Gerusalemme, apre l’ambasciata Usa.

Striscia di Gaza, violenti scontri: 60 palestinesi morti, anche bimba di 8 mesi

Esplodono le proteste contro l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme. E’ la giornata più sanguinosa dal 2014: circa 2800 feriti

Gerusalemme, le proteste non fermano Trump – di A. FARRUGGIA

Gerusalemme, apre l’ambasciata Usa. Tensione altissima

Pubblicato il 14 maggio 2018
Giornata di sangue a Gaza. Le immagini degli scontri

Gaza, 15 maggio 2018 – Riesplode la violenza sul confine della Striscia di Gaza, dove decine di migliaia di dimostranti palestinesi si sono radunati ieri per protestare contro l’inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Per ora si contano 60 morti e circa 2800 feriti tra i manifestanti, ma il ministero della Sanità palestinese fa sapere che tra i feriti oltre 20 versano in gravi condizioni. Tra le vittime otto ragazzini con meno di 16 anni, compresa una bimba di appena 8 mesi che avrebbe inalato gas lacrimogeni. Non è chiaro quanto la bimba, che si chiamava Leila al-Ghandhour, e i suoi genitori fossero vicini alla barriera di sicurezza dove avvenivano gli scontri più violenti.

Oggi, intanto, i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est osservano uno sciopero generale in seguito all’azione dell’esercito israeliano. La protesta (che include tre giornate di lutto) è diretta anche contro il trasferimento dell’ambasciata Usa. Chiusi negozi e scuole. In giornata avranno luogo manifestazioni commemorative della Nakba: la ‘catastrofe’ della costituzione di Israele, avvenuta 70 anni fa..

PROTESTA E SCONTRI – L’altra mattina mattina Hamas aveva distribuito centinaia di volantini dove venivano segnalate le posizioni di diversi insediamenti israeliani che avrebbero dovuto essere presi di mira. In risposta Israele ha schierato un impressionante numero di uomini e mezzi dell’esercito al confine, dichiarando Gaza ‘zona militare chiusa’. Le proteste hanno interessato anche diverse zone della Cisgiordania tra cui le città di Ramallah, Nablus e Gerico.

FOCUS  Le proteste non fermano Trump – di A. FARRUGGIA

STRAGE – Si tratta del giorno con il maggior numero di vittime dalla guerra del 2014 fra Israele e Hamas e coincide con il 70esimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele che i palestinesi chiamano ‘Nakba‘, la catastrofe. Il portavoce del governo palestinese, Yusuf al-Mahmoud ha emesso un comunicato in cui  accusa Israele di aver commesso un “terribile massacro” nella Striscia di Gaza, sollecitando “un intervento internazionale immediato”. Le fonti del ministero della Sanità palestinese, hanno fatto sapere che fra le vittime ci sono anche donne e miniori. “Stiamo assistendo ad una abietta violazione del diritto internazionale e dei diritti umani a Gaza”, ha commentato su Twitter la Ong Amnesty International.

Secondo un portavoce dell’esercito israeliano, “Hamas sta guidando un’operazione terroristica, mascherata da mobilitazione popolare. Cercherà di compiere attentati e di realizzare infiltrazioni di massa in Israele”. L’esercito afferma inoltre di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud della Striscia, dove “un commando di tre terroristi armati stava cercando di deporre un ordigno” e che velivoli israeliani hanno bombardato 5 postazioni di Hamas. Intanto fonti locali fanno sapere che l‘Egitto ha offerto al leader di Hamas, Ismail Haniyeh, di aprire il valico di Rafah al confine con la Striscia di Gaza per fornire aiuti medici e trasferire i feriti più gravi, chiedendo in cambio in cambio la fine delle proteste della ‘Marcia del Ritorno‘.

TURCHIA – Da Londra arriva la condanna del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che non esita a definire Israele “uno Stato terrorista” che “sta compiendo un genocidio“. Il governo di Ankara ha richiamato in patria il proprio ambasciatore, mentre in Turchia sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Questa sera in migliaia hanno manifestato nel centro di Istanbul e altre due manifestazioni sono state annunciate nella stessa Istanbul e a Diyarbakir.

IRAN – Durissimo anche l’attacco lanciato via Twitter dal ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, che scrive: “Il regime israeliano massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto. Nel frattempo, Trump celebra il trasferimento illegale dell’ambasciata Usa ed i suoi collaboratori arabi cercano di distogliere l’attenzione”.

TRUMP: “UN GRANDE GIORNO” – Mentre le cancellerie di molti Paesi del mondo rimangono fortemente critiche dell’iniziativa americana di ricollocare l’ambasciata a Gerusalemme, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha postato su Twitter parlando di “un grande giorno per Israele”, Tweet ripreso dal premier Israeliano Benjamin Netanyahu, che ha a sua volta commentato sui social plaudendo a “un momento storico”. Trump non si trova tuttavia a Gerusalemme, dove alle 15 (ora italiana) è cominciata l’inaugurazione dell’ambasciata alla presenza delle massime autorità israeliane e della delegazuione Usa guidata dalla figlia Ivanka e dal marito Jared Kushner.

