La Ruota di Falkirk, situata nell’omonima città della Scozia e mostrata nella foto, è una delle più incredibili costruzioni ingegneristiche al mondo, un sistema che permette di collegare il canale Forth and Clyde allo Union Canal fungendo da ascensore per imbarcazioni. In particolare si tratta di un cosiddetto ascensore idraulico rotante per imbarcazioni, unico al mondo nel suo genere. Pensate che il dislivello tra i due bacini nel punto in cui è stata realizzata la ruota è di ben 24 metri, più o meno equivalente all’altezza di un edificio di otto piani. Il design della struttura ricorda una doppia lancia celtica, un’elica di una nave o una gabbia toracica di una balena: infatti la Ruota di Falkirk è come una enorme spina dorsale di un pesce che si solleva dalle acque del canale. Essa è caratterizzata da un diametro totale di 35 metri ed è costituita da due bracci contrapposti estendibili di 15 metri ciascuno, collegati ad un asse centrale di 28 metri. Alle estremità dei bracci ci sono due grandi cassoni che possono contenere fino a 250.000 litri tra acqua e barche. Il funzionamento dei cassoni della Ruota si basa sul principio di Archimede per cui ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale al peso del volume di fluido spostato. Affinché il sistema funzioni, è necessario mantenere costate il livello dell’acqua su ogni lato della Ruota, il che è ottenuto attraverso un sistema di controllo automatizzato, costituito da sensori di livello dell’acqua, chiuse e pompe.
Archivio mensile:agosto 2020
Coronavirus, Governo chiude le discoteche in tutta Italia. “Contributi per gli operatori”
Coronavirus, Governo chiude le discoteche in tutta Italia. “Contributi per gli operatori”
Speranza: “Non vanifichiamo gli sforzi fatti, priorità alle scuole”. Mascherine obbligatorie nei luoghi e nei locali aperti al pubblico dalle 18 alle 6
Roma, 16 agosto 2020 – Discoteche chiuse in tutta Italia. Lo ha deciso il Governo al termine del confronto in videoconferenza con le Regioni. Stop alle deroghe concesse dagli enti locali: le attività dovranno chiudere, mentre sarà riconosciuto un sostegno economico a chi sarà costretto a rimanere fermo. L’incontro è durato oltre due ore, presenti i ministri Francesco Boccia, Roberto Speranza e Stefano Patuanelli ed i presidenti delle Regioni. “Non bisogna vanificare gli sforzi fatti – ha detto Speranza -, la nostra priorità deve essere riaprire le scuole a settembre in piena sicurezza”.
Coronavirus, il bollettino del 16 agosto
Gli enti locali dovranno così adeguarsi al dpcm del 7 agosto scorso che recita: “Restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso”. Nel weekend di Ferragosto i locali sono rimasti aperti anche se con ulteriori restrizioni come quelle varate da Stefano Bonaccini in Emilia Romagna e da Luca Zaia in Veneto, con ordinanze per imporre la mascherina obbligatoria e un dimezzamento della capienza. Secondo le stime del Silb (il sindacato italiano locali da ballo), con lo stop alle discoteche “sono a rischio quattro miliardi di euro”. A tanto ammonterebbe il fatturato annuale di questi esercizi in Italia.
Ordinanza del Ministero della Salute. Discoteche chiuse
Coronavirus, cluster a Porto Rotondo: 6 contagi dopo una festa
Mascherine
Al termine del confronto coi governatori Speranza ha firmato un’ordinanza che prevede l‘obbligo delle mascherine, dalle 18 alle 6 del mattino, nei luoghi e locali aperti al pubblico e nei luoghi in cui è più facile che si creino assembramenti. Una misura che ha il chiaro intento di arginare il rischio di diffusione del Covid legato alla Movida, imponendo il dispositivo di protezione anche all’aperto. “Diamo un segnale al paese che bisogna tenere alta l’attenzione”. ha detto Speranza secondo quanto si apprende.
Nella bozza dell’ordinanza si legge: “E’ fatto obbligo dalle ore 18.00 alle ore 06.00 sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto, negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici ( piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale”.
Pillola Ru486 si potrà assumere fino alla nona settimana
Aborto, Speranza: “Pillola Ru486 si potrà assumere fino alla nona settimana e non serve ricovero”
La decisione del ministro arriva a seguito del parere chiesto all’Isituto superiore di Sanità dopo l’ondata di proteste per il provvedimento approvato a giugno della giunta leghista in Umbria, che ha deciso lo stop all’aborto farmacologico in day-hospital revocando una delibera regionale del 2019. Le direttive approvate già dieci anni fa dal ministero consigliavano infatti tre giorni di ricovero per la paziente che assumeva la pillola abortiva, lasciando però la scelta alle Regioni che nella maggior parte dei casi hanno optato per la somministrazione ambulatoriale. E, dunque, senza ricoverare la donna che voleva interrompere la gravidanza.
