa (Torino) è avvolta da una densa coltre di fumo, causata dagli incendi che nelle scorse ore hanno devastato la Valle. I circa 180 ospiti di una casa di riposo verranno evacuati. In mattinata nella zona del Seghino sono state sentite due forti esplosioni, probabilmente riconducibili a vecchi ordigni bellici sprofondati nel terreno. Ieri sera a Mompantero le fiamme hanno raggiunto i 20 metri d’altezza: in questo caso sono una sessantina le persone allontanate dalle loro abitazioni (VIDEO). È stata completamente evacuata la borgata San Giuseppe a Venaus. Il vento ha peggiorato la situazione, propagando le fiamme verso i centri abitati. Ancora impegnate sul campo tutte le forze dei vigili del fuoco e dei volontari dell’Aib, ma il fronte è vasto ed è difficile controllare le fiamme. Gli interventi degli elicotteri sembrano essere la classica goccia nel mare. La valle di Susa sta bruciando da 8 giorni. Da Susa fino a Borgone il fumo rende irrespirabile l’aria e la cenere continua a cadere dal cielo. La situazione non accenna a diminuire di drammaticità.

L’EMERGENZA NEL CUNEESE – Continua l’emergenza incendi in provincia di Cuneo. Le situazioni che destano maggiori preoccupazioni sono in valle Stura e in val Varaita. L’incendio tra Pietraporzio e Sambuco persiste – il tratto della strada statale 21 della Maddalena chiuso al traffico è stato ridotto – ma le fiamme non sono state completamente domate e continuano a bruciare ettari di terreno. L’incendio in alta valle Stura è attivo da giovedì 19 ottobre. Da venerdì pomeriggio nuovi focolai hanno arso i boschi del Vallone dell’Arma, nei pressi di Demonte. L’incendio è partito vicino alla centrale Idroelettrica dell’Enel di Fedio. Il lavoro dei Vigili del Fuoco ha permesso di evitare che le fiamme arrivassero nei pressi delle case della borgata San Maurizio e si stanno sviluppando nel vallone laterale del Monfieis. Situazione difficile anche in val Varaita, dove l’incendio si sta sviluppando sotto la diga di Pontechianale, in un bosco di larici.

IL QUADRO – Sono undici gli incendi boschivi attualmente in corso in Piemonte. Lo si ricava da un messaggio diffuso sui profili social ufficiali dal Corpo dei Vigili del Fuoco. I roghi sono in corso nelle zone di Mompantero e Bussoleno, Traversella, Cumiana, Locana, Roure, Cantalupa e Frossasco (in provincia di Torino), Demonte, Pietraporzio, Casteldelfino e Bellino (nel Cuneese). Il messaggio informa che sono impegnati 190 uomini con tre Canadair e tre elicotteri.

PRESUNTO PIROMANE A BIELLA – Un sospetto piromane è stato bloccato dai carabinieri nel Biellese, in località Prera. L’intervento è stato eseguito durante i sopralluoghi che hanno fatto seguito allo spegnimento di un incendio divampato nella zona nel corso della giornata.

AIUTI DALL’ESTERO – Due Canadair dalla Croazia sono stati destinati all’emergenza incendi in Canavese. La loro entrata in servizio è prevista per oggi pomeriggio, dopo lo scalo tecnico alle 13 all’aeroporto di Genova, a meno che la dispersione del fumo non lo permetta. Su Sparone e Locana, dove il fronte delle fiamme è attivo ormai da una settimana, permane infatti una grossa coltre fumosa, circostanza che rende praticabile soltanto il lancio d’acqua con l’elicottero dei Vigili del fuoco. Nella zona operano decine di squadre dei vigili del fuoco e degli Aib regionali. L’opera delle squadre a terra ha permesso di mantenere il fronte delle fiamme a distanza di sicurezza dalle case. Il vento che ha nuovamente alimentato i roghi.

LOMBARDIA – Sono 4 gli incendi che stanno tenendo impegnati da giorni decine di vigili del fuoco e circa 160 volontari antincendi boschivi. Il più esteso è quello nel varesotto e comprende anche il parco regionale Campo dei Fiori, dove 15 persone sono state fatte evacuare durante la notte, quindi nel comasco, in particolare a Tavernerio, in provincia di Sondrio a Forcola e nel bresciano a Tremosine.