CASA BIANCA: COLPA DI HAMAS – La responsabilità per i palestinesi morti a Gaza è “senza dubbio di Hamas”. E’ il commento della Casa Bianca davanti ai oltre 50 palestinesi morti negli scontri al confine con Israele. La White House ha continuato sostenendo che Hamas stia sfruttando “in modo cinico” la situazione a suo favore e che gli Stati Uniti “stanno dalla parte di Israele”.

Violenti scontri a Gaza (Ansa)

Violenti scontri a Gaza (Ansa)

Cuba, aereo di linea si schianta al decollo.

Cuba, aereo di linea si schianta al decollo. “Naturalizzata italiana a bordo”

Cuba: aereo di linea si schianta dopo il decollo. A bordo 109 persone. Tre donne superstiti, gravi. L’Unità di crisi della Farnesina in contatto con l’ambasciata italiana all’Avana per verificare se c’erano a bordo nostri connazionali

Pubblicato il 18 maggio 2018
Cuba, cade aereo dopo il decollo

L’Avana, 18 maggio 2018 – Incidente aereo a Cuba. Un jet della compagnia messicana Dajmoh, una low cost con base a Guadalajara, si è schiantato poco dopo il decollo dall’aeroporto José Marti dell’Avana. A bordo c’erano 109 persone. Tra loro anche 4 bambini. Sei i membri dell’equipaggio, tutti messicani: capitano, dal copilota, tre assistenti di bordo e un tecnico. Quattro sopravvissuti, di cui tre donne subito trasportate in ospedale in condizioni critiche, e un quarto è morto poco dopo. L’agenzia Prensa Latina ha parlato di “incidente” avvenuto vicino all’aeroporto internazionale, mentre fonti aeroportuali e testimoni hanno detto che un Boeing 737 diretto a Holguin è precipitato poco dopo il decollo. Una spessa colonna di fumo si alza nell’area dell’aeroporto. Messaggi diffusi dai social media aggiungono particolari e confermano che il Boeing si è schiantato subito dopo il decollo dall’aeroporto José Martí, alla prima virata.

Le autorità locali hanno confermato quanto riferito dai media. Il presidente cubano Miguel Diaz-Canel si è subito recato sul luogo dell’incidente. “Sembra che ci sia un numero elevato di morti”, ha detto. L’Unità di crisi della Farnesina, in stretto contatto con l’ambasciata italiana a L’Avana, è “al lavoro per verificare l’eventuale coinvolgimento di connazionali”. Fonti del ministero degli Esteri riferiscono che tra i passeggeri c’era una cittadina cubana naturalizzata italiana. L’unità di crisi è in contatto con la famiglia, che si trova nel nostro Paese, per fornire ogni possibile assistenza. Il Boeing 737 che si è schiantato era stato fornito in leasing alla compagnia di bandiera Cubana de Aviacion dalla società messicana Aerolineas Damojh. Lo ha reso noto il ministero dei Trasporti del Messico in un comunicato. Il velivolo era stato costruito nel 1979 ed aveva superato positivamente un’ispezione nel novembre del 2017.

LA MAPPA

 

Aereo cade a Cuba (Ansa)

Aereo cade a Cuba (Ansa)

Texas, studente di 17 anni spara a scuola. “Dieci morti” a Santa Fe

Texas, studente di 17 anni spara a scuola. “Dieci morti” a Santa Fe

Ancora spari nelle scuole americane. Questa volta in Texas, poco dopo un’esercitazione anti-strage. Trovato dell’esplosivo. L’aggressore è uno studente di 17 anni, ha usato le armi del padre: una pistola e un fucile da caccia

Pubblicato il 18 maggio 2018 

Santa-Fe (Texas), 18 maggio 2018 – Strage in Texas negli Stati Uniti, dove si è verificata l’ennesima sparatoria in una scuola. Uno studente di 17 anni, Dimitrios Pagourtzis, è entrato in classe e ha aperto il fuoco. Il governatore del Texas, Greg Abbott ha confermato i 10 morti, nove studenti e un professore, è ha rivelato che i feriti sono una decina. Confermato l’arresto del killer.

Le autorità hanno reso noto anche che la polizia ha trovato esplosivo, dentro tubi bomba e pentole a pressione, sia dentro la scuola che nel campus. Gli artificieri sono dovuti intervenire: “La scuola è stata evacuata per disinnescarle”. Sempre Abbott ha svelato che Dimitrios aveva intenzione di suicidarsi con l’esplosivo trovato.