Il provvedimento della Regione Umbria era stato rivendicato dalla giunta stessa sulla base delle linee di indirizzo che il Ministero aveva promulgato nel 2010 dopo che l’Agenzia del farmaco italiana, AIFA, aveva autorizzato l’immissione in commercio del farmaco come atto dovuto nel rispetto delle leggi europee, ma ponendo restrizioni che in altri Paesi non erano presenti: ricovero ospedaliero di tre giorni e limite delle 7 settimane di gestazione. La decisione della giunta guidata dalla leghista Donatella Tesei, ha scatenato un’ondata di proteste, su un tema che, in realtà, non riguardava solo l’Umbria ma tutta l’Italia. Infatti il ricorso al metodo non chirurgico nel nostro Paese è fermo al 20,8% dei casi, con grandi differenze tra Regioni. Le linee guida che saranno emanate dal ministero intendono dunque facilitare l’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico.
Ok a decreto Agosto, Conte: “Risorse per 100 miliardi”.
Ok a decreto Agosto, Conte: “Risorse per 100 miliardi”. Bonus a pagamenti elettronici, più soldi per invalidità, decontribuzione del 30% per chi lavora al Sud. Via libera anche alla riforma del Csm
Nel corso della conferenza stampa il presidente snocciola le nuove misure prese dal governo per rilanciare il Paese. Proroga della Cassa integrazione, stop ai licenziamenti fino a novembre, rateizzazione delle tasse per gli autonomi. Tra le novità c’è poi un provvedimento che Conte definisce “storico” e che pone le basi per la “reindustrializzazione” del Sud: dal 1 ottobre tutte le aziende del Mezzogiorno godranno di una “decontribuzione del 30% per tutti i lavoratori, non solo i neoassunti”. In tutto il decreto vale 25 miliardi: sommando anche il decreto cura Italia (20 miliardi) e il decreto Rilancio (55) si arriva appunto a 100 miliardi – finanziati con maggior deficit – messi in campo dall’inizio dell’emergenza.
Nel nuovo provvedimento trova spazio anche a una delle battaglie più cara al premier, quella contro l’evasione fiscale. “Premiamo cittadini che potranno recuperare parte di quanto spendono con pagamenti elettronici e potranno usufruire di un bonus fino a 2mila euro all’anno”, spiega, confermando l’anticipo a dicembre dello strumento del cashback, anche se salta il bonus consumi (sconto del 20% su molte tipologie di spesa fatte con carta) che compariva nelle prima bozze.
Il Consiglio dei ministri ha approvato anche la riforma del Consiglio superiore della magistratura e sono state concordate le misure del nuovo Dpcm sul coronavirus che sarà in vigore fino al 7 settembre. A questo proposito, Conte manda un monito ai giovani: “Oggi il nostro tasso dei contagi è tra i più bassi dell’Ue”, dice, nonostante il lieve rialzo degli ultimi giorni. “Capisco i giovani che hanno il desiderio di divertirsi, di movida. Però attenzione, bisogna farlo in modo responsabile”.
I contenuti del decreto Agosto – L’intero pacchetto di misure è stato finanziato con un ulteriore scostamento di bilancio da 25 miliardi, autorizzato nelle settimane scorse da Camera e Senato. A cui Conte manda il suo ringraziamento: “Il decreto è stato possibile anche grazie alla collaborazione del Parlamento. Sono convinto che deputati e senatori potranno migliorare ancora il testo approvato”. Per quanto riguarda il lavoro, la spesa totale ammonta a 12 miliardi: c’è il rinvio del saldo delle tasse per le partite Iva ad aprile 2021 (con la rateizzazione spalmata in 24 mesi), la proroga della Cassa integrazione per altre 18 settimane, ma anche 4 mesi di sgravi contributivi al 100% per chi reintegra i lavoratori. In materia di licenziamenti è confermato l’accordo trapelato nelle scorse ore: prorogato il blocco a novembre per tutti e fino a fine anno per chi usufruisce della Cig. “Esoneriamo gli esercenti dal pagamento della Tosap (la tassa per l’occupazione di suolo pubblico) per tutto il 2020 e prevediamo l’abolizione della seconda rata Imu per teatri, alberghi e cinema”, chiarisce Conte. Prorogata la moratoria per prestiti e mutui fino a fine gennaio 2021.
Poi la novità: “Introduciamo contributi a fondo perduto, in relazione alle perdite di fatturato, per gli esercenti dei centri storici di 29 città vocate al turismo internazionale (individuate sulla base dei turisti stranieri che ospitano abitualmente rispetto ai residenti, ndr)”, annuncia il premier. Soldi in arrivo anche per la filiera dell’automotive (500 milioni), per il fondo delle crisi d’impresa e soprattutto per gli invalidi civili. “Anche questo è un passaggio storico“, chiarisce il presidente del Consiglio, citando la recente sentenza della Corte costituzionale secondo cui le pensioni di invalidità sono troppo basse. “Aumentiamo le pensioni agli invalidi civili al 100% a partire già dai 18 anni, così come agli inabili, ai sordi e ai ciechi civili assoluti titolari di pensione. Si passa dai circa 285 euro attuali fino a 648 euro al mese per tredici mensilità”. Per quanto riguarda il cashback, invece, il premier spiega che “la misura era già prevista nella scorsa manovra. Non l’abbiamo realizzata per la pandemia”. Ma ora il governo decide di scommetterci e stanzia nuove risorse con l’obiettivo di “abbassare le tasse” a fronte di una sperata riduzione dell’evasione fiscale.