“La Regione Lombardia sta facendo la propria parte e sta collaborando con gli enti a tutti i livelli. Sono in arrivo quattro Canadair dall’estero con cui confidiamo di domare le fiamme. Ringrazio tutte le persone impegnate nelle attività di spegnimento”, ha detto Simona Bordonali, assessore alla Sicurezza, Protezione Civile e Immigrazione della Regione Lombardia. I quattro canadair dovrebbero arrivare da Svizzera, Germania, Croazia e Grecia.

L'incendio sulle montagne di Mompantero a Susa, Torino (Ansa)

Attentato New York, furgone su pista ciclabile. Otto morti.

Attentato New York, furgone su pista ciclabile. Otto morti. “Terrorismo”

La polizia ha sparato e fermato l’autista killer. Avrebbe urlato: “Allah Akbar”. Ci sono anche una dozzina di feriti. Indaga l’Fbi

Pubblicato il 31 ottobre 2017

New York, 31 ottobre 2017 – Torna la paura a New York. Un uomo alla guida di un furgone bianco è piombato su una pista ciclabile a Lower Manhattan, investendo diverse persone in bici per poi terminare la la sua folle corsa fino a schiantarsi contro uno scuolabus. L’autista killer, vestito con una tuta blu, è quindi sceso dal mezzo e, secondo quanto riporta la Nbc, avrebbe urlato “Allahu Akbar”. La polizia gli ha sparato all’addome per neutralizzarlo e poi lo ha arrestato. Il bilancio però è pesante: otto morti (sei persone sono decedute sul colpo, altre due in ospedale) e di una dozzina di feriti (tra cui anche due bambini).

La nuova strage è avvenuta intorno alle 15 locali (le 21 in Italia) all’incrocio tra West Street e Chambers Street. L’Fbi sta indagando  per terrorismo. Lo scorso 18 maggio un’auto contromano aveva investito alcuni pedoni a Times Square, nel cuore di Manhattan, ma in quel caso venne esclusa l’ipotesi terrorismo.

IL KILLER – Secondo quanto riporta la Nbc, l’attentatore si chiama Sayfullo Saipov, ha 29 anni e sarebbe di nazionalità uzbeca. Sarebbe arrivato negli Stati Uniti nel 2010 e, in passato, viveva a Tampa, in Florida. L’uomo sarebbe stato fermato nel 2015 dalla polizia per infrazione stradale e, da quanto risulta, fino all’estate scorsa abitava nel New Jersey. Il capo della polizia di New York, James O’Nell, ha rivelato che il terrorista aveva con se una spara chiodi e un’arma per sparare poriettili di inchiostro. Secondo il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, si è tratta dall’azione di “un lupo solitario”.

STRANIERI MORTI – Tra le vittime ci sono un belga e alcuni argentini.

IL SINDACO DE BLASIO – Il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha dichiarato che si è trattato di un “codardo atto terroristico”. “Sappiamo che questa azione era mirata a minare il nostro spirito, ma sappiamo anche che New York è resiliente – ha detto in conferenza stampa -. Siamo stati già messi alla prova, in un luogo molto vicino alla tragedia di oggi, ma New York non cede”. De Blasio ha invitato i cittadini a essere “vigili”, ricordando l’imminente notte di Halloween. A tal proposito le autorità hanno deciso di confermare la tradizionale parata, assicurando un aumento dei presidi di polizia.

TRUMP – “Quello di New York City sembra un altro attacco opera di una persona molto malata e folle. Le forze dell’ordine stanno seguendo il caso da vicino. NON NEGLI USA!”. Così ha twittato (incluse le maiuscole finali) il presidente americano Donald Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha quindi aggiunto: “Non possiamo consentire all’Isis di tornare o entrate nel nostro paese dopo averlo sconfitto in Medio Oriente e altrove. Basta!”

“I miei pensieri e le preghiere” sono per le vittime mentre “monitoriamo la situazione”, ha invece scritto la first lady Melania Trump.

