Sci, impresa Goggia, vince anche Superg

Sci, impresa Goggia, vince anche Superg

Sci, impresa Goggia, vince anche Superg

di ANSA

(ANSA) – ROMA, 5 MAR – Sofia Goggia non si ferma più. La ninja italiana delle nevi dopo il trionfo di ieri in discesa libera, questa notte ha vinto ancora sulla pista coreana di Jeongseon, facendo sua la gara del Superg di coppa del mondo, ancora davanti a Lindsey Vonn staccata di 4 centesimi e a Ilka Stuhec di 51, quarto posto per Federica Brignone 80 centesimi di distacco).

Bersagliati e difesi ma anche strapagati: ecco quanto guadagnano gli arbitri

Bersagliati e difesi ma anche strapagati: ecco quanto guadagnano gli arbitri

Lo stipendio di un direttore di gara può superare 200mila euro lordi l’anno. Per una gara di serie A percepisce 3.800 euro più rimborsi

Bersagliati e difesi ma anche strapagati: ecco quanto guadagnano gli arbitri
Redazione Tiscali

“Gli arbitri sono fondamentali come il pallone, senza di loro non si gioca”. Ha ragione Vincenzo Montella quando sostiene che i direttori di gara, con tutte le imperfezioni e gli errori del caso, sono una parte essenziale del grande spettacolo chiamato gioco del calcio. Un ruolo fondamentale ma “diversamente” retribuito e sempre il più basso rispetto a quello dei grandi protagonisti della Serie A. Secondo i dati (sino a marzo 2016) del sito specializzato calcioefinanza.it, i costi per i fischietti della serie A negli ultimi anni si sono aggirati sui 4 milioni di euro per arrivare a 5 milioni con la Supercoppa Italiana e Coppa Italia.

Dai 45 agli 80mila euro come quota fissa

La remunerazione annuale degli arbitri, riporta Libero, varia in base a tre fattori: l’anzianità di servizio, il numero e il tipo di gare dirette, e il ruolo che si è avuto in quella gara (Arbitro centrale, Addizionale o Quarto uomo). Le quote fisse partono dai 45mila euro per gli esordienti nella massima serie fino ad arrivare agli ottantamila degli internazionali. Chi ha arbitrato almeno 70 partite in A  raggiunge quota 70mila euro. E ancora: più di 45mila per chi ha diretto 25 gare.

Una gara di serie A “costa” 3.800 euro più rimborsi

Sempre secondo Libero, un arbitro “percepisce 3.800 euro più il rimborso spese” per ogni partita in Serie A. Mentre in Coppa Italia il compenso cambia a seconda della fase del torneo in cui ci si trova: circa mille euro per i turni iniziali ai 3.800 euro della finale (e della Supercoppa italiana), a cui si aggiungono sempre i rimborsi. Superiori invece le tariffe degli arbitri nelle competizioni internazionali: da un minimo di 4.800 euro (prima fase) ad un massimo di 5.800 euro (finale) per gara.

Lo stipendio può arrivare oltre 200mila euro lordi l’anno

E i guardalinee?  Per gli assistenti quota fissa di 23mila euro l’anno e 1080 per ogni partita di Serie A. “Solo” 800 euro per il quarto uomo.  Dai 1.440 euro ai 1.740 euro per un match internazionale. Pierluigi Collina, ex arbitro internazionale, attuale responsabile e designatore degli arbitri Uefa e nuovo presidente della Commissione Arbitri della Fifa nel 2002 guadagnò solo in Italia, 189.968 euro. Oggi un arbitro di Serie A può arrivare a guadagnare oltre 200mila euro lordi l’anno più i rimborsi spese.

Hollande, l’Ue deve andare avanti a velocità diverse.