Gualtieri: “Misure strutturali. Dati promuovono lavoro del governo” – Per spiegarne il funzionamento interviene il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: “Il meccanismo è a punti, non di sconto, che sarà definito nel dettaglio a breve: consente di cumulare il vantaggio di un certo numero di transazioni per avere poi indietro risorse che possono variare, evitando un elemento redistributivo regressivo. Poi ci sarà un cashback in tranche semestrali, prima delle vacanze estive e poi alla fine dell’anno successivo”. La strada intrapresa dal governo, aggiunge il titolare di via XX Settembre, è quella di dare “un supporto più deciso alla crescita e alla ripartenza dell’economia, all’occupazione, anche con una maggiore selettività. I dati anche più recenti – spiega – ci dicono che il lavoro che abbiamo svolto, a partire naturalmente dall’efficace azione di contenimento della pandemia, ci ha consentito di ripartire in sicurezza”. Parole condivise anche da Conte, secondo cui gli ultimi dati Istat certificano che la ripresa dei consumi a giugno c’è stata. Ed è accaduto anche grazie “alle misure perseguite fin qui dal governo”. Nel decreto trovano posto poi 3 miliardi per il settore del turismo e 600 milioni per la ristorazione. “Una filiera che ha pagato un prezzo altissimo con un calo di fatturato del 60%: dobbiamo sostenere questa filiera di 180mila imprese e dare una risposta all’agroalimentare”, commenta la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova parlando dei fondi appena stanziati. La titolare del Lavoro Nunzia Catalfo, invece, sottolinea l’intervento per i 1.500 lavoratori di Air Italy.
Csm, Bonafede: “Stop a degenerazione correnti” – “Sono molto orgoglioso di questa riforma, molto importante per il buon funzionamento del Csm”, dichiara il ministro Alfonso Bonafede prima di annunciare i contenuti del provvedimento. “Voglio chiarire che l’obiettivo è scardinare quanto più possibile il sistema creato con le degenerazioni del correntismo“. Una risposta da parte del governo allo “scandalo delle nomine” esploso a maggio dell’anno scorso con l’inchiesta di Perugia sull’ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Anm Luca Palamara che ha trascinato con sé una parte di Palazzo dei Marescialli. Confermate tutte le anticipazioni della vigilia: elezione dei togati con sistema maggioritario a doppio turno in 19 collegi, sorteggio se mancano candidati. Stop ai membri laici se appena usciti da incarichi di governo, sì alle quote rosa. “Finalmente abbiamo messo nero su bianco una norma di cui si parla da vent’anni: il magistrato che entra in politica una volta eletto ha perso requisiti di terzietà e quindi il magistrato non potrà più tornare alla magistratura”, annuncia poi il ministro. “E non può candidarsi nel territorio dove esercita le sue funzioni”. Si mette quindi la parola fine alle cosiddette porte girevoli tra mondo della giustizia e politica. Tramonta infine la gerarchizzazione delle procure introdotta con le riforme Castelli-Mastella e vengono introdotti paletti più rigidi per il cambio di funzione dei magistrati.
Misure anti-Covid estese al 7 settembre – Per quanto riguarda il nuovo dpcm che sarà in vigore a partire dal 10 agosto, Conte ha chiarito che sono state prese “misure adeguate alla situazione attuale”. Uno scenario di “sostanziale stabilità”, dice, “con lievi segnali di ripresa dei contagi”. Eppure, aggiunge, “stiamo facendo bene e anche meglio dei Paesi confinanti”. Come ad esempio Germania e Francia, dove ormai si registrano ogni giorno più di mille casi. Da qui la decisione di estendere a inizio settembre le “misure precauzionali minime”, tra cui l’obbligo di mascherine al chiuso, il divieto di assembramento, la raccomandazione di lavarsi le mani con frequenza. “Non vogliamo nuove restrizioni, anzi abbiamo previsto la ripartenza delle navi da crociera e di attività come quelle fieristiche”, chiarisce Conte. Ma avvisa: “Tutto questo bisogna farlo con responsabilità. Bisogna essere intelligenti. Capisco che questo è il periodo più caldo dell’anno, capisco i giovani che hanno desiderio di divertirsi”. Eppure bisogna ricordarsi “dei propri cari e delle persone vulnerabili”. Parole nel solco di quelle pronunciate dal capo dello Stato Sergio Mattarella solo pochi giorni fa.
Consiglieri regionali col bonus, la Lega è la più coinvolta.
Consiglieri regionali col bonus, dal Veneto all’Emilia: la Lega è la più coinvolta. Salvini: “Ho sentito Zaia, non li ricandidiamo”
Nel Carroccio ora si apre la questione di come sanzionare chi ha percepito il bonus. Dopo la sospensione dei deputati e dei consiglieri coinvolti, oggi Matteo Salvini in conferenza stampa da Forte dei Marmi ha ribadito: “Abbiamo già deciso, Zaia l’ho sentito, non saranno ricandidati. In Veneto vinceremo con almeno il 70% dei consensi”. Il riferimento è proprio al caso dei tre veneti che hanno chiesto il sussidio e che erano in corsa per la ricandidatura. Il vice di Zaia in Veneto, Gianluca Forcolin, finito sotto accusa anche se alla fine a lui il bonus era stato poi negato, nelle scorse ore ha attaccato i vertici del partito: “Mettiamo in chiaro una cosa, io non sono furbetto”, ha detto a Repubblica. “E poi, scusate: il governatore della Lombardia è ancora al suo posto e io vengo cacciato dalle liste per una pratica inevasa? Io non sono neanche presente negli elenchi dell’Inps”. Il riferimento è al governatore Attilio Fontana, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura di camicia alla regione durante la crisi covid.