EVACUAZIONE STUDENTI

Questa mattina la polizia era intervenuta alla Santa Fe High School, per la presenza di “un uomo armato attivo”. L’allarme arrivava dal distretto scolastico di Santa Fe secondo cui “questa mattina un incidente è avvenuto nella scuola superiore, con il coinvolgimento di uno sparatore attivo”. Il liceo poi aveva fatto sapere tramite il proprio sito internet che era stato dichiarato lo stato di lockdown (la procedura di isolamento per mettere al sicuro gli ospiti di un edificio da una sparatoria). Quindi le forze dell’ordine sono riuscite ad arrestare l’aggressore, che le autorità hanno identificato come Dimitrios Pagourtzis, uno studente di 17 anni. Il ragazzo è ferito, ma sta collaborando. La polizia avrebbe preso in custodia anche una seconda persona, probabilmente un complice del killer. Nella sparatoria, è rimasto ferito anche un agente.

Il giovane sospetto, che ha aperto il fuoco, è un giocatore di football della squadra del liceo. Sui social ‘gira’ la foto di una maglietta, nera con la scritta born to kill (nato per uccidere), che avrebbe comprato nei giorni scorsi. Dalle prime indagini non risulterebbe che il giovane avesse acquistato armi di recente, ma avrebbe usato quelle del padre: un fucile da caccia e una pistola calibro 38.  “Non sappiamo – ha precisato il governatore Abbott – se il padre sapeva che il figlio aveva preso queste armi”. La polizia ha reso noto che Dimitrios per entrare a scuola avrebbe nascosto il fucile sotto una lunga giacca.

Secondo alcuni testimoni ci sarebbe stato uno scontro a fuoco tra gli agenti e l’assalitore. In un’intervista telefonica con l’emittente televisiva di Houston KTRK, uno studente ha raccontato “che un uomo armato é entrato in classe e ha cominciato a sparare“. Il testimone dice di avere anche visto una “ragazza ferita alla gamba”.

IMMAGINI DALL’ELICOTTERO – I SOCCORSI

Secondo quanto raccontato alla Cnn da Angelica Martinez, una studentessa della scuola, gli spari sono cominciati pochi minuti dopo un’esercitazione anti-sparatoria: “La giornata era cominciata normalmente, avevamo finito la prima ora e poi è scattata l’esercitazione anti sparatoria, ma cinque minuti dopo abbiamo sentito dei colpi”, racconta la ragazza, che ora si trova al sicuro.

Oltre il tweet, il presidente Trump ha poi commentato i fatti durante una conferenza stampa sulla riforma carceraria: “E’ assolutamente orribile”. “Questo va avanti da troppo tempo. La mia amministrazione è determinata a fare tutto quel che è in suo potere per proteggere i nostri studenti, rendere sicure le nostre scuole, mantenere le armi fuori dalle mani di chi costituisce minaccia per sé, e per gli altri”.

FAN DI TRUMP ARRIVA ARMATO – Mentre ancora la situazione nella scuola presa d’assalto da un ex studente non era ancora chiara, e i giornalisti in strada intervistavano i testimoni e i vicini del complesso scolastico, è arrivato un uomo con una bandiera americana, un cappellino col nome di Trump e una pistola al fianco. L’uomo si è presentato davanti alla telecamere affermando che voleva andare alla scuola e ‘rendere nuovamente grande l’America‘, lo slogan di Trump. Un altro passante ha commentato in maniera decisa: “Questo idiota sta camminando sulla strada con una dannata pistola al fianco quando abbiamo dei bambini colpiti con arma da fuoco. Anche io sono a favore delle armi e ne ho una ma questo idiota va in giro qui dicendo che bisogna fare di nuovo grande l’America. Non è questo ciò di cui l’America ha bisogno”.

Sparatoria in Texas (Ansa)

Sparatoria in Texas (Ansa)

Cannes 2018, Marcello Fonte miglior attore.

Cannes 2018, Marcello Fonte miglior attore. Miglior sceneggiatura ad Alice Rohrwacher

L’italiano è protagonista di ‘Dogman’ di Matteo Garrone. ‘Lazzaro felice’ divide il premio con ‘Three Faces’ di Jafar Panahi

Pubblicato il 19 maggio 2018
Cannes 2018, tutti i premiati della 71esima edizione

Cannes, 19 maggio 2018 – A Cannes 2018 l’Italia sorride. Alice Rohrwacher con ‘Lazzaro felice’ si aggiudica il premio per la miglior sceneggiatura, ex aequo con Jafar Panahi per ‘Three Faces’. La miglior interpretazione maschile, invece, è quella di Marcello Fonte in ‘Dogman’ di Matteo Garrone. La Palma d’Oro, il premio principale, va al regista giapponese Hirokazu Kore-eda con ‘Shoplifters’ (‘Un affare di famiglia’). Il Gran Prix va a Spike Lee per ‘Blackkklansman’.