FESTA ISIS – Il Site, il sito di monitoraggio dell’estremismo islamico sul web, riferisce che i sostenitori dell’Isis stanno festeggiando l’attacco a New York. “Avete ucciso uomini, reso vedove le donne, orfani i bambini. Cosa vi aspettavate!”, è uno degli slogan più diffusi sui network jihadisti. Sempre Site riferisce di una foto, diffusa dall’Isis lo scorso agosto nell’ambito di un appello ai lupi solitari per colpire obiettivi specifici in Usa, che venne scattata a poco più di un chilometro dall’attacco di oggi.

Regina Elisabetta, Bono, Madonna: nuove rivelazioni sui paradisi fiscali

Regina Elisabetta, Bono, Madonna: nuove rivelazioni sui paradisi fiscali

L’inchiesta giornalistica questa volta si chiama Paradise Papers. “Offshore anche investimenti della Regina Elisabetta”. Svelati affari del ministro Usa con il ‘cerchio magico’ di Putin

Pubblicato il 5 novembre 2017
La Regina Elisabetta II (foto Ansa)

La Regina Elisabetta II (foto Ansa

Milano, 5 novembre 2017 – Nomi eccellenti nella nuova inchiesta giornalistica sui paradisi fiscali. A un anno dall’ultimo scandalo, nuove rivelazioni arrivano dai Panama Papers, ribattezzati per l’occasione Paradise Papers. Una nuova lista ‘nera’ contenuta negli oltre 13,4 milioni di documenti riservati ottenuti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung che a sua volta li ha condivisi con l’International Consortium of Investigative Journalists e i suoi partner tra i quali il Guardian, la Bbc, il New York Times e l’Espresso che pubblica in esclusiva per l’Italia insieme con Report, la trasmissione d’inchiesta di Raitre.

LA REGINA – Fra gli investimenti offshore di ricchi e potenti citati nelle carte ci sono anche milioni di sterline di profitti generati da proprietà private della regina Elisabetta . La regina risulta aver investito ingenti somme nel paradiso fiscale della Cayman attraverso il Ducato di Lancaster. La rivelazione è riportata con evidenza dal Guardian. Imbarazzo pure per Lord Ashcroft, businessman ed ex dirigente del Partito Conservatore britannico, che avrebbe a sua volta nascosto una fortuna pari a 450 milioni su conti offshore. La Bbc sottolinea come non ci sia nulla di illegale nell’investimento e che non sia stato trovato alcun elemento che lasci intendere che la regina Elisabetta II non paghi le tasse.

GLI ALTRI VIP – Tra i personaggi famosi che compaiono nella nuova lista ci sono anche Bono, MadonnaNoor di Giordania (non l’attuale regina Rania come scritto in precedenza), il finanziere George Soros, un ministro di Donald Trump.

IL MINISTRO DI TRUMP – Da quanto emerge dai nuovi file, il ministro del Commercio americano, Wilbur Ross, trarrebbe profitto dai legami d’affari con il cerchio magico del presidente russo Vladimir Putin. Come riporta la Bbc, il ministro americano risulta infatti titolare di partecipazioni in un’azienda di trasporti tra i cui proprietari compaiono il genero di Putin e un altro magnate russo, sanzionato dal dipartimento del tesoro statunitense proprio per i suoi legami con la cerchia di Putin. Da quanto emerge dai 13 milioni di documenti Ross avrebbe mantenuto le sue quote nell’azienda di trasporti Navigator Holdings Ltd, una società offshore creata nelle isole Marshall nell’Oceano Pacifico, di cui è stato anche presidente.

DENUNCIA OXFAM – “L’evasione ed elusione fiscale delle corporation sottrae ai Paesi più poveri 100 miliardi di dollari l’anno, sufficienti per mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e salvare la vita di 6 milioni i bambini”, denuncia intanto l’Oxfam che chiede ai governi una ‘lista nera’ dei paradisi del fisco.