I consiglieri regionali della Lega col bonus – In Veneto sono tre i leghisti sotto accusa: Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e il vice presidente della giunta Gianluca Forcolin. In Piemonte si tratta invece di Claudio Leone e Matteo Gagliasso. In Liguria invece Alessandro Puggioni. Infine in Emilia-Romagna, l’ultimo emerso in ordine di tempo: Stefano Bargi.
Gli altri consiglieri coinvolti – Al momento, sempre stando alle autoconfessioni, risulta anche un consigliere Pd del Piemonte, Diego Sarno e il consigliere Fi del Friuli-Venezia-Giulia Franco Mattiussi. Sempre in Friuli, anche il consigliere della lista i CittadiniTiziano Centis e l’ex presidente ora nel Misto Renzo Tondo,
L’ultimo caso emerso: il consigliere regionale del Carroccio in Emilia – L’ultimo leghista a essere stato sospeso è Stefano Bargi, di Sassuolo (Modena), 31 anni, che nei mesi scorsi è stato confermato al secondo mandato da consigliere. Lo riportano i giornali locali. Bargi, gestisce, insieme a due soci, il locale ‘Beerstop’ di Maranello (Modena). Sentito dal Corriere di Bologna e dalla Gazzetta di Modena, ha spiegato che l’associazione di categoria della quale fa parte ha suggerito alla sua società di fare la richiesta. Così sono arrivati due bonus da 600 euro, uno ad aprile e uno a maggio che, sempre secondo Bargi, sono stati messi a disposizione della società per far fronte ai mancati guadagni del lockdown. Adesso rischia la sospensione dalla Lega, anche se invita il suo partito a fare una valutazione dei singoli casi. “Lo confermo e non mi giustifico – le parole di Bargi riportate dal Corriere di Bologna – ma ora non voglio passare da ladro, visto che il nostro locale offre lavoro a diverse persone e non fa nulla di illecito. Quei soldi posso ridarli anche domani e se c’è da pagare per questo errore pagherò. Ma quando ci hanno detto che quel bonus come società ci spettava, con i miei soci abbiamo deciso di richiederlo. L’unica cosa della quale posso accusarmi è di non aver pensato ad uscire dalla società nel momento della richiesta del bonus avendo anche un ruolo politico”.
I quattro consiglieri provinciali in Alto-Adige – Come fa sapere la Tageszeitung sarebbero quattro i consiglieri provinciali che hanno fatto richiesta per avere le 600 euro. Sono i consiglieri Svp Helmut Tauber e Gert Lanz e l’assessore Arnold Schuler nonché il consigliere di opposizione del TeamK Paul Köllensperger, fa sapere la Tageszeitung. Mentre Tauber e Köllensperger hanno fatto richiesta e hanno già avuto il bonus, glia altri due non avrebbero percepito la somma.
Salvini al Senato senza mascherina.
Salvini al Senato senza mascherina: “Non ce l’ho e non la metto”. E partecipa in una sala all’evento di Sgarbi che dice: “Non c’è più Covid”
La presenza di Salvini è sintomo di una presa di posizione del leader della Lega, schierato con chi vorrebbe un liberi tutti quasi generalizzato. Infatti arriva a Palazzo Madama rigorosamente senza mascherina. I commessi del Senato, prima chiedono al professor Paolo Becchi, seduto in sala, di indossare la mascherina, poi si rivolgono anche a Salvini, in prima fila, che però non ascolta ragioni. “Non ce l’ho e non la metto”, dice, restando a viso scoperto. Qualcuno gli fornisce una mascherina tricolore, ma il leader della Lega la nasconde prontamente in tasca, senza indossarla. Non è la prima volta per Salvini, nemmeno per l’ospite Becchi: il filosofo su Twitter ha raccontato che proprio durante il viaggio da Genova a Roma è stato “insultato da un capotreno” perché non aveva la mascherina. ” Ho dovuto metterla per evitare una multa salata – ha scritto – Basta! La mascherina infilateva in c…“.
Pochi giorni fa, entrando sempre a Palazzo Madama, Salvini era già stato fermato dai commessi perché senza mascherina. Nei scorsi giorni, nelle tappe dei vari tour elettorali, dalla Campania, alla Toscana, non era passata inosservata l’assenza di mascherina sul volto del capo della Lega, una scelta ribadita anche oggi in Senato. Ormai Salvini non ha più la sua mascherina, neanche al collo. In più, quando è nelle piazze, non si ritrae da selfie e abbracci senza protezione.