La presidente di giuria Cate Blanchett illumina la cerimonia chiusura del festival. Si parte dai ‘premi minori’. La menzione speciale al corto ‘On the Border’ del regista Wei Shujun. La Palma d’Oro del cortometraggio va a ‘All These Creatures’ di Charles Williams, mentre la ‘Caméra d’Or’ al film ‘Girl’ di Lukas Dhont. Il premio per la miglior interpretazione femminile va a Samal Yeslyamova per il film ‘Ayka’ di Sergey Dvortsevoy. ‘Aika’ è una ragazza di origini orientali emigrata in Russia. Ha appena partorito ma decide di fuggire dall’ospedale, prodigandosi per tornare a lavorare mentre il suo corpo – ancora non pronto – si rifiuta, mettendola in difficoltà. Il premio alla regia va a Pawel Pawlikowski per il film ‘Cold War’. La Palma d’Oro Speciale a Jean-Luc Gadard. Il padre della ‘Nouvelle Vague’, 87 anni, riceve il premio speciale per ‘Le livre d’image’, film in cinque parti che evoca in particolare la guerra e il mondo arabo, attraverso un collage di immagini (di repertorio e fiction), suoni e citazioni. La pellicola ‘Capharnaum’ della libanese Nadine Labaki riceve il premio speciale della giuria: il film racconta la storia di un bambino che si ribella alla vita che cercano di imporgli.

EMOZIONE ITALIANA – La gioia di Marcello Fonte, miglior attore protagonista: “Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva solo le lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi adesso è vero ed è come essere in famiglia” dice l’attore mentre prende il premio da Roberto Benigni. “Il cinema è la mia famiglia, ogni granello della sabbia di è una meraviglia. Grazie a Matteo (Garrone, ndr) che si è fidato che ha avuto il coraggio” aggiunge emozionatissimo Fonte. Il premio della miglior sceneggiatura è un ex-aequo tra Nader Saeivar e Jafar Panahi per ‘Three Faces’ e l’italiana Alice Rohrwacher con ‘Lazzaro Felice’. “Grazie a questa incredibile giuria – dice ritirando il premio la Rohrwacher, che del film è regista e sceneggiatrice – e a tutti quelli che hanno reso possibile questo film e che hanno creduto in questa sceneggiatura un po’ bislacca”.

ASIA IRROMPE SUL PALCO – L’attrice Asia Argento, protagonista del movimento #metoo, irrompe sul palco della cerimonia di chiusura del festival. “Nel ’97 fui stuprata da Weinstein, avevo 22 anni e ebbi una premonizione che mai un Weinstein avrebbe avuto futuro. Dobbiamo aiutarci perché non accada mai più un tale comportamento indegno” tuona la figlia del regista Dario.

ALTRI PREMI – Il film del palermitano Stefano Savona con le animazioni di Simone Massi, ‘La strada dei Samouni’ (Samouni Road), presentato in Concorso alla Quinzaine des Réalisateurs, vince il Premio ‘Oeil d’or’ come Miglior Documentario.

UN CERTAIN REGARD – Il film ‘Grans‘ (Border) di Ali Abbasi vince il premio di ‘Un Certain Regard‘, la seconda sezione per importanza dopo il concorso ufficiale all’interno del festival, presieduta quest’anno da Benicio Del Toro. La pellicola svedese è una fiaba horror a tinte forti sulla diversità, con protagonista un troll affamato di vermi. ‘Euforia‘ di Valeria Golino con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea purtroppo non è entrata nemmeno nel palmares della sezione. Dei 18 film selezionati, 6 erano opere prime. “In questi 10 giorni siamo rimasti impressionati per la grande qualità di questi film e abbiamo scelto i 5 che particolarmente ci avevano emozionato” fa sapere la giuria. Miglior regista è invece il cineasta ucraino Sergei Loznitsa per ‘Donbass‘; miglior interpretazione va a Victor Polster, il giovanissimo ballerino protagonista di ‘Girl’ di Lukas Dhont; miglior sceneggiatura è quella di ‘Sofia‘, firmata da Meryem Benm’Barek, giovane regista marocchina; il premio della giuria va a ‘The Dead and The Others‘ di João Salaviza e Renée Nader Messora

LA CRITICA – Ecco i vincitori della giuria Fipresci (l’associazione mondiale dei critici cinematografici), presieduta dal francese Michel Ciment: per la competizione principale, il film premiato è il coreano ‘Burning‘ di Lee Chang-Dong al ritorno sulla scena internazionale dopo un lungo silenzio; per ‘Un Certain Regard’ il film è ‘Girl‘ del belga Lukas Dhont; tra le opere prime o seconde delle sezioni parallele (Quinzaine des Réalisateurs e Semaine de la Critique) il premio va a ‘Egy Nap/Un giorno‘ dell’ungherese Zsofia Szilagy, al suo promettente esordio nella regia.