Strage in Texas, uomo spara in chiesa: 26 morti

Strage in Texas, uomo spara in chiesa: 26 morti

Massacro a Sutherland Springs, nel sud dello Stato. Il killer un 26enne con esperienza militare: è stato ucciso. Trump: “Gesto di uno squilibrato”

Pubblicato il 5 novembre 2017
Texas, sparatoria in chiesa: è strage

Dallas, 6 novembre 2017 – Strage ieri sera in una chiesa battista di Sutherland Springs, nel sud del Texas, dove un uomo ha sparato all’impazzata colpendo decine di persone. Secondo il bilancio della del governatore Greg Abbott, ci sono almeno 26 morti. Oltre 20 i feriti. “E’ la peggiore strage nella storia del Texas”, ha detto Abbott. Esclusa la pista terrorismo. “La sparatoria è stata compiuta da un individuo che aveva enormi problemi mentali – spiega il presidente Donald Trump dal Giappone -, semplicemente uno squilibrato”. Subito dopo l’attacco, Trump aveva definito il gesto “un atto malvagio”.

Testimoni citati dalla stampa americana raccontano che il killer, arrivato in macchina, ha fatto irruzione nella First Baptist Church intorno alle 11.30, ora locale, nel pieno della messa.

CHI E’ IL KILLER – Sulla sua identità ancora pochi dettagli: il suo nome è Devin Kelley, sarebbe un 26enne con esperienza militare. Era vestito di nero e indossava un giubbotto antiproiettile. In braccio un fucile d’assalto. Sulla sua auto sono state rinvenute altre armi. Kelley ha esploso una raffica di colpi contro le oltre 50 persone presenti. E’ stato ucciso dagli agenti accorsi sul posto dopo un breve inseguimento.

LE VITTIME – Tra le vittime della mattanza, di età compresa fra i 5 e i 72 anni, c’è anche la figlia 14enne del pastore della chiesa, Frank Pomeroy. Lo ha confermato alla tv la madre della ragazza. Né la donna, né il marito si trovavano in chiesa oggi.

SUTHERLAND SPRING – Sutherland è una piccola cittadina che conta circa 600 abitanti, a est di San Antonio.

IL PRECEDENTE – Era il giugno del 2015 quando un suprematista bianco di 21 anni, Dylann Storm Rood, entrò in una chiesa di Charleston, South Carolina, frequentata dalla comunità afroamericana ed uccise nove persone. Il killer in quel caso venne arrestato.

Delrio: “Via le grandi navi da Venezia, si fermeranno a Marghera”

Delrio: “Via le grandi navi da Venezia, si fermeranno a Marghera”

Entro 3/4 anni non passeranno più dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca

Pubblicato il 7 novembre 2017
Grandi navi, Delrio: via dal bacino di San Marco, andranno a Marghera (Ansa)

Grandi navi, Delrio: via dal bacino di San Marco, andranno a Marghera (Ansa)

Roma, 7 novebre 2017 – Soluzione definitiva per Venezia: via le grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, si fermeranno a Marghera. E’ quanto ha comunicato il ministro dei Trasporti Graziano Delrio al termine della riunione del Comitato interministeriale di indirizzo, coordinamento e controllo sulla Laguna di Venezia (il cosiddetto ‘Comitatone’), guidato dallo stesso ministro. “Dopo tanti mesi di studio e di lavoro molto serio abbiamo trovato una soluzione vera. Via le Grandi Navi dalla Giudecca, dal bacino di San Marco, ci vuole una soluzione definitiva a regime”.

“Nell’arco di 3/4 anni andranno a Marghera tutte le navi oltre le 55mila tonnellate di stazza – ha dichiarato il Ministro Delrio – Non vi sono interferenze con il traffico commerciale quindi le due attività possono coesistere. Abbiamo detto anche che in questa fase transitoria, in attesa che il terminal di Marghera sia attrezzato, metteremo in campo una nuova determinazione della Autorità marittima con nuovi criteri più oggettivi, che tenga conto di tutte le variabili architettoniche, paesaggistiche e ambientali per preservare al massimo la Laguna. Abbiamo anche detto di manutenere adeguatamente e di sfruttare al massimo gli attuali canali esistenti, senza scavare nuovi canali, per consentire alla Marittima di continuare a funzionare bene e di svilupparsi. E’ possibile sviluppare il porto, far arrivare le crociere, senza per questo mettere a rischio il patrimonio di Venezia”.