Hollande, l’Ue deve andare avanti a velocità diverse. Gentiloni: a Roma oltre le celebrazioni


Italia, Germania, Spagna e Francia hanno «la responsabilità di tracciare la via» per l’Unione europea. Lo ha detto il presidente francese François Hollande prima della riunione con i capi di governo degli altri tre Paesi a Parigi. Un punto di vista condiviso dal premier Paolo Gentiloni che ha parlato della necessità di fare passi avanti sull’Unione, di prendere le necessarie decisioni senza le quali si mette in discussione il Progetto stesso di Europa. «A Roma – ha ribadito Gentiloni – andremo oltre le semplici celebrazioni». Se «ci fermiamo tutto potrebbe crollare» il monito di Angela Merkel.

L’Europa è stata costruita sulla pace, «Versailles ne è uno dei simboli», ma «se ci fermiamo tutto quello che abbiamo costruito potrebbe crollare», ha detto la cancelliera tedesca, sottolinenando che «abbiamo tutti l’obbligo di continuare la costruzione europea».

«Non solo i nostri Paesi, ma tutti i 27 – ha spiegato il premier italiano – devono fare delle scelte, dentro la cornice del Libro Bianco della Commissione Ue, senza le quali rischiamo di mettere in difficoltà il futuro stesso del progetto europeo», ha detto Gentiloni confermando la priorità della crescita. «Abbiamo bisogno di un’Europa sociale, che guardi alla crescita e agli investimenti. Un’Europa in cui chi rimane indietro non consideri l’Ue come una fonte di difficoltà ma come una risposta alle proprie difficoltà. E non siamo ancora a questo livello». Servono passi avanti «anche nella difesa comune» per «proteggere la nostra sicurezza» sui cui Italia, Francia, Germania e Spagna sono d’accordo.

“Non vogliamo solo commemorare i Trattati di Roma, ma affermare insieme l’impegno per il futuro. Francia, Germania, Italia e Spagna hanno la responsabilità di tracciare la strada”

Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio

Gentiloni, sì a diversi livelli di integrazione
«L’Italia – ha poi aggiunto Gentiloni – prenderà posizione per una Unione europea più integrata, ma con diversi livelli di integrazione», mantendo un progetto comune che avrà le sue basi nel documento che sarà firmato a Roma. «L’Unione riprenderà il suo cammino con una bussola chiara – ha annunciato il presidente del Consiglio italiano – l’unione riparte dal popolo europeo», ha detto Gentiloni. Un punto ribadito anche da Hollande. «Non vogliamo solo commemorare i Trattati di Roma, ma affermare insieme l’impegno per il futuro. Francia, Germania, Italia e Spagna hanno la responsabilità di tracciare la strada, non per imporla agli altri, ma per essere una forza al servizio dell’Europa che dà impulso agli altri», ha concordato il presidente francese.

“Dobbiamo avere il coraggio di accettare che alcuni Paesi possano andare avanti più rapidamente di altri”

Angela Merkel, cancelliera tedesca

Verso nuove forme di cooperazione differenziata. Merkel: serve coraggio
Senza dimenticare i punti fermi del cammino dei 27. L’Ue deve saper dimostrare «la solidarietà a 27, ma anche la capacità di avanzare a ritmi diversi» tra i diversi Paesi, ha spiegato Hollande,parlando di «nuove forme di cooperazione differenziata». Punto accettato anche dalla Germania. «Dobbiamo avere il coraggio di accettare che alcuni Paesi possano andare avanti più rapidamente di altri», ha chiarito Merkel, sottolineando che queste «cooperazioni diversificate» non saranno chiuse, ma dovranno «restare aperte» a tutti i Paesi che vorranno aderirvi.

Il contesto resta difficile, le ombre superano le speranze sul cammino dell’Unione. «Siamo in un contesto con molte incertezze – ha ammesso il presidente francese – molte preoccupazioni e alcuni principi che sembravano attestati per sempre, come lo stato di diritto, la solidarietà, l’apertura e la pace sembrano messe in discussione. Quindi non basta celebrare i 60 anni dei Trattati europei, serve un impegno per il futuro», ha sottolineato Hollande, parlando con la stampa nel corso del Vertice con Angela Merkel, Paolo Gentiloni e Mariano Rajoy. Il presidente francese dice ‘no’ all’attuale status quo dell’Europa. «L’Europa che rinuncia alla sua dimensione politica sarebbe una regressione», ha detto ancora Hollande, spiegando che la priorità oggi è la sicurezza.