Roberto Benigni premia Marcello Fonte (Ansa)

Roberto Benigni premia Marcello Fonte (Ansa)

Elezioni Valle d’Aosta, i risultati. Boom Lega, Pd fuori dal Consiglio

Elezioni Valle d’Aosta, i risultati. Boom Lega, Pd fuori dal Consiglio

Con il 17% delle preferenze il Carroccio prende 7 seggi, come l’Union Valdotaine, in caduta. M5s al 10 %. Partito democratico e Centrodestra (Forza Italia + Fd’I) non superano la soglia

Pubblicato il 21 maggio 2018
Regionali Valle d'Aosta, lo spoglio delle schede (Lapresse)

Regionali Valle d’Aosta, lo spoglio delle schede (Lapresse)

Aosta, 21 maggio 2018 – Boom della Lega, flop di Pd e Centrodestra. E’ il quadro che emerge dalle elezioni regionali in Valle D’Aosta, dove ieri si è votato per il rinnovo del Consiglio. A scrutinio completato, ecco i risultati della consultazione locale.

Con il 17% delle preferenze il Carroccio conquista 7 seggi su 35 e torna in Assemblea dopo 20 anni di assenza. Resta fuori dalla porta invece il Partito Democratico che fino ad ora era in maggioranza: i dem si fermano al 5,4%, al di sotto della soglia di sbarramento. Per la prima volta dal 1946 gli eredi del Pci non sono rappresentati.

Stessa sorte per Forza Italia + Fratelli d’Italia. L’Union Valdotaine rimane la prima forza con il 19%, ma risulta ampiamente ridimensionata rispetto al 2013 quando aveva ottenuto il 33,4%, e comunque incassa tanti scranni quanto la Lega. Il Movimento 5 Stelle prende il 10,44%, che vale 4 seggi, ma arretra notevolmente dopo l’exploit delle politiche (24%) in cui aveva espugnato il collegio uninominale valdostano della Camera.

Lo spazio occupato dalla Lega comprime la presenza delle altre forze autonomiste: Stella Alpina-Pnv 10,6% (4 seggi), Uvp 10,5% (4) e Alpe 9% (3). Sulla ribalta regionale compaiono anche due nuove sigle: Impegno civico 7,5% (3) e Mouv 7,1 (3).

QUESTIONE GOVERNATORE – Ora si apre la partita della presidente – che in Valle d’Aosta è eletto dal Consiglio, unico caso in Italia – e per il governo regionale. Improbabile riproporre in chiave locale l’asse Salvini-Di Maio. Lega e M5s raggiungono insieme 11 seggi su 35, e sono lontani dalla maggioranza. Il Carroccio ha già comunque messo le mani avanti: “Sicuramente non faremo alleanze con l’Union Valdotaine, abbiamo un programma e vedremo chi ci sarà”, spiega la capolista Nicoletta Spelgatti. Da parte sua Ennio Pastoret, presidente dell’Union Valdotaine, ora alleata con Uvp e Pd, ammette: “Con un quadro politico così frammentato evidentemente ci saranno problemi a comporre una maggioranza”. Il presidente della Regione uscente Laurent Viérin (Uvp) rilancia invece un’alleanza tra autonomisti.

AFFLUENZA – L’affluenza alle urne è stata del 65,12% (67.146 votanti su 103.117 aventi diritto) in netto calo rispetto alle regionali del 2013 (73,03%).

Partiti e seggi

SALVINI – Esulta Matteo Salvini, oggi impegnato al Quirinale, dove con Di Maio, ha indicato a Mattarella il nome del premier per il nuovo governo nazionale. “Nel piccolissimo, anche il voto della valle d’Aosta ci dice che c’è fiducia e speranza”.

Pedofilia, l’arcivescovo Wilson colpevole. “Coprì abusi sessuali”

Pedofilia, l’arcivescovo Wilson colpevole. “Coprì abusi sessuali”

E’ il più alto prelato cattolico a essere condannato per aver coperto reati di pedofilia. Rischia due anni di carcere

Pubblicato il 22 maggio 2018

Newcastle (Australia), 22 maggio 2018 – È stato condannato oggi – e rischia una pena di 2 anni di carcere – l’arcivescovo australiano Philip Wilson, 67 anni, il più alto prelato cattolico a essere accusato di aver coperto abusi sessuali su minori commessi da un altro prete. Proprio ieri Papa Francesco ha aperto l’assemblea generale della Cei incolpando della crisi delle vocazioni i continui scandali nella Chiesa.
Wilson è stato riconosciuto colpevole di aver occultato abusi sessuali su minori negli anni ’70. In particolare è stato accusato di aver coperto le attività pedofile del prete Jim Fletcher, nella regione di Hunter, nel New South Wales, evitando di riportare le accuse nei suoi confronti.  Wilson il mese scorso ha negato sotto giuramento in tribunale che due ex chierichetti gli abbiano mai detto di essere stati abusati sessualmente dal prete.

Del resto l’arcivescovo ha sempre respinto le accuse e la sua difesa ha provato più volte a bloccare il processo, sostenendo che l’alto prelato soffre di Alzheimer. Ma il giudice Robert Stone lo ha  riconosciuto colpevole. “Sono ovviamente rattristato per la decisione di oggi, ora dovrò considerare le ragioni e consultarmi da vicino con la mia difesa per decidere i prossimi passi”, ha fatto sapere Wilson.