Eduscopio 2017, la classifica delle scuole superiori migliori d’Italia

Eduscopio 2017, la classifica delle scuole superiori migliori d’Italia

Il portale della Fondazione Agnelli ha redatto la lista dei migliori istituti italiani. Uno strumento utile agli studenti nel momento della decisione, dopo la terza media

Pubblicato il 9 novembre 2017

Eduscopio 2017, il confronto con lo scorso anno a Milano, Firenze e Bologna

Torino, 9 novembre 2017 – Online l’edizione 2017 di “Eduscopio”, il portale realizzato dalla Fondazione Agnelli, con i dati aggiornati sulle scuole superiori che meglio preparano agli studi. (Guarda edizione 2016).

Eduscopio, nato nel 2014 e gratuito, contiene informazioni sulla qualità degli istituti secondari di II grado di tutta Italia e vuole essere una risorsa per gli studenti nel momento della decisione di quale scuola scegliere dopo l’esame di terza media.

Eduscopio analizza la qualità delle scuole superiori italiane, città per città, comune per comune, in relazione a due compiti educativi: la capacità dei licei e degli istituti tecnici di preparare e orientare gli studenti a un successivo passaggio agli studi universitari; la capacità degli istituti tecnici e degli istituti professionali di preparare l’ingresso nel mondo del lavoro per quanti, dopo il diploma, non intendono andare all’università.

Per sapere qual è la scuola più ‘giusta’ studenti e famiglie dovranno seguire un percorso sul portale, specificando se si orientati a una scelta che porti all’università o piuttosto al lavoro dopo il diploma; quale indirizzo di studio si pensa di scegliere; in quale comune italiano si risiede. In pochi click si potranno confrontare gli esiti delle scuole che si trovano nella zona richiesta e offrono quel tipo di indirizzo di studi.

In vetta alla classifica molti licei pubblici famosi, e alcuni istituti privati, ma a guardare bene i nomi sono sempre gli stessi, che si alternano in testa alla classifica anno per anno. La lista riguarda anche i licei tecnici e professionali d’eccelenza.

Così a Bologna il Mighetti sorpassa il Galvani, ma sono sempre i due licei classici più quotati. Nello scientifico felsineo sale in vetta il Copernico, seguito dal Galvani scientifico, e terzo il Fermi. (Classifica Emilia Romagna)

Nel Milanese il Sacro Cuore di Lambrate (non statale) è il primo dei licei con latino e greco, seguito dal Giosuè Carducci e dal liceo Bartolomeo Zucchi. Per quanto riguarda il liceo scientifico è quasi un testa a testa tra l’Alessandro Volta, primo, e il Paolo Frisi di Monza.

A Firenze, e dintorni, il Dante Alighieri guida la classifica del classico, seguito dal Michelangiolo, e terzo il Cicognini-Rodari, a Prato. E sempre a Prato c’è il miglior liceo scientifico, il Copernico, seguito dal Leonardo da Vinci e il Niccolò Macchiaveli di Firenze.

A Roma la sfida dello scientifico è tra il Virgilio e il Terenzio Mamiani la differenza è minima, un po’ più staccato il Vito Volterra di Ciampino. Per il classico primo è il Torquato Tasso, poi il Terenzio Mamiani e il Dante Alighieri.

Il liceo Jacopo Sannazaro è indiscusso primo a indirizzo classico a Napoli, seguito dall’Umberto I e dal Vittorio Emanuele II. Per lo scientifico il Giuseppe Mercalli è il migliore tra i partenopei, dopo vengono Elio Vittorini e l’Eleonora Pimentel Fonseca.

Guida Michelin 2018, le novità e le stelle.

Guida Michelin 2018, le novità e le stelle. Cracco ne perde una

Salgono a 9 i ristoranti tre stelle grazie all’ingresso dello chef Norbert Niederkofler. Restano al top Bottura, Alajmo, Annie Féolde. Ventisei le nuove cucine premiate e largo ai giovani

di DANIELA LAGANA’

Pubblicato il 16 novembre 2017
Guida Michelin

Guida Michelin

Parma, 16 novembre 2017 – Cresce il numero dei ristoranti italiani con tre stelle Michelin. Sono infatti nove quest’anno i locali insigniti del prestigioso riconoscimento e inseriti nell’omonima guida 2018: agli otto già al top, tutti confermati, si aggiunge il St. Hubertus del Rosa Alpina a San Cassiano (Bolzano) dello chef Norbert Niederkofler (molto emozionato, anche nei ringraziamenti alla mamma novantenne, alla moglie, al figlio e alla famiglia Pizzinini che gestisce l’hotel Rosa Alpina).