“La prima priorità è che la Ue garantisca la propria protezione e la propria sicurezza”

François Hollande, presidente della Repubblica francese

Ue: Hollande, adesso serve un’Europa della Difesa
«La prima priorità è che la Ue garantisca la propria protezione e la propria sicurezza. La nostra responsabilità è che nell’ambito della Nato contribuiamo alla nostra difesa, il che presuppone un’Europa della Difesa», ha spiegato il presidente francese. «Bisogna proteggere le nostre frontiere esterne per trattare degnamente la questione rifugiati», per garantire «la libera circolazione» e continuare a combattere il terrorismo» ha detto Hollande.

Nel mirino dell’Ufficio europeo antifrode (Olaf) rimborsi irregolari: Lara Comi restituisce i soldi per il genitore assunto

L’europarlamentare di FI che assume la mamma e i 455mila euro al viceministro di Gentiloni: gli scandali dei politici in Europa

Nel mirino dell’Ufficio europeo antifrode (Olaf) rimborsi irregolari: Lara Comi restituisce i soldi per il genitore assunto, la prescrizione salva Nencini

Redazione Tiscali

Non si possono assumere parenti come assistenti, né badanti o collaboratori che abbiano già un ruolo istituzionale. E tutti i viaggi devo essere legati all’attività politica svolta per l’Europa. Le regole dell’Unione europea sono chiare, ma sia gli “europeisti” che gli “euroscettici” a volte le ignorano. E questo accade sia a livello di partito (il Front National è nel mirino di Bruxelles) che a titolo individuale (i “casi italiani”).

La forzista Comi ha assunto sua mamma

Secondo quanto riporta La Repubblica, “gli europarlamentari italiani non organizzano frodi di massa, messe in piedi a livello di partito di danni delle casse dell’Unione”. Ma i nostri eurodeputati sono finiti ugualmente, e senza distinzione di schieramento (Pd. Forza Italia, Lega e M5S) nel mirino dell’Ufficio europeo antifrode (Olaf) e più in generale del Parlamento europeo. Lara Comi, deputata di Forza Italia, ha assunto dal 2009 al 2010 la madre Luisa Costa come assistente parlamentare e sta restituendo i 126 mila euro percepiti. Antonio Panzeri, deputato eletto con il Pd e ora passato al neonato Movimento democratico e Progressista, dovrebbe restituire 83 mila euro per “viaggi non idonei” ma ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea.

“Sto restituendo la somma”

“Come persona che ha un ruolo pubblico mi prendo tutte le responsabilità di questa vicenda e ho già messo in atto tutte le azioni necessarie: sto restituendo fino all’ultimo centesimo la somma che viene contestata, con una detrazione che ogni mese mi viene prelevata direttamente dallo stipendio”. Così l’eurodeputata Lara Comi, in merito alla vicenda dell’incarico di collaboratore fiduciario affidato alla madre nel periodo 2009-2010. Assunzione contestata dal Parlamento europeo. “Un fatto ampiamente chiarito”, sostiene Comi. “Per potermi supportare in questo ruolo – afferma l’eurodeputata – lei si è presa l’aspettativa non retribuita dal suo lavoro pubblico come insegnante. La possibilità di scegliere un familiare come collaboratore era permessa fino al 2009, con un periodo transitorio di un anno, come mi aveva spiegato il mio commercialista, che aveva anche consultato gli uffici del Parlamento Europeo”. “Solo nel 2016 – prosegue Comi – vengo a scoprire che questa possibilità era stata esclusa dai regolamenti parlamentari. Per questa ragione, già lo scorso 3 aprile 2016, ho ritirato l’incarico al mio commercialista che, seppure in buona fede, aveva commesso l’errore”.