Il verdetto australiano arriva pochi giorni dopo la decisione dei vescovi cileni di dimettersi in blocco nell’ambito dello scandalo pedofilia che ha travolto diversi membri della gerarchia cattolica nel Paese sudamericano.

Philip Wilson, l'arcivescovo condannato per aver coperto abusi sessuali (Ansa)

Philip Wilson, l’arcivescovo condannato per aver coperto abusi sessuali (Ansa)

Champions League 2018, Real Madrid campione. Liverpool ko 3-1.

Champions League 2018, Real Madrid campione. Liverpool ko 3-1. Risultato e tabellino

Blancos alla tredicesima Coppa. Reds subito senza Salah, uscito per infortunio al 29esimo. Eroe della serata Bale, entra e cambia la partita. Eroe negativo Karius, il portiere dei Reds responsabile su due gol. Caso CR7: Ronaldo verso l’addio

Pubblicato il 26 maggio 2018
Champions League 2018, la finale. Real Madrid-Liverpool 3-1

Incendi California, le fiamme minacciano Los Angeles: 150mila evacuati

Dramma incendi in California: non si ferma l’onda di fuoco che sta devastando la parte meridionale dello Stato. Nel corso della giornata i roghi sono aumentati a 5 e sono arrivati a lambire le porte di Los Angeles, costringendo il sindaco Eric Garcetti a ordinare l’evacuazione di circa 150.000 residenti. Secondo le ultime informazioni i roghi avrebbero interessato anche il quartiere di Bel-Air, zona abitata da molte star di Holliwood. A rischio anche Getty, sede dela famoso Getty Center. Lo spaventoso incendio che sta stringendo il sud della California in una morsa di fuoco, ribattezzato ‘Thomas’, ha già devastato quasi 8mila case nella Contea di Ventura (100 chilometri a est di Los Angeles) e costretto all’evacuazione quasi 30 mila persone. Le cause rimangono per il momento ignote, quello che è certo è che forti venti e clima secco (previsti per tutta la settimana) continuano ad agevolare il propagarsi delle fiamme. Il bilancio, stando alle autorità locali, è di almeno un morto. L’incendio Thomas arriva pochi mesi dopo l’ondata di roghi che ha colpito la California, mettendo in ginocchio la zona del vino: allora le vittime furono 12. Intanto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump lancia un appello alla cittadinanza su Twitter esortando tutti a seguire le indicazioni delle autorità

 

Gerusalemme, Trump: “E’ la capitale d’Israele”

Gerusalemme, Trump: “E’ la capitale d’Israele”

Netanyahu: “Passo importante verso la pace”. Hamas: “Così ha aperto le porte dell’inferno”. Abu Mazen: “Usa non più mediatori”. Ira dell’Onu

Pubblicato il 6 dicembre 2017
Gerusalemme capitale d’Israele: esplode la protesta

Washington, 7 dicembre 2017 – La decisione di Trump è presa. “È il momento di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele“, ha detto il presidente americano sottolineando che Gerusalemme è la sede del governo israeliano. Una decisione annunciata, che il presidente ha ufficializzato in un discorso in serata. “Gerusalemme capitale è il riconoscimento della realtà. Ho dato istruzioni di muovere l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme”, ha aggiunto. “Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano a sostenere la soluzione dei due Stati”, ha continuato. “La pace in Medio Oriente è necessaria per espellere il radicalismo”.

“Israele è uno Stato sovrano e ha il diritto di determinare la propria capitale. Riconoscerlo è condizione necessaria per raggiungere la pace. Gerusalemme è sede del governo israeliano, casa del Parlamento israeliano, così come della Corte suprema, della residenza ufficiale del premier e di quella del presidente. Quindi è il quartier generale di tutte le istituzioni e dei ministeri”, ha aggiunto Trump nel suo discorso. Il vice presidente americano, Mike Pence, sarà nei prossimi giorni in Medio Oriente. “Dio benedica gli israeliani, Dio benedica i palestinesi”: così il presidente americano ha chiuso il discorso durato circa 5 minuti.

NETANYAHU – Esulta Netanyahu. “La decisione di Trump è un passo importante verso la pace, perchè non ci può essere alcuna pace che non includa Gerusalemme come capitale di Israele”, ha detto il premier che ha aggiunto: “Voglio anche che sia chiaro che non ci sarà alcun cambiamento nello status quo dei Luoghi Santi. Israele assicurerà sempre libertà di culto a ebrei, cristiani e musulmani”.

HAMAS – Per Hamas invece Trump in questo modo “ha aperto le porte dell’Inferno“.

ABU MAZEN – “La decisione odierna di Trump equivale a una rinuncia da parte degli Stati Uniti del ruolo di mediatori di pace”, ha detto il presidente palestinese Abu Mazen in un discorso alla Nazione. Secondo Abu Mazen il discorso di Trump è in contrasto con le risoluzioni internazionali su Gerusalemme. Il presidente palestinese ha detto di aver ordinato alla delegazione diplomatica palestinese di lasciare Washington e di rientrare in patria. “Gerusalemme – ha insistito – è la capitale eterna dello Stato di Palestina”.