Una strategia chiara, ribadita nei fatti e nelle parole: il suo discorso è tutto una ribellione alle regole per la prevenzione dal contagio. “La libertà di pensiero è il primo bene a rischio: c’è un fronte di chi ha un’idea diversa rispetto al mainstream. Io mi sono rifiutato di salutare di gomito. Se uno mi allunga la mano, mi autodenuncio, gli do la mano. Tanto un processo più, un processo meno… “, afferma Salvini. Poi ancora: “I numeri sono sotto controllo, ma è normale che abbiamo tutti i giorni il bollettino dei contagi? Siamo al terrorismo mediatico“. Infine un altro affondo sui dispositivi di protezione: “Ho visto una signora al mare entrare in acqua con la mascherina. Vuol dire che c’è da fare lavoro di recupero importante, un lavoro culturale“.
L’idea di base è che il coronavirus non esista più, come sintetizza Sgarbi: “Questa riunione ha un obiettivo molto serio: fare in modo che tante persone qui presenti siano ascoltate dal governo. Ci sono diverse verità, non solo una. C’è quella di chi dice, nei nostri ospedali non c’è più Covid“. Il critico d’arte aggiunge: “Da due mesi non c’è un solo morto di Coronavirus. Anche dire che il Brasile è in emergenza non è vero”. Nessuno tra medici, virologi, giuristi e politici in platea (tutti senza mascherina) presenti, a quanto è dato sapere, ha contestato o ridimensionato queste ricostruzioni negazioniste del critico d’arte. In Brasile ad oggi ci sono stati più di 2,4 milioni di casi accertati e oltre 87mila morti dichiarati. L’altro organizzatore del convegno, il leghista Siri, punta invece il dito sulle ricadute economiche. A suo parere “quanto accaduto nella bergamasca”, ovvero un aumento della mortalità del 568%, “non poteva giustificare ansia e angoscia eccessiva”. Ora quindi, è il suo ragionamento, “bisognerebbe evitare che in questa cosiddetta eventuale fase 4, ci sia ancora allarmismo. Ora dobbiamo stare ai fatti. Solo la narrazione su una presunta seconda ondata ha una grave incidenza sul Pil“.
Tra gli esperti invitati a sostenere queste tesi c’è il professor Alberto Zangrillo, non un virologo ma il primario di anestesia e rianimazione all’Irccs San Raffaele di Milano. Diventato famoso per la sua frase sul “virus clinicamente inesistente“, durante il suo intervento al convegno rivendica questa posizione: “I contagi che stiamo contando non sono in grado di produrre una malattia con clinica tale da portare il malato a ospedalizzazione o peggio ancora al ricovero in terapia intensiva”. Per Zangrillo “dobbiamo comportarci con buonsenso e ottimismo evitando gli estremismi” che possono portare a “persone che non vanno in ospedale per paura” e questo “contrasta con la responsabilità” perché “non esiste solo il coronavirus”.
La sua tesi e quelli di altri esperti, come il virologo Massimo Clementi, dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, viene utilizzata come grimaldello per criticare una possibile proroga dello stato di emergenza: “Fra i motivi che giustificherebbero la richiesta”, spiega Clementi, “si evidenzia che ancora esisterebbero focolai di infezione e che nei prossimi mesi potrebbe esserci una seconda ondata” di Covid-19. “Quindi si vuole estendere lo stato di emergenza sulla base di una ipotesi”, dice.
Sulla base di queste convinzioni si esprime anche il giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese: “Lo stato di emergenza lo dichiara il Consiglio dei ministri in constatazione di una situazione di fatto che ora non esiste e quindi sarebbe fondata su una base che non c’è. Se non c’è uno stato di emergenza non si può dichiarare. Serve adottare norme proporzionate agli eventi”, spiega Cassese. Salvini ne approfitta subito: “Domani intervengo dopo Conte in Senato, citerò il professor Cassese”, dice il leader della Lega riferendosi proprio al dibattito previsto martedì alla Camera.
Tra gli ospiti del convegno c’è anche il virologo Giulio Tarro, che in primavera diceva: “Il lockdown è senza senso, perché dobbiamo usare le armi di questo Paese, il sole e il mare per aiutarci a guarire”. Oggi è un altro dei sostenitori nel rivedere l’uso delle mascherine, “soprattutto in vista della prossima apertura delle scuole a settembre”. La scuola è un altro tema cavalcato nel corso dell’incontro, anche dal tenore Bocelli: “Mi sono sentito umiliato e offeso come cittadino quando mi è stato vietato di uscire di casa. Devo anche confessare, e lo faccio qui pubblicamente, di aver anche in certi casi disobbedito volontariamente a questo divieto perché non mi sembrava giusto né salutare“, racconta Bocelli, che ha confessato di aver contratto il Covid. “Mi preme sottolineare l’aspetto che riguarda la scuola e i bambini: io ho una figlia di 8 anni e non posso pensare che questi ragazzi debbano ritrovarsi a scuola divisi da un pezzo di plexiglass e nascosti da una mascherina”, è la riflessione del tenore.
Fontana prova a difendersi.