Al suo fianco ci sono, ancora una volta, gli chef
Massimiliano Alajmo de Le Calandre, Rubano (Padova)
Heinz Beck de La Pergola, Roma
Massimo Bottura dell’Osteria Francescana, Modena
Chicco Cera del Da Vittorio, Brusaporto (Bergamo)
Enrico Crippa del Piazza Duomo, Alba (Cuneo)
Annie Féolde dell’Enoteca Pinchiorri, Firenze
Niko Romito del Reale, Castel di Sangro (Aquila)
Giovanni Santini del Dal Pescatore, Canneto sull’Oglio (Mantova)
Rivivi la diretta video da Facebook della presentazione della Guida Michelin 2018

Ma quella del 2018 è davvero un’edizione dei record per l’Italia, che complessivamente può vantare 356 stelle (9 tristellati, 41 bistellati, 306 stellati) e mantiene saldamente il secondo posto come guida più stellata al mondo dopo quella francese. Ventisei le novità con grande spazio per i giovani (il 30% dei cuochi premiati ha meno di 35 anni).

FOCUS I ristoranti stellati di Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Marche

Tre le new entry nel computo dei due stelle: Andrea Aprea  del Vun dell’Hotel Park Hyatt di Milano, Alberto Faccani del Magnolia di Cesenatico (Forlì-Cesena), Matteo Metullio de La Siriola dell’Hotel Ciasa Salares di San Cassiano (Bolzano). Da segnalare però anche qualche delusione: Claudio Sadler e il celebre ‘giudice’ di Masterchef Carlo Cracco scendono da 2 a 1, sebbene Milano si confermi capitale gastronomica dello Stivale. La lista dell’eccellenza all’ombra della Madonnina si allunga, ad esempio, con Contraste dello chef uruguayano Matias Perdomo. 

IL COMMENTO Schiaffo alla cucina-spettacolo di MAURO BASSINI

Bene anche Roma (prima stella per Adriano Baldassarre del Tordomatto, Fabio Ciervo de La Terrazza dell’Hotel Eden e Riccardo Di Giacinto de All’Oro), mentre il Piemonte si conferma la terza regione con 40 stelle e le prime soddisfazioni per Andrea Ribaldone e Andrea Larossa. Primo riconoscimento anche per D.One Restaurant, ristorante diffuso di Davide Pezzuto, a Roseto degli Abruzzi, e Cristoph Bob, con la cucina de Il Refettorio a Conca dei Marini (Salerno). Complessivamente, però, il sud resta ai margini dell’eccellenza Michelin se si esclude la Campania – al secondo posto tra le regioni più premiate (con 41 ristoranti) dopo la Lombardia (63) – dove arriva la prima stella anche per La Serra di Luigi Tramontano a Positano e per La Locanda del Borgo a Telese Terme (Avellino) di Luciano Villani.

Ecco dunque l’elenco completo dei nuovi ingressi nella Guida Michelin con una stella:
Culinaria im Farmerkreuz, Tirolo (BZ)
Undicesimo Vineria, Treviso
Glam Enrico Bartolini, Venezia
Stube Gourmet, Asiago (Vicenza)
Larossa, Alba (Cuneo)
Osteria dell’Arborina, La Morra (Cuneo)
Berton al Lago, Torno (Como)
Florian Maison, San Paolo d’Argon (Bergamo)
Villa Giulia, Gargnano (Brescia)
Contraste, Milano
Trussardi alla Scala, Milano
Essenza, Milano
Cumquibus, San Gimignano (Siena)
Perillà, Castiglione d’Orcia (Siena)
Il Poggio Rosso, Castelnuovo Berardenga (Siena)
La Terrazza, Roma
All’Oro, Roma
Tordomatto, Roma
D.one Restaurant, Montepagano (Teramo)
Refettorio, Conca dei Marini (Salerno)
La Serra, Positano (Salerno)
Locanda del Borgo, Telese Terme (Avellino)

Veronica Lario, addio assegno di divorzio.