OLP – Riconoscendo Gerusalemme capitale di Israele e preannunciando lo spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv, Trump “ha distrutto ogni speranza di soluzione di pace sulla base del principio dei due Stati” come previsti dagli accordi di Oslo del 1993. Così l‘Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ex formazione terroristica di Yasser Arafat, ora ombrello politico che include Fatah, fazione maggioritaria nell’Anp di Abu Mazen.

IRAN – La scelta del presidente Usa Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele e di volervi trasferire l’ambasciata da Tel Aviv innescherà “una nuova intifada“. Così l’Iran ha commentato la decisione del presidente americano.

IRA ONU – Ira dell’Onu. “Solo realizzando la visione di due stati che convivono in pace e sicurezza, con Gerusalemme capitale di Israele e della Palestina, tutte le questioni sullo status saranno risolte in via definitiva attraverso negoziati, e le legittime aspirazioni di entrambi i popoli saranno raggiunte”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Dal mio primo giorno qui – ha aggiunto – mi sono costantemente dichiarato contrario ad ogni misura unilaterale che metta a repentaglio la prospettiva della pace”.

Otto paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Bolivia, Egitto, Francia, Italia, Senegal, Svezia, Gran Bretagna e Uruguay – hanno chiesto una riunione di emergenza sulla decisione di Trump. Lo fanno sapere all’ANSA fonti diplomatiche dell’organo Onu. La riunione del Consiglio di Sicurezza si dovrebbe tenere entro la fine della settimana, probabilmente venerdì.

UE – “L’Unione europea esprime grave preoccupazione dopo l’annuncio del presidente Trump su Gerusalemme e le ripercussioni sulle prospettive di pace. La posizione dell’Ue resta immutata. Le aspirazioni di entrambe le parti devono essere soddisfatte e una via deve essere trovata attraverso i negoziati per risolvere lo status di Gerusalemme come futura capitale dei due Stati”, ha sostenuto in una nota l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini.

MACRON – La decisione americana sullo status di Gerusalemme è “deplorevole“. In questo modo l’ha definita il presidente francese, Emmanuel Macron, che ha fatto un appello affinché si “evitino violenze”.

GENTILONI – “Gerusalemme città santa, unica al mondo. Il suo futuro va definito nell’ambito del processo di pace basato sui due Stati, Israele e Palestina”, ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. 

IL PAPA – Per la scelta di Trump oggi Papa Francesco ha espresso la sua “profonda preoccupazione” e ha lanciato un “accorato” appello a “rispettare lo status quo”. In udienza generale Bergoglio ha sottolineato: “Prego il Signore che tale identità sia preservata e rafforzata a beneficio della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero e che prevalgano saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti”. E ancora: “Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, e ha una vocazione speciale alla pace”.

 

Gerusalemme capitale d'Israele, l'annuncio di Trump (foto Ansa)

Gerusalemme capitale d’Israele, l’annuncio di Trump (foto Ansa)

Gerusalemme, Hamas chiama alla nuova Intifada.

Gerusalemme, Hamas chiama alla nuova Intifada. Israele: “Colpite due postazioni a Gaza”

Site: Isis e al Qaeda minacciano attacchi contro gli americani. Due razzi lanciati da Gaza verso israele: suonano le sirene anti-missile

Pubblicato il 7 dicembre 2017
Violenti scontri tra esercito israeliano e manifestanti palestinesi

Tel Aviv, 7 dicembre 2017 – Primi scontri a Gaza e in Cisgiordania dopo la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele. Secondo fonti mediche riportate dal quotidiano israeliano Maariv, 114 palestinesi sono rimasti da armi da fuoco, intossicati da gas lacrimogeni o contusi da proiettili rivestiti di gomma.

Nel tardo pomeriggio due razzi sono stati lanciati dal nord di Gaza verso Israele. Nelle zone israeliane attorno alla Striscia poco prima erano risuonate le sirene di allarme e la popolazione è corsa nei rifugi. Immediata la reazione di Israele: l’esercito, scrive il sito di Haaretz, ha attaccato due postazioni dentro la Striscia di Gaza. Il portavoce militare israeliano ha confermato che, in risposta al lancio di razzi dalla Striscia, l’esercito dello stato ebraico ha risposto colpendo con tiri di tank e di un aereo due postazioni “terroristiche” di Hamas nella parte centrale della Striscia. L’esercito – ha aggiunto il portavoce – ritiene “Hamas responsabile per le attività ostili messe in atto contro Israele dalla Striscia di Gaza”.