Caso camici, Fontana in Consiglio regionale: “Qui per voltare pagina”. Ma cambia di nuovo versione su fornitura e bonifico. Silenzio sul conto in Svizzera e i trust alle Bahamas
Fontana, però, sostiene di aver appreso dei “rapporti negoziali” tra Dini e la Centrale acquisti della regione solo il “12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una fornitura a titolo oneroso“. Una ricostruzione diversa da quella fornita il 7 giugno, quando il caso esplose grazie alle inchieste del Fatto Quotidiano e Report. In quell’occasione il leghista disse di “non sapere nulla” della procedura e rivendicò la sua “estraneità alla vicenda”. Oggi cambia linea e spiega di essere intervenuto in prima persona per fermare tutto: “Credo tuttora che si sia trattato di un negoziato del tutto corretto, ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni”.
La verità di Fontana sulla fornitura – Stando alle sue parole, quindi, il 16 aprile scorso l’azienda del cognato tentò davvero di fare un affare da oltre mezzo milione con la Centrale acquisti regionale (guidata dall’ormai ex dg Filippo Bongiovanni, anche lui indagato, a cui il presidente oggi ha ribadito la sua stima). Versione che lo stesso Dini ha sempre smentito, parlando di una “donazione” scambiata per fornitura dai suoi stessi dipendenti e subito rettificata. Tutto poi si sarebbe fermato dopo il coinvolgimento del governatore, resosi necessario per evitare eventuali accuse di conflitto di interessi. “Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari”, dice tra gli applausi dei consiglieri di maggioranza. “Regione Lombardia non ha speso 1 euro per quei 50mila camici”. Sta di fatto che soltanto ieri, in un colloquio con La Stampa, proprio Fontana parlava ancora di una “donazione” a cui lui stesso avrebbe voluto partecipare.
Nuova versione sul bonifico al cognato – È su questo punto che il governatore non entra nei dettagli. Nel corso delle indagini, infatti, è saltato fuori un bonifico da 250mila euro partito dai suoi conti svizzeri – gli stessi che fino al 2015 avevano in pancia oltre 5 milioni ed erano gestiti da due trust alle Bahamas aperti dalla madre, poi scudati – e destinato proprio al cognato. Tutto bloccato all’ultimo a causa di un alert all’antiriciclaggio. “La magistratura sta ipotizzando una diversa ricostruzione relativa al mio coinvolgimento”, spiega Fontana, per cui “voglio solo dire che avevo considerato di alleviare l’onere dell’operazione, partecipando personalmente alla copertura di una parte dell’intervento economico”. In sostanza Fontana bonificò i 250mila euro come forma di risarcimento per il cognato, dopo aver bloccato il suo affare con la Regione. Si è trattato, continua, di una “decisione spontanea e volontaria e dovuta al rammarico nel constatare che il mio legame di affinità (con Dini, ndr) gli aveva arrecato svantaggio“. Anche qui la ricostruzione risulta diversa rispetto a quella data dallo stesso presidente leghista ieri al quotidiano torinese. “Quando è saltata fuori questa storia e ho visto che mio cognato faceva questa donazione, ho voluto partecipare anch’io. Fare anch’io una donazione”, aveva dichiarato. Ora, invece, parla di risarcimento, allineandosi a quanto già sostenuto dal suo avvocato. Nessuna parola, poi, sui trust alle Bahamas attualmente al centro dell’attenzione della procura.
Il governatore passa al contrattacco – “Quel gesto è diventato sospetto“, ha poi aggiunto Fontana, rimandando al mittente l’accusa di essersi mosso solo dopo l’interessamento dei giornalisti alla vicenda. “Report si è palesata sul punto il 1 giugno, quando erano passati 18 giorni. Io invece sapevo già tutto perché c’era una ricerca spasmodica di presidi medici. Ma ribadisco che l’ho capito il 12 maggio”, si giustifica. “È questo che intendevo dire quando ho affermato di essere estraneo alla fornitura onerosa”. Nel corso del suo lungo intervento al Pirellone, anticipato ieri dall’annuncio del Movimento 5 stelle di voler presentare una mozione di sfiducia “per liberare la Lombardia”, il governatore è passato alle critiche piovute sulla sua gestione dell’emergenza coronavirus. “A causa di tutti questi attacchi, Regione Lombardia ha subito un grave contraccolpo a livello di reputazione” determinando “un sentiment negativo” e “arrivando a mettere in discussione un’eccellenza, quella del sistema sanitario lombardo, riconosciuto a livello nazionale e internazionale”. Nonostante questo, il leghista ha intenzione di tirare dritto. “Sono il presidente che non si è arreso al Covid-19, non è arretrato davanti ad una pandemia e non intende arrendersi innanzi a nulla”. “La Lombardia è libera e come tale va lasciata”, ha concluso tra gli applausi della maggioranza, mentre i consiglieri della Lega hanno esposto e sventolato le bandiere della Regione con la rosa camuna.