Il viceministro Nencini si è salvato con la prescrizione

C’è poi Riccardo Nencini, leader del Psi ma soprattutto viceministro dei Trasporti nel Governo Renzi, poi confermato da Gentiloni. Nel 2010 Strasburgo, tramite l’Olaf, aveva chiesto indietro 455 mila euro. Ma il socialista ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea ed evitato il rimborso grazie alla prescrizione. Ma anche il M5S e la Lega non sono tranquilli. I grillini a causa delle due eurodeputate Daniela Aiuto e Laura Agea. La prima ha chiesto rimborsi per ricerche (in realtà copiate da siti come Wikipedia riporta La Repubblica) la seconda ha utilizzato come assistente un uomo che svolgeva attività locale. Al centro di un’inchiesta anche Massimiliano “Max” Bastoni, collaboratore del leghista Mario Borghezio nella legislatura 2009-2014. Contestata al leghista la doppia attività: assistente in Europa ma anche consigliere municipale a Milano.

Spaccio e rapine, operazione contro ultras dell’Atalanta

Spaccio e rapine, operazione contro ultras dell’Atalanta: indagato anche il figlio del procuratore di Brescia

Spaccio e rapine, operazione contro ultras dell’Atalanta: indagato anche il figlio del procuratore di Brescia

CRONACA
Ventisei le misure cautelari per detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Al figlio del magistrato Tommaso Buonanno, Francesco, contestato lo spaccio di gruppo che sarebbe avvenuto nel suo appartamento di Bergamo, che si trova nello stesso stabile di quello in cui risiede il padre procuratore.

Nuova tegola sul procuratore di Brescia Tommaso Buonanno, già nel mirino del Csm per la “fuga” nell’arco di sei mesi di 9 pubblici ministeri su 21. In un’operazione della Squadra mobile di Bergamo e dello Sco della Polizia questa mattina è stata eseguita una perquisizione nell’abitazione del figlio, Francesco Buonanno, colpito dalla misura cautelare dell’obbligo di firma disposta dal gip di Bergamo. Il figlio del magistrato è finito nell’indagine condotta dal pm bergamasco Gianluigi Dettori nei confronti di 41 persone, in gran parte tifosi dell’Atalanta, che prima di assistere alla partita acquistavano e assumevano droga vicino allo stadio, incappucciandosi poi per compiere azioni violente. Ventisei le misure cautelari per detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. A Buonanno è contestato solo lo spaccio di gruppo che sarebbe avvenuto nel suo appartamento di Bergamo, che si trova nello stesso stabile in cui risiede il padre procuratore.

La vicenda ha creato imbarazzo per il ruolo del padre del ragazzo coinvolto nella maxi inchiesta antidroga. Buonanno è infatti a capo della Procura che si occupa della Direzione distrettuale antimafia sotto cui ricadono anche gli uffici giudiziari di Bergamo. Prima di arrivare a Brescia, quando era ancora procuratore di Lecco, figurava tra gli indagati di un’inchiesta condotta dai colleghi bresciani su una comunità di recupero per tossicodipendenti, la ultracattolica Shalom di Palazzolo sull’Oglio. L’accusa per il magistrato era di sequestro di persona nei confronti del figlio Gianmarco, che sarebbe stato trattenuto per tre anni nella struttura contro la sua volontà: un fascicolo poi archiviato su richiesta del procuratore aggiunto Sandro Raimondi il 9 maggio 2013, poche settimane prima della nomina di Buonanno a capo della procura bresciana.

Nel giugno del 2016 il Csm aveva aperto un procedimento nei confronti del procuratore Buonanno, in seguito al trasferimento di 9 pm, inclusi i due magistrati che sostenevano l’accusa nel processo Shalom, i pm Francesco Piantoni e Leonardo Lesti. Su richiesta del consigliere Nicola Clivio, la Prima commissione ha avviato un’istruttoria per accertare se “una così significativa defezione sia dovuta al casuale convergere di scelte personali dei magistrati, ovvero se criticità strutturali e ambientali abbiano in qualche misura determinato o favorito il fenomeno”. Ora la misura cautelare sul figlio del procuratore, su richiesta di un ufficio del suo stesso distretto, potrebbe portare a una nuova segnalazione al Csm, questa volta da parte della Procura generale di Brescia.