Proteste sono in corso in diverse località, in particolare a Betlemme (dove è stato spento  l’albero di Natale in Piazza della Mangiatoia), Hebron e Ramallah, Tulkarem e Qalqilya. Altri incidenti sono segnalati nella zona compresa fra Ramallah e Gerusalemme. I manifestanti stanno dando alle fiamme bandiere americane e israeliane, così come poster di Trump e Netanyahu. Intanto Israele ha chiuso il valico di Gilboa, vicino a Jenin, in Cisgiordania.

L’APPELLO DI HAMAS – Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, stamane ha rivolto un appello alla sollevazione palestinese contro Israele in risposta alla decisione del presidente degli Stati Uniti. In una dichiarazione trasmessa on line, Haniyeh ha invocato “un’intifada popolare globale, proprio come ha fatto il nostro popolo a Gerusalemme” (il riferimento è all’ondata di proteste all’inizio di quest’anno contro i cambiamenti dello status quo per la Moschea di al-Aqsa (il Monte del Tempio). Haniyeh ha esortato tutte le fazioni palestinesi a mettere da parte le loro divergenze per una strategia congiunta contro Israele e gli Stati Uniti.

Haniyeh ha osservato che 30 anni fa, il 9 dicembre 1987, prese le mosse da Gaza la prima Intifada, ossia la rivolta delle pietre. “Dobbiamo rilanciare dunque una lotta popolare generale”, ha affermato. “Facciamo appello affinché domani 8 dicembre sia il giorno in cui si scatenino la collera e la intifada palestinese contro la occupazione a Gerusalemme e nella Cisgiordania”. “La forza che abbiamo costruito, la forza della resistenza, sarà un elemento determinante per la vittoria del nostro popolo che anela a tornare sulla sua terra”, ha detto ancora Haniyeh. “Gerusalemme è la capitale del popolo palestinese. Tutta la Palestina, dal fiume (Giordano, ndr) al mare è dei palestinesi”. Haniyeh ha anche lanciato un nuovo appello ad al-Fatah affinché esca “dal tunnel degli accordi di Oslo”, cessi la cooperazione di sicurezza con Israele e cementi la riconciliazione e la unità nazionale palestinese. In primo luogo l’Anp di Abu Mazen dovrà annullare le sanzioni economiche inflitte alla Striscia nei mesi passati, ha rilevato il leader di Hamas.

Nel frattempo l’esercito israeliano ha rafforzato la presenza di truppe in Cisgiordania. “In seguito a un esame della situazione da parte dello Stato maggiore, è stato deciso che un certo numero di battaglioni saranno inviati come rinforzo in Giudea-Samaria (Cisgiordania)”, ha reso noto il portavoce militare israeliano. Le forze armate hanno messo in stato di allerta anche altre unità, ha aggiunto, “per far fronte a possibili sviluppi” legati alle proteste palestinesi per il riconoscimento Usa di Gerusalemme come capitale di Israele.

ISIS E AL QAEDA – I sostenitori dell’Isis e di al Qaeda minacciano attacchi contro gli americani. Lo riferisce il Site, il sito di monitoraggio dell’estremismo islamico sul web. “Vi taglieremo la testa e libereremo Gerusalemme”, recita uno dei messaggi, in arabo, ebraico e inglese, postato online e corredato dalle immagini della moschea di al Aqsa.

LE REAZIONI – Intanto continuano le prese di posizione dopo la decisione annunciata ieri da Trump. Il primo ministro britannico Theresa May ha detto di essere in disaccordo con la decisione degli Stati Uniti. In un comunicato stampa, il premier ha detto che questa decisione “non è di aiuto in termini di prospettive di pace nella regione”. “L’ambasciata britannica in Israele si trova a Tel Aviv e non abbiamo alcuna intenzione di spostarla”, ha detto May. “La nostra posizione sullo status di Gerusalemme è chiara e di lunga data: deve essere determinata da una soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi e la città deve essere capitale condivisa degli stati israeliano e palestinese”, ha aggiunto la premier. “In linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, consideriamo Gerusalemme Est come parte dei Territori palestinesi occupati”.

La decisione di Trump ha infiammato la regione. A dirlo è il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, prima di partire per la sua visita in Grecia. Il presidente turco ha annunciato che parlerà della questione con papa Francesco, con il presidente russo Vladimir Putin e con i leader di paesi occidentali come Germania, Regno Unito, Francia e Spagna.

ISRAELE CONTRO MOGHERINI – Il ministero degli Esteri di Israele ha definito “sconcertante” la dichiarazione dell’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Federica Mogherini, che oggi ha criticato la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. “La posizione di Mogherini è sorprendente. Insistere sul fatto che Gerusalemme non è la capitale di Israele significa respingere un fatto storico indiscutibile”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emanuel Najshon. “Smentire questa semplice verità significa prendere le distanze dalla pace, creando fra i palestinesi aspettative che sono fuori dalla realtà”, ha proseguito, aggiungendo che “Trump ha fatto un passo coraggioso e giusto che fa progredire le possibilità della pace dicendo la verità”.

Manifestanti palestinesi lanciano pietre (AFP)

Manifestanti palestinesi lanciano pietre (AFP)