La reazione delle opposizioni – Il primo a parlare al termine del lungo discorso di Fontana è stato il consigliere dei radicali Michele Usuelli, che ha attaccato il governatore per l’incongruenza delle sue dichiarazioni. A suo parere, però, dovrebbe dimettersi perché “è venuta meno la fiducia” nei suoi confronti a causa della gestione dell’emergenza, piuttosto che per le conseguenze giudiziarie. “Le persone il cui fallimento oggi è diventato cronaca e materiale da procura, non possono essere le stesse che dovranno guidare la ripartenza della nostra regione”, ha dichiarato il capogruppo M5s Massimo De Rosa. Duro attacco anche da parte del Partito democratico: “Qualcosa non quadra” in tutta la ricostruzione, ha inveito il capogruppo Fabio Pizzul, “e quando un presidente lascia l’ombra di una menzogna di fronte ai lombardi, c’è un enorme problema politico”. A suo parere, resta anche il dubbio “sull’opportunità” per un rappresentante delle istituzioni “di fare bonifici da conti svizzeri” scudati con la voluntary disclosure. Secondo il leghista Roberto Anelli, invece, “in un Paese normale il presidente sarebbe stato fatto Santo subito“. Sostegno anche da Fratelli d’Italia per come Fontana “ha guidato la Lombardia” nei momenti di “maggiore difficoltà” e da Forza Italia: “Totale solidarietà e affetto al presidente per il terribile sciacallaggio a cui stiamo assistendo in questi giorni”, ha dichiarato il forzista Comazzi. Ma è nel campo delle opposizioni che ora si sposta la discussione politica, con il Pd e gli altri partiti in dubbio se convergere sulla mozione di sfiducia annunciata dai pentastellati.
“Torture, estorsione, spaccio e arresti illegali”.
“Torture, estorsione, spaccio e arresti illegali”. Carabinieri arrestati e caserma sequestrata a Piacenza: “Schiaffoni come in Gomorra”
L’intercettazione: “Ho fatto un’associazione a delinquere” – E basta anche una sola delle intercettazioni degli indagati per capire come fossero lontani da quel modello: “Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi (…) in poche parole abbiamo fatto una piramide (…) noi siamo irraggiungibili. Abbiamo trovato un’altra persona – prosegue l’intercettazione – che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice: ‘Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori!’ e la roba gliela diamo noi!”. La caserma, atto mai disposto prima, è stata sequestrata. L’immobile di via Caccialupo, a pochi passi dal Duomo, è stato “sottoposto a sequestro penale” perché è lì che venivano portate le persone, secondo gli inquirenti, arrestate illegalmente. E dove si sono compiute, per l’accusa, torture, lesioni, estorsioni e spaccio di droga. L’operazione, soprannominata “Odysseus” è stata condotta dalla Guardia di finanza, in collaborazione con la polizia locale, ed è partita nel 2017. L’inchiesta è coordinata dal neo procuratore della Repubblica Grazia Pradella ed è durata sei mesi, durante i quali è stato utilizzato anche il trojan informatico per captare spostamenti e discussioni delle persone coinvolte. Un cittadino sarebbe stato accusato ingiustamente di spaccio di stupefacenti attraverso prove false. Tutto è partito dalla segnalazione di un alto ufficiale dei carabinieri – non in servizio a Piacenza – che ha denunciato i fatti ai magistrati. Una segnalazione arrivata dopo una convocazione da parte degli uomini della polizia locale che lo avevano citato come teste in un caso di maltrattamenti e hanno raccolto le sue dichiarazioni spontanee.
La droga recuperata in divisa – Tra i vari episodi legati allo spaccio che vengono contestati all’appuntato dei carabinieri in servizio alla stazione di Piacenza Levante, ora in carcere, c’è anche il fatto di essere andato insieme a un collega a recuperare un “quantitativo non accertato di marijuana” durante l’orario lavorativo, in divisa e a bordo di un’auto dei carabinieri con i colori d’istituto, lo scorso 4 marzo. La droga era stata portata nella caserma di via Caccialupo e lì consegnata a uno spacciatore della zona affinché la vendesse. I quantitativi di stupefacenti sequestrati venivano infatti presi dai carabinieri e dati in parte agli informatori per ricompensarli delle soffiate e in parte ai pusher con i quali poi dividere i guadagni. In diverse occasioni, inoltre, l’appuntato indagato trasportava la droga anche nella propria auto di proprietà: è capitato, per esempio, a metà marzo che il militare portasse hashish “nell’ordine di alcuni chilogrammi per volta” dal Milanese, dove la droga veniva acquistata da un altro degli indagati, fino a Piacenza, “sfruttando il suo ruolo di appartenente all’Arma che maggiormente garantiva da eventuali controlli”, come scrive il gip Luca Milani nell’ordinanza.
Il racconto dello spacciatore e informatore: “Festini con droga e prostitute”- Uno dei primi testimoni dell’indagine è stato uno spacciatore marocchino che era diventato informatore dei carabinieri. La testimonianza dell’uomo è stata raccolta dalla polizia locale e all’inizio gli stessi investigatori stentavano a credere a quel racconto. “I carabinieri tenevano altri comportamenti sopra le righe, come organizzare festini a base di stupefacente ai quali partecipavano diverse prostitute, tra le quali un transessuale che abitava a Piacenza(…) Uno di loro, poi, in più occasioni aveva sottratto parte del denaro sequestrato agli spacciatori che venivano arrestati nel corso di regolari operazioni di polizia”. Ma non solo esisteva in caserma, una sorta di nascondiglio della droga – chiamata la scatola della terapia – dove i complici potevano prendere la droga.