Veronica Lario, addio assegno di divorzio. “E deve ridare 60 milioni a Berlusconi”

La sentenza della Corte d’Appello di Milano. Con le compensazioni relative ad altri conti da saldare fra i due, la cifra che la ex moglie deve restituire al Cavaliere ammonta a 43 milioni

Pubblicato il 16 novembre 2017

Milano, 16 novembre 2017 – Svolta nella battaglia legale tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi. L’ex moglie del Cavaliere deve dire addio all’assegno di divorzio da 1,4 milioni che Berlusconi le corrisponde ogni mese. La Corte ha deciso la “revoca dell’assegno divorzile” disposto dai giudici “a far tempo dalla mensilità successiva alla pubblicazione della sentenza di scioglimento del matrimonio e quindi da marzo 2014”. E non solo Veronica non percepirà più alcun appannaggio dall’ex marito, ma dovrà anche restituire al leader di Forza Italia circa 60 milioni di euro.

Alla prova pratica, La Lario dovrà darne ‘solo’ 43. Restano infatti dei conti da saldare tra i due ex coniugi. Veronica ha chiesto tra l’altro il pignoramento di 26 milioni di euro (ora bloccati sui conti dell’ex premier) che comprendono anche una quota, quella più consistente, del mancato pagamento da parte di lui di una serie di mensilità dell’assegno stabilito in sede di separazione. Con tali compensazioni extra divorzio, relative solo al periodo della separazione, Veronica in pratica dovrà restituire all’ex marito circa 43 milioni.

LA SENTENZA – La Corte d’Appello di Milano ha accolto l’istanza dell’ex premier di applicare la recente sentenza sull’assegno di divorzio della Cassazione nella causa tra l’ex Ministro Vittorio Grilli e la moglie Lisa Lowenstein. In quell’occasione, i giudici avevano stabilito che il parametro del mantenimento del tenore di vita goduto durante il matrimonio non è più valido e che l’assegno divorzile spetta solo a chi non è in grado di lavorare, non per sua colpa, e non ha redditi. Il Cavaliere aveva sostenuto che la sua ex moglie con liquidità per 16 milioni, gioielli e società immobiliari, è autosufficiente. Per la Corte d’Appello di Milano il maxi-assegno di divorzio che la Lario riceve ogni mese “non è legittimo”. Secondo le stime di Veronica il suo patrimonio ammonta a 104 milioni di euro, mentre per i legali di Berlusconi è di 300 milioni. Il provvedimento, depositato stamattina, è immediatamente esecutivo. La Lario può ancora impugnarlo, ricorrendo in Cassazione (mossa quasi scontata). Anche se, va sottolineato, la Suprema Corte si è recentemente espressa sull’autosufficienza proprio nella causa Grilli-Lowenstein. La sentenza di oggi si discosta invece da quanto stabilito sempre dalla Cassazione in maggio in merito a un’altra causa, ovvero quella di separazione.

ANNI DI RICORSI – La battaglia legale tra i due, sul fronte economico, dura da tempo, dopo che la coppia è stata sposata per 27 anni.  Nel 2012, l’assegno di mantenimento dopo la separazione era stato fissato a 3 milioni di euro. Cifra poi ridotta a 2 milioni in Appello, mentre il Tribunale di Monza, che si occupava invece della causa di divorzio, l’aveva già ‘limata’ a 1,4 milioni’. La Cassazione, in maggio, aveva confermato i 2 milioni dell’assegno di mantenimento, sostenendo che Berlusconi fosse “uno degli uomini più ricchi al mondo” e definendo “rilevante la disparità” di redditi con la Lario.

Oggi l’ulteriore passo, forse decisivo, che riguarda i risvolti della causa di divorzio. Da quanto si apprende, è stata accolta la tesi del legale di Berlusconi, Pier Filippo Giuggioli, che già prima del nuovo orientamento giurisprudenziale, poi applicato, aveva sostenuto l’autosufficienza economica di Veronica. La restituzione dei soldi percepiti con l’assegno decorre dal marzo 2014, da quando fu dichiarato il divorzio. Sommando i versamenti, si arriva all’incirca alla cifra di 60 milioni di euro che la Lario dovrà restituire all’ex marito.  Per Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti italiani, quella di oggi è “una sentenza storica”.