Il pusher che piange mentre viene picchiato – Nel corso della conferenza stampa è stato mostrato un video di un minuto in cui si sente in modo chiaro un cittadino a piede libero piangere per le percosse subite dai carabinieri. Uno degli arresti illegali risale al 27 marzo 2020: si tratta di un pusher percosso “in modo violento” nonostante avesse ancora “le manette alle mani”. C’è poi il caso di un altro spacciatore a cui viene consegnato un documento con timbro ufficiale per poter “uscire fuori Regione” durante l’emergenza coronavirus e recuperare la droga. “Piacenza stava ancora contando i suoi morti“, ha dichiarato Pradella, “e questo signore firma e controfirma un’autocertificazione per permettere allo spacciatore di muoversi verso la Lombardia”. Tutti gli illeciti più gravi “sono stati commessi nel lockdown”, aggiunge il procuratore, “con il più totale disprezzo dei decreti emanati dalla presidenza del consiglio. Solo un militare della caserma non è coinvolto. Faccio fatica a definire questi soggetti ‘carabinieri’ perché i comportamenti sono criminali. Non c’è nulla di lecito” nelle loro azioni. “Quello che la procura deve chiedersi e che deve chiedersi anche l’Arma è come sia stato possibile che un appuntato dei carabinieri con un atteggiamento in stile Gomorra abbia acquisito tutto questo potere”. In un’intercettazione, infatti, è lui stesso a citare la serie tv: “Guarda che è stato uguale, tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato“. Per quanto riguarda il ruolo del comandante della compagnia, Pradella ha spiegato che a suo carico è stata accertata una “spinta” ad eseguire gli arresti illeciti “costi quel che costi”. Il comandante di stazione, invece, “era presente in caserma quando si sono verificati gli episodi di presunte torture e percosse” e avrebbe “partecipato ai falsi arresti”. Gli indagati sono accusati a vario titolo di peculato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello Stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’operazione, scattata all’alba, sono stati sequestrati una villa con piscina, degli automezzi e numerosi conti correnti. “Le indagini patrimoniali hanno evidenziato un tenore di vita che mai avrebbe potuto essere appartenente all’Arma dei carabinieri” ha detto la pm Grazia Pradella nel corso della conferenza stampa.
La procuratrice Grazia Pradella: “Hanno disonorato la loro divisa” – “La figura di spicco come spacciatore era sicuramente un appuntato”, ha spiegato la pm. Per quanto riscontrato i comportamenti illeciti esistono a partire dal 2017, ha aggiunto. “Questi appartenenti all’Arma sono appartenenti figurativamente, hanno disonorato la divisa e hanno commesso atti al pari di criminali veri e propri e credo che questo non costituisca un fatto meritato dalla maggioranza dei carabinieri che svolgono con onestà e lealtà il loro lavoro tutti i giorni”. “Totale sostegno all’autorità giudiziaria”, è il commento del comando generale dell’Arma dei arabinieri alla vicenda. “I gravissimi episodi oggetto di indagine – dicono gli inquirenti – sono ulteriormente aggravati dall’incommensurabile discredito che gettano sull’impegno quotidianamente assicurato dai carabinieri al servizio dei cittadini e a tutela della legalità“. Per questo, è stata disposta “l’immediata sospensione dall’impiego” per i militari coinvolti nell’inchiesta e l’arrivo di “rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico”. “Accuse gravissime rispetto a degli episodi inauditi e inqualificabili. Fatti inaccettabili, che rischiano di infangare l’immagine dell’Arma, che invece è composta da 110.000 uomini e donne che ogni giorno lavorano con altissimo senso delle Istituzioni al fianco dei cittadini – afferma il ministro della Difesa Lorenzo Guerini -. Sono loro il volto della legalità, a ciascuno di loro oggi esprimo la più profonda riconoscenza e vicinanza. Da subito sia l’Arma dei Carabinieri che il Ministero della Difesa hanno dato la massima disponibilità a collaborare con la magistratura affinché si faccia completa luce sulla vicenda – aggiunge Guerini – Il Comandante Nistri mi ha confermato di aver immediatamente assunto tutti i provvedimenti possibili e consentiti dalla normativa vigente nei confronti del personale coinvolto“.
Solo uno dei carabinieri in servizio alla stazione di Piacenza Levante non risulta indagat. Ed è proprio il giovane maresciallo assegnato negli ultimi tempi alla caserma, oggi finita sotto sequestro, a sfogarsi con il padre sulle cattive condotte dei colleghi a cui lui non voleva adeguarsi. “Se lo possono permettere perché portano i risultati, portano un sacco di arresti l’anno – sbotta il carabiniere in un’intercettazione riportata nell’ordinanza di custodia cautelare -. Ma perché? Perché c’hanno i ganci”. Parole che, secondo quanto scrive nell’ordinanza il gip Luca Milani, mettono in luce “lo sfondo cupo e inquietante” della vicenda e cioè che “in presenza di risultati in termini di arresti eseguiti, gli ufficiali di grado superiore erano disposti a chiudere un occhio sulle intemperanze e sulle irregolarità compiute dai militari loro sottoposti”.