E’ morto Malcolm Young, fondatore degli Ac/Dc

E’ morto Malcolm Young, fondatore degli Ac/Dc

Annuncio della band su Facebook: “Come chitarrista, compositore e visionario, era un perfezionista e un uomo unico”

Pubblicato il 18 novembre 2017

Roma, 18 novembre 2017 – E’ morto Malcolm Young degli Ac/Dc. L’annuncio arriva via Facebook: “Oggi è con profonda tristezza che Ac/Dc deve annunciare la morte di Malcolm Young. Malcolm, insieme ad Angus, è stato il fondatore e creatore di Ac/Dc. Con grande dedizione e dedizione, era la forza trainante della band”. Così la pagina della band sul social network comunica la morte del suo fondatore. “Come chitarrista, compositore e visionario, era un perfezionista e un uomo unico”, spiegano ancora su Facebook. Young era nato il 6 gennaio del 1953 a Glasgow, nel Regno Unito. E’ deceduto dopo una lunga malattia. Nella città scozzese Malcolm fondò il gruppo insieme al fratello nel 1973 e nel 2014 si ritirò a vita privata per un principio di demenza. Da allora era ricoverato in un centro specializzato in una città australiana.

“La sua lealtà verso i fan era ineguagliabile”, prosegue il fratello Angus nel post: “Come suo fratello è difficile esprimere a parole ciò che ha significato per me durante la mia vita, il legame che avevamo era unico e molto speciale. Si lascia dietro un’enorme eredità. Malcolm, lavoro ben fatto”.

Diciassette album pubblicati e oltre 200 milioni di copie vendute hanno fatto degli Ac/Dc un pilastri dell’hard rock degni anni Settanta.

Malcolm lascia la moglie O’Linda, i figli Cara e Ross e tre nipoti. Poche settimane fa, il 23 ottobre, era scomparso George Young, fratello maggiore di Angus e Malcolm, ex chitarrista e bassista della band australiana e produttore di tanti suoi successi.

Nuvola radioattiva, la Russia conferma.

Nuvola radioattiva, la Russia conferma. Tracce in Europa a settembre

Con molti giorni di ritardo il servizio metereologico russo conferma  concentrazioni “estremamente alte” dell’isotopo radioattivo Rutenio-106

Pubblicato il 20 novembre 2017
Simbolo delle radiazioni (foto d'archivio Afp)

Simbolo delle radiazioni (foto d’archivio Afp)

Mosca, 20 novembre 2017 – Confermata, anche se con parecchi giorni di ritardo, la notizia della contaminazione in Russia (e purtroppo anche in Europa) per opera dell’isotopo radioattivo Rutenio-106.

L’allarme da noi è arrivato dieci giorni fa, quando il quotidiano britannico The Guardian, citando l’agenzia per la sicurezza nucleare francese Irsn, parlò per la prima volta di una nuvola di inquinamento radioattivo arrivata sopra l’Europa. “C’è stato un incidente nucleare in Russia o in Kazkistan l’ultima settimana di settembre”, era la considerazione.

E solo oggi il servizio meteorologico russo ha confermato la presenza alla fine del mese di settembre di concentrazioni “estremamente alte” dell’isotopo radioattivo Rutenio-106 in alcune zone del Paese. La concentrazione più elevata – un livello 986 volte superiore alla radiazione naturale di fondo – è stata registrata dalla stazione meteorologica di Argayash, nella regione di Chelyabinsk, a una trentina di chilometri dal sito nucleare di Mayak, già teatro nel 1957 di un grave incidente e utilizzato oggi come impianto di riprocessamento del combustibile esaurito.

Tornando alla situazione in Europa, l’Irsn aveva rilevato tracce di Rutenio-106 in territorio francese fra il 27 settembre e il 13 ottobre: la fonte della contaminazione – non a livelli pericolosi per la salute – era stata identificata in un punto compreso fra il Volga e gli Urali.

L’ente nucleare russo, Rosatom, aveva dichiarato all’epoca che i livelli radioattivi “attorno all’intera infrastruttura nucleare russa sono nella norma e al livello della radiazione di fondo”.
Il Rutenio-106 non esiste in natura ed è prodotto dalle reazioni nucleari all’interno di un reattore.